Frasi su latte
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“Noi abbiamo la bomba atomica | per la difesa del nostro paese, | l'abbiamo avuta coi punti della maionese, | abbiamo anche una flotta in umido | dentro le acque del nostro Stato, | l'abbiamo vinta coi tappi del latte sgrassato.”

Rino Gaetano (1950–1981) cantautore italiano

da Le mirage, 12<sup>a</sup> composizione, p. 98
Ma il cielo è sempre più blu. Pensieri, racconti e canzoni inedite, Canzoni inedite, Secondo quaderno

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“Il latte e i suoi derivati non sono più indispensabili dopo i due anni di età. Altre fonti di calcio offrono molti benefici che questi prodotti non hanno.”

Benjamin Spock (1903–1998) pediatra statunitense

Origine: Da Il bambino: come si cura e come si alleva, settima edizione; citato in Jeffrey Moussaieff Masson, Chi c'è nel tuo piatto? Tutta la verità su quello che mangi, traduzione di Nello Giugliano, Cairo editore, Milano, 2009, p. 206. ISBN 978-88-6052-218-4

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“Evidentemente, per la Lega è più importante difendere gli allevatori disonesti che mantenere salda l'alleanza con il Pdl.”

Giuseppe Ruvolo (1951) politico italiano

citato in Quote latte: Ruvolo (Udc), spaccatura maggioranza è irreversibile http://www.giusepperuvolo.it/index.php?option=com_content&task=view&id=271, Sito ufficiale Giuseppe Ruvolo, 21 luglio 2010

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“«Il dubbio è voce infernale | che grida al cielo: | – Non c'è un Dio lassù | che pensi al genere umano? – || E certamente | chi dice questo | merita che da lui | ritragga le mani il buon Dio. || Perché c'è un Padre del genere umano, | un fedele, provvido Padre, | e chiunque da Lui non si scosti | può bene vederlo. || Ma non siamo impazienti! | Egli ha tanti figliuoli. | Non pretendiamo che ponga | noi, dinanzi a tutti! || Questa è la legge: «Attendi il tuo turno» | e non aspetterai invano. | Come il sole attorno alla terra, così | gira la sua bontà. || Nessuno ne resta privo. | Se Egli non viene oggi, giunge domani | e finché l'uomo non è felice | non può morire. || E la felicità non giunge mai troppo tardi, | e questa è magica cosa; | se solo una goccia ve ne cadesse dentro | addolcirebbe un mare». || A lungo ancora parlò il giovane | e il vecchio ognor più attento, ascoltava. | Così la sua anima assorbì quei discorsi | come il piccolo succhia il latte materno. || E quando quello cessò di parlare | il vecchio chiese meravigliato: | «Dove imparasti tu queste cose? | Chi sei, giovanotto, qual è il tuo nome?». || Già il giovane si era annoiato | d'aver sfoggiata tanta gravità, | e allegramente, e biricchino | diede codesta risposta: || «Dove ho imparato tali cose? | Me le disse una nottola | quando, in una notte di tempesta, | dormii con essa nel cavo di un albero. || Chi sono? Un vagabondo | senza paese e senza casa; | un qualche uccello di passo | mi fu forse antenato. || Me ne vado in giro pel mondo; | oggi qua, domani là, | e mi levo il cappello | dinanzi a chi lo desidera. || Quanto più soffro il freddo e la fame | tanto più io godo | poiché migliore sarà il futuro | se più brutto è il presente. || E come mi chiamo? Confesso | che il mio nome l'ho quasi scordato, | ma so dirti che ora nel mondo | mi chiamano Stefano il folle».”

Sándor Petöfi (1823–1849) poeta e patriota ungherese

da Stefano il folle, pp. 145-146
Poemetti e poesie scelte

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“Pallida come il latte della morte, sottile e lancinante come il dolore.”

Simon, riferito a Zoe
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“C'è chi piange sul latte versato, e chi si consola sorbendosi un tè.”

