Frasi sulla natura
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“Vi dirò come mi sono trasformata in un uomo.
Prima ho dovuto trasformarmi in una donna.
Ero stata neutra molto tempo, voglio dire che non ero affatto una donna ma uno-dei-ragazzi, perché se entri in una riunione di uomini, per motivi professionali o di altro genere, tanto vale mettersi un cartellone pubblicitario con la scritta: GUARDATE! HO LE TETTE! Ci sono sogghigni e risolini, rossori, contorsioni ipocrite, giochini con la cravatta, bottoni che vengono sistemati, allusioni, citazioni cortesi e una galanteria molto consapevole, sommata a un’insistenza compiaciuta sul mio fisico. Tutta questa robaccia solo per farmi piacere. Se diventi brava a essere uno-dei-ragazzi, il problema scompare. Naturalmente ciò comporta una certa spersonalizzazione, ma il cartellone pubblicitario svanisce; ribattei a tono e risi alle battute scherzose, specialmente quelle di natura ostile. Sotto sotto continui a ripetere in maniera gradevole ma risoluta: No, no, no, no, no, no. Ma è vitale per il mio lavoro e a me piace il mio lavoro. Ritengo abbiano deciso che le mie tette non erano autentiche, o che appartenessero a qualcun’altra (alla mia sorella gemella), così mi hanno diviso dal collo in su; come dicevo, questo richiede una certa spersonalizzazione. Ero certa che una volta ottenuto il dottorato di ricerca, la cattedra universitaria, la medaglia al torneo di tennis, il contratto da ingegnere, uno stipendio da diecimila dollari l’anno, una domestica a tempo pieno, la fama e il rispetto dei colleghi, una volta divenuta forte, alta e bella, una volta che il mio quoziente di intelligenza avesse superato la quota 200, e una volta divenuta un genio, soloavrei potuto togliermi il cartellone pubblicitario. Lasciai a casa sorrisi e risate allegre. Non sono una donna; sono un uomo. Sono una donna con la mente d’un uomo. Lo dicono tutti.”

The Female Man

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“Il giorno in cui non lo si vide più a passeggio per le vie di Concepción con i suoi libri sotto il braccio, sempre correttamente vestito (al contrario di Stein, che si vestiva come un barbone), diretto alla Facoltà di Medicina o a fare la coda davanti a qualche teatro o cinema, quando si volatilizzò, insomma, nessuno ne sentì la mancanza. Molti si sarebbero rallegrati della sua morte. Non per questioni strettamente politiche (Soto era simpatizzante del Partito Socialista, ma niente di più, simpatizzante, nemmeno un elettore fedele, io direi che era un sinistroide pessimista) ma per ragioni di natura estetica, per il piacere di vedere morto chi è più intelligente e più colto di te ed è privo dell’astuzia sociale di nasconderlo. Scriverlo adesso sembra una bugia. Ma era così, i nemici di Soto sarebbero stati capaci di perdonargli persino la sua mordacità; quello che non gli perdonarono mai fu l’indifferenza. L’indifferenza e l’intelligenza.”

Distant Star
Variante: Il giorno in cui non lo si vide più a passeggio per le vie di Concepciòn con i suoi libri sotto il braccio, sempre correttamente vestito (al contrario di Stein, che si vestiva come un barbone), diretto alla Facoltà di Medicina o a fare la coda davanti a qualche teatro o cinema, quando si volatilizzò, insomma, nessuno ne sentì la mancanza. Molti si sarebbero rallegrati della sua morte. Non per questioni strettamente politiche (Soto era simpatizzante del Partito Socialista, ma niente di più, simpatizzante, nemmeno un elettore fedele, io direi che era un sinistroide pessimista), ma per ragioni di natura estetica, per il piacere di vedere morto chi è più intelligente e più colto di te ed è privo dell'astuzia sociale di nasconderlo. Scriverlo adesso sembra una bugia. Ma era così, i nemici di Soto sarebbero stati capaci di perdonargli persino la sua mordacità: quello che non gli perdonarono mai fu l'indifferenza. L'indifferenza e l'intelligenza.

