Frasi su due-giorni
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“Conosco solo due filosofie di vita: la prima comincia con il digiuno e termina con la festa; la seconda comincia con la festa e termina con una forte emicrania.”

Fulton J. Sheen (1895–1979) arcivescovo cattolico statunitense

Origine: Citato in Benoît Standaert, Spiritualità, arte di vivere: un alfabeto, traduzione di G. Ascione, Vita e Pensiero, 2007.

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“Un giorno verrà la pace con l'ultima stanchezza, e la terra madre mi accoglierà in sé.”

Hermann Hesse (1877–1962) scrittore, poeta e aforista tedesco

da Il ponte
Vagabondaggio

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“Con le donne accade due volte di non saper cosa dire: all'inizio e alla fine d'un amore.”

Gesualdo Bufalino (1920–1996) scrittore

Origine: Il malpensante, Luglio, p. 78

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“E mi svolse (fors'anche perché fossi preparato a gli esperimenti spiritici, che si sarebbero fatti questa volta in camera mia, per procurarmi un divertimento) mi svolse, dico, una sua concezione filosofica, speciosissima, che si potrebbe forse chiamare lanterninosofia. Di tratto in tratto, il brav'uomo s'interrompeva per domandarmi: – Dorme, signor Meis? E io ero tentato di rispondergli: – Sì, grazie, dormo, signor Anselmo. Ma poiché l'intenzione in fondo era buona, di tenermi cioè compagnia, gli rispondevo che mi divertivo invece moltissimo e lo pregavo anzi di seguitare. E il signor Anselmo, seguitando, mi dimostrava che, per nostra disgrazia, noi non siamo come l'albero che vive e non si sente, a cui la terra, il sole, l'aria, la pioggia, il vento, non sembra che sieno cose ch'esso non sia: cose amiche o nocive. A noi uomini, invece, nascendo, è toccato un tristo privilegio: quello di sentirci vivere, con la bella illusione che ne risulta: di prendere cioè come una realtà fuori di noi questo nostro interno sentimento della vita, mutabile e vario, secondo i tempi, i casi e la fortuna. E questo sentimento della vita per il signor Anselmo era appunto come un lanternino che ciascuno di noi porta in sé acceso; un lanternino che ci fa vedere sperduti su la terra, e ci fa vedere il male e il bene; un lanternino che projetta tutt'intorno a noi un cerchio più o meno ampio di luce, di là dal quale è l'ombra nera, l'ombra paurosa che non esisterebbe, se il lanternino non fosse acceso in noi, ma che noi dobbiamo pur troppo creder vera, fintanto ch'esso si mantiene vivo in noi. Spento alla fine a un soffio, ci accoglierà la notte perpetua dopo il giorno fumoso della nostra illusione, o non rimarremo noi piuttosto alla mercé dell'Essere, che avrà soltanto rotto le vane forme della nostra ragione? – Dorme, signor Meis? – Segua, segua pure, signor Anselmo: non dormo. Mi par quasi di vederlo, codesto suo lanternino. – Ah, bene… Ma poiché lei ha l'occhio offeso, non ci addentriamo troppo nella filosofia, eh? e cerchiamo piuttosto d'inseguire per ispasso le lucciole sperdute, che sarebbero i nostri lanternini, nel bujo della sorte umana. Io direi innanzi tutto che son di tanti colori; che ne dice lei? secondo il vetro che ci fornisce l'illusione, gran mercantessa, gran mercantessa di vetri colorati. A me sembra però, signor Meis, che in certe età della storia, come in certe stagioni della vita individuale, si potrebbe determinare il predominio d'un dato colore, eh? In ogni età, infatti, si suole stabilire tra gli uomini un certo accordo di sentimenti che dà lume e colore a quei lanternoni che sono i termini astratti: Verità, Virtù, Bellezza, Onore, e che so io… E non le pare che fosse rosso, ad esempio, il lanternone della Virtù pagana? Di color violetto, color deprimente, quello della Virtù cristiana. Il lume d'una idea comune è alimentato dal sentimento collettivo; se questo sentimento però si scinde, rimane sì in piedi la lanterna del termine astratto, ma la fiamma dell'idea vi crepita dentro e vi guizza e vi singhiozza, come suole avvenire in tutti i periodi che son detti di transizione. Non sono poi rare nella storia certe fiere ventate che spengono d'un tratto tutti quei lanternoni. Che piacere! Nell'improvviso bujo, allora è indescrivibile lo scompiglio delle singole lanternine: chi va di qua, chi di là, chi torna indietro, chi si raggira; nessuna più trova la via: si urtano, s'aggregano per un momento in dieci, in venti; ma non possono mettersi d'accordo, e tornano a sparpagliarsi in gran confusione, in furia angosciosa: come le formiche che non trovino più la bocca del formicajo, otturata per ispasso da un bambino crudele. Mi pare, signor Meis, che noi ci troviamo adesso in uno di questi momenti. Gran bujo e gran confusione! Tutti i lanternoni, spenti. A chi dobbiamo rivolgerci? Indietro, forse? Alle lucernette superstiti, a quelle che i grandi morti lasciarono accese su le loro tombe?”

