Frasi su ultimo
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“[Su Nicola II] Quando divenne zar era disperato. Continuava a dire che non sapeva cosa sarebbe successo di noi e che lui si sentiva completamente inadatto a regnare.”

citato in Luigi Fossati, Nicola II, in Le ultime monarchie, Istituto Geografico De Agostini, 1973, p. 19

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“Per troppo tempo ti sei nascosto da me.»
Rand si girò di scatto, ansimando. L'attimo prima era da solo, ma ora, fermo davanti alla porta-finestra, c'era Ba'alzamon. Quando parlò, caverne di fiamma presero il posto degli occhi e della bocca.
«Per troppo tempo, ma ormai non più.»
«Nego che tu abbia potere su di me» disse Rand, rauco. «Nego la tua esistenza.»
Ba'alzamon si mise a ridere. «Credi che sia così facile? Ma a dire il vero l'hai sempre creduto. Ogni volta che ci siamo confrontati, hai creduto di potermi sfidare.»
«Cosa vuol dire, ogni volta? Ti nego!»
«Lo dici sempre. All'inizio. Questo scontro fra noi si è già verificato innumerevoli volte. Ogni volta hai un viso diverso e un altro nome, ma sei sempre tu.»
«Ti nego!» Fu un bisbiglio di disperazione.
«Ogni volta scagli contro di me la tua misera forza e ogni volta, alla fine, capisci chi è il padrone. Epoca dopo Epoca, t'inginocchi davanti a me, o muori col rimpianto di non avere ancora la forza d'inginocchiarti. Povero sciocco, non puoi mai vincere, contro di me.»
«Bugiardo! Padre delle Menzogne. Padre degli Sciocchi, se non sai fare di meglio. Gli uomini ti trovarono, nell'ultima Epoca, l'Epoca Leggendaria, e ti legarono nel luogo cui appartieni.»
Ba'alzamon rise di nuovo, di scherno; Rand avrebbe voluto tapparsi le orecchie per non udirlo, ma si costrinse a non muovere le mani. Però gli tremavano, quando infine la risata terminò.
«Verme, tu non sai niente. Ignorante come uno scarafaggio sotto una pietra, schiacciato con altrettanta facilità. Questa lotta prosegue dal momento della creazione. Gli uomini pensano sempre che sia una guerra nuova, ma è sempre la stessa, riscoperta. Solo ora il mutamento soffia nel vento del tempo. Stavolta non ci sarà ritorno. Quelle orgogliose Aes Sedai che pensano di potersi opporre a me… le vestirò di catene e le manderò a correre nude per ubbidire al mio volere, o riempirò delle loro anime il Pozzo del Destino, dove urleranno per l'eternità. Tutte, tranne coloro che già mi servono. Loro staranno solo un gradino al di sotto di me. Puoi scegliere di stare con loro, mentre il mondo striscia ai tuoi piedi. Per l'ultima volta, ti offro la possibilità. Sarai al di sopra di loro, al di sopra d'ogni potere e d'ogni dominazione, a parte me. Ci sono state delle volte in cui hai fatto questa scelta e sei vissuto abbastanza a lungo da conoscere il tuo potere.»
Negalo! Rand si afferrò a quel che poteva negare. «Non ci sono Aes Sedai al tuo servizio. Un'altra menzogna!»
«Così t'hanno detto? Duemila anni fa, con i miei Trolloc, girai il mondo e persino fra le Aes Sedai trovai anime che conoscevano la disperazione, che sapevano che il mondo non poteva opporsi a Shai'tan. Per duemila anni l'Ajah Nera è vissuta fra le altre, invisibile, nell'ombra. Forse comprende perfino coloro che sostengono d'aiutarti.”

Robert Jordan (1948–2007) scrittore statunitense

Rand al'Thor e Ba'alzamon, capitolo 43
La ruota del tempo. L'occhio del mondo

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“Quando è infranto l'ultimo ponte che lega alla vita, una cosa rimane – trascinarsi verso la terra dei venti. L'alba nel cielo invernale e la sua pioggia di splendida luce rimane.”

