Frasi su ricordi
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“Un principe è il primo servitore ed il primo magistrato dello Stato.”

Federico II di Prussia (1712–1786) re di Prussia

dalle Memorie di Brandeburgo e da Testamento

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“La sola funzione della memoria è di aiutarci a rimpiangere.”

Emil Cioran (1911–1995) filosofo, scrittore e saggista rumeno

Il funesto demiurgo

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“La memoria diminuisce, se non la tieni in esercizio.”

Marco Tullio Cicerone (-106–-43 a.C.) avvocato, politico, scrittore, oratore e filosofo romano

VII

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“Giocherella, squittisce compiaciuta, si adagia sul sofà. Si mette in bocca il gambo di un fiore, aspira una margherita come fosse una sigaretta. È una performance spontanea, improvvisata, vivace. Probabilmente finirà in lacrime.”

Cecil Beaton (1904–1980) fotografo e costumista britannico

descrivendo la seduta con Marilyn Monroe nelle sue memorie; citato in Marilyn, pp. 244, 245

“Chi scrive non tiene a memoria.”

Pievano Arlotto (1396–1484) sacerdote italiano

Facezia sesta fatta per il Piovano dinanzi al re Alfonso in Neapoli

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“[Ultime parole rivolte ai figli] Non vogliate pensare, o figli miei dilettissimi, che nel lasciare questo mondo, io cessi di essere in mezzo a voi e rientri nel nulla. Anche nel corso della mia vita non fu mai da voi veduta l'anima mia, tuttoché quanto fu da me operato fosse per voi argomento di credere che essa abitasse questo corpo. Persuadetevi della di lei esistenza anche se vi è invisibile. Per verità sarebbero inutili gli onori resi alle mute ceneri dei trapassati, se alla nostra pietà non venissero chiesti dal voto delle anime di essi, cui torna dolce di vedere conservata la propria memoria. Non crederò mai che l'esistenza dell'anima sia vincolata al corpo, e che spengasi nell'uscirne, e molto meno che inerte rimanga nel disgiungersi dall'inerte materia. Bensì che sciolta una volta dalla sostanza corporea, l'anima ritorni alla limpidezza e semplicità primitiva. In allora soltanto scintillerà il lampo della suprema intelligenza. E siccome in morte la natura dell'uomo cade in dissoluzione, ed ogni di lei elemento vediamo ritornare alla sua origine, ed ogni cosa ridursi ai principi da cui derivò: l'anima sola sì nell'atto di vestire che d'abbandonare la fragile spoglia terrena, sfugge ai nostri sensi. Osservate la morte; nulla più del sonno le rassomiglia. E tuttavia dormendo l'anima palesa la propria divina essenza, a tale punto che nella libertà dei sogni talora udiamo predire l'avvenire. Da ciò è permesso di immaginare cosa sia per divenire una essenza così sottile disciolta da ogni terreno legame. Se dunque l'anima è aspettata da tanto destino, venerate la mia quale partecipe della divinità. Se poi perisse con il corpo, voi però devoti agli Dei, che presiedono a così mirabile prodigio, non cessate di serbarmi pia ed onorata memoria.”

Ciro II di Persia (-600–-530 a.C.) imperatore persiano

Citazioni di Ciro II
Origine: Parole riportate da Cicerone in Cato Maior de Senectute, XXII.

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“La cosa più importante che mi è capitata nella mia carriera di attore è stata quella di avere avuto la fortuna di incontrare grandi maestri. Parlo di Dario Fo, Giorgio Gaber, Carlo Cecchi, Enzo Jannacci e altri che mi hanno aiutato e guidato agli inizi. In questo mestiere gli incontri sono fondamentali. Avendo avuto io questa fortuna, ritengo che sia mio dovere, nei limiti del possibile, incontrare giovani attori, ascoltarli, cercare di scoprire se nelle cose che fanno ci sono i segni di qualcosa di utile, uno spunto per una crescita futura. Quando Giulio Cavalli mi ha inviato la prima bozza del suo Kabum! ho subito accettato di incontrarlo, e poi di occuparmi della supervisione artistica del suo spettacolo. Questo per diversi motivi. Intanto perché questo spettacolo è stato concepito con una tecnica – quella del gramelot – che mi ha riportato al tempo della mia collaborazione con Dario Fo, che di questa tecnica è l'indiscusso maestro. Poi perché Kabum! è un testo incentrato sulla memoria, come tanta parte del mio lavoro. Lavorare sulla memoria è uno dei compiti del teatro. Ricordare è un modo di cercare di immaginare il futuro, recuperare il passato anche per vedere il mondo con occhi diversi, lontano dall'omologazione di tanta TV di oggi. Perché oggi c'è l'Italia della televisione e c'è un'altra Italia, che non si arrende al rincoglionimento generale, come anche questo spettacolo di Giulio Cavalli dimostra. Per me dare una mano ai giovani significa anche fare il possibile per impedire che il teatro italiano perda un'intera generazione. Perché non c'è solo la censura dichiarata, esplicita. C'è anche la censura che deriva dai tagli governativi dei contributi alla cultura, che rischiano di azzerare le possibilità di crescita e di sperimentazione di una nuova generazione di attori e di autori.”

