Frasi su anonimo

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema anonimo, essere, vita, mondo.

Frasi su anonimo

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“Le coincidenze sono il modo di Dio per rendersi anonimo.”

Albert Einstein (1879–1955) scienziato tedesco

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“Vittoria contro noi stessi: aver ritrovato dentro noi stessi la dignità dell'uomo. Questo fu il significato morale della Resistenza: questa fu la fiamma miracolosa della Resistenza.
Aver riscoperto la dignità dell'uomo, e la universale indivisibilità di essa: questa scoperta della indivisibilità della libertà e della pace, per cui la lotta di un popolo per la sua liberazione è insieme lotta per la liberazione di tutti i popoli dalla schiavitù del denaro e del terrore, questo sentimento della uguaglianza morale di ogni creatura umana, qualunque sia la sua nazione o la sua religione o il colore della sua pelle, questo è l'apporto più prezioso e più fecondo di cui ci ha arricchito la Resistenza.
Quando si dice che la guerra partigiana si distingue da tutte le altre guerre perché fu una guerra fatta interamente da volontari, si dice giusto, ma non si dice tutto. Essa fu qualcosa di più: un'adunata spontanea e collettiva: un movimento di popolo, una iniziativa di popolo. […]
L'8 settembre, quando cominciò spontaneo e non ordinato da qualcuno questo accorrere di uomini liberi verso la montagna, avvenne qualcosa di misterioso che a ripensarlo oggi sembra un miracolo di cui si stenta a trovare una spiegazione umana. Nessuno aveva ordinato l'adunata: questi uomini accorsero da tutte le parti e si cercarono e si adunarono da sé. […] Quella chiamata fu anonima, non venne dal di fuori: era la chiamata di una voce diffusa come l'aria che si respirava, che si svegliava da sé in ogni cuore, nei più generosi e nei più pigri, un'ispirazione che sussurrava dentro: «Se sei un uomo, se hai dignità d'uomo, questa è l'ora!»”

Piero Calamandrei (1889–1956) politico italiano

“Da qualche mese è iniziato l'anno 2020. Con tutti i nostri propositi, le nostre speranze e il desiderio che questo Nuovo Anno tra l'altro bisestile potessimo avere la possibilità e la certezza di raggiungere i nostri obiettivi, i nostri traguardi e già nella nostra mente la fantasia galoppava felicemente verso le nostre mete da raggiungere. Pronti a lottare e superare gli ostacoli che inevitabilmente avremmo trovato nel nostro cammino. Ma spensierati e ignari nel modo più assoluto che potesse esistere un terribile, orribile e invisibile ma reale distruttivo e pericoloso mostro dai lunghissimi ed enormi tentacoli tanto da potersi estendere rapidamente in tutto il mondo. Devastando i paesi, città e le regioni di tutta Italia. Lasciandoci sbigottiti, increduli, vivendo una quotidianità surreale, diventando timorosi sapendo che questo virus mette a repentaglio le nostre vite, insinuandosi nel nostro corpo facendoci indebolire ed ammalare, rischiando la vita. Il tanto temuto e odiato coronavirus. Un virus che ci ha tolto la possibilità di frequentare la scuola, di divertirsi, di fare pubbliche relazioni. Ci ha tolto la libertà di vivere la vita serenamente, di amare, di andare in chiesa. È un male che fa paura perché si è presentato nelle nostre case e nelle nostre vite come una semplice e banale influenza. Poi i primi contagi, i primi decessi ogni giorno in aumento. Mentre era ed è tutt'ora un virus subdolo e sconosciuto quindi non in grado di controllarlo. Nessuna conoscenza, nessuna sperimentazione, quindi nessun vaccino per poterlo debellare. Un virus anonimo di cui possiamo fare solo prevenzione, avere delle accortezze per quanto riguarda il lavarsi spesso le mani e mantenere le distanze gli uni dagli altri. Attenerci alle regole ferree che ci verranno imposte dal Governo, che dovremo seguire tutti quanti per il bene nostro, per gli altri e per il mondo stesso. Un virus che ha cambiato completamente la vita di tutta la popolazione. Io sono fermamente convinta che con l'aiuto di Dio che è Grande e con il nostro impegno, coraggio, intelligenza e la tenacia di tutti noi, riusciremo a sconfiggerlo, annientarlo e con il tempo rimarrà solo che un triste e lontano ricordo.”

