Frasi sulla natura
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“La pittura è una scienza e andrebbe perseguita come un'indagine secondo le leggi della natura. Perché, dunque, non potrebbe un paesaggio essere considerato come una branca della filosofia della natura, i cui dipinti non sono altro che esperimenti?”

John Constable (1776–1837) pittore inglese

Origine: "The History of Landscape Painting," quarta lettura, Royal Institution (1836-06-16), di John Constable's Discourses, ed. R.B. Beckett, (Ipswich, Suffolk Records Society, 1970), p. 69.

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“Il bisogno di Dio è insito nella natura umana, e quanto più essa progredisce tanto più essa avverte, fino al tormento, fino a certa drammatica esperienza, il bisogno di Dio.”

Papa Paolo VI (1897–1978) 262° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

Gloria a Dio e onore a voi uomini artefici della grande impresa

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“La riconoscenza non esiste in natura, è dunque inutile pretenderla dagli uomini.”

Cesare Lombroso (1835–1909) medico, antropologo e criminologo italiano

Origine: Citato in Gina Lombroso-Ferraro, Cesare Lombroso. Storia della vita e delle opere narrate dalla figlia, Bocca, Torino, 1915.

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“Che quella faccenda complicata e complessa che è una cellula sia nata spontaneamente e per caso sulla Terra ha la stessa probabilità che un tornado, passando su un deposito di rottami, ne tiri fuori un Boeing 747 perfettamente funzionante.”

Fred Hoyle (1915–2001) matematico, fisico e astronomo britannico

dall'intervista Hoyle on Evolution, Nature, Vol. 294, 12 novembre 1981, p. 105; citato in Fred Hoyle l'uomo che inventò il big bang http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/08/23/fred-hoyle-uomo-che-invento-il-big.html, la Repubblica, 23 agosto 2001, p. 37

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“Non si possono mettere le manette alla Natura!”

Daniele Luttazzi (1961) attore, comico e scrittore italiano

da Adenoidi, 2003

“Non è un marchettaro per natura | ma vi è costretto come ad avere una statura.”

Ennio Rega (1953) cantautore e compositore italiano

da La teppa dei marchettari
Arrivederci Italia

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“La natura | per imitare le battaglie è troppo debole. La poesia | non muta nulla. Nulla è sicuro, ma scrivi.”

Franco Fortini (1917–1994) saggista, critico letterario e poeta italiano

Una volta per sempre

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“L'uomo è per natura un animale politico… tanto è vero che spesso l'uomo politico è una bestia.”

Alfredo Chiappori (1943) pittore e disegnatore italiano

Origine: Citato in Gino e Michele, Matteo Molinari, Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano, Arnoldo Mondadori Editore, 1997.

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“[Ultime parole rivolte ai figli] Non vogliate pensare, o figli miei dilettissimi, che nel lasciare questo mondo, io cessi di essere in mezzo a voi e rientri nel nulla. Anche nel corso della mia vita non fu mai da voi veduta l'anima mia, tuttoché quanto fu da me operato fosse per voi argomento di credere che essa abitasse questo corpo. Persuadetevi della di lei esistenza anche se vi è invisibile. Per verità sarebbero inutili gli onori resi alle mute ceneri dei trapassati, se alla nostra pietà non venissero chiesti dal voto delle anime di essi, cui torna dolce di vedere conservata la propria memoria. Non crederò mai che l'esistenza dell'anima sia vincolata al corpo, e che spengasi nell'uscirne, e molto meno che inerte rimanga nel disgiungersi dall'inerte materia. Bensì che sciolta una volta dalla sostanza corporea, l'anima ritorni alla limpidezza e semplicità primitiva. In allora soltanto scintillerà il lampo della suprema intelligenza. E siccome in morte la natura dell'uomo cade in dissoluzione, ed ogni di lei elemento vediamo ritornare alla sua origine, ed ogni cosa ridursi ai principi da cui derivò: l'anima sola sì nell'atto di vestire che d'abbandonare la fragile spoglia terrena, sfugge ai nostri sensi. Osservate la morte; nulla più del sonno le rassomiglia. E tuttavia dormendo l'anima palesa la propria divina essenza, a tale punto che nella libertà dei sogni talora udiamo predire l'avvenire. Da ciò è permesso di immaginare cosa sia per divenire una essenza così sottile disciolta da ogni terreno legame. Se dunque l'anima è aspettata da tanto destino, venerate la mia quale partecipe della divinità. Se poi perisse con il corpo, voi però devoti agli Dei, che presiedono a così mirabile prodigio, non cessate di serbarmi pia ed onorata memoria.”

Ciro II di Persia (-600–-530 a.C.) imperatore persiano

Citazioni di Ciro II
Origine: Parole riportate da Cicerone in Cato Maior de Senectute, XXII.

