Frasi su lettera
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“Nei Salmi troverà tutto, la storia mia e la sua, e tutto gettato meravigliosamente in grembo a Dio, un enorme diario di tutto l'uomo scritto per i soli occhi di Dio.”

Cristina Campo (1923–1977) scrittrice, poetessa e traduttrice italiana

Lettere a Mita
Origine: Dalla lettera a M. Pieracci Harwell del 24, S. Mattia [febbraio 1966, Quaresima], p. 206.

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“Mi figuro che perfino chi gli sia vicino, premuto, per così dire, contro lastre di vetro, avverte queste vedute e queste intenzioni come uno che ne sia escluso; infatti le esperienze di Trakl si svolgono come in visioni riflesse ed empiono tutto il suo spazio che è inaccessibile. (Chi sarà stato mai?).”

Rainer Maria Rilke (1875–1926) scrittore, poeta e drammaturgo austriaco

da una lettera di Rilke a Ludwig von Ficker, mecenate di Trakl, 1915
Origine: Citato in Georg Trakl Poesie, introduzione, traduzione e note di Ervino Pocar, Rizzoli, Milano, 1974, p. 154.

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“Se non ci mettiamo al servizio dell'umanità, chi dovremmo servire?”

Abigail Adams (1744–1818) first lady statunitense

da Lettera a John Thaxter, 29 settembre 1778

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“Io amo molto Fermo, […] la sorella carnale di Urbino, più bionda, più pingue e di carattere più aperto e dolce.”

Paolo Volponi (1924–1994) scrittore italiano

Origine: Da una lettera del 1976 allegata a una pubblicazione fuori commercio di 14 disegni su Fermo di Giuseppe Pende; citato in Corriere News, n. 16/2004, 13 agosto 2004, p. 21.

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“due pazientemente. Verrà, e sarà magnifico dopo tanto tempo ripercorrere i momenti trascorsi insieme che, come tante altre cose, ora appaiono così lontani, per non dire inconcepibili.”

David Pinsent (1891–1918) filosofo britannico

da Lettera di David Pinsent a Wittgenstein, del [31 maggio 1916], p. 141
Vacanze con Wittgenstein

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“Presto ritornerò a questa lieta Firenze, dove solamente posso vivere.”

Pietro Giordani (1774–1848) scrittore italiano

dalla lettera XVIII, citato in Gesualdo Vannini, Introduzione a La Vita e le Opere di Raffaello Lambruschini, Tipografia Guainai, Eboli 1907

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“[Nello scrivere] Tenetevi tutti lontani da ogni eccesso e di stile e di passione, e farete cosa utilissima e onestissima.”

Giuseppe Giusti (1809–1850) poeta italiano

dalla lettera a Matteo Trenta, Firenze, 14 febbraio 1848, vol. II, n. 329, p. 312
Epistolario

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“Il Dio delle Favole è quello dei romantici, è il dio di Fichte, di Hegel, che noi abbiamo conosciuto purtroppo, in letteratura, prima del Dio vero.”

Vincenzo Cardarelli (1887–1959) poeta e scrittore italiano

da Al critico letterario dell'«Osservatore Romano», in Lettere non spedite; in Opere, p. 872

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“Il moralista borghese è l'uomo della lettera anonima.”

Mario Mariani (1884–1951) scrittore e saggista italiano

da Per l'ultima volta, p. 278

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“[…] ah Larte è multo dificile quando si tiene per punto di vista che il disegnio è pane il colore è carne, queste due sostanze non costituiscono che il pitore. Ma Lartista dev'esere un individualità distinta e originale caraterizzata e improntata dal proprio sentimento coi mezi piú semplici della natura.”

Giovanni Segantini (1858–1899) pittore italiano

da Lettera a Vittore Grubicy de Dragon da [Carella] del I/21 82, p. 23
Venticinque lettere
Origine: L'edizione in bibliografia riproduce per la prima volta la lezione originaria, non emendata, delle venticinque lettere di Giovanni Segantini.

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“La differenza che è tra gli uomini e gli altri animali, per grandissima che ella sia, chi dicesse poter darsi poco dissimile tra gli stessi uomini, forse non parlerebbe fuor di ragione.”

