Frasi su mostro
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“Perché trascende il rugby: sono l'improvvisazione, l'abilità sotto pressione, che furono messe in mostra in quella meta, perché quando l’azione partì nessuno, proprio nessuno, me incluso, stava pensando a una meta.”

Gareth Edwards (1947) rugbista britannico

Sulla sua meta marcata agli All Blacks nel 1973
Why it transcends rugby is the improvisation, and the skill factor, under pressure, that was shown in the try. Because when the move started, nobody, bar nobody, myself included, was thinking about a try.
Origine: «The greatest try ever scored?» http://www.bbc.com/sport/0/rugby-union/21205137, BBC, 26 gennaio 2013

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“I grandi classici, sono sempre degli scrittori "radicali", nel senso più proprio del termine, in quanto, appunto, "vanno alla radice delle cose", esplorano, sommuovono le profondità dell'essere, come un aratro che rovescia le zolle e ne mostra il lato a lungo nascosto. Rappresentare l'essere significa necessariamente tornare verso le origini, rimontare all'indietro o scendere in profondità al di là della civilizzazione. In ogni grande classico l'elemento barbarico, primitivo, è almeno altrettanto forte di quello che esprime la civiltà e la cultura. Dioniso sta dietro ad Apollo, ed è da lui che viene la forza primigenia del grande autore: prima di prender forma, prima di assumere l'involucro armonico che più facilmente scorgiamo, c'è uno sconvolgimento tellurico che cambia la forma del territorio e inonda di lava gli ordinati assetti dei letterati comuni, dei prosecutori, dei continuatori e degli esegeti. Chi vede solo Apollo, vede solo una metà del classico, e non sempre quella più significativa. In conclusione, niente è meno imitabile del processo attraverso il quale il grande classico arriva a costruire la sua opera. Secondo la nostra ottica, infatti, grande classico è l'artista che, per costruire un ordine, deve necessariamente spazzarne via molti altri. Di conseguenza, ciò che lui fa è talmente specifico e peculiare da non poter essere mai veramente ripetuto.”

Alberto Asor Rosa (1933) critico letterario italiano

Origine: Dal saggio introduttivo presente in Letteratura italiana. [Le opere], a cura di Alberto Asor Rosa, Einaudi, Torino, 1992, vol. I (Dalle origini al Cinquecento); citato in Alberto Asor Rosa, È un "classico", come mi inquieta http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/11/20/un-classico-come-mi.html, la Repubblica, 20 novembre 1992.

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“A pensarci bene, sono poi questi strumenti (l'ironia e il gusto) che impediscono lo scatto verso la grandezza. Un grande artista, un grande scrittore, non ha ironia e non ha gusto; e così anche i grandi momenti della letteratura, dell'arte, sono quelli che mancano di gusto e non sono governati dall'ironia.”

Leonardo Sciascia (1921–1989) scrittore e saggista italiano

citato in Paolo Nifosì, Leonardo Sciascia: la passione di un "incompetente", in La bella pittura. Cfr Leonardo Sciascia e le arti figurative, catalogo della mostra, Racalmuto 1999, a cura di Paolo Nifosì, Edizioni Salarchi Immagini, Comiso 1999, p. 19

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“La comune concezione di Canaletto anzitutto come pittore e, più particolarmente, pittore topografico, è tutto sommato giustificata; ma essa impone qualche modifica al fine di conseguire un'esatta valutazione dell'importanza di lui come artista. Molti dei suoi disegni, tra i quali alcuni dei più belli, furono eseguiti come fini a se stessi, del tutto indipendentemente dalle opere pittoriche; e, come incisore, egli trovò un'espressione completa. Cosi, anche se non avesse mai posto pennello sulla tela, lo si sarebbe egualmente annoverato tra gli importanti maestri delle arti grafiche. […] L'opinione circa il suo lavoro topografico è mutata a fondo: un tempo lo si considerava poco più di un fotografo; oggi si tende ad accusarlo di frequenti inesattezze. Nella maggior parte dei suoi dipinti si mostrò straordinariamente attento ai fatti nei loro particolari, e tale interesse è attestato dai molti disegni diagrammatici che egli eseguì, in ispecie quelli del libro di schizzi dell'Accademia, nei quali si trovano non solo dettagli accuratamente indicati, ma vi sono aggiunti frequenti appunti per identificare gli edifici e registrare i colori. […] Canaletto non si limitò completamente alla topografia. Nell'iscrizione sul frontespizio delle acqueforti, fa egli stesso una distinzione tra vedute prese dai luoghi e vedute ideate, messa in rilievo da note occasionali sui suoi disegni, come veduta esatta e veduta dal naturale. Nelle sue mani, la veduta ideata assumeva due forme principali: la veduta immaginaria propriamente detta, e il capriccio, un insieme di motivi identificabili, tratti da differenti edifici e località, coi quali formava una composizione. La differenza tra le due è facilmente riconoscibile in casi estremi. […] Di regola, peraltro, elementi immaginari e identificabili erano mescolati.”

