Frasi su peggio
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“Non è facile innamorarsi di Mandzukic, ma è molto difficile non rispettarlo, perché alla fine si fa sentire sempre, ti dà una mano sempre. Io sinceramente preferisco altri numeri 9, se anche gli voglio un bene della Madonna, lo conosco da quando era piccolo, il suo miglior amico ha giocato con me, quindi ho tanti legami con Mandzukic. Quello che affascina di Mandzukic è questa continuità assurda nell'esserci dentro la partita, è assurda, cioè, non è croato, noi non siamo così. Tedesco? Peggio, come gli inglesi, quelli pazzi che rincorrono tutti. Però poi ha la logica e l'esperienza calcistica di trovarsi dove si deve trovare.”

Zvonimir Boban (1968) calciatore croato

Origine: Dalla trasmissione televisiva Sky Calcio Club, Sky Sport, 24 aprile 2016; citato in Boban: "Non è facile innamorarsi di Mandzukic. Ho tanti legami con lui, ma preferisco altri 9. Ha continuità assurda nell'essere dentro la partita, non è croato. Pogba? Dominio assoluto" http://m.tuttojuve.com/altre-notizie/boban-non-e-facile-innamorarsi-di-mandzukic-ho-tanti-legami-con-lui-ma-preferisco-altri-9-ha-continuita-assurda-nell-essere-dentro-la-partita-non-e-cr-292555, Tuttojuve.com, 25 aprile 2016.

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“In campo faccio del mio peggio.”

Franco Scoglio (1941–2005) allenatore di calcio italiano

Origine: Palla lunga e pedalare, p. 36

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“A Napoli è stata affibbiata una mutazione di funzione e destino di cui non si è mai compresa la connotazione: da ex capitale, che cosa è diventata? Non si sa. E quel che è peggio: non se ne discute.”

Philippe Daverio (1949) critico d'arte, giornalista e conduttore televisivo francese

Origine: Dall'intervista di Enzo Ciaccio Philippe Daverio: "La banalità uccide Napoli" http://www.retenews24.it/rtn24/archivio/philippe-daverio-la-banalita-uccide-napoli/, Retenews24.it, 14 gennaio 2015.

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“Non c'è niente di peggio del fanatismo religioso. Le guerre più feroci, i delitti più crudeli, i massacri più spietati sono stati fatti nella storia in nome di un Dio tirannico e affamato di potere. Ignari della parola di Cristo o di Budda o di Maometto che non hanno parlato di scannare, sgozzare, bruciare vive le persone.”

Dacia Maraini (1936) scrittrice italiana

Origine: Dall'intervista di Gabriele Lippi, Dacia Maraini: "L'Isis? Il buon senso prevarrà" http://www.lettera43.it/esclusive/dacia-maraini-l-isis-il-buon-sensoprevarra_43675164905.htm,Lettera43.it, 11 maggio 2015.

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“A me, e a Bruno Vespa che conduceva insieme a me, hanno dato il premio TeleRatto 2011 per la peggior coppia televisiva. Ce lo siamo proprio meritato. Una coppia peggio di noi non si trovava.”

Pippo Baudo (1936) conduttore televisivo italiano

citato in Baudo scarica Vespa: "Noi coppia disastrosa, Teleratto meritato" http://www.blitzquotidiano.it/tv/baudo-vespa-teleratto-coppia-disastrosa-890154/, Blitzquotidiano.it, 14 giugno 2011

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“C'è qualcosa di peggio dell'avere un cattivo pensiero. È avere un pensiero bell'e fatto.”

Charles Péguy (1873–1914) scrittore, poeta e saggista francese

Lui è qui

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“Guardate i fottuti telegiornali, cavolo, fanno paura! Cosa può esserci di peggio? Guardate il telegiornale in questi tempi, è incredibile! Pensi che appena esci dalla porta, sarai immediatamente stuprato da un pit bull drogato di crack e malato di AIDS!”

