
da E tu m'ascolterai, Poesie d'amore, Mondadori
da E tu m'ascolterai, Poesie d'amore, Mondadori
Pietra di Delfi
Origine: In Station Island, a cura di Gabriella Morisco, traduzioni di Gabriella Morisco e Anthony Oldcorn, Edizione CDE, Milano, p. 21.
Origine: La santa liturgia, p. 17
Origine: Il boccafina ovvero il gastronomo avveduto, Parte Prima, p. 63-64
Origine: Da L'indomabile: Simone Weil, traduzione di Gian Andrea Franchi, Jaca Book, Milano, 2009, p. 46 http://books.google.it/books?id=PzE3LQBqAJEC&pg=PA46. ISBN 978-88-16-40916-3
Origine: Da Duetto notturno, in Cristina Campo, La tigre assenza, a cura e con una nota di Margherita Pieracci Harwell, traduzione di Cristina Campo, Adelphi, Milano, 2001, p. 69. ISBN 8845908321
citato in Rina La Mesa, Scrittori stranieri in Sicilia, Cappelli, 1961
“Fresca come le pallide umide foglie dei mughetti | Giaceva accanto a me nell'alba”
da Alba, Lustra
Da cap. I, L'anima di napoleone, p. 62
L'anima di Napoleone
Origine: Da La terra dei venti, citato in Ants Oras (Letteratura estone), Ernests Blese (Letteratura lettone) e Alfred Senn (Letteratura lituana), Storia delle letterature baltiche, a cura di Giacomo Devoto, Nuova Accademia Editrice, 1963, traduzione per Ants Oras (Letteratura estone) di Olga Rossi, p. 31.
Origine: Il boccafina ovvero il gastronomo avveduto, Parte Prima, p. 65
A Giovanni Camerana., pp. 796-798
Origine: Citato in G. Baldi, S. Giusso, M. Razetti e G. Zaccaria, Dal testo alla storia dalla storia al testo , [Letteratura italiana con pagine di scrittori stranieri, Analisi dei testi e critica, vol III, tomo secondo, Dal Decadentismo ai giorni nostri, Storia del teatro e dello spettacolo a cura di Gigi Livio], Paravia, Torino, 1993. ISBN 88 395 0453 2
Agostino Da Polenza
Origine: Un minuto così, p. 93
Origine: Storie dal mio cuore, pp. 99-100
da Mese del Sagittario
Origine: In Mario De Micheli e Eva Rossi, Poesia ungherese del Novecento, Schwarz editore, Milano, 1960, p. 97.
“Ogni immagine – anche una distesa immobile di ghiaccio all'alba – è un gesto agonistico.”
La gemella H
Origine: Un minuto così, p. 92
da Efeso
Qualche notizia del tempo
Senza Ritorno
da La canzone del carroccio, L'insegna del Comune
Le canzoni di Re Enzio
da Potrebbero dirti morta, Poesie d'amore, Mondadori
da Vides ut alta stet, pp. 229-230
Citato in Poeti ungheresi del '900
Il primo dente di leone, pp. 630-631
Foglie d'erba, Foglie dei settant'anni (primo allegato)
Elayne Trakand, Capitolo 1
La ruota del tempo. Memoria di luce
da un tweet https://twitter.com/Daviderond/status/604120758101659648/photo/1 del 29 maggio 2015
Cosa succederà alla ragazza
da Crepe, Il maestrale, 2013
la Repubblica
Origine: Da Ma il nuoto non fa divertire http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/09/18/ma-il-nuoto-non-fa-divertire.html, 18 settembre 2000, p. 46.
Luminal
Origine: Citato in Ritratti: Mario Rigoni Stern 2006.
Origine: Citato in Francesco Flora, Il Flora, Storia della letteratura italiana, cinque volumi, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1972, vol. V, p. 626.
“Se il cielo t'attanaglia la tenda | Saluterai l'alba ringraziando”
da Canti Pisani, Canto LXXXIV
Cantos
Origine: Escursioni illustrate negli Abruzzi, p. 23
Tutti i colori del mondo, Feltrinelli, 2012
Raen: capitolo 25
La ruota del tempo. L'occhio del mondo
dall'ode Lingua Armena
Origine: Citato nell'introduzione di Domenico Ciampoli a Canti popolari armeni, raccolti da Arsciag Ciobanian, traduzione di Domenico Ciampoli, Carabba Editore, Lanciano, 1921, pp. XV-XVI.
Origine: Senza volo. [Storie e luoghi per viaggiare con lentezza], p. 81
1988, p. 22
Dizionario del diavolo
da Visione sugli acquitrini, p. 45
In Poesia ungherese del Novecento
da Everest – K2 Montagne di sogno
Origine: Noi gente del Lario, p. 496
Origine: Rapsodia satanica. Poema cinemusicale, p. 28
Citato in LaPira.org http://www.lapira.org/index2.php?file=news&form_id_cat_notizia=72
“Vino all'alba | — il lungo | torpore piovoso.”
