Frasi su fiume
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“Non ci si bagna nello stesso fiume.”

Luciano Ligabue (1960) cantautore italiano

da Siamo chi siamo, n. 2
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“Ferrero è folle. Non ho mai minacciato di morte nessuno, ho i messaggi conservati. Lo denuncerò e presenterò tutto in Federazione. Gli ho detto solo di non parlare con Barreto mentre discutevamo il rinnovo e gli ho scritto "Bravo, ti aspetto sulla riva del fiume". Questa non è certo una minaccia!”

Maurizio Zamparini (1941) imprenditore italiano

rispondendo alle accuse pubbliche di Ferrero
Origine: Citato in Zamparini replica a Ferrero: "Mai minacciato nessuno, lo denuncio" http://www.sportmediaset.mediaset.it/calcio/palermo/2015/articoli/1059778/zamparini-replica-a-ferrero-mai-minacciato-nessuno-lo-denuncio-.shtml, Sportmediaset.it, 25 febbraio 2015.

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“[…] quindi salgo subito in barca per andare a salutare, dovere di scrittore, i papiri dell'Anapo.
Si attraversa il golfo da una riva all'altra si scorge, sulla sponda piatta è spoglia, la foce di un piccolissimo fiume, quasi un ruscello, in cui si inoltra il battello.,
La corrente impetuosa è difficile da risalire. A volte si rema, volte ci si serve della gaffa fa per scivolare sull'acqua che scorre veloce tra due rive coperte di fiori gialli, minuscoli e splendenti, due rive d'oro.,
Vediamo canne sgualcite dal nostro passaggio che si impegnano essi rialzano, poi, con gli steli nell'acqua, degli iris blu, di un blu intenso, sui quali volteggiano innumerevoli libellule dalle ali di vetro, madreperlacee frementi, grandi come uccelli-mosca. Adesso, sulle due scarpate che ci imprigionano, crescono cardi giganteschi con voli voli smisurati, che allacciano le piante terrestri con le camere ruscello.,
Sotto di noi, in fondo all'acqua, di una foresta di grandi erbe ondeggianti che si muovono, galleggiano, sembrano notare nella corrente che le agita. Poi il Anapo si separa dall'antico Ciane, suo affluente. Procediamo tra le righe, aiutandoci sempre con una pertica. Il ruscello serpeggia con graziosi panorami, prospettive fiorite carine. Un'isola appare infine, piena di strani arbusti. Gli steli fragili e triangolari, alti da nove a dodici piedi, portano in cima ciuffi tondi di filamenti verdi, lunghi, essi e soffici come capelli. Sembrano teste umane divenute piante, gettate nell'acqua sacra della sorgente da uno degli dei pagani che vivevano lì una volta. È il papiro antico.,
I contadini, d'altronde, chiamano questa canna: parrucca.,
Eccone altri più lontano, un intero bosco. Fremono, mormorano, si chinano, mescolano le loro fronti pelose, le urtano, paiono parlare di cose ignote lontane.,
Non è forse strano che l'arbusto venerabile, che ci portò il pensiero dei morti, che fu gusto del genio umano, abbia, sul corpo infimo di arboscello, una grossa criniera folta e fluttuante, simile a quella dei poeti?”

Guy de Maupassant (1850–1893) scrittore e drammaturgo francese

Origine: Viaggio in Sicilia, p. 135

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“Molti giovani universitari italiani sono come un fiume in perenne piena. Sono sempre fuori corso.”

Giulio Andreotti (1919–2013) politico, scrittore e giornalista italiano

Origine: Citato in Roger Abravanel e Luca D'Agnese, La ricreazione è finita, Rizzoli, 2016, p. 185; citato in Renzo Rosso, Università, 'La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica'. Come? http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/06/universita-la-repubblica-promuove-lo-sviluppo-della-cultura-e-la-ricerca-scientifica-come/2609776/, IlFattoQuotidiano.it, 6 aprile 2016.

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“A Catania, prima tappa, arriviamo di notte, in aereo. L'Etna è in eruzione. Vediamo, dai finestrini, sul fondo completamente nero della montagna, scendere srotolandosi un enorme serpente luminoso, un fiume spesso di lava rovente e bollente, vermiglia, gonfia, globosa nel suo procedere, e con volute e strie, più luminose ancora ma di colore arancione o addirittura giallo. È uno spettacolo affascinante.”

