Frasi su resta
pagina 4

Paul Claudel photo
Pietro Aretino photo
Pietro Aretino photo
Giosue Carducci photo
Stanisław Jerzy Lec photo

“Anche quando viene chiusa la bocca, la domanda resta aperta.”

Stanisław Jerzy Lec (1909–1966) scrittore, poeta e aforista polacco

Pensieri spettinati

Stanisław Jerzy Lec photo

“Il fondo resta il fondo, anche se è rovesciato all'insù.”

Stanisław Jerzy Lec (1909–1966) scrittore, poeta e aforista polacco

Pensieri spettinati

Sylvia Plath photo
Johann Wolfgang von Goethe photo

“Fa' il bene solamente | per amore del bene | quanto fai non ti resta. | E se pur restasse, | non resterà ai tuoi figli.”

Johann Wolfgang von Goethe (1749–1832) drammaturgo, poeta, saggista, scrittore, pittore, teologo, filosofo, umanista, scienziato, critico d'arte e…
Johann Wolfgang von Goethe photo

“Fa' il bene solamente | per amore del bene: | tramandalo al tuo sangue; | se non ne resta ai figli, | sarà per i nipoti.”

Johann Wolfgang von Goethe (1749–1832) drammaturgo, poeta, saggista, scrittore, pittore, teologo, filosofo, umanista, scienziato, critico d'arte e…
Johann Wolfgang von Goethe photo
Friedrich Nietzsche photo
Friedrich Nietzsche photo
Friedrich Nietzsche photo

“Soltanto quel che non cessa di dolorare resta nella memoria.”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

II, 3; 1991

Friedrich Nietzsche photo

“Non resta altro mezzo per rimettere in onore la politica, si devono come prima cosa impiccare i moralisti.”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

Origine: Aforisma postumo citato da Giuliano Ferrara in il Giornale http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=356126&START=1&2col=, 4 giugno 2009, p. 3.

Friedrich Nietzsche photo

“Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: "Cerco Dio! Cerco Dio!". E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. "È forse perduto?" disse uno. "Si è perduto come un bambino?" fece un altro. "Oppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato?" – gridavano e ridevano in una gran confusione. L'uomo folle balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: "Dove se n'è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! L'abbiamo ucciso – voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all'ultima goccia? Chi ci dette la spugna per strofinare via l'intero orizzonte? Che mai facemmo per sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov'è che si muove ora? Dov'è che ci moviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all'indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? – Non si è fatto piú freddo? Non seguita a venire notte, sempre piú notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo ancora nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di piú sacro e di piú possente il mondo possedeva fino ad oggi si è dissanguato sotto i nostri coltelli – chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo lavarci? Quali riti espiatòri, quali sacre rappresentazioni dovremo noi inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo anche noi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai un'azione piú grande – e tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtú di questa azione, ad una storia piú alta di quanto mai siano state tutte le storie fino ad oggi!". A questo punto il folle uomo tacque, e rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori: anch'essi tacevano e lo guardavano stupiti. Finalmente gettò a terra la sua lanterna che andò in frantumi e si spense. "Vengo troppo presto" proseguí "non è ancora il mio tempo. Questo enorme evento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino – non è ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono tempo, il lume delle stelle vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perché siano viste e ascoltate. Quest'azione è ancor sempre piú lontana dagli uomini delle stelle piú lontane – eppure son loro che l'hanno compiuta!". – Si racconta ancora che l'uomo folle abbia fatto irruzione, quello stesso giorno, in diverse chiese e quivi abbia intonato il suo Requiem aeternam Deo. Cacciatone fuori e interrogato, si dice che si fosse limitato a rispondere invariabilmente in questo modo: "Che altro sono ancora queste chiese, se non le fosse e i sepolcri di Dio?".”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

125; 2007

Friedrich Nietzsche photo
Friedrich Nietzsche photo

“In ogni morale ascetica, l'uomo adora una parte di sé come Dio, e a tale scopo è costretto a render diabolica la parte che resta.”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

La vita religiosa, 137

Friedrich Nietzsche photo
George Orwell photo
Louis-ferdinand Céline photo
Louis-ferdinand Céline photo
Marcel Proust photo
Marcel Proust photo
Cesare Pavese photo
Paul-louis Courier photo
Honoré De Balzac photo
Gustave Flaubert photo
Isaac Bashevis Singer photo
Ernst Jünger photo
Ernst Jünger photo
Ernst Jünger photo
Ernst Jünger photo
Oswald Spengler photo

