Frasi su dopo
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“[…] l'allenatore è come il pesce, dopo un po' puzza…”

Maurizio Sarri (1959) allenatore di calcio italiano

Origine: Dall'intervista rilasciata dopo la sfida di campionato tra Lazio e Napoli, 9 aprile 2017; citato in Sarri: "Io bandiera del Napoli? Dopo un po' il pesce puzza.." http://www.gazzetta.it/Calcio/Serie-A/Napoli/09-04-2017/sarri-io-bandiera-napoli-un-po-pesce-puzza-190626524862.shtml, Gazzetta.it, 9 aprile 2017.

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“Figlia di una numerosa famiglia di umili origini, cresciuta in un quartiere della periferia di Mantova. Che dopo aver vissuto dolorose vicissitudini, decisi di fuggire dalla famiglia d'origine per costruirne una propria. Ma per questa decisione affrettata ebbi una vita solitaria e disagevole. L'unico e autentico amore che diede un senso alla mia vita la nascita dei miei due figli che mi diedero la forza e il coraggio di vivere. Una vita che nonostante il peso di un onere che ha segnato la mia esistenza e ormai rassegnata ed arresa ad un cognome che non mi appartiene in quanto mio padre biologico me lo ha negato. Una donna con un bagaglio di esperienze di vita inique che mi hanno indotto ha mettere fine al mio matrimonio. Ed una convivenza di undici anni con un uomo da un finale di una storia deprecabile, da depennare. Non sono certo fiera ne orgogliosa del mio vissuto, spinta dall' immenso amore per la vita è dal desiderio intenso di emergere dal l'indigenza che regnava nella mia famiglia. Ho fallito in tutti i sensi condannandomi all'autoisolamento distaccandomi dalla società e dal resto del mondo. La mia amata e bramata solitudine mi ha trasformata in una donna consapevole e decisa ad un isolamento di meditazione e di riflessione che mi ha indotto alla passione per la scrittura. Una biro e un foglio ed il desiderio di scrivere nero su bianco, per esprimere, narrare ed esporre i miei pensieri, desideri e speranze. Scrivendo racconti, frasi, poesie, partecipando a numerosi concorsi. A passo lento e cautamente sto uscendo dall'anonimato. Il mio impegno quotidiano, la perseveranza e la tenacia mi ha premiata. Il mio operato è stato inserito in Internet a disposizione di tutte le persone interessate a conoscermi anche se solo virtualmente. Orgogliosa e appagata di poter lasciare nel mondo la mia orma e una traccia della mia esistenza.”

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“[Ultime parole dopo che l'orologio gli era scivolato dalla tasca] Il mio orologio!
Meine uhr!”

Richard Wagner (1813–1883) compositore, librettista, direttore d'orchestra e saggista tedesco

Origine: Citato in Roberto Bianchin, Un museo per Wagner http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/02/11/un-museo-per-wagner.html, la Repubblica, 11 febbraio 1995.

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“Subito dopo essere vivi, la fatica più grossa è fare del sesso.”

Andy Warhol (1928–1987) pittore, scultore, regista, produttore cinematografico, direttore della fotografia, attore, sceneggiatore e…

La cosa più bella di Firenze è McDonald's

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“E dopo tutto cos'è una bugia? Solo la verità in maschera.”

George Gordon Byron (1788–1824) poeta e politico inglese

XI, 37

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“Il problema con la Chiesa è che ti dicono: muori adesso, paga dopo.”

Woody Allen (1935) regista, sceneggiatore, attore, compositore, scrittore e commediografo statunitense

“Certa gente, anche in area cristiana, dopo aver buttato via il mistero, va poi a comperarlo, di soppiatto, al mercato nero della magia e pratiche affini.”

Alessandro Pronzato (1932–2018) sacerdote cattolico italiano, giornalista, scrittore e professore

Prega per noi!

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“Dopo un breve sonno, vegliamo in eterno, | e la morte non sarà più: morte, tu morirai.”

