Frasi su vecchiaia
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“La vecchiaia è bella. Peccato che duri poco.”

Gianni Brera (1919–1992) giornalista e scrittore italiano

Origine: Citato in Gino e Michele, Matteo Molinari, Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano, Arnoldo Mondadori Editore, 1997.

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“La vecchiaia degli uomini celebri sia inviolata e sicura.”

Tiberio Sempronio Gracco (-163–-133 a.C.) Politico romano

citato in Tito Livio, XXXVIII, 53; 2006
Clarirum virorum senectus, inviolata et tuta sit.
Attribuite

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“Fanciullezza venti anni, adolescenza venti, giovinezza venti, vecchiaia venti.”

Pitagora (-585–-495 a.C.) matematico, legislatore, filosofo, astronomo, scienziato e politico greco

8, 10
Citato in Diogene Laerzio, Vite dei filosofi

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“La vecchiaia arriva bruscamente, come la neve. Una mattina, svegliandosi, ci si accorge che tutto è bianco.”

Jules Renard (1864–1910) scrittore e aforista francese

9 dicembre 1901; Vergani, p. 190
Diario 1887-1910

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“La gioventù è un agire da sciocchi, la maturità una lotta, la vecchiaia un rimpianto.”

Benjamin Disraeli (1804–1881) politico e scrittore britannico

Origine: Citato in Focus, n. 115, p. 170.

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“Un'adolescenza troppo casta porta a una vecchiaia dissoluta. È più facile rinunciare a una cosa conosciuta che a una soltanto immaginata.”

André Gide (1869–1951) scrittore francese

Origine: Citato in Focus, n. 112, p. 98.

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“Quando gli uomini diventano virtuosi in vecchiaia, non fanno altro che sacrificare a Dio gli avanzi del diavolo.”

Jonathan Swift (1667–1745) scrittore e poeta irlandese

Origine: Citato in Focus, n. 115, p. 170.

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“Nemico tremendo della vecchiaia è il freddo.”

Paolo Mantegazza (1831–1910) fisiologo, antropologo e patriota italiano

Elogio della vecchiaia

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“La giovinezza cambia i suoi gusti con l'ardore del sangue, la vecchiaia conserva i suoi per abitudine.”

François de La Rochefoucauld (1613–1680) scrittore, filosofo e aforista francese

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Massime, Riflessioni morali

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“Dignità del vecchio è la sua canizie: e la vecchiaia è corona al suo capo, se accompagnata a bontà.”

Niccolò Tommaseo (1802–1874) scrittore italiano

da Preghiere di Niccolò Tommaseo

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“La vita negli anni della vecchiaia assomiglia al quinto atto di una tragedia: si sa che la fine tragica è vicina, ma non si sa ancora quale sarà.”

Arthur Schopenhauer (1788–1860) filosofo e aforista tedesco

Aforismi sulla saggezza del vivere
Origine: Da La saggezza della vita, Newton Compton Editori, 2012, p. 172 https://books.google.it/books?id=ptvcbsLnhtUC&pg=PT172. ISBN 8854142840

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“La vecchiaia non può essere compresa se non nella sua totalità; non è soltanto un fatto biologico, ma un fatto culturale.”

Simone de Beauvoir (1908–1986) insegnante, scrittrice, saggista, filosofa e femminista francese

La terza età

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“È illusoria l'idea che con la vecchiaia subentri una maggiore tolleranza. Non si è diventati più magnanimi, soltanto sensibili ad altro.”

Elias Canetti (1905–1994) scrittore, saggista e aforista bulgaro

Il cuore segreto dell'orologio

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“Non solo gli uomini, ma anche gli animali nella vecchiaia diventano più buoni.”

Lev Nikolajevič Tolstoj (1828–1910) scrittore, drammaturgo, filosofo, pedagogista, esegeta ed attivista sociale russo

1° settembre

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“Com'è bella, com'è meravigliosa la vecchiaia! Non ci sono più desideri, né passioni, né la minima agitazione, né vanità!”

Lev Nikolajevič Tolstoj (1828–1910) scrittore, drammaturgo, filosofo, pedagogista, esegeta ed attivista sociale russo

Origine: Citato in Devoto a Tolstoj, p. 99

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“La vecchiaia degli uomini celebri sia inviolata e sicura.”

Tiberio Sempronio Gracco: XXXVIII, 53; 2006
Clarirum virorum senectus, inviolata et tuta sit.
Ab urbe condita, Libro XXXI – Libro XL

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“Montanelli, vecchio fascista. Nella sua turpe vecchiaia sputa nel piatto dove ha velenosamente mangiato.”