Galileo Galilei (1564–1642) scienziato italiano

dalla lettera introduttiva al Serenissimo Gran Duca
Dialogo sopra i due massimi sistemi

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“Tu devi capire che ogni uomo ha da proporsi un fine nella sua vita, e a quello tendere costantemente, unicamente, se vuole riuscire a qualche cosa.”

Francesco Domenico Guerrazzi (1804–1873) politico e scrittore italiano

dalla lettera a Giovanni Bertani, 22 decembre 1850; in Lettere , p. 232 http://www.forgottenbooks.com/readbook_text/Lettere_v1_1300004654/245
Lettere

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“La matematica rende lo spirito giusto in matematica, e le lettere lo rendono giusto in morale. La matematica insegna a fare ponti e la morale insegna a vivere.”

Joseph Joubert (1754–1824) filosofo e aforista francese

Da Carnets; citato in Le petit philosophe de poche, Textes réunis par Gabriel Pomerand

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“Il vapore sibilava nel calorifero con il suo canto monotono, e dalle tubature sembrava parlare a Herman per consolarlo: «Tu non sei solo, sei un elemento dell'universo, un figlio di Dio, parte integrante del creato. La tua sofferenza è la sofferenza di Dio, il tuo struggimento è il Suo. Ogni cosa è giusta. Che la verità ti si riveli e ti colmi di gioia».
All'improvviso Herman sentì uno squittio. Il topo era uscito furtivamente nell'oscurità e si guardava attorno con cautela, come per il timore di un gatto in agguato nelle vicinanze. Herman trattenne il respiro. "Non aver paura, creatura santa, nessuno ti farà del male." La osservò avvicinarsi al piattino dell'acqua e berne un sorso, poi un secondo e un terzo e infine mettersi a rosicchiare pian piano il formaggio.
"Come potrebbe esistere una meraviglia più grande?" pensò Herman. "Ecco un topo, figlio di topi, nipote di topi, frutto di milioni, di miliardi di topi che sono vissuti, hanno sofferto, si sono riprodotti, e che adesso sono scomparsi per sempre, ma hanno lasciato un erede, l'ultimo, sembra, della sua stirpe. Eccolo lì che mangia. Che cosa penserà tutto il giorno nel suo buco? A qualcosa deve pur pensare. Ha una mente, un sistema nervoso; fa parte della creazione di Dio alla stessa stregua dei pianeti, delle stelle, delle lontane galassie."
Il topo alzò improvvisamente la testa e lo fissò con uno sguardo umano, pieno d'amore e di gratitudine. Herman immaginò che lo stesse ringraziando.”

L'uomo che scriveva lettere; 2005, p. 716
Racconti

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“Mentre scrivo queste righe, mi viene in mente che la caratteristica particolare della maggior parte delle cose che consideriamo fragili è quanto siano invece robuste. Da bambini facevamo dei giochi con le uova per dimostrare come fossero in realtà minuscoli edifici di marmo estremamente resistenti; mentre ci dicono che il battito delle ali di una farfalla, se fatto nel punto giusto, può creare una tempesta al di là dell'oceano. Il cuore si può spezzare, ma è il più forte dei nostri muscoli, capace com'è di pompare sangue per lo spazio di una vita, settanta volte al minuto, e senza quasi perdere un colpo. Perfino i sogni, la più delicata e intangibile delle cose, possono dimostrarsi assai resistenti a ogni tentativo di distruggerli. I racconti, come le persone e le farfalle e le uova di usignuolo e i cuori umani e i sogni, sono cose fragili, fatti con niente di più forte e duraturo che ventisei lettere e una manciata di segni di interpunzione. Oppure sono parole nell'aria, composte di suoni e di idee – astratte, invisibili, che svaniscono appena pronunciate – e cosa può esserci mai di più fragile? Ma ci sono piccoli e semplici racconti su avventure e persone capaci di cose incredibili, storie di miracoli e mostri, che sono durati molto più a lungo di coloro che le hanno narrate, e alcune sono durate anche più a lungo delle terre in cui sono nate.”

Neil Gaiman (1960) fumettista, scrittore e giornalista britannico

Cose fragili, Introduzione

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“Se mai altra volta, certo ora potrà attuarsi la nostra speranza che filosofi e reggitori di grandi città siano le stesse persone.”

