Frasi su spiaggia
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“Da piccolo i miei mi mandavano in una colonia di bambini così poveri che sulla spiaggia, invece dei castelli, facevamo le case popolari di sabbia.”

Mario Zucca (1955) attore, cabarettista e doppiatore italiano

Origine: Citato in Gino e Michele, Matteo Molinari, Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano, Arnoldo Mondadori Editore, 1997.

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“Tutti già fuggiti nei locali a parte i fortunati che | hanno di meglio da fare in spiaggia poi in sella a moto ferme.”

Max Pezzali (1967) cantautore italiano

da Essenziale, n. 9
Il mondo insieme a te

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“Vi porto i saluti di uno che si chiama… uno abbronzato… Ah, Barack Obama. Voi non ci crederete, ma sono andati a prendere il sole in spiaggia in due, perché è abbronzata anche la moglie. Vi do una ottima notizia: è uno molto bravo. E questo ci deve fare contenti.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

2009
Origine: Citato in Berlusconi: «Saremo qui per sempre» http://www.corriere.it/politica/09_settembre_27/berlusconi_chiusura_festa_207717d8-ab83-11de-a868-00144f02aabc.shtml, Corriere.it, 27 settembre 2009.

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“Non posso pensare a trent'anni di essere ancora su un campo da tennis. Preferirei essere su una spiaggia a bere birra con gli amici.”

Pat Cash (1965) tennista australiano

Origine: Citato in Roberto Lombardi, Edberg, il tennis inox https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1996/agosto/29/Edberg_tennis_inox_co_0_9608295972.shtml, Corriere della sera, 29 agosto 1996.

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“Nuotava a bracciate cieche contro il mare irritato, rideva quasi gemendo quando picchiava con i pugni chiusi la faccia bavosa delle onde più alte. Si beffavano della sua forza, lo staccavano dalla mobile consistenza del fondo di sabbia e conchiglie bianche, lo sollevavano con finta dolcezza e lo spingevano verso il largo o lo spostavano in diagonale, come se lo volessero trascinare verso i gorghi fatali. Cercò una zona di mare più calmo, per riprendere fiato e e toccare fondo con piede sicuro. Ma nell'alzare gli occhi, constatò che il cielo blu aveva perso la battaglia contro le nubi e contro il mondo intero, e che anche lui si trovava sotto un esasperante tendone grigio. E inoltre, il tuono risuonò come un avvertimento giunto dall'ovest trasformandosi quasi senza indugio in un a pioggia calda, inizialmente mite, poi furiosa, come fili di pietra intenti a inchiodarlo, introiettarlo nella sua battaglia persa contro gli elementi. Rimanere li con l'acqua al petto, con il diluvio sulla testa, con le acque del cielo mescolate con le lacrime che gli uscivano a fiotti dagli occhi, con i singhiozzi sempre più incontrollabili. Attraverso le cortine d'acqua e di lacrime, il mare era un opzione: o procedere verso le profondità definitive e affondare per sempre la pietra scura che gli occupava il cervello, o tornare in spiaggia per recuperare la penombra di una fuga frustrata. Tuttavia, il tiepido mare in cui era immerso lo avvolgeva con un calore protettivo, come una coperta, il corpo di una donna o la sensazione di chiudersi in una casa una sera d'autunno, con la pioggia fuori dalla finestra.. In qualche luogo dove abitano i ricordi, cominciò a crescere il viso della donna fino ad occupargli tutta la testa per riversarsi poi fuori e diventare un orizzonte totale di lineamenti diluiti dalle acque.”

Manuel Vázquez Montalbán (1939–2003) scrittore, saggista e poeta spagnolo

Origine: Da La rosa di Alessandria, traduzione di Hado Lyria, Feltrinelli.

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“Dammi tre parole, donne, soldi, amore'; | Olio, spia, motore; nervi, stress, dottore; | turbo, fuori, serie; barca, spiagge, ferie. | Dammi tre parole, sono solo parole.”

Fabri Fibra (1976) rapper, produttore discografico e scrittore italiano

da 3 parole, n. 13
Controcultura
Origine: Valeria Rossi, Tre parole (2001): «Dammi tre parole: sole, cuore e amore.»

