Frasi su vero
pagina 30

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“Abbiamo troppe possibilità | quello che ci manca è un vero obiettivo.”

Rayden (1985) rapper e beatmaker italiano

da Può piovere per sempre, n. 2
In Ogni Dove

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“Non sei un uomo se il rispetto che hai non ti basta! | Lo sai cosa ti manca? Un ferro nella tasca!”

Caparezza (1973) cantautore e rapper italiano

da Un vero uomo dovrebbe lavare i piatti, n. 11
Le dimensioni del mio caos

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“Il Dio delle Favole è quello dei romantici, è il dio di Fichte, di Hegel, che noi abbiamo conosciuto purtroppo, in letteratura, prima del Dio vero.”

Vincenzo Cardarelli (1887–1959) poeta e scrittore italiano

da Al critico letterario dell'«Osservatore Romano», in Lettere non spedite; in Opere, p. 872

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“[Fabrizio] chiedeva perdono a Dio per molte cose; ma, fatto notevole, non pensò neppure ad annoverare tra i suoi peccati il progetto di diventare arcivescovo, per la semplice ragione che il conte Mosca era primo ministro e giudicava quel posto e i suoi svariati privilegi convenienti al nipote della duchessa. Fabrizio l'aveva desiderato senza eccessivo slancio, è vero, però ci aveva pensato spesso, proprio come avrebbe fatto per un posto di ministro o di generale. Non gli era mai passato per la testa che la sua coscienza potesse avere voce in capitolo nel progetto della duchessa: e questo è un esempio concreto della strana forma di religione imparata da Fabrizio presso i gesuiti di Milano. È una religione che toglie il coraggio di pensare alle cose che non rientrano nelle abitudini, e vede nell'esame di coscienza il più grave di tutti i peccati, perché rappresenta un passo avanti verso il protestantesimo. Per sapere di cosa si è colpevoli, bisogna chiederlo al prete, oppure leggere la lista dei peccati così come appare nei libri intitolati "Preparazione al sacramento della Penitenza". Fabrizio sapeva a memoria la lista dei peccati redatta in latino; l'aveva imparata all'Accademia Ecclesiastica di Napoli. Mentre la recitava, arrivato alla voce "delitto", si era accusato davanti a Dio di avere ucciso un uomo, anche se per legittima difesa. Aveva rapidamente elencato, ma senza farci attenzione, i diversi articoli relativi al peccato di simonia (procurarsi attraverso il denaro le dignità ecclesiastiche). Se gli avessero chiesto cento luigi per diventare primo gran vicario dell'arcivescovo di Parma, avrebbe respinto la proposta con sdegno; ma, pur non mancando di intelligenza né di logica, non gli venne mai in mente che impiegare a suo vantaggio l'autorità del conte Mosca fosse una simonia. E qui trionfa l'educazione gesuitica: abituare la gente a non fare attenzione a cose più chiare della luce del sole. Un francese cresciuto all'insegna dell'interesse personale e nutrito di ironia parigina avrebbe facilmente, e in buona fede, accusato Fabrizio di ipocrisia, proprio nel momento in cui il nostro eroe apriva il suo cuore a Dio con la più grande sincerità e la più profonda commozione.”

Libro Primo – Capitolo XII
La Certosa di Parma

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“Percezioni extra-sensoriali: è vero che esistono medium che mettono magliette extra-large? (da Crozza Alive, 2010”

Maurizio Crozza (1959) comico, imitatore e conduttore televisivo italiano

Imitazioni, Roberto Giacobbo, In questo numero...

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“Se è vero che la lavorazione di ogni film felliniano è caratterizzata da un'atmosfera particolare, da un umore predominante del regista che lo accompagna dall'inizio alla fine, 8½ è insieme il film del dubbio e dell'ostinazione, della tentazione di piantare tutto e del perfezionismo esasperato. Nebuloso nella progettazione, accuratissimo nell'esecuzione.”

Tullio Kezich (1928–2009) critico cinematografico, commediografo e sceneggiatore italiano

Origine: Da Federico: Fellini, la vita e i film, Feltrinelli Editore, 2002, p. 238 https://books.google.it/books?id=x0wvyjtjAPMC&pg=PA238. ISBN 88-07-49020-X

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“A Varese ho trascorso due annate fondamentali, che mi hanno fatto capire cos'era il calcio vero e che avevo le possibilità di farne parte. Mi sono formato come calciatore ma anche come persona. Varese mi è rimasta e mi rimarrà sempre nel cuore, ha segnato una tappa importante della mia carriera.”