Paolo Rossi (attore) (1953) attore, cantautore e comico italiano

Citazioni di Paolo Rossi
Origine: Citato in Kabum... Come un paio di possibilità http://www.teatronline.com/index.php?option=com_content&task=view&id=24&Itemid=31/, Bottega dei Maestri Teatrali, 15 gennaio 2007.

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“La vita sedentaria aveva un che di fisso, di monotono, di definitivo, che mi metteva addosso la disperazione. Era come un po' di morte che sopravveniva già a nutrirsi della vita. Non si sarebbero più vissute quelle lunghe giornate in cui, spossati e con la testa vuota, si andava, con passi da automa, fino al limite di sé. Al limite delle nostre sofferenze sorgeva l'oasi con le sue promesse; le palme maestose che mettevano i cuori in festa; le dune la cui sabbia mordorè era una fortuna per i corpi paralizzati dalla stanchezza; e, talvolta, addirittura, un magro filo d'acqua nel quale i bambini si gettavano con allegria. La felicità! Un bel mattino, si piegavano le tende e si ripartiva. Come se la vita valesse solo il peso dei suoi passi. Come se bisognasse assolutamente annientare il corpo per ingrandire i miraggi dell'arrivo e offrirli a mo' di ebrezza allo spirito che vacillava. Come se i nostri passi fossero necessari per districare le maglie scintillanti della luce, legate insieme dal filo nero delle notti… Una luce così intensa che era come una quintessenza di sguardi. Gli sguardi di tutte quelle generazioni di nomadi che, da secoli, passano e vanno nel deserto senza mai lasciare traccia. Solo i loro sguardi, come una memoria, abitano nella luce. Per questo la luce è così ardente. Per questo quanti ancora camminano hanno la strana sensazione della presenza di un'anima che veglia e sorveglia, di uno sguardo. La luce di quegli sguardi allontana la solitudine e, quando il corpo vacilla per la fatica, tende un po' più forte l'arco della volontà. Allora ci si rialza, e il piede che prima zoppicava ora si affretta, con la speranza di accedere alla nobiltà di una morte che non è soltanto polvere, ma anche raggio del firmamento.”

Malika Mokeddem (1949) scrittrice algerina

da Gente in cammino, traduzione di Carla Maria Tresso, Giunti, Firenze, 1994, pp. 29-30. ISBN 8809014138

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“L'Italia è un Paese di contemporanei senza antenati né posteri perché senza memoria di se stesso.”

Ugo Ojetti (1871–1946) scrittore, critico d'arte e giornalista italiano

Origine: Citato in Indro Montanelli, Il caro indimenticabile Virgilio Lilli, Corriere della Sera, 2 dicembre 2000.

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“Con le guerre non si risolvono i problemi. Se ne creano dei nuovi. Tutte le guerre creano nuovi problemi, in particolare quelle grandi, quelle mondiali. E in fondo la guerra è ingiusta. Di solito sono leader incapaci e avventati a causare le guerre, ma poi sono le popolazioni civili e i soldati, per lo più innocenti, che le patiscono. La Grande Guerra, in seguito detta Prima guerra mondiale, è un chiaro esempio di questo tragico assunto. Non era necessaria, non era inevitabile. Il mondo e l'umanità non erano destinati a questa deriva morale. Ma così fu deciso dai leader politici e militari, erroneamente convinti che la guerra avrebbe risolto problemi e sarebbe stata di breve durata. Niente di tutto questo era vero. Questa ecatombe mondiale durata quattro anni non risolse alcun problema. Al contrario, nuovi problemi si aggiunsero. Fino al punto che, dopo venti anni, l'umanità venne travolta da un altro, ancor più terribile conflitto mondiale. E questo fu così incomprensibilmente mostruoso da cancellare la memoria storica dell'orrore della Prima guerra mondiale.”