William George Constable (1887–1976)

da Canaletto, 1962
Origine: Citato in Canaletto, I Classici dell'arte, a cura di Cinzia Manco, pagg. 181 - 188, Milano, Rizzoli/Skira, 2003. IT\ICCU\CAG\0608462 http://opac.sbn.it/opacsbn/opaclib?db=solr_iccu&rpnquery=%2540attrset%2Bbib-1%2B%2540and%2B%2540and%2B%2B%2540attr%2B1%253D13%2B%2540attr%2B4%253D1%2B%2522759.5%2522%2B%2B%2540attr%2B1%253D4005%2B%2540attr%2B4%253D1%2B%2522classici%2Bdell%2527arte%2522%2B%2B%2540attr%2B1%253D4018%2B%2540attr%2B4%253D1%2B%2522rizzoli%252Fskira%2522&totalResult=13&select_db=solr_iccu&nentries=1&rpnlabel=+Codice+Classificazione+Dewey+%3D+759.5+&format=xml&resultForward=opac%2Ficcu%2Ffull.jsp&searchForm=opac%2Ficcu%2Ferror.jsp&do_cmd=search_show_cmd&refine=4005%7C%7C%7Cclassici+dell%27arte%7C%7C%7Cclassici+dell%27arte%7C%7C%7CCollezione%404018%7C%7C%7Crizzoli%2Fskira%7C%7C%7Crizzoli%2Fskira%7C%7C%7CEditore&saveparams=false&&fname=none&from=11

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“Sarà che le ragazze con cui esco hanno tutte i mostri sotto il letto | le ragazze con cui esco | hanno sempre un incubo nel cassetto.”

Giorgio Canali (1958) chitarrista, cantautore e produttore discografico italiano

da Mostri sotto il letto

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“Steph Curry ha bisogno di qualcuno che lo faccia faticare durante le partite. Siccome non è un mostro dal punto di vista prettamente difensivo, Curry deve faticare in difesa ed essere perennemente puntato dall'attaccante di turno. In questa maniera dovrà per forza di cose stare più basso con le gambe e più concentrato e, di conseguenza, arriverà nella metà campo offensiva con meno benzina in corpo.”

Ty Lawson (1987) cestista statunitense

Origine: Dall'intervista a Yahoo Sports; citato in Leonardo Donati, Ty Lawson: "Stephen Curry? Posso fermarlo!" http://www.nbareligion.com/2015/10/01/ty-lawson-stephen-curry-posso-fermarlo/, NbaReligion.com, 1° ottobre 2015.

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“Niente di ciò che appare, in verità, si mostra.”

