Frasi su vecchio
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“I Cristiani quando costruivano chiese nei luoghi dei santuari pagani e accoglievano antichi capitelli e fusti di colonne nelle loro navate, si comportavano come Eracle con il leone di Nemea, come Atena con la Gorgone. Nel rapporto con il mostro, essenziale è innanzi tutto questo: che il mostro possiede o protegge o addirittura è il tesoro. Ucciderlo vuol dire incorporarlo, sostituirlo. L'eroe diventerà egli stesso il nuovo mostro, rivestito della pelle del vecchio e ornato di qualche sua metonimica spoglia. Così la testa di Eracle non accetta più di mostrarsi se non tra le fauci inerti del leone che ha sconfitto.
Il mostro è il più prezioso tra i nemici: perciò è il nemico che si cerca. Gli altri nemici posso semplicemente assaltarci: sono i Giganti, i Titani, rappresentanti di un ordine che sta per essere soppiantato o vuole vendicarsi per essere stato soppiantato. Tutt'altra è la natura del mostro. Il mostro aspetta vicino alla sorgente. Il mostro è la sorgente. Non ha bisogna dell'eroe. E' l'eroe che ha bisogno di lui per esistere, perché la sua potenza sarà protetta dal mostro e al mostro va strappata. Quando l'eroe affronta il mostro, non ha ancora potere, né sapienza. Il mostro è il suo padre segreto, che lo investirà di un potere e di una sapienza che sono soltanto di un singolo, e soltanto il mostro gli può trasmettere.
Il mostro, in origine, stava al centro, al centro della terra e del cielo, là dove sgorgano le acque. Quando il mostro fu ucciso dall'eroe, il suo corpo smembrato migrò e si ricompose ai quattro angoli del mondo. Poi cinse il mondo in un cerchio, di squame e di acque. Era il margine composito del tutto. Era la cornice. Che la cornice fosse il luogo del mostro lo sapevano anche gli artefici delle cornici barocche: ben più intricate, ben più folte, ben più arcaiche di tutti gli idilli che racchiudevano - e forse, un giorno, avrebbero soffocato. Poi venne il momento in cui non si vollero più le cornici. I musei ospitarono quadri senza cornici, che sembravano spogliati. La cornice non è l'antiquato, ma il remoto. Scomparsa la cornice, il mostro perde la sua ultima dimora. E torna a vagare, ovunque.”

Roberto Calasso (1941) scrittore italiano

Οι γάμοι του Κάδμου και της Αρμονίας

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“«Che bel quadretto,» commentò. «I tre evangelisti aggrappati gli uni agli altri si apprestano all'ascensione impossibile.»
«Accidenti,» disse Mathias sollevando Lucien, «perché gli abbiamo dato il terzo piano?»
«Mica sapevamo che beveva come una spugna,» disse Marc. «E poi ti ricordo che non si poteva fare diversamente. L'ordine cronologico prima di tutto: al piano terra l'ignoto, il mistero originale, il disordine generale, il magma primordiale, insomma, le stanze comuni. Al primo piano, vago superamento del caos, qualche modesto tentativo, l'uomo nudo si raddrizza in silenzio, insomma, tu, Mathias. Risalendo la scala del tempo…»
«Cosa c'è da gridare?» domandò Vandoosler il Vecchio.
«Sta declamando,» disse Mathias. «È pur sempre un suo diritto. Non ci sono orari per gli oratori.»
«Risalendo la scala del tempo,» continuò Marc, «scavalcata l'antichità, l'agevole ingresso nel glorioso secondo millennio, i contrasti, gli ardimenti e gli stenti medievali, insomma, io, al secondo piano. Dopodiché, al piano superiore, il degrado, la decadenza, il contemporaneo. Insomma, lui,» pro- seguì Marc scuotendo Lucien per un braccio. «Lui, al terzo piano, che con la sua vergognosa Grande Guerra chiude la stratigrafia della Storia e della Scala. Ancora più su il padrino, che in un modo tutto suo porta avanti lo scardinamento del presente.»
Marc si fermò e tirò un sospiro.
«Capisci che, anche se sarebbe più pratico sistemare questo qui al primo piano, non possiamo mica permetterci di sconvolgere la cronologia rovesciando la stratigrafia della scala. La scala del tempo è tutto quel che ci resta, Mathias! Vuoi buttare all'aria la tromba delle scale, che è l'unica cosa che abbiamo messo in ordine? L'unica, caro mio! Non possiamo permettercelo.»”