Dione (-409–-354 a.C.) tiranno greco antico

da una lettera a Platone; in Platone, Lettera VII, 328a

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“Non riesco a concepire, come mai possano esservi alcuni, anche tra gente non comune, che non sanno o non credono come la semplicità sia la prima regola e superiore a tutte le altre, giacché se in qualcuno manca la semplicità, gli manca tutto.”

Sándor Petöfi (1823–1849) poeta e patriota ungherese

da Lettere di viaggio
Origine: Citato in in Paolo Ruzicska, Storia della letteratura ungherese, Nuova Accademia Editrice, Milano, 1963, cap L, p. 610.

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“Le donne sono famose per costruir romanzi inverosimili.”

da Una lettera d'amore; p. 466
Sessanta racconti

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“Io ho creduto alla guerra nel 14 e nel 15 – ma dal 16 a ora la mia repugnanza e la mia disillusione son andate crescendo gigantescamente. E oggi, come te, maledico e condanno ciò che esaltai. […] L'orrore ci ha insegnato quel che veramente siamo.”

Giovanni Papini (1881–1956) scrittore, poeta e aforista italiano

Origine: Dalla lettera ad Aldo Palazzeschi, 9 luglio 1920. Citato in Franco Contorbia, Su Palazzeschi "politico"; in L'opera di Aldo Palazzeschi, Atti del convegno internazionale, a cura di Gino Tellini, Olschki, Firenze, 22-24 febbraio 2001, p. 178

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“Le TV sono un rombo di tuono | per l'indifferenza scostante dei gatti.”

Francesco Guccini (1940) cantautore italiano

da Lettera, n. 1
D'amore di morte e di altre sciocchezze

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“[…] non ignoro quanto vadano di sovente congiunti alla gotta i calcoli dei reni, e mi è noto che, a motivo di questi, il sangue dei gottosi è meno purificato, e che così si accresce la materia artritica.”

Giovanni Battista Morgagni (1682–1771) medico, anatomista e patologo italiano

libro IV, lettera LVII; vol. 13, p. 104
Delle sedi e cause delle malattie anatomicamente investigate

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“Partendo dalla convinzione (mai confermata) che il clero avesse elaborato un piano che approfittasse delle confische di oggetti sacri per dichiarare guerra al potere dei soviet, Lenin scrisse: «Per noi, questo momento è quello in cui abbiamo il 99% delle possibilità di riuscire a distruggere il nemico [la Chiesa] e assicurarci una posizione indispensabile per i decenni a venire. È precisamente ora e solamente ora, mentre nelle regioni affamate le popolazioni si nutrono di carne umana e centinaia se non migliaia di cadaveri marciscono sulle strade, che noi possiamo (e dobbiamo) realizzare la confisca dei tesori della Chiesa con l'energia più selvaggia e impietosa. Noi dobbiamo, come che sia, confiscare i beni della Chiesa il più rapidamente possibile e in modo decisivo per assicurarci un fondo di centinaia di milioni di rubli. Senza questo fondo, nessun lavoro governativo in generale, nessuno sforzo economico in particolare, nessuna difesa delle nostre posizioni alla conferenza di Genova sono concepibili». E, per riuscirvi, Lenin ordinò nella stessa lettera delle confische brutali e implacabili «senza fermarsi davanti a niente», e «l'esecuzione del più gran numero possibile di componenti del clero reazionario […]. Più grande sarà il numero delle esecuzioni, meglio sarà»”

Hélène Carrère d'Encausse (1929) storica francese

cap. 14, pp. 408-409
Lenin
Origine: Chiosa dell'Autore.
Origine: Omissione dell'Autore.

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“Ho fatto un errore, nella vita, quando ho firmato quella lettera [Lettera Einstein-Szilárd] al presidente Roosevelt chiedendo che venisse costruita la bomba atomica. Ma forse mi si potrà perdonare: infatti tutti noi eravamo convinti che fosse altamente probabile che i tedeschi riuscissero a costruirla, e a usarla per diventare la razza padrona.”