Isabella Santacroce (1970) scrittrice italiana

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“Mentre scrivo queste righe, mi viene in mente che la caratteristica particolare della maggior parte delle cose che consideriamo fragili è quanto siano invece robuste. Da bambini facevamo dei giochi con le uova per dimostrare come fossero in realtà minuscoli edifici di marmo estremamente resistenti; mentre ci dicono che il battito delle ali di una farfalla, se fatto nel punto giusto, può creare una tempesta al di là dell'oceano. Il cuore si può spezzare, ma è il più forte dei nostri muscoli, capace com'è di pompare sangue per lo spazio di una vita, settanta volte al minuto, e senza quasi perdere un colpo. Perfino i sogni, la più delicata e intangibile delle cose, possono dimostrarsi assai resistenti a ogni tentativo di distruggerli. I racconti, come le persone e le farfalle e le uova di usignuolo e i cuori umani e i sogni, sono cose fragili, fatti con niente di più forte e duraturo che ventisei lettere e una manciata di segni di interpunzione. Oppure sono parole nell'aria, composte di suoni e di idee – astratte, invisibili, che svaniscono appena pronunciate – e cosa può esserci mai di più fragile? Ma ci sono piccoli e semplici racconti su avventure e persone capaci di cose incredibili, storie di miracoli e mostri, che sono durati molto più a lungo di coloro che le hanno narrate, e alcune sono durate anche più a lungo delle terre in cui sono nate.”

Neil Gaiman (1960) fumettista, scrittore e giornalista britannico

Cose fragili, Introduzione

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“Quando mi si mostra un disegno, lo guardo giusto il tempo necessario per preparare quello che devo dirne.”

Jules Renard (1864–1910) scrittore e aforista francese

9 marzo 1890; p. 44
Diario 1887-1910

“Eravamo finiti sul tappeto ai piedi del divano, e ancora resisteva, per un attimo ho avuto la sensazione d'essere vicino a una rivelazione, ma il suo volto era così acceso e straordinario, la sua bocca dischiusa nello sforzo di prender fiato, il corpo invitante di una sconosciuta posseduto con gli occhi all'alba, in quell'appartamentino popolare mentre il Fugazza saltava dai tetti, da non potermi chiedere grazia, anzi mi aiuta lei stessa a superare l'ultimo ostacolo, supina sul tappeto, ormai abbandonata, rassegnata a godere, felice di offrirsi come non s'è mai offerta, ti ha mai preso un uomo così? no, dice, nessuno; le braccia che di colpo mi rivendicano contro di sé; devi imparare ad obbedirgli quando ti cerca; sì, dice, imparerò; vergognosa di mostrarsi insanguinata alla luce del giorno, tutto il suo gran corpo sconfitto sotto di me, ormai sempre più partecipe, il campanello alla porta deve aver suonato, solo adesso lo sentiamo squillare di nuovo, limpidamente, mentre ci guardiamo sgomenti.
«Cosa fai, non apri?»
Un dito alle labbra mi fa segno di tacere, impudica scomposta incurante di come si mostra dopo avermi tanto resistito, una figura provocante che non avrei dimenticato, lo sguardo fisso all'anticamera nel timore di una chiave che sta girando nella serratura, strano che Pat non abbaiasse, deve averla lasciata in portineria prima di salire, un ultimo trillo del campanello le fa appena sbattere le ciglia, stringe con più forza la mano che era nella mia, finché un passo si allontana sul pianerottolo, rassegnato discende la scala.”

Origine: Notti e nebbie, p. 70-71

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“D'altra parte già la pura e semplice possibilità del tradurre mostra che a fondamento di tutte le lingue vi è un'unica segreta lingua originaria, la lingua dello spirito umano, senz'altro.”

Walther Kranz (1884–1960) filologo e storico della filosofia tedesco

Origine: Da Die griechische Philosophie, Bremen, 1955, p. 334; citato in epigrafe a Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, a cura di Marcello Gigante, Mondadori, Milano, 2009.

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“Si sentiva stremata, l'appiglio sfuggente al presente, l'appiglio al mondo e alla vita, le sarebbe presto scivolato dalle mani. Era questa la morte? Stava forse per morire? Non avrebbe più rivisto il cielo, la terra, il sorgo, suo figlio, e il suo amante che combatteva alla testa dei soldati? Gli spari risuonavano in lontananza oltre la fitta cortina di nebbia. Douguan! Douguan! Figlio mio, aiutami, tienimi stretta, tua madre non vuole morire. Oh, cielo! Cielo… mi hai donato un amante, un figlio, la ricchezza, e questi trenta anni di vita densa come il sorgo rosso. Cielo, me le hai donate queste cose, non puoi riprendertele, perdonami, ma lasciami andare! Cielo, pensi che io sia in colpa? Credi che se avessi diviso il cuscino con un lebbroso, e generato un mostro rognoso e purulento insozzando questo bel mondo sarei stata nel giusto? Cielo, cos'è la castità? Cos'è la giusta via? Cos'è la bontà? Cos'è il male? Non me l'hai mai detto, ho sempre dovuto sbrigarmela da sola. Amo la felicità, amo la forza, amo la bellezza, il mio corpo mi appartiene, sono padrona di me stessa, non ho paura di sbagliare, non ho paura della punizione, non ho paura di entrare nei diciotto gironi del tuo inferno. Ho fatto tutto ciò che dovevo fare e ciò che andava fatto, e non temo nulla. Ma non voglio morire, voglio vivere, voglio vedere ancora un po' di mondo. Cielo…”

