Frasi su brutto
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“Nelle ragazze la loquacità è sempre molto brutta.”

Martín Lutero (1483–1546) teologo tedesco

Origine: Breviario, p. 83

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“La vita è così bella, lieve e breve, ma la sua rappresentazione è sempre brutta, pesante e lunga.”

Origine: Citato in Pietro Citati, introduzione ad Anna Karenina, BUR, Milano, 2006, p. V. ISBN 88-17-01152-5

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“La macchina attraversò l'allegra città di San Donà di Piave. Era ricostruita di fresco, ma non era più brutta di una cittadina medio-occidentale ed era fiorente e gaia.”

Ernest Hemingway (1899–1961) scrittore e giornalista statunitense

Origine: Da Di là dal fiume e tra gli alberi, trad. Fernanda Pivano, Milano, Mondadori, 1997, p. 17.

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“La donna possiede (o almeno a tempo mio possedeva, fosse bella o brutta, intelligente o sciocca) un fiuto che non inganna e col quale, credo, legge nel tuo cuore un'ora prima di te.”

Alphonse Karr (1808–1890) giornalista e scrittore francese

Origine: Aforismi sulle donne, sull'uomo e sull'amore, p. 32

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“Non si può immaginare un animale più vivamente colorito, eppure così brutto, come il mandrillo.”

Alfred Edmund Brehm (1829–1884) biologo e scrittore tedesco

Origine: La vita degli animali, Volume 1, Mammiferi, p. 126

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“Il Partito d'Azione è scomparso dalla scena della nostra storia politica appena vi si è affacciato. Gli azionisti hanno dato un contributo e hanno pagato un prezzo molto alto nella lotta di liberazione dell'occupazione tedesca e fascista del Norditalia. Non mi pare che siano ricordati con particolare gratitudine. Anzi, sono diventati un concetto – l'azionismo – non solo esecrabile, ma che in quanto tale si è trasformato in qualcosa che ha a che vedere esclusivamente con un atteggiamento di etica politica (questo sì ha dato e dà fastidio, a destra come a sinistra). "Azionista" racchiude tante e diverse cose: tutte brutte e ormai totalmente sganciate dalle persone e dalle azioni. L'azionismo è diventato una categoria dello spirito, una categoria culturale. Qual è l'immagine che si vuole dare dell'azionista, allora? Innanzitutto è un intellettuale elitario che, in fondo, disprezza la massa, vuole fare la lezione, per di più con la presunzione che sia per il suo bene. Poi, è una "mosca cocchiera", un'anima bella, un generale senza truppe. Infine. è un rigorista che vorrebbe portare nella politica l'etica dei princìpi e delle convinzioni, senza pragmatismi e compromessi. Insomma, dal punto di vista delle capacità politiche, è un pedagogo moralista e velleitario. Ce lo immaginiamo – questo "azionista" – anche come un tipo antropologico a sé: un vecchio trombone (se non nel corpo, nell'anima), magari un "professorone", un moralista che tratta quotidianamente con le grandi idee che non sporcano le mani, mentre gli altri si danno da fare e le mani se le sporcano e si compromettono (loro sì!) nella "feconda bassura" dell'esperienza (espressione kantiana), cioè della "vera vita": insomma, l'azionista è un morto vivente. Un vero disastro umano. In più, è anche un ipocrita perché, mentre incita gli altri all'azione (azionista, appunto) e a correre i rischi, lui se ne sta nella biblioteca di casa sua, oppure con gli amici, come lui "radical chic" che, se hanno un cane, ha il pedigree oppure, ostentatamente, è un cane di strada e coltivano rancore per il mondo e il popolo bue, a caviale e champagne (la gauche-caviar).”

Gustavo Zagrebelsky (1943) giurista italiano
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“Si possono citare dei brutti versi quando sono di un grande autore.”

Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos (1741–1803) scrittore, generale e inventore francese

1999, p. 13
I legami pericolosi

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“Questa "Dolce vita" bisognerebbe farla vedere ai miei seminaristi del quarto anno di teologia perché si rendano conto di quanto è brutto il mondo.”

Giuseppe Siri (1906–1989) arcivescovo cattolico e cardinale italiano

Origine: Citato in Padre Arpa rivela: «Il film "La dolce vita" causò molta apprensione in Vaticano» http://archivio.lastampa.it/m/articolo?id=b2c01f15dc60eaddca11fb1457f3490975a3e592, La Stampa, 17 gennaio 1997, p. 26.

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“Sai, accanto a te tutto sembra bello… Talmente sei brutta!”

Giuseppe Pollicelli (1974) giornalista, poeta e regista cinematografico italiano

Origine: Da Moralista da fumetto, Ed. Mefisto, Roma, 1998.

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“I bambini non danno retta all'esperienza dei genitori e le nazioni ignorano la storia. Le brutte lezioni vanno sempre imparate da capo.”

Albert Einstein (1879–1955) scienziato tedesco

Origine: Aforisma scritto il 12 ottobre 1923; Archivio Einstein 36-589.
Origine: Pensieri di un uomo curioso, p. 138

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“[Alien 3 è] uno dei "film brutti" più belli che abbia mai visto […].”