Mario Soldati (1906–1999) scrittore e regista italiano

Origine: Citato in Mario Soldati un viaggio alla scoperta della Sicilia http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/11/17/mario-soldati-un-viaggio-alla-scoperta-della.html, la Repubblica, 17 novembre 2006.

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“Fu I amava la nuvola alta e la collina, | Ahimè, morì di alcool. | E anche Li Po morì ubriaco. | Voleva abbracciare la luna | Nel Fiume Giallo”

Ezra Pound (1885–1972) poeta, saggista e traduttore statunitense

da Epitaffi, Lustra

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“[Su Benevento] Questa meravigliosa città è attraversata dal fiume Calore e non poteva essere diversamente visto che c'è tanto calore sia atmosferico che umano.”

Andrea Mugione (1940) arcivescovo cattolico italiano

citato in Luca Romano, Monsignor Mugione si insedia a Benevento http://www.ilcrotonese.it/monsignor-mugione-si-insedia-benevento/, il Sannio Quotidiano; riportato in ilCrotonese.it

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“Per salvare la Grecia dal pericolo causato dagli immigrati, dobbiamo sbarrare gli ingressi nel paese servendoci di campi minati al confine con la Turchia, lungo il fiume Evros, nei punti che registrano i maggiori passaggi di clandestini.”

Nikólaos Michaloliákos (1957) politico greco

citato in Chrysi Avghi. Preoccupa in Grecia il partito neonazista http://www.ticinolive.ch/2012/06/08/chrysi-avghi-preoccupa-in-grecia-il-partito-neo-nazista/, ticinolive.ch, 8 giugno 2012

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“[Letteratura italiana]. Potrebbe rimanere, di secoli di noia, un verso: il più bello, il più inutile, il più melanconico, il più perfetto che sia mai stato scritto:
E chiaro nella valle il fiume appare.”

Umberto Saba (1883–1957) poeta italiano

3, p. 176
Scorciatoie e raccontini
Origine: Giacomo Leopardi, Canto XXIV – La quiete dopo la tempesta, v. 7.

“La vita è un libro con le note tutte in fondo", disse improvvisamente, come se tutto quello che gli girava dentro, da tempo, avesse preso forma in questa frase.
"Bello. Ma in che senso?" chiese Gerry. Stefania lo guardava.
"Se la vita avesse le note a ogni pagina, vedresti momento per momento dove sbagli, cosa è giusto fare, di cosa devi avere paura. Invece lo scopri solo alla fine. Quando sei arrivato in fondo, quando sei vecchio, voglio dire. Forse, nel momento in cui muori hai davanti il libro tutto intero, completo di note e indice. Leggi le note al capitolo 17, quello dei diciassette anni, mettiamo, e scopri che a quella ragazza piacevi davvero e sei stato uno scemo a non farti avanti, e che quell'amico ti voleva bene e hai sbagliato a non telefonargli. A non chiedergli scusa, dopo che avevate litigato. Al capitolo 35 viene fuori che non avresti mai dovuto licenziarti da quel lavoro, e che il figlio era meglio farlo prima, o dopo. Così le note non servono a niente."
Si passò una mano sulla faccia e guardò i suoi amici.
"Cosa dicono le note al capitolo 18? Io sono arrivata lì", disse Stefania.
"Io sono al 22", borbottò Gerry, e tornò a fissare il fiume ormai quasi nero. Un pesce molto grosso saltò vicino a riva, facendo sussultare la ragazza.
"Le note di cui parlo sono nel mio libro. Io nel vostro non posso leggere. Non si impara niente dall'esperienza degli altri. Niente. Anche se guardassi i capitoli 18 e 22 del mio libro, e vi dicessi cosa dovete fare, non mi ascoltereste. E fareste bene.”

Raul Montanari (1959) scrittore italiano

Chris parla a Gerry e Stefania, p. 178
La verità bugiarda

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“Come passa quest'acqua di fiume che sembra che è ferma, | ma hai voglia se va.”