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“Come tutte le nature caparbie non aveva il senso del ridicolo.”

Stefan Zweig (1881–1942) scrittore, giornalista e drammaturgo austriaco

Novella degli scacchi - Paura - Lettera di una sconosciuta

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“«la natura della moltitudine è tale che o serve con umiltà o domina con superbia»”

Emilio Gentile (1946) storico italiano

Il capo e la folla. La genesi della democrazia recitativa

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“Non bisogna ragionare sulla natura per enunciati privi di riscontro oggettivo e formulazioni di principi teorici, ma in base a ciò che l’esperienza sensibile richiede.”

Epicuro (-341–-269 a.C.) filosofo greco antico

Lettere sulla fisica, sul cielo e sulla felicità

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“Non credo che la pratica della scienza possa andar disgiunta dal coraggio. Essa tratta il sapere, che è un pro¬dotto del dubbio; e col procacciare sapere a tutti su ogni cosa, tende a destare il dubbio in tutti. […] I moti dei corpi celesti ci sono divenuti più chiari; ma i moti dei potenti restano pur sempre imperscruta-¬bili ai popoli. […] Finché l'umanità continuerà a brancolare nella sua nebbia millenaria di superstizioni e di venerande sentenze, finché sarà troppo ignorante per sviluppare le sue proprie energie, non sarà nemmeno capace di svilup¬pare le energie della natura che le vengono svelate. […] Se gli uomini di scienza non reagiscono all'intimidazione dei potenti egoisti e si li¬mitano ad accumulare sapere per sapere, la scienza può rimanere fiaccata per sempre, ed ogni nuova macchina non sarà fonte che di nuovi triboli per l'uomo. E quan¬do, coll'andar del tempo, avrete scoperto tutto lo scopribile, il vostro progresso non sarà che un progressivo allontanamento dall'umanità. Tra voi e l'umanità può scavarsi un abisso così grande, che ad ogni vostro eureka rischierebbe di rispondere un grido di dolore universa¬le… […] Se io avessi resistito, i naturalisti avrebbero po¬tuto sviluppare qualcosa di simile a ciò che per i medici è il giuramento d'Ippocrate: il voto solenne di far uso della scienza ad esclusivo vantaggio dell'umanità. Così stando le cose, il massimo in cui si può sperare è una progenie di gnomi inventivi, pronti a farsi assoldare per qualsiasi scopo. […] Per alcuni anni ebbi la forza di una pubblica autorità; e misi la mia sapienza a disposizione dei potenti perché la usassero, o non la usassero, o ne abusassero, a seconda dei loro fini.. Ho tradito la mia professione; e quando un uomo ha fatto ciò che ho fatto io, la sua presenza non può es-sere tollerata nei ranghi della scienza”

