Frasi su caro
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“Eccola finalmente la sua vendetta. Graziantonio Dell'Arco avrebbe colpito Yarno Cantini del Canto degli Angeli in quello che di più caro aveva al mondo. Il suo vino.”

Gaetano Cappelli (1954) scrittore italiano

Origine: Storia controversa dell'inarrestabile fortuna del vino Aglianico nel mondo, p. 141

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“Il Padre Cristoforo è certamente la persona più alta, più ideale del romanzo, è quella che rivela di più le vie misteriose che congiungono il finito con l'infinito. Pare che in lui la religione non sia, a così dire, che una forma che ha assunto la sua stoica virtù, il suo sentimento imprescindibile del dovere. Gli altri personaggi, se ebbero qualche merito in terra, ebbero pure in terra la loro ricompensa. Renzo e Lucia hanno sopravvissuto alla peste per unirsi insieme con nodi che non li separeranno più. Don Abbondio ha la consolazione, grandissima per lui, di veder sparire dal mondo colui che lo teneva in tanta paura. L'Innominato vede quelli stessi ch'egli aveva offeso, rispettarlo e riverirlo. Ma il Padre Cristoforo è cacciato, fatto viaggiare lungi da ciò che aveva di più caro; egli va attraverso la vita oscuro, mendico, paziente; egli va a raccogliersi dove sono più guai, dove più l'uomo soffre tra le piaghe e il tanfo, estenuato, col corpo oppresso ma coll'anima pronta e placida. Il nostro cuore che è affezionato a lui, che lo ammira, gode di vederlo uscire da tanta miseria, e appena ci si sottrae all'occhio qui sulla terra, noi non possiamo a meno di vederlo in cielo. È il Padre Cristoforo solo, adunque, che ci eleva l'anima a dire: dove e quando che sia la virtù non può fallire a una ricompensa. Se questo non fosse vero, la vita sarebbe un campo di guerra e di dolori spaventosi. L'anima ne sarebbe atterrita, ella non vorrebbe sostenerla. Dimenticate il cappuccio di P. Cristoforo, dimenticate i suoi zoccoli e la sua sporta che vi hanno talvolta fatto adirare, e troverete in lui un filosofo: non di coloro che gridano nelle cattedre per raccogliere a sera i plausi nei circoli, ma caritatevole e umile, e non rimane del cappuccino che quella cieca obbedienza colla quale lascia la contrada e Renzo e Lucia negli impacci.”

Giovita Scalvini (1791–1843) scrittore, poeta e patriota italiano

Origine: Foscolo, Manzoni, Goethe, pp. 245-246; in 1973, pp. 265-266

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“Se non ci fossimo noi [donne] a rompere i coglioni, caro, il genere umano si sarebbe estinto da un pezzo.”

Marco Malvaldi (1974) scrittore italiano

Origine: Racconti, Aria di montagna, p. 262

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“[…] Qui c'è anzitutto molta Asia nell'atmosfera… non per nulla si devono brulicare i tipi della Mongolia moscovita! Questa gente" e Settembrini accennò col mento dietro a sé, "non si regoli spiritualmente su di loro, non si lasci contagiare dai loro concetti, ponga invece la sua natura, la sua superiore natura contro la loro, e consideri sacro tutto quanto a lei, figlio dell'Occidente, del divino Occidente, figlio della civiltà, è sacro per natura e tradizione, per esempio il tempo! Codesta liberalità, codesta barbara larghezza del consumo del tempo è stile asiatico… e forse per questo I figli dell'Oriente si trovano così bene quassù. Non ha mai notato che quando russo dice: "quattro ore" non dice più di quando uno di noi dice "una"? Non è difficile immaginare che la noncuranza di costoro in riferimento al tempo dipenda dalla selvaggia vastità del loro paese. Dove c'è molto spazio c'è molto tempo… infatti si dice che sono il popolo che ha tempo può aspettare. Noi no, noi europei non possiamo. Abbiamo poco tempo, come il nostro nobile continente, articolato con tanto garbo, ha poco spazio, noi dobbiamo ricorrere alla precisa amministrazione dell'uno e dell'altro, allo sfruttamento, caro ingegnere! Prenda per simbolo le nostre grandi città, centri e fuochi della civiltà, crogioli del pensiero! Come il terreno vi rincara, È lo spreco di spazio diventa impossibile, nella stessa misura, noti, anche il tempo diviene sempre più prezioso. Carpe diem! Lo disse uno che viveva in una metropoli. Il tempo è un dono di Dio, dato all'uomo affinché usi… ne usi, ingegnere, al servizio dell'umano progresso!”

