Frasi su verde
pagina 3

Ettore Sottsass photo
Albert t'Serstevens photo
Nikolaus Lenau photo
Louis Couperus photo
Matilde Serao photo
Diego Valeri photo
Raymond Benson photo
Eduard Mörike photo

“Con lieve passo tu, notte soave, | sfiori il cupo velluto, all'alba verde, | e asseconda una musica di brezze | l'orma tenue del piede | che misura le ore. | In te assorta, di te obliosa, sogni: | sogna con te l'anima del creato.”

Eduard Mörike (1804–1875) scrittore tedesco

Origine: Da Duetto notturno, in Cristina Campo, La tigre assenza, a cura e con una nota di Margherita Pieracci Harwell, traduzione di Cristina Campo, Adelphi, Milano, 2001, p. 69. ISBN 8845908321

Loris J. Bononi photo

“Risuscitati, ci alzammo. Era verde la sera. Ripresa la via del monte fummo presenti, in tempo, ai funerali del sole.”

Loris J. Bononi (1929–2012) farmacologo, scrittore e poeta italiano

Diario postumo

Tessa Gelisio photo
Walt Whitman photo
Gesualdo Bufalino photo
Georg Trakl photo
Aldo Leopold photo

“Tutto inizia con un'ampia striscia di limo steso in strati fini sulla sabbia di una riva che si prosciuga. Man mano che lentamente si asciuga al sole, i cardellini si bagnano nelle sue pozze, e daini, aironi, pivieri, tartarughe, procioni la ricoprono con i ricami delle loro impronte. Non c'è nulla che preannunzi, in questo stadio, il verificarsi di nuovi eventi.
Ma quando vedo la striscia di limo farsi verde di eleocharis, sto più attento a quel che può accadere, perché questo è il segno che il fiume è in vena di dipingere. Quasi subito l'eleocharis diviene un denso prato erboso, così spesso e lussureggiante che i topi campagnoli dei pianori poco più in alto non possono resistere alla tentazione. Si muovono in massa sul verde pascolo, e trascorrono le notti strusciando i fianchi sul tappeto vellutato. Un labirinto di impronte ben rilevate parla per il loro entusiasmo. Il cervo passeggia avanti e indietro sul tappeto di eleocharis, in apparenza solo per il piacere di camminarvi sopra. Persino una talpa tutta casa ha attraversato sottoterra il banco asciutto del fiume fino alla striscia di eleocharis, dove può sollevare la zolla erbosa e giocarvi a sazietà.”

Aldo Leopold (1887–1948) ecologo statunitense

Origine: Da A Sand County Almanac; citato in Peter S. Wenz, Ecologia, moralità e caccia, in Aa. Vv., Etica e animali, traduzione di Brunella Casalini, Liguori Editore, Napoli, 1998, p. 274. ISBN 88-207-2686-6

Jerome Klapka Jerome photo
Milán Füst photo
Georg Trakl photo
Francesco Petrarca photo
Michele Criscitiello photo
Katherine Alice Applegate photo
Federico De Roberto photo
Giovanni Marradi photo
Thor Hushovd photo
Baldassarre Castiglione photo
Mario Pappagallo photo

“[Su Giorgio Morandi] Non ebbe mai un atelier nel senso pomposo del termine. Viveva e lavorava in una camera di media grandezza, una finestra della quale dava su un piccolo cortile ricoperto di verde […]. Qui si trovava anche la sua brandina, un vecchio scrittoio e il tavolo da disegno, una specie di libreria, il cavalletto e poi tutt'intorno su stretti scaffali l'arsenale, in attesa discreta, delle semplici cose che noi tutti conosciamo attraverso le sue nature morte: bottiglie, recipienti, vasi, brocche, utensili da cucina, scatole. Le aveva scovate chissà dove, per lo più da rigattieri, si era innamorato di ciascuna di esse, le aveva portate a casa una ad una, per poi disporre in fila questi trovatelli quali suoi compagni di stanza, in via sperimentale e con grandi speranze. Qui si trovavano dunque i suoi modelli veri e propri: le "cose" nel loro isolamento silenzioso, gli interlocutori del suo incessante dialogo. […] Quanto più essi diventavano parte del suo mondo abituale, dimostrando il proprio diritto di cittadinanza attraverso un crescente strato di polvere, tanto più gli stavano a cuore. Tutto ciò sembrava molto ordinato in modo piuttosto piccolo-borghese, relativamente ordinato; infatti attorno, davanti e dietro al cavalletto vi era abbastanza spesso una traccia evidente di inquietudine e di caos. Là si trovava una consolle a tre ripiani. Nel settore più basso, che poteva comprendere anche il pavimento, giaceva una confusione di quegli oggetti che l'avevano colpito a un primo esame ma che poi gli si erano dimostrati insufficienti per un discorso prolungato. Al piano di sopra si trovavano oggetti come comparse in attesa di una ancor possibile entrata in scena. Ma la scena, sulla quale comparivano i protagonisti scelti come interlocutori di un lungo dialogo, si trovava nell'ultimo ripiano, situato pressoché all'altezza degli occhi. Lì si trovavano queste cose scelte in tutta la loro imperturbabile solitudine; nelle mutevoli composizioni acquisivano una sconcertante personalità e cercavano anche di allacciare tra loro delle sottili relazioni dalle quali si costituiva pian piano, lenta-mente dalla loro prossimità, una compagine armonica. L'arrangiatore paziente era Morandi, che stava a vedere con dedizione ed ansia estreme il lento formarsi della comparsa delle cose; tutto ciò poteva durare dei giorni. […] E in questa comunicazione meditativa, che si faceva sempre più stretta, la distanza tra le cose e l'io contemplante era abolita […], sicché l'immagine infine raggiunta, la controimmagine che rispondeva al pittore, era al tempo stesso la sua autorappresentazione. Giunto a questo punto, Morandi si metteva a dipingere e trasponeva questa realtà, che egli aveva prefigurato con tanta cura, nella visualità del quadro, nella "seconda", più comprensiva realtà. Il vero e proprio atto pittorico durava spesso solo poche ore. Alcuni quadri mostrano chiaramente le tracce di una certa corsività nella pennellata. Sono segni di spontaneità, di un'estrema visione creatrice divampante come la fiamma di una candela che sprigiona l'ultimo guizzo.”