Francesco De Gregori (1951) cantautore italiano

da Mimì sarà, n. 6
Terra di nessuno

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“Lo strumento parlava da solo. Era un universo in sé. E io dovevo essere e sentirmi parte di quell'universo. Questo più grande Sé, universale, che noi chiamiamo dai-ga, doveva incorporarmi. E quando sono diventato consapevole dell'esistenza di questo grande Sé, solo allora ho fatto esperienza del vuoto, del silenzio: sono diventato davvero parte del cosmo.”

Stomu Yamashta (1947) percussionista e compositore giapponese

da La voce del fiume, p. 79
Origine: La sanukite, pietra paleolitica che colpita genera un suono metallico suggestivamente evocativo di un tempo cosmico originario. Dall'osservazione, lo studio e la sperimentazione – durati cinque anni – delle possibilità sonore di questa pietra nasce l'opera Sogno solare: fantasia della sanukite. saggio introduttivo di Donatella Trotta a La voce del fiume, p. 78.

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“Walt Whitman era il mio poeta americano preferito: l'ho scoperto a 18 anni, l'età delle letture più importanti. Non faceva che parlare del Potomac. Ho sempre avuto la curiosità di vederlo questo grande fiume. L'immenso Potomac.”

Roberto Benigni (1952) attore, comico, showman, regista, sceneggiatore e cantante italiano

Origine: Citato in Benigni, un poeta a Washington http://ricerca.gelocal.it/ilcentro/archivio/ilcentro/2003/10/26/CT1PO_CT101.html, il Centro, 26 ottobre 2003, p. 28.

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“Fino allora egli era avanzato per la spensierata età della prima giovinezza, una strada che da bambini sembra infinita, dove gli anni scorrono lenti e con passo lieve, così che nessuno nota la loro partenza. Si cammina placidamente, guardandosi con curiosità attorno, non c'è proprio bisogno di affrettarsi, nessuno preme dietro e nessuno ci aspetta, anche i compagni procedono senza pensieri, fermandosi spesso a scherzare. Dalle case, sulle porte, la gente grande saluta benigna, e fa cenno indicando l'orizzonte con sorrisi di intesa; così il cuore comincia a battere per eroici e teneri desideri, si assapora la vigilia delle cose meravigliose che si attendono più avanti; ancora non si vedono, no, ma è certo, assolutamente certo che un giorno ci arriveremo. Ancora molto? No, basta attraversare quel fiume laggiù in fondo, oltrepassare quelle verdi colline. O non si è per caso già arrivati? Non sono forse questi alberi, questi prati, questa bianca casa quello che cercavamo? Per qualche istante si ha l'impressione di sì e ci si vorrebbe fermare. Poi si sente dire che il meglio è più avanti e si riprende senza affanno la strada. Così continua il cammino in un'attesa fiduciosa e le giornate sono lunghe e tranquille, il sole risplende alto nel cielo e sembra non abbia mai voglia di calare al tramonto. Ma a un certo punto, quasi istintivamente, ci si volta indietro e si vede che un cancello è stato sprangato alle spalle nostre, chiudendo la via del ritorno. Allora si sente che qualcosa è cambiato, il sole non sembra più immobile ma si sposta rapidamente, ahimè, non si fa in tempo a fissarlo che già precipita verso il confine dell'orizzonte, ci si accorge che le nubi non ristagnano più nei golfi azzurri del cielo ma fuggono accavallandosi l'una all'altra, tanto è il loro affanno; si capisce che il tempo passa e che la strada un giorno dovrà pur finire. Chiudono a un certo punto alla nostre spalle un pesante cancello, lo rinserrano con velocità fulminea e non si fa in tempo a tornare.”