Gustav Suits (1883–1956)

Origine: Da La terra dei venti, citato in Ants Oras (Letteratura estone), Ernests Blese (Letteratura lettone) e Alfred Senn (Letteratura lituana), Storia delle letterature baltiche, a cura di Giacomo Devoto, Nuova Accademia Editrice, 1963, traduzione per Ants Oras (Letteratura estone) di Olga Rossi, p. 31.

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“Ma chi è che semina le guerre? Se tra uno o tra dieci anni una nuova guerra mondiale scoppierà, dove troveremo il responsabile? Nell'ultima guerra la identificazione parve facile: bastò il gesto di due folli che avevano in mano le leve dell'ordigno infernale, per decretare il sacrificio dei popoli innocenti. Ma oggi quelle dittature sono cadute: oggi le sorti della guerra e della pace sono rimesse al popolo. Questo vuol dire, infatti, democrazia: rendere ogni cittadino, anche il più umile, corresponsabile della guerra e della pace del mondo: toglier di mano queste fatali leve ai dittatori paranoici che mandano gli umili a morire, e lasciare agli umili, a coloro ai quali nelle guerre era riservato finora l'ufficio di morire, la scelta tra la morte e la vita.
Ma ecco, si vede con terrore che, anche cadute le dittature, nuove guerre si preparano, nuove armi si affilano, nuovi schieramenti si formano. Chi è il responsabile di questi preparativi? Si dice che gli uomini, che oggi sono al potere, sono stati scelti dal voto degli elettori: si deve dunque concludere che le anonime folle degli elettori sono anch'esse per le nuove carneficine?
Questa è oggi la terribile verità. La salvezza è solo nelle nostre mani; ma ognuno di noi, se la nuova guerra verrà, sarà colpevole per non averla impedita. […]
Se domani la guerra verrà, ciascuno di noi l'avrà preparata. Non potremo nascondere la nostra innocenza dietro l'ombra dei dittatori: quando c'è la libertà, tutti sono responsabili, nessuno è innocente.”

Piero Calamandrei (1889–1956) politico italiano

Citazioni tratte da articoli de Il Ponte, Dicembre 1946

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“Non riesco a capire l'ossessione che alcuni hanno per dare una spiegazione razionale a immagini spesso gratuite. La gente vuole sempre la spiegazione di tutto. È la conseguenza di secoli di educazione borghese. E per tutto quello per cui non trovano spiegazioni ricorrono in ultima istanza a Dio. Però, a cosa gli serve? Dopo dovranno spiegare Dio.”

Luis Buñuel (1900–1983) regista spagnolo

In occasione di un'intervista rilasciata nel 1962 dopo aver vinto il premio della critica al Festival di Cannes con L'angelo sterminatore.
Origine: Citato in Alberto Farassino, Scritti strabici: cinema, 1975-1988, Baldini Castoldi Dalai, 2004, p. 317.

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“Bisogna spec­chiarci in questo Paese, vederlo per quello che è in realtà. Un Paese nel qua­le le madri offrono le figlie minorenni in cambio di un'illusoria notorietà. Un Paese in cui nessuno vuole più fare sa­crifici perché tanto la fama, i soldi, la fortuna arrivano con la tv, col Grande Fratello. Che futuro si prepara per un Paese così?.”

Veronica Lario (1956) attrice italiana

citato in Maria Latella, L'ho aiutato fino all'ultimo ma ora ha superato i limiti http://www.corriere.it/politica/09_maggio_04/veronica_limiti_maria_latella_fb8da8c6-386c-11de-a257-00144f02aabc.shtml, Corriere della sera, 9 maggio 2009

