Frasi su cura
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“[In risposta a un articolo di Rodolfo Mondofo apparso su l'Ordine Nuovo] Ahimè, quanti papi infallibili tiranneggiano la coscienza degli uomini liberi e inaridiscono in loro ogni sorgente di umanità.”

Antonio Gramsci (1891–1937) politico, filosofo e giornalista italiano

da Leninismo e Marxismo di Rodolfo Mondolfo, in Scritti Politici a cura di Paolo Spriano, Editori Riuniti, Roma 1973, p. 242

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“In principio era il verbo… No, in principio era il sesso.”

Antonio Gramsci (1891–1937) politico, filosofo e giornalista italiano

Origine: Il riferimento è all'incipit del Vangelo secondo Giovanni.
Origine: Il riferimento è a un pensiero di Stanislaw Przybyszewski del 1893. Da La città futura, 1917-1918, a cura di Sergio Caprioglio, Einaudi. Riportato anche in Letteratura e vita nazionale e in Quaderni del carcere.

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“La pace non è la virtù degli imbelli.”

Emmanuel Mounier (1905–1950) filosofo francese

da Il Corriere della Sera, a cura di Giancarlo Cesana, 25 marzo 2003

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“Occorre soffrire perché la verità non si cristallizzi in dottrina, ma nasca dalla carne.”

Emmanuel Mounier (1905–1950) filosofo francese

da Lettere sul dolore – Rizzoli, a cura di Davide Rondoni

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“Da un legno così storto com'è quello di cui è fatto l'uomo non si può ricavare nulla di perfettamente dritto.”

Immanuel Kant (1724–1804) filosofo tedesco

in Scritti politici e di filosofia della storia e del diritto, a cura di N. Bobbio, L. Firpo, V. Mathieu, Utet, Torino, 1956
Idea di una storia universale dal punto di vista cosmopolitico
Origine: Attribuita anche a Hegel in Ralf Dahrendorf, Erasmiani, traduzione di M. Sampaolo, p. 59.

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“Amo come l'amore ama. | Non conosco altra ragione di amarti che amarti. | Cosa vuoi che ti dica oltre a dirti che ti amo, | se ciò che ti voglio dire è che ti amo?”

Fernando Pessoa (1888–1935) poeta, scrittore e aforista portoghese

da Faust, a cura di Teresa Sobral Cunha, traduzione di Maria José de Lancastre, Einaudi, 1989

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“A volte, quando alzo la testa stanca dai libri nei quali segno i conti altrui e l'assenza di una vita mia, avverto una sorta di nausea fisica che forse deriva dalla posizione curva, ma che trascende i numeri e la delusione. La vita mi disgusta come una medicina inutile.”

Fernando Pessoa (1888–1935) poeta, scrittore e aforista portoghese

da Il libro dell'inquietudine, a cura di Maria José de Lancastre, prefazione di Antonio Tabucchi, Feltrinelli, Milano 1987, p. 55
Il poeta è un fingitore

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“In me ogni affetto si verifica in superficie, ma con sincerità. Sono stato sempre attore, e sul serio. Ogni volta che ho amato ho finto di amare, e ho finto come me stesso.”

Fernando Pessoa (1888–1935) poeta, scrittore e aforista portoghese

da Il libro dell'inquietudine, a cura di Maria José de Lancastre, prefazione di Antonio Tabucchi, Feltrinelli, Milano 1987, p. 161
Il poeta è un fingitore

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“La morte è la curva della strada, | morire è solo non essere visto.”

Fernando Pessoa (1888–1935) poeta, scrittore e aforista portoghese

da Mietitrice, pag. 167

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“[Frank Zappa] Una colonna portante nel tempio della musica.”

Pierre Boulez (1925–2016) direttore d'orchestra, saggista e compositore francese

citato in Frank Zappa. For president!, a cura di Michele Pizzi, Arcana edizioni srl, Roma, 2011

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“Se non avessi conosciuto le canzoni di Fabrizio, non avrei mai cominciato a scrivere le mie.”

Francesco De Gregori (1951) cantautore italiano

Origine: Citato in Cesare G. Romana, Amico fragile. Fabrizio De André, Sperling & Kupfer, 1999, p. 99.

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“Viandante non c'è via, | la via si fa con l'andare.”