The Tartar Steppe

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“« Quello che avrei potuto dirle, per aiutarla, l'ho capito solo più tardi ripensando a quel giorno, al suo salto, alla sua follia. Le avrei dovuto dire che tanti saltano nello stesso modo via dalla loro vita, oltre se stessi, rischiando tutto per sentirsi davvero vivi. Avrei dovuto dirle che tutti lo fanno chiusi nelle loro paure, chiusi dentro la botte mefitica delle loro paure. Un posto piccolissimo, molto nero, dove sei solo, e fai fatica a respirare. Non c'è nulla che si possa fare per cambiare le cose e già si è fortunati se qualcuno ha avuto per noi l'attenzione di mettere una piccola musica, là dentro; o se capita di avere un amico ad aspettarci in un'ansa del fiume per riportarci a casa, in una qualche casa.
Questo, le avrei dovuto dire. Invece solo la strinsi fa le mie braccia, e non fui capace di dire niente. Piccola Rachel…
Davvero si sarebbe meritata un giorno di gloria, lei e quegli altri due matti, sa il cielo come mi mancano. Ma non è andata così, spesso non va così. Si semina, si raccoglie, e non c'è nesso tra una cosa e l'altra. Ti insegnano che c'è, ma… non so, io non l'ho mai visto. Accade di seminare, accade di raccogliere, tutto lì.
Per questo la saggezza è un rito inutile e la tristezza un sentimento inesatto, sempre.
Seminammo con cura, tutti, quella volta, seminammo immaginazione, e follia e talento. Ecco cosa abbiamo raccolto, un frutto ambiguo: la luce bella di un ricordo e il privilegio di una commozione che per sempre ci renderà eleganti, e misteriosi. Voglia il cielo che questo basti a salvarci, per tutto il tempo che ci sarà dato, ancora. »”

Alessandro Baricco (1958) scrittore e saggista italiano
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“Era di nuovo notte. La locanda della Pietra Miliare era in silenzio, e si trattava di un silenzio in tre parti.
La parte più ovvia era una quiete vuota, riecheggiante, formata da cose che mancavano. Se ci fosse stato del vento, avrebbe spirato attraverso gli alberi, fatto scricchiolare l’insegna della locanda sui suoi cardini e spazzato via il silenzio lungo la strada come vorticanti foglie autunnali.
Se ci fosse stata una folla o anche solo un gruppetto di avventori, questi l’avrebbero riempito con conversazioni e risa, il fracasso e gli schiamazzi che ci si aspetta da una taverna nelle buie ore notturne. Se ci fosse stata musica… ma no, ovviamente non c’era alcuna musica. In realtà non c’era nulla di tutto ciò, perciò rimaneva il silenzio.
All’interno della Pietra Miliare alcuni uomini erano radunati a un angolo del bancone. Bevevano con calma determinazione, evitando serie discussioni di notizie preoccupanti. Nel fare ciò essi aggiungevano un piccolo, cupo silenzio a quello, vuoto, più grande. Formava una sorta di lega, un contrappunto.
Il terzo silenzio non era facile da notare. Se foste rimasti in ascolto per un’ora, avreste potuto cominciare a sentirlo nel pavimento di legno sotto i piedi e nei ruvidi barili scheggiati dietro il bancone.
Era nel peso del focolare di pietra nera che tratteneva il calore di un fuoco spento da molto. Era nel lento andirivieni di un bianco panno di lino che sfregava le venature del bancone. Ed era nelle mani dell’uomo che se ne stava lì in piedi a pulire un tratto di mogano che già risplendeva alla luce delle lampade. L’uomo aveva capelli di color rosso vivo, come fiamma. I suoi occhi erano scuri e distanti, e lui si muoveva con la sottile certezza che proviene dal conoscere molte cose.
La Pietra miliare era sua, proprio come il terzo silenzio.
Era appropriato, dato che dei tre era il silenzio più grande, che avvolgeva gli altri.
Era profondo e vasto come la fine dell’autunno. Era pesante come una grossa pietra levigata dal fiume. Era il paziente suono di fiori recisi, di un uomo che sta aspettando di morire.”

The Name of the Wind

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“Un popolo imprigionato in angusti confini è come una grossa nave costretta a navigare in un piccolo fiume. Sicuramente non sarà in grado di navigare, non per una ragione intrinseca, ma perché quelli che erano al comando non misero la nave nelle condizioni adeguate per impiegare la sua capacità in un ambiente idoneo.
Ecco come stava il popolo iracheno, quasi sin dal declino dell'era prospera degli Abbasidi. Il popolo fu sempre giudicato severamente, non per i governanti, ma per il risultato, cioè, quando il risultato fu messo nella prospettiva storica errata e il popolo iracheno considerato responsabile del fallimento. Il fatto è che per quasi mille anni, il popolo iracheno non fu responsabile per alcun risultato negativo nella sua vita, o nella sua società nel complesso.”