Fred Vargas (1957) scrittrice francese

I tre evangelisti: Chi è morto alzi la mano - Un po' più in là sulla destra - Io sono il Tenebroso

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“Nessuno affascina tanto le donne, giovani o vecchie che siano, quanto gli ufficiali.”

Jane Austen (1775–1817) scrittrice britannica

I Watson ed Emma Watson

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“Eccola dunque col pensiero laggiù.
Le par d’essere ancora fanciulla, arrampicata sul belvedere del prete, in una sera di maggio. Una grande luna di rame sorge dal mare, e tutto il mondo pare d’oro e di perla. La fisarmonica riempie coi suoi gridi lamentosi il cortile illuminato da un fuoco d’alaterni il cui chiarore rossastro fa spiccare sul grigio del muro la figura svelta e bruna del suonatore, i visi violacei delle donne e dei ragazzi che ballano il ballo sardo. Le ombre si muovono fantastiche sull’erba calpestata e sui muri della chiesa; brillano i bottoni d’oro, i galloni argentei dei costumi, i tasti della fisarmonica: il resto si perde nella penombra perlacea della notte lunare. Noemi ricordava di non aver mai preso parte diretta alla festa, mentre le sorelle maggiori ridevano e si divertivano, e Lia accovacciata come una lepre in un angolo erboso del cortile forse fin da quel tempo meditava la fuga.
La festa durava nove giorni di cui gli ultimi tre diventavano un ballo tondo continuo accompagnato da suoni e canti: Noemi stava sempre sul belvedere, tra gli avanzi del banchetto; intorno a lei scintillavano le bottiglie vuote, i piatti rotti, qualche mela d’un verde ghiacciato, un vassoio e un cucchiaino dimenticati; anche le stelle oscillavano sopra il cortile come scosse dal ritmo della danza. No, ella non ballava, non rideva, ma le bastava veder la gente a divertirsi perché sperava di poter anche lei prender parte alla festa della vita.
Ma gli anni eran passati e la festa della vita s’era svolta lontana dal paesetto, e per poterne prender parte sua sorella Lia era fuggita di casa…
Lei, Noemi, era rimasta sul balcone cadente della vecchia dimora come un tempo sul belvedere del prete.”

Grazia Deledda (1871–1936) scrittrice italiana

Reeds in the Wind

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“La rivoluzione non si disperde, ma unisce le forze nella più ampia misura possibile. La rivoluzione è così grandiosa, così profonda, rimpiazza il vecchio col nuovo. È un grande rivolgimento. Perciò, la rivoluzione non è affatto un'impresa di poco conto. Per vincere, le forze rivoluzionarie devono essere organizzate a fondo.”

Pol Pot (1925–1998) politico e rivoluzionario cambogiano

The revolution does not disperse, it unites the forces to the greatest possible extent. The revolution is so grandiose, so profound, it replaces the old with the new. It is a great upheaval. The revolution, then, is not at all an ordinary undertaking. To win, the revolutionary forces must be organized thoroughly.

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“Mio caro amico, Gorbaciov ha tradito il mondo intero, e non solo Menghistu. Ha distrutto il proprio paese e tutto il movimento internazionale socialista, comunista e nazionalista. È salito al potere dicendo che voleva combattere la corruzione all'interno del vecchio Pcus, dandosi arie di efficientista: invece voleva smantellare il sistema, altro che migliorarlo.”