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“E pensare che sono cresciuta in una famiglia molto pudica in cui non ho mai visto mia madre nuda, se non per sbaglio. Da quando ho vent’anni preferisco il topless in spiaggia e vado in giro molto spesso nuda con mia figlia in casa.”

Bianca Balti (1984) supermodella italiana

Origine: Citato in Alessandro Argentini, [//www.marieclaire.it/Moda/Intervista-Bianca-Balti Intervista: Bianca Balti Vorrebbe essere Alice ma si sente più simile al Bianconiglio.], marieclaire.it, 26 aprile 2010.

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“"La storia del mondo attraverso i gabinetti" […] "un poema epico???" […]
Inglesi:
Il gabinetto inglese come ultima spiaggia del colonialismo.
Tedeschi:
I gabinetti tedeschi osservano le differenze di classe. In terza classe : carta ruvida e scura. In prima classe: carta bianca. Chiamata Spezial Krepp (non c'è bisogno di tradurre). Ma i gabinetti tedeschi sono unici al mondo, grazie al piccolo palcoscenico (tutto il mondo è un palcoscenico) sul quale cade la merda. […] Gente che riesce a costruire gabinetti del genere è capace di tutto.
Italiani:
Spesso si è in grado di leggere qualche articolo del Corriere della sera prima di pulirsi il sedere con le notizie. Ma in generale in Italia l'acqua scorre veloce e la merda sparisce prima che faccia in tempo a balzare in piedi e girarsi a guardarla. Per questo gli italiani sono grandi artisti. I tedeschi hanno già la merda da guardare. In mancanza di questo passatempo, gli italiani hanno pensato di scolpire e dipingere.
Francesi:
[…] Nei gabinetti francesi la luce si accende solo quando si chiude a chiave la porta.
Per qualche ragione non riesco a spiegarmi la letteratura e la filosofia francesi in termini dell'approccio francese alla merde.
Giapponesi:
Accovacciarsi è un fatto fondamentale nella vita orientale. La tazza è nel pavimento. Tutt'intorno decorazioni floreali. Tutto questo ha a che fare con lo Zen”

Cf. Suzuki.
Origine: Paura di volare, p. 37-38

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“Mille avventure che | non finiranno se| per quegli amori esisteranno nuove… Spiagge.”

Renato Zero (1950) cantautore e showman italiano

da Spiagge

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“[alla domanda Continuerà a guardare la Superbike? ] Metterò la tv in spiaggia e con la gamba che penzolerà fuori dalla sedia. E forse piangerò.”

Troy Bayliss (1969) pilota motociclistico australiano

citato in La Gazzetta dello Sport http://archiviostorico.gazzetta.it/2008/settembre/20/Bayliss_Vinco_Mondiale_piango_spiaggia_ga_10_080920050.shtml, 20 settembre 2008

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“[Prima di suonare Nuntereggae più durante un concerto del 1979] C'è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio! Io non li temo! Non ci riusciranno! Sento che, in futuro, le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni! Che, grazie alla comunicazione di massa, capiranno cosa voglio dire questa sera! Capiranno e apriranno gli occhi, anziché averli pieni di sale! E si chiederanno cosa succedeva sulla spiaggia di Capocotta.”

Rino Gaetano (1950–1981) cantautore italiano

Origine: Gaetano cita questa spiaggia anche nel testo della canzone Nuntereggae più in riferimento all'omicidio di Wilma Montesi.
Origine: Citato in Musica: Rino Gaetano, l'artista crotonese avrebbe compiuto oggi 60 anni http://www.ilquotidianoweb.it/news/ultimora/206240/Musica--Rino-Gaetano--l-artista-crotonese---avrebbe-compiuto-oggi-60-anni.html, il Quotidiano della Calabria, 29 ottobre 2010.

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“Sono grato di essere dove sono, non per soldi o fama, ma perché sono vivo, ho una famiglia e continuo ad alzarmi al mattino con la voglia di fare qualcosa di nuovo. Nessuno mi impedirebbe di stare in spiaggia tutto il giorno a farmi le canne e giocare con il mio cane. Sia Anthony che io abbiamo avuto un’infanzia disgraziata e difficile, siamo fortunati a essere ancora vivi e grati di essere cambiati.”