Saddam Hussein (1937–2006) politico iracheno

A people thrown into narrow confines is like a large ship made to sailing in a small river. It will certainly fail to sail, not because of an intrinsic reason, but because those in charge did not provide the suitable requirements for the ship to use its capacity in appropriate surroundings.
This was the case of the Iraqi people, almost since the decline of the prosperous Abbasid era. The people were always severely judged, not by the ruler, but by the outcome, when such outcome was put in the wrong historical perspective and the Iraqi people held responsible for the failure. The fact is that the Iraqi people, for almost a thousand years, were not responsible for any negative result in their life, or in their society as a whole.

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“Quando venni in Cambogia nel 1967, Phnom Penh era la città più bella dell'Asia sudorientale. Forse è troppo facile per uno straniero romanticizzare un tale luogo, ma volare sopra il fiume Mekong da Saigon tormentata e nevrotica significava ribadire la mia convinzione che se gli eserciti stranieri fossero stati alla larga da questi popoli, essi avrebbero affermato la loro civiltà e misurato la loro propria prosperità. Certo, c'era il feudalismo e la corruzione, ma non c'era alcuna guerra, alcuna strage, alcun napalm, e la famiglia cambogiana era una fortezza a cui non mancava niente. E ora, questa deliziosa città è una rovina carbonizzata di quella visione.”

John Pilger (1939) giornalista australiano

When I came to Cambodia in 1967, Phnom Penh was the most beautiful city in southeast Asia. Perhaps its too easy for a foreigner to romanticise such a place, but to fly across the Mekong river from beleaguered and neurotic Saigon was to reaffirm the belief that if only foreign armies would leave alone these people, they would assert their own civilization, and measure their own prosperity. Certainly there was feudalism and corruption, but there was no war, no slaughter, no napalm, and the Cambodian family was a fortress without want. And now, now this delicious city is a smouldering wreck of that vision.
Variante: Quando venni in Cambogia nel 1967, Phnom Penh era la città più bella dell'Asia sudorientale. Forse è troppo facile per uno straniero di romanzare un tale posto, ma volare sopra il fiume Mekong dal Saigon tormentato e neurotico era ribadire la mia confinzione che se gli eserciti stranieri stessero alla larga da questi popoli, eserciterebbero la loro civiltà e misurerebbero la loro propria prosperità. Certo, c'era il feudalismo e la corruzione, ma non c'era la guerra, niente strage, niente napalm, e la famiglia cambogiana era una fortezza a cui non mancava niente. Ora questa deliziosa città è una rovina carbonizzata.

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“Il pregiudizio estetico è come un torrente impetuoso, inarrestabile, che con la sua forza cerca di convogliare a valle il consenso di ogni essere pensante. Ed ecco che sulle rive di quel fiume avviene la nostra trasformazione. Siamo ritti sulla sponda e osserviamo il flusso dell'acqua. Possiamo restare lì e continuare a chiamarci osservatori, ascetici e al di fuori di ogni corrente. Possiamo gettarci in quel turbinio e farci comodamente trasportare nell'esaltazione del consenso collettivo. O infine, ed è ciò che vi invito a fare, possiamo sì gettarci in acqua ma, trasformati in Giovani Salmoni del Trash, dobbiamo essere pronti a risalire questo fiume ribollente di boria e ignoranza, dobbiamo raggiungerne le fonti e renderle aride.”

Parte prima: Giovani salmoni del trash. 1. Come nasce un Giovane Salmone, p. 8
Andy Warhol era un coatto
Variante: Il pregiudizio estetico è come un torrente impetuoso, inarrestabile, che con la sua forza cerca di convogliare a valle il consenso di ogni essere pensante. Ed ecco che sulle rive di quel fiume avviene la nostra trasformazione. Siamo ritti sulla sponda e osserviamo il flusso dell’acqua. Possiamo restare lì e continuare a chiamarci osservatori, ascetici e al di fuori di ogni corrente. Possiamo gettarci in quel turbinio e farci comodamente trasportare nell’esaltazione del consenso collettivo. O infine, ed è ciò che vi invito a fare, possiamo sì gettarci in acqua ma, trasformati in Giovani Salmoni del Trash, dobbiamo essere pronti a risalire questo fiume ribollente di boria e ignoranza, dobbiamo raggiungerne le fonti e renderle aride. (Parte prima: Giovani salmoni del trash. 1. Come nasce un Giovane Salmone, p. 8)

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