Menghistu Hailè Mariàm (1937) militare e politico etiope

Variante: Mio caro amico, Gorbaciov ha tradito il mondo intero, e non solo Menghistu. Ha distrutto il proprio paese e tutto il movimento internazionale socialista, comunista e nazionalista. È salito al potere dicendo che voleva combattere la corruzione all'interno del vecchio Pcus, dandosi arie di efficientista: invece voleva smantellare il sistema, altro che migliorarlo.

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“L'istruzione nella vecchia società, plagiata dai sistemi stranieri, era estranea alle condizioni concrete del paese. Era incapace di difendere e sviluppare il paese, e incapace di migliorare i mezzi di sussistenza del popolo. Era totalmente dipendente dall'assistenza estera. Ora, per servire il movimento volto a difendere e sviluppare bene e rapidamente il paese, molte iniziative finalizzate all'apprendimento della scienza e della tecnologia sono state varate. […] Possiamo attestare che il nostro sistema educativo serve efficacemente il movimento per difendere e sviluppare il paese e migliorare la vita del popolo.”

Pol Pot (1925–1998) politico e rivoluzionario cambogiano

Education in the old society, copied from foreign systems, was alien to the concrete conditions of the country. It was incapable of defending and building the country, and incapable of improving the people's livelihood. It was totally reliant on foreign aid. Now, in order to serve the movement to defend and build the country well and rapidly, many movements to learn science and technology have been launched. [...] We can see that our present system of education effectively serves the movement to defend and build the country and to improve the people's livelihood.
Citazioni tratte dai discorsi
Variante: L'istruzione del vecchio sistema, plagiato dai sistemi stranieri, era estranea alle condizioni concrete del paese. Era incapace di difendere e sviluppare il paese, e incapace di migliorare lo stile di vita del popolo. Era totalmente dipendente dall'assistenza estera. Ora, per servire il movimento volto a difendere e sviluppare bene e rapidamente il paese, molti movimenti dedicati all'apprendimento della scienza e la tecnologia sono stati progettati. [... ] Possiamo attestare che il nostro sistema educativo serve efficacemente il movimento per difendere e sviluppare il paese e migliorare la vita del popolo.

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“Isaia non fu soltanto il più notevole dei profeti; fu di gran lunga il più grande degli scrittori del Vecchio Testamento.”

Paul Johnson (1928) saggista, giornalista e storico britannico

cap. 1, p. 87
Storia degli ebrei

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“Liberare 98% o 99% della popolazione, soprattutto quella proletaria, significa liberare una vasta forza produttiva. Il materialismo storico ci dimostra che l'uomo è il fattore detterminante nella produzione. Così, il nostro popolo, da molto tempo una forza sprecata soffrendo umiliazioni innominabili e lo sfruttamento brutale, negato ogni iniziativa e qualsiasi possibilità di migliorare la sua situazione, che non poteva sviluppare il paese e farlo prosperare - oggi, il nostro popolo è libero. Ha schiacciato il vecchio sistema di produzione basato sullo sfruttamento.”

Pol Pot (1925–1998) politico e rivoluzionario cambogiano

Citazioni tratte dai discorsi
Variante: Liberare 98% o 99% della popolazione, soprattutto i lavoratori, significa liberare una vasta forza produttiva. Il materialismo storico ha chiaramente dimostrato che l'uomo è il fattore determinante nella produzione. Così, il nostro popolo – che era in passato una forza sprecata che soffriva indicibili umiliazioni e lo sfruttamento brutale, privato di ogni iniziativa e qualsiasi possibilità di migliorare la sua situazione, che non poteva sviluppare il paese e farlo prosperare – il nostro popolo, oggi, è libero. Ha distrutto il vecchio sistema di produzione basato sullo sfruttamento.