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“E il meccanismo della sorpresa, inteso come improvviso manifestarsi di una realtà alternativa a quella presupposta, che in ogni tipo di narrativa è una semplice opzione nell'ambito della tecnica del racconto, nel romanzo apuleiano si rivela perciò – sia a livello della trama principale che dei racconti secondari – una vera e propria strategia compositiva e uno dei fili conduttori della storia, e di conseguenza un modello di percezione del mondo. Nel mondo delle Metamorfosi niente può considerarsi sicuro – e l'esempio perfetto di questo mondo delle apparenze, in cui ogni cosa appare precaria e ingannevole, è lo stesso protagonista imprigionato nella forma dell'asino e naturalmente ignorato per tutto il tempo dagli altri uomini. […] non ci sono certezze, tutto dev'essere verificato, toccato con mano. L'unica possibilità di sapere è l'esperienza, e la disposizione d'animo più giusta sembra appunto questa credulitas, quest'ansia di mirum che fin dall'inizio caratterizza il protagonista; non si tratta di ingenuità, ma di apertura mentale, un atteggiamento più volte lodato da Lucio stesso: mentre lo scetticismo dell'anonimo compagno di Aristomene – che è presumibilmente quello del lettore – si preclude molte possibilità, l'atteggiamento di chi «vuol sapere tutto, o almeno il più possibile» sembra il più consigliabile.”

Lara Nicolini, introduzione, 2005, p. 31
Le metamorfosi, Citazioni sull'opera

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“Bisognerebbe saper attendere, raccogliere, per una vita intera e possibilmente lunga, senso e dolcezza, e poi, proprio alla fine, si potrebbero forse scrivere dieci righe valide. Perché i versi non sono, come crede la gente, sentimenti (che si acquistano precocemente), sono esperienze. Per scrivere un verso bisogna vedere molte città, uomini e cose, bisogna conoscere gli animali, bisogna capire il volo degli uccelli e comprendere il gesto con cui i piccoli fiori si aprono al mattino. Bisogna saper ripensare a itinerari in regioni sconosciute, a incontri inaspettati e congedi previsti da tempo, a giorni dell'infanzia ancora indecifrati, ai genitori che eravamo costretti a ferire quando portavano una gioia e non la comprendevamo (era una gioia per qualcun altro), a malattie infantili che cominciavano in modo così strano con tante profonde e grevi trasformazioni, a giorni in stanze silenziose e raccolte e a mattine sul mare, al mare sopratutto, a mari, a notti di viaggio che passavano con un alto fruscio e volavano assieme alle stelle - e ancora non è sufficiente poter pensare a tutto questo. Bisogna avere ricordi di molte notti d'amore, nessuna uguale all'altra, di grida di partorienti e di lievi, bianche puerpere addormentate che si rimarginano. Ma bisogna anche essere stati accanto ad agonizzanti, bisogna essere rimasti vicino ai morti nella stanza con la finestra aperta e i rumori intermittenti. E non basta ancora avere ricordi. Bisogna saperli dimenticare, quando sono troppi, e avere la grande pazienza di attendere che ritornino. Perché i ricordi in sé ancora non sono. Solo quando diventano sangue in noi, sguardo e gesto, anonimi e non più distinguibili da noi stessi, soltanto allora può accadere che in un momento eccezionale si levi dal loro centro e sgorghi la prima parola di un verso.”

