Frasi su figlie
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“Ho notato spesso che siamo inclini a dotare i nostri amici della stabilità tipologica che nella mente del lettore acquistano i personaggi letterari. Per quante volte possiamo riaprire, non troveremo mai il buon re che fa gazzarra e picchia il boccale sul tavolo, dimentico di tutte le sue pene, durante un'allegra riunione con tutte e tre le figlie e i loro cani da compagnia. Mai Emma si riavrà, animata dai sali soccorrevoli contenuti nella tempestiva lacrima del padre di Flaubert. Qualunque sia stata l'evoluzione di questo o quel popolare personaggio fra la prima di e la quarta di copertina, il suo fato si è fissato nella nostra mente, e allo stesso modo ci aspettiamo che i nostri amici seguano questo o quello schema logico e convenzionale che noi abbiamo fissato per loro. Così X non comporrà mai la musica immortale che stonerebbe con le mediocri sinfonie alle quali ci ha abituato. Y non commetterà mai un omicidio. In nessuna circostanza Z potrà tradirci. Una volta predisposto tutto nella nostra mente, quanto più di rado vediamo una particolare persona, tanto più ci dà soddisfazione verificare con quale obbedienza essa si conformi, ogni volta che ci giungono sue notizie, all'idea che abbiamo di lei. Ogni diversione nei fatti che abbiamo stabilito ci sembrerebbe non solo anomala, ma addirittura immorale. Preferiremmo non aver mai conosciuto il nostro vicino, il venditore di hot-dog in pensione, se dovesse saltar fuori che ha appena pubblicato il più grande libro di poesia della sua epoca.”

Lolita

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“Una croce nera sul petto dell'italiano, | senza intaglio, rabesco, splendore, | conservata da una famiglia povera | e portata dall'unico figlio…| Giovane nativo di Napoli! | Cos'hai lasciato sui campi di Russia? | Perché non hai potuto esser felice, | circondato dal celebre golfo? | Io che ti ho ucciso vicino a Mozdòk | sognavo tanto il vulcano lontano! | O, come sognavo nelle distese del Volga | almeno una volta di andare in gondola! | Ma io non son venuto con la pistola | a portarti via l'estate italiana | e le mie pallottole non hanno fischiato | sulla santa terra di Raffaello! | Qui ho sparato! Qui dove sono nato, | dov'ero orgoglioso di me e degli amici, | dove gli epici canti dei nostri popoli | non risuonano mai in traduzioni. | Forse che l'ansa del medio Don | è studiata da uno scienziato straniero? | La nostra terra, la Russia, la Rus, | l'ha seminata una camicia nera? | T'hanno portato qui in una tradotta | per conquistare lontane colonie, | perché la croce del cofanetto familiare | crescesse alle dimensioni d'una croce di tomba… | Non permetterò che la mia patria sia portata | oltre le distese di mari stranieri! | Io sparo. E non c'è giustizia | più giusta della mia pallottola! | Non sei mai stato né vissuto qui!… | Ma è sparso sui campi nevosi | l'azzurro cielo italiano, | sotto il vetro degli occhi morti.”

Michail Arkad´evič Svetlov (1903–1964) poeta russo

L'Italiano
Origine: Traduzione di Vittorio Strada, citato in Salvatore Giujusa, Uomini e tempi, [Corso di Storia per il triennio degli Istituti Tecnici, vol. 3, Dai combattenti delle barricate quarantottesche ai pedoni dello spazio], Morano Editore, Napoli, 1970, pp. 419-420.

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“Un plug chiama la figlia Molly, colmo dei colmi.”

Marracash (1979) rapper italiano

da Sport - I muscoli, n. 9
Persona

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“La risposta delle masse è di sinistra | con un lieve cedimento a destra. | Son sicuro che il bastardo è di sinistra, | il figlio di puttana è a destra.”

Giorgio Gaber (1939–2003) cantautore, commediografo e regista teatrale italiano

da [[Destra e sinistra|Destra/sinistra], disco 2, n. 7
E pensare che c'era il pensiero

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“Come i bambini, la maggior parte dei cagnolini chiedono di essere amati e di poter amare; ma Stickeen sembrava proprio un Diogene che voleva soltanto essere lasciato solo: un vero figlio del mondo selvaggio, che voleva tenere nascosto il corso della sua vita con il silenzio e la serenità della natura.”

