Frasi su beato

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema beato, essere, uomo, amore.

Frasi su beato

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“Dio è vicino a ciò che è piccolo, ama ciò che è spezzato. Quando gli uomini dicono: «perduto», egli dice: «trovato»; quando dicono «condannato», egli dice: «salvato»; quando dicono: «abietto», Dio esclama: «beato!»”

Dietrich Bonhoeffer (1906–1945) teologo tedesco

Origine: Citato in Ermes Ronchi, Sciogliere le vele. Commento ai vangeli festivi. Anno A, Edizioni San Paolo, 2004, p. 92.

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“Sono trascorsi molti anni, ma ricordo come se fosse ieri. Ero giovanissimo, avevo l'illusione che l'intelligenza umana potesse arrivare a tutto. E perciò m'ero ingolfato negli studi oltre misura. Non bastandomi la lettura di molti libri, passavo metà della notte a meditare sulle questioni più astruse. Una fortissima nevrastenia mi obbligò a smettere; anzi a lasciare la città, piena di tentazioni per il mio cervello esaurito, e a rifugiarmi in una remota campagna umbra. Mi ero ridotto a una vita quasi vegetativa: ma non animalesca. Leggicchiavo un poco, pregavo, passeggiavo abbondantemente in mezzo alle floride campagne (era di maggio), contemplavo beato le messi folte e verdi screziate di rossi papaveri, le file di pioppi che si stendevano lungo i canali, i monti azzurri che chiudevano l'orizzonte, le tranquille opere umane per i campi e nei casolari. Una sera, anzi una notte, mentre aspettavo il sonno, tardo a venire, seduto sull'erba di un prato, ascoltavo le placide conversazioni di alcuni contadini lì presso, i quali dicevano cose molto semplici, ma non volgari né frivole, come suole accadere presso altri ceti. Il nostro contadino parla di rado e prende la parola per dire cose opportune, sensate e qualche volta sagge. Infine si tacquero, come se la maestà serena e solenne di quella notte italica, priva di luna ma folta di stelle, avesse versato su quei semplici spiriti un misterioso incanto. Ruppe il silenzio, ma non l'incanto, la voce grave di un grosso contadino, rozzo in apparenza, che stando disteso sul prato con gli occhi volti alle stelle, esclamò, quasi obbedendo ad una ispirazione profonda: «Com'è bello! E pure c'è chi dice che Dio non esiste». Lo ripeto, quella frase del vecchio contadino in quel luogo, in quell'ora: dopo mesi di studi aridissimi, toccò tanto al vivo l'animo mio che ricordo la semplice scena come fosse ieri. Un eccelso profeta ebreo sentenziò, or sono tremil'anni: «I cieli narrano la gloria di Dio». Uno dei più celebri filosofi dei tempi moderni scrisse: «Due cose mi riempiono il cuore di ammirazione e di reverenza: il cielo stellato sul capo e la legge morale nel cuore.»”

Enrico Fermi (1901–1954) fisico italiano

Quel contadino umbro non sapeva nemmeno leggere. Ma c'era nell'animo suo, custoditovi da una vita onesta e laboriosa, un breve angolo in cui scendeva la luce di Dio, con una potenza non troppo inferiore a quella dei profeti e forse superiore a quella dei filosofi.
Origine: Cfr. Immanuel Kant: «il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me».
Origine: Citato in M. Micheli, Enrico Fermi e Luigi Fantappié: Ricordi personali, Responsabilità del sapere, 31, 1979, pp. 21-23.

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“Beato colui che ha trovato nella vita lo scopo della propria esistenza.”

Inayat Khan (1882–1927) mistico indiano

Origine: Citato in Rotondi 2006, p. 15.

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“E tu gli ornavi del tuo riso i canti | che il lombardo pungean Sardanapalo | cui solo è dolce il muggito de' buoi, | che dagli antri abdüani e dal Ticino | lo fan d'ozi beato e di vivande.”

