Frasi su vero
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“Il colore è il mio vero ed unico amico, che mi consola senza mai rimproverarmi di nulla.”

Paolo Salvati (1939–2014) artista, pittore italiano

Roma, febbraio 2003
Origine: Citato in Pierandrea Saccardo, Paolo Salvati. Opera creativa e vita da Espressionista Moderno http://www.artapartofculture.net/2015/02/22/paolo-salvati-opera-creativa-e-vita-da-espressionista-moderno/, Artapartofculture.net, 22 febbraio 2015.

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“Il problema vero che abbiamo oggi in Italia è quello dell'equità e non quello della sostenibilità finanziaria del nostro sistema pensionistico.”

Tito Boeri (1958) economista italiano

Origine: Citato in Pensioni, Boeri: "Il problema è l'equità, non la sostenibilità" http://www.repubblica.it/economia/2016/09/11/news/pensioni_boeri_equita_-147557157/, repubblica.it, 11 settembre 2016.

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“Oltre a ciò che tutti sanno di un cane pechinese | vi dico davvero che quello zero di vituccia evanescente nelle mie palme | è stato niente di più e niente di meno che il puro amore stesso, | è stato sì, davvero, quel certo amore che con devota estasi | ed in lotte strazianti brama e insegue l'anima assetata | perché vuole fiammeggiare come roveto, | perché vuol boccheggiare come i pesci di Francesco. | Eccolo, è qui, ingenuo e minuto, scintillante e trasparente | come un pizzico di radio attivo estratto da centinaia di quintali di pece. | Non ha niente, né cervello né cuore, è solo amore, | più non ci sono ragioni o istinti, c'è solo l'amore. | Non ha neppure vita più, nemmeno vuole vivere, solo amare vuole. | Amore senza anima, senza sensi, senza vita. | In verità vi dico che anche a noi uomini farebbe bene amare così. | Lo so, vorremmo amarci, amare gli uni e gli altri e non noi stessi, | gli uni e gli altri e non quell'io fastidioso al quale siamo legati a vita. | Sarebbe bello amare, amare un altro e non compiangere sempre noi stessi. | So che siete buoni, ragazzi, buoni sotto quelle larve sfigurate dalla cattiveria. | Attendi, è vero, mio assassino, attendi, è vero, la mia morte? | Sarebbe bello amare, sarebbe bello, ma tu ti tormenti mentre sai che vivo. | Tutti aspettate insieme con me il momento d'amarmi, | ma morire io devo perché voi possiate amarmi, ricordarmi con lacrime.”

Frigyes Karinthy (1887–1938) scrittore, poeta e drammaturgo ungherese

da Tommy, Monologo ingenuo sul cuore di un cane
Origine: In Mario De Micheli e Eva Rossi, Poesia ungherese del Novecento, Schwarz editore, Milano, 1960, p. 94.

“Goditi potere e bellezza della tua gioventù. Non ci pensare. Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite. Ma credimi, tra vent'anni guarderai quelle tue vecchie foto e in un modo che non puoi immaginare adesso. Quante possibilità avevi di fronte e che aspetto magnifico avevi. Non eri per niente grasso come ti sembrava. Il brano è anche conosciuto come Wear sunscreen ed è apparso per la prima volta sul web nel giugno 1997 sotto forma di catena di Sant'Antonio: il testo veniva erroneamente indicato come un discorso ai laureati del Mit (Massachusetts Institute of Technology) pronunciato da Kurt Vonnegut. In realtà il vero autore del testo è proprio Mary Schmich, giornalista del Chicago Tribune che il 1º giugno 1997 pubblicò questo articolo come una sorta di "Guida alla vita per i neolaureati". Baz Luhrmann nel 1998 realizzò un singolo musicale partendo da questo testo, Everybody's free to wear sunscreen. Dopo aver visto il film Linus, nel 2002, rimase colpito dal monologo finale e decise di realizzarne una versione in italiano, Accetta il consiglio, utilizzando il testo italiano dei sottotitoli del film e lo stesso sottofondo musicale. Tale brano viene recitato da Giorgio Lopez, il quale aveva doppiato Danny DeVito in molti film ma non in The Big Kahuna.”