Antonio Machado (1875–1939) poeta e scrittore spagnolo

da Campos de Castilla
Poesie
Origine: In Opera poetica, a cura di Oreste Macrì, Le Lettere, 1994.

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“L'intellettuale non ha scelta, salvo fra essere sé stesso o tradire sé stesso. Se pensa che la «felicità», come appare nelle definizioni fondamentali della teoria e della pratica dell'American way of life, sia preferibile, se non sospetta che la «felicità» in quasi tutte le sue forme sia il dispotismo dell'ordinario, del volgare, ha sbagliato mestiere. Queste cose sono organizzate meglio nel mondo del despota. Gli artisti, i pensatori, gli scrittori ricevono il tributo irremovibile dell'attenzione e della repressione politiche. Il KGB e lo scrittore serio sono pienamente d'accordo perché sano entrambi – anche perché agiscono entrambi in funzione di questa conoscenza – che una poesia (quando Pasternak citò il primo verso di un sonetto di Shakespeare alla presenza di uno Ždanov inviperito, per esempio), un romanzo, una scena di tragedia possono essere la centrale energetica degli affari umani, che niente è più carico di detonatori di sogni e di azioni che la parola, e soprattutto la parola che si conosce a memoria. […] Imprigionare un uomo perché cita Riccardo III durante le purghe del 1937, arrestarlo a Praga perché tiene un seminario su Kant, significa valutare esattamente l'importanza della grande letteratura e della grande filosofia. Significa onorare perversamente, ma cionondimeno onorare, l'ossessione della verità.
Quale testo, quale dipinto, quale sinfonia potrebbe scuotere l'edificio della politica americana? Quale atto di pensiero astratto ha qualche influenza? Chi se ne cura?”

George Steiner (1929–2020) scrittore e saggista francese

da Gli archivi dell'Eden: p. 218

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“Chi segue altri non gli va mai inanzi. Ed io al certo non mi sarei posto a questa professione col fine d'esser solo copista.”

Francesco Borromini (1599–1667) architetto italo-svizzero

da Opus architectonicum, a cura di Maurizio De Benedictis, De Rubeis, 1993

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“Chi vuole conoscere la luce della forma, deve attraversare l'ombra: sostare sull'orlo di un precipizio, o camminare tra due voragini, tra due follie egualmente tremende.”

Pietro Citati (1930) scrittore e critico letterario italiano

da La civiltà letteraria europea: da Omero a Nabokov, a cura di Paolo Lagazzi, Mondadori, 2005
La civiltà letteraria europea

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“Il potere ubriaca, ed i migliori, investiti di autorità, diventano pessimi.”

Carlo Cafiero (1846–1892) anarchico italiano

da Rivoluzione: anarchia e comunismo, in Dossier Cafiero, a cura di Gian Carlo Maffei, Biblioteca Max Nettlau, 1972

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“Dio umilia grandemente l'anima per innalzarla poi molto.”

Giovanni della Croce (1542–1591) sacerdote e poeta spagnolo

da Opere, a cura di P. Ferdinando di S. Maria, OCD, Roma, 1963

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“Per arrivare a essere tutto | non voler essere nulla in nulla.”

Giovanni della Croce (1542–1591) sacerdote e poeta spagnolo

da Salita del Monte Carmelo, a cura di P.P. Ottonello, TEA

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“Cos'è essenziale, nei ricordi e rievocazioni? Ciò che sarà colto, rivissuto da chi non c'era. In fondo, è la sola immortalità che ci compete.”

Lalla Romano (1906–2001) poetessa, scrittrice e giornalista italiana

da Ritorno a Ponte Stura, a cura di Antonio Ria, Einaudi, 2000

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“Silenzio come pienezza, non povertà. | Dal silenzio nasce sia l'attesa che l'appagamento.”

Lalla Romano (1906–2001) poetessa, scrittrice e giornalista italiana

da Diario ultimo, a cura di Antonio Ria, Einaudi, 2006

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“Solo stando solo un uomo è libero, cioè è lui.”

Mario Tobino (1910–1991) scrittore, poeta e psichiatra italiano

da Opere scelte, a cura di Paola Italia, Mondadori, 2007

“In questi giorni sto scrivendo invece una introduzione alla Monarchia di Dante. È un'opera che ha degli spunti di attualità interessantissimi tra i quali una definizione di "laicità" credo insuperabile.”