Bill Hicks (1961–1994) comico statunitense

Watch the fucking news man, it's frightening! What could be worse? You watch the news these days you know, it's unbelievable! You think you just walk out your door, you're immediately going to be raped by some crack-addicted, AIDS-infected, pit-bull!
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“Gli antifascisti hanno voluto dimostrare di essere della medesima lega, identica dei fascisti, anzi peggio, perché venuti dopo ci sono riusciti perfettamente.”

Aldo Palazzeschi (1885–1974) scrittore e poeta italiano

Origine: Da una lettera a Marino Moretti del 28 giugno 1946; citato in Carteggio vol. III, 1940-1962 / Marino Moretti, Aldo Palazzeschi; a cura di Francesca Serra, Storia e Letteratura, Roma 2000, p. 79.

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“, a Milano e ho detto "Ma tu, Servizio Centrale, che dovresti accudire cosa hai fatto?" Il fratello di Pasquale Galasso che l'hanno fatto ammazzare, la figlia di Felice Maniero che si butta da una finestra e tanta altra gente. I pentiti vengono trattati peggio dei cani. A me non mi hanno pagato nemmeno i contributi per 20 anni che sto con loro ma lasciamo perdere perché io ho la pensione per i 23 anni che avevo lavorato prima, perché lavoravo, facevo sia l'agricoltore sia il calcestruzzo, ma altra gente che si è fidata dello Stato, gli ha dato anche i contributi, grossi o piccoli, che sono serviti a fare i sequestri di beni ed altro, li hanno mollati. Stanno in mezzo a una strada, gente che dorme sotto i portoni. Questo è lo Stato, è uno Stato di diritto questo? Poi senti per televisione chi raccomanda a destra e chi raccomanda a sinistra: il figlio di uno, il figlio di un altro, il nipote, lo zio… tutte queste situazioni clientelari, altro che mafia. Hanno avvelenato un popolo intero. Insomma: industriali che hanno cercato di guadagnare sullo smaltimento dei rifiuti, camionisti, che io non gli do una colpa perché dovevano campare, pagare pure la rata del camion, che hanno trasportato questa roba e parecchi di loro ci sono rimasti pure, criminali con l'appoggio delle istituzioni, perché io dico poi la polizia, i carabinieri dove stavano? Quando mai hanno controllato queste industrie che facevano, per dire, diecimila fusti all'anno di rifiuti tossici? Dove stavano le fatture per lo smistamento? Non ci stanno, però tutti quei soldi in nero sono finiti all'estero. Ora si lamentano. Il popolo che non sapeva niente oggi sa, se andassero a fondo e scavassero, ne succederebbero delle belle, veramente uscirebbero con i forconi. Io non dico che devono uscire con i forconi però hanno un arma che è molto più potente: il voto. Non lasciarsi corrompere dai vari potentati politici o leccaculi politici che vanno a promettere, a fare… noi non abbiamo nemmeno il diritto alla preferenza? Noi non vi votiamo proprio il partito. Andiamo a votare qualcuno che è contro di voi, pure se andiamo peggio, però vi diamo una lezione indimenticabile. Ormai quello è l'unico sistema che ha il popolo italiano per potersi difendere.”

Carmine Schiavone (1943–2015) criminale italiano
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“L'uomo si annoia del bene, cerca il meglio, trova il male, e vi si sottomette, per paura del peggio.”

Citato in Le petit philosophe de poche, Textes réunis par Gabriel Pomerand

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“Nei primi anni '80 feci un buon contratto, allenavo la Sampdoria e il segretario del PCI trovò mio padre e gli disse: «Ora il tuo figliolo non è più un comunista», e mio babbo non seppe cosa rispondere e gli disse: «Peggio per lui!»”

Renzo Ulivieri (1941) allenatore di calcio e politico italiano

Origine: Da una conferenza al Palazzo delle Esposizioni di Empoli, 10 novembre 2012. Video http://www.youtube.com/watch?v=Zznqy3vq3_c disponibile su Youtube.com.

