Frasi su solaio
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“Considerare il diavolo un partigiano del Male e l'angelo un combattente del Bene significa accettare la demagogia degli angeli. La faccenda, in realtà, è più complessa.
Gli angeli sono partigiani non del Bene, ma della creazione divina. Il diavolo, invece, è colui che nega al mondo divino un senso razionale.
Come si sa, angeli e demoni si spartiscono il dominio del mondo. Tuttavia, per il bene del mondo non occorre che gli angeli abbiano il sopravvento sui demoni (come credevo quando ero bambino), ma che i poteri degli uni e degli altri siano all'incirca in equilibrio. Se nel mondo c'è un eccesso di senso incontestabile (dominio degli angeli), l'uomo soccombe sotto il suo peso. Se il mondo perde tutto il suo senso (dominio dei demoni), è altrettanto impossibile vivere.
Le cose che vengono private di colpo del loro senso presunto, del posto assegnato loro nel preteso ordine delle cose (un marxista formatosi a Mosca che crede agli oroscopi), provocano in noi il riso. All'origine, il riso appartiene dunque al diavolo. Vi è in esso qualcosa di malvagio (le cose si rivelano di colpo diverse da come volevano farci credere di essere), ma anche una parte di benefico sollievo (le cose sono più leggere di come apparivano, ci lasciano vivere più liberamente, smettono di opprimerci con la loro austera serietà).
Quando l'angelo udì per la prima volta il riso del maligno, restò sbalordito. Accadde durante un banchetto, la sala era gremita e i presenti durino conquistati uno dopo l'altro dal riso del diavolo, che era contagioso. L'angelo capiva benissimo che quel riso era diretto contro Dio e contro la dignità della sua opera. Sapeva di dover reagire subito, in un modo o nell'altro, ma si sentiva debole e inerme. Non riuscendo a inventare niente di nuovo, scimmiottò il suo rivale. Aperta la bocca, emise un suono intermittente, spezzato, alle frequenze più alte del suo registro vocale […], ma dandogli un significato opposto: Mentre il riso del diavolo alludeva all'assurdità delle cose, l'angelo, col suo grido, voleva rallegrarsi che tutto, quaggiù, fosse ordinato con ragione, ben concepito, bello, buono e pieno di senso.
Così l'angelo e il diavolo si fronteggiavano e, mostrandosi l'un l'altro la bocca spalancata, emettevano all'incirca lo stesso suono, ma ciascuno esprimeva col suo clamore cose radicalmente opposte. E il diavolo guardava l'angelo ridere e rideva ancora di più, ancora meglio e con più gusto, perché l'angelo che rideva era infinitamente comico.
Un riso ridicolo è un fallimento. Ciò non toglie che gli angeli abbiano ottenuto comunque un risultato. Ci hanno ingannati tutti con un'impostura semantica. Per indicare sia la loro imitazione del riso, sia il riso originale (quello del diavolo), c'è una parola sola. Ormai non ci rendiamo nemmeno più conto che la stessa manifestazione esteriore nascoste due atteggiamenti interiori assolutamente opposti. Esistono due tipi di riso e noi non abbiamo parole per distinguerli l'un l'altro.”

The Book of Laughter and Forgetting

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“Accanto a questi uomini di passione stavano i sognatori. L'utopia fioriva in tutte le sue forme, da quella bellicosa che giustificava il patibolo, a quella innocente che sosteneva l'abolizione della pena di morte. Spettri per i troni, angeli per il popolo. In faccia a uomini di lotta, spiriti che maturano sogni. Gli uni pensano alla guerra, gli altri invocano la pace; un cervello, Carnot, crea quattro armate; un altro, Jean Derby, medita una federazione democratica universale. […] altri si occupavano di questioni di minor conto e di maggior praticità. Gyuton-Morveau studiava misure per migliorare l'attrezzatura negli ospedali, Maire l'abolizione delle servitù reali, Jean-Bon-Saint-André la soppressione delle pene restrittive per debiti e la detenzione costrittiva. […] L'arte contava fanatici e anche monomaniaci; il 21 gennaio, mentre la testa di un re cadeva sulla piazza della Rivoluzione, Bézard correva ad ammirare una testa dipinta da Rubens, quadro scoperto in un solaio di rue Saint-Lazare. Artisti, orafi, profeti, colossi come Danton e fanciulli come Cloots, gladiatori e filosofi, tutti aspiravano a una sola conquista, quella del progresso. Nulla li intiepidiva. La vera grandezza della Convenzione fu di ricreare il reale nell'impossibile. Agli estremi, Robespierre, fanatico del Diritto e Condorcet, fanatico del dovere.”