Augusto Del Noce (1910–1989) politologo, filosofo e politico italiano

da Storia di un pensatore solitario, intervista a cura di M. Borghesi e L. Brunelli, in 30Giorni, n.° 4, aprile 1984
Origine: Ora in Filosofia e democrazia in Augusto Del Noce, op. cit., p. 232.

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“Ognuno è il film che fa, e ognuno fa il film che è in quel momento.”

Leonardo Pieraccioni (1965) attore e regista italiano

Origine: Citato in Dizionario degli attori: Gli attori del nostro tempo, a cura di Gabriele Rifilato, Rai-Eri, 2005, Roma. ISBN 8839712895

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“Il nonno morì alcuni mesi dopo. Non andammo più insieme dal vecchio frate, non seppi mai quali fossero gli "speciali doveri" di chiamarsi Antonia. Dopo tanti anni, però, non ho dimenticato. Ancora oggi per me le grandi cupole della basilica sono come navi possenti, e veleggiano maestose da Occidente a Oriente, seguendo la profezia, posate come in bilico sulla città tanto più piccola. Ancora mi commuove, ogni volta che entro dal grande portone, l'odore di incenso, il canto delle litanie lauretane (o il loro ricordo), l'eco presente dello scalpiccìo dei milioni e milioni di passi dei pellegrini che, come un mare, vengono e vanno, e dell'anima di ognuno si prende cura il grande Santo, di cui porto il nome.
Dopo tanti anni, è nell'odoroso interno brulicante di gente che mi sento a casa, nel caldo nido di una volta: non estranea, non ospite, ma passeggera in attesa di un treno di cui non conosco l'orario. So soltanto che da qui passerà, da questa grande stazione dove nessuno è straniero, e un grande cuore ancora batte per segnarci il cammino. Qui vorrei finire il mio tempo, appoggiata a un gradino consumato dai passi degli uomini, perché Qualcuno mi accetti, per non svanire nel nulla, e transitare verso la luce, con la mano nella mano del mio amico Antonio il portoghese, detto Antonio di Padova, il Santo col fiore di giglio in mano.”

La masseria delle allodole

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“L'uomo è una bestia!”

Giorgio Bracardi (1935) doppiatore e attore italiano

frase emblematica di un celebre personaggio di Bracardi: il farmacista che cura tutto con la prugna messicana
Citazioni dei suoi personaggi