Federico Balzaretti (1981) calciatore italiano

Origine: Citato in Balzaretti saluta il calcio: "Devo tanto a Varese. Ricordo Gheller in curva Maratona" http://www.varesesport.com/2015/balzaretti-saluta-il-calcio-devo-tanto-a-varese-ricordo-gheller-in-curva-maratona/, Varesesport.com, 13 agosto 2015.

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“Si inventavano delle cose che nessuno aveva mai tentato prima di allora. Usavano accordi assurdi, è vero, ma con le loro armonizzazioni ci stavano benissimo… Compresi subito che avevano talento… I Beatles hanno inaugurato una nuova era.”

Bob Dylan (1941) cantautore e compositore statunitense

da un'intervista condotta dal biografo Anthony Scaduto, 1971
Origine: Citato in Chris Ingham, Guida Completa ai Beatles, 2005, Antonio Vallardi Editore, p. 241. ISBN 8882119866

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“Una sola e diritta come un raggio di luce, è la via del vero: infinite e contrarie son quelle che uscendone menano al falso.”

Daniello Bartoli (1608–1685) gesuita, storico e scrittore italiano

da Della ricreazione del savio

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“Fa manto del vero alla menzogna.”

IV, 25
Gerusalemme liberata
Variante: Fa manto del vero alia menzogna.

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“Il nostro è un Paese che scopre la pena di morte solo se si parla degli Stati Uniti. […] Difficilmente si parla della Cina che ogni anno si aggiudica il primato assoluto […]. Eppure qualche volta della Cina si parla. Il vero "buco nero" dell'informazione sono i regimi islamici e specialmente la condizione dei cristiani.”

Antonio Socci (1959) giornalista e scrittore italiano

Libero
Origine: Da Nessuno tocchi Caino, di Abele chi se ne frega http://www.antoniosocci.com/2006/09/nessuno-tocchi-caino-di-abele-chi-se-ne-frega/, Libero, 24 settembre 2006.

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“Tutto è vero o non vero, vero e non vero insieme e, del pari, né non vero né vero. Tale l'insegnamento degli Svegliati.”

Nāgārjuna (150–250) monaco buddhista indiano

XVIII.8
Le stanze del cammino di mezzo

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“[La scienza è] il solo vero modo per mettersi in contatto con la realtà che ci circonda, per costruire l'immagine dell'uomo confrontandola continuamente con l'idea collettiva degli altri.”

Carlo Rovelli (1956) fisico e scrittore italiano

Origine: Durante l'evento del Festivaletteratura 2014; citato in Di che cosa è fatto il mondo? http://archivio.festivaletteratura.it/flm-web/eventi/detail/IT-FLM-CRE0001-0006597/di-che-cosa-e-fatto-mondo-n-2014-09-06-135?jsonVal={%22jsonVal%22:{%22startDate%22:%22%22,%22endDate%22:%22%22,%22fieldDate%22:%22dataNormal%22,%22_perPage%22:20,%22autoreE, Festivaletteratura.it.

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“Sotto un governo che imprigiona chiunque ingiustamente, il vero posto per un uomo giusto è la prigione.”

1992, p. 29
Disobbedienza civile
Variante: Sotto un governo che imprigiona ingiustamente non importa chi, il vero posto dove può vivere un uomo giusto è la prigione.

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“Ma è l'Italia il vero problema di Napoli.”

Raffaele La Capria (1922) scrittore italiano

Origine: Da Ma è l'Italia il vero problema di Napoli https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2008/gennaio/09/Italia_vero_problema_Napoli_co_9_080109062.shtml, Corriere della Sera, 9 gennaio 2008.

