Frasi sulla primavera

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema estate, stagione, primavera, inverno.

Migliori frasi sulla primavera

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“[Haiku] Fiori di pruno: | è un'estasi | la mia primavera”

Kobayashi Issa (1763–1828) poeta e pittore giapponese

citato in 106 haiku, p. 97

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“I giovani sono come le rondini, vanno verso la primavera.”

Giorgio La Pira (1904–1977) politico italiano

da Il sentiero di Isaia. Scritti e discorsi: 1965-1977, Paoline

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“Qui c'è soltanto primavera ed estate.”

Richard Wagner (1813–1883) compositore, librettista, direttore d'orchestra e saggista tedesco

“Il mandorlo
è in fiore profuma
di primavera”

Haiku Il mandorlo

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“La primavera non è primavera se non arriva troppo presto.”

Gilbert Keith Chesterton (1874–1936) scrittore, giornalista e aforista inglese

Origine: Da A Miscellany of men.

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“Nell'anima unita a Dio, regna sempre la primavera.”

Giovanni Maria Vianney (1786–1859) presbitero francese

Pensieri scelti

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“Tutto è incerto ma la primavera è sicura.”

Margaret Kennedy (1896–1967) scrittrice e drammaturga britannica

Origine: La festa, p. 11

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“I lillà sono la camicetta di percalle della primavera.”

Ramón Gómez De La Serna (1888–1963) scrittore e aforista spagnolo

Origine: Mille e una greguería, Greguería‎s‎, p. 40

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“L'inverno è una primavera che si ignora.”

Origine: Malatesta, p. 374

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“La primavera è in ritardo. Si pensa che sia rimasta incinta.”

Massimo Boldi (1945) attore italiano

Origine: Citato in Gino e Michele, Matteo Molinari, Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano, Arnoldo Mondadori Editore, 1997.

Frasi sulla primavera

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“C'è fannullone e fannullone. C'è chi è fannullone per pigrizia o per mollezza di carattere, per la bassezza della sua natura, e tu puoi prendermi per uno di quelli. Poi c'è l'altro tipo di fannullone, il fannullone per forza, che è roso intimamente da un grande desiderio di azione, che non fa nulla perché è nell'impossibilità di fare qualcosa, perché gli manca ciò che gli è necessario per produrre, perché è come in una prigione, chiuso in qualche cosa, perché la fatalità delle circostanze lo ha ridotto a tal punto; non sempre uno sa quello che potrebbe fare, ma lo sente d'istinto: eppure sono buono a qualcosa, sento in me una ragione d'essere! So che potrei essere un uomo completamente diverso! A cosa potrei essere utile, a cosa potrei servire? C'è qualcosa in me, che è dunque? Questo è un tipo tutto diverso di fannullone, se vuoi puoi considerarmi tale. Un uccello chiuso in gabbia in primavera sa perfettamente che c'è qualcosa per cui egli è adatto, sa benissimo che c'è qualcosa da fare, ma che non può fare: che cosa è? Non se lo ricorda bene, ha delle idee vaghe e dice a se stesso: "gli altri fanno il nido e i loro piccoli e allevano la covata", e batte la testa contro le sbarre della gabbia. E la gabbia rimane chiusa e lui è pazzo di dolore. "Ecco un fannullone" dice un altro uccello che passa di là, "quello è come uno che vive di rendita". Intanto il prigioniero continua a vivere e non muore, nulla traspare di quello che prova, sta bene e il raggio di sole riesce a rallegrarlo. Ma arriva il tempo della migrazione. Accessi di malinconia – ma i ragazzi che lo curano nella sua gabbia si dicono che ha tutto ciò che può desiderare – ma lui sta a guardare fuori il cielo turgido carico di tempesta, e sente in sé la rivolta contro la propria fatalità. "Io sono in gabbia, sono in prigione, e non mi manca dunque niente imbecilli? Ho tutto ciò che mi serve! Ah, di grazia, la libertà, essere un uccello come tutti gli altri!". Quel tipo di fannullone è come quell'uccello fannullone. E gli uomini si trovano spesso nell'impossibilità di fare qualcosa, prigionieri di non so quale gabbia orribile, orribile, spaventosamente orribile… Non si sa sempre riconoscere che cosa è che ti rinchiude, che ti mura vivo, che sembra sotterrarti, eppure si sentono non so quali sbarre, quali muri. Tutto ciò è fantasia, immaginazione? Non credo, e poi uno si chiede "Mio Dio, durerà molto, durerà sempre, durerà per l'eternità?"”