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“Euclione: Sono perduto! Sono morto! Sono assassinato! Dove correre? Dove non correre? Fermalo, fermalo! Fermare chi? Chi lo fermerà? Non so, non vedo nulla, cammino alla cieca. Dove vado? dove sono? chi sono? Non riesco a stabilirlo con esattezza. [Al pubblico] Vi scongiuro, vi prego, vi supplico, aiutatemi voi: indicatemi l'uomo che me l'ha rubata. [A uno spettatore] Che ne dici tu? Voglio crederti: lo capisco dalla faccia, che sei una brava persona… Che c'è? perché ridete? Vi conosco tutti: so che qua ci sono parecchi ladri, che si nascondono sotto una toga imbiancata a gesso, e se ne stanno seduti, come fossero galantuomini… Eh? Non ce l'ha nessuno di costoro? Mi hai ucciso! Dimmi dunque, chi l'ha? Non lo sai? Ah, povero, povero me! Sono morto! Sono completamente rovinato, sono conciato malissimo: troppe lacrime, troppe sventure, troppo dolore mi ha portato questo giorno; e fame, e miseria!… Sono il più sventurato tra gli esseri della terra. Che bisogno ho di vivere, ora che ho perduto tutto quell'oro che avevo custodito con tanta cura! Mi sono imposto sacrifici, privazioni; ed ora altri godono della mia sventura e della mia rovina. Non ho la forza di sopportarlo.
Liconide: [A parte, uscendo dalla casa di Megadoro] Chi sta lamentandosi? Chi piange e geme davanti a casa nostra? Ma è Euclione, mi pare. Sono completamente perduto; s'è scoperto tutto. Senza dubbio sa già che sua figlia ha partorito. Ora non so che fare. Devo andarmene o rimanere? affrontarlo o evitarlo? Per Polluce! Non so più che fare.
Euclione: Chi sta parlando là?
Liconide: Sono io, un infelice.
Euclione: Infelice sono io, e sventurato! io che sono stato colpito da sì grande disgrazia, da sì grande dolore!
Liconide: Fatti coraggio.
Euclione: Farmi coraggio? Come potrei, di grazia?
Liconide: Il misfatto che t'angustia il cuore, sono stato io a compierlo: lo confesso.
Euclione: Cosa mi tocca sentire?
Liconide: La verità.
Euclione: Che male t'ho dunque fatto, o giovine, perché tu agissi così e rovinassi me e i miei figli?
Liconide: È un dio che mi ci ha indotto e mi ha attratto verso di lei.
Euclione: Come?
Liconide: Confesso d'aver commesso un torto; so di essere colpevole. E così vengo a pregarti di essere indulgente, di perdonarmi.
Euclione: Come hai osato fare una cosa simile: toccare ciò che non era tuo?
Liconide: Che vuoi farci? Ormai è fatta; non si può disfare. È stato il volere degli dèi, senza dubbio: certo, senza la loro volontà, non sarebbe accaduto.
Euclione: E allora credo che gli dèi abbiano anche voluto che io ti facessi crepare in catene, in casa mia.
Liconide: Non dir questo!
Euclione: Perché dunque hai toccato, contro il mio volere, una cosa mia?
Liconide: È stata colpa del vino e dell'amore.
Euclione: Sfrontatissimo essere! Aver osato presentarti a me con un simile discorso! Impudente! Se esiste un diritto che ti permette di scusare una simile azione, non ci resta che andare a rubare pubblicamente gioielli alle matrone, in pieno giorno; e se poi dovessimo essere arrestati, ci scuseremmo dicendo che l'abbiamo fatto in istato d'ebbrezza, per amore! Varrebbero troppo poco, il vino e l'amore, se l'ubriaco e l'innamorato avessero il diritto di soddisfare impunemente i loro capricci.
Liconide: Ma io vengo di mia spontanea volontà a supplicarti di perdonare la mia follia.
Euclione: Non mi piacciono gli individui che si scusano dopo aver fatto del male. Tu sapevi che essa non era tua; non avresti dovuto toccarla.
Liconide: Dal momento che ho osato toccarla, non voglio cercare pretesti, ma tenerla nel migliore dei modi.
Euclione: Tu vorresti tenere, contro il mio volere, una cosa mia?
Liconide: Non pretendo d'averla contro il tuo volere; ma penso ch'essa mi spetti. Converrai subito tu stesso, Euclione, ch'essa deve spettare a me.
Euclione: E io – per Ercole!”

ti trascinerò subito dal pretore e t'intenterò un processo, se non restituisci...
Liconide: Cosa dovrei restituirti?
Euclione: Ciò che mi hai rubato.
Liconide: Io? rubato? dove? Cosa significa?
Euclione: [ironicamente] Che Giove ti protegga, com'è vero che tu non sai niente!
Liconide: A meno che tu non dica cosa stai cercando... (vv. 713-762; 1998)
Aulularia
Origine: Nel lamento dell'avaro Euclione per il furto della pentola dell'oro, Plauto parodia i registri della poesia tragica, come farà anche Gaio Lucilio nel libro XXVI delle Satire.
Origine: Fedria, figlia dell'avaro Euclione, ha partorito prima del matrimonio. Il padre del bambino è Liconide, che l'aveva violentata nove mesi prima, durante le Cerealia. Per riparare al danno, vuole prenderla in sposa, ma deve prima parlarne con il padre della ragazza, Euclione. Gli si avvicina, origlia, lo vede in preda al dolore e subito crede che egli abbia saputo della maternità della figlia. Infatti non sa che Euclione ha una pentola d'oro, il cui furto è la causa di tanto dolore. Il giovane si fa coraggio e gli parla: entrambi sottintendono la causa del dolore, così che il dialogo si intride di equivoco, in quanto Liconide confessa d'aver reso incinta Fedria mentre Euclione lo crede reo confesso del furto della pentola. Questa, per Plauto, è un'occasione d'oro per impostare la satira contro la categoria degli avari: l'avaro, influenzato nelle decisioni dalla sua stessa avarizia, formula male la classifica delle sue priorità e pospone la preoccupazione per i figli alla salvezza del patrimonio, che finisce per trascendere l'utilità e non procura altro che vane preoccupazioni.