Werner Haftmann (1912–1999) storico dell'arte tedesco

Origine: Citato in Marilena Pasquali, Morandi, Art Dossier, n°50, Giunti, Firenze, ISBN 88-09-76143-X, pp. 6-8.

Tommaso Landolfi photo
Léon Palustre de Montifaut photo
Walt Whitman photo
John Fante photo
Aldo Palazzeschi photo
Antonio Cocchi photo
Federigo Verdinois photo
John Ronald Reuel Tolkien photo
Angelo Branduardi photo

“Il 21 febbraio, quattro giorni dopo l'arresto di Chiesa, viene a farmi visita Ugo Finetti, vicepresidente della Regione Lombardia, magna pars del socialismo milanese. Lo accompagna Paolo Berlusconi, che non è ancora l'editore del Giornale (lo diventerà il 16 luglio: e per questo Montanelli fin dal 20 gennaio aveva scritto a Silvio informandolo che il preannunciato passaggio di proprietà non avrebbe potuto modificare le intese sull'indipendenza del Giornale e del suo direttore, a suo tempo intercorse con Silvio e «sempre rispettate»). Finetti era pallido, Paolo aveva l'aria di essere seccato per il fatto che i vari appelli rivolti a me da esponenti della Fininvest, affinché Il Giornale non turbasse i rapporti del gruppo con il Psi, continuassero a cadere nel vuoto. Finetti ha una cartella con articoli della nostra cronaca milanese, sottolineati con evidenziatore color verde pisello. Me li consegna affinché io possa contestarli ai colleghi cronisti. «I giudici della Procura – mi spiega Finetti – fanno i fascicoli con i ritagli dei giornali, proprio come questo: poi, quando succede qualcosa, si trovano una documentazione già abbondante e vanno a scavarvi quello che vogliono.»”

Federico Orlando (1928–2014) giornalista e politico italiano

Paolo Berlusconi taglia corto: «Con le istituzioni, Regione, Comune, Fiera, noi dobbiamo lavorare, perciò dobbiamo poter mantenere buoni rapporti».
Il sabato andavamo ad Arcore

Felix Salten photo
Gianni Fochi photo
Alfred Edmund Brehm photo
Rocco Scotellaro photo
Leo Ortolani photo
Giovanni Pascoli photo
Leopoldo Franchetti photo
Salvatore Quasimodo photo
Ho Chi Minh photo
Robert Jordan photo
Tommaso Landolfi photo

“Bagheria è un ammasso informe di casupole ma le sue ville si ergono fra quelle casupole e il verde dei limoni, che è un verde perenne, che non teme l'alternarsi delle stagioni.”

Cesare Brandi (1906–1988) storico dell'arte, critico d'arte e saggista italiano

Origine: Dalla serie di documentari Rai-Tv A tu per tu con l'opera d'arte – Palermo e la Conca d'Oro, testo di Cesare Brandi, regia di Franco Simongini, 1984. Video https://www.youtube.com/watch?v=iAcebE7dUtY disponibile su Youtube.com.

Jerome Klapka Jerome photo
Walt Whitman photo
Ferdinand Gregorovius photo
Walt Whitman photo
William Makepeace Thackeray photo
Cormac McCarthy photo
Adriano Celentano photo
Andrea Camilleri photo
Vittorio Sereni photo
Enrico Panzacchi photo
Alda Merini photo

“Era bacio lo so era sfinimento | Era questo mio verde tramortire | a sommo dei colori dell'attesa.”