1992, p. 402-403
La montagna incantata

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“Caro Bettino, come ti ho accennato verbalmente, Radio Fante ha annunciato che dopo la visita a Torino, Guffanti e Cabassi, la Polizia tributaria si interesserà a me… Ti ringrazio per quello che crederai sia giusto fare.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

1980
Origine: Da una lettera inviata a Bettino Craxi, allora leader del PSI; citato in Marco Travaglio, Berlusconi, storia dell'evasore-corruttore da Craxi a Mills http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/08/08/berlusconi-storia-dellevasore-corruttore-da-craxi-a-mills, IlFattoQuotidiano.it, 8 agosto 2013.

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“Dunque," chiese, "tu non apprezzi proprio la fedeltà? La fedeltà alle proprie memorie?"
"Io credo che solo il presente abbia importanza, non il passato. Lasciamolo perdere il passato. Se cerchiamo di mantenerlo in vita, lo alteriamo, lo vediamo in una prospettiva sbagliata… esageriamo sempre."
"Ma io ricordo a perfezione ogni parola e ogni incidente di quei giorni!" esclamò David con passione.
"E non dovresti, caro: perché così rivivi quei giorni col sentimento di un ragazzo, mentre dovresti giudicarli con l'equilibrio e la maturità di un uomo."
"E che importa?"
Hilda esitò. Si rendeva conto che non era saggio proseguire, eppure desiderava troppo dire certe cose.
"Ecco… io credo che tu continui a veder tuo padre come un… mostro. Ne fai una specie di personificazione del male… Probabilmente invece, se lo vedessi oggi, ti renderesti conto che è un uomo qualunque, un uomo forse dominato dalle passioni, non esente da biasimo, ma sempre e soltanto un uomo, non una specie di mostro inumano."
"Non capisci… Il modo in cui ha trattato mia madre…"
"Vi è una certa forma di dolcezza, di sottomissione," disse Hilda gravemente, "che stimola i peggiori istinti di un uomo, mentre lo stesso uomo affrontato con spirito deciso diventerebbe una creatura tutta diversa."
"Dunque, secondo te, è colpa della mamma…"
"No, no," lo interruppe Hilda. "Sono certa che tuo padre deve averla trattata molto male, ma… ma il matrimonio è una cosa specialissima e non credo che un estraneo - sia pure un figlio - abbia il diritto di giudicare tra i coniugi. Comunque, il tuo risentimento attuale non può più aiutare in nulla tua madre… Tutto è finito, ormai: non rimane che un vecchio malandato in salute che desidera rivedere suo figlio per Natale."
"E tu vuoi che io vada?"
Ancora una volta Hilda esitò. Poi si decise.
"Sì," disse. "Desidero che tu vada, e la faccia finita una volta per tutte.”

Hercule Poirot's Christmas

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“La vendetta, caro signore, la vendetta, la quale, èur essendo un peccato da gentiluomo come il vino, le orge, con il loro et coetera, è altrettanto poco cristiano, e non altrettanto senza effusione di sangue. E' meglio scavalcare il recinto di un parco per appostare una dama od una donzella, che sparare contro un vecchio.”

Walter Scott (1771–1832) scrittore e poeta britannico

Variante: La vendetta, caro signore, la vendetta, la quale, pur essendo un peccato da gentiluomo come il vino, le orge, con il loro et coetera, è altrettanto poco cristiano, e non altrettanto senza effusione di sangue. E' meglio scavalcare il recinto di un parco per appostare una dama od una donzella, che sparare contro un vecchio.