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“[Michelangelo Merisi da Caravaggio] La sua ostinata deferenza al vero poté anzi confermarlo nella ingenua credenza che fosse "l'occhio della camera" a guardar lui e a suggerirgli tutto. Molte volte dovette incantarsi di fronte a quella "magia naturale"; e ciò che più lo sorprese fu di accorgersi che allo specchio non è punto necessaria la figura umana, se, uscita questa dal suo campo, esso seguita a specchiare il pavimento inclinato, l'ombra sul muro, il nastro caduto a terra. Che altro potesse conseguire a questa risoluzione di procedere dipingendo per specchiatura diretta della realtà, non è troppo difficile intendere. Ne conseguiva la tabula rasa del costume pittorico del tempo che, preparandosi gli argomenti in carta e matita per via di erudizione storica e di astrazione stilizzante, aveva elaborato una complessa classificazione del rappresentabile, dove, per meglio servire alla società di allora, non poteva che preferirsi l'aspetto della classe dominante. Ma il Caravaggio pensa invece alla vita comune, ai sentimenti semplici, all'aspetto feriale delle cose che valgono, nello specchio, come gli uomini. […] Anche il Caravaggio avvertiva il pericolo di ricadere nell'apologetica del corpo umano, sublimata da Raffaello o Michelangelo, o magari nel chiaroscuro melodrammatico del Tintoretto. Ma ciò che gli andava confusamente balenando era ormai non tanto il rilievo dei corpi quanto la forma delle tenebre che li interrompono. Lì era il dramma della realtà più portante ch'egli intravedeva dopo le calme specchiature dell'adolescenza. E la storia della religione, di cui ora si impadroniva, gli tornava come un seguito di drammi brevi e risolutivi la cui punta non può indugiarsi nella durata sentimentale delle trasparenze, anzi inevitabilmente s'investe del lampo abrupto della luce rivelante, fra gli strappi inconoscibili dell'ombra. Uomini e santi si sarebbero impigliati in quel tragico scherzo. Giacché, per restar fedeli alla natura del mondo, occorreva far sì che il calcolo dell'ombra apparisse come casuale, e non causato dai corpi; ove volesse esimersi dal riattribuire all'uomo la sua funzione umanistica dirimente, di eterno protagonista e signore del creato. Perciò il Caravaggio seguitò, e fu fatica di anni, ad osservare la natura della luce e dell'ombra incidentali. […] Chi non sa che il Tintoretto studiava al lume di lucerna, non già il vero, ma i modellini della Cappella Medicea? E che i modellini del Greco erano cere dove si stiravano in una poetica follia le ultime spire laocoontiche del disegno 'serpentinato'? Ma ora è la realtà stessa a venir sopraggiunta dal lume per 'incidenza': il caso, l'incidente luminoso, diventano causa efficiente della nuova pittura (o poesia). Non v'è Vocazione di Matteo senza che il raggio, assieme col Cristo, entri dalla porta socchiusa e ferisca quel turpe spettacolo dei giocatori d'azzardo. In effetto Caravaggio stagliò questa sua "descrizione di luce", questo poetico "fotogramma", quando l'attimo di cronaca gli parve emergere, non dico con un rilievo, ma con uno spicco, con un'evidenza così memorabile, invariabile, monumentale, come dopo Masaccio non s'era più visto.”

Roberto Longhi (1890–1970) storico dell'arte italiano

citato in Caravaggio, pp. 187-188
Il Caravaggio

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“In una sua memorabile inchiesta un giornalista d'incrollabile fede sinistrorsa, ma di esemplare onestà, Giampaolo Pansa, mise benissimo in luce questo contrasto fra i due atteggiamenti e mentalità, che ieri ha trovato una eloquente conferma nella manifestazione di Torino. Niente chiasso, niente sceneggiate, niente slogans, niente insomma che appartenga al repertorio del buffonismo nazionale. Nessuno ha rotto le righe per andare a rovesciare auto o a fracassar vetrine. Questa, sì, era Danzica, sia pure senza Madonne; non i picchettaggi e i pestaggi di Mirafiori, sia pure con le Madonne. Ora sappiamo già cosa diranno gli altri, oggi e domani. Diranno che gli operai non c'erano. Infatti. Doveva trattarsi di quarantamila presidenti, consiglieri delegati, ingegneri: insomma, la solita «maggioranza silenziosa»: termine che soltanto nella lingua italiana ha significato spregiativo. La maggioranza silenziosa esiste in tutti i Paesi del mondo, dove nessuno si vergogna di appartenervi perché è essa, in definitiva, che ristabilisce gli equilibri. Fu la maggioranza silenziosa – autoqualificatasi come tale – di seicentomila parigini che dodici anni fa pose fine al carnevale sessantottesco, riportò De Gaulle all'Eliseo e restituì alla Francia la stabilità di cui tuttora essa gode. […] Il motivo vero che farà i dimostranti bersaglio delle peggiori critiche e accuse è ch'essi rappresentano la rivolta delle persone serie contro gli arruffoni della «conflittualità permanente», dei «modelli di sviluppo» e via baggianando. E in questo Paese nulla fa più paura, perché nulla è più rivoluzionario, della serietà.”