Albert Einstein (1879–1955) scienziato tedesco

Origine: Da una lettera a Linus Pauling, ricopiata dal proprio diario; citato nellA&E Television Einstein Biography, VPI International, 1991; citato anche da Ted Morgan in FDR, Simon and Schuster, New York, 1985.
Origine: Pensieri di un uomo curioso, p. 97

“Moro non è il santino immaginario della interessata iconografia ufficiale. […] Moro è quello che vien fuori dalle sue lettere, quelle lettere che scrisse quando era prigioniero delle Br e che sono quanto di più penoso ed umiliante sia mai uscito da una prigione. Lo «statista insigne» che, al momento del dunque, sconfessa tutti i principi dello Stato di diritto, sembra considerare lo Stato ed i suoi organismi come un proprio patrimonio privato, invita gli amici del suo partito ed i principali rappresentanti della Repubblica a fare altrettanto. L'uomo che chiede pietà per sé ma, in novanta lettere, non ha una parola per gli uomini della sua scorta, morti ammazzati per lui e, anzi, l'unico accenno che ne fa è gelidamente burocratico per definirli «amministrativamente non all'altezza». Il politico che conferma la tradizione della classe dirigente italiana pronta a chiedere tutto, anche la vita, agli umili, ma mai disposta, le poche volte che capita, a pagare di persona (si pensi a Mussolini in fuga sotto un pastrano tedesco, al modo con cui il re e Badoglio abbandonano Roma). Dire queste cose d'un uomo che è morto come è morto Moro può apparire, anzi è, crudele. Ma è la verità. E poiché ho scritto queste cose quando Moro era ancora vivo («Statista insigne o pover'uomo?»”

Massimo Fini (1943) giornalista, scrittore e drammaturgo italiano

Il Lavoro 4 aprile 1978) non ho alcuna remora a ripeterle ora che è morto e che altri tasselli vengono a completarne la figura.
Origine: Da E questo era lo «statista insigne»? http://www.massimofini.it/1986/blog/pagina-2, Massimofini.it, archivio 1986.

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“Per spiegare preventivamente che non c'erano i presupposti d'urgenza sul decreto, Berlusconi si è gettato in una requisitoria che può essere considerata una sorta di «apoteosi del decisionismo», un j'accuse contro i tempi antiquati delle nostre istituzioni e un invito perentorio all'intero governo a sposare una linea chiara che difende le prerogative del potere esecutivo rispetto a prassi vecchie e nuove che ne potrebbero mortificare e limitare il ruolo. «La lettera di Napolitano – ha spiegato il Cavaliere – è la cosa più irrituale che mi è capitata di vedere. Ci ha bocciato il decreto prima ancora che lo presentassimo. Invece, la responsabilità del decreto di fronte alla Costituzione è del governo. Quello del Quirinale è un atto di forza che tende a mettere sotto tutela il governo. Tanto più su un provvedimento necessario senza il quale perpetueremmo una sorta di omissione di soccorso. Leggere la lettera di Napolitano piena di cavilli, precedenti e normative mi ha fatto venire un brivido alla schiena, lo stesso che mi provocò la lettura di un'iscrizione sulla facciata di un tribunale: fiat iustitia, pereat mundus – sia fatta giustizia e perisca il mondo. Per me una vita umana è più importante di mille cavilli.”

Augusto Minzolini (1958) giornalista italiano

citato in Il rilancio di silvio http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=9077536, la Stampa, 7 febbraio 2009

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“Un po' di quella che chiami ostentazione è necessaria per sembrare come il resto del mondo.”

Abigail Adams (1744–1818) first lady statunitense

da Lettera a John Adams, 1° maggio 1780

“SOGNO DI EVELINA
– Addio?
Il treno si muoveva. Sembrava che quella di lei dovesse essere la cuccetta superiore, ma c'era una gran confusione su dove uno doveva dormire e con chi. Centinaia di uomini, donne, bambini, tutti i naufraghi di quel disgraziato esperimento, inclusi il signor Shawnessy, il "" perfessore "" e il Senatore si erano gettati alla caccia di un posto per dormire. Sembrava che quello fosse un grande esodo verso New York, proprio come il "" perfessore "" aveva detto nella sua lettera.
– Suppongo – disse il signor Shawnessy, aiutandola a salire nella sua cuccetta – col tempo tutto il processo sarà controllato alla meglio di adesso. Ma sembra che il controllore abbia perduto la lista dei viaggiatori.
In bianca camicia da notte, con i capelli sciolti, ella si afferrò alle sue mani.
– Ho aspettato con fede il tuo ritorno, mio signore.
Il treno rombava e gemeva passando come un proiettile lanciato a velocità pazzesca attraverso un paesaggio di prati, laghi, fiumi. Nel vagone semibuio e ondeggiante ella vide il viso amato e bellissimo e cercò di attrarlo nella cuccetta accanto a sé, ma c'era una gran confusione, perché scoprì che si trattava invece del viso del "" perfessore "", che guardava intensamente il suo, e il cui fiato sibilante si cambiò nel fischio del treno, un melanconico suono di dolore e d'addio, di rinuncia, di femminile sconfitta e di ricordo dei giorni scomparsi e dei giardini sfioriti che una volta erano stati colmi d'estate… Addio…”