Mo Yan (1955) scrittore e sceneggiatore cinese

da Sorgo rosso, pp. 94-95

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“I libri più utili sono quelli i cui lettori compiono essi stessi metà dell'opera; sviluppano i pensieri di cui si mostra loro il germe; correggono ciò che sembra loro difettoso, e fortificano con le loro riflessioni ciò che appare loro debole.”

Voltaire (1694–1778) filosofo, drammaturgo, storico, scrittore, poeta, aforista, enciclopedista, autore di fiabe, romanziere e s…

prefazione; 2012
Dizionario filosofico
Origine: Prefazione di Voltaire all'edizione Varberg del 1765.

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“Ciao Darwin mostra i prodromi dell'apocalisse. Non esibiamo i mostri, quell'umanità esiste: è il vicino di casa.”

Paolo Bonolis (1961) conduttore televisivo, showman e comico italiano

Origine: Citato in Silvia Fumarola, Bonolis no limits: "Altro che tv trash, questa è l'apocalisse" http://www.repubblica.it/spettacoli/tv-radio/2016/04/18/news/bonolis_no_limits_altro_che_tv_trash_questa_e_l_apocalisse_-137892485/, Repubblica.it, 18 aprile 2016.

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“Dunque," chiese, "tu non apprezzi proprio la fedeltà? La fedeltà alle proprie memorie?"
"Io credo che solo il presente abbia importanza, non il passato. Lasciamolo perdere il passato. Se cerchiamo di mantenerlo in vita, lo alteriamo, lo vediamo in una prospettiva sbagliata… esageriamo sempre."
"Ma io ricordo a perfezione ogni parola e ogni incidente di quei giorni!" esclamò David con passione.
"E non dovresti, caro: perché così rivivi quei giorni col sentimento di un ragazzo, mentre dovresti giudicarli con l'equilibrio e la maturità di un uomo."
"E che importa?"
Hilda esitò. Si rendeva conto che non era saggio proseguire, eppure desiderava troppo dire certe cose.
"Ecco… io credo che tu continui a veder tuo padre come un… mostro. Ne fai una specie di personificazione del male… Probabilmente invece, se lo vedessi oggi, ti renderesti conto che è un uomo qualunque, un uomo forse dominato dalle passioni, non esente da biasimo, ma sempre e soltanto un uomo, non una specie di mostro inumano."
"Non capisci… Il modo in cui ha trattato mia madre…"
"Vi è una certa forma di dolcezza, di sottomissione," disse Hilda gravemente, "che stimola i peggiori istinti di un uomo, mentre lo stesso uomo affrontato con spirito deciso diventerebbe una creatura tutta diversa."
"Dunque, secondo te, è colpa della mamma…"
"No, no," lo interruppe Hilda. "Sono certa che tuo padre deve averla trattata molto male, ma… ma il matrimonio è una cosa specialissima e non credo che un estraneo - sia pure un figlio - abbia il diritto di giudicare tra i coniugi. Comunque, il tuo risentimento attuale non può più aiutare in nulla tua madre… Tutto è finito, ormai: non rimane che un vecchio malandato in salute che desidera rivedere suo figlio per Natale."
"E tu vuoi che io vada?"
Ancora una volta Hilda esitò. Poi si decise.
"Sì," disse. "Desidero che tu vada, e la faccia finita una volta per tutte.”

