Frasi su fiera

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema fiera, essere, uomo, vita.

Frasi su fiera

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“Adesso che mi ci fai pensare, mi domando anch'io che cosa ho conservato di abruzzese e debbo dire, ahimè, tutto; cioè l'orgoglio di esserlo che mi riviene in gola quando meno me l'aspetto, per esempio quest'estate in Canada, parlando con alcuni abruzzesi della comunità di Montreal, gente straordinaria e fedele al ricordo della loro terra. Un orgoglio che ha le sue relative lacerazioni e ambivalenze di sentimenti verso tutto ciò che è Abruzzo. Questo dovrebbe spiegarti il mio ritardo nel risponderti; e questo ti dice che sono nato a Pescara per caso: c'era nato anche mio padre e mia madre veniva da Cappelle sul Tavo. I nonni paterni e materni anche essi del Teramano, mia madre era fiera del paese di sua madre, Montepagano, che io ho visto una sola volta di sfuggita, in automobile, come facciamo noi, poveri viaggiatori d'oggi… Tra i dati positivi della mia eredità abruzzese metto anche la tolleranza, la pietà cristiana (nelle campagne un uomo è ancora nu cristiane), la benevolenza dell'umore, la semplicità, la franchezza nelle amicizie; e cioè quel sempre fermarmi alla prima impressione e non cambiare poi il giudizio sulle persone, accettandole come sono, riconoscendo i loro difetti come miei, anzi nei loro difetti i miei. Quel senso ospitale che è in noi, un po' dovuto alla conformazione di una terra isolata, diciamo addirittura un'isola (nel Decamerone, Boccaccio cita una sola volta l'Abruzzo, come regione remota: «Gli è più lontano che Abruzzi»); un'isola schiacciata tra un mare esemplare e due montagne che non è possibile ignorare, monumentali e libere: se ci pensi bene, il Gran Sasso e la Majella son le nostre basiliche, che si fronteggiano in un dialogo molto riuscito e complementare… Bisogna prenderci come siamo, gente rimasta di confine (a quale stato o nazione? O, forse, a quale tempo?), con una sola morale: il lavoro. E con le nostre Madonne vestite a lutto e le sette spade dei sette dolori ben confitte nel seno. Amico, dell'Abruzzo conosco poco, quel poco che ho nel sangue.”

Ennio Flaiano (1910–1972) scrittore italiano

Origine: Da una lettera citata in Pasquale Scarpitti, Disincanto, Sarus, Teramo, 1972.

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“Quali dal vento le gonfiate vele | caggiono avvolte, poi che l'alber fiacca, | tal cadde a terra la fiera crudele.”

Dante Alighieri (1265–1321) poeta italiano autore della Divina Commedia

da Inferno, VII, 13-15

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“Come 'l ramarro sotto la gran fersa | dei dì canicular, cangiando sepe, | folgore par se la via attraversa, | sì pareva, venendo verso l'epe | de li altri due, un serpentello acceso, | livido e nero come gran di pepe; | e quella parte onde prima è preso | nostro alimento, a l'un di lor trafisse; | poi cadde giuso innanzi lui disteso. | Lo trafitto 'l mirò, ma nulla disse; | anzi, co' piè fermati, sbadigliava | pur come sonno o febbre l'assalisse. | Elli 'l serpente e quei lui riguardava; | l'un per la piaga e l'altro per la bocca | fummavan forte, e 'l fummo si scontrava. | Taccia Lucano omai là dov'e' tocca | del misero Sabello e di Nasidio, | e attenda a udir quel ch'or si scocca. | Taccia di Cadmo e d'Aretusa Ovidio, | ché se quello in serpente e quella in fonte | converte poetando, io non lo 'nvidio; | ché due nature mai a fronte a fronte | non trasmutò sì ch'amendue le forme | a cambiar lor matera fosser pronte. | Insieme si rispuosero a tai norme, | che 'l serpente la coda in forca fesse, | e 'l feruto ristrinse insieme l'orme. | Le gambe con le cosce seco stesse | s'appiccar sì, che 'n poco la giuntura | non facea segno alcun che si paresse. | Togliea la coda fessa la figura | che si perdeva là, e la sua pelle | si facea molle, e quella di là dura. | Io vidi intrar le braccia per l'ascelle, | e i due piè de la fiera, ch'eran corti, | tanto allungar quanto accorciavan quelle. | Poscia li piè di rietro, insieme attorti, | diventaron lo membro che l'uom cela, | e 'l misero del suo n'avea due porti. | Mentre che 'l fummo l'uno e l'altro vela | di color novo, e genera 'l pel suso | per l'una parte e da l'altra il dipela, | l'un si levò e l'altro cadde giuso, | non torcendo però le lucerne empie, | sotto le quai ciascun cambiava muso. | Quel ch'era dritto, il trasse ver' le tempie, | e di troppa matera ch'in là venne | uscir li orecchi de le gote scempie; | ciò che non corse in dietro e si ritenne | di quel soverchio, fé naso a la faccia | e le labbra ingrossò quanto convenne. | Quel che giacëa, il muso innanzi caccia, | e li orecchi ritira per la testa | come face le corna la lumaccia; | e la lingua, ch'avëa unita e presta | prima a parlar, si fende, e la forcuta | ne l'altro si richiude; e 'l fummo resta.”