Vincent Van Gogh (1853–1890) pittore olandese

Sai tu ciò che fa sparire questa prigione? È un affetto profondo, serio. Essere amici, essere fratelli, amare spalanca la prigione per potere sovrano, per grazia potente. Ma chi non riesce ad avere questo rimane chiuso nella morte. Ma dove rinasce la simpatia, lì rinasce anche la vita.
Origine: Da Lettere a Theo, Guanda, Parma 1984, pp. 87-88.

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“Mi piace questa sensazione di essere nato e cresciuto nella città più bella del mondo. Quando i calciatori delle altre squadre, soprattutto straniere, vengono a giocare a Roma, quasi sempre fanno un giro turistico in pullman fra le bellezze della città. […] Sono state partite sempre dure, con difensori rocciosi, che intervenivano spesso ai limiti del regolamento, che mi scalciavano anche un po' più del dovuto. E poi ho capito. In queste occasioni, all'onesto centrocampista della periferia bulgara, al terzino di fascia ucraino, al trequartista moldavo, gli si alza l'indice di rosicamento. Perché noi stiamo a Roma e loro no. Potranno pure strappare un 1-1 con un colpo di fortuna, un gol dell'ex, un offside dubbio, ma al fischio finale io me ne resto qui, a vivere la mia vita a Roma e tu, mediano del Borussia Mönchengladbach, te ne devi tornare nel grigio inverno della Westfalia in una città, Mönchengladbach, che molti ragazzi della Primavera neanche riescono a pronunciare, perché questo benedetto nome si comincia a imparare solo intorno ai vent'anni. Quanti calciatori passano dal Borussia Mönchengladbach al Borussia Dortmund solo per ragioni di pronuncia!!! Niente da fare, quando vengono a Roma, i giocatori stranieri rosicano. Fateci caso alla prossima partita della Roma in Europa se non picchiano giù duro: è per colpa della bellezza dei nostri monumenti. Uno sgambetto per l'Altare della Patria. Un tackle in scivolata per la Domus Aurea. Un'entrata da dietro per le Catacombe di San Callisto.”

Francesco Totti (1976) calciatore italiano

dalla prefazione di E mo' te spiego Roma

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“Io posso amare solo la persona che in una giornata di primavera a me preferirà una betulla.”

Marina Ivanovna Cvetaeva (1892–1941) poetessa e scrittrice russa

Da A Pëtr Ivanovič Jurkevič, p. 49
Il paese dell'anima

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“Voglio fare con te | quello che la primavera fa con i ciliegi.”

Pablo Neruda (1904–1973) poeta e attivista cileno

XIV – Giochi tutti i giorni con la luce dell'universo
Venti poesie d'amore e una canzone disperata

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“Non sarà | un'avventura, | non può essere soltanto | una primavera, | questo amore | non è una stella | che al mattino se ne va.”

Lucio Battisti (1943–1998) compositore, cantautore e produttore discografico italiano

da Un'avventura, lato A, n. 1
Origine: Testo di Mogol e Lucio Battisti.

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“C'è una primavera che si prepara in questo inverno apparente.”