Sergio Mattarella (1941) 12º Presidente della Repubblica Italiana

2016
Origine: Dall<nowiki>'</nowiki> Intervento del Presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor in occasione dell'inaugurazione di una targa commemorativa dei caduti sloveni nella Prima Guerra Mondiale a Doberdò del Lago http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Discorso&key=465, Doberdò del Lago, 26 ottobre 2016.

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“Il merito grande del Provenzale, quello per cui tutta l'arte di un'epoca dovrà considerarsi derivata dalla sua iniziativa e dal suo travaglio, è di essere ritornato nel solco profondo ed eterno della pittura, scartando tutti gli apriorismi di ricerche tecniche (luminismo, divisionismo, complementarismo) cui aveva indotto l'epoca positivistica: di aver ripreso a dipingere la natura riflessa nel magico specchio dell'anima, vedendola non più sotto specie sensoria o sensibile (aggettivi che dominano tutta l'estetica impressionistica), ma attraverso un'intimità profonda, religiosa, eroica, che la storia ci permette di considerare essenzialmente italiana. […] Cézanne dipinge senza preoccupazioni di programmi più o meno rivoluzionari, ma sotto l'impulso di un'ansia mistica, che lo investe, lo tiranneggia, lo macera; e fa cantare, piangere, urlare la sua drammatica tavolozza. Nulla di edonistico, di descrittivo, di fenomenico nella sua arte. La pittura come la intendono Manet e Monet è di gran lunga superata nelle sue tele. Non si tratta più del "vero attraverso un temperamento" di zoliana memoria. C'è un elemento etico, religioso, trascendente nell'arte di Cézanne che la definizione zoliana non sospetta neppur lontanamente e che è proprio quello per cui l'opera cézanniana si riconnette all'arte dei sommi italiani: Giotto, Masaccio, Michelangelo, Tintoretto, Caravaggio. […] Cotesto il lato spirituale dell'italianismo di Cézanne, il suo sentimento, non italianeggiante, si badi, al modo del Poussin, ma italiano di polpa, intrinsecamente. E v'è poi il modo di esprimersi plasticamente di cotesto sentimento, modo strettamente inerente e coerente e quindi anch'esso italianissimo. Il modo stilistico di Cézanne è tornato ad essere il volume, inteso come rapporto di chiari e di scuri. Le molteplici possibilità di variazione (nell'intensità, nella posizione, nel dinamismo, o nella statica) di tale rapporto costituiscono la sintassi cézanniana. Cotesta sintassi è simultaneamente plastica e coloristica in quanto, appunto, è chiaroscurale. Per tali aspetti Cézanne si manifesta come un erede de' veneziani, non solo, ma di tutta la tradizione volumetrica italiana, fino alla sua sorgente eccelsa, a Giotto, cioè, titanico estrattore di moli poliedriche, a Masaccio che scolpisce le sue figure a colpi possenti d'ascia per entro massicci blocchi chiaroscurali.”

Mario Tinti (1885–1938) critico d'arte e giornalista italiano

Origine: Da Italianismo di Cézanne, in Pinacotheca, marzo-giugno 1929; citato in Stefania Lapenta, Cézanne, I Classici dell'arte, Rizzoli - Skira, Milano, 2003, pp. 183-188 e frontespizio. ISBN 88-7624-186-8

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“Per me la poesia è come la vita. È memoria… Noi viviamo di memoria. Del resto gli intelligentissimi greci non avevano stabilito che la madre delle Muse era la Memoria?”

Lucio Piccolo (1901–1969) poeta italiano

Origine: Citato in Helga Marsala, Il meridiano della solitudine. Letteratura e nobiltà: un film sul poeta Lucio Piccolo e la Sicilia d'un secolo fa http://www.artribune.com/2015/11/il-meridiano-della-solitudine-letteratura-e-nobilta-un-film-sul-poeta-lucio-piccolo-e-la-sicilia-dun-secolo-fa/, Artribune.com, 21 novembre 2015.

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“[Sulla strage di Bologna. ] Nonostante il passaggio inesorabile del tempo costituisce un nostro preciso imperativo morale mantenere vivo il ricordo di quel giorno, non solo per rendere omaggio a persone innocenti, che per mano di una violenza cieca e insensata, sono state strappate alla vita e agli affetti, ma, soprattutto, per alimentare la memoria della nostra storia contro la "cultura delle dimenticanza."”

Pietro Grasso (1945) magistrato e politico italiano

Origine: Citato in Due Agosto, la bomba 34 anni fa. Poletti: "Risarcimenti prima possibile". Napolitano: "Resti vivo anelito alla verità" http://bologna.repubblica.it/cronaca/2014/08/01/news/la_bomba_34_anni_fa_bologna_torna_in_piazza_senza_conoscere_i_mandanti-92927099/, Repubblica.it, 2 agosto 2014.