Roberto Gervaso (1937) storico, scrittore, giornalista

Origine: Aforismi, p. 82

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“L'alimentazione non è una scienza, è una teoria esoterica. Non ci sono certezze, ci devi credere e basta: è fede. E infatti nel cibo ci sono le sette come nelle religioni, no? Ci sono i vegetariani che non mangiano carne, ma mangiano uova e latte; poi ci sono i crudisti che mangiano solo roba cruda; i fruttaliani, che mangiano solo frutta sia cotta che cruda; i fruttariani poi - con la "r" - che mangiano solo frutta cruda e poi ci sono anche i fruttariani simbiotici, anche loro mangiano solo frutta cruda però direttamente dagli alberi. Li riconosci perché sono quelli che nei parchi pubblici si litigano le noci con gli scoiattoli. Avete mai sentito parlare del respirianesimo? Ve lo giuro, esiste. Gente che si nutre di aria, si alimenta con la fotosintesi. In Italia sono circa 1300… 1299… 1298… 1297… […] Sai, non mangiando tendono ad estinguersi. Comunque la setta più agguerrita in questo periodo è sicuramente quella dei vegani, quelli che non mangiano animali né derivati. Sono dappertutto, si mimetizzano fra gli esseri umani e hanno un'unica missione nella vita: cagarti il cazzo mentre mangi. Hanno sempre questo approccio aggressivo: non ti dicono come fa bene quello che mangiano loro, ti dicono quanto fa male quello che mangi tu. Se ne porti uno a pranzo, belìn, ti guarda come se, belìn, fossi Hannibal Lecter! Cioè lo capisci che ti odia. Che tra l'altro l'aggressività dovrebbe essere tipica dei cannibali, non di chi mangia erba, giusto? Ti viene anche il dubbio che ti detesti perché sei fatto di carne. Se fossi fatto di seitan ci sarebbe più empatia. Lui mangia tofu, ma in realtà quello che lo nutre davvero è l'odio verso di te: è un odiariano. Ho detto "lui", ma in realtà il veganesimo è più diffuso nel genere femminile. E lì, se trovi il combinato "donna+vegana" ti conviene veramente diventare respiriano. Ecco chi sono i respiriani: sono i fidanzati delle vegane che si sono rotti i coglioni. Preferiscono lasciarsi morire pur di non discutere.”

Maurizio Crozza (1959) comico, imitatore e conduttore televisivo italiano

da Crozza nel Paese delle Meraviglie, 26 febbraio 2016

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“C'è in Rousseau qualcosa di malsano, qualcosa che sa di dente marcio e latte acido.”

Henry De Montherlant (1895–1972) scrittore e drammaturgo francese

Carnets

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“Credi forse che questa Terra sia la unica dimora dell'Uomo? I vostri corpi, anche se circoscritti nel Tempo e nello Spazio, sono tratti da tutto ciò che si trova nel Tempo e nello Spazio. Quanto di voi proviene dal Sole, vive nel Sole. Quanto di voi procede dalla Terra, vive nella Terra. E così con tutte le altre sfere ed infiniti spazi intermedi. Solo gli sciocchi amano credere che la Terra sia l'unica dimora dell'Uomo, e che le miriadi di corpi fluttuanti nello Spazio non siano altro che ornamenti per la sua residenza e distrazioni per i suoi occhi. La Stella del Mattino, la Via Lattea, le Pleiadi, non sono le dimore dell'Uomo meno di quanto lo sia questa Terra. Ogni volta che esse inviano un raggio al suo occhio, innalzano lui a se stesse. Tutte le volte che egli passa sotto di esse, le attira verso di sé. Tutte le cose sono incorporate nell'uomo ed egli, a sua volta, è incorporato in esse. L'universo è solo un singolo corpo. Entrate in comunione con la sua più minuta particella, e sarete in comunione con tutto. E come voi, da vivi, morite continuamente, così, da morti, vivete incessantemente; se non in questo corpo, in un altro di diversa forma. Ma voi continuerete a vivere in un corpo finché non vi dissolverete in Dio; il che è come dire, fino a quando non prevarrete su ogni mutamento. […] Il Tempo ha, come legge, la ripetizione. Una volta accaduta nel Tempo, una cosa è destinata a continue ripetizioni; gl'intervalli, nel caso dell'uomo, possono essere lunghi o brevi a seconda dell'intensità dei desideri di questi e della sua volontà per la ripetizione. Se voi, passando dal ciclo noto come vita a quello conosciuto come morte, vi porterete dietro brame inestinte per la Terra ed appetiti insoddisfatti per le sue passioni, allora la calamita della Terra vi attirerà nuovamente al proprio seno. E la Terra vi allatterà, ed il Tempo vi svezzerà, vita dopo vita e morte dopo morte, finché, consenzienti e d'accordo, non vi svezzerete da soli una volta per tutte.”