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“Mi avvicino a questi interrogativi a malincuore, come fossero ferite, ma nessuna cura può essere effettuata senza sfiorarli e discuterli.”

Publio Cornelio Scipione (-235–-183 a.C.) politico e generale romano, appartenente alla Gens Cornelia

citato in Tito Livio, XXVIII, 27; 2010
Nunquam mihi defuturam orationem qua exercitum meum adloquerer credidi, non quo verba unquam potius quam res exercuerim, […] apud vos quemadmodum loquar nec consilium nec oratio suppeditat.
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“Se vivrete nel modo giusto, il karma si prenderà cura di voi. I sogni verranno da sé.”

Randy Pausch (1960–2008) informatico statunitense

da Randy Pausch Last Lecture: Achieving Your Childhood Dreams
Citazioni tratte da The Last Lecture (2007)

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“L'Accidia una freddura, | ce reca senza mesura, | posta 'n estrema paura, | co la mente alienata.”

Jacopone da Todi (1236–1306) poeta e religioso italiano

da Laudi – Trattato e Detti, a cura di Franca Ageno, Firenze, Le Monnier, 1953

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“Se qualcosa non va per il verso giusto, devi sforzarti di farcela andare. Se pensi che potrebbe piovere, alla fine pioverà.”

Clint Eastwood (1930) attore, regista, compositore e produttore cinematografico statunitense

Origine: Citato in Dizionario degli attori: Gli attori del nostro tempo, a cura di Gabriele Rifilato, Rai-Eri, 2005, Roma. ISBN 8839712895

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“Fra i pesci di fiume, il siluro maschio si prende molta cura dei figli.”

IX, 37; 2015, p. 76
Historia animalium

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“Il risultato dei programmi fatti con cura è sempre scambiato per fortuna dai cretini.”

Dashiell Hammett (1894–1961) scrittore statunitense

Origine: Da Il bacio della violenza.

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“Le amicizie che si fondano sull'interesse, per interesse finiscono.”

Antonio de Guevara (1480–1545) scrittore spagnolo

da Epistoles familiares; citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013

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“M'affacciavo al Mistero, ero solo in faccia a un mistero che era grande come tutto il creato.”

Massimo Bontempelli (1878–1960) scrittore, saggista e giornalista italiano

da Mia vita morte e miracoli, in Racconti e romanzi, a cura di P. Masino, Mondadori, Milano, 1961, p. 929.

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“Era come se il cielo, con grande ardire, | avesse baciato la terra, silenziosamente; | e lei, nello splendore del nuovo fiorire, | di lui stesse sognando dolcemente. | L'aria tra i campi soffiava, | le spighe erano ritte sentinelle, | il bosco ombroso sussurrava, | la notte era chiara di stelle.”

Joseph Freiherr von Eichendorff (1788–1857) poeta, scrittore e drammaturgo tedesco

da Notte di luna, in Nel buio splendeva la luna, a cura di Edmund Jacoby, EL, San Dorligo della Valle, 2001.
Origine: Citato in Tiziano Franzi e Simonetta Damele, Stai per leggere..., [2 Generi, temi, laboratorio delle abilità], Loescher Editore, Torino, 2010, p. 556. ISBN 9788820119669.

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“Tu sei solo mia | perché sei la cura e sei la malattia, | come i tasti neri in una melodia, | come una polacca di Chopin.”

Brunori Sas (1977) cantautore italiano

da Pornoromanzo, n. 9
Vol. 3 - Il cammino di Santiago in taxi

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“Tu [Prezzolini] e Papini avete insegnato tante cose in mezzo secolo e negli ultimi tempi ancor più che nei primi: tutta Italia dovrebbe esservene grata.”

Marino Moretti (1885–1979) scrittore, poeta e romanziere italiano

citato in Marino Moretti, Giuseppe Prezzolini, Carteggio. 1920-1977, a cura di Michele Ferrario, Ed. di Storia e Letteratura, 1995

“Un uomo che ha letto molto non cita mai con precisione […] La citazione sbagliata è l'orgoglio e il privilegio della persona colta.”