Origine: Da Morte non essere orgogliosa, Holy Sonnets, X.

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“Dopo aver mentito occorre buona memoria.”

Pierre Corneille (1606–1684) drammaturgo e scrittore francese

da Il bugiardo
Il bugiardo

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“Alcun non può saper da chi sia amato | Quando felice in su la ruota siede; | Però c'ha i veri e i finti amici a lato, | Che mostran tutti una medesma fede. | Se poi si cangia in tristo il lieto stato, | Volta la turba adulatrice il piede; | E quel che di cor ama, riman forte, | Et ama il suo Signor dopo la morte.”

XIX, 1
Orlando furioso
Variante: Alcun non può saper da chi sia amato,
Quando felice in su la ruota siede:
Però c'ha i veri e i finti amici a lato,
Che mostran tutti una medesma fede.
Se poi si cangia in tristo il lieto stato,
Volta la turba adulatrice il piede;
E quel che di cor ama riman forte,
Ed ama il suo signor dopo la morte.

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“E mi svolse (fors'anche perché fossi preparato a gli esperimenti spiritici, che si sarebbero fatti questa volta in camera mia, per procurarmi un divertimento) mi svolse, dico, una sua concezione filosofica, speciosissima, che si potrebbe forse chiamare lanterninosofia. Di tratto in tratto, il brav'uomo s'interrompeva per domandarmi: – Dorme, signor Meis? E io ero tentato di rispondergli: – Sì, grazie, dormo, signor Anselmo. Ma poiché l'intenzione in fondo era buona, di tenermi cioè compagnia, gli rispondevo che mi divertivo invece moltissimo e lo pregavo anzi di seguitare. E il signor Anselmo, seguitando, mi dimostrava che, per nostra disgrazia, noi non siamo come l'albero che vive e non si sente, a cui la terra, il sole, l'aria, la pioggia, il vento, non sembra che sieno cose ch'esso non sia: cose amiche o nocive. A noi uomini, invece, nascendo, è toccato un tristo privilegio: quello di sentirci vivere, con la bella illusione che ne risulta: di prendere cioè come una realtà fuori di noi questo nostro interno sentimento della vita, mutabile e vario, secondo i tempi, i casi e la fortuna. E questo sentimento della vita per il signor Anselmo era appunto come un lanternino che ciascuno di noi porta in sé acceso; un lanternino che ci fa vedere sperduti su la terra, e ci fa vedere il male e il bene; un lanternino che projetta tutt'intorno a noi un cerchio più o meno ampio di luce, di là dal quale è l'ombra nera, l'ombra paurosa che non esisterebbe, se il lanternino non fosse acceso in noi, ma che noi dobbiamo pur troppo creder vera, fintanto ch'esso si mantiene vivo in noi. Spento alla fine a un soffio, ci accoglierà la notte perpetua dopo il giorno fumoso della nostra illusione, o non rimarremo noi piuttosto alla mercé dell'Essere, che avrà soltanto rotto le vane forme della nostra ragione? – Dorme, signor Meis? – Segua, segua pure, signor Anselmo: non dormo. Mi par quasi di vederlo, codesto suo lanternino. – Ah, bene… Ma poiché lei ha l'occhio offeso, non ci addentriamo troppo nella filosofia, eh? e cerchiamo piuttosto d'inseguire per ispasso le lucciole sperdute, che sarebbero i nostri lanternini, nel bujo della sorte umana. Io direi innanzi tutto che son di tanti colori; che ne dice lei? secondo il vetro che ci fornisce l'illusione, gran mercantessa, gran mercantessa di vetri colorati. A me sembra però, signor Meis, che in certe età della storia, come in certe stagioni della vita individuale, si potrebbe determinare il predominio d'un dato colore, eh? In ogni età, infatti, si suole stabilire tra gli uomini un certo accordo di sentimenti che dà lume e colore a quei lanternoni che sono i termini astratti: Verità, Virtù, Bellezza, Onore, e che so io… E non le pare che fosse rosso, ad esempio, il lanternone della Virtù pagana? Di color violetto, color deprimente, quello della Virtù cristiana. Il lume d'una idea comune è alimentato dal sentimento collettivo; se questo sentimento però si scinde, rimane sì in piedi la lanterna del termine astratto, ma la fiamma dell'idea vi crepita dentro e vi guizza e vi singhiozza, come suole avvenire in tutti i periodi che son detti di transizione. Non sono poi rare nella storia certe fiere ventate che spengono d'un tratto tutti quei lanternoni. Che piacere! Nell'improvviso bujo, allora è indescrivibile lo scompiglio delle singole lanternine: chi va di qua, chi di là, chi torna indietro, chi si raggira; nessuna più trova la via: si urtano, s'aggregano per un momento in dieci, in venti; ma non possono mettersi d'accordo, e tornano a sparpagliarsi in gran confusione, in furia angosciosa: come le formiche che non trovino più la bocca del formicajo, otturata per ispasso da un bambino crudele. Mi pare, signor Meis, che noi ci troviamo adesso in uno di questi momenti. Gran bujo e gran confusione! Tutti i lanternoni, spenti. A chi dobbiamo rivolgerci? Indietro, forse? Alle lucernette superstiti, a quelle che i grandi morti lasciarono accese su le loro tombe?”