Ross Lockridge (1914–1948)

Origine: L'albero della vita, p. 59

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“Non è assurdo che noi, che dovunque, […] in Francia o in Inghilterra, formeremmo il centro-sinistra o addirittura la sinistra, siamo qui l'estrema destra, come se fossimo dei reazionari?”

Marco Minghetti (1818–1886) politico italiano

Origine: Da una lettera ad un collega del 1880; citato in Ernesto Galli della Loggia, Intervista sulla destra, Laterza, 1994

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“Custine ha avuto il paradossale favore di un presente che si è venuto modellando sulle sue più nere visioni.”

Piero Buscaroli (1930–2016) critico musicale e giornalista italiano

dall'introduzione a Astolphe de Custine, Lettere dalla Russia, Fogola, Torino
Origine: Citato in Lia Wainstein, Un reazionario nella Russia '800, La Stampa, 12 novembre 1977.

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“Ho letto e leggo Julius Evola. […] Ora, io ignoravo tutto dello stato corporale di questo raro spirito. È quello che è. Ma egli vede!.”

Henry De Montherlant (1895–1972) scrittore e drammaturgo francese

da una lettera a Pierre Pascal, 1972
Origine: Citato in Pierre Pascal: Lux evoliana, in Testimonianze su Evola, a cura di Gianfranco de Turris, Edizioni Mediterranee, Roma, 1985, p. 166.

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“Frequentare Chiese orientali mi ha confermato (se ce ne fosse stato bisogno) che la liturgia è l'archetipo supremo del destino e non solo del destino dei destini, quello di Cristo, ma del destino, semplicemente. È, per così dire, la suprema fiaba, quella a cui non si può resistere…”

Cristina Campo (1923–1977) scrittrice, poetessa e traduttrice italiana

Origine: Da Lettera a Rodolfo Quadrelli, Vigilia di Pentecoste, 1967, in Appassionate Distanze. Letture di Cristina Campo con una scelta di testi inediti, a cura di Monica Farnetti Filippo Secchieri Roberto Taioli, Tre Lune Edizioni, Mantova, 2006, p. 81. ISBN 8887355851

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“Se uno dicesse: "Io amo Dio", e odiasse il suo fratello, è un mentitore.”

Giovanni apostolo ed evangelista (6) apostolo di Gesù

Prima lettera di Giovanni

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“Dati biografici: io sono ancora di quelli che credono, con Croce, che di un autore contano solo le opere. (Quando contano, naturalmente.) Perciò dati biografici non ne do, o li do falsi, o comunque cerco sempre di cambiarli da una volta all'altra. Mi chieda pure quel che vuol sapere, e Glielo dirò. Ma non Le dirò mai la verità, di questo può star sicura.”

Italo Calvino (1923–1985) scrittore italiano

Variante: Dati biografici: io sono ancora di quelli che credono, con Croce, che di un autore contano solo le opere. (Quando contano, naturalmente.) Perciò dati biografici non ne do, o li do falsi, o comunque cerco sempre di cambiarli da una volta all’altra. Mi chieda pure quel che vuol sapere, e Glielo dirò. Ma non Le dirò mai la verità, di questo può star sicura.
Lettera a Germana Pescio Bottino, 9 giugno 1964
Origine: Da una lettera a Germana Pescio Bottino, 9 giugno 1964; citato in La strada di San Giovanni, Mondadori, Milano, 2010, p. 8 https://books.google.it/books?id=yb_rRC1LFH8C&pg=PT8.

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“Io i veli in testa non li porto. Neanche morta. Neanche per coprire i capelli lasciati dalla chemioterapia.”