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“«Che bel quadretto,» commentò. «I tre evangelisti aggrappati gli uni agli altri si apprestano all'ascensione impossibile.»
«Accidenti,» disse Mathias sollevando Lucien, «perché gli abbiamo dato il terzo piano?»
«Mica sapevamo che beveva come una spugna,» disse Marc. «E poi ti ricordo che non si poteva fare diversamente. L'ordine cronologico prima di tutto: al piano terra l'ignoto, il mistero originale, il disordine generale, il magma primordiale, insomma, le stanze comuni. Al primo piano, vago superamento del caos, qualche modesto tentativo, l'uomo nudo si raddrizza in silenzio, insomma, tu, Mathias. Risalendo la scala del tempo…»
«Cosa c'è da gridare?» domandò Vandoosler il Vecchio.
«Sta declamando,» disse Mathias. «È pur sempre un suo diritto. Non ci sono orari per gli oratori.»
«Risalendo la scala del tempo,» continuò Marc, «scavalcata l'antichità, l'agevole ingresso nel glorioso secondo millennio, i contrasti, gli ardimenti e gli stenti medievali, insomma, io, al secondo piano. Dopodiché, al piano superiore, il degrado, la decadenza, il contemporaneo. Insomma, lui,» pro- seguì Marc scuotendo Lucien per un braccio. «Lui, al terzo piano, che con la sua vergognosa Grande Guerra chiude la stratigrafia della Storia e della Scala. Ancora più su il padrino, che in un modo tutto suo porta avanti lo scardinamento del presente.»
Marc si fermò e tirò un sospiro.
«Capisci che, anche se sarebbe più pratico sistemare questo qui al primo piano, non possiamo mica permetterci di sconvolgere la cronologia rovesciando la stratigrafia della scala. La scala del tempo è tutto quel che ci resta, Mathias! Vuoi buttare all'aria la tromba delle scale, che è l'unica cosa che abbiamo messo in ordine? L'unica, caro mio! Non possiamo permettercelo.»”

Fred Vargas (1957) scrittrice francese

I tre evangelisti: Chi è morto alzi la mano - Un po' più in là sulla destra - Io sono il Tenebroso

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“Mio caro amico, Gorbaciov ha tradito il mondo intero, e non solo Menghistu. Ha distrutto il proprio paese e tutto il movimento internazionale socialista, comunista e nazionalista. È salito al potere dicendo che voleva combattere la corruzione all'interno del vecchio Pcus, dandosi arie di efficientista: invece voleva smantellare il sistema, altro che migliorarlo.”

Menghistu Hailè Mariàm (1937) militare e politico etiope

Variante: Mio caro amico, Gorbaciov ha tradito il mondo intero, e non solo Menghistu. Ha distrutto il proprio paese e tutto il movimento internazionale socialista, comunista e nazionalista. È salito al potere dicendo che voleva combattere la corruzione all'interno del vecchio Pcus, dandosi arie di efficientista: invece voleva smantellare il sistema, altro che migliorarlo.

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“Abbiamo pagato caro l'aver dato rifugio ai ruandesi, che si sono rivoltati contro chi li aveva aiutati.”

Nzanga Mobutu (1970)

Origine: Citato in Matteo Giusti, Il Congo è malato e rimpiange Mobutu http://www.limesonline.com/il-congo-e-malato-e-rimpiange-mobutu/58793, LimesOnline.it, 21 marzo 2014.

“Venuta la guerra, Bombacci ed i suoi furono travolti dai suoi gorghi impetuosi. La considerarono la guerra proletaria per eccellenza ed a suo favore si batterono. E quando dopo la nascita della Repubblica Sociale Italiana, l'antico barbuto e lunghichiomato tribuno comunista partì da Roma verso il Nord, egli non ignorava che lassù soltanto la morte lo avrebbe atteso. Ad un amico che lo consigliava a riflettere sull'opportunità di attendere, rispose stanco ed accorato: «Caro mio, già una volta sono stato tacciato di tradimento. Due volte traditore, no. Io parto. Sarà quel che sarà.»”

Cesare Rossi (1887–1967) politico e sindacalista italiano

Nicola Bombacci, l'apostata impiccato. Traditore due volte, no, p. 278
Personaggi di ieri e di oggi
Variante: Venuta la guerra, Bombacci ed i suoi furono travolti dai suoi gorghi impetuosi. La considerarono la guerra proletaria per eccellenza ed a suo favore si batterono. E quando dopo la nascita della Repubblica Sociale Italiana, l'antico barbuto e lunghichiomato tribuno comunista partì da Roma verso il Nord, egli non ignorava che lassù soltanto la morte lo avrebbe atteso. Ad un amico che lo consigliava a riflettere sull'opportunità di attendere, rispose stanco ed accorato: «Caro mio, già una volta sono stato tacciato di tradimento. Due volte traditore, no. Io parto. Sarà quel che sarà». (Nicola Bombacci, l'apostata impiccato. Traditore due volte, no, p. 278)
Origine: Repubblica Sociale Italiana, citata a volte come Repubblica di Salò. voce su Wikipedia.