Flea (1962) bassista, trombettista e pianista australiano

Origine: Dall'intervista di Roberto Croci, Quegli amorevoli stronzi dei Red Hot Chili Peppers http://www.rollingstone.it/musica/interviste-musica/quegli-amorevoli-stronzi-dei-red-hot-chili-peppers/2016-08-10/#Part6, RollingStone.it, 10 agosto 2016.

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“Alle due e mezzo del mattino XN varcò il confine di Milano. Le notti milanesi, file di luci rosse e bianche delle auto, crocchi di persone lungo i marciapiedi, solitari nottambuli in cerca di una meta. Ad ogni metro di asfalto, le insegne dei locali offrono antidoti alla depressione, cocktail di solitudine a prezzi da boutique. In via Brera, per cinquanta euro, l'uomo barbuto vende un futuro migliore in un mazzo di carte. L'auto di XN arranca davanti al Piccolo Teatro, l'Arena e poi finalmente l'ultima spiaggia di un uomo disperato: negrolandia. Una terra di nessuno, popolata da volti scuri invisibili nella notte, risuona di una lingua babelica, in quelle strade il passaporto con l'italico stellone è un miraggio, un lasciapassare per schiudere le porte dell'inferno. In quelle vie incombono paure ancestrali, leggende, esseri mitologici. XN cercava proprio uno di quegli uomini dal passato epico, un uomo che ha attraversato i mari e la storia di due mondi: Omero. Le luci della pizzeria cinese Mergellina, vedi Shangai e poi muori, illuminavano di un'opaca luce rossa una decina di uomini dai colori esotici. Il gruppetto bivaccava sul marciapiede, individui seduti a terra con le gambe incrociate fumavano sigarette, bevevano vino da scatole di tetrapack, gli occhi fissi verso il cantore. Omero seduto, come sempre, sul gradino della vetrina illuminata narrava leggende. Impartiva lezioni di letteratura avanzata ad individui che non possedevano nemmeno l'idea astratta di libro, insegnava a scrivere e leggere: almeno quanto bastava per compilare i moduli della questura. XN aveva conosciuto il cantore di strada qualche anno prima, un'altra vita, un'era felice e perfetta.”

Senza Ritorno

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“Amo il mare sempre di piú… forse una volta preferivo la montagna perché era tanto lontana. Adesso non vorrei piú andarci. Credo che proverei vergogna e paura. È troppo capricciosa, troppo irregolare, troppo varia… certo mi sentirei in condizioni d'inferiorità. Quali sono gli uomini che preferiscono la monotonia del mare? Sono quelli, mi sembra, che hanno scrutato troppo a lungo, troppo profondamente nel groviglio delle cose interiori per non chiedere almeno a quelle esteriori una cosa soprattutto: la semplicità… Non è il fatto che in montagna ci si debba arrampicare coraggiosamente, mentre al mare si sta placidamente sdraiati sulla sabbia. Ma io conosco il diverso sguardo degli appassionati dell'una e dell'altro. Occhi sicuri, audaci, giocondi, pieni di iniziativa, di coraggio e di risolutezza errano di vetta in vetta; ma sulla vastità del mare che con mistico e snervante fatalismo rovescia sulla spiaggia le onde, si posa uno sguardo sognante, velato, disincantato e pieno di saggezza, che è già penetrato profondamente in qualche intrico doloroso. Salute e malattia: ecco la differenza. Ci si inerpica arditi nella meravigliosa molteplicità delle vette dentate, frastagliate, dirupate per mettere alla prova un'energia vitale non ancora spesa. Ma si cerca riposo nella vasta semplicità delle cose esteriori, stanchi come si è della confusione di quelle intime.”