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“Niente è peggio al mondo di un'opera mediocre, che fa finta di essere eccellente.”

Joseph Joubert (1754–1824) filosofo e aforista francese

Da Carnets; citato in Le petit philosophe de poche, Textes réunis par Gabriel Pomerand

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“Chuck Palahniuk è peggio di un polpo. Ti afferra con i suoi tentacoli e ti trascina in un buco pauroso. Lasciatelo stare se avete lo stomaco debole.”

Niccolò Ammaniti (1966) scrittore italiano

Origine: Citato in copertina a Chuck Palahniuk, Cavie, traduzione di Matteo Colombo, Giuseppe Iacobaci, Oscar Mondadori, 2006.

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“Stamattina ho chiesto a mia moglie un soldo. Le ho detto, amore, è per il caffè, i giornali… […] Mi ha detto che devo mettermi a fare qualcosa. […] Sono amareggiato, avvilito, indignato […] con quelli che nella vita non hanno mai fatto niente di buono e ci trattano peggio dei delinquenti. Urlano, sputano, tirano monetine. […] Però una fine così, con Franceschini, i cori, gli sputi… no, non la meritavamo. […] Tremonti non lo perdonerò mai! Mai! […] ho visto da parte sua un'arroganza, una protervia. Ci ha trascinati nel baratro. […] Io dico che Tremonti non è dei nostri. Lui non ha mai fatto parte della nostra squadra. […] Sono stati diciassette anni belli. Abbiamo davvero fatto cose positive: abbiamo fermato la Gioiosa macchina da guerra di Occhetto, abbiamo fondato un sistema bipolare che aveva tutte le caratteristiche per diventare un sistema bellissimo, civilissimo. […] [Su Berlusconi] Potrei elencare mille suoi difetti, riempire cento pagine con gli errori che ha commesso ma… sono con lui da 27 anni, gli devo tutto, non è neppure ipotizzabile che non gli sia riconoscente, fedele, leale fino a pagare il prezzo più alto. E poi, per quante sciocchezze abbia fatto, lui è ancora il migliore di tutti. Mi viene il magone…”

Giancarlo Galan (1956) politico italiano

Origine: Intervista a La Stampa http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/429652/, 14 novembre 2011.

“Nel 1964 [Alan Paton] aveva testimoniato a favore di Nelson Mandela nel processo che doveva poi condannare all'ergastolo il leader dell'African national congress. Nonostante ciò nessuna organizzazione radicale sudafricana, né l'Anc né l'Udf, e nessun leader, né il reverendissimo Desmond Tutu, né Allen Boesak, ha ritenuto di dovere onorare la memoria di Ala F. Paton. Perché? Perché Paton era portatore di un virus che per l'intellighenzia sudafricana (e non solo sudafricana), nera e bianca, è peggiore dell'Aids: era contrario alla violenza. Peggio: sosteneva che la grande maggioranza dei neri sudafricani non è violenta ed è fortemente contraria all'uso della violenza per dare uno sbocco alla complessa situazione politica del Sud Africa. […] Naturalmente gli feci la domanda rituale. «È ancora possibile fermare la rabbia nera?». Rispose: «Lei è stato nello Kwa Zulu Natal, dove vivono sei milioni di Zulu, ed ha visto la rabbia nera? Io ho vissuto al bordo della "valle delle mille colline" per trentacinque anni e non ho mai visto nessuna rabbia nera. E se andrà in Transkei, dove vivono altri quattro o cinque milioni di persone, lei non vedrà nessuna rabbia nera, non sentirà nessun odio nero. La rabbia nera c'è a Soweto, ma dipende molto più da questioni di disgregazione urbana, di perdita totale delle proprie radici contadine, che da questioni razziali che comunque sono continuamente alimentate, fomentate, incoraggiate dall'Anc». […] Paton aveva molto in sospetto questo genere di progressisti che sono soliti far gli eroi sulla pelle degli altri. Di Edward Kennedy, che era stato in Sud Africa qualche anno prima, mi disse: «È venuto solo per farsi propaganda; dei neri, in verità, non gliene importa niente. Se gliene importasse dovrebbe andare ad Harlem prima che a Soweto.»”