Dante Alighieri (1265–1321) poeta italiano autore della Divina Commedia

XXV, 79-135

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“Karin Ebnet: Raccontaci del tuo passato, quando a Londra dividevi l'appartamento con il tuo amico Tom Sturridge [co-protagonista in La fiera delle vanità].
Robert Pattinson: Era un periodo molto difficile. Non era facile trovare lavoro e i soldi scarseggiavano. Un po' per scaldarci, un po' per tirarci su, per un anno abbiamo passato ogni sera ad ubriacarci. A salvarmi è stato Harry Potter…
Karin Ebnet: La stampa britannica ti ha definito il nuovo Jude Law: ti ci ritrovi in questa definizione?
Robert Pattinson: A dire il vero non vedo una gran somiglianza anche se da ragazzino ho fatto anch'io il fotomodello. Almeno finché ho smesso di sembrare una bambina…
Karin Ebnet: Qual è stata la scena di Twilight più impegnativa da girare?
Robert Pattinson: Sembrerà strano ma è quella in cui mi mostro per la prima volta a Bella alla luce del sole. È stato difficilissimo rendere il modo in cui la pelle reagisce alla luce. Abbiamo provato ad utilizzare su di me dei sali minerali che riflettono la luce, poi abbiamo testato una tinta bluastra sulla faccia di un assistente di produzione ma non ha funzionato molto bene…
Karin Ebnet: Imparare a volare è stato quindi più semplice…
Robert Pattinson: Non proprio. Sembra facile: tu stai lì tranquillo e aspetti di essere sollevato coi cavi. Ma è molto difficile mantenere il baricentro e l'equilibrio e, al contempo restare abbastanza "sciolti" per farsi trasportare qua e là.
Karin Ebnet: Come definiresti Edward?
Robert Pattinson: È un vampiro ma non vorrebbe esserlo, è pieno di conflitti interiori. È un poeta, una persona molto profonda e straordinariamente inquieta.
Karin Ebnet: Come ti sei preparato al ruolo?
Robert Pattinson: Nel libro la storia è raccontata dalla prospettiva di Bella, così ho letto alcuni capitoli del romanzo scritto dal punto di vista di Edward (Midnight Sun, ancora inedito). Inoltre, ho cercato di sviluppare i pettorali ma è stata un'impresa impossibile!”

Robert Pattinson (1986) attore britannico
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“Figlia di una numerosa famiglia di umili origini, cresciuta in un quartiere della periferia di Mantova. Che dopo aver vissuto dolorose vicissitudini, decisi di fuggire dalla famiglia d'origine per costruirne una propria. Ma per questa decisione affrettata ebbi una vita solitaria e disagevole. L'unico e autentico amore che diede un senso alla mia vita la nascita dei miei due figli che mi diedero la forza e il coraggio di vivere. Una vita che nonostante il peso di un onere che ha segnato la mia esistenza e ormai rassegnata ed arresa ad un cognome che non mi appartiene in quanto mio padre biologico me lo ha negato. Una donna con un bagaglio di esperienze di vita inique che mi hanno indotto ha mettere fine al mio matrimonio. Ed una convivenza di undici anni con un uomo da un finale di una storia deprecabile, da depennare. Non sono certo fiera ne orgogliosa del mio vissuto, spinta dall' immenso amore per la vita è dal desiderio intenso di emergere dal l'indigenza che regnava nella mia famiglia. Ho fallito in tutti i sensi condannandomi all'autoisolamento distaccandomi dalla società e dal resto del mondo. La mia amata e bramata solitudine mi ha trasformata in una donna consapevole e decisa ad un isolamento di meditazione e di riflessione che mi ha indotto alla passione per la scrittura. Una biro e un foglio ed il desiderio di scrivere nero su bianco, per esprimere, narrare ed esporre i miei pensieri, desideri e speranze. Scrivendo racconti, frasi, poesie, partecipando a numerosi concorsi. A passo lento e cautamente sto uscendo dall'anonimato. Il mio impegno quotidiano, la perseveranza e la tenacia mi ha premiata. Il mio operato è stato inserito in Internet a disposizione di tutte le persone interessate a conoscermi anche se solo virtualmente. Orgogliosa e appagata di poter lasciare nel mondo la mia orma e una traccia della mia esistenza.”