Thomas Mann (1875–1955) scrittore e saggista tedesco

Thomas Buddenbrook: X, VI; 2002, p. 610
I Buddenbrook

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“[Sui popoli della Sicilia] Già in tempi lontani fu sede di popoli, ed ecco il complessivo registro delle genti che ospitò. L'insediamento umano più antico che la tradizione ricordi fu quello dei Ciclopi e dei Lestrigoni, che occuparono una fascia limitata del paese. Ma sul loro ceppo non posso pronunciarmi, né sulla loro terra d'origine o su quale zona del mondo abbiano poi scelto per emigrarvi. Si stia contenti delle memorie poetiche e dell'opinione che ciascuno, chi da una fonte, chi da un'altra, ha concepito su quelle genti. Subito dopo quelli devono essersi stabiliti sull'isola i Sicani. Costoro anzi, a quanto affermano, avrebbero preceduto i Ciclopi e i Lestrigoni in quanto originari della Sicilia. Ma la verità storica fa giustizia di queste fantasie: erano Iberi, e in Iberia avevano dimora, lungo il corso del Sicano, donde i Liguri li costrinsero ad allontanarsi. Per opera loro l'isola finì col mutare il primitivo nome di Trinacria in quello di Sicania. Nel nostro tempo i Sicani sono ancora stanziati nella zona occidentale della Sicilia. Quando Ilio crollò, un drappello di Troiani fuggitivi, sgusciati dalla rete della flotta Achea, approdarono alle spiagge della Sicilia e fissarono il proprio domicilio a fianco dei Sicani. Le due genti furono designate con il nome comune di Elimi, e i loro centri urbani furono noti come Erice e Segesta. S'aggiunse più tardi e prese sede in quei luoghi anche un nucleo di Focesi che rientrando da Troia fu travolto in quell'epoca da una tempesta e, dopo aver toccato le coste della Libia, di là concluse finalmente la sua corsa in terra di Sicilia.”

Tucidide storico e militare ateniese

Libro VI-II
La guerra del Peloponneso

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“Capodanno nella lista di Rocco Schiavone veniva al terzo posto delle peggiori date del calendario. Al primo posto c'era il suo compleanno, che lui odiava in maniera totale, violenta, omicida. Gli auguri li considerava degli insulti. E non era un atteggiamento preso dopo i quaranta, non era una cosa da scambiare con la senilità incipiente e col tempo che passa sempre più veloce. Lui già a sei anni, quando giocava per le strade di Trastevere, poteva spaccare teste e setti nasali se un amichetto o un parente gli avesse fatto i fatidici auguri il 7 di marzo.
Al secondo posto c'era la Pasqua. Rocco la odiava per tre motivi. Il primo era che non arrivava mai lo stesso giorno. Cambiava ogni anno, e questo la rendeva imprevedibile e micidiale come un killer professionista. Il secondo che, proprio per la sua imprevedibilità, faceva arrivare le colombe e le uova mentre ancora stavi digerendo il panettone di Natale. Il terzo era di natura squisitamente teologica. Sapete quando è nato il figlio di Dio. Possibile che non siete mai riusciti a capire quand'è che è risorto? Al terzo posto c'era il Capodanno. Dovere per forza andare da qualche parte a fare il conto alla rovescia, stappare la bottiglia, urlare auguri a squarciagola e fingere di divertirsi e essere sereno. E poi c'erano i botti. Nel suo personalissimo codice la pena per i costruttori e i fruitori dei fuochi di Capodanno andava da un anno di reclusione ai lavori forzati in una miniera in Cile, in base ai botti che utilizzavano, al rumore che provocavano e ai soldi che riuscivano a sprecare in sei minuti. Gente che lesina sulla frutta e la verdura tutto l'anno per poi scoppiare centinaia di euro in pochi minuti ferendosi, facendosi danni, spaccando oggetti e coglioni, lui la detestava. Il primo gennaio invece era uno dei giorni più belli dell'anno. Nessuno per le strade, nessuno nei negozi, tutti a dormire gonfi di cibo e vino da supermercato, con le bocche secche e le orecchie che ancora fischiano per la musica a palla e i tricchetracche sul balcone. E lui solo, a Ostia a passeggiare sulla spiaggia.”

Antonio Manzini (1964) attore, sceneggiatore e regista italiano

da L'accattone
Cinque indagini romane per Rocco Schiavone, L'accattone

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“[Haiku] Che piacere, dormire | sulla spiaggia di Suma – | le onde per guanciale.”

