Frasi su caro
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“[Caro Babbo Natale, ] metti la tua mano buona e grande sulla testa di Calderoli e spremilo, spremilo, a vedere se esce qualcosa di buono.”

Luciana Littizzetto (1964) attrice, cabarettista e doppiatrice italiana

17 dicembre 2006
Che tempo che fa

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“Ho meditato molto, questi giorni a Bracciano. Il lago era cinese — tutto strisce di nuvole e di luce — separate qua e là da pareti di pioggia. Leggevo Hölderlin senza interruzione; ed era per me come assistere alle letture della Passione in una qualche abbazia perduta tra le montagne. Un vivere ogni parola a capo chino, sommersi nelle lacrime. […]
Caro Gian, dimentichi questa lettera, anzi la bruci per favore. Ma ricordi che solo a lei potevo scrivere così, senza ritegno — come piango su Hölderlin.
«Denn, wie [die] Pflanze, wurzelt auf eignem Grund | Sie nicht, verglüht die Seele des Sterblichen, | der mit dem Tageslichte nur, ein | Armer, auf heiliger Erde wandelt»
Ein Armer, Ecco, è proprio questo.”

Cristina Campo (1923–1977) scrittrice, poetessa e traduttrice italiana

Il mio pensiero non vi lascia
Origine: L'Autrice cita i versi 25-28 dell'Ode Mein Eigentum, La mia proprietà: «Giacché, come una pianta che non ha radici | Nella propria zolla, si spegne l'anima del mortale | Che alla luce del gorno soltanto, un | Misero, vaga sulla sacra terra.» Da Friedrich Hölderlin, Tutte le liriche, Edizione tradotta e commentata e revisione del testo critico tedesco a cura di Luigi Reitani, Mondadori, I Meridiani, settembre 2001. ISBN 8804474076
Origine: Dalla lettera a Gianfranco Draghi da [Roma, aprile 1958], p. 81.

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“Caro Coscioni, la sua è una grande battaglia di civiltà e, per quel che vale, mi iscrivo anch'io alla corsa della "maratona" al suo fianco. […] La libertà di ricerca scientifica è qualcosa di molto importante: non c'è da essere ottimisti ma, la prego caro Coscioni, stamane non si senta solo.”

Paolo Mieli (1949) giornalista e saggista italiano

Origine: Dalla risposta alla lettera al Corriere di Luca Coscioni, 20 dicembre 2002; citato in Libera scienza: la “maratona” di Luca Coscioni http://www.radicalparty.org/it/content/libera-scienza-la-%E2%80%9Cmaratona%E2%80%9D-di-luca-coscioni, RadicalParty.org.

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“Caro presidente [Jean-Claude Juncker], desidero informarla che il governo italiano ha deciso di designare Federica Mogherini, attuale ministro degli esteri, come candidato al ruolo di Alto rappresentante e vicepresidente della Commissione europea.”

Matteo Renzi (1975) politico italiano

Origine: Dalla lettera http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2014/07/31/ue-renzi-designa-mogherini-per-guida-pesc_f199ac75-d557-4ca8-8f41-03138c9b0d00.html al neoeletto presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker.

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“Caro Claudio, tu, nel mio quartiere di Milano sarai sempre il benvenuto. Io alla Garbatella sono stato invitato e ci andrò. Sono gli ignoranti come te con un ricco conto in banca i veri razzisti. È facile pontificare quando non si ha un problema di casa popolare, di mutuo, di disoccupazione, di mezzi pubblici insicuri.”

Matteo Salvini (1973) politico italiano

Origine: Da un'intervista a Il Tempo; citato in Mario Valenza, Botta e risposta tra Claudio Amendola e Matteo Salvini http://m.ilgiornale.it/news/2015/05/10/botta-e-risposta-tra-claudio-amendola-e-matteo-salvini/1126611, Ilgiornale.it, 10 maggio 2015.

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“Il circuito [di Suzuka] è veramente uno spettacolo, ma è molto difficile e tecnico, probabilmente uno dei più difficili del mondiale. Qui si paga a caro prezzo ogni piccola sbavatura.”

Nico Rosberg (1985) pilota automobilistico tedesco

Origine: Citato in Rosberg: "Qui si paga cara ogni piccola sbavatura" http://www.formulapassion.it/2013/10/f1-rosberg-qui-si-paga-caro-ogni-sbavatura/, FormulaPassion.it, 11 ottobre 2013.