Mikha'il Nu'ayma (1889–1988) scrittore e poeta libanese

Origine: Il libro di Mirdad, pp. 133-134

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“Intervistatore: Il latte di soia che deve bollire a 79° come lo calcola? Col termometro?
[…]
Germidi Soia: La mia cucina è completamente naturale, non uso termometri, nulla deve andare in contatto con gli alimenti. […] Be', sì, nella cucina ayurvedica infilare un termometro in un alimento è considerato violenza carnale. […] Lei forse non sa che le carceri sono piene di termometri.”

Maurizio Crozza (1959) comico, imitatore e conduttore televisivo italiano

da Crozza nel Paese delle Meraviglie, 18 marzo 2016
Personaggi originali, Germidi Soia
Origine: Visibile al minuto 01:07:20 di Crozza nel Paese delle Meraviglie - Puntata 18/03/2016 https://www.youtube.com/watch?v=2O6HJa3FEP8, YouTube.com, 20 marzo 2016.

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“La pecora ne dà latte, formaggio, corda, carta, concime, e agnelli al maggio.”

Cristoforo Poggiali (1721–1811) bibliotecario, erudito ed ecclesiastico italiano

Origine: Proverbj, motti e sentenze ad uso ed istruzione del popolo, p. 217

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“Sono brutto? Piaccio alla mia femmina, | le nostre badano al sodo | e dànno il miglior latte che ci sia; | alle vostre, chiedete altrettanto.”

Primo Levi (1918–1987) scrittore, partigiano e chimico italiano

Il dromedario, p. 204
Ranocchi sulla luna e altri animali

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“I vitellini sentono terribilmente la mancanza della madre. Sentono anche la mancanza di qualcosa da succhiare. Il bisogno di poppare è forte in un vitello piccolo così come in un bambino. Questi vitelli [da allevamento] non hanno capezzoli da succhiare, né altro che li sostituisca. Dal loro primo giorno di reclusione – che può facilmente essere soltanto il terzo o quarto giorno di vita – essi bevono da un secchio di plastica. Sono stati fatti tentativi di nutrire i vitelli con tettarelle artificiali, ma il problema di mantenerle pulite e sterili a quanto sembra non vale il disturbo del produttore. È comune vedere i vitelli che cercano freneticamente di succhiare qualche parte del loro box, benché non vi si trovi di solito nulla di adatto; e se si dà a un vitello da latte un dito, si vedrà che comincia immediatamente a succhiarlo, come un piccolo umano si succhia il pollice.
Più tardi il vitello sviluppa il bisogno di ruminare – cioè di ingerire della fibra naturale e rimasticare il bolo. Ma la fibra è rigorosamente proibita perché contiene ferro e fa diventare scura la carne, per cui, ancora una volta, il vitello può ricorrere a vani tentativi di masticare parti del suo box. Disturbi digestivi, comprese ulcere gastriche, sono frequenti nei vitelli a carne bianca. Lo stesso vale per la diarrea cronica.”