Vittorio Sgarbi (1952) critico d'arte, politico e opinionista italiano

citato da Marco Travaglio ad Annozero, 17 dicembre 2009
Da programmi televisivi

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“Se per un istante Dio si dimenticasse che sono una marionetta di stoffa e mi facesse dono di un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto ciò che penso, ma penserei a tutto ciò che dico.
Valuterei le cose non per il loro valore, ma per ciò che significano.
Dormirei poco e sognerei di più, sapendo che per ogni minuto che teniamo gli occhi chiusi, perdiamo sessanta secondi di luce. Andrei avanti quando gli altri si fermano, mi sveglierei quando gli altri dormono.
Ascolterei quando gli altri parlano e con quanto piacere gusterei un buon gelato al cioccolato.
Se Dio mi desse un pezzo di vita, mi vestirei in modo semplice, mi butterei per terra al sole, mettendo a nudo non solo il mio corpo, ma anche la mia anima.
Dio mio, se avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei l'arrivo del sole. Sulle stelle dipingerei una poesia di Benedetti con un sogno di Van Gogh e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna.
Annaffierei le rose con le mie lacrime per sentire il dolore delle loro spine e il rosso bacio dei loro petali.
Dio mio se avessi un pezzo di vita, non lascerei passare un solo giorno senza dire alle persone che amo, che le amo. Direi ad ogni donna che è la mia prediletta e vivrei innamorato dell'amore.
Agli uomini dimostrerei quanto sbagliano pensando che smettono di innamorarsi quando invecchiano, non sapendo che invecchiano quando smettono di innamorarsi!
A un bambino darei le ali, ma lascerei che imparasse a volare da solo.
Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia, ma con l'oblio.
Ho imparato così tanto da voi uomini…
Ho imparato che ognuno vuole vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel modo di salire la scarpata.
Ho imparato che quando un neonato stringe per la prima volta il dito del padre nel suo piccolo pugno, lo tiene stretto per sempre.
Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardare dall'alto in basso un altro uomo solo per aiutarlo a rialzarsi.
Sono tante le cose che ho imparato da voi, ma in verità non saranno granché utili, perché quando mi metteranno in questa valigia, purtroppo starò per morire…”

Johnny Welch (1959) comico, attore e scrittore messicano

da Lo Que Le He Enseñado a la Vida

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“Certamente si deve morire, ma la morte viene associata a una "vecchiaia" vissuta come un evento molto lontano che non ci riguarda da vicino.”

Sabino Acquaviva (1927–2015) sociologo, giornalista e scrittore italiano

La "vita eterna" e il miraggio di "non morire"

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“Perciò non devi attribuire a Epicuro quei pensieri che t'ho inviato: sono di dominio pubblico, e soprattutto della nostra scuola. […]
Dovunque volgi lo sguardo, ti si presentano massime che potrebbero considerarsi notevoli se non si leggessero insieme con altre dello stesso valore. Perciò abbandona la speranza di poter gustare superficialmente l'ingegno dei sommi uomini; tu devi studiarlo e considerarlo nella sua unità. Ogni suo aspetto ne richiama sempre un altro, ciascuna parte, connettendosi con l'altra, dà completezza all'opera dell'ingegno umano. Niente può essere tolto senza rompere l'unità del pensiero. Non dico che non si possano considerare le singole membra, purché non si prescinda dall'intero organismo. […]
Ma per un uomo di matura esperienza è disdicevole cercare fiorellini, sostenersi con poche massime ben note e affidarsi alla memoria. È ormai tempo che uno poggi su se stesso, che esprima questi pensieri con parole sue e non a memoria. Ed è specialmente disdicevole per un vecchio o per uno che si affaccia alla vecchiaia una cultura basata su raccolte di esempi scolastici. «Questo l'ha detto Zenone». E tu che dici? «Questo l'ha detto Cleante.» E tu? Fino a quando ti muoverai sotto la guida di un altro? Prendi tu il comando ed esprimi anche qualcosa di tuo, che altri mandino a memoria. […]
Hanno esercitato la memoria sul pensiero altrui, ma altro è ricordare, altro è sapere. Ricordare è custodire ciò che è stato affidato alla memoria, mentre sapere significa far proprie le nozioni apprese e non star sempre attaccato al modello, con lo sguardo sempre rivolto al maestro. «Questo l'ha detto Zenone, questo Cleante.» Ci sia qualche differenza fra te e il tuo libro. Fino a quando penserai ad imparare? È tempo anche di insegnare. Che ragione c'è che io senta dire da te quello che posso leggere in un libro? […]
La verità è accessibile a tutti, non è dominio riservato di nessuno, e il campo che essa lascia ai posteri è ancora vasto.”

lettera 33; 1975
Epistulae morales ad Lucilium

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“Non ho mai visto tanta vecchiaia in un solo uomo!”