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“Forse il caro Cuore afflitto si aprirà a un fiore, che santifica senza che gli venga chiesto, e soccorre senza una Parola. (a Susan Gilbert Dickinson, inizio ottobre 1883, 869”

Emily Dickinson (1830–1886) scrittrice e poetessa inglese

Lettere
Variante: Forse il caro Cuore afflitto si aprirà a un fiore, che santifica senza che gli venga chiesto, e soccorre senza una Parola. (a Susan Gilbert, inizio ottobre 1883, 869

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“Ho inviato un messaggio di congratulazioni al 'Caro leader' Kim Jong-un per l'ottima prestazione del calciatore Kwang-Song Han, da me scoperto, che ieri nella prima giornata del campionato di serie B, ha trascinato con una tripletta il Perugia nella goleada contro l'Entella.”

Antonio Razzi (1948) politico italiano

Origine: Citato in Razzi: 'Han? Ho inviato congratulazioni a Kim Jong-un' http://www.ansa.it/sito/notizie/sport/calcio/2017/08/27/razzi-han-ho-scritto-al-caro-leader_f538c2a1-0516-4d95-b20d-be2abdb3856c.html, 27 agosto 2017.

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“Qualcosa simile a una Farfalla che si vede | nelle Pampas Brasiliane – | solo a mezzogiorno – non più tardi – Caro – | poi – il Permesso scade – || Qualcosa simile a una Rosa – che si rivela – e passa – | Pronta ad essere da Te Colta – | come le Stelle – che riconoscevi la Notte scorsa – | Straniere – Stamane.”

Emily Dickinson (1830–1886) scrittrice e poetessa inglese

J541 – F661, vv. 1-8
Lettere
Origine: Un "carpe diem" reinterpretato dalla fantasia dickinsoniana. [Nota di G. Ierolli in Tutte le poesie. J501 – 550 http://www.emilydickinson.it/j0501-0550.html, EmilyDickinson.]

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“Io non sono caro, ma costoso. Altri sono ben più costosi di me.”

Gualtiero Marchesi (1930–2017) cuoco italiano

Origine: Citato in Il re della "nouvelle cuisine" sbarca alla Rinascente http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,19/articleid,0925_01_1990_0300_0019_12686315/, La Stampa, 23 dicembre 1990.

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“Il conte Cavour uscì fuori un giorno a dirmi: «Convenga con me, che il Connubio fu il più bell'atto della mia vita politica.»
Io lo guardai negli occhi, e poi gli risposi: «A me lo dice? a me che ho durato quasi un anno a persuadere or lei, or Rattazzi onde portarli a quel punto che Ella ben ricorda?» e Cavour scoppiando in una gran risata : «È vero, è vero (già cà l'è vera), mio caro Castelli,» e poi a furia una fregatina di mani.”

Michelangelo Castelli (1808–1875) politico italiano

p. 39
Variante: Il conte Cavour uscì fuori un giorno a dirmi: «Convenga con me, che il Connubio fu il più bell'atto della mia vita politica.»
Io lo guardai negli occhi, e poi gli risposi: «A me lo dice? a me che ho durato quasi un anno a persuadere or lei, or Rattazzi onde portarli a quel punto che Ella ben ricorda?» e Cavour scoppiando in una gran risata : «È vero, è vero (già cà l'è vera), mio caro Castelli,» e poi a furia una fregatina di mani. (p. 39)
Origine: Urbano Rattazzi (1808–1873), politico italiano.

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“Un attimo, vissuto in paradiso | non è pagato troppo caro con la morte.”

I, 5
Don Carlos
Origine: Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 14603-X

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“Caro Cavaliere, lei è come Ceausescu: anche lui, in Romania, controllava tutte le tv, ah, ah!”

Massimo d'Alema (1949) politico italiano, presidente del Consiglio dei Ministri dal 1998 al 2000

2 agosto 1994

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“Che il Biasimo è caro come la Lode | e la Lode effimera come il Biasimo.”

Emily Dickinson (1830–1886) scrittrice e poetessa inglese

J1320 – F1320, vv. 25-26
Lettere
Origine: In Tutte le poesie. J1301 – 1350 http://www.emilydickinson.it/j1301-1350.html, EmilyDickinson, traduzione di G. Ierolli.

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“Auguri di buon lavoro, caro Bilenchi, e di scrivere presto qualcosa di così bello come La siccità.”