Hesketh Pearson (1887–1964) biografo

da Common Misquotations; citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013

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“Era, il dopoguerra, un tempo in cui tutti pensavano d'essere dei poeti, e tutti pensavano d'essere dei politici; tutti s'immaginavano che si potesse e si dovesse anzi far poesia di tutto, dopo tanti anni in cui era sembrato che il mondo fosse ammutolito e pietrificato e la realtà era stata guardata come di là da un vetro, in una vitrea, cristallina e muta immobilità. Romanzieri e poeti avevano, negli anni del fascismo, digiunato, non essendovi intorno molte parole che fosse consentito usare; e i pochi che ancora avevano usato parole le avevano scelte con ogni cura nel magro patrimonio di briciole che ancora restava. Nel tempo del fascismo, i poeti s'erano trovati ad esprimere solo il mondo arido, chiuso e sibillino dei sogni. Ora c'erano di nuovo molte parole in circolazione, e la realtà di nuovo appariva a portata di mano; perciò quegli antichi digiunatori si diedero a vendemmiarvi con delizia. E la vendemmia fu generale, perché tutti ebbero l'idea di prendervi parte; e si determinò una confusione di linguaggio fra poesia e politica, le quali erano apparse mescolate insieme. Ma poi avvenne che la realtà si rivelò complessa e segreta, indecifrabile e oscura non meno che il mondo dei sogni; e si rivelò ancora situata di là dal vetro, e l'illusione di aver spezzato quel vetro si rivelò effimera. Cosí molti si ritrassero presto sconfortati e scorati; e ripiombarono in un amaro digiuno e in un profondo silenzio. Cosí il dopoguerra fu triste, pieno di sconforto dopo le allegre vendemmie dei primi tempi. Molti si appartarono e si isolarono di nuovo o nel mondo dei loro sogni, o in un lavoro qualsiasi che fruttasse da vivere, un lavoro assunto a caso e in fretta, e che sembrava piccolo e grigio dopo tanto clamore; e comunque tutti scordarono quella breve, illusoria compartecipazione alla vita del prossimo. Certo, per molti anni, nessuno fece piú il proprio mestiere, ma tutti credettero di poterne e doverne fare mille altri insieme; e passò del tempo prima che ciascuno riprendesse sulle sue spalle il proprio mestiere e ne accettasse il peso e la quotidiana fatica, e la quotidiana solitudine, che è l'unico mezzo che noi abbiamo di partecipare alla vita del prossimo, perduto e stretto in una solitudine uguale.”

1963, pp. 165-166
Lessico famigliare

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“Sì, questa è stata la mia sorte fin dalla mia prima infanzia! Tutti leggevano sul mio viso i segni di brutte qualità che non avevo; ma le supponevano, e coì sono nate. Ero riservato; mi rimproveravano di essere malizioso; così sono diventato chiuso. Sentivo profondamente il bene e il male; nessuno mi coccolava, tutti mi offendevano: così sono diventato permaloso; ero cupo mentre gli altri bambini erano allegri e chiacchieroni; io mi sentivo superiore a loro, e loro mi consideravano inferiore. Sono diventato invidioso. Ero pronto ad amare tutto il mondo, ma nessuno mi ha capito: allora ho imparato a odiare. La mia giovinezza incolore è trascorsa nella lotta contro me stesso e il mondo; i miei sentimenti migliori, per timore di venire deriso, li ho sepolti nel profondo del cuore: e lì sono morti. Dicevo la verità, ma non mi credevano: ho cominciato a ingannare; dopo avere conosciuto bene il mondo e le molle della società mi sono fatto esperto dell'arte di vivere e ho visto che gli altri erano felici senz'arte, godevano gratis di quei vantaggi che io cercavo di ottenere così instancabilmente. Allora nel mio petto è nata la disperazione: non quella disperazione che si cura con un colpo di pistola, ma una disperazione fredda, impotente, nascosta dietro l'amabilità e un sorriso benevolo. Sono diventato un invalido morale: una metà della mia anima non esisteva, si era disseccata, era evaporata, era morta, io l'ho amputata e gettata via; invece l'altra reagiva e viveva al servizio di ognuno, ma questo nessuno lo ha notato, perché nessuno sapeva dell'esistenza dell'altra metà morta.”

1996, p. 126
Un eroe del nostro tempo

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