The Notebooks of Malte Laurids Brigge

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“Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci guardi. A seconda del tipo di sguardo sotto il quale vogliamo vivere, potremmo essere suddivisi in quattro categorie. La prima categoria desidera lo sguardo di un numero infinito di occhi anonimi: in altri termini, desidera lo sguardo di un pubblico. […] La seconda categoria è composta da quelli che per vivere hanno bisogno dello sguardo di molti occhi a loro conosciuti […] C'è poi la terza categoria, la categoria di quelli che hanno bisogno di essere davanti agli occhi della persona amata […] E c'è infine una quarta categoria, la più rara, quella di coloro che vivono sotto lo sguardo immaginario di persone assenti. Sono i sognatori. Ad esempio Franz.”

L'insostenibile leggerezza dell'essere
Variante: Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci guardi. A seconda del tipo di sguardo sotto il quale vogliamo vivere, potremmo essere suddivisi in quattro categorie. La prima categoria desidera lo sguardo di un numero infinito di occhi anonimi: in altri termini, desidera lo sguardo di un publico. La seconda categoria è composta da quelli che per vivere hanno bisogno dello sguardo di molti occhi a loro conosciuti. C'è poi la terza categoria, la categoria di quelli che hanno bisogno di essere davanti agli occhi della persona amata. E c'è infine una quarta categoria, la più rara, quella di coloro che vivono sotto lo sguardo immaginario di persone assenti. Sono i sognatori.

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“Lì [nei quartieri di Spanish Harlem e dell'Upper West Side] ho imparato a osservare le persone, a cercare di indovinare quello che si nasconde dietro un volto anonimo. Prendo appunti ovunque e poi, spesso, si trasformano in canzoni. Amo passeggiare per New York, andare in autobus… fa parte del mio lavoro. Se girassi in limousine non mi accorgerei di nulla.”

Suzanne Vega (1959) cantautrice statunitense

Origine: Corriere della sera, 25 giugno 2009 https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2009/giugno/25/Suzanne_Vega_antidiva_conta_arte_co_9_090625047.shtml Suzanne Vega, l'antidiva: conta l'arte (ma senza urli)

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“Intellettuali nei caffè, | internettologi, | soci onorari al gruppo dei selfisti anonimi.”

Francesco Gabbani (1982) cantante italiano

da Occidentali's Karma, n. 3
Occidentali's karma

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“L'ideale supremo di tutti gli artisti dovrebbe essere: diventare anonimi.”

Massimo Bontempelli (1878–1960) scrittore, saggista e giornalista italiano

1978, p. 762
L'avventura novecentista

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“Il temibile Coronavirus marzo 2020
Capitolo l

Da qualche mese è iniziato l'anno 2020,
con i nostri propositi, le nostre speranze
e il desiderio che questo Nuovo Anno
tra l'altro bisestile potessimo avere
la possibilità e la certezza di raggiungere
i nostri obiettivi, i nostri traguardi e già
nella nostra mente la fantasia galoppava
felicemente verso le nostre mete
da raggiungere, pronti a lottare
e superare gli ostacoli che inevitabilmente
avremmo trovato nel nostro cammino.
Ma spensierati e ignari nel modo più
assoluto che potesse esistere
un terribile, orribile, invisibile, reale,
distruttivo e pericoloso mostro
dai lunghissimi ed enormi tentacoli
tanto da potersi estendere rapidamente
in tutto il mondo.
Devastando i nostri paesi, città e le regioni
di tutta l'Italia lasciandoci sbigottiti,
increduli, vivendo una quotidianità
surreale diventando timorosi sapendo
che questo virus mette a repentaglio
le nostre vite, insinuandosi nel nostro
corpo facendoci indebolire ed ammalare
rischiando di perdere la vita.
Il tanto temuto e odiato Coronavirus.
Un virus che ci ha tolto la possibilità
di frequentare la scuola, di divertirsi,
di fare pubbliche relazioni.
Ci ha tolto la libertà di vivere la nostra vita
serenamente di amare, di andare in chiesa
a pregare. È un male che fa' paura,
si è presentato nelle nostre case
e nelle nostre vite come una semplice
e banale influenza.
Poi i primi decessi ogni giorno
sempre di più, un virus subdolo
e sconosciuto nessuna sperimentazione
quindi nessun vaccino per poterlo
debellare.
Un virus anonimo di cui possiamo
fare solo prevenzione,
avere delle accortezze per quanto riguarda
il lavarsi spesso le mani, mantenere
le distanze gli uni dagli altri e attenerci
alle regole ferree che ci verranno imposte
dallo Stato e che dovremo
seguire tutti quanti per il bene nostro,
per gli altri e per il mondo stesso,
un virus che ha cambiato drasticamente
la vita di tutta la popolazione.
Io sono fermamente convinta
che con l'aiuto di Dio che è grande
e con il nostro impegno, coraggio,
intelligenza e la tenacia di tutti noi,
riusciremo a sconfiggerlo,
annientarlo e con il tempo rimarrà
solo che un triste e lontano ricordo.”