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Dei sepolcri
Origine: Parlando a Talia dei versi che ispirava a Giuseppe Parini, critico verso i nobili nullafacenti.

“Beato chi nelle mani non ha più nulla che teme di perdere.”

Dal libro "Ho buttato tutto ciò che potevo per fare più spazio al cuore" di Ferruccio Parrinello - Edizioni Scripsi - 2015

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“Chi è purificato da una vera esclusiva devozione per il Beato – verificatasi, s'intende, grazie a una violenta caduta di potenza – è in verità colui che non desidera frutto alcuno e, interrogato perché se ne stia così senza far nulla, non risponde o meglio risponde col silenzio; e intanto, essendo la sua mente come dissolta e trapassata dall'intima devozione per il Beato, ha i peli drizzati, il corpo preso da un tremito convulso, gli occhi spalancati divenuti due polle di acqua.”

Abhinavagupta (950–1020) filosofo indiano

da Bhagavadgītārthasaṃgraha, XIV, 26
Origine: La "caduta di potenza" è interpretabile come "discesa della grazia": la "potenza", o "energia", è śakti, il potere divino.
Origine: Con "frutto" si intende un generico piacere mondano: sono le cosiddette "fruizioni".
Origine: Citato in Vijñānabhairava 2002, p. 105.
Origine: Traduzione di Raniero Gnoli, in Il canto del Beato, UTET, 1976.

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“Pensare è inevitabile. Privilegio della creatura ragionevole, è anche il suo continuo tormento. La mamma, contemplando il bimbo che dorme, beato, nella sua culla, arriva a invidiarlo “perché ancora non pensa”…
Ma si tratta, nella generalità dei casi e degl’individui, d’occupare la mente in bisogni immediati o poco più. Raramente vuol dire immergersi in ciò che, né semplice né trasparente, si presenta come un abisso da mozzare il fiato. Domandiamoci se quest’altro pensare — che è considerare, scrutare, meditare — sia da tutti, o se invece non abbia in sé qualcosa che, come effetto più naturale e comune, dia lo sgomento ai più e li induca a rifuggirne. Per meditare, bisogna esserci avvezzi, o nati addirittura.
Ecco allora che la ragione, impreparata e tuttavia chiamata a pronunciarsi sulla più grave questione che si possa offrire, rivela una miserevole impotenza: le sue risposte sono spesso le più meschine e goffe che si possano immaginare; le sue contraddizioni hanno dell’incredibile. Per esempio, che cosa può esserci di più sciocco e assurdo che la frase di conforto usuale: Fatti coraggio, la vita è tutta così? Bel conforto. Eppure è formula di dovere nelle visite a persone colpite da un lutto o da altra grave disgrazia. Intanto si augura ai vicini, o a noi stessi, di campare il più a lungo possibile; per tornare poi, di lì a un momento, all’dea squallida che meglio sarebbe non esser mai nati. E il coro dei presenti fa eco: Proprio.”

Franco Fochi (1921–2007) linguista e saggista italiano

Origine: La festa turbata, p. 18

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“Beato colui che muore nel Signore.”