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“Il ragazzo divenne serio: il suo volto triangolare assunse una inaspettata espressione virile. "Parto, zione, parto fra mezz'ora. Sono venuto a salutarti." Il povero Salina si sentì stringere il cuore. "Un duello?" "Un grande duello, zio. Contro Franceschiello Dio Guardi. Vado nelle montagne, a Corleone; non lo dire a nessuno, sopratutto non a Paolo. Si preparano grandi cose, zione, ed io non voglio restarmene a casa, dove, del resto, mi acchiapperebbero subito, se vi restassi." Il Principe ebbe una delle sue visioni improvvise: una crudele scena di guerriglia, schioppettate nei boschi, ed il suo Tancredi per terra, sbudellato come quel disgraziato soldato. "Sei pazzo, figlio mio! Andare a mettersi con quella gente! Sono tutti mafiosi e imbroglioni. Un Falconeri dev'essere con noi, per il Re." Gli occhi ripresero a sorridere. "Per il Re, certo, ma per quale Re?" Il ragazzo ebbe una delle sue crisi di serietà che lo rendevano impenetrabile e caro. "Se non ci siamo anche noi, quelli ti combinano la repubblica. Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi. Mi sono spiegato?" Abbracciò lo zio un po' commosso. "Arrivederci a presto, Ritornerò col tricolore." La retorica degli amici aveva stinto un po' anche su suo nipote; eppure no. Nella voce nasale vi era un accento che smentiva l'enfasi. Che ragazzo! Le sciocchezze e nello stesso tempo il diniego delle sciocchezze.”

Origine: Il Gattopardo, pp. 40-41

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“E qual rovinio era sopravvenuto in Sicilia di tutte le illusioni, di tutta la fervida fede, con cui s'era accesa alla rivolta! Povera isola, trattata come terra di conquista! Poveri isolani, trattati come barbari che bisognava incivilire! Ed erano calati i Continentali a incivilirli… e i tribunali militari, e i furti, gli assassinii, le grassazioni, orditi ed eseguiti dalla nuova polizia in nome del Real Governo; e falsificazioni e sottrazioni di documenti e processi politici ignominiosi: tutto il primo governo della Destra parlamentare! E poi era venuta la Sinistra al potere, e aveva cominciato anch'essa con provvedimenti eccezionali per la Sicilia… – Ridere, ridere! – incalzò donna Caterina con più foga. – Lo sa bene anche lei come quegli ideali si sono tradotti in realtà per il popolo siciliano! Che n'ha avuto? Com'è stato trattato? Oppresso, vessato, abbandonato e vilipeso! Gli ideali del Quarantotto e del Sessanta? Ma tutti i vecchi qua gridano: Meglio prima! Meglio prima! La Francia che soffia nel fuoco? Lei si conforta così? Sono tutte calunnie, le solite, quelle che ripetono i ministri, facendo eco ai prefetti e ai tirannelli locali capielettori; per mascherare trenta e più anni di malgoverno! Qua c'è la fame, caro signore, nelle campagne e nelle zolfare; i latifondi, la tirannia feudale dei cosiddetti cappelli, le tasse comunali che succhiano l'ultimo sangue a gente che non ha neanche da comperarsi il pane! Si stia zitto! Si stia zitto! Perché voi lo vedrete, – concluse. Faccio una facile profezia: non passerà un anno, assisteremo a scene di sangue.”

cap. III, p. 59
I vecchi e i giovani

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“Caro Di Pietro, sento il dovere di ringraziarLa per la professionalità ed il senso della misura con il quale conduce la difficile inchiesta a Lei affidata. Voglio esprimerLe la piena solidarietà per la coraggiosa azione Sua e dei Suoi colleghi, perché sappia che all'interno del cosiddetto Palazzo, ai piani alti come ai piani bassi, c'è chi fa il tifo per Lei. […]”

Carlo Giovanardi (1950) politico italiano

Origine: Dalla lettera diffusa in migliaia di copie tramite l'agenzia "Centralità – Area Forlani", 20 maggio 1992; citato in Marco Travaglio, Carta Canta – Giovanardi ieri e oggi http://www.repubblica.it/2003/k/rubriche/cartacanta/17-agosto/17-agosto.html, la Repubblica, 17 agosto 2007