Massimo Fini (1943) giornalista, scrittore e drammaturgo italiano

Questi sono i motivi per cui nessun fiore progressista è stato posato sulla tomba di Alan F. Paton. Così a quest'uomo, che ha dedicato l'intera sua vita e le sue opere alla battaglia antirazzista, è toccato il paradosso di ricevere, in morte, un solo telegramma di condoglianze: quello del presidente sudafricano Botha.
Origine: Da Sud Africa, pace e astratti furori, L'Europeo, 29 aprile 1988.

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“Occhio a chi spinge a cambiare Ranieri. Quando sono arrivato ho sempre fatto di più di chi mi aveva preceduto, e quando sono andato via chi è arrivato ha fatto peggio.”

Claudio Ranieri (1951) allenatore di calcio e ex calciatore italiano

Origine: Citato in Ranieri: "Occhio a mandarmi via" http://www.sport.it/calcio/roma/roma-ranieri-occhio-a-mandarmi-via/, Sport.it, 29 ottobre 2010.

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“In nessuna «Compagnia» Gesù si sarebbe trovato peggio che in quella che porta il suo nome.”

Roberto Gervaso (1937) storico, scrittore, giornalista

Origine: Aforismi, p. 45

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“Le regole per scrivere bene (adattate da Umberto Eco)

1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.

2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.

3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.

4. Esprimiti siccome ti nutri.

5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.

6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.

7. Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.

8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.

9. Non generalizzare mai.

10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.

11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.”

12. I paragoni sono come le frasi fatte.

13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).

14. Solo gli stronzi usano parole volgari.

15. Sii sempre più o meno specifico.

16. L'iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive.

17. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.

18. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.

19. Metti, le virgole, al posto giusto.

20. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.

21. Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso e! tacòn del buso.

22. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.

23. C’è davvero bisogno di domande retoriche?

24. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.

25. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia.

26. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.

27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!

28. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.

29. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.

30. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio.

31. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).

32. Cura puntiliosamente l’ortograffia.

33. Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni.

34. Non andare troppo sovente a capo.
Almeno, non quando non serve.

35. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.

36. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.

37. Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni.

38. Non indulgere ad arcaismi, apax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differanza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competente cognitive del destinatario.

39. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.

40. Una frase compiuta deve avere.”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano
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“Quello che valeva ai suoi tempi vale ancora e varrà sempre: in ogni tempo, il Bello è assai più redditizio del Bene.
- Rifletta. Il Bene non lascia alcuna traccia materiale, e dunque nessuna traccia, perché lei sa quanto valga la gratitudine degli uomini. Nulla si dimentica in fretta quanto il Bene. C'è di peggio: nulla passa tanto inosservato quanto il Bene, perché il vero Bene non pronuncia mai il suo nome e, se lo pronuncia, cessa di essere Bene per diventare propaganda. Il Bello invece può durare per sempre: in sè è la sua stessa traccia. Si parla di lui e di coloro che lo hanno servito. Il che dimostra che il Bello e il Bene sono retti da leggi opposte: più si parla del Bello, più diventa bello; più si parla del Bene, meno esso lo è. Insomma, un individuo responsabile che si voti alla causa del Bene fa un cattivo investimento.
-Del Male, però, se ne parla!
-Ah, certo: il Male è ancora più redditizio del Bello. Quelli che hanno puntato sul Male hanno fatto l' investimento migliore. I nomi dei benefattori del suo tempo sono stati dimenticati da un pezzo; quelli di Stalin o di Mussolini ci suonano ancora familiari.
-Già. Lei è di origine svedese. Se fosse stato di origine ebraica, forse il genocidio nazista le sarebbe sembrato una sfida più interessante.
- Non ne sarei così sicuro. I popoli ci tengono ai loro antenati martiri. E' la sola aristocrazia che non viene mai contestata.
- Sia gentile, parliamo d'altro. La mia capacità di cinismo ha fatto il pieno.”

