Frasi su foresta
pagina 2

Gustav Meyrink photo
Samuel Butler photo

“Definire significa rinchiudere la sconfinata foresta dell'idea in un muro di parole.”

Samuel Butler (1612–1680) scrittore britannico

Origine: Citato in Guido Almansi, Il filosofo portatile, TEA, Milano, 1991.

Joseph Conrad photo
Charles Dickens photo
Andrzej Sapkowski photo
Oswald Spengler photo

“Una civiltà nasce nel punto in cui una grande anima si desta dallo stato della psichicità primordiale di una umanità eternamente giovane e si distacca, forma dall'informe, realtà limitata e peritura di fronte allo sconfinato e al perenne. Essa fiorisce sul suolo di un paesaggio esattamente delimitabile, al quale resta radicata come una pianta. Una civiltà muore quando la sua anima ha realizzato la somma delle sue possibilità sotto specie di popoli, lingue, forme di fede, arti Stati, scienze; essa allora si riconfonde con l'elemento animico primordiale. Ma finché essa vive, la sua esistenza nella successione delle grandi epoche, che contrassegnano con tratti decisi la sua progressiva realizzazione, è una lotta intima e appassionata per l'affermazione dell'idea contro le potenze del caos all'esterno, così come contro l'inconscio all'interno, ove tali potenze si ritirano irate. Non è solo l'artista a lottare contro la resistenza della materia e contro ciò che in lui vuol negare l'idea. Ogni civiltà sta in un rapporto profondamente simbolico e quasi mistico con l'esteso, con lo spazio in cui e attraverso cui essa intende realizzarsi. Una volta che lo scopo è raggiunto e che l'idea è esteriormente realizzata nella pienezza di tutte le sue interne possibilità, la civiltà d'un tratto s'irrigidisce, muore, il suo sangue scorre via, le sue forze sono spezzate, essa diviene civilizzazione. Ecco quel che noi sentiamo e intendiamo nelle parole egizianismo, bizantinismo, mandarinismo. Così essa, gigantesco albero disseccato di una foresta vergine, ancor per secoli e per millenni può protendere le sue ramificazioni marcite. Lo vediamo in Cina, in India, nel mondo dell'Islam. Così la civilizzazione antica del periodo imperiale giganteggiò in apparenza di forza giovanile e di pienezza, togliendo luce e aria alla giovane civiltà araba d'Oriente. Questo è il senso di ogni tramonto nella storia, il senso del compimento interno ed esterno, dell'esaurimento che attende ogni civiltà vivente. Di tali tramonti, quello dai tratti più distinti, il «tramonto del mondo antico», lo abbiamo dinanzi agli occhi, mentre già oggi cominciamo a sentire in noi e intorno a noi i primi sintomi di un fenomeno del tutto simile quanto a decorso e a durata, il quale si manifesterà nei primi secoli del prossimo millennio, il «tramonto dell'Occidente.»”

Il tramonto dell'Occidente

Karl Marx photo
Arthur Schopenhauer photo
Vivekananda photo
Thomas Merton photo
Anton Pavlovič Čechov photo
Francesco Guccini photo

“E catene di monti coperte di nevi | saranno confine a foreste di abeti.”

Francesco Guccini (1940) cantautore italiano

da Noi non ci saremo, n. 1
Folk beat n. 1

Alexandr Alexandrovič Blok photo
Alexandr Alexandrovič Blok photo
Lev Nikolajevič Tolstoj photo
Werner Herzog photo
William Beckford photo
Alain Daniélou photo
Edward Morgan Forster photo
Peter Singer photo

“Un gran cielo bigio. Difficile riconoscere i luoghi, ma la linea degli abeti, sul margine della foresta, è un sicuro segnale.”

Giuseppe Fanciulli (1881–1951) pedagogista e scrittore italiano

da Sulla neve
Lisa-Betta

Marcello Macchia photo
Sándor Márai photo
Raymond Queneau photo
Emiliano Brancaccio photo
Abraham Yehoshua photo
Vandana Shiva photo
Carl August Schneegans photo
Jayadeva photo
Chuck Palahniuk photo
Mark Rowlands photo
Fred Uhlman photo
Enzo Biagi photo
Luis Sepúlveda photo
Luis Sepúlveda photo
Luis Sepúlveda photo

“Alcuni giorni mi sembra che la vita non sia altro che una foresta di simboli impossibili da decifrare. Gli altri giorni mi sveglio e vado a giocare a golf.”

Alfredo Accatino (1960) autore televisivo e sceneggiatore italiano

Storia dell'universo in comode dispense settimanali

Romano Battaglia photo
Mike Oldfield photo
Luigi Carrer photo
Enzo Bettiza photo
Don Budge photo
Maurizio Pollini photo
Gianni Brera photo
Maxime Du Camp photo
Raimon Panikkar photo
Gianni Clerici photo
Corrado Barazzutti photo

“Forest Hills, poteva essere il mio torneo del grande slam. Perché in America ho sempre giocato alla grande. Come in Francia… strano: solo nei tornei italiani non rendevo a quel livello. E poi perché negli Usa c'era quella terra più rapida, grigio-verde, un po' il mio fondo ideale. Dunque, arrivo in crescita a New York e con queste condizioni ideali – superficie e palline, Penn se non ricordo male – vado avanti come un treno.”

