Frasi su oro

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema oro, essere, vita, mondo.

Frasi su oro

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“Perché se sei felice ogni sorriso è oro.”

Tiziano Ferro (1979) cantautore italiano

da E fuori è buio, n. 5
Nessuno è solo

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“Le parole sono d'argento e il silenzio è d'oro!”

Johnny Depp (1963) attore statunitense

Film Black Mass - L'ultimo gangster

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“Questa non è una repubblica, è un regime.”

Gue Pequeno (1980) rapper italiano

da Il ragazzo d'oro, n. 4
Il ragazzo d'oro

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“Tutti gli altri erano niente, solo facce, solo gente, spettatori di una scena ci facevano un po' pena… eri come l'oro… ora sei come loro.”

Tiziano Ferro (1979) cantautore italiano

da Eri come l'oro ora sei come loro, n. 11
111

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“Noi non siamo quello che credete voi. Noi siamo d'oro. Noi siamo d'oro.”

Mika (1983) cantautore libanese

The Boy Who Knew Too Much

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“Ho passato tanti anni in una gabbia d'oro, sì forse bellissimo, ma sempre in gabbia ero….”

Tiziano Ferro (1979) cantautore italiano

da E fuori è buio, n. 5
Nessuno è solo

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“[Il Matrimonio] è l'anello d'oro di una catena il cui inizio è dato da uno sguardo, e il cui termine è l'Eternità”

Khalil Gibran (1883–1931) poeta, pittore e filosofo libanese

La Voce del Maestro

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“Nessun ferro più della spada è adatto a scavare oro.”

Papa Pio II (1405–1464) 210° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

da I commentari; citato in Frasi celebri della letteratura italiana, Vallardi, Milano, 1994, p. 280. ISBN 88-11-93614-4

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“Siamo legati a questo mondo con una catena d'oro, e non la spezziamo per paura di quello che c'è oltre il baratro.”

Cassandra Clare (1973) scrittrice statunitense

Magnus Bane a Tessa Gray
Shadowhunters – Le origini, Il principe

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“Ho steso corde da campanile a campanile; ghirlande da finestra a finestra; catene d'oro da stella a stella, e danzo.”

da Frasi; 1972
Illuminazioni
Variante: Ho teso corde da campanile a campanile; ghirlande da finestra a finestra; catene d'oro da stella a stella, e danzo.

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“Mi vergogno della vigliaccheria di Firenze, storicamente una città di geni ma anche di mascalzoni e di vigliacchi. Quattro manigoldi le hanno negato il Fiorino d'oro, il massimo riconoscimento, ed è stato come negarle la cittadinanza. Oriana Fallaci è stata la fiorentina più importante del '900 e l'hanno trattata come una nemica.”

Franco Zeffirelli (1923–2019) regista italiano

Origine: Citato in «Fallaci protagonista di vivaci battaglie» http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2006/09_Settembre/15/reazioni_oriana.shtml, Corriere.it, 15 settembre 2006.

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“I nostri pensieri danno forma a ciò che noi supponiamo sia la realtà.”