Bertolt Brecht (1898–1956) drammaturgo, poeta e regista teatrale tedesco

Galileo

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“I Cristiani quando costruivano chiese nei luoghi dei santuari pagani e accoglievano antichi capitelli e fusti di colonne nelle loro navate, si comportavano come Eracle con il leone di Nemea, come Atena con la Gorgone. Nel rapporto con il mostro, essenziale è innanzi tutto questo: che il mostro possiede o protegge o addirittura è il tesoro. Ucciderlo vuol dire incorporarlo, sostituirlo. L'eroe diventerà egli stesso il nuovo mostro, rivestito della pelle del vecchio e ornato di qualche sua metonimica spoglia. Così la testa di Eracle non accetta più di mostrarsi se non tra le fauci inerti del leone che ha sconfitto.
Il mostro è il più prezioso tra i nemici: perciò è il nemico che si cerca. Gli altri nemici posso semplicemente assaltarci: sono i Giganti, i Titani, rappresentanti di un ordine che sta per essere soppiantato o vuole vendicarsi per essere stato soppiantato. Tutt'altra è la natura del mostro. Il mostro aspetta vicino alla sorgente. Il mostro è la sorgente. Non ha bisogna dell'eroe. E' l'eroe che ha bisogno di lui per esistere, perché la sua potenza sarà protetta dal mostro e al mostro va strappata. Quando l'eroe affronta il mostro, non ha ancora potere, né sapienza. Il mostro è il suo padre segreto, che lo investirà di un potere e di una sapienza che sono soltanto di un singolo, e soltanto il mostro gli può trasmettere.
Il mostro, in origine, stava al centro, al centro della terra e del cielo, là dove sgorgano le acque. Quando il mostro fu ucciso dall'eroe, il suo corpo smembrato migrò e si ricompose ai quattro angoli del mondo. Poi cinse il mondo in un cerchio, di squame e di acque. Era il margine composito del tutto. Era la cornice. Che la cornice fosse il luogo del mostro lo sapevano anche gli artefici delle cornici barocche: ben più intricate, ben più folte, ben più arcaiche di tutti gli idilli che racchiudevano - e forse, un giorno, avrebbero soffocato. Poi venne il momento in cui non si vollero più le cornici. I musei ospitarono quadri senza cornici, che sembravano spogliati. La cornice non è l'antiquato, ma il remoto. Scomparsa la cornice, il mostro perde la sua ultima dimora. E torna a vagare, ovunque.”

Roberto Calasso (1941) scrittore italiano

Οι γάμοι του Κάδμου και της Αρμονίας

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“Se Tess avesse potuto afferrare l'importanza dell'incontro si sarebbe chiesta perché quel giorno fosse destinata a essere notata e desiderata dall'uomo sbagliato e non
dall'altro: quello giusto amato sotto tutti gli aspetti; quasi che l'umanità fosse in grado di poter sempre offrire ciò che è giusto e che è desiderato. Ma l'uomo che poteva avvicinarsi al suo ideale, tra i ragazzi conosciuti, non era per Tess che un'impressione fugace e quasi dimenticata.
Nella difettosa esecuzione del piano ben disposto dell'universo, raramente l'invito provoca l'arrivo di chi si invoca, e raramente si incontra l'uomo da amare, quando viene l'ora per l'amore. La natura non dice troppo spesso "guarda" alla povera creatura nel momento in cui il guardare potrebbe
portare a una lieta conclusione; né risponde "qui" alla carne che grida "dove?"; finché tutto questo nascondersi e cercarsi diventa un gioco penoso e senza mordente.
Potremmo chiederci se all'acme e alla sommità dell'umano progresso questi anacronismi saranno modificati da un'intuizione migliore, da un più stretto rapporto reciproco nell'ingranaggio sociale, che non ci scuota in ogni direzione, come ora; ma non si può predire un simile ideale, forse nemmeno concepirlo come possibile. Così, anche nel caso attuale, come in milioni di altri, le due parti di un perfetto insieme non si sono incontrate al momento perfetto: la controparte assente,
vagando indipendente per la terra, aspetta in crassa ottusità un tempo che giungerà sempre troppo tardi.”

Thomas Hardy (1840–1928) poeta e scrittore britannico

Tess of the D'Urbervilles

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“La Natura assegna il Sole – | Questa – è Astronomia – | la Natura non può decretare un Amico – | Questa – è Astrologia.”

Emily Dickinson (1830–1886) scrittrice e poetessa inglese

J1336 – F1371, vv. 1-4
Lettere

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“V'è una fonte segreta di freschezza anche nelle nature morte, come il seme sepolto nella tomba dei Faraoni era capace di fecondità anche dopo tremila anni d'ombra.”

Mario Praz (1896–1982) critico d'arte, critico letterario e saggista italiano

Origine: Da Voce dietro la scena, Adelphi, Milano, 1980, p. 17.