“Una civiltà nasce nel punto in cui una grande anima si desta dallo stato della psichicità primordiale di una umanità eternamente giovane e si distacca, forma dall'informe, realtà limitata e peritura di fronte allo sconfinato e al perenne. Essa fiorisce sul suolo di un paesaggio esattamente delimitabile, al quale resta radicata come una pianta. Una civiltà muore quando la sua anima ha realizzato la somma delle sue possibilità sotto specie di popoli, lingue, forme di fede, arti Stati, scienze; essa allora si riconfonde con l'elemento animico primordiale. Ma finché essa vive, la sua esistenza nella successione delle grandi epoche, che contrassegnano con tratti decisi la sua progressiva realizzazione, è una lotta intima e appassionata per l'affermazione dell'idea contro le potenze del caos all'esterno, così come contro l'inconscio all'interno, ove tali potenze si ritirano irate. Non è solo l'artista a lottare contro la resistenza della materia e contro ciò che in lui vuol negare l'idea. Ogni civiltà sta in un rapporto profondamente simbolico e quasi mistico con l'esteso, con lo spazio in cui e attraverso cui essa intende realizzarsi. Una volta che lo scopo è raggiunto e che l'idea è esteriormente realizzata nella pienezza di tutte le sue interne possibilità, la civiltà d'un tratto s'irrigidisce, muore, il suo sangue scorre via, le sue forze sono spezzate, essa diviene civilizzazione. Ecco quel che noi sentiamo e intendiamo nelle parole egizianismo, bizantinismo, mandarinismo. Così essa, gigantesco albero disseccato di una foresta vergine, ancor per secoli e per millenni può protendere le sue ramificazioni marcite. Lo vediamo in Cina, in India, nel mondo dell'Islam. Così la civilizzazione antica del periodo imperiale giganteggiò in apparenza di forza giovanile e di pienezza, togliendo luce e aria alla giovane civiltà araba d'Oriente. Questo è il senso di ogni tramonto nella storia, il senso del compimento interno ed esterno, dell'esaurimento che attende ogni civiltà vivente. Di tali tramonti, quello dai tratti più distinti, il «tramonto del mondo antico», lo abbiamo dinanzi agli occhi, mentre già oggi cominciamo a sentire in noi e intorno a noi i primi sintomi di un fenomeno del tutto simile quanto a decorso e a durata, il quale si manifesterà nei primi secoli del prossimo millennio, il «tramonto dell'Occidente.»”

Il tramonto dell'Occidente

Martina Navrátilová photo

“Di tutta la vita, l'unica cosa importante resta la consapevolezza del lavoro fatto.”

Martina Navrátilová (1956) tennista cecoslovacca

Origine: Citata in Gianni Riotta, Ciao Martina, resterai la migliore https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1994/novembre/17/ciao_Martina_resterai_migliore_co_0_9411176629.shtml, Corriere della sera, 17 novembre 1994.

Camillo Boito photo
Bertrand Russell photo
Italo Calvino photo
Herbert Spencer photo
Jean Paul Sartre photo
Baruch Spinoza photo
Baruch Spinoza photo
José Ortega Y Gasset photo
Jeff Bezos photo
Cyril Connolly photo
Joseph Roth photo
Elias Canetti photo
John Irving photo
Francesco Guccini photo
Léon Blum photo
Bud Collins photo
Lev Nikolajevič Tolstoj photo
Lev Nikolajevič Tolstoj photo
Papa Giovanni Paolo II photo
Teresa di Lisieux photo
Gilbert Keith Chesterton photo
Gilbert Keith Chesterton photo
Alain de Botton photo
Publio Virgilio Marone photo

“Restai stupefatto, i capelli mi si drizzarono in testa, e la voce rimase soffocata in gola.”

Publio Virgilio Marone (-70–-19 a.C.) poeta romano

II, 774. Ripetuto in III, 48

Publio Virgilio Marone photo
Alina Fernández photo
Tito Lívio photo

“Resta, Mancino!”

sommario del libro LV; 1997
Mane, Mancine.
Ab urbe condita, Libro XLI – Libro CXL
Origine: Parole pronunciate dagli dèi che preannunciavano al console Gaio Ostilio Mancino, mentre si imbarcava per la Spagna, la sua salvezza e allo stesso tempo il suo futuro tenebroso; egli venne sconfitto ed esiliato da Roma.