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“La difficile primavera del 1988. Con il pretesto del controllo delle droghe stati polizieschi oppressivi sono stati messi su in tutto il mondo occidentale. La programmazione precisa del pensiero emozione e impressioni sensoriali apparenti secondo la tecnologia descritta nel bollettino 2332 mette gli stati polizieschi in grado di mantenere una facciata democratica dietro la quale denunciano a gran voce come criminali, pervertiti e drogati tutti quelli che si oppongono alla macchina di controllo. Eserciti underground operano nelle grandi città disturbando la polizia con informazioni false attraverso telefonate e lettere anonime. […] Malgrado i diversi scopi e formazioni dei suoi membri costituenti l'underground è d'accordo sugli obiettivi base. Intendiamo marciare contro la macchina della polizia dappertutto. Intendiamo distruggere la macchina della polizia e tutti i suoi archivi. Intendiamo distruggere tutti i sistemi verbali dogmatici. La cellula familiare e le sue cancerose espansioni in tribù, paesi, nazioni noi la sradicheremo alle sue radici vegetali. Non vogliamo più sentire nessuna storia di famiglie, storia di madre, storia di padre, storia di poliziotto, storia di prete, storia di paese o storia di partito. Per dirla in parole povere noi abbiamo sentite abbastanza stronzate.”

«Mamma ed io si vorrebbe sapere»; 1979, pp. 130-131
Ragazzi selvaggi

“Per Maria non c'è uomo anonimo. Ciascuno di noi è chiamato per nome, quel nome che è unico!”

Maurice Zundel (1897–1975) poeta, filosofo, mistico, teologo

Maria. Tenerezza di Dio

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“È però un fatto doloroso che oggi non si stima e non si possiede più la vera libertà. In queste condizioni la convivenza umana, come ordinamento di pace, è interiormente snervata ed esangue, esteriormente esposta ogni istante a pericoli. Coloro, per esempio, che nel campo economico o sociale vorrebbero tutto riversare sulla società, anche la direzione e la sicurezza della loro esistenza; o che attendono oggi il loro unico nutrimento spirituale quotidiano, sempre meno da loro stessi – vale a dire dalle loro proprie convinzioni e conoscenze – e sempre più, già preparato, dalla stampa, dalla radio, dal cinema, dalla televisione; come potrebbero concepire la vera libertà, come potrebbero stimarla e desiderarla, se non ha più posto nella loro vita? Essi cioè non sono più che semplici ruote nei diversi organismi sociali; non più uomini liberi, capaci di assumere e di accettare una parte di responsabilità nelle cose pubbliche. Perciò, se oggi gridano: Mai più la guerra!, come sarebbe possibile fidarsi di loro? Non è infatti la loro voce; è la voce anonima del gruppo sociale, nel quale si trovano impegnati. Questa è la condizione dolorosa, la quale inceppa anche la Chiesa nei suoi sforzi di pacificazione, nei suoi richiami alla consapevolezza della vera libertà umana, elemento indispensabile, secondo la concezione cristiana, dell'ordine sociale, considerato come organizzazione di pace. Invano essa moltiplicherebbe i suoi inviti a uomini privi di quella consapevolezza, ed anche più inutilmente li rivolgerebbe ad una società ridotta a puro automatismo. Tale è la purtroppo diffusa debolezza di un mondo che ama di chiamarsi con enfasi "il mondo libero". Esso si illude e non conosce se stesso”