Oriana Fallaci (1929–2006) scrittrice italiana

da una lettera a Salvatore Fisichella, 16 agosto 2005
Origine: Citato in Cecilia Lulli, Il carteggio tra la Fallaci e Fisichella: "Caro Rino, l'Alieno mi divora..." http://www.ilgiornale.it/cultura/il_carteggio_fallaci_e_fisichella_caro_rino_lalieno_mi_divora/18-09-2008/articolo-id=291352, il Giornale.it, 18 settembre 2008.

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“So che stai leggendo tardi questa
poesia, prima di lasciare l' ufficio
con l'abbagliante lampada gialla e la finestra nel buio
nell'apatia di un fabbricato sbiadito nella quiete
dopo l'ora di traffico. So che stai leggendo questa poesia
in piedi nella libreria lontano dall'oceano
in un giorno grigio di primavera, fiocchi sparsi di neve
spinti attraverso enormi spazi di pianure intorno a te.
So che stai leggendo questa poesia
in una stanza dove tanto è accaduto che non puoi sopportare
dove i vestiti giacciono sul letto in cumuli stagnanti
e la valigia aperta parla di fughe
ma non puoi ancora partire. So che stai leggendo questa poesia
mentre il treno della metropolitana perde velocità e prima di salire
le scale
verso un nuovo tipo d'amore
che la vita non ti ha mai concesso.
So che stai leggendo questa poesia alla luce
del televisore dove immagini mute saltano e scivolano
mentre tu attendi le telenotizie sull'intifada.
So che stai leggendo questa poesia in una sala d'attesa
Di occhi che s'incontrano sì e no, d'identità con estranei.
So che stai leggendo questa poesia sotto la luce al neon
nel tedio e nella stanchezza dei giovani fuori gioco,
che si mettono fuori gioco quando sono ancora troppo giovani. So
che stai leggendo questa poesia con una vista non più buona, le spesse lenti
ingigantiscono queste lettere oltre ogni significato però
continui a leggere perché anche l'alfabeto è prezioso.
So che stai leggendo questa poesia mentre vai e vieni accanto alla stufa
scaldando il latte, sulla spalla un bambino che piange, un libro
nella mano
poiché la vita è breve e anche tu hai sete.
So che stai leggendo questa poesia non scritta nella tua lingua
indovinando alcune parole mentre altre continui a leggerle
e voglio sapere quali siano queste parole.
So che stai leggendo questa poesia mentre ascolti qualcosa,
diviso fra rabbia e speranza
ricominciando a fare di nuovo il lavoro che non puoi rifiutare.
So che stai leggendo questa poesia perché non rimane
nient'altro da leggere
là dove sei atterrato, completamente nudo.”