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“Vigiak (Sorte, Foruna, Destino), che ricorda la tradizione pagana, è una delle principali feste armene, che comincia il giovedì dell'Ascensione e dura fino alla domenica di Pentecoste. Alla vigilia dell'Ascensione le ragazze del villaggio si riuniscono e scelgono fra loro una brigatella per organizzare la festa. Le prescelte prendono un'anfora di terra cotta, l'empiono d'acqua attinta a sette fonti o pozzi, ne ornano la bocca con fiori colti in sette campi diversi, poi vi gettano dentro un oggetto caro (bracciali, anelli, grani di monili o di corone, orecchini, fermagli, ecc.), facendo voti di gioia pei parenti e per l'amato, a occhi chiusi e con profondo raccoglimento. La notte dal mercoledì al giovedì, esse nascondono l'anfora in un cantuccio segreto di giardino, all'aperto, per esporla all'influsso delle stelle, e la sorvegliano, perché non sia rapita dai giovanotti, che la cercano per portarla via. Se i giovani vi riescono, le fanciulle, per riaver l'anfora, devono offrir loro gran quantità di non la rapiscano. – La domenica di Pentecoste, le ragazze si raccolgono per l'ultima volta; circondano l'anfora, e, dopo averla baciata, la mettono fra le braccia d'una di loro; poi, un'altra fanciulla, vestita da sposa, a rappresentar appunto la sposa della festa della "Vigiak", trae dal'anfora un oggetto, mentre una vecchia canta un ritornello, di felicità o di mal augurio o di burla; e così via via per ciascun oggetto gettato nell'anfora; onde le fanciulle si rallegrano o si attristano secondo il presagio lieto o triste. Nelle varie contrade dell'Armenia, la festa della Vigiak presenta qualche cambiamento; ma in tutte è deliziosamente gentile e pensosa, degna d'un popolo delle tradizioni derivate dall'India, la più poetica delle antiche nazioni.”

Domenico Ciampoli (1852–1929) scrittore e bibliotecario italiano
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“Una meravigliosa serenità, simile a questo dolce mattino di primavera, mi è scesa nell'anima e io ne godo con tutto il mio cuore. Sono solo e sono lieto di essere vivo in questo luogo creato per anime come la mia. Sono così felice, mio caro, così perduto nel senso di questa serena esistenza che la mia arte ne soffre. Ora non saprei disegnare nemmeno una linea, eppure non sono mai stato un pittore così grande come in questi momenti. Quando la bella valle effonde intorno a me i suoi vapori e il sole alto investe l'impenetrabile tenebra di questo bosco e solo qua e là qualche raggio riesce a penetrare in questo sacrario, e io mi stendo nell'erba alta accanto al torrente e, così vicino alla terra, scopro le piante più diverse e più singolari; quando sento vicino al mio cuore il brulichio del piccolo mondo in mezzo agli steli, le innumerevoli, incomprensibili figure dei bruchi e degli insetti e sento la presenza dell'Onnipotente che ci ha creati secondo la Sua immagine, l'alito del Supremo Amore che ci porta e ci sostiene in un'eterna beatitudine; quando, oh, amico mio!, i miei occhi si smarriscono in questa vertigine e l'universo e il cielo riposano nella mia anima come la figura di una donna amata, io provo allora l'angoscia di un desiderio e penso: oh, se tu potessi esprimere tutto questo, se potessi effondere sulla carta lo spirito di ciò che in te vive con tanta pienezza e con tanto calore, in modo da farne lo specchio della tua anima, come la tua anima è lo specchio del Dio infinito! Amico mio, io mi sento morire e soccombo alla forza e alla magnificenza di queste immagini!”

10 maggio; 1998, p. 9
I dolori del giovane Werther, Libro primo

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“Ci avete trattato magnificamente, amico mio; vi costerà caro”

Jacques Cazotte (1719–1792) scrittore francese

Il diavolo innamorato

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“Un gran proverbio, | caro al Potere, | dice che l'essere | sta nell'avere.”

Giuseppe Giusti (1809–1850) poeta italiano

I, 32
Gingillino

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“È una vergogna come sia diventato caro essere ricchi!”

Quino (1932) fumettista

Origine: Ci è sparito l'orizzonte!, p. 189

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“Caro babbo, lo sai che per me tu eri l'esempio vivente di tutte le perfezioni? Il tuo naso era perfetto, le tue orecchie erano perfette, la forma della tua testa era perfetta, la scriminatura che divideva da una parte i tuoi pochi capelli era perfetta, e tu, mi ricordavi per tutte queste perfezioni che ti attribuivo, un attore, di quel cinema anni Trenta che cominciò a sfornare una serie di divi a cui tutti avremmo voluto assomigliare. C'era solo una piccola cosa in te che non era perfetta: l'unghia dell'indice della tua mano sinistra era leggermente deformata, era un po' più spessa delle altre e incarnita. Normalmente non si notava, ma i bambini hanno un occhio speciale per notare anche la più lieve imperfezione, e io l'avevo notata e ti avevo domandato come mai quell'unghia era diversa dalle altre. Tu mi dicesti che quando eri piccolo un colpo di martello sbagliato ti aveva spappolato la punta del dito e che l'unghia rimarginandosi era diventata così. Io pensai solo al dolore che dovevi aver provato e poi pensai che le unghie delle altre tue dita erano tutte belle tonde e talmente curate che sembravano appena uscite dalla manicure. Più tardi, quando non ero più un bambino ma un adolescente che cominciava a toccarsi facendo fantasie, non so perché una volta mi sorpresi a pensare che forse la storia del colpo di martello non era vera e che quel dito poteva essere difettoso dalla nascita. Perché lo pensai? Forse perché oscuramente sentivo di aver ereditato da te un'imperfezione che non riguardava solo il mio corpo, ma una parte esigente di me che non avevo ancora bene individuata.”