Origine: Liberazione animale, p. 145

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“Invece di sacrificare gli animali, lasciateli liberi. Lasciateli cercare l'erba, l'acqua e la carezza del vento. Gli animali che uccidete vi hanno dato il tributo del loro latte e della loro lana. Hanno posto la fiducia fra le vostre mani che ora li sgozzano.”

Jean Prieur (1914–2016) scrittore francese

Origine: Da I Maestri del pensiero giusto; citato in Aa. Vv., La dieta vegetariana nel Cristianesimo, Edizioni Il Sentiero, Milano, 2011, p. 84. ISBN 978-88-86604-12-3

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“Truovasi d'alcuni, che beendo latte d'asina si sono liberati dalle gotte de' piedi e delle mani.”

Gaio Plinio Secondo (23–79) scrittore romano

XXVIII; 1844, vol. 2, p. 712
Storia naturale

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“[Haiku] Mare selvaggio | e sopra l'isola di Sado | la Via Lattea”

Matsuo Bashō (1644–1694) poeta giapponese

Origine: In Shūiki Kato, Storia della letteratura giapponese, Marsilio, 1989; citato in Alfonso Berardinelli, 100 poeti, Itinerari di poesia, Mondadori, Milano, 1997, p. 31. ISBN 8804435003

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“Dunque, le seghe. Non ha senso per niente (che senso ha?) calarti giù i calzoni per cacare e poi, perché sei troppo pigro per rialzarti, o per fare altre mosse, metterti a mungere la mucca (con pensieri adeguati) e far schizzare il latte alla fine, col suo fremito dolce, all'acuto finale, farlo schizzare in giù, fra le cosce, quando la spinta in quell'attimo è invece all'insù, in avanti, in fuori, nello sforzo per far venire tutto quanto fuori, radunandolo lì da ogni canto dei lombi, e per spingerlo fuori pulsante fremente manichetto… No, con l'affare che starnazza lì sotto… No, a parte che il sedile del cesso impedisce all'uccello la cabrata naturale… al momento supremo ti prende un grande scoramento, perché non lo puoi ficcare dentro, spingerlo oltre, in dentro oltre lo spasimo… ma stai là stupidamente (in posa cacatoria) e lui come un cretino spande il suo succo verso il basso per scrupolo di igiene e di convenienza, miserabile, povero goffo uccello desolato, anzi castrato addirittura, e tu con le gambe imprigionate nei calzoni calati e la camicia fuori penzoloni, alla cacatora… e neanche ti gusti il guizzo finale, che ti svuota, e alla fine che hai fatto? non hai fatto altro che prosciugare i lombi, come ad averci infilato uno strofinaccio per tirarlo fuori intriso, dopo aver ripulito il serbatoio della brama di vivere.”

Jack Kerouac (1922–1969) scrittore e poeta statunitense

da Visioni di Cody

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“Ero solo in casa e Petalo come al solito si era messo a grattare la porta e a gemere nel modo più molesto e inurbano, disturbando indicibilmente la mia concentrazione profonda di filosofo. […] Con una scopa corsi alla porta e… ma non ricordo di avergli dato un colpo… forse glielo minacciai soltanto, urlandogli istericamente di filare […]. Quel che ricordo nitidamente, come se guardassi una istantanea di quel momento, è la fuga del maleamato sulla rampa della scala […]. Su ogni gradino c'erano gocce di sangue. Petalo era ferito. Era venuto a supplicarmi soccorso e si era ricevuto un colpo di scopa.Andai su a vedere, temendo di essere stato io il feritore… (Forse glielo diedi, il colpo). Stava leccando del latte, disperatamente. Una zampina era stata portata via di netto da qualcosa di terribile, e sulla schiena aveva uno squarcio, vicino al collo, un cratere di sangue. Non si lamentava più, ogni tanto ci guardava, come fossimo stati i suoi giudici, o i suoi medici.
Chiamai il veterinario, che aveva il rimedio nella borsa e che consigliò di adoperarlo subito. Era stato un cane a ridurlo in quello stato […]. Mentre il misericordioso Dottore preparava l'iniezione, [Petalo] mi fissò in modo indimenticabile e volle – proprio così – che la mia mano si posasse dolcemente sulla sua mutilazione, un grumo di dolore che spenzolava. Non so se mai più mi capiterà di supplicare mentalmente, con tanta angoscia e febbrile vergogna, qualcuno, qualche groviglio di visceri viventi, di perdonarmi, sul punto della morte.”