Giorgio La Pira (1904–1977) politico italiano

Scritti vincenziani

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“Dove sono cavallo e cavaliere? Dov'è il corno dal suono violento?
Dove sono l'elmo e lo scudiere, e la fulgida capigliatura al vento?
Dov'è la mano sull'arpa, e il rosso fuoco ardente?
Dov'è primavera e la messe, ed il biondo grano crescente?
Son passati come pioggia sulla montagna, come raffiche di vento in campagna;
I giorni scompaiono ad ovest, dietro i colli che un mare d'ombra bagna.
Chi riunirà il fumo del legno morto incandescente?
Chi tornerà dal Mare e potrà mirare il tempo lungo e fuggente?”

Variante: "Dove sono cavallo e cavaliere? Dov'è il corno dal suono violento? Dove sono l'elmo e lo scudiere, e la fulgida capigliatura al vento? Dov'è la mano sull'arpa, e il rosso fuoco ardente? Dov'è primavera e la messe, ed il biondo grano crescente? Son passati come pioggia sulla montagna, come raffiche di vento in campagna; I giorni scompaiono ad ovest, dietro i colli che un mare d'ombra bagna. Chi riunirà il fumo del legno morto incandescente? Chi tornerà dal Mare e potrà mirare il tempo lungo e fuggente?"
Origine: Il Signore degli Anelli, Le due torri, p. 619, Rusconi

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“Non ce l'ho con la primavera | perché è tornata. | Non la incolpo | perché adempie come ogni anno | ai suoi doveri.”

Wisława Szymborska (1923–2012) poetessa e saggista polacca

da Addio a una vista; 1998
25 poesie

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“A Milano ci sono due squadre: l'Inter e la primavera dell'Inter.”

Giuseppe Prisco (1921–2001) avvocato e dirigente sportivo italiano

Pazzo per l'Inter

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“Dimmi qualcosa di ancora più carino."
"Mi piaci tanto, Midori. "
"Tanto quanto?"
"Tanto quanto un orso in primavera."
"Un orso in primavera?" chiese lei sollevando di nuovo la testa.
"Come sarebbe 'un orso in primavera'?"
"Un orso in primavera… allora, tu stai passeggiando da sola per i campi quando a un tratto vedi arrivare nella tua direzione un orso adorabile dalla pelliccia vellutata e dagli occhi simpatici, che ti fa: 'Senta, signorina, non le andrebbe di rotolarsi un po' con me sull'erba?'. Tu e l'orsetto vi abbracciate e giocate a rotolare giù lungo il pendio tutto ricoperto di trifogli per ore e ore. Carino, no?"
"Carinissimo."
"Ecco, tu mi piaci tanto così.”

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Variante: Mi piaci tanto, Midori.”
“Tanto quanto?”
“Tanto quanto un orso in primavera.”
“Un orso in primavera?” chiese lei sollevando di nuovo la testa. “Come sarebbe "un orso in primavera"?”
“Un orso in primavera... allora, tu stai passeggiando da sola per i campi quando a un tratto vedi arrivare nella tua direzione un orso adorabile dalla pelliccia vellutata e dagli occhi simpatici, che ti fa: "Senta, signorina, non le andrebbe di rotolarsi un po' con me sull"erba?". Tu e l"orsetto vi abbracciate e giocate a rotolare giù lungo il pendio tutto ricoperto di trifogli per ore e ore. Carino, no?”
“Carinissimo.”
“Ecco, tu mi piaci tanto così.

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“Se io preferisco tanto l'autunno alla primavera, è perché in autunno si guarda il cielo — in primavera la terra.”

§ 229, 29 ottobre 1837; 1997, p. 37
Diario
Variante: Per questo preferisco di gran lunga l’autunno alla primavera, perché in autunno si guarda il cielo. In primavera la terra.

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“Vedo che la politica continua a occuparsi zero della musica, qualunque governo ci sia. Dico io: i provider bloccano i siti porno e pedofili, non si potrebbe far la stessa cosa con la musica piratata? Il mio disco è su eMule da una settimana, è una vergogna.”