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“La Natura siede qui solitaria e minacciosa, e caccia da questo suo regno tutti i viventi.”

Ugo Foscolo (1778–1827) poeta italiano

20 febbraio

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“Tutte le plebi, per natura come il mare immobili, sono agitate dai venti e dalle aure.”

Publio Cornelio Scipione (-235–-183 a.C.) politico e generale romano, appartenente alla Gens Cornelia

citato in Tito Livio, XXVIII, 27; 2006
Multitudo omnis sicut natura maris per se immobilis est […] ventus et aurae cient.
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“Amo la vita. La natura mi affascina. Provo ad accettare la realtà per quello che è e se posso migliorarla questo rende me una persona migliore, è un'evoluzione.”

Roy Dupuis (1963) attore cinematografico e attore televisivo canadese

dall'intervista a New Magazine, vol. 4 n. 3 dell'autunno 2001
2001

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“La natura non ha mani per formare le mani.”

Enneadi
Origine: Citato in Gaspare Barbiellini Amidei, Perché credere?, Mondadori, 1991.

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“In tal modo esso è dunque eterno e infinito e uno ed uguale tutto quanto. E neanche può perire ne diventare maggiore ne modificarsi nella sua natura o nella sua disposizione, ne sente dolore o tristezza. Perché se andasse soggetto a una qualsiasi di queste cose, non sarebbe più uno. Se infatti si altera nella sua natura, è necessario che non sia più omogeneo, ma si distrugga quel che prima esisteva, e si generi quel che non esisteva. Ora, se si alterasse di un solo capello in diecimila anni, si distruggerebbe tutto quanto nella totalità del tempo. Ma neppure è possibile che muti disposizione: infatti la disposizione che c'era prima non perisce e quella che non c'è non nasce. Ma dal momento che nulla ne si aggiunge ne perisce ne diventa diverso, come potrebbe mutare disposizione? Difatti se una cosa diventasse diversa con ciò già sarebbe mutata la disposizione. Neppure prova sofferenza: perché non potrebbe essere tutto se soffrisse; infatti non potrebbe soffrire una cosa che soffre e neppure ha una forza pari a una cosa sana. Neppure sarebbe uguale, se soffrisse; infatti soffrirebbe o perché qualcosa viene a mancare o perché qualcosa sopravviene: e in questo modo non sarebbe più uguale. Neppure potrebbe ciò che è sano provare sofferenza: perché perirebbe ciò che è sano e ciò che è, e ciò che non è nascerebbe. Ancora, per provare pena vale la stessa dimostrazione che per il soffrire. E non c'è vuoto alcuno perché il vuoto è nulla: dunque non può esistere ciò che è appunto nulla. Neanche si muove, perché non ha luogo ove subentrare, ma è pieno. Giacche se ci fosse il vuoto subentrerebbe nel vuoto: non essendoci il vuoto non ha dove subentrare. Non può essere denso o rado, perché non è possibile che il rado sia pieno allo stesso modo del denso, ma il rado, appunto perché rado è più vuoto del pieno. Questa è la distinzione che bisogna fare tra pieno e non pieno: se qualcosa fa luogo e da ricetto, non è piena, se ne fa luogo ne da ricetto, è piena. Cosicché è necessario che sia pieno se il vuoto non c'è. Se dunque è pieno non si muove.”

Melisso di Samo (-470–-430 a.C.) filosofo e militare greco antico

frammento 7
Frammenti di Sull'essere (titolo convenzionale)

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“[Kant] Il suo messaggio centrale è che dio è il frutto della volontà dell'uomo razionale. In qualche modo è la natura profonda dell'uomo che è portata, tramite la volontà, a creare dio.”

Massimo Piattelli Palmarini (1942) professore di scienze cognitive, linguista, epistemologo italiano

Variante: [Kant] Il suo messaggio centrale è che dio è il frutto della volontà dell’uomo razionale. In qualche modo è la natura profonda dell’uomo che è portata, tramite la volontà, a creare dio.
Origine: Ritrattino di Kant a uso di mio figlio, Capitolo 5, Un appuntino su cosa significa «la religione nei limiti della sola ragione», p. 82

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“I transessuali sono gloriosi e splendenti miracoli di Dio, che noi uomini non possiamo non trovare attraenti. Con i loro capelli biondi, il rossetto lucente e le borsette Gucci, continuano a conquistarci. La loro natura sessuale è rivelata solo dai polpacci muscolosi, rafforzati da anni di rugby.”