Martín Lutero (1483–1546) teologo tedesco

Origine: Breviario, p. 232

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“XVIII ALLA SUA DONNA                Cara beltà che amore             Lunge m’inspiri o nascondendo il viso,             Fuor se nel sonno il core             Ombra diva mi scuoti,         5  O ne’ campi ove splenda             Più vago il giorno e di natura il riso;             Forse tu l’innocente             Secol beasti che dall’oro ha nome,             Or leve intra la gente       10  Anima voli? o te la sorte avara             Ch’a noi t’asconde, agli avvenir prepara?                Viva mirarti omai             Nulla spene m’avanza;             S’allor non fosse, allor che ignudo e solo       15  Per novo calle a peregrina stanza             Verrà lo spirto mio. Già sul novello             Aprir di mia giornata incerta e bruna,             Te viatrice in questo arido suolo             Io mi pensai. Ma non è cosa in terra       20  Che ti somigli; e s’anco pari alcuna             Ti fosse al volto, agli atti, alla favella,             Saria, così conforme, assai men bella.                Fra cotanto dolore             Quanto all’umana età propose il fato,       25  Se vera e quale il mio pensier ti pinge,             Alcun t’amasse in terra, a lui pur fora             Questo viver beato:             E ben chiaro vegg’io siccome ancora             Seguir loda e virtù qual ne’ prim’anni       30  L’amor tuo mi farebbe. Or non aggiunse             Il ciel nullo conforto ai nostri affanni;             E teco la mortal vita saria             Simile a quella che nel cielo india.                Per le valli, ove suona       35  Del faticoso agricoltore il canto,             Ed io seggo e mi lagno             Del giovanile error che m’abbandona;             E per li poggi, ov’io rimembro e piagno             I perduti desiri, e la perduta       40  Speme de’ giorni miei; di te pensando,             A palpitar mi sveglio. E potess’io,             Nel secol tetro e in questo aer nefando,             L’alta specie serbar; che dell’imago,             Poi che del ver m’è tolto, assai m’appago.       45     Se dell’eterne idee             L’una sei tu, cui di sensibil forma             Sdegni l’eterno senno esser vestita,             E fra caduche spoglie             Provar gli affanni di funerea vita;       50  O s’altra terra ne’ superni giri             Fra’ mondi innumerabili t’accoglie,             E più vaga del Sol prossima stella             T’irraggia, e più benigno etere spiri;             Di qua dove son gli anni infausti e brevi,       55  Questo d’ignoto amante inno ricevi.”

Canti: Poems / A Bilingual Edition

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“Ballata delle madri.

Mi domando che madri avete avuto. 
Se ora vi vedessero al lavoro 
in un mondo a loro sconosciuto, 
presi in un giro mai compiuto 
d’esperienze così diverse dalle loro, 
che sguardo avrebbero negli occhi? 
Se fossero lì, mentre voi scrivete 
il vostro pezzo, conformisti e barocchi, 
o lo passate a redattori rotti 
a ogni compromesso, capirebbero chi siete? 

Madri vili, con nel viso il timore 
antico, quello che come un male 
deforma i lineamenti in un biancore 
che li annebbia, li allontana dal cuore, 
li chiude nel vecchio rifiuto morale. 
Madri vili, poverine, preoccupate 
che i figli conoscano la viltà 
per chiedere un posto, per essere pratici, 
per non offendere anime privilegiate, 
per difendersi da ogni pietà. 

Madri mediocri, che hanno imparato 
con umiltà di bambine, di noi, 
un unico, nudo significato, 
con anime in cui il mondo è dannato 
a non dare né dolore né gioia. 
Madri mediocri, che non hanno avuto 
per voi mai una parola d’amore, 
se non d’un amore sordidamente muto 
di bestia, e in esso v’hanno cresciuto, 
impotenti ai reali richiami del cuore. 

Madri servili, abituate da secoli 
a chinare senza amore la testa, 
a trasmettere al loro feto 
l’antico, vergognoso segreto 
d’accontentarsi dei resti della festa. 
Madri servili, che vi hanno insegnato 
come il servo può essere felice 
odiando chi è, come lui, legato, 
come può essere, tradendo, beato, 
e sicuro, facendo ciò che non dice. 

Madri feroci, intente a difendere 
quel poco che, borghesi, possiedono, 
la normalità e lo stipendio, 
quasi con rabbia di chi si vendichi 
o sia stretto da un assurdo assedio. 
Madri feroci, che vi hanno detto: 
Sopravvivete! Pensate a voi! 
Non provate mai pietà o rispetto 
per nessuno, covate nel petto 
la vostra integrità di avvoltoi! 