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“Tra la fine del 2008 e l'inizio del 2009 tre anziani muoiono tra le fiamme nella provincia di Lucca: la vestaglia di Veronica, 80 anni, prende fuoco quando la donna passa troppo vicino a un fornello. Liliana viene consumata da un incendio misterioso. Giuseppina dormiva quando un corto circuito della presa elettrica sotto il suo letto ha scatenato le fiamme. A Voltri, nel marzo 2008, i pompieri sfondano una porta e si trovano davanti il cadavere di Maria, 84 anni. Suo fratello Giovanni, 82, è semisvenuto. A Roma, nello stesso periodo, un'altra porta viene abbattuta: dietro c'è una donna morta da dodici ore. Aveva 88 anni. Nell'altra stanza, due parenti ancora vivi: due ultraottentenni invalidi che da lei erano accuditi. A Genova, il giorno di Santo Stefano, qualcuno ha l'idea di bussare alla porta di Edda e Ottavio per fare gli auguri. Erano morti da una settimana.
Nel gennaio di quello che sarà il suo ultimo anno di vita, il 2009, la poetessa Alda Merini sbotta: "è una vergogna: i vecchi in questa città vengono trattati come carta igienica". E aggiunge: "C' è indifferenza, a Milano, ed è il crimine più grosso. Si è tanto parlato della violenza del branco contro le ragazze, ed è certamente un fatto orribile, ma c' è una violenza sotterranea che non è meno feroce. Una persona che muore da sola e nessuno se ne accorge è davvero il silenzio degli innocenti."”

Loredana Lipperini (1956) giornalista, scrittrice e conduttrice radiofonica italiana

Non è un paese per vecchie

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“[Mina] È una grande donna. E nello stesso tempo è ingenua. Io ho per lei un affetto immenso che deriva dalla tenerezza che mi ispira Mina. Pensi che lei, quando mi vede, non fa che darmi dei consigli perché crede che alla mia età io sia ancora inesperta. È il solo essere al mondo i cui pregi sono più affascinanti dei difetti. Chi conosce Mina se ne innamora. Ma lei non vuole farsi conoscere perché ha paura, perché è scottata da tutte le fregature che ha preso ogni volta che ha dato fiducia a qualcuno. È una grande donna, insicura, sì, ma che ha dimostrato coraggio quando è stato necessario, e soprattutto generosa. Ha superato lo choc della morte del fratello giovanissimo, quella di un marito da cui si era da poco separata… […] Ricordo quindici anni fa, quando era diventata una cantante di successo e ha scoperto di aspettare un bambino, ha deciso di mettere al mondo il figlio, nonostante in quell'epoca essere una ragazza madre fosse ancora scandaloso. E la televisione l'ha messa al bando: a Mina è stato proibito di esibirsi in TV e ha dovuto ricominciare da sola, con i dischi e le serate, senza il veicolo pubblicitario dello spettacolo televisivo. Poi, c'è stato il fallimento del padre, che aveva una fabbrica di oggetti in plastica. E Mina ha dovuto pagare lei i debiti fino all'ultima lira: 970 milioni. L'ultimo assegno che staccò la ridusse con 70.000 lire di debito con la banca. Ecco perché divento una belva quando sento criticare Mina: tasse ne ha pagate più del dovuto: il successo, gli errori, tutto.”

Lina Volonghi (1916–1991) attrice italiana

Origine: Da Mina come va? "Ho paura", Gente, 8 luglio 1978.

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“[Parla dei romanzi della serie Sound! Euphonium] È stata una lettura molto piacevole. Ero completamente assorto nella storia che leggevo, soprattutto con la grande potenza dell'ultima parte con la competizione tra Reina e Kaori per il posto di solista. Mentre prendevo appunti per la sceneggiatura, mi chiedevo se i personaggi che avevamo non fossero troppi per soli 13 episodi, considerando che il numero dei componenti di un'orchestra è così alto. Come potevamo restringere la rappresentazione di quei personaggi che conoscevo dall'inizio [della storia]? In un romanzo, non sareste interessati ai personaggi che sono accanto al protagonista se non si scrive qualcosa su di loro, ma potrete vederli in un anime.”