Ryōkan Taigu (1758–1831) monaco buddhista giapponese

Origine: In Il muschio e la rugiada. Antologia di poesia giapponese, a cura di Mario Riccò e Paolo Lagazzi, traduzione di Mario Riccò, Fabbri Editori R.C.S. Libri & Grandi Opere S.p.a., Milano, 1997, p. 137

“Le malattie sono più intelligenti di noi, trovano la risposta dei nostri problemi prima della ragione.”

Gina Lagorio (1922–2005) scrittrice italiana

da La spiaggia del lupo, Garzanti

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“Venga dunque alla sbarra Aristotele, il peggiore dei Sofisti, stordito da un'inutile sottigliezza, spregevole ludibrio delle parole. Ha osato persino, se la mente umana si fermasse per caso e quasi spinta da un buon vento sulla spiaggia di qualche verità, stringerle attorno durissimi ceppi, e mettere insieme una specie di arte fatta di pazzia per asservirci alle parole. Nel suo seno si sono generati e di lui si sono nutriti quegli astutissimi spacciatori di nuvole [i peripatetici] i quali, tenendosi ben lontani dalla luce della storia e delle singole cose e senza curarsi di intraprendere la descrizione del mondo, ci hanno propinato le innumerevoli sciocchezze delle Scuole, ricavandole con l'irrequieto agitarsi della loro mente dalla duttile materia dei precetti e delle affermazioni di Aristotele. Ma il loro dittatore è da riprovare più di loro, perché, pur essendosi rivolto alle libere ricerche della storia, ha conservato intatti gli idoli più oscuri di qualche caverna sotterranea, e ha costruito sopra la sua storia delle cose particolari una specie di tela di ragno, che vuol far apparire come la trama delle cause, mentre è affatto priva di forza e di pregio.”

Francesco Bacone (1561–1626) filosofo, politico e giurista inglese

Origine: Da Il parto maschio del tempo, in Opere filosofiche, a cura di Enrico De Mas, Laterza, Bari, 1965, vol. 1, pp. 39-40; citato in Giovanni Reale, Guida alla lettura della Metafisica di Aristotele, Roma-Bari, Laterza, 1997, p. 189. ISBN 88-420-5247-7

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“I bianchi crisantemi sulla spiaggia | mossi dal vento autunnale | non si distinguono più | dalla bianca schiuma del mare.”

Sugawara no Michizane (845–903) poeta e politico giapponese

Origine: Citato in Rossella Menegazzo, Giappone , Gruppo Editoriale L'Espresso, [pubblicato su licenza Electa, Milano], Roma, 2008, p. 118.

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“Il premio Nobel agli abitanti di Lampedusa e Lesbo sarebbe una scelta giusta e un gesto simbolico importante. Consegnarlo non a un individuo ma a un popolo. I lampedusani in questi vent'anni hanno accolto persone che sono arrivate, migranti, senza mai fermarsi. Ho vissuto lì un anno e non ho mai sentito da nessuno parole di astio e paura nei confronti degli sbarchi. Le uniche volte in cui li vedo reagire con rabbia è quando ci sono troppe notizie negative associate all'isola: "disastro a Lampedusa", "i pesci che mangiano i cadaveri", "arrivano i terroristi". Quelle sono le cose verso le quali hanno, giustamente, un rifiuto totale. Vorrebbero che tutto si svolgesse senza lasciare traccia mediatica, portando avanti il loro aiuto quotidiano. Ce ne sono tanti che lavorano al Centro d'accoglienza, oggi che gli sbarchi sono procedura istituzionale: la raccolta in mare aperto, l'arrivo al porto e al Centro per l'identificazione. Ma fino a poco tempo fa, quando arrivavano i barconi carichi sulla spiaggia, i migranti erano soccorsi, rifocillati, ospitati. Una volta in centinaia si buttarono in mare per salvare altrettanti naufraghi. […] Questo stato d'animo appartiene non solo a Lampedusa ma alla Sicilia e i siciliani. Negli ultimi tempi sono arrivate migliaia di persone e non ho sentito nessuno a Palermo o Catania parlare di barriere. Quelle barriere fisiche e mentali che alcuni stati d'Europa innalzano, vergognosamente, oggi. L'accoglienza è la prima cosa che ho imparato dai lampedusani.”