Luigi Pirandello (1867–1936) drammaturgo, scrittore e poeta italiano premio Nobel per la Letteratura nel 1934

Cap XIII

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“Oggi ti vorrei raccontare un poco di Cézanne. Per quanto riguarda il lavoro, così afferma, ha vissuto da bohémien fino a quarant'anni. Solo più tardi, con la conoscenza di Pissarro, ha preso gusto al lavoro. Ma, allora, fino al punto di passare gli ultimi trent'anni della sua vita non facendo altro che lavorare. Senza gioia invero, come sembra, con una rabbia incessante, in conflitto con ogni sua singola opera, perché nessuna di esse gli sembrava raggiungere ciò che egli riteneva essere la cosa più indispensabile. La chiamava la réalisation, e la trovava nei "veneziani" che aveva visto e rivisto al Louvre e apprezzava incodizionalmente. Il convincente, il farsi cosa. La realtà sublimata fino a divenire indistruttibile attraverso la propria esperienza dell'oggetto, era questo che gli pareva l'intento più intimo del suo lavoro; vecchio, malandato, ogni sera consunto fino allo spasimo dal regolare lavoro giornaliero (tanto che spesso andava a dormire alle sei, all'imbrunire, dopo una cena mandata giù distrattamente), arrabbiato, diffidente, deriso ogni qual volta si recava al suo atelier, schernito, maltrattato… sperava un giorno, di raggiungere quel compimento che egli sentiva come l'unico essenziale. In tal modo […] egli aveva esacerbato le difficoltà del suo lavoro nella maniera più ostinata… si muoveva avanti e indietro nel suo studio, che aveva la luce sbagliata, in quanto il capomastro non aveva ritenuto necessario dare ascolto a quel vecchio bizzarro che ad Aix erano tutti d'accordo nel non prendere sul serio […].”

Rainer Maria Rilke (1875–1926) scrittore, poeta e drammaturgo austriaco

Lettera a Clara, 9 ottobre 1907
Lettere su Cézanne

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“Batte un'ora… Non contiamo le ore se non dopo che sono perdute.”

Edward Young (1683–1765) poeta britannico

1819

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“La storia si è fermata nel 1936. Dopo, è solo propaganda.”

George Orwell (1903–1950) scrittore britannico

da 1984; citato in Corriere della sera, 15 agosto 2003

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“[Dopo la revoca del titolo mondiale dei pesi massimi per aver rifiutato di entrare nelle forze armate] Nessun vietnamita mi ha mai chiamato negro.”