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“Ho bevuto fino a impazzire, mi sono stordita con le droghe a sedici anni, sono sgattaiolata fuori con uomini adulti per andare all’ultimo spettacolo del Fillmore East, ho vissuto nuda nelle comuni e ho rubato. Ho scritto la mia tesi sul suicidio nella poesia contemporanea americana lavorando come barista mentre mi facevo scopare sul tavolo da biliardo nel retro. Sono stata un’assistente in una clinica per schizofrenici a Chelsea e capogruppo in un centro d’accoglienza per senzatetto sulla Trentesima. Ho seguito le tracce di Giovanna d’Arco in Francia, preso un treno per Roma a mezzanotte e indossato tacchi a spillo per una lesbica italiana feticista della pelle. Ho preso acidi per tre giorni sul treno da Montréal a Vancouver, dove ho passato una notte con un famoso musicista jazz musulmano che mi ha sedotto con il suo sassofono e le sue invocazioni predicatorie. Ho trovato il modo di entrare in campi di accoglienza per vittime di stupro in Bosnia, ho indossato il burqa nell’Afghanistan dei talebani, ho guidato caricata a caffè attraverso le strade minate del Kosovo. Dovevo vedere, sapere, toccare, trovare l’orecchio. Forse stavo inscenando la mia cattiveria, o cercando la mia bontà, o avvicinandomi alla disumanità più profonda per provare a capire come sopravvivere al peggio di cui siamo capaci. Poi sono andata in Congo, ed è là che tutto è andato in frantumi. Là, dove, in un solo colpo, i peggiori atti di crudeltà incontravano la più pura gentilezza. Ero arrivata fin là.”

Eve Ensler (1953) drammaturga statunitense

Nel corpo del mondo. La mia malattia e il dolore delle donne che ho incontrato

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“Simone de Beauvoir che scrive la leggenda di Sartre, scolpendo la statua del grand'uomo, sacrificando tutta la verità alla mitologia, fornisce la versione parigina e quindi francese, e quindi europea, e quindi mondiale, della vicenda. Ne, scrive: “Di fronte a un vasto pubblico egli (Camus) dichiarò: “amo la Giustizia, ma prima di essa difenderò mia madre” il che significava mettersi dalla parte dei. Il peggio era che al tempo stesso dava a intendere che si manteneva al di sopra della mischia, avvallando così quanti desideravano ocncilaire questa guerra e i suoi metodi con l'umanesimo borghese.”
È lo stesso libro in cui la liberazione di Sartre dallo stalag nell'aprile del 1941, dovuta probabilmente a un intervento del filo nazista Drieu la Rochelle, si trasforma in un'evasione; in cui la partecipazione di Sartre alla rivista collaborazionistadurante la guerra viene presentata come un errore commesso una sola volta nel 1941, (mentre sappiamo che in realtà ancora nel settembre del 1943 il filosofo entra a far parte di una giunta organizzata dal giornale e il 5 febbraio del 1944 scrive l'elogio funebre di quel Giradoux che aveva celebrato le virtù del Reich nazista), e varie altre verità sulla Resistenza della famosa coppia.
Camus paga per la rettitudine, per l'integrità, per la correttezza delle proprie battaglie, paga per l'onestà, per la passione nei confronti della verità, paga per aver partecipato alla Resistenza quando molti avevano resistito così poco, paga per i propri successi, per le vendite formidabili dei propri libri, paga per il talento e paga, ovviamente, per il Nobel, paga per il fatto di non essere corruttibile, di non aver bisogno di mentire quando si è trattato di tracciare la retta via, paga per la giovinezza, la bellezza, il successo con le donne, paga per la vita filosofica che suona come un rimprovero di fronte all'esistenza di tanti falsari, paga per la fedeltà all'infanzia passata in mezzo alla gente umile, paga per non aver tradito e venduto niente, paga per essere entrato con effrazione, lui figlio di povera gente, nel mono bene di Saint-Germain-des-Prés, paga per aver scelto la Giustizia, la libertà e il popolo in un universo di intellettuali affascinati dalla violenza, dalla ferocia e dalle idee, paga per essere un autodidatta riuscito, paga per aver scritto lui, figlio di un'analfabeta, libri che non avrebbe mai dovuto scrivere perché riservati all' élite, paga perché a fare da legge, sono il risentimento, l'invidia, l'astio e la gelosia.”