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“L'Opinione è qualcosa di fluttuante, | ma la Verità, dura più del Sole – | se poi non riusciamo ad averle entrambe – | prendiamo la più vecchia.”

Emily Dickinson (1830–1886) scrittrice e poetessa inglese

J1455 – F1495, vv. 1-4
Lettere
Origine: In Tutte le poesie. J1451 – 1500 http://www.emilydickinson.it/j1451-1500.html, EmilyDickinson, traduzione di G. Ierolli.

“Amo le città, le strade, gli edifici, le finestre, i balconi, i muri, le strutture… La città è un concentrato di energia umana sul punto di esplodere. È lo scontro tra il vecchio e il nuovo, dove passato, presente e futuro sono compressi in un blocco unico. L'architettura per me è un simbolo. Rappresenta lo spirito del tempo, pietrificato nei muri e nelle finestre, fluido invisibile racchiuso nella pietra da misure, proporzioni e forme: gli edifici sono dei perfetti romanzi fatti di pietre e spazi vuoti… ma alla fine è l'energia umana, sono le vite vissute dietro queste pareti che conferiscono loro bellezza.”

Danijel Žeželj (1966) fumettista, illustratore e pittore croato

Variante: Amo le città, le strade, gli edifici, le finestre, i balconi, i muri, le strutture… La città è un concentrato di energia umana sul punto di esplodere. È lo scontro tra il vecchio e il nuovo, dove passato, presente e futuro sono compressi in un blocco unico. L’architettura per me è un simbolo. Rappresenta lo spirito del tempo, pietrificato nei muri e nelle finestre, fluido invisibile racchiuso nella pietra da misure, proporzioni e forme: gli edifici sono dei perfetti romanzi fatti di pietre e spazi vuoti… ma alla fine è l’energia umana, sono le vite vissute dietro queste pareti che conferiscono loro bellezza.
Origine: Dall'intervista di Lorenzo Bertuzzi, Oltre la città del sole http://www.fucinemute.it/1999/05/oltre-la-citta-del-sole/, FucineMute.it, 1º maggio 1999.

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“La rivoluzione congolese non ha niente a che fare con quelle di Pechino, di Mosca o di Cuba. Non è fondata sulle teorie già esposte, né sulle dottrine straniere. È rivoluzionaria per la sua volontà di fare affidamento sulla popolazione e il suo scopo, che è quello di modificare il vecchio ordine delle cose. Ma si tratta di una rivoluzione veramente nazionale, essenzialmente pragmatica, nutrita dall'esperienza e identificando correttamente tutti gli aspetti della situazione del paese. Repudia totalmente il capitalismo e il comunismo, siccome egli, nella loro disputa per l'egemonia mondiale, hanno diviso le nazioni e i popoli in campi opposti.”

Mobutu Sese Seko (1930–1997) politico della Repubblica Democratica del Congo

Citazioni di Mobutu, Paroles du Président
Variante: La rivoluzione congolese non ha niente a che fare con quelle di Pechino, di Mosca o di Cuba. Non è fondata su teorie già esposte (confezionate, precostituite), né su dottrine prese in prestito. È rivoluzionaria per la sua volontà di fare affidamento sulla popolazione e per il suo scopo, che è quello di modificare il vecchio stato di cose. Ma si tratta di una rivoluzione veramente nazionale, essenzialmente pragmatica, nutrita dall'esperienza e che individua nel modo più esatto tutti gli aspetti della situazione del paese. Ripudia tanto il capitalismo quanto il comunismo, siccome l'uno e l'altro sistema, nella loro disputa per l'egemonia mondiale, hanno diviso le nazioni e i popoli in campi opposti.