Guido Ceronetti (1927–2018) poeta, filosofo e scrittore italiano

Origine: La pazienza dell'arrostito, pp. 286-288

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“La Lega Nord, che si autosbandiera come guardiana della legalità più intransigente, su questa vicenda [delle quote latte] preferisce casualmente chiudere non uno ma entrambi gli occhi.”

Giuseppe Ruvolo (1951) politico italiano

citato in Quote latte: Ruvolo(Udc), Galan mantenga linea di rigore non ceda a lobby splafonatori http://www.ilgiornaledipozzallo.net/33786/quote-latte-ruvolo-udc-galan-mantenga-linea-rigore-non-ceda-a-lobby-splafonatori/, ilgiornaledipozzallo. net, 14 luglio 2010

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“Io ho smesso di mangiare animali nel 1987, ma sono diventato vegano solo il primo gennaio 2011, eppure non ho cambiato le mie motivazioni: quando decisi di passare al vegetarismo, lo feci perché non volevo contribuire all'uccisione di animali. […] fingevo di non sapere che la produzione di latte e uova è parte della stessa catena di sfruttamento e morte che produce la carne. Non andavo fino in fondo nei miei pensieri e nelle mie scelte […]. Quando diventi vegetariano, i familiari e gli amici si preoccupano per la tua salute e tu cominci a sentirti diverso; sai che ogni invito a pranzo comporterà la necessità di spiegare i motivi per cui non mangi carne e così via. Alla fine i più si fermano lì e non osano andare oltre: dire no a tutto ciò che comporta sfruttamento e morte per gli animali, quindi latte, uova, lana eccetera. Sembra impossibile, una cosa da estremisti e asociali. Ma bisogna ricordare che estremisti e asociali erano definiti i vegetariani fino a poco tempo fa; ora che il vegetarismo è più diffuso e accettato, quest'etichetta è passata a stigmatizzare i vegani. […] In realtà credo che l'unico modo per essere davvero vegetariani, cioè rispettosi degli animali, sia la scelta vegan e spero che presto il termine vegetariano torni ad indicare un'alimentazione a base vegetale e non lacto-ovo-vegetariana come avviene ora.”

Lorenzo Guadagnucci (1963) giornalista italiano

Origine: Dall'intervista di Lorenzo Strisciullo, Intervista a Lorenzo Guadagnucci http://www.mangialibri.com/interviste/intervista-lorenzo-guadagnucci, mangialibri.com, 2013.