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“Lascia che l'anima rimanga fiera e composta di fronte ad un milione di universi.”

Walt Whitman (1819–1892) poeta, scrittore e giornalista statunitense

da "Canto di me stesso, 48"

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“Alla fiera dell'est | per due soldi | un topolino mio padre comprò. | E venne il gatto | che si mangiò il topo | che al mercato mio padre comprò.”

Angelo Branduardi (1950) cantautore, violinista e chitarrista italiano

da Alla fiera dell'est, n. 1
Alla fiera dell'est
Origine: Liberamente tratta da un canto pasquale ebraico.

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“Vaga per la fiera una bellissima ragazza di nome Natasha, che è triste perché suo padre è stato mandato a combattere a Karthoum e là non c'è alcuna guerra.”

Woody Allen (1935) regista, sceneggiatore, attore, compositore, scrittore e commediografo statunitense

2004
Senza piume (Without Feathers), Una guida ad alcuni balletti minori

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“Con i criteri usati dalla maggior parte degli studiosi, l’invasione dell’Iraq da parte di Bush e Blair nel 2003 ha causato almeno 700.000 vittime – in un paese che non aveva storia di jihadismo. I curdi avevano ottenuto concessioni politiche e territoriali; sunniti e sciiti avevano classi e differenze settarie, ma erano in pace; i matrimoni misti erano comuni. Tre anni prima dell’invasione, ho guidato per tutta la lunghezza dell’Iraq senza paura. Nel tragitto ho incontrato gente fiera, soprattutto di essere irachena, erede di una civiltà che a loro pareva una presenza fisica.Bush e Blair hanno fatto a pezzi tutto questo. L’Iraq odierno è un nido di jihadisti. Al Qaeda – come i “jihadisti” di Pol Pot – ha colto l’opportunità fornita dall’assalto di ‘Shock and Awe’ e dalla guerra civile che ne seguì. La “ribelle” Siria ha offerto loro benefici ancora maggiori. Con la CIA e gli stati del Golfo che offrono logistica e denaro per il traffico d’armi attraverso la Turchia, l’arrivo di reclute straniere era inevitabile.”

John Pilger (1939) giornalista australiano

Variante: Secondo le stime della maggior parte degli studiosi, l’invasione dell’Iraq da parte di Bush e Blair nel 2003 ha causato almeno 700.000 vittime – in un paese che non aveva alcuna storia di jihadismo. I curdi avevano ottenuto concessioni politiche e territoriali; sunniti e sciiti avevano classi e differenze settarie, ma erano in pace; i matrimoni misti erano comuni. Tre anni prima dell’invasione, ho guidato lungo tutto l'Iraq senza paura. Nel tragitto ho incontrato gente fiera, soprattutto di essere irachena, erede di una civiltà che a loro pareva una presenza fisica.Bush e Blair hanno fatto a pezzi tutto questo. L’Iraq odierno è un covo di jihadisti. Al Qaeda – come i “jihadisti” di Pol Pot – ha colto l’opportunità fornita dall’assalto di ‘Shock and Awe’ e dalla guerra civile che ne seguì. La “ribelle” Siria ha offerto loro benefici ancora maggiori, insieme alla CIA e agli stati del Golfo che offrono logistica e denaro per il traffico d’armi attraverso la Turchia. L’arrivo di reclute straniere era inevitabile.

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“Ecco la fiera con la coda aguzza, | che passa i monti e rompe i muri e l'armi! | Ecco colei che tutto 'l mondo appuzza!”