Elsa Morante (1912–1985) scrittrice e saggista italiana

Non potrei dirle qualcosa di più bello, perché davvero mi pare difficile. Voglio dire, Lei potrà raccontare molte altre cose, ma in questo libro possiede il senso ideale di come le cose vanno raccontate. Se il mio entusiasmo per questo libro Le potesse venire significato in modo tangibile, Lei si troverebbe addirittura in mezzo a un teatro, fra migliaia di applausi.
Origine: Citato in Paolo Di Stefano, L'eredità negata di Romano Bilenchi https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2009/ottobre/22/EREDITA_NEGATA_ROMANO_BILENCHI_co_9_091022058.shtml, Corriere della Sera, 22 ottobre 2009.

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“Non aveva parole abbastanza potenti da descrivere la bambina prodigio. — Sapete che vi dico, caro? — egli disse.”

Charles Dickens (1812–1870) scrittore, giornalista e reporter di viaggio britannico

Le meraviglie di questa fanciulla non si possono immaginare. [...] Era straordinario; perché la bambina prodigio, quantunque piccina, sembrava d'un'età comparativamente maggiore della statura, e inoltre era rimasta degli stessi precisi dieci anni forse a memoria dei più vecchi abitanti del paese, ma certo da ben cinque anni. (p. 172)
Le avventure di Nicola Nickleby

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“Era un caro uomo il vecchio Schmitz! Dopo le lodi ai suoi romanzi, nulla gli piaceva tanto come raccontare agli amici i ricordi della sua lunga vita commerciale.”

Umberto Saba (1883–1957) poeta italiano

Origine: Citato in Pier Luigi Vercesi, Che talento quel mezzemaniche La rivincita del «filisteo» Svevo http://www.corriere.it/cultura/18_gennaio_02/italo-svevo-coscienza-di-zeno-james-joyce-aragno-saba-scrittore-trieste-bb883b78-eff2-11e7-ae90-7494db7ac3d7.shtml, Corriere.it, 3 gennaio 2018.

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“Ha pagato caro, molto caro, per il suo fischio.”

Benjamin Franklin (1706–1790) scienziato e politico statunitense
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“Angelo Radioso

Brillano
le melanconie vive
in questa sera
dai malesseri
di un cuore trafitto
dai dispiaceri,
e tristi ormai
sono gli effluvi
che ne respira l'anima
ai ricordi del bel tempo,
con te…dolce presenza
dove carezze e sorrisi
sospirati nell'anima,
si mescolavano
tra i silenzi
e le profonde parole
taciute
ma profondamente sentite
nei teneri abbracci
dentro nel cuore
nei desideri che resteranno
lì immobili,
paralizzati,
dove non potranno
mai più realizzarsi
a colpi di battiti di cuore,
quel cuore ora
ormai piangente,
il mio,
in questa livida sera inconsolabile!
E in quei ricordi
che ormai vaganti
nel vento dei sentimenti
aleggiano in questo tempo
che mi investe colpendomi
alle spalle,
gelandomi il respiro!
Morsi nella notte
mi infliggeranno
mentre tenteranno
di approdare
sui terreni fertili
della mia fragilità,
pronta a sprofondare
per non combattere lucida,
ma insistenti e prepotenti
nel porsi soli,
quei morsi di dolore
solo per tentare
di afferrare anche
ormai l'inafferrabile,
i ricordi d'amore
di una figlia, la tua.
Solo per tentare
di riabbracciare
nei segreti profondi
chi,
ormai con un paio d'ali
ha vestito il suo essere,
per esser oltre la terra
della mia vita diventando
Angelo Radioso!
Solo per riabbracciare
chi,
ormai non c'è più,
ma quel flusso d'amore
che ci ha legati,
potente e sconfinato
sigillato nel
profondo dell'essere mio,
vivrà per sempre!
Solo unicamente
per esso,
un ricordo dolce
che ha combattuto
per tutta la sua vita
e tanto amato
la sua famiglia
nel suo meraviglioso
animo radioso
come un angelo
sempre allegro
silenzioso, tanto umile
nelle sue malinconie,
senza far pesare mai
a nessuno le tristezze
dell'anima sua sensibile,
proprio come me!
Nel cielo del mio cuore,
riposerai e sorriderai sempre,
libero dal male
che lentamente ti ha divorato le viscere
e la luce dei tuoi occhi,
e tu in silenzioso
ti spegnevi
nei tuoi sguardi consapevoli
che quel mostro
presto ti avrebbe strappato
dalle mie, dalle nostre braccia
impreparate e impotenti,
ma mai dal mio cuore,
dal nostro cuore.
E io
caro dolce papá …
Ti avrò sempre dentro
di me e
ti amerò per sempre,
non salutandoti mai
con un addio
ma con un"Arrivederci"
in quella certezza vera
in cui noi
abbiamo salda fede,
che un giorno ritorneremo
a essere nuovamente
insieme per sempre
nel verde giardino della pace, eterno regno celeste
sempre radioso come te.”