Hercule Poirot's Christmas

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“In realtà il patibolo, quando è lì, drizzato, ha alcunché d'allucinante. Si può avere una certa indifferenza a proposito della pena di morte, non pronunciarsi, dire di sì e no, fino a quando non si è visto coi propri occhi una ghigliottina; ma se avviene d'incontrarne una, la scossa è violenta e bisogna decidersi a prendere partito pro o contro di essa. Taluni, come il De Maistre, ammirano; altri, come il Beccaria, esecrano. La ghigliottina concreta la legge: si chiama vendetta, ma non è neutra e non vi permette di restar neutro. Chi la scorge freme del più misterioso dei fremiti. Tutte le questioni sociali drizzano intorno alla mannaia il loro punto interrogativo. Il patibolo è una visione; ma non è una costruzione, ma non è una macchina, ma non è un inerte meccanismo fatto di legno, di ferro e di corde. Sembra ch'esso sia una specie d'essere con non so qual cupa iniziativa; si direbbe che quella costruzione veda, che quella macchina senta, che quel meccanismo capisca, che quel legno, quel ferro e quelle corde vogliano. Nella spaventosa fantasticheria in cui la sua presenza getta l'anima, il patibolo appare terribile e sembra partecipe di quello che fa.
È il complice del carnefice: divora, mangia la carne,
beve il sangue. Il patibolo è una specie di mostro fabbricato dal giudice e dal falegname, uno spettro che sembra vivere d'una specie di vita spaventevole, fatta di tutta la morte che ha dato.”

Les Misérables

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“Vale la pena soffermarci su quest’incubo [della fine della letteratura e delle arti], per come Borges ce lo racconta in una sua conversazione sui sogni e gli incubi.
Il terribile sogno è del poeta inglese William Wordsworth e si trova nel secondo [rectius: quinto] libro del poema The Prelude — un poema autobiografico, come dice il sottotitolo. Fu pubblicato nel 1850, l’anno stesso della morte del poeta. Allora non si pensava, come invece oggi, a un possibile cataclisma cosmico che annientasse ogni grande opera umana, se non l’umanità interamente.
Ma Wordsworth ne ebbe la preoccupazione e, in sogno, la visione.
Ed ecco come Borges l’assume e riassume nel suo discorso: “Nel sogno la sabbia lo circonda, un Sahara di sabbia nera. Non c’è acqua, non c’è mare. Sta al centro del deserto — nel deserto si sta sempre al centro — ed è ossessionato dal pensiero di come fare per sfuggire al deserto, quando vede qualcuno vicino a lui. Stranamente, è un arabo della tribù dei beduini, che cavalca un cammello e ha nella mano destra una lancia.
Sotto il braccio sinistro ha una pietra; nella mano una conchiglia. L’arabo gli dice che ha la missione di salvare le arti e le scienze e gli avvicina la conchiglia all’orecchio; la conchiglia è di straordinaria bellezza. Wordsworth ci dice che ascoltò la profezia (‘in una lingua che non conoscevo ma che capii’): una specie di ode appassionata, che profetizzava che la Terra era sul punto di essere distrutta dal diluvio che l’ira di Dio mandava. L’arabo gli dice che è vero, che il diluvio si avvicina, ma che egli ha una missione: salvare l’arte e le scienze. Gli mostra la pietra. La pietra, stranamente, è la Geometria di Euclide pur rimanendo una pietra. Poi gli avvicina la conchiglia, che è anche un libro: è quello che gli ha detto quelle cose terribili. La conchiglia è, anche, tutta la poesia del mondo, compreso, perche' no?, il poema di Wordsworth.
Il beduino gli dice: ‘Devo salvare queste due cose, la pietra e la conchiglia, entrambi libri’. Volge il viso all’indietro, e vi è un momento in cui Wordsworth vede che il volto del beduino cambia, si riempie di orrore. Anche lui si volge e vede una gran luce, una luce che ha inondato metà del deserto. Questa luce è quella dell’acqua del diluvio che sta per sommergere la Terra. Il beduino si allontana e Wordsworth vede che è anche don Chisciotte, che il cammello è anche Ronzinante e che allo stesso modo che la pietra è il libro e la conchiglia il libro, il beduino è don Chisciotte e nessuna delle due cose ed entrambe nello stesso tempo”…
l’immagine di don Chisciotte che si allontana invincibilmente richiama quella dipinta da Daumier, forse contemporaneamente. E ci è lecito, in aura borgesiana, chiederci se il poeta e il pittore non abbiano fatto lo stesso sogno.”