Marcello Macchia (1978) comico italiano

Telecronista
Altri, Rocchio 47

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“…Si è spento di vecchiaia!”

Marcello Macchia (1978) comico italiano

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Altri, Rocchio 47

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“Se per ogni sbaglio avessi mille lire, che vecchiaia che passerei.”

Luciano Ligabue (1960) cantautore italiano

da Non è tempo per noi, n. 5
Ligabue

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“Cara Charo, alla mia partenza per Buenos Aires per un lavoro, ho incominciato a scriverti per sciogliere un equivoco. Le cose non sono andate come tu credi, Charo. Forse dovremmo accettare che non siamo dei ragazzini e che ci giochiamo la possibilità di vivere, bene o male, gli ultimi anni che ci rimangono, senza troppa vecchiaia. Charo, cosa sarebbe per te e per me una soluzione normale? Esistono soluzioni normali dopo i cinquant'anni o rimane soltanto la paura di decadere, di invecchiare senza dignità e in solitudine? Qui tutto è finito e tutto puó ricominciare in qualsiasi momento. In ogni fine c'è un inizio come in qualsiasi posto, ma non sono ancora arrivato in nessun posto dal quale non voglia andare via, e mi fa tanta paura che tu abbia bisogno di me come di aver io bisogno di te. Forse cercheró una scusa per rimanere ancora un po' qui. Una scusa di lavoro. Trovare mio cugino. Essere pagato. Pagare i miei debiti. Sotterrare definitivamente i morti…”

Quintetto di Buenos Aires).
Variante: " Cara Charo, alla mia partenza per Buenos Aires per un lavoro, ho incominciato a scriverti per sciogliere un equivoco. Le cose non sono andate come tu credi, Charo. Forse dovremmo accettare che non siamo dei ragazzini e che ci giochiamo la possibilità di vivere, bene o male, gli ultimi anni che ci rimangono, senza troppa vecchiaia. Charo, cosa sarebbe per te e per me una soluzione normale? Esistono soluzioni normali dopo i cinquant'anni o rimane soltanto la paura di decadere, di invecchiare senza dignità e in solitudine? Qui tutto è finito e tutto può ricominciare in qualsiasi momento. In ogni fine c'è un inizio come in qualsiasi posto, ma non sono ancora arrivato in nessun posto dal quale non voglia andare via, e mi fa tanta paura che tu abbia bisogno di me come di aver io bisogno di te. Forse cercherò una scusa per rimanere ancora un po' qui. Una scusa di lavoro. Trovare mio cugino. Essere pagato. Pagare i miei debiti. Sotterrare definitivamente i morti..." (Quintetto di Buenos Aires).

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“O Tempo divoratore, e tu, invidiosa Vecchiaia, voi tutto distruggete e a poco a poco consumate ogni cosa facendola morire, rosa dai denti dell'età, di morte lenta.”

Pitagora; XV, 234; 1994, p. 615
Tempus edax rerum, tuque, invidiosa Vetustas, | omnia destruitis, vitiataque dentibus aevi | paulatim lenta consumitis omnia morte.
Metamorfosi

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“[…] la più parte degli uomini, quando gl'invecchiano, insieme con essa vecchiaia impazzano […].”

Benvenuto Cellini (1500–1571) scultore, orafo e scrittore italiano

libro I, capitolo IX

“"Entrapment" è stupido, malcongegnato, divertente: e resta incantevole il personaggio che Sean Connery s'è inventato per la vecchiaia, calmo e onnisciente, protettivo e provvido, seducente e capace di tutto.”

Lietta Tornabuoni (1931–2011) critica cinematografica italiana

Origine: Da «Entrapment»: ladri in fuga tra stupidità e divertimento http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,30/articleid,0489_01_1999_0131_0030_6466697/, La Stampa, 15 maggio 1999, p. 30.

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“Carnefice (s. m.). Persona che fa del suo meglio per eliminare i guasti della vecchiaia e ridurre le probabilità di annegamento.”