Papa Pio XII (1876–1958) 260° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

dal radiomessaggio del Natale 1951

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“In tutti i paesi del mondo la ricerca vive di finanziamenti pubblici. Ci sono essenzialmente tre modi per assegnarli: criteri di opportunità politica, indici bibliometrici, o la peer review, la valutazione da parte dei pari, anonima e indipendente. Prima di assumere un docente, qualsiasi dipartimento chiederà cosa ne pensino i rappresentanti della sua disciplina sparsi per il mondo. Il capo del dipartimento manderà una ventina di e-mail ai più noti studiosi in quella disciplina, chiedendo loro di scrivere una o due pagine con una valutazione della ricerca e delle prospettive future del docente in esame, e una comparazione della sua ricerca con quella di altri studiosi della stessa età che insegnano in atenei dello stesso livello. E prima di decidere se pubblicare un lavoro, un direttore di rivista scientifica chiederà a dei referees esterni cosa ne pensano. Questi sottoporranno dei rapporti, con una valutazione dettagliata degli elementi di innovazione nel lavoro e di eventuali difetti, ed eventuali suggerimenti su come correggere questi ultimi. Il direttore della rivista deciderà quindi se accettare il lavoro, rigettarlo, oppure rimandarlo agli autori perché vi apportino modifiche, da far poi valutare nuovamente ai referees. Con questa procedura, le migliori riviste di ogni disciplina pubblicano meno del 10% dei lavori ad esse sottoposte. Infine, molti dipartimenti pagano per essere sottoposti periodicamente alla valutazione dei migliori colleghi di altri atenei che ne indichino i punti di forza e di debolezza.”

Roberto Perotti (1961) economista italiano

Origine: L'università truccata, p. 148

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“Avevo lasciato questo pianeta, abbandonando i poveri terrestri alle loro occupazioni tanto molteplici quanto inutili; finalmente vivevo nello splendore scintillante delle stelle, che mi apparivano grandi come milioni di soli! In altre occasioni non ero riuscito ad ottenere quel tipo di illuminazione per le scene delle mie opere: nel grande teatro dell'Opéra i fondali troppo spesso rimangono in ombra. Ormai non dovevo più rispondere alle lettere, avevo detto addio alle prime rappresentazioni, alle discussioni letterarie e a tutto ciò che vi si mescolava.
Niente giornali, niente cene, niente notti agitate!
Ah! se avessi potuto consigliare ai miei amici di raggiungermi dove mi trovavo. Non avrei esitato a chiamarli a me. Ma l'avrebbero fatto?
Prima di ritirarmi in questo soggiorno lontano avevo scritto le mie ultime volontà (un marito infelice avrebbe approfittato di questa occasione testamentaria per scrivere con voluttà «Le Mie Prime Volontà»). Avevo soprattutto espresso il desiderio di essere inumato a Egreville, vicino alla dimora familiare nella quale avevo vissuto per tanto tempo. Oh! Il buon cimitero! In aperta campagna: in un silenzio che si conviene a coloro che vi abitano.
Avevo evitato che si evitasse di appendere alla mia porta quelle tende nere, fatte apposta per i clienti. Desideravo che una vettura anonima mi facesse lasciare Parigi. Il viaggio, secondo le mie volontà, aveva avuto luogo alle otto di mattina. Un paio di giornali della sera ritennero di dover informare i loro lettori della mia morte.
Alcuni amici – ne avevo ancora la sera prima – andarono ad informarsi dal mio portinaio se la notizia era vera, e lui rispose: «Ahimè! Monsieur è partito senza lasciare indirizzo.» E la sua risposta era vera, perché non sapeva dove mi portasse quella macchina.
All'ora di pranzo, alcuni conoscenti mi fecero l'onore di condolersi; nel pomeriggio si parlò dell'avvenimento addirittura nei teatri, qua e là:
«– Adesso che è morto non lo eseguiranno più così spesso, vero?
«– Sapete che ha lasciato un'opera inedita? Ma non smetterà mai di togliere il lavoro alla gente?
«– Io, parola mia, gli volevo bene! Nelle sue opere avevo sempre dei grossi successi!
Ed era una bella voce di donna a dire quest'ultima frase.
Dal mio editore, piangevano: mi volevano tanto bene!
A casa mia, Rue de Vaugirard, mia moglie e mia figlia, i miei nipoti i miei bisnipoti erano riuniti: e nei singhiozzi quasi provavano una consolazione.
La mia famiglia doveva arrivare a Egreville la sera stessa del mio seppellimento.
E la mia anima (l'anima sopravvive al corpo) sentiva venire tutti questi rumori dalla città che avevo abbandonata. Man mano che la macchina me ne allontanava, le parole, i rumori, si confondevano, e io sapevo, visto che mi ero fatto costruire da parecchio tempo la tomba, che la fatal pietra, una volta sigillata, sarebbe diventata nel giro di poche ore la porta dell'oblio.”