Isabel Allende (1942) la città delle bestie

da Il regno del drago d'oro

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“Quante persone, lungo questo viaggio, stivano la barca fino a rischiare di farla affondare di cose sciocche che pensano essenziali al piacere e al comfort, ma che in realtà sono soltanto inutile zavorra? Come riempiono la povera piccola imbarcazione fino all'albero di bei vestiti e grandi case, di domestici inutili e di una miriade di amici alla moda ai quali non importa un fico secco di loro, e dei quali a loro importa ancora meno, di costosi divertimenti che non divertono nessuno, di formalità e mode, di finzioni e ostentazioni, e di – oh, la più pesante, la più folle delle zavorre! – della paura di che cosa penserà il vicino, di lussi che possono soltanto nauseare, di piaceri che annoiano, di vuote mostre di sé che, come la corona ferrea del criminale di un tempo, fanno sanguinare e tramortiscono il capo dolorante che la porta! È zavorra uomini… tutta zavorra! Gettatela fuoribordo. Rende la barca così pesante che remare vi sfinisce. La rende così lenta e pericolosa da manovrare che l'ansia e la preoccupazione non vi concendono mai un attimo libero; e non avete mai un momento di riposo per sognare pigramente, mai un momento per osservare le nuvole che sfiorano le onde spinte dal vento, o i scintillanti raggi di sole che giocano con le increspature, o i grandi alberi sull'argine che si curvano per fissare la loro immagine riflessa, o il bosco tutto verde e oro, o i gigli bianchi e gialli, o i giunchi che ondeggiano oscuri o i falaschi, o le orchidee o gli azzurri non-ti-scordar-di-me. Liberatevi della zavorra, uomini! Lasciate che l'imbarcazione della vostra vita sia leggera, carica soltanto di quello di cui avete bisogno: una casa accogliente e qualche semplice piacere, un paio di amici degni di questo nome, qualcuno da amare e che vi ami, un gatto, un cane, e una o due pipe, cibo e indumenti a sufficienza e da bere in abbondanza, perché la sete è una compagna pericolosa. La barca sarà più facile da governare, e non sarà tanto soggetta a capovolgimenti, e se si capovolgerà non sarà così grave; la merce semplice e di buona qualità sopporta un bagno. Avrete tempo per pensare oltre che per lavorare. Tempo per scaldarvi al sole della vita… tempo per ascoltare le melodie eoliche che il vento divino trae dalle corde del cuore umano tutt'intorno a noi… tempo per… Scusate tanto. Divagavo.”

III; 1997, pp. 21-22
Tre uomini in barca

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“Segesta. Il tempio si incastra nel paesaggio in una compatta unità di forza selvaggia e di armonia. Era una giornata nuvolosa e tirava vento; il moto delle nubi e l'equilibrio dei monti sembravano subire il dominio del santuario. Se non ci fosse il tempio a concedere una dilazione, le forze della natura si scaglierebbero titanicamente l'una sull'altra. Il rapporto ideale tra potenza e ordine è raggiunto nella distribuzione in linea orizzontale e verticale: con la contemplazione lo spirito acquista sicurezza e quietudine.
Simili edifici sono installazioni di ordine superiore, nella cui sfera d'influenza la vita artistica ed eroica si nutre per secoli. Vi si esterna in una volta sola l'intera forza terrestre; in questo senso è il suolo a sospingerli, come per effetto di un processo di cristallizzazione. Si sente che tra questi edifici e il suolo c'è un'affinità; eppure sono composizioni dello spirito – perciò si tratta al tempo stesso di formazioni della potenza incosciente e di quella cosciente.
Durante la salita verso il teatro mi voltavo spesso verso il santuario, constatando che il prodigio cresce con la distanza. Torna a onore dei greci la cognizione del rango della riduzione e del suo rapporto con la grandezza; similmente, anche il cristallo appare come il modello ridotto ma insieme intellegibile della terra.”

Ernst Jünger (1895–1998) filosofo e scrittore tedesco

da La Conca d'oro, Mondello 23 aprile 1929, pp. 31-32
Viaggi in Sicilia

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“I primati mondiali sono fatti per essere battuti, un oro olimpico resta per sempre.”

Usain Bolt (1986) atleta giamaicano

Origine: Citato in Bolt nella storia dei 100, oro e record in 9"69 http://www.gazzetta.it/Speciali/Olimpiadi/Primo_Piano/2008/08/16/bolt.shtml, Gazzetta.it, 16 agosto 2008.

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“La mia solitudine cresceva diventando sempre più obesa, come un maiale.”