Mary Schmich (1953)

Origine: L'articolo da cui sono tratte queste citazioni costituisce anche il monologo finale del film The Big Kahuna (2000). Tale monologo viene letto dalla voce fuori campo di Danny DeVito in lingua inglese (sia nel doppiaggio originale sia in quello italiano) che scandisce il testo al ritmo di un sottofondo musicale. Nel frattempo scorrono le immagini finali del film e la parte iniziale dei titoli di coda e vengono mostrati man mano anche i sottotitoli in italiano del monologo. La traduzione qui indicata si rifà a tali sottotitoli.<br >

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“Il senatore Dell'Utri è un vero bibliofilo. In quanto tale, non si fa scappare niente: libri falsi, libri tarocchi, libri farlocchi. Aveva cominciato con i diari di Benito Mussolini, autentica araba Fenice letteraria del Novecento, comprati attraverso transazioni complicate: meritevoli comunque di una memorabile, in quanto breve e definitiva, demolizione filologica di Luciano Canfora. Ma uno non è un bibliofilo per nulla, non si ferma di fronte a certe inezie. Dell'Utri è andato in giro per l'Italia a presentare i presunti diari del cavalier Benito, in mezzo a radunate di gente nostalgica che godeva al pensiero che Mussolini non fosse così fesso. Incoraggiato dai successi di pubblico, se non proprio di critica, Dell'Utri ha recuperato il capitolo mancante del Petrolio di Pier Paolo Pasolini. Libro forse ancor più misterioso dei diari di Mussolini, libro misteriosissimo. Che nei suoi capitoli più misteriosi potrebbe rivelare sviluppi singolari sulla morte di Enrico Mattei, e forse sul ruolo avuto nella vicenda da Eugenio Cefis. Ma si sa che il petrolio è materia grassa, è una possibile macchia antiecologica che imbratta le pagine. Sicché l'ultimo capitolo dell'opus magnum pasoliniano, grazie a Dell'Utri, potrebbe rivelare un libro unto. Petrolio, senatore, una macchia nera nella letteratura italiana!”

Edmondo Berselli (1951–2010) giornalista e scrittore italiano

Origine: Da Il petrolio di Dell'Utri http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/03/06/il-petrolio-di-dell-utri.html, la Repubblica, 6 marzo 2010.

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“Papa re dei bugiardi. […] Uno che non usa suo vero nome, ma nickname fa capire che non è sincero.”

Maurizio Crozza (1959) comico, imitatore e conduttore televisivo italiano

da Crozza nel Paese delle Meraviglie, 1° aprile 2016
Imitazioni, Edward Luttwak
Origine: Visibile al minuto 30:35 di Crozza nel Paese delle Meraviglie - Puntata 01/04/2016 https://www.youtube.com/watch?v=cJs_PqVJkpE, YouTube.com, 3 aprile 2016.

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“Se è vero che andiamo verso un mondo dominato da tre uomini – Donald Trump, Vladimir Putin e Xi Jinping – a farne le spese potrebbe essere l'idea stessa della difesa dei diritti umani, almeno per qualche tempo.”

Pierre Haski (1953)

Origine: Da L'Obs; tradotto in I tre uomini forti che vogliono cancellare i diritti umani http://www.internazionale.it/opinione/pierre-haski/2017/01/18/tre-uomini-forti-diritti-umani, Internazionale.it, 18 gennaio 2016.

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“Grillo è stato condannato perché ha ucciso tre persone… quindi quando lui dice stronzate, dica fatti.”