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“No, Robespierre non ama. Il suo aspetto esteriore, benché armonico e curato, non sprigiona calore e non rivela forza né debolezza. Ha l'incompleta grazia del fanciullo e l'avvizzita grazia del vecchio. È nato vecchio? Oppure non si è mai maturato? Il suo volto non manca di finezza, il naso è graziosamente volto in su, la fronte sfuggente e incavata alle tempie, e agli angoli della bocca sigillata, dalle labbra sottili, bocca che sembra rifiutarsi di gustare i beni terreni, vi è quasi celato un inesplicabile, quasi caparbio sorriso, che potrebbe voler dire: «So tutto meglio di voi», o anche: «Vado fino in fondo, io». […] Quel volto non è un volto di uomo, la sua mancanza di virilità dà ai lineamenti un'espressione soave e spaventosa nello stesso tempo, che rammenta talvolta un angelo e talvolta una bestia. In questa mancanza di virilità vi è qualcosa di non umano: la gelida beatitudine di un volto sfiorato dalla polare atmosfera dell'assoluto, che conosce una sola cosa che abbia un vero rapporto con la vita: la morte.”

Friedrich Sieburg (1893–1964) giornalista, scrittore e critico letterario tedesco

Capitolo V, L'Incorruttibile, pp. 81-82
Robespierre
Variante: No, Robespierre non ama. Il suo aspetto esteriore, benché armonico e curato, non sprigiona calore e non rivela forza né debolezza. Ha l'incompleta grazia del fanciullo e l'avvizzita grazia del vecchio. È nato vecchio? Oppure non si è mai maturato? Il suo volto non manca di finezza, il naso è graziosamente volto in su, la fronte sfuggente e incavata alle tempie, e agli angoli della bocca sigillata, dalle labbra sottili, bocca che sembra rifiutarsi di gustare i beni terreni, vi è quasi celato un inesplicabile, quasi caparbio sorriso, che potrebbe voler dire: «So tutto meglio di voi», o anche: «Vado fino in fondo, io». [...] Quel volto non è un volto di uomo, la sua mancanza di virilità dà ai lineamenti un'espressione soave e spaventosa nello stesso tempo, che rammenta talvolta un angelo e talvolta una bestia. In questa mancanza di virilità vi è qualcosa di non umano: la gelida beatitudine di un volto sfiorato dalla polare atmosfera dell'assoluto, che conosce una sola cosa che abbia un vero rapporto con la vita: la morte. (da Robespierre, pp. 81-82)

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“Volantinavo al mercato e a chi incontravo chiedevo: secondo lei cosa s'aspetta che dica in tv? Lavoro, sanità e pensioni. Occupazione e ospedali. Previdenza e medicine. Capperi, nemmeno uno che mi parlasse della giustizia, oppure delle riforme, o anche di De Mita, la solfa sul vecchio o sul nuovo.”

Giovanna Melandri (1962) politica italiana

Origine: Citato in Antonello Caporale, E Giovanna diede scacco al Polo http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/04/14/giovanna-diede-scacco-al-polo.html?ref=search, Repubblica.it, 14 aprile 1996

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“Il giovane posa a sventurato, il vecchio posa a felice.”

Henry De Montherlant (1895–1972) scrittore e drammaturgo francese

Carnets (1930-1972)

“La lettura delle liste [dei confidenti] dell'«O. V. R. A.» se da un lato è penosa dall'altra procura anche delle distrazioni perché vengono fuori certi inattesi nomi e cognomi e certe professioni così singolari che qualche volta provocano il riso e lasciano dubbiosi. Ci si imbatte in barbe austere di antichi democratici, che magari ricoprirono in passato cariche pubbliche; in giornalisti di punta che sembrava avessero nei loro discorsi un fatto personale col vile denaro; in ex ufficiali disposti solo a battersi al di là di ogni ostacolo; in illustri insegnanti tutti intenti a meditazioni filosofiche; in donne di tutte le età e condizioni sociali, dalla femminuccia da conio alla dama del patriziato nero, dalla cocotte d'alto bordo all'onesta vedova di un prode generale; dal tranquillo funzionario di P. S. in pensione al lestofante matricolato; dal tenutario di case da the all'umile fascista carico di figliolanza; dal vecchio corridoista sussidiato da tutti i Governi a qualche prelato illustre, magari promosso Cardinale; dall'uomo politico discorsivo e grafomane che vuole conciliare le espettorazioni cerebrali con l'incasso di qualche foglietto da mille ai vecchi arnesi di polizia che hanno fatto sempre le spie e gli agenti provocatori, così, per consuetudine e per temperamento oltre che per lucro sotto tutti i regimi.”