Jules Massenet (1842–1912) compositore francese

da Epilogo in cielo, l'Echo de Paris, 11 luglio 1912; citato nell'epilogo a Don Quichotte, prefazione di Piero Faggioni, Stagione Lirica 1985-86, E. A. Teatro San Carlo, Napoli 1985, p. 84

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“A proposito di Wikipedia, caro Magini, posso dirle soltanto che questa enciclopedia online è uno dei frutti più sorprendenti della grande rivoluzione che il computer personale e Internet hanno provocato nel campo della comunicazione. In un articolo pubblicato dal settimanale Mondo del 13 luglio, Andrea Turi ricorda che la parola "wiki" viene dal linguaggio parlato nelle isole Hawaii e significa "rapido". La parola allude alla rapidità con cui le informazioni appaiono sullo schermo, ma vale anche per il suo straordinario sviluppo in pochi anni. È nata in inglese il 15 gennaio 2001, ma sono bastati soltanto quattro mesi perché venissero create 13 edizioni fra cui una italiana. Oggi il suo sito è uno dei dieci più frequentati nel mondo e registra ogni sei mesi circa sei miliardi di accessi. È una enciclopedia in cui tutti possono scrivere e a cui tutti possono attingere. Si compone di circa sette milioni di voci (poco meno di 350.000 in italiano) ed è scritta in circa 250 lingue da uno stuolo di collaboratori anonimi, curiosi, appassionati di temi particolari e ansiosi di gettare le loro informazioni nel grande mondo della rete. Insomma Wikipedia è una cattedrale che cresce spontaneamente, senza disegni e architetti grazie alla collaborazione di parecchie migliaia di muratori volontari. È inevitabile, in queste condizioni, che qualche colonna sia sghemba, qualche arco mal calcolato, qualche pietra difettosa, qualche prospettiva ingannevole. Ma gli errori ideologici, le sviste e i partiti presi non mi impediranno di continuare a consultarla. Raccomando ai lettori di fare altrettanto con il tradizionale ammonimento che accompagna le buone medicine: usare con cautela.”

Sergio Romano (1929) storico, scrittore e giornalista italiano

da Come insegnare il friulano e leggere Wikipedia http://www.corriere.it/solferino/romano/07-09-25/01.spm, 25 settembre 2007
Lettere al Corriere, Corriere della Sera
Origine: Rispondendo a un lettore preoccupato dell'attendibilità di Wikipedia, il quale citava una versione vandalizzata della voce Sergio Romano contenente opinioni personali e accuse di fascismo.

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“Protagonisti Anonimi, sì ma interpretazione reale.”

Luciano Ligabue (1960) cantautore italiano

da Dove fermano i treni, n. 4
Sopravvissuti e sopravviventi

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“[Nella Spedizione di Borjes] Noi siamo all'ultimo istante, moriamo da bravi.”