Vittorio Sgarbi (1952) critico d'arte, politico e opinionista italiano

da Vero TV, 11 settembre 2012
Da programmi televisivi

“L'essere contingente (mumkin) non può assolutamente fare a meno dell'Essere eterno (qadīm): L'esistenza di quello è l'Esistenza di questo. Quanto invece all'essenza e alla forma concreta dell'essere contingente, queste sono diverse dall'Essere eterno, poiché da esso sono distinte. Tuttavia, l'esistenza per la quale queste due cose [cioè il creato e l'Eterno] esistono è una sola, [differente solo nel fatto che] nell'Eterno è una Esistenza di per sé mentre nel creato dipende da un altro. Così l'Eterno esiste e, quanto all'esistenza, Egli è la Sua stella Essenza, mette il creato esiste e, quanto all'esistenza, è l'Essenza dell'Eterno; ma non è affatto vero che il creato sia puramente e semplicemente l'Essenza dell'Eterno, come è altrettanto errato credere che l'Eterno sia l'essenza stessa del creato; ognuno dei due è differente dall'altro, sia nell'essenza che negli attributi. Entrambi tuttavia coincidono nel fatto che sono la manifestazione di un'unica esistenza e nel fatto che per questa persistono. Comunque, questa esistenza unica all'Eterno viene da Se stesso mentre al creato viene dall'Eterno e non da se stesso; e ancora, l'esistenza unica nell'Eterno è un'esistenza assoluta (mutlaq), secondo un aspetto che non può essere più elevato, mentre nel creato è un'esistenza limitata (muqayyad), secondo un aspetto che si confà appunto al creato, aspetto inferiore al primo, di un'inferiorità che procede tutto dal lato del creato e non dell'Eterno.”

Abd al-Ghani al-Nabulsi (1641–1731) mistico (sufi)

Origine: Izutsu pag. XII

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“Ci fu un attimo di silenzio. E perché mai avrebbe dovuto aspettarsi qualcosa di diverso? Un bacio e il contatto di due corpi spaventati che si aggrappano l'uno all'altro nel momento del pericolo era tutto quel che c'era stato fra loro. Inoltre l'anello di fidanzamento avrebbe dovuto metterlo in guardia; perché aveva creduto che si trattasse solo di un espediente per tener lontano Drax? Perché aveva immaginato che anche lei condividesse i suoi desideri, i suoi progetti? E ora? si chiese Bond. Scosse le spalle per liberarsi dal peso della delusione, dal dolore della sconfitta che è sempre tanto più forte del piacere procurato dal successo. Doveva uscire dalla vita di quei due esseri e portare altrove il suo cuore deluso. Niente rimpianti né inutili sentimentalismi. Doveva sostenere la sua parte, quella dell'uomo forte, dell'uomo che era solo un personaggio. Lei lo guardava piuttosto nervosamente; pareva ansiosa di liberarsi di quell'estraneo che aveva cercato di entrare nel suo cuore. Bond le sorrise con calore. «Sono geloso,» disse; «avevo fatto altri piani per domani sera.» Gala ricambiò il sorriso, lieta che il silenzio fosse stato rotto. «E dove avrebbero dovuto realizzarsi?» chiese. «Pensavo di portarti in Francia, in una locanda di campagna,» disse. «E dopo un'ottima cena, avrei voluto accertarmi se è vero quel che dicono delle rose.» Lei rise. «Mi spiace di non poterti accontentare. Ma ce ne sono tante altre che sarebbero ben liete di essere colte.» «Sì, spero di sì,» disse Bond. «Bene, addio, Gala.» Le tese la mano. «Addio, James.»”

Le sfiorò le dita per l'ultima volta, e poi si allontanarono, ciascuno verso la propria vita.
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“Il centromediano metodista era l'uomo che giocava sul centravanti avversario e una volta riconquistata la palla impostava l'azione. Nel metodo era il difensore centrale e quando il metodo è stato abbandonato, il nome è rimasto. In Brasile, paese che ha sempre avuto antipatia nel copiare i nomi dei ruoli da altri paesi (lateral invece che terzino, punta direita, invece che ala destra, punta de lança invece che trequartista, eccetera) il metodista è stato chiamato volante. E giustamente visto che il vero metodista era l'ultimo difensore, mentre il volante gioca davanti alla difesa. Il più grande tra i metodisti è stato sicuramente Luisito Monti […]. Altro grande metodista dell'epoca fu l'uruguagio Andrelo che giocava nel Bologna. Nei volanti sicuramente il più bravo va ricercato tra i brasiliani. Tra quelli che ho visto giocare sicuramente il più grande è stato Clodoaldo, che vinse il mondiale del 1970 in Messico. Questa mia impressione è stata rafforzata dalle testimonianze di chi l'ha diretto (Zagalo), da chi ci ha giocato assieme (Tostão, Rivelino e Gérson) e da chi l'ha avuto come avversario (Sandro Mazzola). Basti dire che Clodoaldo nel 1970 aveva venti anni e "comandava" una squadra dove c'erano autentici fenomeni quali Alberto Carlos, Jairzinho, Gérson, Tostão, Pelé e Rivelino.”