Ecco, vili, mediocri, servi, 
feroci, le vostre povere madri! 
Che non hanno vergogna a sapervi 
– nel vostro odio – addirittura superbi, 
se non è questa che una valle di lacrime. 
È così che vi appartiene questo mondo: 
fatti fratelli nelle opposte passioni, 
o le patrie nemiche, dal rifiuto profondo 
a essere diversi: a rispondere 
del selvaggio dolore di esser uomini.”

Pier Paolo Pasolini (1922–1975) poeta, giornalista, regista, sceneggiatore, attore, paroliere e scrittore italiano
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“Che 'nanzi al dì de l'ultima partita | Uom beato chiamar non si convene.”

Francesco Petrarca (1304–1374) poeta italiano autore del Canzoniere

Num. XXXVI nell'ed. Marsand, sonetto XLIII nell'ed. Mestica
Sonetto in vita di M. Laura
Variante: Inanzi al dí de l'ultima partita
huom beato chiamar non si convene.

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“Beato te, che puoi infischiarti dell'ostracismo dell'Opéra e sei capace di far tutto. Io, altro che per il teatro, non so far nulla.”

Georges Bizet (1838–1875) compositore e pianista francese

a Camille Saint-Saëns; citato in Giulio Confalonieri, La storia della musica

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“Socrate grida domande per strada | e il Beato Angelico dipinge muri di periferia.”

Francesco De Gregori (1951) cantautore italiano

da L'aggettivo "mitico", n. 1
Amore nel pomeriggio

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“Prendiam il dolce ognihor che torlo accade, | Se ben d'amar alquanto ivi gustiamo; | Ch'al mondo huom mai non è beato a pieno.”

Alessandro Piccolomini (1508–1579) scrittore, filosofo e astronomo italiano

da Sonetti, LXVIII
Origine: Citato in Harbottle, p. 396.

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“Ah, morire su una Hispano, mormorò beato e, tirando fuori una pistola dalla tasca, si uccise. Che sporco snob!”

Raymond Queneau (1903–1976) scrittore, poeta e matematico francese

da Un giovane francese di nome Untale, I, II
Racconti e ragionamenti

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“Beato colui che, lontano dalle cure cittadine, | come gli uomini dell'età più antica, | ara i campi paterni con buoi che gli appartengono.”

(II, 1-3)
Beatus ille, qui procul negotiis, | ut prisca gens mortalium, | paterna rura bubus exercet suis.
Epodi

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“Nessuno è più beato di colui che soffre con Gesù.”

Giacomo Gaglione (1896–1962) religioso italiano

Origine: La sofferenza vinta dall'amore, p. 76

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“La roba non fa mai l'uomo beato.”

Matteo Maria Boiardo (1441–1494) poeta e letterato italiano

atto IV, scena VI
Timone
Variante: La roba non fa mai l' uomo beato.

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“Messaggio: Salve signor Scotto, mi chiedevo ma non si rompe i coglioni di star seduto su quella specie di cassa da morto, a mostrare quelle coscette di pollo che si ritrova? Beato lei che non fa un cacchio dalla mattina alla sera, e noi paghiamo con i soldi della collettività lestofanti come lei. Vergognati!
Pino Scotto: Julian, Julian pezzo di merda! Accattone! Merdaccia puzzolente! Stai parlando con un uomo di 62 anni che per la sua dignità ha scaricato camion in fabbrica per 35 anni… per non andare a vendersi il culo, come gente di merda come te! Hai capito? E se io sto su questa cassa da morto è per dare delle lezioni di intelligenza alle persone come te, che non capiranno mai. Pezzo di merda! Fatti un favore, bruciati vivo! Datti fuoco! Ti fai un favore. Levi una merda puzzolente da questa società che di persone come te non ne ha bisogno. Tool… sti video dei Tool. Jack!
Messaggio: Ciao Pino volevo chiederti se… (Jack, la voce che legge i messaggi, viene interrotta da Pino Scotto)
Pino Scotto: Ma poi io vorrei dire a quel pezzo di merda di prima no? Alle tre di pomeriggio davanti a un televisore che cazzo ci fai, barbone?! Trovati un lavoro, vai a lavorare! Accattone! E probabilmente tu sarai quello che è ancora in casa con papà mamma che ti dà i soldi per la benzina o i soldi per andare al cinema. Vai a fare in culo! Io per fare musica son scappato di casa a 17 anni… già vivevo da solo. La benzina te la regalo io.”