Victor Hugo (1802–1885) scrittore francese

Ninety-Three

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“Robert Lindet, ossessionato creatore di quella piovra che aveva la sua testa nel comitato di sicurezza generale e che stendeva le braccia, ventunmila!, su tutta la Francia attraverso i comitati rivoluzionari; Lebuef, sul quale Girey-Duprè scrisse nel suoquesto verso: «Lebouf vit Legendre et beugla»; Thomas Paine, americano, incline alla clemenza; Anacharsis Cloots, tedesco, barone, milionario, ateo, hébertiano, animo candido; l'integerrimo Lebas, amico dei Duplay; Rovère, una delle rare creature che godono della perfidia come uno può godere dell'arte per l'arte, il che avviene più frequentemente di quanto non si creda; Charlier, il quale voleva che si trattassero gli aristocratici con il; Tallien, elegiaco e feroce, dai cui amori nascerà il 9 termidoro; Cambacéres, un procuratore che diverrà principe; Carrier, un procuratore che si paleserà tigre; Laplanche, il quale esclamò un giorno: «Voglio che sia data priorità al cannone d'allarme»; Thuriot, che propose la votazioneda parte dei giurarti del tribunale rivoluzionario; Bourdon de l'Oise, che sfidò a duello Chambon, denunciò Paine e fu denunciato da Hébert; Fayau, il quale propose l'invio nella Vandea di «un'armata incendiaria»; Tavaux, che il 13 aprile tentò la mediazione tra Gironda e Montagna; Vernier il quale chiese che i capi girondini e quelli della Montagna andassero a servire la patria come semplici soldati; Rewbell, che si chiuse dentro Magonza assediata; Bourbotte, che ebbe il suo cavallo ucciso alla presa di Saumur; Guimberteau, che fu a capo dell'armata delle Côtes di Cherbourg; Jard-Panvilliers, il quale comandò le truppe della Côtes de la Rochelle; Lecarpentier, che comandò la squadra di Concale; Roberjot, vittima dell'imboscata di Radstadt; Prieur de la Marne, che si compiaceva di indossare sul campo di battaglia le sue vecchie spalline di comandante si squadrone; Levasseur de la Sarthe, il quale, con una sola parola, indusse al sacrificio Serrent, comandante del battaglione di Saint-Armand; Reverchon, Maure, Bernard de Saintes, Charles Richard, Lequinio, e, in testa a questo gruppo un Mirabeau che portava il nome di Danton. Estraneo a questi due gruppi e dominatore di entrambi, Robespierre.”

Victor Hugo (1802–1885) scrittore francese
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“Simone de Beauvoir che scrive la leggenda di Sartre, scolpendo la statua del grand'uomo, sacrificando tutta la verità alla mitologia, fornisce la versione parigina e quindi francese, e quindi europea, e quindi mondiale, della vicenda. Ne, scrive: “Di fronte a un vasto pubblico egli (Camus) dichiarò: “amo la Giustizia, ma prima di essa difenderò mia madre” il che significava mettersi dalla parte dei. Il peggio era che al tempo stesso dava a intendere che si manteneva al di sopra della mischia, avvallando così quanti desideravano ocncilaire questa guerra e i suoi metodi con l'umanesimo borghese.”
È lo stesso libro in cui la liberazione di Sartre dallo stalag nell'aprile del 1941, dovuta probabilmente a un intervento del filo nazista Drieu la Rochelle, si trasforma in un'evasione; in cui la partecipazione di Sartre alla rivista collaborazionistadurante la guerra viene presentata come un errore commesso una sola volta nel 1941, (mentre sappiamo che in realtà ancora nel settembre del 1943 il filosofo entra a far parte di una giunta organizzata dal giornale e il 5 febbraio del 1944 scrive l'elogio funebre di quel Giradoux che aveva celebrato le virtù del Reich nazista), e varie altre verità sulla Resistenza della famosa coppia.
Camus paga per la rettitudine, per l'integrità, per la correttezza delle proprie battaglie, paga per l'onestà, per la passione nei confronti della verità, paga per aver partecipato alla Resistenza quando molti avevano resistito così poco, paga per i propri successi, per le vendite formidabili dei propri libri, paga per il talento e paga, ovviamente, per il Nobel, paga per il fatto di non essere corruttibile, di non aver bisogno di mentire quando si è trattato di tracciare la retta via, paga per la giovinezza, la bellezza, il successo con le donne, paga per la vita filosofica che suona come un rimprovero di fronte all'esistenza di tanti falsari, paga per la fedeltà all'infanzia passata in mezzo alla gente umile, paga per non aver tradito e venduto niente, paga per essere entrato con effrazione, lui figlio di povera gente, nel mono bene di Saint-Germain-des-Prés, paga per aver scelto la Giustizia, la libertà e il popolo in un universo di intellettuali affascinati dalla violenza, dalla ferocia e dalle idee, paga per essere un autodidatta riuscito, paga per aver scritto lui, figlio di un'analfabeta, libri che non avrebbe mai dovuto scrivere perché riservati all' élite, paga perché a fare da legge, sono il risentimento, l'invidia, l'astio e la gelosia.”