Il libro degli haiku
Origine: Notti e nebbie, p. 70-71
Origine: Rapsodia satanica. Poema cinemusicale, p. 27
1866-1990), a cura di Franco Buffoni, Fondazione Piazzolla, Roma, 1991, pp. 63-64
Amrita
Principles of 14th July revolution
Variante: A noi, al popolo, fu negato persino il diritto di nominare la parola pace o partigiani della pace e chiunque fosse connesso con loro doveva soffrire in prigione, come se fosse un crimine imperdonabile. Ma ora, dopo che il popolo è stato liberato dalla schiavitù e che è sorta su di noi l'alba del 14 luglio, questa Repubblica e i suoi figli sono stati liberati e sono stati sin d'allora in marcia verso la via della libertà.
At 7:30 AM on April 17, 1975, the war on Cambodia was over. It was a unique war, for no country has ever experienced such concentrated bombing. On this, perhaps the most graceful and gentle land in all of Asia, president Nixon and mister Kissinger unleashed 100,000 tons of bombs, the equivalent of five Hiroshimas. The bombing was their personal decision. Illegally and secretly, they bombed Cambodia, a neutral country, back to the Stone Age, and I mean Stone Age in its literal sense. Shortly after dawn on April 17, the bombings stopped and there was silence. Then, out of the forest, came the victors, the Khmer Rouges, whose power had grown out of all proportion to their numbers. They entered the capital Phnom Penh, a city most of them had never seen. They marched in disciplined Indian file through the long boulevards and the still traffic. They wore black and were mostly teenagers, and people cheered them, nervously, naively. After all, the bombing, the fighting, was over at last. The horror began almost immediately. Phnom Penh, a city of 2.5 million people, was forcibly emptied within an hour of their coming, the sick and wounded being dragged from their hospital beds, dying children being carried in plastic bags, the old and crippled being dumped beside the road, and all of them being marched at gunpoint into the countryside and towards a totally new society, the likes of which we have never known. The new rulers of Cambodia called 1975 "Year Zero", the dawn of an age in which there would be no families, no sentiments, no expressions of love or grief, no medicines, no hospitals, no schools, no books, no learning, no holidays, no music, no songs, no post, no money, only work and death.
Variante: Alle sette e mezzo il 17 aprile 1975, la guerra contro la Cambogia si concluse. Era una guerra particolare, poiché nessun paese aveva sofferto d'un tale bombardamento. Su questa terra, forse la più graziosa e più pacifica in tutta l'Asia, il presidente Nixon e il signor Kissinger sguanciarono centomila tonnellate di bombe, l'equivalente di cinque Hiroshima. Il bombardamento fu una loro scelta personale. Illegalmente e in segreto, bombardarono la Cambogia, un paese neutrale, fino a riportarla all'età della pietra, e intendo età della pietra nel suo senso strettamente letterale. Poco dopo l'alba, il 17 aprile 1975, i bombardamenti cessarono, e regnò il silenzio. Poi, i vittoriosi, i Khmer Rossi, il cui potere era cresciuto fuori proporzione dai loro numeri, emersero dalla foresta. Entrarono la capitale, Phnom Penh, una città che molti di loro non avevano mai visto prima. Marciarono in fila indiana disciplinata lungo i viali e il traffico immobile. Si vestivano di nero, ed erano per la maggior parte adolescenti. Il popolo li acclamò ansiosamente ed ingenuamente. Dopo tutto, i bombardamenti e le sparatorie erano finiti. Il terrore cominciò quasi immediatamente. Phnom Penh, una città di 2.5 milioni d'abitanti, fu evacuata con la foza entro un ora del loro arrivo, i malati e feriti trascinati dai loro letti d'ospedale, bambini morenti trasportati in sacchi di plastica, i vecchi e zoppi lasciati per la strada, tutti marciati sotto tiro verso la campagna e una società totalmente nuova, mai vista prima. I nuovi leader di Cambogia nominarono 17 aprile «Anno zero», l'alba di un' era in cui non ci sarebbero state famiglie, niente sentimenti, nessuna espressione d'amore o lutto, niente medicine, niente ospedali, niente scuole, niente libri, niente istruzione, niente vacanze, niente musica, niente canzoni, niente posta e niente denaro: solo fatica e morte.
For as long as I am aware and as long as I remember, I began life realizing that I had an unusual responsibility on my shoulders not a political one at first, naturally, but a responsibility in social life. In the countryside there are predominant traditions which say: Do not laugh too much; do not talk too much; do not complain of fatigue; do not fear, because it is shameful to be afraid; keep your secret; be generous, because it is shameful to be otherwise. If you have one sheep only you have to slaughter it for your guest. You have to work all the time, because it is shameful to be lazy. You have to get up before sunrise, because it is shameful to remain asleep after daybreak. At night you should not sleep heavily, because it is shameful to have a thief break into your house who finds you asleep. These were the basic values which we found in the countryside, revered by our forefathers.