Franco Rossi (1944–2013) giornalista italiano

Con data
Origine: Da Il fenomeno che a 20 anni dava ordini a Pelé http://www.francorossi.com/2004/08/il-fenomeno-che-a-20-anni-dava-ordini-a-pele/, Francorossi.com, 9 agosto 2004.

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“I critici d'arte si vergognano di dire che Jacovitti era un genio, che ha operato una grande rivoluzione con il suo modo surreale di disegnare il vero, che questo maestro del fumetto va studiato esattamente come va studiato Picasso.”

Vincenzo Mollica (1953) giornalista e scrittore italiano

Origine: Dalla prefazione http://www.stampalternativa.it/libri.php?id=978-88-7226-996-1 al volume Coccobill – Mezzo secolo di risate western.

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“Conosci me, la mia lealtà, | tu sai che oggi morirei per onestà. | Conosci me, il nome mio, | tu sola sai se è vero o no che credo in Dio.”

Lucio Battisti (1943–1998) compositore, cantautore e produttore discografico italiano

da Pensieri e parole, lato B, n. 1
Lucio Battisti vol. 4

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“Il pericolo non viene da quello che non conosciamo, ma da quello che crediamo sia vero e invece non lo è.”

Mark Twain (1835–1910) scrittore, umorista, aforista e docente statunitense

Origine: Citato nel film Una scomoda verità.

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“Non è vero che ci sono parole per esprimere ogni cosa. E non è neanche vero che i pensieri sono fatti sempre di parole.(…) Le regioni interiori non coincidono con il linguaggio, esse si trascinano là dove le parole non riescono a soffermarsi. Spesso sono le cose essenziali quelle su cui non si può dire più niente, e l'impulso di parlarne scorre bene perché va oltre senza fermarcisi. Solo in occidente si pensa di risolvere questo disordine parlandone. Il parlare non rimette ordine né nella vita del campo di mais né in quella sull'asfalto. E solo in occidente si pensa anche che non ha senso ciò che non si riesce a sopportare. Che cosa può fare il parlare? Quando gran parte della mia vita non quadra più, anche le parole vanno a fondo. Ho visto precipitare le parole che avevo. Ed ero certa che insieme ad esse, se le avessi avute, sarebbero precipitate anche quelle che non avevo. Le parole non esistenti sarebbero diventate come quelle esistenti che precipitavano. Non ho mai saputo di quante parole ci sarebbe stato bisogno per coprire completamente lo smarrimento della fronte. Uno smarrimento che subito si allontana di nuovo dalle parole trovate per definirlo. Ma di quali parole si tratta e come dovrebbero essere subito pronte a scambiarsi con altre per recuperare i pensieri. E che cosa significa recuperare. Il pensiero però parla con se stesso in modo del tutto diverso da come le parole parlano con esso. Il desiderio tuttavia di poterlo dire. Se non avessi avuto sempre questo desiderio, non si sarebbe arrivati a sperimentare nomi per il cardo da latte, per chiamarlo con il suo vero nome. Senza questo desiderio non avrei prodotto intorno a me quel senso di vergogna come conseguenza di una vicinanza malriuscita.”