Muhammad Ali (1942–2016) pugile statunitense

Citazioni di Muhammad Alì
Origine: Citato in Charles Shaar Murray, Jimi Hendrix: una chitarra per il secolo (Grosstown Traffic: Jim Hendrix and post-war pop), traduzione di Massimo Cotto, Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano, 1992. ISBN 88-07-07025-1

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“Dopo mio marito e Marlon Brando, penso che Yves Montand sia l'uomo più attraente che abbia mai incontrato.”

Marilyn Monroe (1926–1962) attrice, cantante, modella e produttrice cinematografica statunitense

Origine: Marilyn, p. 331

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“Dopo tutto c'è soltanto una razza: l'umanità.”

George Moore (1852–1933) scrittore, poeta e drammaturgo irlandese

da The bending of the bough

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“[Dopo Real Madrid-Juventus (0-2) del 5 novembre 2008, dove Del Piero siglò una storica doppietta] Certo che Del Piero non invecchia vera­mente mai!”

Diego Armando Maradona (1960) allenatore di calcio e calciatore argentino

Con data
Origine: Citato in Del Piero è meglio di Maradona http://www.tuttosport.com/calcio/champions_league/2008/11/06-8686/Del+Piero+%C3%A8+meglio+%27e+Maradona, Tuttosport.com, 6 novembre 2008.

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“Un uomo innamorato è incompleto finché non si è sposato – dopo di che è finito.”

Zsa Zsa Gabor (1917–2016) attrice ungherese naturalizzata statunitense

citato su Newsweek, New York, 28 marzo 1960

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“[Su V per Vendetta] Un adattamento toglie sempre qualcosa all'originale, ma è riuscito quando, come in questo caso, elabora ed aggiunge. Ed è davvero una bella idea che la gente arrivi ad usare la maschera di V, dopo aver ritrovato il coraggio di opporsi a un potere ingiusto.”

David Lloyd (1950) fumettista inglese

Origine: Citato in Luca Raffaelli Arriva V, il terrorista buono contro l' Inghilterra fascista http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/03/17/arriva-il-terrorista-buono-contro.html, la Repubblica, 17 marzo 2006.

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“Avevo chiesto lavoro alla Imperial Chemical Industries nel 1948 e fui chiamata per un colloquio personale. Tuttavia non sono riuscita a essere selezionata. Molti anni dopo, sono riuscita a scoprire perché ero stata respinta. I commenti scritti dai selettori sulla mia richiesta sono stati: "Questa donna è testarda, ostinata e pericolosamente presuntuosa!"”

Margaret Thatcher (1925–2013) primo ministro del Regno Unito

I had applied for a job at Imperial Chemical Industries in 1948 and was called for a personal interview. However I failed to get selected. Many years later, I succeeded in finding out why I had been rejected. The remarks written by the selectors on my application were: "This woman is headstrong, obstinate and dangerously self-opinionated!"
Post-premiership
Origine: Citato in The Power of Humor at the Workplace http://books.google.it/books?id=5ggWAQAAMAAJ&q=%22I+had+applied+for+a+job+in+1948+and+was+called+for+a+personal+interview.+However+I+failed+to+get+selected+Many+years+later,+I+succeeded+in+finding+out+why+I+had+been+rejected+The+remarks+written+by+the+selectors+on+my+application+were+This+woman+is+headstrong+obstinate+and+dangerously+self-opinionated%22&redir_esc=y, K. Sathyanarayana, 2007 in Google Books

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“Da un dibattito alla camera dei comuni del 2 luglio 2003, colonna 407 e dal dibattito alla camera dei comuni del 15 giugno 2004, colonna 697. Come risulta da una lettera per il Daily Telegraph inviata da Alistair Cooke il 2 novembre 2006, questa citazione risulta invece di Loelia Ponsonby, una delle mogli di Hugh Grosvenor, secondo duca di Westminster che disse: "Chi viene visto in un autobus dopo i 30 anni di età è un fallito.”

Margaret Thatcher (1925–2013) primo ministro del Regno Unito

EN) Anybody seen in a bus over the age of 30 has been a failure in life. In una lettera pubblicata il giorno seguente sempre nel Daily Telegraph, Hugo Vickers afferma che Loelia Ponsonby ammette essere una frase che lei stessa ha "preso in prestito" dal poeta Brian Howard.