Michel Onfray (1959) filosofo francese
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“Ma io voglio che tu abbi per indubitato che a conoscere perfettamente i pregi di un’opera perfetta o vicina alla perfezione, e capace veramente dell’immortalità, non basta essere assuefatto a scrivere, ma bisogna saperlo fare quasi così perfettamente come lo scrittore medesimo che hassi a giudicare. Perciocché l’esperienza ti mostrerà che a proporzione che tu verrai conoscendo più intrinsecamente quelle virtù nelle quali consiste il perfetto scrivere, e le difficoltà infinite che si provano in procacciarle, imparerai meglio il modo di superare le une e di conseguire le altre; in tal guisa che niuno intervallo e niuna differenza sarà dal conoscerle, all’imparare e possedere il detto modo; anzi saranno l’una e l’altra una cosa sola. Di maniera che l’uomo non giunge a poter discernere e gustare compiutamente l’eccellenza degli scrittori ottimi, prima che egli acquisti la facoltà di poterla rappresentare negli scritti suoi: perché quell’eccellenza non si conosce né gustasi totalmente se non per mezzo dell’uso e dell’esercizio proprio, e quasi, per così dire, trasferita in se stesso. E innanzi a quel tempo, niuno per verità intende, che e quale sia propriamente il perfetto scrivere. Ma non intendendo questo, non può né anche avere la debita ammirazione agli scrittori sommi.”

Giacomo Leopardi (1798–1837) poeta, filosofo e scrittore italiano

Operette Morali: Essays and Dialogues

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“Nulla, nulla viene mai detto una volta sola - nulla!”

Portnoy's Complaint

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“Finché l’uomo vive nel suo ambiente e in condizioni normali, gli elementi del curriculum vitae rappresentano per lui periodi importanti e svolte significative della sua vita. Ma appena il caso o il lavoro o le malattie lo separano dagli altri e lo isolano, questi elementi di colpo cominciano a scolorirsi, si inaridiscono e si decompongono con incredibile rapidità, come una maschera di cartone o di lacca senza vita, usata una volta sola. Sotto questa maschera comincia a intravedersi un’altra vita, conosciuta solo a noi, ossia la “vera” storia del nostro spirito e del nostro corpo, che non è scritta da nessuna parte, di cui nessuno suppone l’esistenza, una storia che ha molto poco a che fare con i nostri successi in società, ma che è, per noi, per la nostra felicità o infelicità, l’unica valida e la sola davvero importante.
Sperduto in quel luogo selvaggio, durante le lunghe notti, quando tutti i rumori erano cessati, Daville pensava alla sua vita passata come a una lunga serie di progetti audaci e di scoraggiamenti noti a lui solo, di lotte, di atti eroici, di fortune, di successi e di crolli, di disgrazie, di contraddizioni, di sacrifici inutili e di vani compromessi. Nelle tenebre e nel silenzio di quella città che ancora non aveva visto ma in cui lo attendevano, senza dubbio, preoccupazioni o difficoltà, sembrava che nulla al mondo si potesse risolvere né conciliare. In certi momenti gli pareva che per vivere fossero necessari sforzi enormi e per ogni sforzo una sproporzionata dose di coraggio. E, visto nel buio di quelle notti, ogni sforzo gli sembrava infinito. Per non fermarsi e rinunciare, l’uomo inganna se stesso, sostituendo gli obiettivi che non è riuscito a raggiungere con altri, che ugualmente non raggiungerà; ma le nuove imprese e i nuovi tentativi lo obbligheranno a cercare dentro di sé altre energie e maggiore coraggio. Così l’uomo si autoinganna e col passare del tempo diviene sempre più e senza speranza debitore verso se stesso e verso tutto quello che lo circonda.”