Indro Montanelli (1909–2001) giornalista italiano

15 ottobre 1980
il Giornale

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“Il Padre Cristoforo è certamente la persona più alta, più ideale del romanzo, è quella che rivela di più le vie misteriose che congiungono il finito con l'infinito. Pare che in lui la religione non sia, a così dire, che una forma che ha assunto la sua stoica virtù, il suo sentimento imprescindibile del dovere. Gli altri personaggi, se ebbero qualche merito in terra, ebbero pure in terra la loro ricompensa. Renzo e Lucia hanno sopravvissuto alla peste per unirsi insieme con nodi che non li separeranno più. Don Abbondio ha la consolazione, grandissima per lui, di veder sparire dal mondo colui che lo teneva in tanta paura. L'Innominato vede quelli stessi ch'egli aveva offeso, rispettarlo e riverirlo. Ma il Padre Cristoforo è cacciato, fatto viaggiare lungi da ciò che aveva di più caro; egli va attraverso la vita oscuro, mendico, paziente; egli va a raccogliersi dove sono più guai, dove più l'uomo soffre tra le piaghe e il tanfo, estenuato, col corpo oppresso ma coll'anima pronta e placida. Il nostro cuore che è affezionato a lui, che lo ammira, gode di vederlo uscire da tanta miseria, e appena ci si sottrae all'occhio qui sulla terra, noi non possiamo a meno di vederlo in cielo. È il Padre Cristoforo solo, adunque, che ci eleva l'anima a dire: dove e quando che sia la virtù non può fallire a una ricompensa. Se questo non fosse vero, la vita sarebbe un campo di guerra e di dolori spaventosi. L'anima ne sarebbe atterrita, ella non vorrebbe sostenerla. Dimenticate il cappuccio di P. Cristoforo, dimenticate i suoi zoccoli e la sua sporta che vi hanno talvolta fatto adirare, e troverete in lui un filosofo: non di coloro che gridano nelle cattedre per raccogliere a sera i plausi nei circoli, ma caritatevole e umile, e non rimane del cappuccino che quella cieca obbedienza colla quale lascia la contrada e Renzo e Lucia negli impacci.”

Giovita Scalvini (1791–1843) scrittore, poeta e patriota italiano

Origine: Foscolo, Manzoni, Goethe, pp. 245-246; in 1973, pp. 265-266

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“[…] la scienza può essere creata soltanto da chi sia totalmente vocato alla verità e alla comprensione. Questa fonte emotiva, tuttavia, scaturisce dalla sfera della religione. Ad essa appartiene anche la fede nelle possibilità che le regole valide per il mondo esterno sono razionali, cioè comprensibili per la ragione. Non riesco a concepire un vero scienziato che difetti di tale fede profonda. Possiamo esprimere la situazione con un'immagine: la scienza senza la religione è zoppa, la religione senza la scienza è cieca.”

Albert Einstein (1879–1955) scienziato tedesco

Origine: Citato in Pensieri di un uomo curioso, pp. 115-116.
Origine: Immanuel Kant, Critica della ragion pura: «Senza i sensi non sarebbe a noi posto alcun oggetto, e senza l'intelletto nessun oggetto verrebbe pensato. I pensieri senza contenuto sono vuoti, le rappresentazioni visive senza idee sono cieche.» Pensieri di un uomo curioso, p. 115.
Origine: Out of My Later Years, p. 29

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“Mi hanno detto che l'addomesticamento con i gatti è molto difficile.
Non è vero. Il mio mi ha addomesticato in un paio di giorni.”