Herta Müller (1953) scrittrice tedesca

Il re s'inchina e uccide

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“Ti scrivo mentre tu sei da qualche parte a comprare la Coca-Cola. È la prima volta in vita mia che scrivo una lettera a qualcuno seduto accanto a me su una panchina. Ma se non facessi così dubito che riuscirei a farti arrivare quello che ti voglio dire. Perché tu non ascolti niente di quello che dico, prova a dire che non è vero. “Se può interessarti, oggi tu hai fatto una cosa molto grave nei miei confronti. Non ti sei neanche accorto che ho cambiato pettinatura. Piano piano, con sacrificio, avevo aspettato che mi crescessero i capelli e lo scorso week-end finalmente mi sono fatta fare un taglio femminile. Ma tu non ci hai fatto neanche caso. Ero così sicura di essere carina nella mia nuova pettinatura che non vedevo l'ora di farti una sorpresa, tanto più che era la prima volta che ci vedevamo da tanto tempo. E tu non te ne sei nemmeno accorto! Ti rendi conto di che vuoi dire? Figuriamoci, se è per questo probabilmente non sapresti dire neanche com'ero vestita. Ma guarda che io sono una donna. Per quanti pensieri tu possa avere, potresti almeno degnarmi di uno sguardo. Sarebbe bastato poco. Se solo mi avessi detto, non dico tanto, qualcosa tipo “Carina, questa pettinatura‟, ti avrei lasciato fare come volevi, immergerti nei tuoi pensieri quanto volevi. “Perciò sto per dirti una bugia. Ti dirò che ho un appuntamento a Ginza con mia sorella. Non è vero. Pensando di restare stanotte a dormire da te mi ero portata perfino il pigiama. Sì, se lo vuoi sapere nella mia borsa ci sono pigiama e spazzolino da denti. Mi viene da ridere, se penso a quanto sono cretina. A te l'idea di invitarmi a casa tua non ti ha sfiorato nemmeno. Ma non importa. Visto che ci tieni tanto a startene da solo fregandotene altamente di me, rimani pure da solo e pensa a tutti i tuoi problemi quanto vuoi senza nessuna interferenza da parte mia. “Il guaio è che non riesco nemmeno ad avercela con te. Mi sento soprattutto sola. In fondo sei sempre stato gentile con me mentre io per te non ho fatto niente. Tu sei sempre chiuso nel tuo mondo e ogni volta che io provo a bussare e a chiamarti tu mi lanci al massimo un'occhiata e subito ti richiudi in te stesso. “Eccoti che torni con la Coca-Cola. Vieni verso di me tutto sprofondato nei tuoi pensieri. Quanto vorrei che inciampassi! Ma non inciampi, ti siedi accanto a me come prima e bevi la tua Coca. Avevo un residuo di speranza che tornando notassi qualcosa e dicessi: “Di' un po‟, ma hai cambiato pettinatura?‟ Invece niente. Se te ne fossi accorto anche in ritardo avrei strappato questa lettera e ti avrei detto: “Dai, andiamo a casa tua. Ti cucinerò una cena favolosa e poi andremo a letto felici e contenti‟. Ma tu sei ottuso come un pezzo di legno. Sayonara.
P. S. La prossima volta che ci vediamo a lezione evita di rivolgermi la parola.”

Norwegian Wood

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“Vero Lettore è chi capisce che il segreto di un testo è il suo stesso vuoto.”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano

Interpretazione e sovrainterpretazione: Un dibattito con Richard Rorty, Jonathan Culler e Christine Brooke-Rose

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“Le isole sono diverse. E se l'isola è piccola è ancora più vero. Guardate l'Inghilterra, è quasi inconcepibile che questa stretta distesa di terra sorregga tanta diversità: il cricket, il tè alla panna, Shakespeare, Sheffield, il fish and chips nel giornale imbevuto d'aceto, Soho, Oxford e Cambridge, il lungomare di Southend, le sedie a sdraio con le righe a Green Park, i Beatles e i Rolling Stone, Oxford Street, i pigri pomeriggi domenicali. Tutte contraddizioni, che marciano tutte insieme come dimostranti ubriachi che non si sono ancora resi conto che la principale causa di protesta sono proprio loro. Le isole sono pionieri, gruppi divisi, malcontento, pesci fuor d'acqua, isolazionisti naturali. Come ho detto, diverse.
Quest'isola, per esempio. Da un capo all'altro soltanto una corsa in bicicletta. Un uomo che camminasse sull'acqua riuscirebbe a raggiungere la costa in un pomeriggio. L'isola di Le Devin, uno dei molti isolotti intrappolati come granchi nelle secche lungo il litorale della Vandea, oscurata da Noirmoutier dal lato prospiciente la costa, dall'Ile d'Yen a sud; in una giornata nebbiosa si potrebbe non notarla affatto. Le carte la citano a malapena. In effetti non merita quasi lo status di isola, essendo poco più che un grappolo di banchi di sabbia con qualche pretesa, una dorsale rocciosa che la solleva dall'Atlantico, un paio di villaggi, un piccolo stabilimento dove mettono il pesce in scatola, un'unica spiaggia. Al capo estremo, casa mia, Les Salants, una fila di casette, appena sufficienti per chiamarlo paese, distribuite fra rocce e dune verso un mare che guadagna terreno a ogni brutta marea. Casa, il posto da cui non si può fuggire, il posto verso cui ruota la bussola del cuore.”