John Muir (1838–1914) ingegnere, naturalista e scrittore scozzese

Origine: da "Stickeen. Storia di un cane", traduzione e cura di Saverio Bafaro e Massimo D'Arcangelo, La Vita Felice, Milano, 2022, ISBN 9788893465243

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“[Riferendosi a Carlo Verdone] A Carlè, magari avessi avuto un figlio come te, anche se proprio bello nun sei… Oh, non giudicatelo dalla faccia perché Carlo è un ragazzo intelligente… A Carlè, io vorrei ave' l'età tua, cieco de n'occhio.”

Alberto Sordi (1920–2003) regista, attore, doppiatore, cantante

Origine: Citato in Roberto D'Agostino, Chi è, chi non è, chi si crede di essere, Arnoldo Mondadori, 1988. ISBN 8804313757

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“La verità è figlia dell'ispirazione; analisi e dibattito ci tengono lontani dalla Verità.”

Khalil Gibran (1883–1931) poeta, pittore e filosofo libanese

Massime spirituali

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“Il sarcofago di Giulietta [a Verona], semplice, aperto, con foglie appassite intorno, nel vasto e desolato giardino di un convento, è triste come fu triste il suo amore. Ho portato via alcuni pezzetti per darli a mia figlia e alle mie nipoti.”

George Gordon Byron (1788–1824) poeta e politico inglese

Origine: Citato in Tomba di Giulietta http://www.verona.com/index.cfm?Page=Guida&section=luoghi&id=177, Notiziario BPV, numero 2, anno 1995.

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“La pigrizia è il rifugio degli spiriti deboli.”

Philip Stanhope, IV conte di Chesterfield (1694–1773) nobile e politico inglese

Origine: Da Lettere al figlio.

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“Dio non si accontenta di un grazie cordiale. Vuole riconoscere nei cristiani il Figlio.”

Hans Urs Von Balthasar (1905–1988) presbitero e teologo svizzero

Cordula

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“Non si può percepire nessuna singola parola senza ascoltare il Figlio che è la Parola.”

Hans Urs Von Balthasar (1905–1988) presbitero e teologo svizzero

Nella preghiera di Dio

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“Per vedere la maga figlia del gran sole, | spingendoti fuori da questi rifugi, | senza ostacoli verrai nel dominio Circeo, | che non è affatto racchiuso entro angusti confini. | Per vedere le belanti pecore e i muggenti buoi, | per vedere i saltellanti padri dei capretti, | tu verrai, e per vedere tutti quanti gli animali del campo, | e tutte le belve della selva. | Con vario ed armonioso canto si leveranno qua e là i volatili nel cielo, | aggirandosi per la terra, sull'onda e nell'aere. | Mentre lasceranno che tu passi indisturbato i pesci del mare, | mantenendosi nel loro naturale silenzio. | Bada però che quando ti accosterai alla dimora, | per ritrovare gli animali domestici: | allora infatti proprio di fronte alle porte ed all'ingresso dell'atrio | facendosi avanti tutto fangoso, | ti correrà incontro il porco, e se per caso gli andrai troppo accosto, | col fango, colle zanne e con gli zoccoli | quello ti morderà, ti sporcherà, ti calpesterà, | e col suo grugnito t'importunerà. | Sulla soglia poi, e nello stesso ingresso dell'atrio, | il genere di bestie latranti che là se ne sta in ozio, | ti sarà molesto per il gran abbaiare, | e terribile per le fauci. | Se per questo non smarrirai il senso, e se neanche i cani si infurieranno, | per timore tu delle loro zanne, quelli del tuo bastone, | quelli non ti morderanno, tu non li picchierai: | sarai libero di passare, né quelli ti saranno di ostacolo. | Superate con solerte industria tutte queste prove, | mentre ti addentri nei luoghi più celati, | ti verrà incontro il solare volatile, il gallo, | per condurti in presenza della figlia del sole.”