Ivo Andrič (1892–1975) scrittore e diplomatico jugoslavo

Travnicka Kronika: Hrvatske Knjige

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“Vrònskij andò nella vettura dietro al capotreno e all'entrata dello scompartimento si fermò, per lasciare il passo a una signora che usciva.
Col tatto abituale dell'uomo di mondo, da una sola occhiata all'aspetto esteriore di questa signora Vrònskij giudicò in modo certo ch'ella apparteneva all'alta società. Egli si scusò e stava per andare nella vettura, ma provò la necessità di guardarla ancora una volta, non perché ella fosse molto bella, non per quell'eleganza e quella grazia modesta che si vedevano in tutta la sua persona, ma perché nell'espressione del volto leggiardo, quand'ella gli era passata vicino, c'era qualcosa di particolarmente carezzevole e tenero.
Quand'egli si volse a guardarla, ella pure voltò il capo. I scintillanti occhi grigi, che sembravan neri per le ciglia folte, si fermarono amichevolmente, con attenzione sul volto di lui, come se ella lo riconoscesse, e immediatamente si portarono sulla folla che passava, come cercando qualcuno. Vrònskij fece a tempo a notare l'animazione rattenuta che balenava sul volto di lei e svolazzava fra gli occhi scintillanti e il sorriso appena percettibile, che incurvava le sue labbra vermiglie. Come se un'abbondanza di qualcosa colmasse talmente il suo essere, da esprimersi all'infuori della sua volontà ora nello scintillio dello sguardo, ora nel sorriso. Ella aveva spento deliberatamente quella luce nei suoi occhi, ma essa splendeva suo malgrado nel sorriso appena percettibile.”

Anna Karenina

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“Le cose cambiano specialmente al buio, affermava, quando una persona è sola. In quella condizione, dalla gabbia che contiene l'immaginazione cadono i lucchetti e allora qualunque cosa può mettersi a circolare liberamente.”

Gerald's Game
Variante: Quella voce insisteva che al buio le cose cambiano. Le cose cambiano specialmente al buio, affermava, quando una persona è sola. In quella condizione, dalla gabbia che contiene l'immaginazione cadono i lucchetti e allora qualunque cosa può mettersi a circolare liberamente.

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“Il calcio, come i tortellini in brodo, ha una sola versione, il gioco. Tutto il resto è fuffa.”

Italo Cucci (1939) giornalista italiano

Il Blog di Italo Cucci, Italpress
Origine: Da Il gioco unica versione del calcio, il resto fuffa http://www.italpress.com/il-blog-di-italo-cucci/il-gioco-unica-versione-del-calcio-il-resto-fuffa, 22 agosto 2017.

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“Mia madre era pazza. Non ho mai sentito per lei l'attaccamento che si prova per una madre. Se ne stava sempre seduta, sola, nella casa di suo padre a Shiba, i capelli raccolti da un pettine, a fumare da un lungo bocchino. Era minuta. Quando lessi il Seisōki e vi trovai la definizione «odore di terra, sapore di fango» pensai subito al volto di mia madre, al suo profilo emaciato. Non ebbi mai l'affetto di mia madre.”

Ryūnosuke Akutagawa (1892–1927) scrittore e poeta giapponese

Il registro dei morti, p. 169
Rashōmon e altri racconti
Origine: Nel testo è riportata questa nota: "Ricordi del Palazzo Occidentale. Famosa opera del teatro dell'epoca Yuan. Si ispira a una storia d'amore dell'epoca Tang."