Vincenzo Monti photo
Giovanni Spadolini photo
Federico Buffa photo

“[Su JaVale McGee] Hai sempre l'impressione che debba spaccare il mondo, ma il mondo resta intatto con una certa continuità.”

Federico Buffa (1959) giornalista italiano

Denver Nuggets vs Los Angeles Lakers, NBA Playoffs 2012 - Gara #2
Citazioni tratte da telecronache

Arthur Koestler photo
Giovanni Giraldi photo

“Gesù, diventato Cristo, è ancora fortemente giudaico; quando diventò il Logos, nel Ternarium trinitario, fu reso decisamente platonico; Gesù Cristo sarà reso oggetto di volontà d'ortodossia; le dommatiche lo chiuderanno entro formule che vogliono essere «esclusive», ed escludenti; le teologie cercheranno, qualche volta, di rompere la scorza delle definizioni dommatiche, ma sempre saranno tenute a questa o a quella ortodossia. Gesù, diventato Cristo, aveva diritto di essere lasciato libero da restrizioni umane; tanto valeva lasciarlo nella sua sfera umana soltanto (come Gesù). Noi siamo davanti alla necessità di riprendere il filo là dove le dommatiche lo hanno tagliato; Gesù, traslato nella sfera del divino, non può fermarsi ad essere il Cristo; e neanche il Logos; egli deve essere il veramente libero da ogni condizionamento, deve essere Gesù Libero, Iesoūs Eléutheros. Le teologie e le dommatiche non diventano superflue; esse hanno svolto un grande ruolo nel passato; possono averne altro nell'avvenire; non siamo che alla preistoria del Cristianesimo; la storia di Gesù riparte oggi; per ripartire senza condizionamenti basta esser coerenti col significato della sua traslazione nel non-umano. Chiediamo la liberazione di Gesù. Se Egli resta solo il Cristo, non è ancora interamente libero. Cadranno le vigenti dommatiche? I dizionari teologici diventeranno glossari di archeologia e di filologia? Ma di cosa vi preoccupate, o uomini di poca fede…! Gesù non vale più dei vostri dizionari e dei vostri concilii?”

Giovanni Giraldi (1915–2014) filosofo, filologo e accademico italiano

in Sistematica NN. 156-157, p. 13-14
Gesù

Giovanni Giraldi photo
Giuseppe Rensi photo
Giuseppe Rensi photo
Giuseppe Rensi photo
Giuseppe Rensi photo
Francesco Alziator photo

“[Giovanni Proto Arca ha veramente preso coscienza del fatto che] nei Barbaricini sopravvive tutto quanto resta delle più antiche genti sarde e [che, ] se anche gli altri Sardi fossero stati animati dalla loro volontà di difendere l'indipendenza e dal loro spirito patrio, la storia dell'isola avrebbe avuto un altro corso.”

Francesco Alziator (1909–1977) antropologo e letterato italiano

da John Day, Uomini e terre nella Sardegna coloniale XII-XVIII secolo, Torino, CELID, 1987, p. 146.
Origine: Citato in Isabella Zedda Macciò, La montagna tra scienza, mito e realtà sociale: IIl caso della Sardegna http://www.gisig.it/thmnet/libro-mare_files/15%20ZEDDA%2080-91.doc

Alain Daniélou photo

“Il divino è ciò che resta quando si spoglia la realtà di tutto ciò che può essere percepito o concepito.”

Alain Daniélou (1907–1994) storico delle religioni e orientalista francese

Origine: Miti e dèi dell'India, p. 23

Alfred Grosser photo
Brad Gilbert photo

“Andy ha grandi abilità e la sua mobilità è fantastica, ancora meglio sull'erba. Resta un ottimo ribattitore. Il suo più grande problema è vincere sei set contro due dei top-3.”

Brad Gilbert (1961) allenatore di tennis e ex tennista statunitense

Origine: Dall'intervista I campioni secondo Gilbert http://www.ubitennis.com/sport/tennis/2012/06/26/734928-campioni_secondo_gilbert.shtml, traduzione di Bianca Mundo, Ubitennis.com, 26 giugno 2012.