Joanne Harris (1964) scrittrice britannica

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“Quello che valeva ai suoi tempi vale ancora e varrà sempre: in ogni tempo, il Bello è assai più redditizio del Bene.
- Rifletta. Il Bene non lascia alcuna traccia materiale, e dunque nessuna traccia, perché lei sa quanto valga la gratitudine degli uomini. Nulla si dimentica in fretta quanto il Bene. C'è di peggio: nulla passa tanto inosservato quanto il Bene, perché il vero Bene non pronuncia mai il suo nome e, se lo pronuncia, cessa di essere Bene per diventare propaganda. Il Bello invece può durare per sempre: in sè è la sua stessa traccia. Si parla di lui e di coloro che lo hanno servito. Il che dimostra che il Bello e il Bene sono retti da leggi opposte: più si parla del Bello, più diventa bello; più si parla del Bene, meno esso lo è. Insomma, un individuo responsabile che si voti alla causa del Bene fa un cattivo investimento.
-Del Male, però, se ne parla!
-Ah, certo: il Male è ancora più redditizio del Bello. Quelli che hanno puntato sul Male hanno fatto l' investimento migliore. I nomi dei benefattori del suo tempo sono stati dimenticati da un pezzo; quelli di Stalin o di Mussolini ci suonano ancora familiari.
-Già. Lei è di origine svedese. Se fosse stato di origine ebraica, forse il genocidio nazista le sarebbe sembrato una sfida più interessante.
- Non ne sarei così sicuro. I popoli ci tengono ai loro antenati martiri. E' la sola aristocrazia che non viene mai contestata.
- Sia gentile, parliamo d'altro. La mia capacità di cinismo ha fatto il pieno.”

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“Vale la pena soffermarci su quest’incubo [della fine della letteratura e delle arti], per come Borges ce lo racconta in una sua conversazione sui sogni e gli incubi.
Il terribile sogno è del poeta inglese William Wordsworth e si trova nel secondo [rectius: quinto] libro del poema The Prelude — un poema autobiografico, come dice il sottotitolo. Fu pubblicato nel 1850, l’anno stesso della morte del poeta. Allora non si pensava, come invece oggi, a un possibile cataclisma cosmico che annientasse ogni grande opera umana, se non l’umanità interamente.
Ma Wordsworth ne ebbe la preoccupazione e, in sogno, la visione.
Ed ecco come Borges l’assume e riassume nel suo discorso: “Nel sogno la sabbia lo circonda, un Sahara di sabbia nera. Non c’è acqua, non c’è mare. Sta al centro del deserto — nel deserto si sta sempre al centro — ed è ossessionato dal pensiero di come fare per sfuggire al deserto, quando vede qualcuno vicino a lui. Stranamente, è un arabo della tribù dei beduini, che cavalca un cammello e ha nella mano destra una lancia.
Sotto il braccio sinistro ha una pietra; nella mano una conchiglia. L’arabo gli dice che ha la missione di salvare le arti e le scienze e gli avvicina la conchiglia all’orecchio; la conchiglia è di straordinaria bellezza. Wordsworth ci dice che ascoltò la profezia (‘in una lingua che non conoscevo ma che capii’): una specie di ode appassionata, che profetizzava che la Terra era sul punto di essere distrutta dal diluvio che l’ira di Dio mandava. L’arabo gli dice che è vero, che il diluvio si avvicina, ma che egli ha una missione: salvare l’arte e le scienze. Gli mostra la pietra. La pietra, stranamente, è la Geometria di Euclide pur rimanendo una pietra. Poi gli avvicina la conchiglia, che è anche un libro: è quello che gli ha detto quelle cose terribili. La conchiglia è, anche, tutta la poesia del mondo, compreso, perche' no?, il poema di Wordsworth.
Il beduino gli dice: ‘Devo salvare queste due cose, la pietra e la conchiglia, entrambi libri’. Volge il viso all’indietro, e vi è un momento in cui Wordsworth vede che il volto del beduino cambia, si riempie di orrore. Anche lui si volge e vede una gran luce, una luce che ha inondato metà del deserto. Questa luce è quella dell’acqua del diluvio che sta per sommergere la Terra. Il beduino si allontana e Wordsworth vede che è anche don Chisciotte, che il cammello è anche Ronzinante e che allo stesso modo che la pietra è il libro e la conchiglia il libro, il beduino è don Chisciotte e nessuna delle due cose ed entrambe nello stesso tempo”…
l’immagine di don Chisciotte che si allontana invincibilmente richiama quella dipinta da Daumier, forse contemporaneamente. E ci è lecito, in aura borgesiana, chiederci se il poeta e il pittore non abbiano fatto lo stesso sogno.”