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“In piedi davanti al caminetto, c'era un uomo di media statura, di aspetto nobile e altero, con gli occhi penetranti, la fronte ampia, un volto smagrito e ancor più allungato dal pizzo e dai baffi. Benché quell'uomo avesse trentasei o trentasette anni appena, capelli, baffi e pizzo cominciavano a farsi grigi. Quell'uomo non aveva spada, ma sembrava, in tutto il resto, un uomo di guerra: i suoi stivali di pelle di bufalo leggermente coperti di polvere indicavano che nella giornata era stato a cavallo. Quell'uomo era Armand Jean Duplessis, cardinale di Richelieu, non quale viene di solito rappresentato a noi, affranto come un vecchio, sofferente come un martire, il corpo piegato, la voce spenta, sepolto in una grande poltrona come in una tomba anticipata, vivo solo per il suo genio e capace ancora di sostenere la lotta con l'Europa soltanto per la forza del suo pensiero, diuturnamente applicato, ma quale egli era realmente in quel tempo, vale a dire destro e galante cavaliere, già debole nel corpo, ma sostenuto da quella potenza morale che ha fatto di lui uno degli uomini più straordinari che siano mai esistiti; quale egli era in quel tempo in cui si preparava, dopo aver validamente appoggiato il duca di Nevers nel ducato di Mantova, dopo aver preso Nimes, Castres e Uzès, a cacciare gli inglesi dall'isola di Ré, e ad assediare la Rochelle.”

cap. XIV L'uomo di Meung
I tre moschettieri

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“[Dopo che aveva insultato un arbitro durante una partita dei Lakers] Jack meriterebbe un Oscar da me per questa interpretazione. Ci ha dato un po' di carica extra.”

Phil Jackson (1945) cestista e allenatore di pallacanestro statunitense

Origine: Citato in Riccardo Romani, Jack Nicholson ultrà ferma il basket Usa https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2003/maggio/11/Jack_Nicholson_ultra_ferma_basket_co_0_030511053.shtml, Corriere della Sera, 11 febbraio 2003.

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“Che è un Bummel?", chiese George. "Come lo tradurreste?"
"Un Bummel", spiegai, "lo direi un viaggio, lungo o breve, senza uno scopo, regolato dalla sola necessità di ritornare entro un certo tempo al punto da cui si è partiti. A volte si va per strade piene di movimento, a volte per campi e sentieri; a volte soli per poche ore, a volte per un po' di giorni. Ma sia lungo o breve il viaggio, in questa o quella parte, si pensa sempre che il tempo vola. Si fanno dei cenni di saluto e si sorride a quelli che passano; con qualcuno ci si ferma a parlare un po', e con qualche altro si fa un tratto di strada insieme. Ci siamo interessati a tante cose, e spesso ci siamo sentiti un po' stanchi. Ma dopo tutto, ci siamo divertiti, e ci rincresce che il viaggio sia finito.”

Jerome Klapka Jerome (1859–1927) scrittore e giornalista britannico

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Variante: "Che è un Bummel?", chiese George. "Come lo tradurreste?""Un Bummel", spiegai, "lo direi un viaggio, lungo o breve, senza uno scopo, regolato dalla sola necessità di ritornare entro un certo tempo al punto da cui si è partiti. A volte si va per strade piene di movimento, a volte per campi e sentieri; a volte soli per poche ore, a volte per un po' di giorni. Ma sia lungo o breve il viaggio, in questa o quella parte, si pensa sempre che il tempo vola. Si fanno dei cenni di saluto e si sorride a quelli che passano; con qualcuno ci si ferma a parlare un po', e con qualche altro si fa un tratto di strada insieme. Ci siamo interessati a tante cose, e spesso ci siamo sentiti un po' stanchi. Ma dopo tutto, ci siamo divertiti, e ci rincresce che il viaggio sia finito."