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“C'è in natura qualcosa di realmente "perfetto" a parte la stupidità di mio zio Hyman?”

Woody Allen (1935) regista, sceneggiatore, attore, compositore, scrittore e commediografo statunitense

2004
Effetti collaterali (Side Effects), Il racconto del pazzo

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“Le motivazioni e i desideri egoistici dell'uomo di perseguire esclusivamente il proprio interesse personale, facendo così fallire il suo compito divino di seguire l'obiettivo dell'unità di tutti, sono testimoni della fiacchezza della natura umana, e costituiscono il maggior ostacolo all'unità di tutti i Cristiani, per la quale noi ci battiamo.”

Haile Selassie (1892–1975) negus neghesti etiope

Citazioni tratte dai discorsi
Origine: Dal discorso d'apertura al consiglio mondiale delle chiese in Addis Abeba 12 gennaio 1971; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.

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“Non si tratta di abbandonare la scienza, la quale nel suo tortuoso cammino ha pur mostrato di essere ricerca docile alla verità, e dalla quale proprio oggi ci vengono le meno incerte indicazioni di speranza anche teoretica. Si tratta piuttosto di accompagnarle una ricerca filosofica che, in costante sforzo di attenzione, recuperi le necessarie armonie (con la natura e con gli altri) nelle regioni più proprie dell'umano: fantasia, sentimenti, esperienza storica, intelligenza. Questa collaborazione tra scienza e filosofia è indispensabile. Come l'opera manipolatrice e distruttiva della scienza non sarebbe giunta tanto lontano senza l'avallo e la spinta dell'idea filosofica dell'homo faber, così l'attuale riconversione della scienza a un'attività conoscitiva e conservativa non può dare tutti i suoi frutti se la filosofia non riproporrà l'idea perenne dell'homo sapiens, che illumina di sapienza anche il suo fare.
Oggi molti scienziati mostrano di aver inteso la lezione di questa sapienza che conosce il limite e la misura. Hanno compreso che, quand'anche si abbia di mira soltanto il fare e il produrre, non è più possibile continuare a provocare la natura. Ma occorre esplorarla riconoscendone la realtà, davvero inesauribile sul piano della conoscenza, e fors'anche sul piano di una utilizzazione sapientemente rispettosa; ma esauribile (e quanto rapidamente!) sul piano della manipolazione fabbrile che obbedisce alla misura egocentrica dell'uomo.”

Sergio Cotta (1920–2007) filosofo italiano

Origine: Proprio del fabbro e, per estensione, di ogni attività manuale. Manipolazione fabbrile è quindi un utilizzo indiscriminato delle ricchezze naturali.
Origine: da L'uomo tolemaico, Rizzoli, Milano. Citato in Giuseppe Passarello, Elena Janora e Serena Passarello, La memoria e la ragione: Ottocento e Novecento, [antologia di cultura generale. Per gli istituti professionali], Società Editrice internazionale, Torino, Ristampa luglio 1981, p. 827. ISBN 88-05-01587-3

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“La mentalità moderna, quindi, è tale da non poter sopportare alcun segreto e nemmeno delle riserve; cose del genere, poiché ne ignora le ragioni, le appaiono soltanto come «privilegi» istituiti a vantaggio di qualcuno, ed essa non può più soffrire alcuna superiorità; se si volesse tentare di spiegarle che i cosiddetti «privilegi» hanno un loro reale fondamento nella natura stessa degli esseri sarebbe fatica sprecata, poiché è proprio questo che il suo «egualitarismo» ostinatamente nega.”