Laura Pausini (1974) cantautrice italiana

Origine: Dall'intervista di Marinella Venegoni, Laura Pausini in piena Primavera (e consecutio scassata di Grignani) https://web.archive.org/web/20090222190341/http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=20&ID_articolo=731&ID_sezione=12&sezione=, La Stampa, 14 novembre 2008.

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“La forza della primavera non sarebbe niente se non avesse dormito l'inverno.”

José Saramago (1922–2010) scrittore, critico letterario e poeta portoghese

Origine: Il vangelo secondo Gesù Cristo, p. 276

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“Primavera della mia anima […] Non mi è necessario nient'altro che vederTi.”

Alexandr Alexandrovič Blok (1880–1921) poeta russo

Origine: La fidanzata di lillà. Lettere a Ljuba, p. 31

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“Diverrò povero? Sarò con la maggioranza degli uomini. Andrò in esilio? Penserò di essere nato là, dove mi manderanno. Sarò messo in catene? E allora? Sono forse ora veramente libero? La natura mi ha già legato a questo grave peso del corpo. Morirò? Porrò cosi fine – dirai tu – alla possibilità di ammalarmi, di esser messo in catene, di morire. […] Moriamo ogni giorno: ogni giorno ci viene tolta una parte della vita e anche quando ancora cresciamo, la vita decresce. Abbiamo perduto l'infanzia, poi la fanciullezza, poi la giovinezza. Tutto il tempo trascorso fino a ieri è ormai perduto; anche questo giorno che stiamo vivendo lo dividiamo con la morte. Come la clessidra non è vuotata dall'ultima goccia d'acqua, ma da tutta quella defluita prima, così l'ora estrema, che mette fine alla nostra vita, non provoca da sola la morte, ma da sola la compie; noi vi giungiamo in quel momento, da tempo, però, vi siamo diretti. […] «Non viene una sola volta la morte; quella che ci rapisce è solo l'ultima morte». […] questa morte che tanto temiamo è l'ultima, non la sola. […] la follia umana, è così grande, che alcuni sono spinti alla morte proprio dal timore della morte. […] Ci chiediamo: «Fino a quando sempre le stesse cose? Svegliarsi e andare a dormire, mangiare ed aver fame, aver freddo e soffrire il caldo? Nessuna cosa finisce, ma tutte sono collegate in uno stesso giro: si fuggono e si inseguono. Il giorno è cacciato dalla notte, la notte dal giorno; l'estate ha fine con l'autunno, questo è incalzato dall'inverno, che a sua volta è chiuso dalla primavera: così tutto passa per tornare. Non faccio né vedo mai niente di nuovo. Ad un certo punto, di tutto questo si prova la nausea». Per molti la vita non è una cosa penosa, ma inutile.”

lettera 24; 1975
Epistulae morales ad Lucilium

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“Se una rondine non fa primavera, figurarsi se un coglione fa categoria.”

Lella Costa (1952) attrice italiana

da In tournée, Feltrinelli, 2004³

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“[…] me ne andai in escursione verso le alture di Baran e del colle di Ciash e sulle pendici del Gul-i Bahar. In primavera la steppa del Colle di Ciash e le pendici del Gul-i Bahar sono bellissime. La verzura ne è splendida, senza confronti nelle altre zone del territorio di Kabul, e vi fioriscono ogni sorta di tulipani. Un giorno diedi ordine di contare tutti i tipi di tulipani: risultò che ce n'erano trentaquattro tipi. In lode di questi luoghi ho composto i versi: È la verde Kabul in primavera | paradiso di fiori: | paradiso la steppa di Baran, | paradiso fiorito in primavera.”