Pino Scotto (1949) cantautore

da Database http://www.youtube.com/watch?v=VK2krOleJoQ

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“Libertade è quella | Che noi dispoglia d'ogni cura amara : | Ella sol basta a fare in ogni stato | Un uom d'afflitto e misero beato.”

Niccolò Forteguerri (1674–1735) accademico e presbitero italiano

I, 39
Ricciardetto
Origine: Citato in Harbottle, p. 355.

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“[Le ultime parole rivolte al fratello] Hai provato anche oggi? Beato te!”

Peppino De Filippo (1903–1980) attore italiano

Origine: Citato in Gaetano Afeltra, Il giorno che Eduardo fece pace con Peppino https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2000/marzo/07/giorno_che_Eduardo_fece_pace_co_0_0003076010.shtml, Corriere della Sera, 7 marzo 2000.

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“Il puro musicista guarda a lui, beato e disarmato.”

Ferruccio Busoni (1866–1924) pianista, compositore e direttore d'orchestra italiano

Scritti e pensieri sulla musica

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“Beati sono i ricchi perché hanno il mondo in mano, | beati i potenti e i re, beato chi è sovrano.”

Rino Gaetano (1950–1981) cantautore italiano

da Le beatitudini, 1980
Incluse in raccolte
Origine: Brano incluso nelle raccolte Gianna e le altre... (1990), La storia (1998), Sotto i cieli di Rino (2003) e Figlio unico (2007).

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“Vecchia ragazza, come va? | Beato chi ti conosceva già, | prima che ti andasse via dagli occhi tutto quel mare.”

Francesco De Gregori (1951) cantautore italiano

da Vecchia valigia, n. 9
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“Chi amico ti chiama – è beato. | Felice colei che ogni giorno | ti parla ti tocca | ti dorme a lato.”

Fernanda Romagnoli (1916–1986) poetessa italiana

da Cristallo di rocca
L'anima in disparte

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“Beato colui che ha l'ardire di difendere ciò che ama.”

II, 5, 9
Felix qui quod amat defendere fortiter audet.
Amores

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“[A parlare è la personificazione di Roma]
Il principe potente e tre volte beato, Federico, Bagliore di fuoco, la meraviglia del mondo,
il cui arco è di bronzo e il cui dardo è folgore
che brucia da parte a parte i nemici,
a lui Federico, che ha il nome sfavillante e guida la gloria,
servono la terra, il mare e la volta del cielo.”

Giorgio di Gallipoli poeta e archivista italiano

da Colloquio della città di Roma con l'imperatore Federico II, vv. 20-25, testo e traduzione dal greco a cura di Marcello Gigante
Origine: Carme IX (circa 1244-1247), citazione in Marcello Gigante, Poeti bizantini in Terra d'Otranto nel secolo XIII, Napoli, 1979 (testo greco a p. 176; traduzione a p. 188).

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“Sia benedetto Dio, il tutto beato, che ha fatto il difficile”

Hryhorij Savyč Skovoroda (1722–1794) poeta, filosofo e compositore ucraino

da Twory v dvoch tomach, Kiev 1961, II, pp. 524-525, in G. Piovesana, p. 70
Citato in Gino Piovesana, Storia del pensiero filosofico russo (998 - 1988)

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“N'han miss tucc in stat de perfezion, | Col degiun, col silenzi, col trann biott | E col beato asperges del baston.”

Carlo Porta (1775–1821) poeta italiano

da Catolegh, apostolegh e roman, in "Poesie di C. P. rivedute sugli originali e annotate da un milanese", Milano, 1887, p. 613

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