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“Noi abbiamo la stabilità, mentre molti dei nostri vicino non l'hanno. È in questo ambito che il nostro paese si distingue. Tale sicurezza provviene dalla mia visione, che consiste nel considerarci dei dottori sociali, che dovrebbero poter sottoporre a diagnosi una società e dire di che cosa soffre. Il problema è che se la diagnosi è errata, allora il paziente non verrà mai curato. Quando si parla di insicurezza in Africa, è parzialmente dovuto a una diagnosi errata. Per esempio, se credi nel tribalismo, non puoi creare un esercito. Come si può avere un'esercito d'una sola tribù? Se credi nel settarismo religioso, come potrai realizzare istituzioni nazionali stabili?”

Yoweri Museveni (1944) politico ugandese

Variante: Noi abbiamo la stabilità, mentre molti dei nostri vicino non l'hanno. È in questo ambito che il nostro paese si distingue. Tale sicurezza proviene dalla mia visione, che consiste nel considerarci dei dottori sociali, che dovrebbero poter sottoporre a diagnosi una società e dire di che cosa soffre. Il problema è che se la diagnosi è errata, allora il paziente non verrà mai curato. Quando si parla di insicurezza in Africa, è parzialmente dovuto a una diagnosi errata. Per esempio, se credi nel tribalismo, non puoi creare un esercito. Come si può avere un esercito d'una sola tribù? Se credi nel settarismo religioso, come potrai realizzare istituzioni nazionali stabili?

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“I Khmer Rossi elaborarono una costituzione per la loro nuova Cambogia «democratica». L'articolo venti della costituzione diceva che ogni cambogiano aveva il diritto di praticare qualsiasi religione (piena libertà di culto religioso), e che i cambogiani avevano il diritto di non praticare qualsiasi religione. Ma qualsiasi religione che fosse «errata» o «dannosa» per la Cambogia era assolutamente vietata. È ciò che il presidente Mao, i cui insegnamenti i Khmer Rossi seguirono fino ai loro più barbarici estremi, avrebbe forse chiamato una «contraddizione». La maggior parte dei cambogiani sono buddisti, e il buddismo ispira i gentili, i passivi, e venera l'armonia tra gli esseri umani e la loro terra, non la supremazia su di essa. I Khmer Rossi decisero di porre fine a questa tradizione in quasi una sola nottata.”

John Pilger (1939) giornalista australiano

Variante: I Khmer Rossi elaborarono una costituzione per la loro nuova Cambogia «democratica». L'articolo venti della costituzione disse che ogni campogiano aveva il diritto di venerare qualsiasi religione, e che ogni cambogiano aveva il diritto di non venerare qualsiasi religione. Ma qualsiasi religione che era «errata» o «dannosa» per la Cambogia era assolutamente vietata. È ciò che il presidente Mao, i cui insegnamenti i Khmer Rossi seguirono ai loro estremi più barbarici, avrebbe forse chiamato una «contraddizione». La maggior parte dei cambogiani sono buddisti, e il buddismo ispira i gentili, i passivi, e venera l'armonia tra gli esseri umani e la loro terra, non la supremazia su di essa. I Khmer Rossi decisero di porre fine a questa tradizione in quasi una sola nottata.

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“Per quanto sia consapevole e ricordi, cominciai la vita accorgendomi che avevo un'insolita responsabilità sulle spalle. Certamente non una politica inizialmente, ma una responsabilità nella vita sociale. Nella campagna, ci sono delle tradizioni predominanti che dicono: non ridere troppo; non parlare troppo; non lamentarti della fatica; non temere, perché è vergognoso aver paura; mantieni i segreti; sii generoso, perché è vergognoso non esserlo. Se hai una sola pecora, la devi macellare per il tuo ospite. Devi lavorare sempre, perché è vergognoso poltrire. Ti devi alzare prima dell'alba, perché è vergognoso dormire dopo il sorgere del sole. Di notte, non devi dormire profondamente, perché è vergognoso avere un ladro che ti entra in casa e ti trova addormentato. Questi erano i valori fondamentali che si trovavano nella campagna, venerati dai nostri avi.”

Saddam Hussein (1937–2006) politico iracheno

For as long as I am aware and as long as I remember, I began life realizing that I had an unusual responsibility on my shoulders not a political one at first, naturally, but a responsibility in social life. In the countryside there are predominant traditions which say: Do not laugh too much; do not talk too much; do not complain of fatigue; do not fear, because it is shameful to be afraid; keep your secret; be generous, because it is shameful to be otherwise. If you have one sheep only you have to slaughter it for your guest. You have to work all the time, because it is shameful to be lazy. You have to get up before sunrise, because it is shameful to remain asleep after daybreak. At night you should not sleep heavily, because it is shameful to have a thief break into your house who finds you asleep. These were the basic values which we found in the countryside, revered by our forefathers.