Dante Alighieri (1265–1321) poeta italiano autore della Divina Commedia

XVII, 1-3

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“VOLTAIRE. «Shakespeare ha spesso due buoni versi, mai sei. Un pazzo, perdio, un buffone alla Fiera di San Bartolomeo. Mai un lavoro veramente suo, tutte vecchie storie». Scacchi: «Perderò, perdio, per tutti i santi del Paradiso. Ah, qui cavalco su un montone nero come la puttana che sono… Falstaff dagli spagnoli». BOSWELL. «Vi dirò perché noi ammiriamo Shakespeare». VOLTAIRE. «Perché non avete gusto». BOSWELL. «Ma signore…». VOLTAIRE. «Et penitus toto divisos orbe Britannos… Tutta l'Europa è contro di voi. Perciò avete torto». BOSWELL. «Ma ciò dipende dal fatto che abbiamo grande immaginazione». VOLTAIRE. «La più selvaggia… Pope guida un calesse tirato da due beipuledri eleganti, ma Dryden viaggia su un tiro a sei, coi postiglioni e tutto». Ha ripetuto con esattezza qualche passo di Dryden. BOSWELL. «Che cos'è la memoria? Dove risiedono tutte le nostre idee?». VOLTAIRE. «Come dice Thomson: dove dormono i venti quando l'aria è calma? Thomson era un grande pittore. Milton, molte bellezze e molti difetti, come non c'è nulla di perfetto in questo dannato mondo. I suoi imitatori sono incomprensibili. Ma quando lui scrive bene è chiarissimo». BOSWELL. «Che cosa pensate del nostro teatro?». VOLTAIRE. «Molto spirito, molto intreccio, e molti bordelli». BOSWELL. «Che cosa pensate di Fingal?». VOLTAIRE. «Sembra un salmo di David. Ma vi sono dei nobili passaggi. In tutt'e due. L'Omero di Scozia.»”

Origine: Visita a Rousseau e a Voltaire, p. 100-101

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“Ma non questa è la sorte, e ben altro è il destino dello scrittore, che osa evocare alla luce tutto quello che abbiam sempre sott'occhi, e che gli occhi indifferenti non percepiscono: tutto il tremendo, irritante sedimento delle piccole cose che impastoiano la nostra vita, tutta la profondità dei gelidi, frammentari, banali caratteri di cui ribolle, amaro a tratti e tedioso, il nostro viaggio terreno; e colla salda forza dell'implacabile cesello osa prospettarli ben in rilievo e in limpida luce agli occhi del mondo! […] giacché non riconosce, il giudizio contemporaneo, che sono allo stesso titolo mirabili le lenti che contemplano i soli, e quelli che rendono i movimenti degl'invisibili microrganismi; non riconosce, il giudizio contemporaneo, che grande profondità di spirito occorre a illuminare una scena tolta dalla vita vile, ed elevarla a perla della creazione; non riconosce, il giudizio contemporaneo, che l'alto, ispirato riso è degno di stare a paro coll'alto impeto lirico, e che un abisso lo divide dalle smorfie del pagliaccio da fiera! Non riconosce questo, il giudizio contemporaneo, e tutto inscrive a carico e a rampogna del misconosciuto scrittore: senza consensi, senza echi, senza simpatie, egli, come il viaggiatore senza famiglia, si ritrova solo lungo la strada. Aspro è il corso della sua vita, e amaramente egli sente la sua solitudine.”

VII; 1977, pp. 131-132
Le anime morte, Parte prima

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“È una giornata storica, questa odierna, per la pur storica città e diocesi di Alatri, che sorge fiera attorno alla sua Acropoli e si affaccia sull'orizzonte dei monti Ernici, abbracciando le fertili e pittoresche vallate di questa benedetta terra di Ciociaria.”

Papa Giovanni Paolo II (1920–2005) 264° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

dall' Omelia della Messa per i fedeli della Ciociaria http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/homilies/1984/documents/hf_jp-ii_hom_19840902_fedeli-ciociaria_it.html, durante la visita pastorale ad Alatri

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“E sian scherno sulle scene | In catene — trascinati | I tiranni detestati | Della fiera gioventù.”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

Origine: La pace di Campoformio, p. 417

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“Vero contenuto di dignità e di fiera tradizione rimase nel solo capoluogo [Benevento] quando dové difendere la sua libertà dai sopraggiunti Normanni.”

Alfredo Zazo (1889–1987) avvocato, storico e docente italiano

da Studio per la valorizzazione agricola, lo sviluppo industriale e turistico della provincia di Benevento, Roma, 1968

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“Il Congresso assomiglia ad una fiera in un piccolo paese, in cui ognuno dà una lucidata al dorso del proprio bestiame per venderlo e barattarlo.”