Jukki Hanada (1969) sceneggiatore giapponese

Origine: It was a very entertaining read. I was completely absorbed into the story as I read, especially with the power behind the last part with the showoff between Reina and Kaori for the solo. As I took notes for the scenario, I wondered if we would be casting too big a net with the number of characters we have for only 13 episodes, considering the number of people in a band is so huge. How we would narrow down our depiction of which characters was something I was aware of from the very beginning. In a novel, you aren't concerned with characters that are around the protagonist if you don't write about them, but you'll see them in an anime. (da Sound! Euphonium Interview: Jukki Hanada (translated) https://ultimatemegax.wordpress.com/2015/09/28/sound-euphonium-interview-jukki-hanada-translated/. Ultimatemegax's blog, 28 settembre 2015)

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“Capello si deve ritenere molto fortunato, perché ha la possibilità di lavorare con alcuni dei migliori calciatori del mondo, come John Terry, Rio Ferdinand, Steven Gerrard ed Ashley Cole, ma a volte devi avere il coraggio di dare un taglio al passato, devi prenderti i tuoi rischi e affidarti a qualche giovane, perché niente dura per sempre. E qui arriviamo al nocciolo della questione, perché il calcio inglese non ha talenti emergenti che possano fare la differenza, ovvero giocatori in grado di crescere e diventare campioni. Una delle cose che mi hanno sempre sorpreso quando stavo in Inghilterra è il modo in cui viene seguito il calcio giovanile. Si fa tanto chiasso sull'argomento, ma forse la soluzione è più semplice di quanto si creda. In Portogallo, un ragazzino può iniziare a giocare nel Porto a 10 anni e all'età di 16 aver già incontrato 10 o 12 volte il Benfica o lo Sporting Lisbona; aver disputato partite importanti, anche davanti a un pubblico numeroso, ed essere pronto al grande salto. In Inghilterra, invece, ciò non è possibile perché il calendario è fatto su base regionale e questo per me è il vero errore. Che senso ha per un giovane del Chelsea vincere 14 a 0 contro Cobham e incontrare i pari età di Liverpool o Manchester United giusto una volta l'anno, se va bene? Cosa può davvero imparare da una cosa del genere? Mi rendo conto che molti allenatori delle squadre della Premier League non sono inglesi e che non lo sono nemmeno molti giocatori, ma quando sei in un'altra nazione tu hai il dovere di migliorare il modo in cui funzionano le cose anche lì. Ed è esattamente quello che ho cercato di fare io quando sono arrivato al Chelsea nel 2004, ma sul calendario non ho potuto fare nulla. Ecco perché ritengo che allenare la Nazionale inglese sia un compito davvero arduo, ma almeno contro Andorra sarà una gara facile e non possono esserci assolutamente problemi nel conquistare i tre punti. Con la Croazia, invece, sarà un po' diverso, perché loro hanno grande qualità e poi sono fieramente nazionalisti. È vero, hanno già battuto l'Inghilterra due volte nelle ultime due partite, ma non credo affatto che ci sarà una terza occasione.”

José Mourinho (1963) allenatore di calcio e calciatore portoghese

Inter (2008-2010)

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“Quando avevo 18 mesi mia madre mi ha lasciato alla nonna e se ne è andata negli Stati Uniti con un nero. Mio padre in quel periodo si trovava in Germania, prigioniero in un campo di concentramento. I miei genitori non erano sposati, e l'ultima volta che si erano visti io non ero ancora nato.”

Franco Rossi (1944–2013) giornalista italiano

Con data
Origine: Dall'intervista di Stefano Olivari, Franco Rossi: nessun erede per Gianni Brera http://www.calciatori.com/notizie/franco-rossi-nessun-erede-per-gianni-brera, Calciatori.com, 2001. Riportata anche nel sito Francorossi.com http://www.francorossi.com/2004/05/intervista-su-calcio-giornalisti-e-dintorni/

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“Bruno Vespa fu un giornalista a totale e completo servizio della Prima Repubblica; nelle veste di bardo della Democrazia Cristiana, remunerato con la direzione del Tg1, prono agli ordini dei suoi padroni di turno e veri datori di lavoro, vale a dire i vari segretari del Biancofiore, e il cui unico atto di coraggio di una vita da domestico fu di' ammettere di esserlo quando (ma erano ormai gli ultimi giorni di' Saigon) disse «il mio editore di riferimento è la Dc.»”