da Lettera al padre, pp. 79-80
L'amorosa inchiesta

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“Caro Giulio [Andreotti], la tua premurosa telefonatina di ieri sera mi ha sorpreso e toccato. Sei proprio molto simpatico! Ammiro e invidio la tua generosa disponibilità verso gli amici. Proverò anche a telefonare a Berlusconi per ringraziarlo dell'omaggio estremamente amichevole.”

Federico Fellini (1920–1993) regista e sceneggiatore italiano

Origine: Citato in Jacopo Iacoboni, Caro Andreotti, caro Fellini l'amicizia tra due arcitaliani http://www.lastampa.it/2012/03/28/cultura/caro-andreotti-caro-fellinil-amicizia-tra-due-arcitaliani-7bjQzwOIzU5hhkHzZABW5J/pagina.html, LaStampa.it, 28 marzo 2012.

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“Bene, eccoci qui sulla soglia di un disastro finanziario e sociale e in questa sala, oggi, abbiamo i quattro uomini che dovrebbero ritenersi responsabili. Eppure abbiamo ascoltato i discorsi più tediosi e tecnocratici che io abbia mai sentito e continuate a negare, a dispetto di ogni considerazione obiettiva, che l'euro sia un fallimento. E chi è il vero responsabile? Chi è il responsabile tra di voi? Ovviamente la risposta è "nessuno di voi", perché nessuno di voi è stato eletto, nessuno di voi ha in effetti qualsivoglia legittimità democratica per i ruoli di cui siete attualmente incaricati all'interno di questa crisi. E in questo vuoto stato di cose, non certo con riluttanza, è entrata Angela Merkel. E stiamo ora vivendo in un'Europa dominata dalla Germania – qualcosa a cui il progetto europeo avrebbe dovuto, in effetti, prevenire. Qualcosa per cui coloro che ci hanno preceduto hanno pagato caro, con il loro sangue, al fine di evitarla. Io non voglio vivere in un'Europa dominata dalla Germania, né lo vogliono i cittadini europei. […] E non soddisfatti di ciò, avete deciso che anche Berlusconi doveva andare; così lui è stato sostituito dal Signor Monti, un ex-commissario europeo, uno degli architetti di questo euro-disastro e un uomo che non era nemmeno un membro del Parlamento. Sta diventando come un racconto di Agatha Christie, dove stiamo cercando di capire chi sarà la prossima persona ad essere fatta fuori. La differenza è che sappiamo chi sono i criminali. Voi dovete essere tutti ritenuti responsabili per ciò che avete fatto. Dovreste essere tutti licenziati. E devo dire, Signor Van Rompuy, 18 mesi fa, quando ci siamo incontrati per la prima volta, mi sono sbagliato sul suo conto. Avevo detto che sarebbe stato l'assassino silenzioso della democrazia degli stati nazionali, ma non più, lei è piuttosto rumoroso a proposito, non è così? Lei, un uomo non eletto, si è recato in Italia dicendo: "L'Italia ha bisogno di riforme, non di elezioni". Cosa, in nome di Dio, Le dà il diritto di dire questo al popolo italiano?”

Nigel Farage (1964) politico britannico
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“Fuggo i paterni tetti, e i patrii lidi, | Ma con tremante pié, mi lascio a tergo | Passo, e con questi, che di pianto aspergo, | Per voi rimiro amati colli, e fidi. || I tuoi, si vuole il Ciel, vezzi omicidi | Sirena disleal, dal cor dispergo; | E caro men, ma più securo albergo | Pellegrino ricerco, ov'io m'annidi.”

Giovan Battista Marino (1569–1625) poeta italiano

da Fuggo i paterni tetti, e i patrii lidi, in La vita e le opere di Giambattista Marino http://www24.us.archive.org/stream/lavitaeleoperedi00meng/lavitaeleoperedi00meng_djvu.txt, a cura di Mario Menghini, tip. Metastasio, 1888

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