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“Non è vero che ci sono parole per esprimere ogni cosa. E non è neanche vero che i pensieri sono fatti sempre di parole.(…) Le regioni interiori non coincidono con il linguaggio, esse si trascinano là dove le parole non riescono a soffermarsi. Spesso sono le cose essenziali quelle su cui non si può dire più niente, e l'impulso di parlarne scorre bene perché va oltre senza fermarcisi. Solo in occidente si pensa di risolvere questo disordine parlandone. Il parlare non rimette ordine né nella vita del campo di mais né in quella sull'asfalto. E solo in occidente si pensa anche che non ha senso ciò che non si riesce a sopportare. Che cosa può fare il parlare? Quando gran parte della mia vita non quadra più, anche le parole vanno a fondo. Ho visto precipitare le parole che avevo. Ed ero certa che insieme ad esse, se le avessi avute, sarebbero precipitate anche quelle che non avevo. Le parole non esistenti sarebbero diventate come quelle esistenti che precipitavano. Non ho mai saputo di quante parole ci sarebbe stato bisogno per coprire completamente lo smarrimento della fronte. Uno smarrimento che subito si allontana di nuovo dalle parole trovate per definirlo. Ma di quali parole si tratta e come dovrebbero essere subito pronte a scambiarsi con altre per recuperare i pensieri. E che cosa significa recuperare. Il pensiero però parla con se stesso in modo del tutto diverso da come le parole parlano con esso. Il desiderio tuttavia di poterlo dire. Se non avessi avuto sempre questo desiderio, non si sarebbe arrivati a sperimentare nomi per il cardo da latte, per chiamarlo con il suo vero nome. Senza questo desiderio non avrei prodotto intorno a me quel senso di vergogna come conseguenza di una vicinanza malriuscita.”

Herta Müller (1953) scrittrice tedesca

Il re s'inchina e uccide

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“So che stai leggendo tardi questa
poesia, prima di lasciare l' ufficio
con l'abbagliante lampada gialla e la finestra nel buio
nell'apatia di un fabbricato sbiadito nella quiete
dopo l'ora di traffico. So che stai leggendo questa poesia
in piedi nella libreria lontano dall'oceano
in un giorno grigio di primavera, fiocchi sparsi di neve
spinti attraverso enormi spazi di pianure intorno a te.
So che stai leggendo questa poesia
in una stanza dove tanto è accaduto che non puoi sopportare
dove i vestiti giacciono sul letto in cumuli stagnanti
e la valigia aperta parla di fughe
ma non puoi ancora partire. So che stai leggendo questa poesia
mentre il treno della metropolitana perde velocità e prima di salire
le scale
verso un nuovo tipo d'amore
che la vita non ti ha mai concesso.
So che stai leggendo questa poesia alla luce
del televisore dove immagini mute saltano e scivolano
mentre tu attendi le telenotizie sull'intifada.
So che stai leggendo questa poesia in una sala d'attesa
Di occhi che s'incontrano sì e no, d'identità con estranei.
So che stai leggendo questa poesia sotto la luce al neon
nel tedio e nella stanchezza dei giovani fuori gioco,
che si mettono fuori gioco quando sono ancora troppo giovani. So
che stai leggendo questa poesia con una vista non più buona, le spesse lenti
ingigantiscono queste lettere oltre ogni significato però
continui a leggere perché anche l'alfabeto è prezioso.
So che stai leggendo questa poesia mentre vai e vieni accanto alla stufa
scaldando il latte, sulla spalla un bambino che piange, un libro
nella mano
poiché la vita è breve e anche tu hai sete.
So che stai leggendo questa poesia non scritta nella tua lingua
indovinando alcune parole mentre altre continui a leggerle
e voglio sapere quali siano queste parole.
So che stai leggendo questa poesia mentre ascolti qualcosa,
diviso fra rabbia e speranza
ricominciando a fare di nuovo il lavoro che non puoi rifiutare.
So che stai leggendo questa poesia perché non rimane
nient'altro da leggere
là dove sei atterrato, completamente nudo.”

Adrienne Rich (1929–2012) poetessa e saggista statunitense

An Atlas of the Difficult World

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“Ho bevuto il suicidio se non proprio con il latte materno, almeno molto giovane, giacché gli unici personaggi intelligenti e simpatici del Quo Vadis (letto a otto anni), Nerone e Petronio, si uccidono tutti e due.”

Henry De Montherlant (1895–1972) scrittore e drammaturgo francese

Origine: Citato in Ferdinando Castelli S.I., Henry de Montherlant, cavaliere del nulla, in La Civiltà cattolica, Quaderno 2946, 1973, pp. 539-540.