Massimo Fini (1943) giornalista, scrittore e drammaturgo italiano

Bruno Vespa sta alla prima Repubblica come Mario Appelius sta al Fascismo.
Origine: Da Goebbels fra i Padri della Patria http://www.massimofini.it/1840list.las?-nothing=&-Token.XK=X002190088&-Token.XKAction=.search&-Token.XKError=9000%2F9040Response.las&-Token.moreID=&-Database=iOrgDBmassimofini&-Table=Txt&-Response=1840list.las&-MaxRecords=10&-Token.XMessID=0A00230304f5625481NoW35F075E&Web=massimofini&-op=eq&Web=massimofini&-op=eq&Section=10&Status=3&Klass=1&-op=lt&InDate=2010-02-03+15%3A27%3A05&-op=gt&OutDate=2010-02-03+15%3A27%3A05&Type=Visitatori&-sortField=AcquireDate&-sortOrder=Descending&-MaxRecords=8&-Token.Key=Pensiero&-Token.SubKey=Giornalista&-Token.MenuLevel=2&-op=cn&Title=&-op=cn&Abstract=&-op=cn&Text1=&-op=cn&Text2=&-Operator=gte&AcquireDate=1997-7-16+00%3A00%3A00&-Operator=lte&AcquireDate=1997-7-16+23%3A59%3A59&-Operator=&AcquireDate=&-Operator=&AcquireDate=&-op=eq&-op=eq&P9=2&-op=eq&-op=eq&-op=eq&-op=eq&-op=eq&-op=eq&-op=eq&-op=eq&-op=eq, Il Borghese, 16 luglio 1997.

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“Nei primi tempi, quando gli spiriti parlavano a mia sorella ed a me sulle pendici della montagna, quale essere umano avrebbe creduto che gli spiriti fossero cose prive d'importanza? Persino noi eravamo prigioniere del loro potere, e ritenevamo un dovere usare i doni in nostro possesso per il bene della nostra gente. Poi, per millenni questa fede nel sovrannaturale ha fatto parte dell'anima umana. A volte avrei detto che era naturale, chimica, un ingrediente indispensabile della struttura umana, qualcosa senza cui non potevano prosperare e tanto meno sopravvivere. Abbiamo assistito molte volte alla nascita di culti e religioni, alle proclamazioni di visioni e miracoli ed alle successive promulgazioni delle fedi ispirate da questi "eventi". Viaggiate nelle città dell'Asia e dell'Europa e vedrete gli antichi templi ancora in piedi e cattedrali del Dio cristiano dove vengono cantati i suoi inni. Visitate i musei di tutti i paesi: vedrete sculture e pitture religiose che abbagliano l'anima. Quanto sembrano grandiose queste realizzazioni: la macchina stessa della cultura dipende dal combustibile della fede religiosa. Eppure qual è stato il prezzo della fede che galvanizza i paesi e manda le armate una contro l'altra, che divide le mappe delle nazioni in vincitori e vinti ed annienta gli adoratori degli dei alieni? Ma negli ultimi secoli è comparso un miracolo vero che non ha nulla a che vedere con spiriti o apparizioni o voci celesti che annunciano a questo o quello zelota ciò che deve fare! Abbiamo visto finalmente nell'animale umano una resistenza al miracoloso; uno scetticismo nel confronto dell'opera degli spiriti o di coloro che affermano di vederli e di comprenderli e di essere interpreti delle loro verità. Abbiamo veduto la mente umana abbandonare lentamente le tradizioni della legge basata sulla rivelazione, cercare le verità etiche tramite la ragione ed un modo di vita basato sul rispetto per il fisico e lo spirituale così come vengono percepiti da tutti gli esseri umani. E con questa perdita di rispetto per il sovrannaturale, con questa mancanza di credulità in tutte le cose distaccate dalla carne, è venuta l'epoca più illuminata; perché donne e uomini cercano l'aspirazione più alta non nel regno dell'invisibile, ma nel regno dell'uomo, la cosa che è carne e spirito, visibile ed invisibile, terrena e trascendente. Il chiaroveggente e la strega non hanno più valore. Gli spiriti non possono darci nulla di più. Insomma, abbiamo superato la suscettibilità a questa follia e ci avviamo verso una perfezione che il mondo non ha mai conosciuto. Finalmente "il verbo si e fatto carne", per citare un'antica frase biblica con tutto il suo mistero; ma il verbo della ragione e la carne è il riconoscimento delle esigenze e dei desideri comuni a tutti gli uomini ed a tutte le donne.”