Cesare Rossi (1887–1967) politico e sindacalista italiano

Arturo Bocchini, il superdittatore giocondo, ovvero la storia della polizia fascista. Un Carlo Marx nelle liste dell'OVRA, pp. 225-226
Personaggi di ieri e di oggi
Variante: La lettura delle liste dell'«O. V. R. A.» se da un lato è penosa dall'altra procura anche delle distrazioni perché vengono fuori certi inattesi nomi e cognomi e certe professioni così singolari che qualche volta provocano il riso e lasciano dubbiosi. Ci si imbatte in barbe austere di antichi democratici, che magari ricoprirono in passato cariche pubbliche; in giornalisti di punta che sembrava avessero nei loro discorsi un fatto personale col vile denaro; in ex ufficiali disposti solo a battersi al di là di ogni ostacolo; in illustri insegnanti tutti intenti a meditazioni filosofiche; in donne di tutte le età e condizioni sociali, dalla femminuccia da conio alla dama del patriziato nero, dalla cocotte d'alto bordo all'onesta vedova di un prode generale; dal tranquillo funzionario di P. S. in pensione al lestofante matricolato; dal tenutario di case da the all'umile fascista carico di figliolanza; dal vecchio corridoista sussidiato da tutti i Governi a qualche prelato illustre, magari promosso Cardinale; dall'uomo politico discorsivo e grafomane che vuole conciliare le espettorazioni cerebrali con l'incasso di qualche foglietto da mille ai vecchi arnesi di polizia che hanno fatto sempre le spie e gli agenti provocatori, così, per consuetudine e per temperamento oltre che per lucro sotto tutti i regimi. (Arturo Bocchini, il superdittatore giocondo, ovvero la storia della polizia fascista. La fortuna di una sigla, pp. 225-226)

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“Da una parte, ci sono contraddizioni fra il popolo, poiché portiamo tuttora le tracce del nostro vecchio carattere di classe, radicate per generazioni e, dopo tutto, la transizione al carattere rivoluzionario proletario è ancora piuttosto recente. Crediamo che ci siano contraddizioni nel popolo che possono essere risolte con l'istruzione, lo studio, la critica, l'autocritica e il periodico autoesame del nostro proprio stile di vita rivoluzionario, sotto la supervisione e con il sostegno della collettività; tutto questo sotto la direzione del Partito.”

Pol Pot (1925–1998) politico e rivoluzionario cambogiano

On the one hand, there are contradictions among the people, because we all carry vestiges of our old class character, deep-rooted for generations, and, after all, the transition to revolutionary proletarian character is still quite recent. We consider there to be contradictions among the people, which can be resolved by education, study, criticism and self-criticism, and periodic self-examination of our own revolutionary lifestyle, under the supervision and with the aid of the collective; all this, under the leadership of the Party.

“L'ultima visita di Musco al Viminale che io posso ricordare fu la più clamorosa e provocò una delle sue sortite comiche divenute di pubblico dominio. Quella mattina Musco si mise in testa di vedere il Consiglio dei Ministri che era riunito in seduta. Naturalmente era un desiderio destinato a restare insoddisfatto. Senonché, essendomi dovuto allontanare perché chiamato da Mussolini, Musco, quatto quatto, in punta di piedi, mi seguì ammiccando furbescamente al vecchio usciere – che stava al Ministero dell'Interno dai tempi di Crispi – il quale rimase intimidito e pensò ad un mio consenso. Musco riuscì a ficcare la testa attraverso l'uscio che dalla stanza del Presidente del Consiglio immette nel salone delle riunioni de Ministri. Diaz, che si era voltato al mio ingresso, sì accorse dell'intruso e invece di adontarsi per tanto arbitrio, tutto contento, annunziò: «C'è Musco! C'è Musco!». Il Consiglio che stava per terminare la sua seduta si chiuse in anticipo in mezzo alla generale allegria dei presenti che circondarono lo straordinario ospite, inatteso ma gradito.”