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“Più dell'essere | Conta il parere.”

Giuseppe Giusti (1809–1850) poeta italiano

da Le memorie di Pisa, 7

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“[Su Victoria Beckham] Perché Posh Beckham sta scrivendo un libro di memorie? Voglio dire, non riesce neanche a masticare una cazzo di gomma e camminare in linea retta contemporaneamente, figuriamoci scrivere un libro.”

Noel Gallagher (1967) cantautore e chitarrista inglese

Origine: Citato in NME, 2001; ripreso da Claudio Biazzetti, Le 20 citazioni più cattive di Noel Gallagher. Fabio Fazio incluso http://www.rollingstone.it/musica/news-musica/le-20-citazioni-piu-cattive-di-noel-gallagher/2015-03-18/, RollingStone.it, 18 marzo 2015.

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“La Sicilia contiene le memorie dei romani, dei musulmani, dei cristiani e degli ebrei. La Sicilia è vicina anche geograficamente al nord Africa. La Sicilia può essere la Bruxelles del Mediterraneo.”

Abraham Yehoshua (1936) scrittore e drammaturgo israeliano

Origine: Citato in Andrea Scutellà, Abraham Yehoshua: "La Sicilia deve diventare la capitale del Mediterraneo" http://mattinopadova.gelocal.it/italia-mondo/2015/04/20/news/abraham-yehoshua-la-sicilia-deve-diventare-la-capitale-del-mediterraneo-1.11272410?id=2.4123&fsp=2.4112, MattinoPadova.it, 20 aprile 2015.

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“Credo che gli stessi miei avversari mi avrebbero giudicato un pauroso minchione, se li avessi lasciati liberi di gettare nuova esca al fuoco.”

Fiorenzo Bava Beccaris (1831–1924) generale italiano

dalle Memorie; citato in «Devo bloccare Turati»: così scriveva alla vigilia del massacro, la Stampa, 13 maggio 1993

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“Gli uomini sono naturalmente portati a conservar le memorie delle leggi e degli ordini, che li tengono dentro la loro società.”

Giambattista Vico (1668–1744) filosofo, storico e giurista italiano

libro Principi di scienza nuova d'intorno alla comune natura delle nazioni

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“Potremmo anche immaginare una macchina calcolatrice che viene fatta lavorare con una memoria basata sui libri. Non sarebbe molto facile, ma immensamente preferibile a un singolo lungo nastro. Per pura ipotesi supponiamo che le difficoltà implicite nell'uso di libri come memoria siano superate, cioè che si riesca a sviluppare gli artifici meccanici necessari per trovare il libro giusto, aprirlo alla pagina giusta e così via, imitando l'azione delle mani e degli occhi umani. Non si può girare una pagina molto velocemente senza strapparla, e se gli spostamenti dovessero essere numerosi e veloci, l'energia richiesta sarebbe molto grande. Se muovessimo un libro ogni millisecondo e ciascuno fosse mosso di dieci metri e pesasse 200 grammi, e se ogni volta l'energia cinetica fosse dispersa senza recupero, dovremmo consumare 10^10 watt, pari a circa la metà del consumo di energia della nazione. Per avere una macchina davvero veloce, allora, dobbiamo tenere la nostra informazione, o almeno una parte di questa, in una forma più accessibile di quella che può essere ottenuta con i libri. Sembra che questo risultato possa essere ottenuto solo al prezzo di sacrificare compattezza d economia, cioè tagliando le pagine dal libro e presentando ciascuna a un meccanismo di lettura separato. Alcuni dei metodi di memorizzazione che sono sviluppati ai giorni nostri non si allontanano molto da questo modello.”

Alan Turing (1912–1954) matematico, logico e crittografo britannico

Mechanical Intelligence: Collected Works of A.M. Turing

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“Il rap, avendo la possibilità di raccontare se stessi in un flusso incontrollato e incontrollabile, richiama un po' il flusso di memoria, e quindi Freud e Jung.”

Caparezza (1973) cantautore e rapper italiano

Origine: Dall'intervista di Luigi Bolognini, Prigioniero Caparezza: "In un momento in cui non riuscivo a riconoscermi è nato il disco" http://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2017/09/14/news/caparezza-175482988/, Repubblica.it, 14 settembre 2017.