Gianfranco Rosi (1964) regista italiano
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“Di solito non parlo con gli sconosciuti. Non mi piace parlare con chi non conosco. E non per via della famosa frasa Non Dare Confidenza Agli Sconosciuti che ci ripetono continuamente a scuola, che tradotto vuol dire non accettare caramelle o un passaggio da uno sconosciuto perché vuole fare sesso con te. Non è questo che mi preoccupa. Se un estraneo mi toccassse lo colpirei immediatamente, e io so colpire molto forte. Come per esempio quella volta che ho preso a pugni Sarah perché mi aveva tirato i capelli e l’ho fatta svenire e le è venuta una commozione cerebrale e avevano dovuto portarla al pronto soccorso. E poi ho sempre con me il mio coltellino svizzero che ha una lama a seghetto in grado di tranciare le dita a un uomo.
Non mi piacciono gli estranei perché non mi piacciono le persone che non conosco. Sono difficili da capire. È come essere in Francia, dove andavamo qualche volta in campeggio quando mio madre era ancora viva. E io odiavo la Francia perché se entravo in un negozio o in un ristorante o andavo in spiaggia non capivo quel che dicevano, e la cosa mi terrorizzava.

Ci metto un sacco di tempo per abituarmi alle persone che non conosco. Per esempio, quando c’è una persona nuova che viene a lavorare a scuola non le parlo per settimane e settimane. Rimango a osservarla finché non sono certo di potermi fidare. Poi le faccio delle domande su di lei, sulla sua vita, del tipo se ha degli animali e qual è il suo colore preferito e cosa sa dell’Apollo e le chiedo di disegnarmi una piantina della sua casa e voglio sapere che macchina ha, così imparo a conoscerla. Da quel momento in poi non mi preoccupo più se mi capita di trovarmi nella stessa stanza con questa persona e non sono più obbligato a stare all’erta.”

The Curious Incident of the Dog in the Night-Time

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“Le isole sono diverse. E se l'isola è piccola è ancora più vero. Guardate l'Inghilterra, è quasi inconcepibile che questa stretta distesa di terra sorregga tanta diversità: il cricket, il tè alla panna, Shakespeare, Sheffield, il fish and chips nel giornale imbevuto d'aceto, Soho, Oxford e Cambridge, il lungomare di Southend, le sedie a sdraio con le righe a Green Park, i Beatles e i Rolling Stone, Oxford Street, i pigri pomeriggi domenicali. Tutte contraddizioni, che marciano tutte insieme come dimostranti ubriachi che non si sono ancora resi conto che la principale causa di protesta sono proprio loro. Le isole sono pionieri, gruppi divisi, malcontento, pesci fuor d'acqua, isolazionisti naturali. Come ho detto, diverse.
Quest'isola, per esempio. Da un capo all'altro soltanto una corsa in bicicletta. Un uomo che camminasse sull'acqua riuscirebbe a raggiungere la costa in un pomeriggio. L'isola di Le Devin, uno dei molti isolotti intrappolati come granchi nelle secche lungo il litorale della Vandea, oscurata da Noirmoutier dal lato prospiciente la costa, dall'Ile d'Yen a sud; in una giornata nebbiosa si potrebbe non notarla affatto. Le carte la citano a malapena. In effetti non merita quasi lo status di isola, essendo poco più che un grappolo di banchi di sabbia con qualche pretesa, una dorsale rocciosa che la solleva dall'Atlantico, un paio di villaggi, un piccolo stabilimento dove mettono il pesce in scatola, un'unica spiaggia. Al capo estremo, casa mia, Les Salants, una fila di casette, appena sufficienti per chiamarlo paese, distribuite fra rocce e dune verso un mare che guadagna terreno a ogni brutta marea. Casa, il posto da cui non si può fuggire, il posto verso cui ruota la bussola del cuore.”

Joanne Harris (1964) scrittrice britannica

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