Tuilaepa Aiono Sailele Malielegaoi (1945) politico samoano

citato in Andrea Sorrentino, Johnny, uno stopper speciale è il primo trans da Mondiali http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/11/26/johnny-uno-stopper-speciale-il-primo-trans.html, la Repubbilica, 26 novembre 2011

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“Nella trattazione delle cose divine le negazioni sono più veritiere, mentre le affermazioni non appaiono adeguate alla natura segreta dell'ineffabile.”

Dionigi l'Areopagita giudice dell'Areopago, convertito alla cristianità dall'apostolo Paolo

II, 3
La gerarchia celeste
Origine: Citato nel Dizionario Interdisciplinare di Scienza e Fede.

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“Ogni incontro, discorso, paesaggio si trasforma attraverso la voce di Zavattini in categoria della sua anima che agisce in armonia con la natura e la società.”

Salvatore Quasimodo (1901–1968) poeta italiano

Origine: Da Il Tempo; citato in La Fiera Letteraria, 19 ottobre 1967.

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“Si dice che la visione che le persone hanno della natura determini tutte le loro istituzioni.”

Ralph Waldo Emerson (1803–1882) filosofo, scrittore e saggista statunitense

Origine: Da English Traits; citato in Tuttle, p. 160.

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“Se dovessimo rifiutare del tutto il mondo che ci circonda, allora la sola soluzione resterebbe l'isola romantica. […] un mal compreso ritorno alla natura rousseauiano. Ma se invece vogliamo rimanere in questo mondo, allora le forme delle nostre creazioni assumeranno ancor di più il suo ritmo.”

Walter Gropius (1883–1969) architetto, designer e urbanista tedesco

Origine: Citato in Bauhaus 1919-1933. Da Klee a Kandinsky, da Gropius a Mies van der Rohe. Catalogo della mostra (Milano, 1996), a cura di Marco De Michelis e Agnes Kohlmeyer, Mazzotta, 1996, p. 23. ISBN 8820211955

“Il merito grande del Provenzale, quello per cui tutta l'arte di un'epoca dovrà considerarsi derivata dalla sua iniziativa e dal suo travaglio, è di essere ritornato nel solco profondo ed eterno della pittura, scartando tutti gli apriorismi di ricerche tecniche (luminismo, divisionismo, complementarismo) cui aveva indotto l'epoca positivistica: di aver ripreso a dipingere la natura riflessa nel magico specchio dell'anima, vedendola non più sotto specie sensoria o sensibile (aggettivi che dominano tutta l'estetica impressionistica), ma attraverso un'intimità profonda, religiosa, eroica, che la storia ci permette di considerare essenzialmente italiana. […] Cézanne dipinge senza preoccupazioni di programmi più o meno rivoluzionari, ma sotto l'impulso di un'ansia mistica, che lo investe, lo tiranneggia, lo macera; e fa cantare, piangere, urlare la sua drammatica tavolozza. Nulla di edonistico, di descrittivo, di fenomenico nella sua arte. La pittura come la intendono Manet e Monet è di gran lunga superata nelle sue tele. Non si tratta più del "vero attraverso un temperamento" di zoliana memoria. C'è un elemento etico, religioso, trascendente nell'arte di Cézanne che la definizione zoliana non sospetta neppur lontanamente e che è proprio quello per cui l'opera cézanniana si riconnette all'arte dei sommi italiani: Giotto, Masaccio, Michelangelo, Tintoretto, Caravaggio. […] Cotesto il lato spirituale dell'italianismo di Cézanne, il suo sentimento, non italianeggiante, si badi, al modo del Poussin, ma italiano di polpa, intrinsecamente. E v'è poi il modo di esprimersi plasticamente di cotesto sentimento, modo strettamente inerente e coerente e quindi anch'esso italianissimo. Il modo stilistico di Cézanne è tornato ad essere il volume, inteso come rapporto di chiari e di scuri. Le molteplici possibilità di variazione (nell'intensità, nella posizione, nel dinamismo, o nella statica) di tale rapporto costituiscono la sintassi cézanniana. Cotesta sintassi è simultaneamente plastica e coloristica in quanto, appunto, è chiaroscurale. Per tali aspetti Cézanne si manifesta come un erede de' veneziani, non solo, ma di tutta la tradizione volumetrica italiana, fino alla sua sorgente eccelsa, a Giotto, cioè, titanico estrattore di moli poliedriche, a Masaccio che scolpisce le sue figure a colpi possenti d'ascia per entro massicci blocchi chiaroscurali.”

Mario Tinti (1885–1938) critico d'arte e giornalista italiano

Origine: Da Italianismo di Cézanne, in Pinacotheca, marzo-giugno 1929; citato in Stefania Lapenta, Cézanne, I Classici dell'arte, Rizzoli - Skira, Milano, 2003, pp. 183-188 e frontespizio. ISBN 88-7624-186-8

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