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“Paul Levi vuole conquistarsi le simpatie della borghesia – e, conseguentemente, dei suoi agenti, la Seconda Internazionale e l'Internazionale due e mezzo – pubblicando proprio le opere di Rosa Luxemburg in cui ella aveva torto. A ciò noi rispondiamo citando poche righe di una vecchia favola russa: a volte un'aquila può volare più in basso di una gallina, ma una gallina non può mai salire tanto in alto quanto un'aquila. Rosa Luxemburg errò nella questione dell'indipendenza polacca; errò nel 1903 nel valutare il menscevismo; errò nella teoria dell'accumulazione del capitale; errò quando nel luglio 1914 si batté con Plechanov, Vandervelde, Kautsky e altri per l'unificazione dei bolscevichi con i menscevichi; errò nei suoi scritti dal carcere nel 1918 (anche se in gran parte ella stessa corresse i propri errori dopo essere uscita dal carcere, alla fine del 1918 e al principio del 1919). Ma nonostante tutti questi errori era e rimane un'aquila: e non solo la sua memoria rimarrà sempre cara ai comunisti del mondo intero, ma anche la sua biografia e l'edizione integrale delle sue opere […] costituiranno una lezione molto utile nell'educazione di molte generazioni di comunisti del mondo intero.”

Lenin (1870–1924) rivoluzionario e politico russo

Origine: Da Appunti di un giornalista scritto nel febbraio 1922 e pubblicato per la prima volta su Pravda, 16 aprile 1924; citato in Peter J. Nettl, Rosa Luxemburg, Milano, Il Saggiatore, 1970, II, p. 370.

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“[Sulla sua nomina a senatrice a vita] Certamente, il presidente [Sergio Mattarella] ha voluto onorare, attraverso la mia persona, la memoria di tanti altri in questo anno, 2018, in cui ricorre l'ottantesimo anniversario delle leggi razziali. Sento dunque su di me l'enorme compito, la grave responsabilità di tentare almeno, pur con tutti i miei limiti, di portare nel Senato della Repubblica delle voci ormai lontane che rischiano di perdersi nell'oblio.”

Liliana Segre (1930) reduce dell'olocausto e senatrice a vita italiana

Origine: Citato in Alessia Rastelli, Liliana Segre senatrice a vita Gentiloni: «Decisione preziosa» http://www.corriere.it/politica/18_gennaio_19/liliana-segre-senatrice-vita-mattaerlla-nomina-7602a2ee-fd23-11e7-b1af-dcddd5d25ebd.shtml, Corriere.it, 19 gennaio 2018.

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“Se interrogate uno storico, o buoni ed amabili lettori, vi risponderà che la tomba della bella Parthenope è sull’altura di San Giovanni Maggiore, dove allora il mare lambiva il piede della montagnola. Un altro vi dirà che la tomba di Parthenope è sull’altura di Sant’Aniello, verso la campagna, sotto Capodimonte. Ebbene, io vi dico che non è vero. Parthenope non ha tomba, Parthenope non è morta. Ella vive, splendida, giovane e bella, da cinquemila anni. Ella corre ancora sui poggi, ella erra sulla spiaggia, ella si affaccia al vulcano, ella si smarrisce nelle vallate. È lei che rende la nostra città ebbra di luce e folle di colori: è lei che fa brillare le stelle nelle notti serene; è lei che rende irresistibile il profumo dell’arancio; è lei che fa fosforeggiare il mare. Quando nelle giornate d’aprile un’aura calda c’inonda di benessere è il suo alito soave: quando nelle lontananze verdine del bosco di Capodimonte vediamo comparire un’ombra bianca allacciata ad un’altra ombra, è lei col suo amante; quando sentiamo nell’aria un suono di parole innamorate; è la sua voce che le pronunzia; quando un rumore di baci, indistinto, sommesso, ci fa trasalire, sono i suoi baci; quando un fruscìo di abiti ci fa fremere al memore ricordo, è il suo peplo che striscia sull’arena, è il suo piede leggiero che sorvola; quando di lontano, noi stessi ci sentiamo abbruciare alla fiamma di una eruzione spaventosa, è il suo fuoco che ci abbrucia. È lei che fa impazzire la città: è lei che la fa languire ed impallidire di amore: è lei la fa contorcere di passione nelle giornate violente dell’agosto. Parthenope, la vergine, la donna, non muore, non ha tomba, è immortale, è l’amore. Napoli è la città dell’amore.”

Incipit di alcune opere, Leggende napoletane

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“Mio Dio, abbiate ancora un po' di pazienza. Si prenderanno dei provvedimenti. D'altronde si parla di voi per la croce.”

Hector Berlioz (1803–1869) compositore francese

citato in Memorie a cura di Olga Visentini, Edizioni Studio Tesi, 1989

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