La regina dei dannati

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“Torino non era una copia in piccolo di Parigi anche perché, a differenza di questa, non fu città di sommosse, di barricate. È una città che produce eccentrici, solitari, genialoidi e talora tipi geniali, outsider, scrittori e pittori isolati, qualche anarchico ma teorico, di rado bombarolo, provoca omicidi e suicidi (per questi ultimi, una delle più alte, se non la più alta, percentuale italiana, in triste gara con Trieste, la città al confine opposto), ma la massa è di gente pacata, di sudditi, spesso brontoloni e ipercritici ma, alla fine, obbedienti. Nella sua storia non cacciò mai i suoi duchi e poi re, non complottò contro di essi. A differenza di Parigi, periodicamente sulle barricate, Torino insorse solo due volte. Ed entrambe non per fumosi obiettivi ideologici, ma per la concretezza del pane: nel 1864 quando, a tradimento, giunse il trasferimento della capitale; e nel 1917, quando lo Stato chiedeva di digiunare con le razioni di guerra e al contempo di faticare a ritmi accelerati nelle fabbriche che producevano per il fronte. Movimento ci fu anche negli ultimi giorni dell'aprile del 1945. Ma, pure qui, per una questione molto concreta: soprattutto per impedire la distruzione di impianti industriali, dal cui lavoro sarebbe dipesa la vita futura. Ancora una volta, al mito della «lotta di classe», prevalse la consapevolezza, dettata dal buon senso, che gli interessi degli imprenditori coincidevano con quelli dei dipendenti. Senza fabbriche, niente guadagni per il padrone; ma neanche pane per i lavoratori.”

cap. III
Il mistero di Torino

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“È impensabile che l'alternativa dei progressisti alla figura di Emma Bonino sia la Gruber: una che, annunciando la candidatura, ha denunciato il 'pensiero unico' che regnerebbe in Rai. Ma come? È lei l'espressione del pensiero unico, che ancora oggi domina in Rai, nonostante gli addolcimenti e le troiaggini degli ultimi arrivati.”

Marco Pannella (1930–2016) politico e giornalista italiano

Origine: Dall'intervista Trent'anni dopo Pannella ancora provoca: "Il pacifismo è la peste del nuovo secolo" http://www.radicalparty.org/it/content/trent039anni-dopo-pannella-ancora-provoca-il-pacifismo-e039-la-peste-del-nuovo-secolo, Radicalparty.org, 13 maggio 2004.

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“[George Michael] Un solitario, una personalità schiva e delicata: negli ultimi dieci anni si è parlato di lui perché veniva trovato addormentato o in situazioni di alterazione chimica mentale, o in situazioni promiscue perché aveva perso il controllo. Mi faceva simpatia la sua voglia di mischiarsi, come Michel Foucault, Andy Warhol, come Pasolini.”

Morgan (1972) cantautore, polistrumentista e disc jockey italiano

Citazioni di Morgan
Origine: Dall'intervista di Carlo Moretti, Morgan: "Che voce George Michael. Un vero soulman ma sottovalutato" http://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2016/12/27/news/morgan_che_voce_george_michael_un_vero_soulman_ma_sottovalutato_-154939666/, Repubblica.it, 27 dicembre 2016.