Roger Ebert (1942–2013) critico cinematografico statunitense

[...] one of the best-looking bad movies I have ever seen [...].

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“Come il comunismo, Zeman vuole il riscatto dei perdenti e dei (presunti) derelitti, sempre demagogicamente considerati la parte buona da contrapporre a quella, ignobile, dei vincenti. Come il comunismo, Zeman ha il suo nemico giurato, la Juventus (identificata con il grande capitale e le sue losche manovre), che è anche un poderoso alibi per giustificare le sconfitte, il comodo bersaglio grosso da colpire ogni volta che gli eventi prendono una brutta piega.”

Giuseppe Pollicelli (1974) giornalista, poeta e regista cinematografico italiano

Origine: Da Altro che ribelle: belle parole e pochi fatti. Zdenek è un comunista... http://www.liberoquotidiano.it/news/Sport/1071107/Altro-che-ribelle--belle-paroli-e-pochi-fatti--Zdenek-e-un-comunista---.html, LiberoQuotidiano.it, 6 settembre 2012.

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“Il tipo è una brutta donna che non sa di esserlo.”

Roberto Gervaso (1937) storico, scrittore, giornalista

L'ora di psicologia (femminile...)
La vita è troppo bella per viverla in due

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“Le isole sono diverse. E se l'isola è piccola è ancora più vero. Guardate l'Inghilterra, è quasi inconcepibile che questa stretta distesa di terra sorregga tanta diversità: il cricket, il tè alla panna, Shakespeare, Sheffield, il fish and chips nel giornale imbevuto d'aceto, Soho, Oxford e Cambridge, il lungomare di Southend, le sedie a sdraio con le righe a Green Park, i Beatles e i Rolling Stone, Oxford Street, i pigri pomeriggi domenicali. Tutte contraddizioni, che marciano tutte insieme come dimostranti ubriachi che non si sono ancora resi conto che la principale causa di protesta sono proprio loro. Le isole sono pionieri, gruppi divisi, malcontento, pesci fuor d'acqua, isolazionisti naturali. Come ho detto, diverse.
Quest'isola, per esempio. Da un capo all'altro soltanto una corsa in bicicletta. Un uomo che camminasse sull'acqua riuscirebbe a raggiungere la costa in un pomeriggio. L'isola di Le Devin, uno dei molti isolotti intrappolati come granchi nelle secche lungo il litorale della Vandea, oscurata da Noirmoutier dal lato prospiciente la costa, dall'Ile d'Yen a sud; in una giornata nebbiosa si potrebbe non notarla affatto. Le carte la citano a malapena. In effetti non merita quasi lo status di isola, essendo poco più che un grappolo di banchi di sabbia con qualche pretesa, una dorsale rocciosa che la solleva dall'Atlantico, un paio di villaggi, un piccolo stabilimento dove mettono il pesce in scatola, un'unica spiaggia. Al capo estremo, casa mia, Les Salants, una fila di casette, appena sufficienti per chiamarlo paese, distribuite fra rocce e dune verso un mare che guadagna terreno a ogni brutta marea. Casa, il posto da cui non si può fuggire, il posto verso cui ruota la bussola del cuore.”

Joanne Harris (1964) scrittrice britannica

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“Gli scrittori di oggi, e ci sono anch'io fra quelli, hanno la tendenza a mettere in risalto l'avvilimento dello spirito, e Dio solo sa quanto spesso la cosa avvenga. Ma quando, qualche volta, questo non succede, è come se si accendesse un faro davanti a noi. E a tale proposito voglio dedicare un momento per spiegare come stanno le cose. A dispetto dei sorrisini provenienti dai sudisti della "Cintura delle Nevrosi" e dagli scrittori, sono convinto che i grandi- Platone, Lao-tsu, Buddha, Gesù, Paolo, oltre ai profeti ebrei- non siano arrivati fino a noi in forza della loro negatività. Chi scrive ha il dovere di incoraggiare, illuminare e dare sollievo alla gente. Se si può dire che la parola scritta sia in qualche modo servita allo sviluppo della specie e a un mezzo sviluppo della cultura, il suo contributo è consistito in questi: che una grande opera può dirsi tale se si offre come un bastone a cui si può appoggiare, una madre a cui ci si può rivolgere, la saggezza che corregge i passi falsi della follia, la forza che soccorre quando si è deboli e il coraggio che viene in aiuto quando si ha paura. Non saprei peraltro dire come si possa affrontare la realtà con un atteggiamento negativo o in preda alla disperazione e chiamare tutto questo letteratura. E' pur vero che siamo fragili, brutti, meschini e litigiosi, ma se quel che siamo fosse tutto qui, saremmo scomparsi dalla faccia della terra ormai da millenni. Questo oggi mi sento di dire, e lo voglio dire in modo chiaro, sì che non lo si debba dimenticare leggendo quanto di terribile e increscioso seguirà in questo libro; e perché il territorio a est dell'non è l'Eden, questo certamente no, ma non si può nemmeno dire che si collochi a un'insuperabile distanza." Da il suo”

John Steinbeck (1902–1968) scrittore statunitense
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