Leonardo Sciascia (1921–1989) scrittore e saggista italiano

Ore di Spagna

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“Pochi uccelli Stephen preferiva ai succiacapre, ma non era stato il loro canto a farlo scendere dal letto. Rimase fermo, appoggiato alla ringhiera, e poco dopo Jack Aubrey, in un padiglione presso il campo di bocce, ricominciò a suonare con grande dolcezza nel buio, improvvisando solo per sé, fantasticando sul suo violino con una maestria che Stephen non aveva mai conosciuto in lui, sebbene avessero suonato insieme per tanti anni. […] In effetti suonava meglio di Stephen, e ora che stava usando il suo prezioso Guarnieri invece del robusto strumento adatto al mare, la differenza era ancora più marcata: ma il Guarnieri non bastava a spiegarla del tutto, assolutamente no. Quando suonavano insieme, Jack nascondeva la propria eccellenza, mantenendosi al mediocre livello di Stephen […]; mentre rifletteva su questo, Maturin si rese conto a un tratto che era sempre stato così: Jack, indipendentemente dalle condizioni di Stephen, detestava mettersi in mostra. Ma in quel momento, in quella notte tiepida, ora che non vi era nessuno da sostenere moralmente, cui dare il proprio appoggio, nessuno che potesse criticare il suo virtuosismo, Jack poteva lasciarsi andare completamente; e mentre la musica grave e delicata continuava a diffondersi, Stephen si stupì una volta di più dell'apparente contraddizione tra il grande e grosso ufficiale di marina, florido e allegro […] e la musica pensosa, complessa che quello stesso uomo stava ora creando. Una musica che contrastava immensamente con il suo limitato vocabolario, un vocabolario che lo rendeva talvolta quasi incapace di esprimersi.”

The Commodore

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“Personalmente, per quel tanto che conosco della storia dell'lnquisizione spagnola in Sicilia, nella mostra di Madrid mi imbatto in vecchie conoscenze e particolarmente in quella di Luis Rincon de Paramo (o Paramo del Rincon) che, per la verità, prima che nei fasti dell'lnquisizione di Sicilia, ho conosciuto nel Dizionario Filosofico di Voltaire, appunto alla voce Inquisizione. “Questo Paramo — dice Voltaire — era un uomo semplice, esattissimo nelle date, che non trascurava alcun fatto che avesse un qualche interesse, e calcolava col massimo scrupolo il numero delle vittime umane che il Sant’Uffizio aveva immolato in tutti i paesi”; e prima lo aveva proclamato “uno dei più rispettabili scrittori e dei più vivi splendori del Sant’Uffizio”. Il fatto è che il libro di Paramo lo divertiva, gli permetteva di affilarvi sopra la più micidiale ironia. Si direbbe, anzi, che, una volta imbattutosi nel libro di Paramo, Voltaire non abbia sentito il bisogno di cercare altro, sull’Inquisizione; e ragionevolmente. Paramo risponde così pienamente, così esattamente all’avversione laica nei confronti dell’istituzione, del fanatismo su cui si fonda, delle sue procedure e dei suoi uomini, che basta soltanto riassumerlo o citarlo testualmente per conseguire l’effetto di alimentare e ingigantire quell’avversione. Voltaire lo riassume: oggettivamente, impassibilmente. Che è sempre il modo migliore di fronteggiare il fanatismo, anche se ben sappiamo che non sempre il ridicolo uccide (avendo attraversato il fascismo negli anni suoi più comici, tra la conquista dell’Etiopia e la seconda guerra mondiale, abbiamo coi nostri occhi constatato che al ridicolo non solo si sopravvive ma se ne può trarre nutrimento e forza).”

Leonardo Sciascia (1921–1989) scrittore e saggista italiano

Ore di Spagna

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“Che resta di una mostra, se non il catalogo?”

