Frasi su maestro
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“Il Maestro disse: «Parole fiorite e belle forme di rado si accompagnano al "ren".»”

1, 3; 1989
Dialoghi
Origine: Anche 17, 17.

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“Il Ciambellano fece una profonda quanto ironica riverenza all'onnisciente Imperatore. Protendendo il braccio offrì Kira al trono cominciando nel contempo un lungo e minuzioso sproloquio su come fosse riuscito a scovarla e a catturarla grazie alla sua abilità e scaltrezza. Avrebbe voluto continuare aggiungendo un'agghiacciante descrizione del destino degli Skeksis se lui non fosse riuscito nell'impresa, quando fu interrotto dal Maestro delle Cerimonie.
– Kelffinks Krakweekah! – strillò, indicando Kira, e si passò un artiglio di traverso alla gola per indicare quello che si proponeva di farle. Il Maestro delle Cerimonie aveva già fatto un passo avanti per afferrare la vittima destinata al sacrificio, quando il Generale dei Garthim lo fermò alzando lo scettro.
Il Maestro delle Cerimonie rimase dov'era, ma sfoderò egualmente il lungo e acuminato coltello sacrificale, che tenne pronto mentre fissava il Generale dei Garthim. Gesto e occhiata erano inequivocabili.
Intanto, il Ciambellano non era rimasto solo a guardare, e aveva cominciato a protestare: il Ghelfling era suo prigioniero e spettava a lui decidere cosa farne.
Il Generale dei Garthim chiamò a sé con un cenno lo Scienziato, e gli mormorò qualcosa a bassa voce. Lo Scienziato annuì più volte. Poi il Generale dei Garthim si rivolse all'assemblea e dichiarò: – Kelffinks na Rakkash!
Non tutti gli Skeksis approvarono la decisione. Qualcuno dubitava dell'abilità dello Scienziato. L'Artista, per esempio, aveva già pensato a come poteva servirsi della testa di Kira. Il Buongustaio pregustava già il sapore del resto del corpo, e tutti sapevano perfettamente quali erano le vere intenzioni del Generale dei Garthim. Forse, il vecchio Imperatore era morto per mancanza di vliya Ghelfling. Adesso, se lo Scienziato avesse trovato il modo di allevare i Ghelfling in cattività, con una produzione regolare di vliya, la salute del nuovo Imperatore non avrebbe più avuto nulla da temere, e lui sarebbe rimasto per sempre saldamente sul trono. Ma, come stava blaterando in quel momento il Maestro delle Cerimonie, lo Scienziato era capace solo di ottenere qualche risultato con i Podling, e basta. Inoltre, tutti lo consideravano un pazzo che si era automutilato. Non sarebbe stato meglio per tutti, chiese il Maestro delle Cerimonie, festeggiare la loro raggiunta salvezza col coltello sacrificale che lui impugnava?
Al Generale dei Garthim non piaceva come si stavano mettendo le cose. Lui stesso non nutriva un'eccessiva stima nei confronti dello Scienziato, però riteneva che gli altri lo stimassero. Quale di loro si sarebbe tagliato una mano o una gamba per puro amore della scienza?”

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“Un maestro.”

Jeffery Deaver (1950) scrittore statunitense

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“Nessuno degli errori della Chiesa affonda le sue radici nel Vangelo. Gesù è non-violento. Il ritorno a Gesù è un rimedio contro gli eccessi dell'istituzione ecclesiale. Il ritorno a Maometto, al contrario, rinforza l'odio e la violenza. Gesù è un maestro d'amore, Maometto un maestro d'odio.”

Robert Redeker (1954) filosofo e scrittore francese

Aucune des fautes de l'Église ne plonge ses racines dans l'Évangile. Jésus est non-violent. Le retour à Jésus est un recours contre les excès de l'institution ecclésiale. Le recours à Mahomet, au contraire, renforce la haine et la violence. Jésus est un maître d'amour, Mahomet un maître de haine.