Gebhard Leberecht von Blücher (1742–1819) feldmaresciallo prussiano

citazione necessaria, Se sai qual è la fonte di questa citazione, inseriscila, grazie.

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“Il portiere su e giù cammina come sentinella. | Il pericolo lontano è ancora, ma se in un nembo s'avvicina | oh allora una giovane fiera s'accovaccia e all'erta spia.”

Tre momenti
Canzoniere
Origine: Cinque poesie per il gioco del calcio; riportate in Gironi.it http://www.gironi.it/poesia/saba.php.

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“La Campagna è proporzionata alle caccie, all'uccellare mediante boschi, selve e dilettevoli colline vi è da pescare mediante l'Arno et altri fiumi. Fertilissima è la sua pianura, non più par si possa desiderare dalla Natura, moltiplicandovi il grano fino in 40 per staio, le biade tutte vi vengono felicemente. Per tre anni continui si semina il grano, o il terzo la segale, et all'ultimo mietuto che si è, subito vi si semina fagioli, o miglio con rapi per buoi. L'Invernata veniente si vanga, o si coltra per raccor l'estate fave, o fagioli con saggina, o vero si fa a poponi con altri ortaggi che più vi è terreno, che in un anno da tre raccolte, cosa che rende stupore à Forestieri. I Monti e colline amene abbondano di tutto quello che al viver umano si ricerca di olio, di vino in particolare bianco, giallo, nero, vermiglio, di tutti i sapori, dolce, amarognolo, cotognino, di viola, mammola, subastringente, sottile, pieno, tutto odorifero. Frutte similmente d'ogni sorte per l'Estate, e per l'Inverno. Per tutto si trovano fonti di buone acque fino d'acque minerali di ferro et allume. Si dice acqua buona utilissima a molte infermità. Salutifera l'aria alla vita umana per tutto. Molti sono gli Artieri e Mercanti e da questo i Montevarchini mi credo sono chiamati Industriosi et ogni Giovedì si fa il Mercato da dirsi una gran Fiera.”

Jacopo Sigoni (1579–1658) medico, religioso e storiografo italiano

da Cronica breve della Terra di Montevarchi

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“Una volta cominciato, il cambiamento della società non può essere rovesciato. Non puoi disistruire le persone che hanno imparato a leggere. Non puoi umiliare una persona fiera di sé. Non puoi opprimere la gente che non ha più paura.”

César Chávez (1927–1993) sindacalista e attivista statunitense

Origine: Citato in Raj Patel, I padroni del cibo, traduzione di Giancarlo Carlotti, Feltrinelli, Milano, 2008, pp. 219-220. ISBN 978-88-07-17156-7

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“Il più delle volte un'aria di dolcezza o fierezza in una donna, non significa che essa sia dolce o fiera: è semplicemente un modo d'esser bella.”

Alphonse Karr (1808–1890) giornalista e scrittore francese

Origine: Aforismi sulle donne, sull'uomo e sull'amore, p. 20

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“[Su Catwoman] […] è la più cool di tutte! È fiera, misteriosa e complicata.”

Anne Hathaway (1982) attrice statunitense

Origine: Citato in Alessandra Venezia, CINEMA Anne Hathaway: "La fragilità è la mia vera forza" http://www.iodonna.it/personaggi/interviste/2011/anne-hathaway-intervista-one-day-film-30631083674.shtml, iodonna.it, 15 ottobre 2011.