José Borjes (1813–1861) generale spagnolo

citato in Anonimo, Cronaca della guerra d'Italia del 1861-1862, Vol. 5, Tipografia Trinchi, Rieti, 1863, p. 440 http://books.google.it/books?id=KR4sAAAAYAAJ&pg=PA439&dq=borjes&hl=it&ei=3lrCTf2qFJWQ4ga_gaHpBA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CCsQ6AEwAA#v=onepage&q=moriamo%20da%20bravi&f=false

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“Milano è "bilanciocentrica", la cultura e l'attenzione per il sociale non esistono. Ma confidiamo nei suoi eroi e nei loro maglioncini magici per risolvere la situazione: un esercito di Ferocissimi Bloggettari Anonimi contro il sistema, ma solo dopo l'aperitivo…”

Manuel Agnelli (1966) musicista, scrittore e produttore discografico italiano

Origine: Dall'intervista di Federico Fiume, E qui Manuel Agnelli spiega le sue canzoni, XL, la Repubblica, maggio 2008.

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“La virtuale eclissi della discussione sui contenuti dell'insegnamento, sostituita da un asfissiante fuoco d'artificio su metodologie, obiettivi, profili ed altra irrilevante cartaccia politico-sindacale, […] rimanda alla grande ipotesi filosofica di Martin Heidegger sulla progressiva dissoluzione e trasformazione della tradizione metafisica occidentale in tecnica planetaria. Il carattere anonimo, impersonale ed autoriproduttivo della tecnica planetaria è effettivamente indifferente ai contenuti culturali che lo accompagnano, contenuti culturali creati, elaborati e discussi in una precedente epoca storica di tipo "metafisico". In questo senso, l'attuale tendenza a trasformare lo stesso Internet da rete di comunicazione agile e veloce (cosa che indiscutibilmente è) in una sorta di orizzonte culturale nuovo ed epocale in sé, che caratterizzerebbe un'intera epoca storia avveniristica lasciandosi alle spalle il vecchio ciarpame librario, deve essere considerata come un segnale significativo. I pedagogisti pazzi, i politici superficiali ed i sindacalisti ciarloni che ritengono forse di essere i soggetti consapevoli e progettuali di queste riforme scolastiche non immagina neppure, anche (ma non solo) per carenza di educazione filosofica, di non essere che gli oggetti inanimati di una trasformazione epocale che non riescono neppure a capire. Sarebbe bene che Umberto Galimberti o Emanuele Severino gliela spiegassero, perché al di sotto di questi nomi "supernoti" essi non darebbero certo ascolto a nessuno.”

Costanzo Preve (1943–2013) filosofo e saggista italiano

Origine: L'educazione filosofica, p. 142

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“Ma chi è che semina le guerre? Se tra uno o tra dieci anni una nuova guerra mondiale scoppierà, dove troveremo il responsabile? Nell'ultima guerra la identificazione parve facile: bastò il gesto di due folli che avevano in mano le leve dell'ordigno infernale, per decretare il sacrificio dei popoli innocenti. Ma oggi quelle dittature sono cadute: oggi le sorti della guerra e della pace sono rimesse al popolo. Questo vuol dire, infatti, democrazia: rendere ogni cittadino, anche il più umile, corresponsabile della guerra e della pace del mondo: toglier di mano queste fatali leve ai dittatori paranoici che mandano gli umili a morire, e lasciare agli umili, a coloro ai quali nelle guerre era riservato finora l'ufficio di morire, la scelta tra la morte e la vita.
Ma ecco, si vede con terrore che, anche cadute le dittature, nuove guerre si preparano, nuove armi si affilano, nuovi schieramenti si formano. Chi è il responsabile di questi preparativi? Si dice che gli uomini, che oggi sono al potere, sono stati scelti dal voto degli elettori: si deve dunque concludere che le anonime folle degli elettori sono anch'esse per le nuove carneficine?
Questa è oggi la terribile verità. La salvezza è solo nelle nostre mani; ma ognuno di noi, se la nuova guerra verrà, sarà colpevole per non averla impedita. […]
Se domani la guerra verrà, ciascuno di noi l'avrà preparata. Non potremo nascondere la nostra innocenza dietro l'ombra dei dittatori: quando c'è la libertà, tutti sono responsabili, nessuno è innocente.”