Babur (1483–1530) fondatore della dinastia Moghul

Origine: Citato in Poesia d'amore turca e persiana, scelta e traduzione di Angelo Michele Piemontese e Gianroberto Scarcia; ([G. Scarcia ha curato – oltre ai primi due paragrafi della «Guida alla lettura» – le versioni poetiche contenute nell'antologia e le prosastiche dal turco; tutto il resto è stato curato da A. M. Piemontese. Poesia d'amore turca e persiana, p. 9.]), EDIPEM, Novara, 1973, p. 233.

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“Le ore sono andate e le parole consumate attendon le parole che verranno. | Castelli e primavere che hai creduto di vedere non sai se son durante un'ora o un anno. | Son pronti i tuoi misteri: chiama ciò che non conosci, | già corri dove ho corso, verso nuove strade e voci, | ma se vorrai capire tutto questo che cos' è, | allora ti ricorderai, allora ti ricorderai, allora ti ricorderai di me.”

Francesco Guccini (1940) cantautore italiano

da Canzone delle ragazze che se ne vanno
Quei giorni spesi a parlare di niente | sdraiati al sole, inseguendo la vita | come l'avessimo sempre capita, | come qualcosa capito per sempre. (da Canzone per Piero)
Stanze di vita quotidiana

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“La signorina Abbott aveva avuto anche lei una serata meravigliosa, né ricordava d'aver mai visto simili stelle e un tale cielo. La sua testa, anch'essa, era piena di musica, e quella notte, quando aprì la finestra, la sua camera si riempì di aria calda e dolce. Era immersa nella bellezza, di dentro e di fuori; non poteva andare a letto per la felicità. Era mai stata così felice? Sì, una volta; e proprio qui, una sera in marzo, la sera in cui Gino e Lilia le avevano parlato del loro amore… la sera i cui mali era venuta adesso a riparare.
Emise un improvviso grido di vergogna. «Quest'ora… lo stesso posto… la stessa cosa,» — e incominciò a mortificare la sua felicità, sapendo che era colpevole. Era qui per combattere contro questo luogo, per portare in salvo una piccola anima che era ancora innocente. Era qui per difendere la moralità e la purezza, la santità della vita di una famiglia inglese. Quella primavera, aveva peccato per ignoranza; adesso non era più ignorante. «Signore, aiutatemi!» gridò, e chiuse la finestra come se ci fosse della magia nell'aria che la circondava. Ma le melodie non le uscivano dalla testa, e per tutta la notte fu turbata da torrenti di musica, da applausi e da risate, e da giovanotti arrabbiati che urlavano il distico del Baedeker:
Poggibonizzi, fatti in là,
che Monteriano si fa città!

Poggibonsi le si rivelò mentre quelli cantavano — un luogo sperduto e senza gioia, pieno di gente insincera. Quando si destò riconobbe che quel luogo era Sawston.”

Edward Morgan Forster (1879–1970) scrittore britannico

cap. VI, p. 153

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“Non ho mai pensato di essere un grandissimo giocatore mentre ho sempre saputo che sarei diventato un allenatore. Già da Lecce quando giocavo nella primavera e allenavo la squadra di mio fratello. Era una vocazione. Sono portato a dare un indirizzo. Un metodo. Indicare una squadra. Prendere le decisioni.”

Antonio Conte (1969) calciatore e allenatore italiano

Origine: Da un'intervista a Sette, 10 maggio 2012; citato in Conte dopo lo scudetto alla Juve: «Sapevo che sarei diventato un grande tecnico» http://www.corriere.it/sport/speciali/2011/campionato/notizie/08-05-12-conte-intervista-sette-scudetto_a3a65ae6-9902-11e1-a280-1e18500845d6.shtml, Corriere della sera.it, 8 maggio 2012.

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“Nella Contea diremmo che sono le nove. L'ora giusta per una deliziosa prima colazione presso una finestra aperta sul sole di primavera”

Pipino
Il Signore degli Anelli, Il ritorno del re
Variante: "Nella Contea diremmo che sono le nove. L'ora giusta per una deliziosa prima colazione presso una finestra aperta sul sole di primavera"

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