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“La Sapiente fissò Lan a lungo, in silenzio; poi riempì di tè una tazza e gliela portò. Lui allungò la mano e mormorò un ringraziamento, ma Nynaeve non lasciò subito la tazza. «Avrei dovuto capire che eri un re» disse pi-ano. Tenne lo sguardo sul viso del Custode, ma la voce tremò un poco.
Lan la guardò con uguale intensità. A Rand parve che il viso del Custode si addolcisse davvero. «Non sono un re, Nynaeve. Sono soltanto un uomo. Un uomo che possiede meno del campicello del più misero contadino.»
La voce di Nynaeve divenne più ferma. «A volte una donna non chiede terre né oro. Solo l'uomo.»
«E l'uomo che le chiedesse d'accettare così poco, non sarebbe degno di lei. Sei una donna notevole, bella come l'aurora, fiera come un guerriero. Sei una leonessa, Sapiente.»
«Le Sapienti raramente si sposano.» Nynaeve s'interruppe per inspirare a fondo, come per rafforzarsi. «Ma se andrò a Tar Valon, forse sarò diversa dalle Sapienti.»
«Le Aes Sedai si sposano altrettanto raramente. Pochi uomini possono vivere con una moglie in possesso di tanto potere. Si sentono sminuiti dal suo splendore, anche non volendolo.»
«Alcuni hanno la forza sufficiente. Io ne conosco uno.» Il suo sguardo rivelò con chiarezza a chi si riferiva, ammesso che ci fossero dubbi.
«Ho soltanto una spada e una guerra che non posso vincere ma che devo combattere.»
«Ti ho detto che il resto non m'interessa. Luce santa, mi hai già spinta a dire più di quanto non sia corretto. Mi umilierai al punto da costringermi a chiedere?»
«Non ti umilierò mai.» Il tono gentile, simile a una carezza, parve bizzarro, sulle labbra dal Custode, ma fece risplendere gli occhi di Nynaeve. «Odierò l'uomo da te scelto perché non sarò io e l'amerò se ti farà sorridere. Nessuna donna merita come dono di nozze la certezza del lutto di vedova; e tu, meno di tutte.»”

Robert Jordan (1948–2007) scrittore statunitense

Nynaeve al'Meara e Lan Madragoran, capitolo 48
La ruota del tempo. L'occhio del mondo

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“Felice lo scrittore, il quale, lasciando da parte i caratteri noiosi ed antipatici che lo hanno colpito per il loro banale, triste realismo, si dedica alla descrizione di quelli che rivelano l'alta dignità dell'uomo, e felice colui che dall'immenso turbine delle immagini ogni giorno ricorrenti, ne sceglie solo pochissime ed elette; felice lo scrittore che non ha mai tradito l'elevato tono della propria ispirazione, non si è abbassato dalla sua altezza al livello dei poveri confratelli mortali, si è tutto immerso nelle proprie immagini idealizzate, senza mai toccare la terra, da cui queste sono tanto lontane. Doppiamente invidiabile è la sua splendida sorte: sta in mezzo alle sue splendide creature come nella propria famiglia, e alte e lontane si diffondono le sue parole. Ha offuscato gli occhi degli uomini con fumi inebrianti, li ha meravigliosamente lusingati, celando le tristezze della vita e mostrando loro bellissimo l'uomo. Tutti, applaudendo, lo seguono e corrono dietro il suo carro trionfale. Lo dicono un grande universale poeta, che s'innanza sugli altri geni del mondo, come l'aquila al di sopra degli altri uccelli. Soltanto a sentirne il nome, palpitano i giovani ardenti cuori; lacrime gli rispondono, brillano negli occhi di tutti… Non v'è chi l'uguagli nella sua forza: egli è un dio! Ma non è questo il destino, ben diversa è la sorte dello scrittore, che osa far venire alla superficie quando sta sempre bene in vista, ma che gli occhi indifferenti non vedono, che osa smuovere la terribile melma delle piccinerie che sviano la nostra vita, che penetra nella profondità delle nature fredde, volgari e meschine, di cui brulica il nostro cammino sulla terra, a volte amaro e tedioso; guai allo scrittore che osa, con la potenza del suo scalpello implacabile, rappresentarle in preciso rilievo, agli occhi di tutti! Egli non raccoglie gli applausi del popolo, non scorge lacrime di riconoscenza, non conosce l'unanime plauso degli animi commossi; non gli vola incontro la fanciulla sedicenne, col cervello acceso, colma di eroico entusiasmo; a lui non è dato obliarsi nel dolce incantesimo dei suoni da lui stesso evocati; né può sfuggire al giudizio dei contemporanei, al giudizio ipocritamente insensibile dei contemporanei, un giudizio che dirà di nessun conto e degne di disprezzo le creature da lui vagheggiate, gli assegnerà un posto disprezzato tra gli scrittori che offendono l'umanità, attribuirà a lui le peculiarità dei personaggi che ha descritto, gli negherà il cuore, l'anima e la divina fiamma dell'ingegno, poiché il giudizio dei contemporanei non riconosce come siano egualmente belle le lenti che guardano il sole e quelle che ci mostrano i movimenti degli insetti invisibili; il giudizio dei contemporanei non riconosce che occorre una eccezionale profondità dello spirito per illuminare un quadro che ritrae il lato spregevole della vita e trasformarlo nella perla dell'opera d'arte: il giudizio dei contemporanei non riconosce che l'altisonante riso dell'entusiasmo è degno di stare a fianco agli elevati moti lirici e che un abisso si apre fra questo riso ed i contorcimenti di un pagliaccio da fiera! Non riconosce tutto questo, il giudizio dei contemporanei, e tutto volge a rimprovero e beffa dello scrittore misconosciuto: senza trovare partecipazione, rispondenza, simpatia, come un viandante che non abbia famiglia, egli resta solo sulla strada. Duro è il suo cammino e ben amara la sua solitudine.”