Leonardo Sciascia (1921–1989) scrittore e saggista italiano

Ore di Spagna

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“Ho esagerato ancora prima di cominciare, perché è vero: niente è mai grave quanto potrebbe essere.”

Amy Hempel (1951) scrittrice e giornalista statunitense

Reasons to Live

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“Il cretino non parla neppure, sbava, è spastico. Si pianta il gelato sulla fronte, per mancanza di coordinamento. Entra nella porta girevole per il verso opposto."
"Come fa?"
"Lui ci riesce. Per questo è cretino. Non ci interessa, lo riconosci subito, e non viene nelle case editrici. Lasciamolo lì."
"Lasciamolo."
"Essere imbecille è più complesso. È un comportamento sociale. L'imbecille è quello che parla sempre fuori del bicchiere.
"In che senso?"
"Così". Puntò l'indice a picco fuori del suo bicchiere, indicando il banco. "Lui vuol parlare di quello che c'è nel bicchiere, ma com'è come non è, parla fuori. Se vuole, in termini comuni, è quello che fa la gaffe, che domanda come sta la sua bella signora al tipo che è stato appena abbandonato dalla moglie. Rendo l'idea?"
"Rende. Ne conosco."
"L'imbecille è molto richiesto, specie nelle occasioni mondane. Mette tutti in imbarazzo, ma poi offre occasioni di commento. Nella sua forma positiva, diventa diplomatico. Parla fuori del bicchiere quando la gaffe l'hanno fatta gli altri, fa deviare i discorsi. Ma non ci interessa, non è mai creativo, lavora di riporto, quindi non viene a offrire manoscritti nelle case editrici. L'imbecille non eice che il gatto abbaia, parla del gatto quando gli altri parlano del cane. Sbaglia le regole di conversazione e quando sbaglia bene è sublime. Credo che sia una razza in via di estinzione, è un portatore di virtù eminentemente borghesi. Ci vuole un salotto Verdurin, o addirittura casa Guermantes. Leggete ancora queste cose voi studenti?"
"Io sì."
"L'imbecille è Gioacchino Murat che passa in rassegna i suoi ufficiali e ne vede uno, decoratissimo, della Martinica. 'Vous êtes nègres?" gli domanda. E quello: "Oui mon général!". E Murat: "Bravò, bravò, continuez!" E via. Mi segue? Scusi ma questa sera sto festeggiando una decisione storica della mia vita. Ho smesso di bere. Un altro? Non risponda, mi fa sentir colpevole. Pilade!"
"E lo stupido?"
"Ah. Lo stupido non sbaglia nel comportamento. Sbaglia nel ragionamento. È quello che dice che tutti i cani sono animali domestici e tutti i cani abbaiano, ma anche i gatti sono animali domestici e quindi abbaiano. Oppure che tutti gli ateniesi sono mortali, tutti gli abitanti del Pireo sono mortali, quindi tutti gli abitanti del Pireo sono ateniesi."
"Che è vero."
"Sì, ma per caso. Lo stupido può anche dire una cosa giusta, ma per ragioni sbagliate.”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano
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