Corrado Barazzutti (1953) tennista italiano

Origine: Gli US Open prima del 1978 si giocavano a Forest Hills.
Origine: Citato in Giovanni Marino, Barazzutti, moschettiere e top ten "Connors e quel furto agli Us Open" http://www.repubblica.it/2009/05/rubriche/la-storia/barazzutti-connors/barazzutti-connors.html, la Repubblica, 28 novembre 2009

Umberto Eco photo
Severn Cullis-Suzuki photo
Tat'jana L'vovna Tolstaja photo
Ippocrate di Coo photo
Tessa Gelisio photo
Matilde Serao photo
Jack Kerouac photo
Will Tuttle photo

“Il Grande Respiro di Gaia ormai va fuggendo nelle lande più remote della Terra, insieme alle Anime della foresta.”

Piero Bevilacqua (1944) storico e saggista italiano

Aquila: p. 28
Prometeo e l'aquila

Andrew Jackson photo
August Strindberg photo
Jacques Cazotte photo
Davide Sapienza photo
Nick Hornby photo
Danielle Nierenberg photo
Lê Quý Đôn photo

“[…] il letterato non ha da temere la povertà, perché il calamaio gli fa da risaia e il pennello gli fa da foreste.”

Lê Quý Đôn (1726–1784) scrittore vietnamita

Origine: Citato in Alessandro Bausani, Le letterature del Sud-Est asiatico, pp. 223-224

Karen Blixen photo

“Boris aveva ricordato l'antica ballata della figlia del gigante che trova un uomo nella foresta, e sorpresa e deliziata se lo porta a casa per trastullarsi; ma il gigante le ordina di lasciarlo andare, poiché tanto non farebbe che mandarlo in pezzi.”

Karen Blixen (1885–1962) scrittrice e pittrice danese

Origine: Da Sette storie gotiche; citato in Primo Levi, I costruttori di ponti, in Ranocchi sulla luna e altri animali, Einaudi, 2014, p. 87.

Pëtr Dem'janovič Uspenskij photo
Robert Louis Stevenson photo
Giacomo Leopardi photo
Georg Trakl photo
Jack London photo
Walt Whitman photo
Stephenie Meyer photo
Mario Tozzi photo
Walt Whitman photo
Georg Trakl photo
Walter Benjamin photo
Léon Palustre de Montifaut photo
Walt Whitman photo
Georg Trakl photo
Violette Leduc photo
Marco Follini photo
John Robertson photo
Desmond Morris photo
Bill Gates photo
Jan Narveson photo

“Forse, dal punto di vista dei maiali, è meglio grufolare mezzo morti di fame nella foresta, morendo per il freddo o preda di lupi famelici, piuttosto che vivere in una porcilaia sovraffollata ed essere nutriti a forza fino al punto da non riuscire quasi più a muoversi, neppure se ce ne fosse lo spazio.”

Jan Narveson (1936) filosofo canadese

Origine: Da I diritti degli animali: un riesame, in Aa.Vv., Etica e animali, traduzione di Brunella Casalini, Liguori Editore, Napoli, 1998, p. 42. ISBN 88-207-2686-6

Vittorio Zucconi photo
Vachel Lindsay photo
Guy de Maupassant photo

“[…] quindi salgo subito in barca per andare a salutare, dovere di scrittore, i papiri dell'Anapo.
Si attraversa il golfo da una riva all'altra si scorge, sulla sponda piatta è spoglia, la foce di un piccolissimo fiume, quasi un ruscello, in cui si inoltra il battello.,
La corrente impetuosa è difficile da risalire. A volte si rema, volte ci si serve della gaffa fa per scivolare sull'acqua che scorre veloce tra due rive coperte di fiori gialli, minuscoli e splendenti, due rive d'oro.,
Vediamo canne sgualcite dal nostro passaggio che si impegnano essi rialzano, poi, con gli steli nell'acqua, degli iris blu, di un blu intenso, sui quali volteggiano innumerevoli libellule dalle ali di vetro, madreperlacee frementi, grandi come uccelli-mosca. Adesso, sulle due scarpate che ci imprigionano, crescono cardi giganteschi con voli voli smisurati, che allacciano le piante terrestri con le camere ruscello.,
Sotto di noi, in fondo all'acqua, di una foresta di grandi erbe ondeggianti che si muovono, galleggiano, sembrano notare nella corrente che le agita. Poi il Anapo si separa dall'antico Ciane, suo affluente. Procediamo tra le righe, aiutandoci sempre con una pertica. Il ruscello serpeggia con graziosi panorami, prospettive fiorite carine. Un'isola appare infine, piena di strani arbusti. Gli steli fragili e triangolari, alti da nove a dodici piedi, portano in cima ciuffi tondi di filamenti verdi, lunghi, essi e soffici come capelli. Sembrano teste umane divenute piante, gettate nell'acqua sacra della sorgente da uno degli dei pagani che vivevano lì una volta. È il papiro antico.,
I contadini, d'altronde, chiamano questa canna: parrucca.,
Eccone altri più lontano, un intero bosco. Fremono, mormorano, si chinano, mescolano le loro fronti pelose, le urtano, paiono parlare di cose ignote lontane.,
Non è forse strano che l'arbusto venerabile, che ci portò il pensiero dei morti, che fu gusto del genio umano, abbia, sul corpo infimo di arboscello, una grossa criniera folta e fluttuante, simile a quella dei poeti?”

Guy de Maupassant (1850–1893) scrittore e drammaturgo francese

Origine: Viaggio in Sicilia, p. 135