Luigi Pirandello (1867–1936) drammaturgo, scrittore e poeta italiano premio Nobel per la Letteratura nel 1934

Cap XIII

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“Noi non ci accontentiamo di vedere la bellezza, anche se il Cielo sa che gran dono sia questo. Noi vogliamo qualcos'altro, che è difficile descrivere a parole: vogliamo sentirci uniti alla bellezza che vediamo, trapassarla, riceverla dentro di noi, immergerci in essa, diventarne parte. Ecco perché abbiamo popolato l'aria, la terra e l'acqua di dei e dee, ninfe ed elfi che, dato che a noi non è possibile, possano almeno loro, queste proiezioni di noi stessi, godere ritrovando in se stessi quella bellezza, quella grazia, e quel potere di cui la Natura è immagine. Ecco perché i poeti ci narrano tante meravigliose menzogne. Essi parlano come se il Vento dell'Occidente potesse davvero soffiare dentro un'anima umana: ma non è vero. Ci dicono che "la Bellezza nata da un sussurro" passerà in un volto umano: ma non lo farà. Non per ora. E se prendiamo sul serio l'immagine della Scrittura, se crediamo che Dio un giorno ci darà davvero la Stella del Mattino e ci farà indossare lo splendore del sole, allora possiamo credere che gli antichi miti, come la poesia moderna, pur così falsi nel loro significato storico, siano tanto vicini alla verità quanto la profezia. In questo momento noi ci troviamo all'esterno del mondo, dalla parte sbagliata della porta. Possiamo percepire la freschezza e la purezza del mattino, senza però che queste ci possano rendere freschi puri come loro. Non possiamo penetrare lo splendore che vediamo. Ma tutte le foglie del Nuovo Testamento sussurrano frusciando che non sarà sempre così. Un giorno, a Dio piacendo, riusciremo ad entrare. Quando le anime umane saranno diventate così perfette nella loro obbedienza volontaria da uguagliare le creature inanimate nella loro obbedienza senza vita, allora potranno riscoprirsi della medesima gloria della natura, anzi, di quella Gloria ben più grande di cui la natura non è che un primo abbozzo. La Natura è mortale: noi le sopravviveremo. Quando tutti i soli e tutte le nebulose saranno tramontati, ognuno di voi sarà ancora vivo. La Natura non è che un'immagine, un simbolo, ma è il simbolo che la Scrittura mi invita ad usare. Siamo invitati ad entrare attraverso la Natura, oltrepassandola, fino a raggiungere quello splendore che essa è in grado di riflettere solo in parte. E una volta dentro, oltrepassata la Natura, potremo mangiare dell'albero della vita.”

Clive Staples Lewis (1898–1963) scrittore e filologo britannico

Origine: Citato in Gulisano, p. 182.

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“Ci sono voluti due secoli di Provenza e uno di Toscana per sviluppare i mezzi del capolavoro di Dante.”