Bill Dana (1924–2017) attore, comico, sceneggiatore

Origine: Citato in Alessandro Paronuzzi, José e Renzo Kollmann, Non dire gatto..., Àncora Editrice, Milano, 2004, p. 62. ISBN 88-514-0219-1

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“Non è vero che un amico si vede nel bisogno; un amico si vede sempre.”

Roberto Gervaso (1937) storico, scrittore, giornalista

Origine: Aforismi, p. 21

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“Cos'altro posso fare per incoraggiarvi a far fronte alla vita? Ragazze, dovrei dirvi – e per favore ascoltatemi, perché comincia la perorazione – che a mio parere siete vergognosamente ignoranti. Non avete mai fatto scoperte di alcuna importanza. Non avete mai fatto tremare un impero, né condotto in battaglia un esercito. Non avete scritto i drammi di Shakespeare, e non avete mai impartito i benefici della civiltà ad una razza barbara. Come vi giustificate? È facile dire, indicando le strade, le piazze, le foreste del globo gremite di abitanti neri e bianchi e color caffè, tutti freneticamente indaffarati nell'industria, nel commercio, nell'amore: abbiamo avuto altro da fare. Senza la nostra attività nessuno avrebbe solcato questi mari, e queste terre fertili sarebbero state deserto. Abbiamo partorito e allevato e lavato e istruito, forse fino all'età di sei o sette anni, i milleseicentoventitré milioni di esseri umani che secondo le statistiche sono attualmente al mondo; e questa fatica, anche ammettendo che qualcuno ci abbia aiutate, richiede tempo. C'è del vero in quel che dite – non lo nego. Ma nello stesso tempo devo ricordarvi che fin dal 1866 esistevano in Inghilterra almeno due colleges femminili; che, a partire dal 1880, una donna sposata poteva, per legge, possedere i propri beni; e nel 1919 – cioè più di nove anni fa – le è stato concesso il voto? Devo anche ricordarvi che da ben dieci anni vi è stato aperto l'accesso a quasi tutte le professioni? Se riflettete su questi immensi privilegi e sul lungo tempo in cui sono stati goduti, e sul fatto che in questo momento devono esserci quasi duemila donne in grado di guadagnare più di cinquecento sterline l'anno, in un modo o nell'altro, ammetterete che la scusa di mancanza di opportunità, di preparazione, di incoraggiamento, di agio e di denaro non regge più. Inoltre gli economisti ci dicono che la signora Seton ha avuto troppi figli. Naturalmente dovete continuare a far figli, ma, così dicono, solo due o tre a testa, non dieci o dodici.”

2011, p. 151
Una stanza tutta per sé

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“Alla fine scopri che il tuo vero grande amore è stata una porta.”

Cesare Viviani (1947) poeta e scrittore italiano

Pensieri per una poetica della veste

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“Novant'anni, anzi novantuno, ha ora la stessa autrice [Varvàra Dolgorouki] di questo libro, che ne ha già cominciato un altro: Scrapbook: All I Know ('brogliaccio': tutto ciò che so). In esso ritroveremo senza dubbio, ampliato ancora, come la sua generosità che aumenta prodigiosamente con gli anni (e la sua casetta di Roma è una sorta di universale pellegrinaggio per chiunque cerchi soave aiuto e arguto consiglio), il monito di S. Paolo, che si possegga come non possedendo, si sia come non essendo: lasciando che in sé viva ed operi Altri. Il che potrebbe dirsi, tra l'altro, il solo vero ritratto dell'aristocratico.”

Cristina Campo (1923–1977) scrittrice, poetessa e traduttrice italiana

Origine: Dalla Prefazione a I Quaderni. Russia 1885-1919 di Varvàra Dolgorouki, traduzione italiana di Amalia D'agostino Schanzer, Rusconi, Milano, 1976. La prefazione, nell'edizione Rusconi in forma anonima e senza titolo è pubblicata nuovamente in: Appassionate distanze, a cura di Monica Franetti, Filippo Sacchieri e Roberto Taioli, Tre lune Edizioni con l'attribuzione a "C. Campo" e sotto il titolo: Una delle ultime gran dame di questa terra.

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“Il vero sognatore è colui che sogna l'impossibile.”

Elsa Triolet (1896–1970) scrittrice francese

Origine: Da Mille regrets; citato in Tra virgolette: dizionario di citazioni, a cura di Franca Rosti, Zanichelli, 1995.

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