“No, Robespierre non ama. Il suo aspetto esteriore, benché armonico e curato, non sprigiona calore e non rivela forza né debolezza. Ha l'incompleta grazia del fanciullo e l'avvizzita grazia del vecchio. È nato vecchio? Oppure non si è mai maturato? Il suo volto non manca di finezza, il naso è graziosamente volto in su, la fronte sfuggente e incavata alle tempie, e agli angoli della bocca sigillata, dalle labbra sottili, bocca che sembra rifiutarsi di gustare i beni terreni, vi è quasi celato un inesplicabile, quasi caparbio sorriso, che potrebbe voler dire: «So tutto meglio di voi», o anche: «Vado fino in fondo, io». […] Quel volto non è un volto di uomo, la sua mancanza di virilità dà ai lineamenti un'espressione soave e spaventosa nello stesso tempo, che rammenta talvolta un angelo e talvolta una bestia. In questa mancanza di virilità vi è qualcosa di non umano: la gelida beatitudine di un volto sfiorato dalla polare atmosfera dell'assoluto, che conosce una sola cosa che abbia un vero rapporto con la vita: la morte.”

Friedrich Sieburg (1893–1964) giornalista, scrittore e critico letterario tedesco

Capitolo V, L'Incorruttibile, pp. 81-82
Robespierre
Variante: No, Robespierre non ama. Il suo aspetto esteriore, benché armonico e curato, non sprigiona calore e non rivela forza né debolezza. Ha l'incompleta grazia del fanciullo e l'avvizzita grazia del vecchio. È nato vecchio? Oppure non si è mai maturato? Il suo volto non manca di finezza, il naso è graziosamente volto in su, la fronte sfuggente e incavata alle tempie, e agli angoli della bocca sigillata, dalle labbra sottili, bocca che sembra rifiutarsi di gustare i beni terreni, vi è quasi celato un inesplicabile, quasi caparbio sorriso, che potrebbe voler dire: «So tutto meglio di voi», o anche: «Vado fino in fondo, io». [...] Quel volto non è un volto di uomo, la sua mancanza di virilità dà ai lineamenti un'espressione soave e spaventosa nello stesso tempo, che rammenta talvolta un angelo e talvolta una bestia. In questa mancanza di virilità vi è qualcosa di non umano: la gelida beatitudine di un volto sfiorato dalla polare atmosfera dell'assoluto, che conosce una sola cosa che abbia un vero rapporto con la vita: la morte. (da Robespierre, pp. 81-82)

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“Qui | per la prima volta | Alida Valli | giace | sola.”

Indro Montanelli (1909–2001) giornalista italiano

Origine: Ricordi sott'odio, p. 11

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“Sola, non posso essere – | Schiere – mi fanno visita – | Inafferrabile Compagnia – | che si beffa della Chiave – || non hanno Vesti, né Nomi | niente Calendari – né Luoghi – | ma Dimore diffuse | come gli Gnomi – || il loro Arrivo, può essere annunciato | da intimi Messaggeri – | la loro partenza – no – | perché non partono mai.”

Emily Dickinson (1830–1886) scrittrice e poetessa inglese

J298 – F303, vv. 1-12
Lettere
Variante: Sola, non posso essere – | Schiere – mi fanno visita – | Inafferrabile Compagnia – | che si beffa della Chiave – || non hanno Vesti, né Nomi | niente Calendari – né Luoghi – | ma Dimore diffuse | come gli Gnomi – || il loro Arrivo, può essere annunciato | da intimi Messaggeri – | la loro partenza – no – | perché non partono mai. (J298 – F303
Origine: Questa può essere considerata una poesia-indovinello. Johnson dice che i versi "descrivono esattamente in che modo si sviluppa l'impulso creativo". Emily Dickinson. An Interpretative Biography, Atheneum, New York, 1972, p. 74. [Nota di G. Ierolli in Tutte le poesie. J251 – 300 http://www.emilydickinson.it/j0251-0300.html, EmilyDickinson.]

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