René Guénon (1886–1951) scrittore e esoterista francese

Variante: La mentalità moderna, quindi, è tale da non poter sopportare alcun segreto e nemmeno delle riserve; cose del genere, poiché ne ignora le ragioni, le appaiono soltanto come «privilegi» istituiti a vantaggio di qualcuno, ed essa non può più soffrire alcuna superiorità; se si volesse tentare di spiegarle che i cosiddetti «privilegi» hanno un loro reale fondamento nella natura stessa degli esseri sarebbe fatica sprecata, poiché è proprio questo che il suo «egualitarismo» ostinatamente nega. (p.88)
Origine: Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, p. 88

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“Di tutte le meraviglie della natura, un albero in estate è forse la più notevole, eccezion fatta forse per un alce con le ghette che canta "Embraceable You."”

Woody Allen (1935) regista, sceneggiatore, attore, compositore, scrittore e commediografo statunitense

2004
Senza piume (Without Feathers), I primi saggi

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“Non deludere Madre Natura | che l'aspetta in quel Giorno – | essere un Fiore, è profonda | Responsabilità.”

Emily Dickinson (1830–1886) scrittrice e poetessa inglese

J1058 – F1038, vv. 13-16
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“Calvin Coolidge aveva i capelli rossi, gli occhi azzurri e il più marcato accento nasale che la Nuova Inghilterra avesse mai prodotto. Si diceva che la parola cow pronunciata da lui avesse almeno quattro sillabe. Ma Coolidge aveva diritto di stiracchiar le parole, dato che ne diceva pochissime. Per natura, per educazione e soprattutto perché non aveva nulla da dire era sempre stato silenzioso.”

André Maurois (1885–1967) scrittore francese

Variante: Calvin Coolidge aveva i capelli rossi, gli occhi azzurri e il più marcato accento nasale che la Nuova Inghilterra avesse mai prodotto. Si diceva che la parola cow pronunciata da lui avesse almeno quattro sillabe. Ma Coolidge aveva diritto di stiracchiar le parole, dato che ne diceva pochissime. Per natura, per educazione e soprattutto perché non aveva nulla da dire era sempre stato silenzioso. (p. 497)
Origine: Storia degli Stati Uniti, p. 497

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“L'arcobaleno è il nastrino che si mette la natura dopo essersi lavata la testa.”

Ramón Gómez De La Serna (1888–1963) scrittore e aforista spagnolo

Origine: Mille e una greguería, Greguería‎s‎, p. 22

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“Nell'abbazia di Westminster c'è un sepolcro e su questo una iscrizione, forse la più bella che l'uomo abbia scolpito per un altro uomo: «Si rallegrino i mortali – ecco subito l'ossimoro, il bisticcio – che tra loro sia vissuto un cotale e cotanto lustro del genere umano». Questo grande eroe del razionalismo, questo humani generis decus è celebrato dal poeta Alexander Pope con un distico dalla musicalità intraducibile, nel quale la rima baciata tra notte e luce (night e light) genera l'ossimoro della conoscenza e dell'ignoranza. «Natura e leggi di natura erano nel grembo della notte, e Dio disse sia fatto Newton e tutto fu luce.»”

Massimo Piattelli Palmarini (1942) professore di scienze cognitive, linguista, epistemologo italiano

I Vestibolo: ritratti degli eroi fondatori. Isaac Newton: il tutto nella parte, pp. 25-26
Scienza come cultura
Variante: Nell'abbazia di Westminster c'è un sepolcro e su questo una iscrizione, forse la più bella che l'uomo abbia scolpito per un altro uomo: «Si rallegrino i mortali – ecco subito l'ossimoro, il bisticcio – che tra loro sia vissuto un cotale e cotanto lustro del genere umano». Questo grande eroe del razionalismo, questo humani generis decus è celebrato dal poeta Alexander Pope con un distico dalla musicalità intraducibile, nel quale la rima baciata tra notte e luce (night e light) genera l'ossimoro della conoscenza e dell'ignoranza. «Natura e leggi di natura erano nel grembo della notte, e Dio disse sia fatto Newton e tutto fu luce». (I Vestibolo: ritratti degli eroi fondatori. Isaac Newton: il tutto nella parte, pp. 25-26)