Alda Merini (1931–2009) poetessa italiana

Questa corda di vento di cammina
Come polvere o vento

William Somerset Maugham photo
Walt Whitman photo
Torquato Tasso photo
Alberto Malesani photo

“Beh, guarda… io… Noi due non ci conosciamo, sicuramente non ci conosciamo. Però… apro una parentesi veloce, senza polemiche e senza niente. Credo che tu non sia stato… non sei molto al corrente della mia carriera., la Fiorentina anc… eh però, però nel mio curriculum… Però, se ti devo dire la verità, ti devo dir la verità… arrivato qua mi sembra di esser tornato ai tempi del Chievo. Però cosa c'è qua? Che respiri un'aria, pur essendo piccola… ecco la differenza, eh… c'è, c'è aria di una società mol… importante, secondo me. Ecco, queste sono le mie prime sensazioni quando mi son calato nel nero-verde.
[…] E quando vieni fuori da una situazione di 'sto tipo qua, che comunque poi ti hanno scelto, beh, parti ancora più rinvigorito, perché vuol dire che… che tu li hai convinti e… e che è una cosa bella! Se tu invece vieni fuori da situazioni forzate, eccetera, non sta bene, capisci? Ecco, questa l'ho vissuta molto bene. Perché comunque credo che alla fine dopo, o per un motivo o per l'altro, la scelta è caduta su di me perché ero quello… quello a cui la scoietà voleva arrivare.
[…] Esonero se tu fai… Allora, chiaro che se tu fai 2 anni di carriera, la statistica, magari fai 2 esoneri di fila, è un conto. Se tu fai 20 anni di Serie A e lavori anche all'estero qualche esonero ci sta, vai a vedere le carriere degli allenatori… Poi dopo, sai… un conto è lavorare in un posto, un conto è lavorare in un altro posto. È una cosa normale in un… in un trand, diciamo di lavoro di un allenatore. La vivo, l'ho sempre vissuta… chiaro che non fa mai piacere essere esonerati, però bisogna sempre trovare l'energia e la forza di andare avanti, di capire perché comunque sei stato esonerato, di cercare di, di, di, di… di avere quel coraggio di insistere e di migliorarti in modo che poi di far ricredere anche chi ti ha esonerato, ecco, questo ti deve sempre animare secondo me. […] Modena, Modena fu… il mio esonero è stato perché c'è stata incompatibilità col direttore sportivo Tosi. Non è stato un esonero di quelli… e non c'era incompatibilità, io purtroppo ho un carattere di quelli, allora magari più di adesso, avevo un carattere che io non, non… non ci si deve sposare per forza nella vita, se c'è incompatibilità ci si lascia. Ecco, di Modena ho 'sto ricordo qua.
[…] Però sono parito dalle giovanili, ho fatto un percorso, un cammino credo giusto e mi hanno scelto per allenare la prima squadra, ho fatto 2 anni di allenatore in seconda, ho imparato; poi mi hanno dato in mano la squadra, l'ho portata in Serie B, credo che se non è un'impresa come il Sassuolo, ci manca poco. Perché il Chievo, chi sa dov'è Verona, era un posto dove c'era la diga, ci passa l'Adige… ci sono 500 persone, e lì siamo andati in Serie B. In Serie B ho fatto 3 anni, tutti in miglioramento fino alla soglia della Serie A. Poi l'ho lasciato… l'ho lasciato perché sai, e lo sa anche il Sassuolo, tu quando vai, ad esempio il Sassuolo va in Serie A e cerca il giocatore di grande esperianze, eccetera, a volte ti senti dire di no. Quindi al Chievo c'era questo grande enigma. Noi eravamo in B madovevamo fare ancora con giocatori di C. Quindi sono state grandi imprese quelle lì. Perché, chi veniva al Chievo? Capisci? Chi veniva… adesso al Chievo ci va anche il grande giocatore, ma allora figurati. Quindi, abbiamo seminato insieme anche là con una grande società insieme con buon lavoro di gruppo, e siamo arrivati alla soglia della Serie A, che dopo l'ha ottenuta Del Neri dopo 2 anni. Però bisogna guardare anche il lavoro precedente, perché non è che tutto quanto è da buttare a mare, capito? Ecco, questo voglio dire.
[…] Io quando la mattina apro gli occhi e guardo il cielo ringrazio il Signore, perché credo che bisogna anche nella vita essere… Io credo di aver fatto, di avere avuto la fortuna di fare il lavoro che mi piace e di averlo svolto in maniera professionale al massimo e sono ancora qua dopo 20 che ho questa voglia qua perché penso che sia… per me è il più bel lavoro del mondo. E mi limito a dire questo, capito? Cioè, non ho nessun rimpianto, non ho nessun rammarico. La carriera di un allenatore purtroppo, o bene o male, ha degli alti e bassi e bisogna accetarli, bisogna sempre essere lì sul pezzo, a migliorarsi, a… la voglia di, di… altrimenti quando non c'è quella voglia lì bisogna smettere. Se non c'hai quella voglia lì bisogna smettere, qualsiasi tipo di lavoro. Oppure cambiare lavoro. Io questa voglia qua ce l'ho ancora, quindi sono qua con la voglia di, di, di… di trasmettere le, le, le, le, le, le mie sensazioni e le mie motivazioni a questa società ma soprattutto ai ragazzi.”