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“Maestro, cosa succede?
UrSu ansimò prima di rispondere.
– Nacqui… – disse, e il resto della frase si perse in un mormorìo indistinto.
Jen piegò la testa per indicare che non aveva capito. Il Maestro agitò debolmente una mano come a dirgli di aver pazienza, e finalmente riuscì a mormorare: – Nacqui sotto un cielo tempestoso.
Jen deglutì a vuoto, sforzandosi di mantenere la calma. – Per favore – disse. – Sono io, Jen.
Il vecchio saggio tornò a sollevare la mano, e mosse le labbra come per guidare le parole. – Un Cristallo cantava… – ansimò. – Un Cristallo cantava i tre divenuti uno. La colonna oscura, la colonna, la colonna rosea… e la luce…
Jen si avvicinò, chinandosi per parlargli.
– Ascolta – mormorò il Maestro. – Devi capire. Tu devi… Dopo novecentonovantanove triadi più una triade… La Grande Congiunzione, cantava il Cristallo… Io nacqui, ah… anche Skeksis…
Jen rimaneva lì immobile, timoroso all'idea che la sua vita dovesse cambiare, smarrito al pensiero delle responsabilità che, nel suo sconnesso mormorìo, il Maestro dava l'impressione di volergli imporre. Non aveva idea del significato di quei frammenti di cognizioni – se si trattava di cognizioni e non di parole prive di senso mormorate da un essere agonizzante – più di quanto non riuscisse a immaginare cosa avrebbe potuto fare per venire in aiuto al suo Maestro.
– Sei malato. Devi riposare – gli disse.
Se riusciva a calmarlo, sarebbe andato a chiamare UrIm il Guaritore, che, con la sua sensibilità all'aura, avrebbe imposto le mani e poi forse tutto sarebbe tornato come prima.
UrSu non l'aveva sentito. – Tre volte sei erano gli urSkeks – proseguì cantilenando, come se così gli riuscisse meglio di respirare. – Oscuro il Cristallo, oh… Tempestoso il cielo, grande dolore, gli Skeksis, essi… Male, oscurità, il loro governo…
Jen si sforzava di dare un senso a quelle parole sconnesse, perché il Maestro gli aveva detto che doveva capire, ma nello stesso tempo era disperato perché s'era reso conto che UrIm, che aveva visto sulla soglia della caverna, doveva aver già visitato il suo Maestro, e se si era allontanato significava che non c'era più niente da fare.
– Grande potere – continuò lentamente urSu dopo aver ripreso fiato. – Non ancora, non rinnovato, non Skeksis, non se i Ghelfling, tu, ah… – emise un gemito di dolore.”

Tu lo renderai intero, tu devi, tu devi, tutto intero, Ghelfling. Di nuovo.
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“Una volta, dicevano i miei maestri Longanesi e Flaiano, ci si divideva tra Petrarca e Boccaccio, o tra decadentisti e naturalisti. Oggi sono tutti gruppettari e veltroniani, malati di ridicolo conformismo.”

Nantas Salvalaggio (1923–2009) scrittore italiano

dall'intervista di Edoardo Sassi, «Strega» alla Costituzione, polemiche tra i giurati https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2006/giugno/17/Strega_alla_Costituzione_polemiche_tra_co_9_060617114.shtml, Corriere della Sera, 17 giugno 2006

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“[Su Isaac Newton] Nella stessa persona erano riuniti lo sperimentatore, il teorico, l'artigiano e, in misura non minore, il maestro nell'arte di esporre.”

Albert Einstein (1879–1955) scienziato tedesco

Origine: Dall'introduzione a Isaac Newton, Opticks, edizione McGraw-Hill, 1932.
Origine: Pensieri di un uomo curioso, p. 56

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“[…] Claudio Ranieri, che nessuno ha mai ignorato, ma pochi hanno amato per quello che era diventato, un formidabile maestro di calcio normale.”