“Oltretutto Oltremondo

E mi manchi ancora
carezza d'estate
di seta a fiori variopinti
di sussulti e bisbigli d'amore sulla mia rosea bocca
orfana di rugiada
del tuo ardore,
orfana di alacrità
nelle tue movenze,
orfana di quei fondali
nei tuoi occhi colmi
di buriana tinta di porpora,
vento caldo che incendia
il dolce miele
sulla pallida pelle mia
arsa di candore!
Ma il rancore
è un sandolino acredine
che mi porta in alto mare come vogatore vagabondo,
e possiedo un solo remo disuso arrugginito
di salsedine lacrime,
di quei sentimenti crisoberilli
da disperdere
nell'infinito azzurro
dove non puoi sentire
le urla disperate
dei miei lamenti,
non puoi percepire
quanto soffro la tua assenza, non puoi immaginare
quanto mi manchi ancora, oltre la tetra fine
di un tramonto dipinto
col guanto senza indulgenza sul cencio insensato
del nostro fato!
Oh no, caro amor
che il seno del mio livore
ho coperto di timide illusioni tra le frecce ammorbate d'ira. Oh no caro amore mio
non te lo dirò mai più
che ti amo ancor più del sole quando illumina
tutte le sue stelle
per farle sfavillare
al suo sguardo,
come le mie rosse gote
al tuo tenero sguardo
di predilezione!
E mi lascio perdere così,
tra scontrosi fluttui
e forse un'altra onda
mi travolgerà inghiottendomi nelle sue viscere
per assaporare la consistenza del mio essere
come hai fatto tu,
dopo aver rubato lene
a corde di arpa
e canto di musa
le perle della mia gioia
di cui mi cibavo per amarti! Oltremodo, oltretutto, oltremondo.

©Laura Lapietra”

“Radiosa Speme

E mi incammino mero scalzo
nei versi cinerei del tempo
tra le pigre piaghe dei solchi
degli eventi sordi e ostili,
ai riarsi gemiti
in quella ambascia
che m'investe monsonico
nel recinto spinato
prominente di cespugli
di rose assenti
al sorriso della lucente vita
nei miei limiti,
al confine della mia
intrinseca fede
volta alla radiosa speme
di quell'albore che mi veste
di lene intrepidezza
nell'oltrepassare l'acre sentito
del mio lungometraggio,
senza fine ai minuti
del mio irresoluto
destino ricamato
a punto ermellino
sulla pelle di seta del cuore
similare a pioggia di stelle!
Oh cuore mio sei dunque
foce di fiducia nell'avvenire?
Oh caro cuore mio
confidarmi flebile quanto ancor dovrò camminare
per non morire d'emblée
da greve manrovescio,
quando ostile vuol effigermi
sul viso mio riflesso
al propizio astro celeste
senza nebulose che offuschi
a rendermi buona sorte.
Cuor mio terso e impavido
nel cobalto respiro persuaso
da fulgida sterminata fiducia,
sussurrarmi ancora ti prego
quel segreto antico
che ancora e ancora
ti lascia risorgere
da torbide acque
lindo e cheto senza
fronzoli penduli d'incertezze,
a serrarti il sorriso
nella intima pozzanghera
che inghiottire ti vorrebbe!
Ragguagliami inarrestabile
all'invocarti del giorno
e sulle fauci della notte,
affinché di radiosa speme
al sapor di vaniglia
io viva chiara nell'amore
in serbo in grembo alla vita
che a sé mi intreccia,
per non lasciarmi sdrucciolare via
negli arroventati fondali
dai spigolosi enigmi
che inghiottirmi mi vorrebbe,
ed io per sempre ti loderò
come un dio d'oro
originato nel mio petto
unicamente per rendermi
libra nell'essenza d'anima
che designa il mio folklore.
©Laura Lapietra”

Paolo Marraffa photo

“Caro Papa Francesco il mondo ha dimenticato la Parola di Gesù faccia qualcosa di concreto”

https://www.lanuovacalabria.it/paolo-marraffa-scrive-a-papa-francesco-il-mondo-ha-dimenticato-la-parola-di-gesu-la-prego-faccia-qualcosa-di-concreto