Leonardo Sciascia (1921–1989) scrittore e saggista italiano

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“[…] perché esistono dei mostri che nessuno può vincere in un combattimento faccia a faccia.”

Czeslaw Milosz (1911–2004) poeta e saggista polacco

Native Realm: A Search for Self-Definition

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“La guerra fa emergere il mostro che è nell’uomo.”

Richelle Mead (1976)

The Glittering Court

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“Vedi? Il denaro non lo puoi rovesciare: comunque lo giri ti mostra sempre una faccia.”

Luther Blissett (1958) allenatore di calcio e calciatore inglese

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“I Cristiani quando costruivano chiese nei luoghi dei santuari pagani e accoglievano antichi capitelli e fusti di colonne nelle loro navate, si comportavano come Eracle con il leone di Nemea, come Atena con la Gorgone. Nel rapporto con il mostro, essenziale è innanzi tutto questo: che il mostro possiede o protegge o addirittura è il tesoro. Ucciderlo vuol dire incorporarlo, sostituirlo. L'eroe diventerà egli stesso il nuovo mostro, rivestito della pelle del vecchio e ornato di qualche sua metonimica spoglia. Così la testa di Eracle non accetta più di mostrarsi se non tra le fauci inerti del leone che ha sconfitto.
Il mostro è il più prezioso tra i nemici: perciò è il nemico che si cerca. Gli altri nemici posso semplicemente assaltarci: sono i Giganti, i Titani, rappresentanti di un ordine che sta per essere soppiantato o vuole vendicarsi per essere stato soppiantato. Tutt'altra è la natura del mostro. Il mostro aspetta vicino alla sorgente. Il mostro è la sorgente. Non ha bisogna dell'eroe. E' l'eroe che ha bisogno di lui per esistere, perché la sua potenza sarà protetta dal mostro e al mostro va strappata. Quando l'eroe affronta il mostro, non ha ancora potere, né sapienza. Il mostro è il suo padre segreto, che lo investirà di un potere e di una sapienza che sono soltanto di un singolo, e soltanto il mostro gli può trasmettere.
Il mostro, in origine, stava al centro, al centro della terra e del cielo, là dove sgorgano le acque. Quando il mostro fu ucciso dall'eroe, il suo corpo smembrato migrò e si ricompose ai quattro angoli del mondo. Poi cinse il mondo in un cerchio, di squame e di acque. Era il margine composito del tutto. Era la cornice. Che la cornice fosse il luogo del mostro lo sapevano anche gli artefici delle cornici barocche: ben più intricate, ben più folte, ben più arcaiche di tutti gli idilli che racchiudevano - e forse, un giorno, avrebbero soffocato. Poi venne il momento in cui non si vollero più le cornici. I musei ospitarono quadri senza cornici, che sembravano spogliati. La cornice non è l'antiquato, ma il remoto. Scomparsa la cornice, il mostro perde la sua ultima dimora. E torna a vagare, ovunque.”

Roberto Calasso (1941) scrittore italiano

Οι γάμοι του Κάδμου και της Αρμονίας

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“È ironico che dopo tutte le solenni affermazioni dei leader del cosiddetto mondo civilizzato sull'orrore e le atrocità commesse da Hitler durante la Seconda guerra mondiale, nessun capo d'una grande potenza si sentì obbligato a porre fine a simili atrocità commesse dal mostro in Uganda nell'ultimo quarto del ventesimo secolo.”

Milton Obote (1925–2005) politico ugandese

It is ironic that after all the pontifications by the leaders of our so-called civilised world about the horror and atrocities committed by Hitler during the second World war, no leader of any major power felt compelled to put an end to similar atrocities committed by the monster in Uganda in the last quarter of the 20th century.
Variante: È ironico che dopo tutte le pontifiche da parte dei leader del cosiddetto mondo civilizzato riguardo l'orrore e le atrocità commesse da Hitler durante la Seconda guerra mondiale, nessun capo d'una grande potenza si sentii obbligato a porre fine alle simili atrocità commesse dal mostro in Uganda nell'ultimo quarto del ventesimo secolo.

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