Yukio Mishima (1925–1970) scrittore, drammaturgo e saggista giapponese

da Il Padiglione d'Oro

“Mi sono sentito in imbarazzo per lui, e il mio primo pensiero è stato il rifiuto - «no, povero Montanelli» - quando all'ingresso dei giardini di via Palestro mi sono trovato davanti alla sua statua, al punto che ho pensato che ci sono vandali che distruggono e vandali che costruiscono, e che anzi, per certi aspetti, il vandalismo che crea è ben peggiore, perché tenta di disarmarti con le sue buone intenzioni. Dunque era di mattina, molto presto, e i giardini erano vuoti, al sole. Ebbene in questo vuoto, la statua mi è apparsa all'improvviso: una figurina in gabbia che non ha niente a che fare con Montanelli, se non perché lo offende anche fisicamente, lui che era così "verticale", e che ci invitava a buttare via «il grasso» e la retorica monumentale. Il giornalista che ogni volta si ri-definiva in una frase, in un concetto, in un aforisma, in una citazione, è stato per sempre imprigionato in una scatola di sardine. Perciò ho provato il disagio che sempre suscita il falso, la patacca, la similpelle che non è pelle, perché non solo questo non è Montanelli, come ci ha insegnato Magritte che dipinse una pipa e ci scrisse sotto "questa non è una pipa". Il punto è che questa non è neppure una statuta di Montanelli, ma di un montanelloide in bronzo color oro, che ha la presunzione ingenua e goffa di imprigionare il Montanelli entelechiale, il Montanelli che era invece l'asciuttezza, era il corpo più "instatuabile" del mondo, troppo alto, troppo energico, troppo nervoso, incontenibile nello spazio e nel tempo com'è l'uomo moderno, che è nomade e ha un'identità al futuro. Era il più grande nemico delle statue il Montanelli che sempre ci sorprendeva, fascista ma con la fronda, conservatore ma anarchico, con la sinistra ma di destra, un uomo di forte fascino maschile che tuttavia non amava raccogliere i trofei del fascino maschile, ingombrante ma discreto, il solo che nella storia d' Italia abbia rifiutato la nomina a senatore a vita perché, diceva, «i monumenti sono fatti per essere abbattuti», come quello di Saddam, o di Stalin o di Mussolini. Come si può fare una statua ingombrante e discreta? Come si può fare un monumento all'antimonumento?”

Francesco Merlo (1951) giornalista e scrittore italiano
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“Tre cose mi piacciono: l'oro, il marmo e la porpora: magnificenza, solidità e colore.”

Théophile Gautier (1811–1872) scrittore, poeta e giornalista francese

Origine: Madamigella di Maupin, p. 121

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“Io amo colui che getta parole d'oro davanti alle sue azioni e mantiene sempre più di ciò che aveva promesso: perché egli vuole la propria distruzione.”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

Prologo, 4; Scalero 1972

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“Un drago non è una fantasia oziosa. Quali che possano essere le sue origini, nella realtà o nell'invenzione, nella leggenda il drago è una potente creazione dell'immaginazione umana, ricca di significato più che il suo tumulo sia ricco d'oro.”

Origine: Da una conferenza tenuta alla British Academy, Londra, il 25 novembre 1936, edita a Oxford nel 1936 come vol. 22 dei Proceedings of the British Academy, e ora presente come saggio introduttivo in J.R.R. Tolkien, The Monsters and the Critics and Other Essays, London, HarperCollins, 1997; traduzione in J.R.R. Tolkien, Il medioevo e il fantastico, a cura di Gianfranco de Turris, traduzione di Carlo Donà, Luni Editrice, Milano-Trento, 2000.
Origine: Da Beowulf. I mostri e i critici; citato in Seamus Heaney, Beowulf, traduzione di Massimo Bacigalupo, Fazi Editore, 2002, p. 286 http://books.google.it/books?id=z60YvNmwmt4C&pg=PA286.

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“Il fuoco prova l'oro; le sventure, gli uomini forti.”

Lucio Anneo Seneca (-4–65 a.C.) filosofo, poeta, politico e drammaturgo romano

da Dialoghi morali, La provvidenza, V, 10

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“Ho una bella bambina, che assomiglia a fiori d'oro, | Cleis amatissima, | non la cambierei con la Lidia intera, né con l'amata.”