Cesare Rossi (1887–1967) politico e sindacalista italiano

Angelo Musco al Viminale. Voglio vedere o Consiglio riunito, p. 97
Personaggi di ieri e di oggi
Variante: L'ultima visita di Musco al Viminale che io posso ricordare fu la più clamorosa e provocò una delle sue sortite comiche divenute di pubblico dominio. Quella mattina Musco si mise in testa di vedere il Consiglio dei Ministri che era riunito in seduta. Naturalmente era un desiderio destinato a restare insoddisfatto. Senonché, essendomi dovuto allontanare perché chiamato da Mussolini, Musco, quatto quatto, in punta di piedi, mi seguì ammiccando furbescamente al vecchio usciere – che stava al Ministero dell'Interno dai tempi di Crispi – il quale rimase intimidito e pensò ad un mio consenso. Musco riuscì a ficcare la testa attraverso l'uscio che dalla stanza del Presidente del Consiglio immette nel salone delle riunioni de Ministri. Diaz, che si era voltato al mio ingresso, sì accorse dell'intruso e invece di adontarsi per tanto arbitrio, tutto contento, annunziò: «C'è Musco! C'è Musco!». Il Consiglio che stava per terminare la sua seduta si chiuse in anticipo in mezzo alla generale allegria dei presenti che circondarono lo straordinario ospite, inatteso ma gradito. (Angelo Musco al Viminale. «Voglio vedere o Consiglio riunito», p. 97)
Origine: Fino al 1960 la Presidenza del Consiglio era ubicata presso il Palazzo del Viminale, sede del Ministero dell'interno. voce su Wikipedia.

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“[Sullo Stile Juventus] Ai miei tempi, la Juve era già un'azienda […]. Per dirti cos'era, e cos'è, la Juve: a 17 anni vincemmo il campionato Juniores, e nell'euforia dei festeggiamenti qualcuno si portò a casa una maglia, cosa vietatissima. Otto anni dopo, quando ero già in prima squadra, un vecchio dirigente delle giovanili mi incontrò in sede e mi disse: "Dì la verità, sei stato tu quella volta, vero?"”

Domenico Marocchino (1957) calciatore italiano

Io non mi ricordavo neppure chi fosse lui, lui si ricordava ancora di quella maglia.
Origine: Citato in Giovanni Egidio, Marocchino, altrochè stile Juve, Bologna sì che sapeva vivere http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/04/11/marocchino-altroche-stile-juve-bologna-si-che.html, la Repubblica, 11 aprile 2003.

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“Sebbene il governo dei Khmer Rossi cessò di esistere nel gennaio del 1979, quando l’esercito vietnamita lo scacciò, i suoi rappresentanti continuarono a occupare il settore della Cambogia di pertinenza delle Nazioni Unite. Il loro diritto ad agire in tal modo venne difeso e promosso da Washington come un prolungamento della Guerra Fredda, come un meccanismo della vendetta americana contro il Vietnam, e come parte della sua nuova alleanza con la Cina (principale finanzaiatore di Pol Pot e vecchio nemico del Vietnam).”