Giordano Bruno (1548–1600) filosofo e scrittore italiano

da Giordano al libro; 2008

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“Il desiderio di individuare uno scopo in ogni dove è naturale in un animale che vive circondato da macchine, da opere d'arte, da strumenti e da manufatti aventi una precisa destinazione; un animale, per di più, i cui pensieri sono costantemente dominati dai propri obiettivi personali. Un'automobile, un apriscatole, un cacciavite o un forcone giustificano tutti la domanda: "A che cosa serve?". È probabile che i nostri predecessori pagani si siano posti il medesimo interrogativo sul tuono, sulle eclissi, sulle rocce e sui corsi d'acqua. Oggi ci facciamo vanto di esserci scrollati di dosso questo animismo primitivo. Se una pietra che si trova nel mezzo di un ruscello si rivela un comodo punto di appoggio per attraversarlo, noi consideriamo la sua utilità come un beneficio casuale, non come un vero e proprio scopo. Ma la tentazione atavica riaffiora prepotentemente quando veniamo colpiti da una tragedia (la parola stessa "colpiti" ha un'eco animistica): "Perché, perché il cancro/il terremoto/l'uragano ha colpito proprio mio figlio?". E la medesima tentazione può diventare addirittura motivo di compiacimento quando il dibattito verte su argomenti come l'origine di tutte le cose o le leggi fondamentali della fisica, nel qual caso culminerà puntualmente nella vuota domanda esistenziale "Perché vi è qualcosa invece del nulla?"”

Richard Dawkins (1941) etologo, biologo e divulgatore scientifico britannico

Ormai ho perso il conto delle volte in cui qualcuno si è alzato al termine della conferenza per proclamare: "Voi scienziati siete molto bravi a rispondere alle domande sui "Come", ma dovreste ammettere di essere impotenti dinanzi alle domande sui "Perché" ".
Il Fiume della Vita

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“Non sarà mai detto ch'io mi sia dannato per l'amore d'alcun figlio di re cristiano.”

Falstaff, parte I, atto I, scena II, p. 160
Enrico IV

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“Dobbiamo liberarli!
Prova! Una volta è venuto un liberatore, ma fu inchiodato sulla croce.”

August Strindberg (1849–1912) scrittore e drammaturgo svedese

Dialogo fra la figlia e il poeta
Il sogno

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“Cos'è la poesia?
Non è la realtà, ma più della realtà… Non è un sogno, ma sognare da svegli…”

August Strindberg (1849–1912) scrittore e drammaturgo svedese

Dialogo fra il poeta e la figlia
Il sogno

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“[Sul figlio Martin Amis] È intelligente, vedi, ma è anche un fottutissimo idiota, anzi peggio, molto peggio, perché lo è diventato tardi nella vita.”

Kingsley Amis (1922–1995) poeta, scrittore, critico letterario

Origine: Da una lettera a Philip Larkin; citato in Martin Amis: vi racconto i miei drammi https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2000/giugno/07/MARTIN_AMIS_RACCONTO_MIEI_DRAMMI_co_0_0006075899.shtml, Corriere della Sera, 7 giugno 2000.

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“Lo sport è un figlio del progresso e contribuisce già per conto suo all'istupidimento della famiglia.”

Karl Kraus (1874–1936) scrittore, giornalista e aforista austriaco

Detti e contraddetti

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“Mio figlio rideva di una burla quando fu ammazzato. La sapessi, | Mi servirebbe in tempi in cui le burle scarseggiano.”

Rudyard Kipling (1865–1936) scrittore e poeta britannico

da Un figlio, p. 155
Poesie

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“Io dicea fra me stesso pensando: 'Ecco | la gente che perdé Ierusalemme, | quando Maria nel figlio diè di becco!'.”

Dante Alighieri (1265–1321) poeta italiano autore della Divina Commedia

XXIII, 28-30

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“Quando, novello Procida, | e più vero e migliore', innanzi e indietro, | arava ei l'onda sicula; […].”

Giosue Carducci (1835–1907) poeta e scrittore italiano

Alla figlia di Francesco Crispi, vv. 17-19
Rime e ritmi
Origine: Per il refuso su più vero e maggiore, Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 732.