Mario Sconcerti (1948) giornalista e scrittore italiano

Origine: Da «Io parlo poco di tattica, voi correte» Così Ranieri è in vetta con il Leicester http://www.corriere.it/sport/16_febbraio_07/io-parlo-poco-tattica-voi-correte-intervista-ranieri-leicester-50e5a22a-cd16-11e5-a5a3-6d487a548e4e.shtml, Corriere.it, 7 febbraio 2016.

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“Quando comparve alla ribalta egli [Adlai Ewing Stevenson II] instillò in un'intera generazione l'interesse per la cosa pubblica. In lui essa trovò una guida, un maestro, un ispiratore.”

Ted Kennedy (1932–2009) politico statunitense

Origine: Citato in Arthur M. Schlesinger Jr., I mille giorni di John Kennedy, MIlano, Rizzoli, 1966, p. 19.

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“È stato Fellini a spingermi verso il mio cinema. Ci sono pochi registi che hanno allargato il nostro modo di vedere e hanno completamente cambiato il modo in cui sperimentiamo questa forma d'arte. Fellini è uno di loro. Non basta chiamarlo regista, era un maestro.”

Martin Scorsese (1942) regista, attore e sceneggiatore statunitense

Origine: Citato in Silvia Bizio, Federico Fellini forever. Scorsese: "È stato il mio maestro" http://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2013/10/30/news/federico_fellini-69864175/, Repubblica.it, 30 ottobre 2013.

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“Recentemente un discepolo pensoso (tale Critone) mi ha chiesto: "Maestro, come si può bene appressarsi alla morte?" Ho risposto che l'unico modo di prepararsi alla morte è convincersi che tutti gli altri siano dei coglioni.
[…] cerca soltanto di pensare che, al momento in cui avverti che stai lasciando questa valle, tu abbia la certezza immarcescibile che il mondo (sei miliardi di esseri umani) sia pieno di coglioni, che coglioni siano quelli che stanno danzando in discoteca, coglioni gli scienziati che credono di aver risolto i misteri del cosmo, coglioni i politici che propongono la panacea per i nostri mali, coglioni coloro che riempiono pagine e pagine di insulsi pettegolezzi marginali, coglioni i produttori suicidi che distruggono il pianeta. Non saresti in quel momento felice, sollevato, soddisfatto di abandonare questa valle di coglioni?"
Critone mi ha allora domandato: "Maestro, ma quando devo incominciare a pensare così?" Gli ho risposto che non lo si deve fare molto presto, perché qualcuno che a venti o anche trent'anni pensa che tutti siano dei coglioni è un coglione e non raggiungerà mai la saggezza. Bisogna incominciare pensando che tutti gli altri siano migliori di noi, poi evolvere poco a poco, avere i primi dubbi verso i quaranta, iniziare la revisione tra i cinquanta e i sessanta, e raggiungere la certezza mentre si marcia verso i cento, ma pronti a chiudere in pari non appena giunga il telegramma di convocazione.
Convincersi che tutti gli altri che ci stanno attorno (sei miliardi) siano coglioni, è effetto di un'arte sottile e accorta, non è disposizione del primo Cebete con l'anellino all'orecchio (o al naso). Richiede studio e fatica. Non bisogna accelerare i tempi. Bisogna arrivarci dolcemente, giusto in tempo per morire serenamente. Ma il giorno prima occorre ancora pensare che qualcuno, che amiamo e ammiriamo, proprio coglione non sia. La saggezza consiste nel riconoscere proprio al momento giusto (non prima) che era coglione anche lui. Solo allora si può morire.
[…] È naturale, è umano, è proprio della nostra specie rifiutare la persuasione che gli altri siano tutti indistintamente coglioni, altrimenti perché varrebbe la pena di vivere? Ma quando, alla fine, saprai, avrai compreso perché vale la pena”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano