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“[In riferimento all'eliminazione dal Campionato europeo del 1992] Non esistiamo più. Volevamo lasciare giocando la finale, ma ci siamo ritrovati senza soldi per la preparazione; siamo partiti all'ultimo giorno, abbiamo avuto tanti guai: Kulkov, Mostovoj e Galjamin si sono fatti male prima di venire in Svezia, Shalimov e Kolyvanov si sono infortunati qui. Non potevamo fare di più. Il futuro è un mistero. Io resto senza contratto. Addio.”

Anatolij Byšovec (1946) allenatore di calcio e ex calciatore sovietico

Origine: Citato in Fabio Monti, La CSI muore, l'eredità è contesa https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1992/giugno/20/CSI_muore_eredita_contesa_co_0_92062017335.shtml, Corriere della Sera, 20 giugno 1992, p. 34.

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“Nel giorno dell'ultimo Giudizio, le bestie che avranno ricevuto le vostre cure verranno a testimoniare a vostro favore.”

Tommaso Maria Zigliara (1833–1893) cardinale, teologo e filosofo francese

Origine: Citato in Jean Prieur, Gli animali hanno un'anima, traduzione di Nerina Spicacci, Edizioni Mediterranee, Roma, 2006, p. 234 http://books.google.it/books?id=VneGTjLchuQC&pg=PA234. ISBN 88-272-0828-3

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“I ragazzi stanno bene è un film sulla famiglia, su ciò che significa essere una famiglia, su cosa voglia dire avere un rapporto matrimoniale, su come affrontare il distacco dai propri figli. E poi, in ultima analisi, su come ciascuno si crei la propria identità, a prescindere dai genitori.”

Julianne Moore (1960) attrice statunitense

Origine: Citato in Alessandra Venezia, CINEMA Julianne Moore: "Con mia moglie è scoppiata la crisi" http://www.iodonna.it/personaggi/interviste/2010/cinema-julianne-moore-intervista-30631064632.shtml, Iodonna.it, 23 ottobre 2010.

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“Molti artisti contemporanei, – compreso l'autore di questo articolo – hanno subito crisi simili e confuso l'énorme con il grande, la violenza con l'energia. Ma è generalmente una follia romantica della gioventù e quella d'un tempo in cui il cuore si esalta a caso prima che il gusto abbia scelto. Il fatto strano è che essa si sia verificata in Van Lerberghe all'età di quarant'anni, come un improvviso richiamo delle forze dell'adolescenza in un'anima poco a poco rinnovata. Questo ribollire disordinato non è certo inutile ed il genio di Emile Verhaeren ha potuto trarne soprendenti capolavori. In Van Lerberghe esso si è presto contenuto e si è risolto in lirismo.
No, certo, questo nuovo stato non si è riflesso direttamente nella sua opera, ma senza dubbio è servito a darle una più viva ampiezza. Lui, Charles Van Lerberghe non somigliava più al poeta. Aveva da poco iniziato l'ammirevole Chanson d'Eve, e mi mostrò anche l'abbozzo di una commedia leggendaria in tre atti che nulla doveva allo stoicismo. Era una sorta di satira, di spirito pagano, insieme ironica e veemente. Io terminavo le ultime pagine di Clartés e lavoravo ancora ad alcune Banalités indiscrètes impertinenti e talvolta sbrigliate. Essendoci scambiati i nostri scritti, restammo stupefatti; poiché singolare era il contrasto fra il profondo accordo di tutte le nostre tendenze di artisti e la divergenza del nostro spirito. Ma la trasformazione proseguiva in Charles Van Lerberghe e a sua insaputa. A Firenze, dove vivemmo insieme per molti mesi era improvvisamente ridivenuto il sognatore di un tempo. Non lo stesso, tuttavia; era gioioso, più appassionato di ciò che la vita contiene, più lirico. E, in verità, il lirismo trionfa lungo tutti questi poemi della Chanson d'Eve, molti dei quali furono scritti in un giardino di oleandri, all'ombra della vecchia torre che corona la collina di Arcetri, mentre un immenso paesaggio mostrava in lontananza l'Arno che bagnava i palazzi fiorentini.”

Albert Mockel (1866–1945)
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