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“«Sono figlia del sole» mi diceva una lentiggine sul naso di Tizia.”

Stanisław Jerzy Lec (1909–1966) scrittore, poeta e aforista polacco

Pensieri spettinati

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“Scrivo ancora. Nei primi quattro mesi di quest'anno ho scritto duecentocinquanta poesie. Sento ancora la follia scorrermi dentro, ma ancora non ho scritto le parole che avrei voluto, la tigre mi è rimasta sulla schiena. Morirò con addosso quella figlia di puttana, ma almeno le avrò dato battaglia. E se fra voi c'è qualcuno che si sente abbastanza matto da voler diventare scrittore, gli consiglio va' avanti, sputa in un occhio al sole, schiaccia quei tasti, è la migliore pazzia che possa esserci, i secoli chiedono aiuto, la specie aspira spasmodicamente alla luce, e all'azzardo, e alle risate. Regalateglieli. Ci sono abbastanza parole per noi tutti.”

Charles Bukowski (1920–1994) poeta e scrittore statunitense

da La mia pazzia; p. 93
Confessioni di un codardo
Variante: Sento ancora la follia scorrermi dentro, ma ancora non ho scritto le parole che avrei voluto, la tigre mi è rimasta sulla schiena. Morirò con addosso quella figlia di puttana, ma almeno le ho dato battaglia. E se fra voi c'è qualcuno che si sente abbastanza matto da voler diventare scrittore, gli consiglio va' avanti, sputa in un occhio al sole, schiaccia quei tasti, è la migliore pazzia che possa esserci, i secoli chiedono aiuto, la specie aspira spasmodicamente alla luce, e all'azzardo e alle risate. Regalateglieli. Ci sono abbastanza parole per noi tutti.

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“Castel Gandolfo, 12 Ottobre.
Io sono un figlio della pace e continuerò a stare in pace con tutto il mondo, dal momento che sono arrivato a conchiuderela con me stesso.”

Johann Wolfgang von Goethe (1749–1832) drammaturgo, poeta, saggista, scrittore, pittore, teologo, filosofo, umanista, scienziato, critico d'arte e…

ed. 1991

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“Il deserto cresce; guai a colui che cela deserti dentro di sé!”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

IV, Tra figlie del deserto, Montinari 1972

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“Una madre ama di solito in suo figlio più sé che il figlio stesso.”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

I, 385; 2011

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“Federico scrisse lAntimachiavelli, ma non si trattava di ipocrisia, era semplicemente letteratura. Amava l'umanesimo, la ragione, la secca chiarezza — un amore problematico, derivato dagli elementi demoniaci e utilitari riuniti in lui. Così amava Voltaire, il figlio dello spirito, il padre dell'illuminismo e di ogni cultura antieroica. Baciava la mano magra che scriveva: «Odio tutti gli eroi», ed egli stesso faceva dell'ironia sulla guerra dei sette anni con le parole «debolezze eroiche». Metteva però anche nero su bianco: se avesse voluto punire una provincia, l'avrebbe fatta governare da letterati; il suo illuminismo era così superficiale, che se ne sentiva immune. Quando poi vuole chiarire il vero motivo che lo ha indotto a scambiare la dolce quiete di una vita dedita alla letteratura con i tremendi sforzi ed i sanguinosi orrori della guerra, parla in generale di un «segreto istinto». Ciò che egli definisce in questo modo era più forte della letteratura: diresse le sue azioni e decise della sua vita; ed è un concetto tipicamente tedesco che questo istinto segreto, questo elemento demoniaco fosse in lui sovrumano: era la forza del destino, lo spirito della Storia.
In fondo era una vittima. Egli pensava ad ogni modo di essersi sacrificato: nella giovinezza per il padre e nella maturità per lo Stato. Ma sbagliava se pensava che sarebbe stato libero di agire diversamente. Era una vittima. Doveva agire ingiustamente e vivere contrariamente al pensiero; non gli fu concesso di essere un filosofo, ma dovette fare il re, perché un grande popolo compisse la sua missione nel mondo.”

Thomas Mann (1875–1955) scrittore e saggista tedesco

Origine: Federico e la grande coalizione, pp. 77 sg.

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