Ambrose Bierce (1842–1914) scrittore, giornalista e aforista statunitense

1988, p. 43
Dizionario del diavolo

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“Ogni creatura del mondo, | come un libro e una pittura, | è per noi specchio, | fedele segno della nostra vita, | della nostra sorte, | del nostro stato, | della nostra morte. | Il nostro stato dipinge la rosa, | del nostro stato glossa elegante, | commento della nostra vita, | che mentre rifiorisce nel primo mattino come fiore | sfiorisce sfiorito per la vecchiaia della sera. | Così il fiore respirando spira, | mentre delira in pallore morendo al nascere; | insieme vetusta e nuovissima, | insieme vecchia e giovane | la rosa marcisce nascendo.”

Alano di Lilla teologo e filosofo francese

da De planctu naturae, traduzione di A. Varvaro, Letterature romanze del Medioevo, Il Mulino, Bologna, 1985.
Origine: Citato (più estesamente) in A. Tocco, G. Domestico, A. Maiorano e A. Palmieri, Parole nel tempo, [Testi, contesti, generi e percorsi attraverso la letteratura italiana, 1A, Dalle origini al Trecento], Loffredo Editore, Napoli, p. 56. ISBN 9788875642082

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“Fu un soldato. Fu un pastore. Fu un mendicante e fu un sovrano. Fu contadino, menestrello, marinaio, falegname. Nacque, visse e morì come Aiel. Morì pazzo, morì putrido, morì di malattia, d'incidente, di vecchiaia. Fu messo a morte davanti a una folla esultante. Si proclamò il Drago Rinato e sventolò nel cielo il proprio stendardo; si sottrasse al Potere e si nascose; visse e morì senza sapere di poterlo toccare. Tenne a bada per anni la pazzia e il male; cedette nel periodo di due inverni. A volte Moiraine venne a portarlo via dai Fiumi Gemelli, da solo o con i suoi amici sopravvissuti alla Notte d'Inverno; a volte non venne. A volte vennero altre Aes Sedai. A volte quelle dell'Ajah Rossa. Egwene lo sposò; Egwene, dal viso austero, con la stola da Amyrlin Seat, guidò le Aes Sedai che lo domarono; Egwene, con le lacrime agli occhi, gli piantò nel cuore un pugnale e nel morire lui la ringraziò. Amò altre donne, sposò altre donne. Elayne; Min; la bionda figlia d'un contadino incontrata lungo la strada per Caemlyn; donne che non aveva mai visto prima di vivere queste vite possibili. Cento vite. Mille. Tante da non riuscire a contarle. E al termine di ogni vita, mentre giaceva in punto di morte, mente esalava l'ultimo respiro, una voce gli bisbigliò all'orecchio: «Ho vinto di nuovo, Lews Therin.»”

Robert Jordan (1948–2007) scrittore statunitense

capitolo 37
La ruota del tempo. La grande caccia

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“Osserva la creazione: alberi, uccelli, erba, animali… Sai una cosa? Tutta la creazione è colma di gioia. Tutta la creazione è felice! Si, lo so: c'è sofferenza, dolore, crescita, declino, vecchiaia e morte. Si, tutto ciò sta nella creazione, ma se voi comprendeste cosa realmente significa felicità! Solo l'essere umano ha sete, solo il cuore umano è inquieto. Non è strano? Perché l'essere umano è infelice e cosa si può fare per trasformare questa tristezza in gioia? Perché gli uomini sono tristi? Perché hanno idee distorte e atteggiamenti sbagliati. La prima idea distorta che gli uomini hanno è che gioia equivalga a euforia, sensazioni di piacere, divertimento. Con questa idea in testa gli uomini vanno in cerca di droghe e stimolanti, e finiscono con l'essere depressi. […] La seconda idea distorta consiste nel pensare che possiamo raggiungere la nostra felicità, che possiamo fare qualcosa per afferrarla. […] La terza e forse più determinante idea distorta sulla felicità consiste nel ritenere che essa si trovi fuori di noi, nelle cose esterne, nelle altre persone. «Cambio lavoro, così forse sarò felice»; oppure: «Cambio casa, mi sposo con un'altra persona…, così forse sarò felice», ecc. La felicità non ha nulla a che vedere con l'esterno. In genere si crede che i soldi, il potere, la rispettabilità possano rendere felici. Di fatto però non è così.”

Anthony de Mello (1931–1987) gesuita e scrittore indiano

Istruzioni di volo per aquile e polli

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