Ezra Pound (1885–1972) poeta, saggista e traduttore statunitense

Origine: Aforismi e detti memorabili, p. 48

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“Vivi ogni giorno della tua vita come se fosse il primo, come se fosse l'ultimo.”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

Origine: Citato in Luciano Verdone, Un brindisi con Socrate, Adea edizioni, 2007, p. 134 http://books.google.it/books?id=NK1pGeh04GsC&pg=PA134#v=onepage&q&f=false. ISBN 978-88-86274-48-7

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“Creare è vivere due volte.”

Il mito di Sisifo

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“Del resto un libro che non valga la pena di essere letto due volte non è neppure degno d'esserlo una volta sola.”

Jean Paul (1763–1825) scrittore e pedagogista tedesco

Setteformaggi

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“Ogni giorno l'uomo medio è ridotto in poltiglia servile.”

Marshall McLuhan (1911–1980) sociologo canadese

Aforismi e profezie

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“Parigi. Un vandalo irrompe nel Louvre e attacca due braccia alla Venere di Milo.”

Chevy Chase (1943) attore, comico e sceneggiatore statunitense

Origine: Citato in Gino e Michele, Matteo Molinari, Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano, Arnoldo Mondadori Editore, 1997.

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“Il primo marito di mia madre si chiamava Baker; il secondo, Mortenson. Quando nacqui io, lei aveva già divorziato da tutti e due.”

Marilyn Monroe (1926–1962) attrice, cantante, modella e produttrice cinematografica statunitense

Origine: Marilyn, p. 14

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“Nulla turba la sua fine; è la sera di un bel giorno.”

Jean De La Fontaine (1621–1695) scrittore e poeta francese

da Philémon et Baucis, 14

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“Il raffinamento dell'intelletto ha due fini: in primo luogo accrescere la nostra conoscenza, secondariamente permetterci di diffondere questa conoscenza agli altri.”

Origine: Da Some thoughts concerning reading and study for a gentleman. – John Locke, The Works, vol. 2, An Essay concerning Human Understanding, part 2 and Other Writings (1689).

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“I greci hanno tramandato due figure le cui vite reali o mitiche esprimono queste due concezioni: Platone e Ulisse. Uno ha in comune la ragione con gli dèi, e l'altro l'ha in comune con le volpi.”

Alfred North Whitehead (1861–1947) filosofo e matematico britannico

Origine: Citato in Gino Ditadi, Introduzione: L'animale buono da pensare, in I filosofi e gli animali, vol. 1, Isonomia editrice, Este, 1994, p. 51. ISBN 88-85944-12-4

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“Vi sono in me due uomini: l'uomo di cervello e l'uomo di cuore.”

Napoleone Bonaparte (1769–1821) politico e militare francese, fondatore del Primo Impero francese
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“I giorni assegnatici per amarlo, imitarlo, salvare con lui le anime, scorrono e nessuno lo ama, nessuno lo imita, nessuno salva le anime.”

Charles de Foucauld (1858–1916) religioso cattolico francese, esploratore e studioso della cultura Tuareg

Scritti Spirituali

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“Invecchio imparando ogni giorno molte cose.”

Solone (-638–-558 a.C.) legislatore, giurista e poeta ateniese
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“Tra le altre cose, gli ho detto" raccontò l'arrestato "che qualsiasi potere rappresenta una forma di violenza sugli uomini, e che arriverà il giorno in cui non esisterà più né il potere dei cesari, né qualsiasi altra forma di potere. L'uomo entrerà nel regno della verità e della giustizia, dove non sarà più necessario alcun potere”

Michail Bulgakov (1891–1940) scrittore e drammaturgo russo

cap. 2, traduzione di M.S. Prina
Il Maestro e Margherita
Variante: "Tra le altre cose, gli ho detto" raccontò l'arrestato "che qualsiasi potere rappresenta una forma di violenza sugli uomini, e che arriverà il giorno in cui non esisterà più né il potere dei cesari, né qualsiasi altra forma di potere. L'uomo entrerà nel regno della verità e della giustizia, dove non sarà più necessario alcun potere"

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“Quello è intelligente come un giornale. Sa tutto. Ciò che sa cambia ogni giorno.”

Elias Canetti (1905–1994) scrittore, saggista e aforista bulgaro

La tortura delle mosche

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