VII; 2003, pp. 146-147
Le anime morte, Parte prima

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“Quanti sono gli Scudetti secondo me? Calciopoli è una pagina tristissima del calcio italiano, ma sono passati ormai diversi anni. In questo periodo sono state dette molte cose, ma la verità è sotto gli occhi di tutti. Anche se qualcuno vuole far finta di perdere la memoria… Il calcio italiano da allora è ripartito ed è giusto pensare al futuro. Noi siamo fieri e orgogliosi della nostra storia, come la Juve è fiera della sua. Di certo, però, non si può far finta che non sia successo niente.”

Javier Zanetti (1973) calciatore argentino

Origine: Da un'intervista rilasciata al Corriere dello Sport; citato in Calciomercato Inter, Zanetti: "Dybala ci piace. Balotelli? Se Mancini lo chiedesse..." http://m.calciomercato.it/news/330283/calciomercato-inter-zanetti-dybala-ci-piace-balotelli-se-mancini-lo-chiedesse.html, Calciomercato.it, 8 maggio 2015.

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“Lascia che i giorni corrano, lascia che il tempo passi, | col tempo si fa mansueta nei boschi la fiera selvatica, || col tempo le difficili cose si fan leggere, | bisogni, pene e morbi si curano e guariscono. || E procelle e tempeste grazie al tempo si placano, | le cose calde gelano e le ghiacciate bollono, || le nuvole e la nebbia col tempo se ne vanno | e in bene si risolvono, col tempo, i mali auguri.”

Vikentios Kornaros (1553–1616) poeta greco

da Erotocrito, III, 1629-1636
Origine: Citato in Bruno Lavagnini, La letteratura neoellenica, Sansoni/Accademia, Firenze/Milano, 1969, pp. 91-92. La traduzione del passo citato è di Bruno Lavagnini. La letteratura neoellenica, p. 12.

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“Il 21 febbraio, quattro giorni dopo l'arresto di Chiesa, viene a farmi visita Ugo Finetti, vicepresidente della Regione Lombardia, magna pars del socialismo milanese. Lo accompagna Paolo Berlusconi, che non è ancora l'editore del Giornale (lo diventerà il 16 luglio: e per questo Montanelli fin dal 20 gennaio aveva scritto a Silvio informandolo che il preannunciato passaggio di proprietà non avrebbe potuto modificare le intese sull'indipendenza del Giornale e del suo direttore, a suo tempo intercorse con Silvio e «sempre rispettate»). Finetti era pallido, Paolo aveva l'aria di essere seccato per il fatto che i vari appelli rivolti a me da esponenti della Fininvest, affinché Il Giornale non turbasse i rapporti del gruppo con il Psi, continuassero a cadere nel vuoto. Finetti ha una cartella con articoli della nostra cronaca milanese, sottolineati con evidenziatore color verde pisello. Me li consegna affinché io possa contestarli ai colleghi cronisti. «I giudici della Procura – mi spiega Finetti – fanno i fascicoli con i ritagli dei giornali, proprio come questo: poi, quando succede qualcosa, si trovano una documentazione già abbondante e vanno a scavarvi quello che vogliono.»”

Federico Orlando (1928–2014) giornalista e politico italiano

Paolo Berlusconi taglia corto: «Con le istituzioni, Regione, Comune, Fiera, noi dobbiamo lavorare, perciò dobbiamo poter mantenere buoni rapporti».
Il sabato andavamo ad Arcore