John Pilger (1939) giornalista australiano

Variante: Sebbene il governo dei Khmer Rossi avesse cessato di esistere nel gennaio del 1979, quando l’esercito vietnamita lo cacciò via, i suoi rappresentanti continuarono a occupare il seggio della Cambogia presso le Nazioni Unite. Il loro diritto ad agire in tal modo venne difeso e promosso da Washington come un prolungamento della Guerra Fredda, come un meccanismo della vendetta americana contro il Vietnam, e come parte della sua nuova alleanza con la Cina (principale finanziatore di Pol Pot e vecchio nemico del Vietnam).

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“Quali sono le zone di ipersensibilità della società italiana? Bisognerebbe proprio chiederselo, perché è lì che la battaglia andrebbe condotta. Ma noi non abbiamo avuto i Padri Pellegrini, e che un presidente del consiglio menta non scandalizza nessuno. Che un generale perda una guerra, dopo che abbiamo avuto Carlo Alberto, Persano e gli artefici di Caporetto, sembra quasi umano. Non ci scandalizzeremo nemmeno per qualche bustarella, una concussioncella, un pastrocchio valutario, una evasioncella fiscale. Siamo uomini, tutti abbiamo le nostre debolezze. E allora? Allora bisognerebbe chiedersi chi e che cosa riesca ancora a scandalizzare gli italiani, senza speranza di perdono. E la risposta è preoccupante. Nell'ordine sono: 1) il cornuto contento; 2) l'impotente beffato; 3) l'omosessuale non autorizzato (quindi sono esclusi gli artisti); 4) chi picchia i bambini; 5) chi non ama la mamma; 6) chi guadagna più di me. […] Ma questo significa che nel nostro paese di Lucrezie Borgia che avvelenano, Maramaldi che tradiscono, Freda che bombardano, dove non ci si scandalizza né per il malgoverno né per la mafia, l'ultima battaglia per la libertà non dovrebbe essere combattuta rivelando le conversazioni segrete tra gli ammiragli e i ministri, ma filmando dietro un falso specchio un ammiraglio che si masturba bevendo champagne mentre il suo attendente nudo picchia la vecchia madre inferma. Il che, ammettiamolo, è un po' triste.”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano

da L'uomo che morde troppo, Cronache dei regni vassalli, pp. 78-79
Dalla periferia dell'Impero

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“— Non mi hai mai detto che c’era un androide a bordo. Perché? Non mentirmi, Carter. Ho visto il suo marchio tatuato, fuori delle docce.Burke era imbarazzato. — Be’, non mi è venuto in mente. Non capisco perché sei così sconvolta. La Compagnia impiega da anni i sintetici a bordo delle navi. Non hanno bisogno di ipersonno, ed è molto più economico che assumere un pilota umano, per coordinare i passaggi interstellari. E non dà di volta loro il cervello a lavorare tutto quel tempo da soli. Non c’è niente di strano.— Per conto mio, preferisco l’espressione “persona artificiale”, — interloquì gentilmente Bishop. — C’è qualche problema, posso fare qualcosa, forse?— Ne dubito. — Burke si ripulì le labbra sporche di uovo. — Un sintetico non ha funzionato come doveva, durante la sua ultima traversata. Ci sono stati dei morti.— Ne sono sconvolto. Quanto tempo fa?— Un bel po’, sì. — Burke non entrò nei particolari, cosa di cui Ripley gli fu grata.— Allora può essersi trattato di un modello più vecchio.— Cyberdine Systems 120-A/218.Bishop si piegò verso Ripley con fare conciliante. — Bene, questo spiega tutto. I vecchi A/2 erano sempre un po’ nervosi. Adesso come adesso non potrebbe succedere, non con l’installazione dei nuovi inibitori comportamentali. Mi è impossibile nuocere o, per omissione, permettere che sia fatto del male ad un essere umano. Gli inibitori sono stati montati in fabbrica insieme con il resto delle mie funzioni cerebrali. Nessuno può manometterli. Quindi, come può vedere, io sono totalmente innocuo. (pp. 36-37)”

Alan Dean Foster (1946) scrittore statunitense

Aliens scontro finale

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