Adrienne Rich (1929–2012) poetessa e saggista statunitense

An Atlas of the Difficult World

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“Ti scrivo mentre tu sei da qualche parte a comprare la Coca-Cola. È la prima volta in vita mia che scrivo una lettera a qualcuno seduto accanto a me su una panchina. Ma se non facessi così dubito che riuscirei a farti arrivare quello che ti voglio dire. Perché tu non ascolti niente di quello che dico, prova a dire che non è vero. “Se può interessarti, oggi tu hai fatto una cosa molto grave nei miei confronti. Non ti sei neanche accorto che ho cambiato pettinatura. Piano piano, con sacrificio, avevo aspettato che mi crescessero i capelli e lo scorso week-end finalmente mi sono fatta fare un taglio femminile. Ma tu non ci hai fatto neanche caso. Ero così sicura di essere carina nella mia nuova pettinatura che non vedevo l'ora di farti una sorpresa, tanto più che era la prima volta che ci vedevamo da tanto tempo. E tu non te ne sei nemmeno accorto! Ti rendi conto di che vuoi dire? Figuriamoci, se è per questo probabilmente non sapresti dire neanche com'ero vestita. Ma guarda che io sono una donna. Per quanti pensieri tu possa avere, potresti almeno degnarmi di uno sguardo. Sarebbe bastato poco. Se solo mi avessi detto, non dico tanto, qualcosa tipo “Carina, questa pettinatura‟, ti avrei lasciato fare come volevi, immergerti nei tuoi pensieri quanto volevi. “Perciò sto per dirti una bugia. Ti dirò che ho un appuntamento a Ginza con mia sorella. Non è vero. Pensando di restare stanotte a dormire da te mi ero portata perfino il pigiama. Sì, se lo vuoi sapere nella mia borsa ci sono pigiama e spazzolino da denti. Mi viene da ridere, se penso a quanto sono cretina. A te l'idea di invitarmi a casa tua non ti ha sfiorato nemmeno. Ma non importa. Visto che ci tieni tanto a startene da solo fregandotene altamente di me, rimani pure da solo e pensa a tutti i tuoi problemi quanto vuoi senza nessuna interferenza da parte mia. “Il guaio è che non riesco nemmeno ad avercela con te. Mi sento soprattutto sola. In fondo sei sempre stato gentile con me mentre io per te non ho fatto niente. Tu sei sempre chiuso nel tuo mondo e ogni volta che io provo a bussare e a chiamarti tu mi lanci al massimo un'occhiata e subito ti richiudi in te stesso. “Eccoti che torni con la Coca-Cola. Vieni verso di me tutto sprofondato nei tuoi pensieri. Quanto vorrei che inciampassi! Ma non inciampi, ti siedi accanto a me come prima e bevi la tua Coca. Avevo un residuo di speranza che tornando notassi qualcosa e dicessi: “Di' un po‟, ma hai cambiato pettinatura?‟ Invece niente. Se te ne fossi accorto anche in ritardo avrei strappato questa lettera e ti avrei detto: “Dai, andiamo a casa tua. Ti cucinerò una cena favolosa e poi andremo a letto felici e contenti‟. Ma tu sei ottuso come un pezzo di legno. Sayonara.
P. S. La prossima volta che ci vediamo a lezione evita di rivolgermi la parola.”

Norwegian Wood

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“In quel preciso momento, Karla è entrata nella stanza. Ha spento la televisione, ha guardato Todd fisso negli occhi e ha detto: "Todd, tu esisti non soltanto come membro di una famiglia o di una compagnia o di una nazione, ma come membro di una… sei un essere umano. Sei parte dell'. Attualmente la nostra specie ha problemi profondi e stiamo cercando di sognare un modo per uscirne e stiamo usando i computer per cavarcela. La costruzione di hardware e software è il campo in cui la specie ha deciso di investire energie per la sua sopravvivenza e questa costruzione richiede zone di pace, bambini nati dalla pace, e l'assenza di distrazioni che interferiscano col codice. Non possiamo acquisire conoscenza attraverso l'informatica, maa usarla per tenerci fuori dalla merda. Quello che tu percepisci come un vuoto è un paradiso terrestre: alla lettera, linea per linea, la libertà di impedire all'umanità di diventare non lineare".
Si è seduta sul divano e c'era il rumore della pioggia che tamburellava sul soffitto e mi sono reso conto del fatto che non c'era abbastanza luce nella stanza e che noi eravamo tutti in silenzio.
Karla ha detto: "Abbiamo avuto una vita discreta. Nessuno di noi, a quanto mi risulta, è mai stato maltrattato. Non abbiamo mai desiderato niente, né abbiamo mai voluto possedere qualcosa. I nostri genitori sono tutti ancora insieme, a parte quelli di Susan. Ci hanno trattato bene, ma lamoralità, qui. Todd consiste nel sapere se le loro mani sono state sprecate in vite non creative, o se queste mani sono utilizzate per portare avanti il sogno dell'umanità".
Continuava a piovere.
"Non è una coincidenza che come specie abbiamo inventato la classe media. Senza la classe media, non avremmo potuto avere quel particolare tipo di configurazione mentale che contribuisce in misura consistente a sputar fuori i sistemi informatici e la nostra specie non avrebbe mai potuto farcela ad arrivare allo stadio evolutivo successivo, qualunque esso sia. Ci sono buone probabilità che la classe media non rientri neanchenella prossima fase evolutiva. Ma non è né qui né là. Chepiaccia o no, Todd, tu, io, Dan, Abe, Bug, e Susan… tutti noi siamo fabbricanti del prossimo ciclo Rem del sogno umano. Tutti gli altri ne saranno attratti. Non metterli in discussione, Todd, e non crogiolartici dentro, ma non permettere mai a te stesso di".”

Microserfs

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