Alberto Malesani (1954) allenatore di calcio e ex calciatore italiano
Girolamo Gigli photo

“Una buona cuoca è come una maga che dispensa felicità.”

Elsa Schiaparelli (1890–1973) stilista italiana

da Shocking Life, 1954; citato in Roberta Deiana, Invito a cena con aforisma, Il leone verde edizioni, 2011

Fred Uhlman photo
Howard Phillips Lovecraft photo
Zadie Smith photo
Rainer Maria Rilke photo
Ian McEwan photo
Emilio Salgari photo
Gabriele d'Annunzio photo
Ann Brashares photo
Douglas Adams photo
Francis Scott Fitzgerald photo
Bernard Malamud photo
Grazia Deledda photo

“Eccola dunque col pensiero laggiù.
Le par d’essere ancora fanciulla, arrampicata sul belvedere del prete, in una sera di maggio. Una grande luna di rame sorge dal mare, e tutto il mondo pare d’oro e di perla. La fisarmonica riempie coi suoi gridi lamentosi il cortile illuminato da un fuoco d’alaterni il cui chiarore rossastro fa spiccare sul grigio del muro la figura svelta e bruna del suonatore, i visi violacei delle donne e dei ragazzi che ballano il ballo sardo. Le ombre si muovono fantastiche sull’erba calpestata e sui muri della chiesa; brillano i bottoni d’oro, i galloni argentei dei costumi, i tasti della fisarmonica: il resto si perde nella penombra perlacea della notte lunare. Noemi ricordava di non aver mai preso parte diretta alla festa, mentre le sorelle maggiori ridevano e si divertivano, e Lia accovacciata come una lepre in un angolo erboso del cortile forse fin da quel tempo meditava la fuga.
La festa durava nove giorni di cui gli ultimi tre diventavano un ballo tondo continuo accompagnato da suoni e canti: Noemi stava sempre sul belvedere, tra gli avanzi del banchetto; intorno a lei scintillavano le bottiglie vuote, i piatti rotti, qualche mela d’un verde ghiacciato, un vassoio e un cucchiaino dimenticati; anche le stelle oscillavano sopra il cortile come scosse dal ritmo della danza. No, ella non ballava, non rideva, ma le bastava veder la gente a divertirsi perché sperava di poter anche lei prender parte alla festa della vita.
Ma gli anni eran passati e la festa della vita s’era svolta lontana dal paesetto, e per poterne prender parte sua sorella Lia era fuggita di casa…
Lei, Noemi, era rimasta sul balcone cadente della vecchia dimora come un tempo sul belvedere del prete.”

Grazia Deledda (1871–1936) scrittrice italiana

Reeds in the Wind

Salvator Rosa photo

“Voi negl'ochi scintillate lussuria e dimostrate una verde fiamma d'inferno.”

Salvator Rosa (1615–1673) pittore, incisore e poeta italiano

920; p. 109
Il teatro della politica

Nelly Sachs photo

“Futuro | fossile verde | nella roccia di silenzio || Addio dice il fumo | e descrive cosa bruciata.”

Nelly Sachs (1891–1970) poetessa e scrittrice tedesca

Apriti notte

Emily Dickinson photo
Haile Selassie photo
Anna Maria Ortese photo
Kwame Nkrumah photo
Salvatore Di Giacomo photo

“[Giacinto Gigante] Uno strano uomo: la sua casa era piena di colombi; spesso egli dipingeva con qualcuna delle innocenti bestiole appollaiate sugli omeri e spesso una grande lucertola verde gli veniva a mangiare le miche di pan fresco sulla tavola sparsa di colori, di pennelli, di disegni.”

Salvatore Di Giacomo (1860–1934) poeta, drammaturgo e saggista italiano

Origine: Citato in Francesco Bruno, Il Decadentismo in Italia e in Europa, a cura di Elio Bruno, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1998, p. 103. ISBN 88-8114-727-0
Origine: La Scuola di Posillipo, p. 968

Scipione (Gino Bonichi) photo
Emily Dickinson photo
Nando dalla Chiesa photo