Giuseppe Moscati photo
Giovanni Gentile photo
Giovanni Gentile photo

“A chi opponesse, che la coscienza è pretesto al mondo per affermare diritti al proprio arbitrio e capriccio, rispondono: «Quale delle opere di Dio l'uomo non sa profanare? Per noi, educati al cattolicesimo, la coscienza resta l'apprensione individuale della legge naturale posta da Dio in tutte le cose create». Ma allora hanno ragione i protestanti, che vogliono l'autonomia della coscienza piena, senza restrizioni, e il giudizio privato guida ordinaria di tutta la vita religiosa? «No – dicono – per noi l'atto normale della vita religiosa è la educazione della coscienza individuale alla vita della Chiesa; attraverso l'adesione a questa, epperò la sommessione all'autorità, l'individuo e messo a parte di tutti i mezzi di Vita spirituale, di cui dispone la società religiosa: dottrina e sacramenti, e nell'obbedienza, ottiene la libertà vera. Ma la coscienza stessa resta sempre il soggetto obbediente: è per lei e per i suoi giudizi primi ed elementari che ha valore la nostra accettazione della Chiesa. Epperò non potrà essere mai consentita un'offesa a quelle sue prime esigenze. Insomma, il ricorso alla coscienza è il caso d'eccezione, di cui non è l'autorità stessa, che possa giudicare la legittimità, perché altrimenti sarebbe illusoria la possibilità di un tale appello supremo al tribunale della scienza.”

Giovanni Gentile (1875–1944) filosofo e pedagogista italiano

Origine: Il modernismo e i rapporti tra religione e filosofia, p. 68

Sergio Castellitto photo
Alessandro Baricco photo
David Ogilvy photo
Roberto Bolaño photo

“Pregiudicati dalla scarsa domanda dell'esterno, i giovani stazionano nel "Reclusorio" grazie anche alla compiacenza degli amministratori, fino al punto di disattivare i criteri per il loro allontanamento. Alla fine del XVIII secolo, questo fenomeno è largamente rinvenibile, tanto da richiamare l'attenzione dei governatori che, nel 1790, dopo aver riscontrato che nei cinque anni precedenti nessun recluso è uscito impiegato, propongono alcune modifiche ai regolamenti vigenti. Considerando che i criteri fino ad allora osservati di licenziarsi dopo i diciotto anni i reclusi maschi, debbano essere rispettati più largamente, la Giunta dell'Albergo introduce alcune restrizioni per quanto riguarda la permanenza nell'Istituto, al fine di incentivare il reinserimento dei giovani nella società. Infatti, mentre si continua a raccomandare di non licenziare il recluso se non è perfettamente "istruito nell'arte", se ne prevede il trasporto nella casa di correzione di San Francesco fuori porta Capuana «se discepolo e resistente all'apprendere l'arte», oppure il passaggio ai vecchi dell'Albergo se "incapace e scimunito". Resta, invece, confermata la norma di dotare il giovane licenziato di un abito intero, ma questo misero incentivo, ben presto, è arricchito dalla dotazione dei basiliari strumenti di lavoro, nella vana speranza di invogliare i vittitanti a lasciare l'ospizio. Si tratta di espedienti poco convincenti che si scontrano, m annullandosi, contro i numeri sempre più grandi di quanti confluiscono nell'istituto”

cap. 2, p. 51
L'industria della carità

Peter Travers photo
Carlo Bo photo

“Campana resta l'ultimo poeta, il poeta toccato e divorato dal fuoco, il poeta che è entrato per sempre nel cuore stesso della notte e non ne è più uscito.”

Carlo Bo (1911–2001) critico letterario italiano

Origine: Introduzione a Canti orfici e altri scritti, p. XXXIII

Aleksandr Konstantinovič Voronskij photo
Giovanni Sartori photo
Papa Benedetto XVI photo
Giuseppe Bergomi photo

“[Su Javier Zanetti] Primissimo allenamento, facciamo possesso palla. Lui non la perde mai, gli resta sempre incollata al piede. Quel giorno pensai che avrebbe fatto la storia dell'Inter.”

Giuseppe Bergomi (1963) allenatore di calcio ed ex calciatore italiano

Origine: Citato in Nicola Cecere, Il calcio di Javier Zanetti ai raggi X, La Gazzetta dello Sport, Milano, 2011.

Giovanni Artieri photo
George Lucas photo

“[Su Star Wars: Episodio III - La vendetta dei Sith] L'ultimo mio capitolo è cupo, ma resta un Titanic d'amore nello spazio. Non capisco il visto PG 13 anche se ammetto che i più piccini potrebbero spaventarsi. La battaglia del Male, che vince per certi aspetti e per altri perde, può inquietare il Paese.”

George Lucas (1944) regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense

Origine: Citato in Giovanna Grassi, «Star Wars, violento per amore» https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2005/maggio/07/Star_Wars_violento_per_amore_co_8_050507050.shtml, Corriere della sera, 7 maggio 2005.