Michel Onfray (1959) filosofo francese
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“Un altro oggetto col quale si riesce ottimamente a procurarsi delle emozioni in Germania è la comune carrozzella per bambini. A quel che si può fare o non si può fare con un Kinderwagen, come lo chiamano laggiù, sono dedicate pagine e pagine nei codici tedeschi; dopo aver letto quelle pagine, si deve concludere che l'uomo capace di spingere una carrozzella per bambini in una città tedesca, senza infrangere la legge, sarebbe tagliato per la carriera diplomatica. Non si può andare a passo di lumaca con una carrozzella per bambini. Né si può andare troppo in fretta. Non si deve intralciare il cammino dei passanti con la carrozzella, e se qualcuno si trova sulla sua strada, è la carrozzella che deve togliersi di mezzo. Se ci si vuol fermare bisogna andare nel luogo appositamente designato, dove le carrozzelle si possono fermare, e quando si arriva là, ci si deve fermare. Non si può attraversare la strada con una carrozzella; se voi e il bambino abitate dall'altra parte della strada, peggio per voi. Non dovete lasciare la vostra carrozzella da nessuna parte, e soltanto in certi luoghi ve la potete portare dietro. Direi che, in Germania, chi porta in giro una carrozzella per bambini, si può procurare in mezz'ora tante grane, da averne abbastanza per un mese. Qualunque giovane inglese desideroso di attaccar lite con la polizia, otterebbe magnificamente lo scopo andando in Germania e portando con sé una carrozzella per bambini.”

Origine: Tre uomini a zonzo, pp. 162-163

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“La regina si fermò davanti a Spears, guardandolo dall’alto dei suoi quattro metri di statura.
— Proprio così, puttana! Sono l’uomo che ha il fuoco! Quello che ti cuoce i bambini! Osa solo sfiorarmi e vedrai che bella frittata mi preparo!
Al pari dei cani, gli alieni non erano in grado di sorridere. Tuttavia, dal modo in cui la regina muoveva le mascelle, pareva proprio che stesse ridendo. Allungò uno dei piccoli arti superiori e colpì l’accendino facendolo volare via.
— Maledizione!
Poi afferrò Spears e lo sollevò da terra. Bestemmiando e divincolandosi, lui si tolse il sigaro di bocca e cercò di bruciarla con l’estremità ardente. Stava accadendo il peggio! Non doveva, non poteva finire così! Lui aveva sempre tutto sotto controllo!
La regina allungò un arto e strinse tra i possenti artigli il collo del generale.
— No, non fatelo! Non datele retta! Sono io il vostro comandante! Ubbidite ai miei ordini! Fermatela! Fermatela!
Non poté aggiungere altro. Il suo ultimo pensiero fu che qualcuno aveva commesso un errore. Ed ebbe anche il tempo di capire che quel qualcuno era proprio lui, che la regina stava solo aspettando il momento buono e che quel momento era arrivato…
Con un movimento fulmineo la regina decapitò Spears. Lo fece con la stessa facilità con la quale un uomo strappa un fiore dallo stelo. Gettò il corpo nel fango, ai piedi della rampa, sollevò la testa del generale per un istante, poi si sbarazzò anche di quella.”

Steve Perry (1947) scrittore statunitense

Origine: Aliens. Incubo, pp. 168-169

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