anzi, è splendido) morire.
Critone mi ha allora detto: "Maestro, non vorrei prendere decisioni precipitose, ma nutro il sospetto che Lei sia un coglione". "Vedi", gli ho detto, "sei già sulla buona strada."
Origine: Da Come prepararsi serenamente alla morte. Sommesse istruzioni a un eventuale discepolo, La bustina di Minerva, L'Espresso, 12 giugno 1997; citato in Umberto Eco: "Come prepararsi serenamente alla morte. Sommesse istruzioni a un eventuale discepolo" http://espresso.repubblica.it/attualita/2016/02/20/news/umberto-eco-come-prepararsi-serenamente-alla-morte-sommesse-istruzioni-a-un-eventuale-discepolo-1.251268, Espresso.repubblica.it, 20 febbraio 2016.

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“[…] Areteo, sommo maestro nel medicare fra gli antichi, […]”

Giovanni Battista Morgagni (1682–1771) medico, anatomista e patologo italiano

libro I, lettera II; vol. 1, p. 104
Delle sedi e cause delle malattie anatomicamente investigate

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“…con civetteria tipicamente omosessuale Ho Chi Minh arrivò con qualche minuto di ritardo, e saltellando come una elegantissima signora giunse al suo posto… Era un pedagogo, un maestro di scuola, scapolo, non si è mai sposato.”

Goffredo Parise (1929–1986) scrittore italiano

Origine: Citato in Guido Ceronetti, La pazienza dell'arrostito: giornale e ricordi (1983-1987), Adelphi, Milano, 1990, p. 235. ISBN 88-459-0793-7

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“[Canaletto] Recatosi a Roma nel 1719 e in seguito nel 1740, deriva dal Pannini e, con una percezione rigorosa, inflessibile, della luce e dei volumi cristallizzati, s'impegna […] in esercizi prospettici; nella serie delle acqueforti ne estrae in modo ancor più penetrante le sostanze. Egli può considerarsi il maestro della topografia tradizionale. […] In seguito si orienta verso l'artificio e compone per l'Algarotti vedute ideali, sul tema di monumenti famosi, di un'estrema freddezza.”

André Chastel (1912–1990) storico dell'arte francese

da Il Settecento veneziano nelle arti, 1960
Origine: Citato in Canaletto, I Classici dell'arte, a cura di Cinzia Manco, pagg. 181 - 188, Milano, Rizzoli/Skira, 2003. IT\ICCU\CAG\0608462 http://opac.sbn.it/opacsbn/opaclib?db=solr_iccu&rpnquery=%2540attrset%2Bbib-1%2B%2540and%2B%2540and%2B%2B%2540attr%2B1%253D13%2B%2540attr%2B4%253D1%2B%2522759.5%2522%2B%2B%2540attr%2B1%253D4005%2B%2540attr%2B4%253D1%2B%2522classici%2Bdell%2527arte%2522%2B%2B%2540attr%2B1%253D4018%2B%2540attr%2B4%253D1%2B%2522rizzoli%252Fskira%2522&totalResult=13&select_db=solr_iccu&nentries=1&rpnlabel=+Codice+Classificazione+Dewey+%3D+759.5+&format=xml&resultForward=opac%2Ficcu%2Ffull.jsp&searchForm=opac%2Ficcu%2Ferror.jsp&do_cmd=search_show_cmd&refine=4005%7C%7C%7Cclassici+dell%27arte%7C%7C%7Cclassici+dell%27arte%7C%7C%7CCollezione%404018%7C%7C%7Crizzoli%2Fskira%7C%7C%7Crizzoli%2Fskira%7C%7C%7CEditore&saveparams=false&&fname=none&from=11

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“Donne, noi siam maestri d'innestare; | in ogni modo lo sappiam ben fare.”

Lorenzo de' Medici (1449–1492) scrittore, politico e mecenate italiano

da Canzona degl'innestatori, vv. 1-2
Canti carnascialeschi

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