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“In tribunale il valore del diario di Isabella rimase dubbio. Come ogni altro libro dello stesso genere, oltre che di ricordi era fatto anche di aspettative: era provvisorio e instabile, si situava al confine tra pensiero e azione, desiderio e realtà. Ma, come cruda testimonianza emotiva, era un’opera che lasciava attoniti, che poteva destare entusiasmo o allarme. Il diario diede ai suoi lettori vittoriani un’immagine del futuro, come offre a noi un’immagine del nostro mondo plasmato sul passato. Sicuramente non ci dice ciò che accadde nella vita di Isabella, ma ci dice ciò che lei desiderava.
Il diario dipingeva un ritratto delle libertà a cui le donne avrebbero potuto aspirare, se avessero rinunciato a credere in Dio e nel matrimonio: il diritto ad avere delle proprietà e del denaro, a ottenere la custodia dei figli, a sperimentare dal punto di vista sessuale ed intellettuale. Accennava anche al dolore e alla confusione che queste libertà avrebbero generato. Nel decennio in cui la Chiesa rinunciò al proprio controllo sul matrimonio e Darwin gettò nel dubbio più profondo le origini spirituali dell’umanità, quel diario era un segno dei tumulti che si sarebbero verificati.
In una pagina senza data Isabella si rivolgeva esplicitamente a un futuro lettore. «Una settimana del nuovo anno se n’è già andata, - esordiva. – Ah! Se avessi la speranza dell’altra vita di cui parla mia madre (oggi lei e mio fratello mi hanno scritto delle lettere affettuose), e che il signor B. ci ha sollecitato a conquistarci, sarei allegra e felice. Ma, ahimé!, non ce l’ho, e non potrò mai ottenerla; e per quanto riguarda questa vita, la mia anima è invasa e lacerata dalla rabbia, dalla sensualità, dall’impotenza e dalla disperazione, che mi riempiono di rimorso e di cattivi presentimenti».
«Lettore, -scrisse – tu vedi la mia anima più nascosta. Devi disprezzarmi e odiarmi. Ti soffermi anche a provare pietà? No; perché quando leggerai queste pagine, la vita di colei che “era troppo flessibile per la virtù; troppo virtuosa per diventare una cattiva fiera e trionfante” sarà finita». Era una citazione imprecisa dall’opera teatrale The Fatal Falsehood (1779) di Hannah More, in cui un giovane conte italiano – un «miscuglio di aspetti strani e contraddittori» – si innamora perdutamente di una donna promessa al suo migliore amico.
Quando Edward Lane lesse il diario, fu questo passaggio in particolare a suscitare la sua rabbia e il suo disprezzo: «Si rivolge al Lettore! – scrisse a Combe – Ma chi è il Lettore? Allora quel prezioso diario è stato scritto per essere pubblicato, o, almeno, era destinato a un erede della sua famiglia? In entrambi i casi, io affermo che è completa follia – e se anche non ci fossero ulteriori pagine, in questo guazzabuglio farraginoso, a confermare la mia ipotesi, a mio parere questa sarebbe già sufficiente».
Eppure il richiamo di Isabella a un lettore immaginario può, al contrario, fornire la spiegazione più limpida del perché avesse tenuto il diario. Almeno una parte di lei voleva essere ascoltata. Coltivava la speranza che qualcuno, leggendo quelle parole dopo la sua morte, avrebbe esitato prima di condannarla; che un giorno la sua storia potesse essere accolta con compassione e perfino amore. In assenza di un aldilà spirituale, noi eravamo l’unico futuro che aveva.
«Buona notte, - concludeva, con una triste benedizione: - Possa tu essere più felice!».”

Mrs. Robinson's Disgrace: The Private Diary of a Victorian Lady

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“[Su New York World's Fair 1964] Non è un «tradeshow», una fiera commerciale: non vi si compra, vende o negozia alcunché. È solo una foresta di simboli della civiltà industriale adattati all'edificazione di massa, un grandioso lunapark moraleggiante.”

Alberto Ronchey (1926–2010) giornalista italiano

Origine: Da Le prodigiose conquiste della tecnica esposte alla Fiera mondiale di New York http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,5/articleid,0096_01_1964_0097_0005_6069099/, La Stampa, 23 aprile 1964, p. 5.

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“Fare cosplay in Giappone vuol dire non poter fare altro in una fiera, spesso mi capita di stare quattro-cinque ore di seguito a posare per i fotografi e perdermi l'intera fiera.”

Yuriko Tiger (1993) modella e personaggio televisivo italiana

Variante: Fare cosplay in Giappone vuol dire non poter fare altro in una fiera, spesso mi capita di stare quattro-cinque ore di seguito a posare per i fotografi e perdermi l'intera fiera.
Origine: Da Yuriko Tiger - Articoli http://console-tribe.com/articoli/yuriko-tiger-6412/, console-tribe.com, 3 dicembre 2013.

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