Saffo (-630–-570 a.C.) poetessa greca antica

2010, [fr. 132, Numerazione LP. Vedi discussione voce.]
Frammenti

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“La volta che a San Siro scoppiò un grande applauso perché finalmente, dopo anni, aveva sbagliato un passaggio. O quell'altra che da fuori area colpì la traversa così forte, ma così forte, che il pallone rimbalzò oltre la metà campo e il Milan rischiò di prender gol in contropiede. Quante razioni di buonumore, caro vecchio Nils, e quante lezioni di calcio, in campo e fuori. Con quella maschera alla Buster Keaton e quell'italiano sussurrato che nemmeno dopo cinquant'anni e passa di residenza contemplava i verbi ausiliari e certe consonanti: loro abastansa bene; noi jocato melio. Un signore prima che un campione. Un educatore prima che un allenatore. Non c'era il gusto, o forse il vizio, delle statistiche ai tempi in cui giocava: ma non risulta che sia mai stato ammonito. Così come non c'è traccia di atteggiamenti men che composti nella sua lunga carriera di allenatore, altro che area tecnica tratteggiata col gesso come usa oggi dinanzi alla panchina: il massimo del compiacimento, piuttosto che del disappunto, erano le gambe che si scavallavano per riaccavallarsi dall'altra parte. Questo ovviamente non significava distacco, come ai tempi nostri della recita elevata a sistema si potrebbe pensare: semplice, quanto ferreo, autocontrollo nervoso. Quel matto di Altafini pensò di ripetere al barone lo scherzo riuscito l'anno prima con Rocco: rannicchiarsi tutto nudo nell'armadio dell'allenatore e saltar fuori urlando quando quello lo apriva. La differenza è che il Paròn era saltato per aria dallo spavento: Liedholm alzò un sopracciglio e ricordò al centravanti che il suo ripostiglio era un altro. Due scudetti da allenatore, Milan e Roma. Il primo nel '79, con un gioco offensivo imperniato su di un unico attaccante, Chiodi, la cui caratteristica principale era quella di non segnare mai. Il secondo nell'83, con il povero Di Bartolomei finto libero supportato dalla velocità di Vierchowod. Fu allora che Boniperti provò a chiamarlo alla Juventus: per sentirsi rispondere, grazie presidente, ma sarebbe tropo fascile. Quattro titoli da giocatore dopo l'oro olimpico a Londra '48 con la Svezia. Un maratoneta illuminato, lo stantuffo inesauribile al servizio del talento di Gren e della potenza di Nordhal. Chi ha visto giocare il trio svedese del Gre-No-Li, con tutto il rispetto per quello olandese a cavallo degli anni '90, ne conserva un ricordo insuperato. Chi ha ascoltato lo storico trio radiofonico di Tutto il calcio minuto per minuto, non avrà dimenticato che a dosare la verve dei due più celebri solisti, Enrico Ameri e Sandro Ciotti, c'era dallo studio centrale la voce di Roberto Bortoluzzi. Se n'è andato anche lui, nel pomeriggio di ieri, ultimo testimone di una grande stagione radiofonica che ha dispensato a generazioni di tifosi emozioni, gioie, sofferenze: con il timbro di una classe senza eguali.”

Gigi Garanzini (1948) giornalista, scrittore e conduttore radiofonico italiano

6 novembre 2007

“Viene il Signore come un ladro che ha desiderio di qualcosa che è in te, nella tua casa. Perché tu hai qualcosa di prezioso ed egli lo vuole, ne ha bisogno. Io ho un tesoro, che è il desiderio di Dio. È la mia persona stessa, il fiume della mia esistenza che mescola insieme fango e pagliuzze d'oro, questo nulla fragile e glorioso cui però lui stesso ha donato un cuore.”

Ermes Ronchi (1947) presbitero e teologo italiano

Sciogliere le vele
Origine: "Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà." (Mt. 24, 42 – 44)