Piero Calamandrei (1889–1956) politico italiano

Citazioni tratte da articoli de Il Ponte, Dicembre 1946

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“Arrivi qui e ti accorgi che quella città in cui vivi, cioè Parigi, sembra un posto qualunque, anonimo, che subito rifiuti di considerarlo quella capitale del mondo che tutti credono, e nemmeno il centro dell'Europa, perché non ha i colori della Sicilia, né i suoi profumi né i sapori che tingono e incensano l'anima della mia infanzia.”

Claudia Cardinale (1938) attrice italiana

Origine: Citato in Alfonso Stefano Gurrera «Per molti sono ancora Angelica» http://www.idgt.it/Blumedia.nsf/%28ArticoliWWW%29/C1094A32C86972BAC1256F3100362977?OpenDocument, Blu Media, 19 ottobre 2004.

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“Dio è solo la mente che fa gli straordinari (Anonimo).”

Joe R. Lansdale (1951) scrittore statunitense

Origine: La notte del Drive-in 3. La gita per turisti, p. 1

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“Quindi, se da solo non puoi figliare e ti serve un terzo incomodo per fare i comodi tuoi, è meglio tu non debba. […] gli appagati e trionfanti papà, diciamo pure contronatura e contro ogni buonsenso, di questi bambini con una madre senza come possono essere poi tanto appagati? Come possono guardare queste meravigliose creature che gli gattonano attorno e danno ai loro contorti geni, nonché a patrimoni finanziari da non disperdere certo in beneficenza qui e subito, una cinica convinzione di totale appartenenza al mondo sulla pelle di quella anonima madre, snaturata ma senza ignominia, travolta nel suo dolore di eterna bambina violentata da ultimo anche con le migliori intenzioni e senza più un grido per farsi sentire da quel buio rimosso non solo da lei ma anche da chi l'ha sfruttato? Come possono questi padri surrogati di madri surrogate guardare questi figli amatissimi e doppiamente idolatrati quali premi di una hybris vittoriosa senza provare ribrezzo per se stessi al pensiero di quella mammifera incosciente, dolente, abbandonata a se stessa che glieli ha forniti e si è tolta di mezzo, anzi, che è stata di fatto tolta di mezzo magari con un bonifico conclusivo a sigillo di una lettera di credito iniziale? Di un credito di sangue mai più esigibile, estinto – come l'utero che l'ha pompato per nove mesi come se pompasse la ruota sgonfia di una bicicletta non sua?”

Aldo Busi (1948) scrittore italiano

Origine: Da Fecondazione e gay, quel debito da ripagare alle madri surrogate http://www.corriere.it/opinioni/15_marzo_17/quel-debito-ripagare-madri-surrogate-850e1700-cc75-11e4-a3cb-3e7ff6d232c1.shtml?refresh_ce-cp, Corriere.it, 17 marzo 2015.

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“Il moralista borghese è l'uomo della lettera anonima.”

Mario Mariani (1884–1951) scrittore e saggista italiano

da Per l'ultima volta, p. 278

“[Su Fabrice Santoro] Non è sempre stato Mago. A inizio carriera (molto, molto tempo fa) era un pallettaro anonimo. Poi si è messo improvvisamente a giocare a un gioco tutto suo, da quadrumane, dritto e rovescio a due mani e ricami continui. Intortatore sublime, creatore di colpi impensabili.”

Andrea Scanzi (1974) giornalista e scrittore italiano

Origine: Da Australian Open Day 3: Le ultime magie di Santoro http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=241&ID_articolo=47&ID_sezione=523, Lastampa.it, 221 gennaio 2009.

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