Frasi su importante
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“Secondo me, il piede di Deinonychus rappresenta forse l'evidenza anatomica più importante, tra quelle ravvisate in tanti decenni, in merito alle abitudini e alle capacità dei dinosauri. Naturalmente, le dichiarazioni pompose di questo tipo vengono di solito respinte con facilità, ma le implicazioni funzionali del piede di Deinonychus non possono essere confutate con la medesima facilità, specialmente quando si prendono in considerazione le altre caratteristiche di questo animale. Deinonychus non poteva essere affatto "rettiliano" nel suo comportamento, nei suoi riflessi e nel suo stile di vita. Deve essere stato un animale estremamente rapace dai passi leggeri, estremamente agile e molto attivo, sensibile a tanti stimoli e svelto nelle sue reazioni. Queste caratteristiche, pertanto, denotano un livello d'attività e un indice metabolico alto inusuali per un rettile.”

John Ostrom (1928–2005) scienziato e paleontologo statunitense

In my opinion, the foot of Deinonychus is perhaps the most revealing bit of anatomical evidence pertaining to dinosaurian habits and capabilities to be discovered in many decades. Grandiose statements of this kind are, of course, easily rejected, but the functional implications of the pes of Deinonychus are not so easily discarded – especially in view of the other remarkable adaptations of this animal. Deinonychus must have been anything but "reptilian" in its behavior, responses and way of life. It must have been a fleet-footed, highly predaceous, extremely agile and very active animal, sensitive to many stimuli and quick in its responses. These in turn indicate and unusual level of activity from a reptile and suggest an unusually high metabolic rate.
Osteology of Deinonychus antirrhopus...

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“È importante avere qualcosa da aspettare con impazienza”

Raffaella Barker (1964) scrittrice inglese

Uno strano scherzo del destino

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“Chi sarà il nostro lettore noi non lo sappiamo perché non siamo un giornale di parte, e tanto meno di partito, e nemmeno di classi o di ceti. In compenso, sappiamo benissimo chi non lo sarà. Non lo sarà chi dal giornale vuole soltanto la «sensazione» […] Non lo sarà chi crede che un gol di Riva sia più importante di una crisi di governo. E infine non lo sarà chi concepisce il giornale come una fonte inesauribile di scandali fine a se stessi. Di scandali purtroppo la vita del nostro Paese è gremita, e noi non mancheremo di denunciarli con quella franchezza di cui crediamo che i nostri nomi bastino a fornire garanzia. Ma non lo faremo per metterci al rimorchio di quella insensata e cupa frenesia di dissoluzione in cui si sfoga un certo qualunquismo, non importa se di destra o di sinistra. […] Vogliamo creare, o ricreare un certo costume giornalistico di serietà e di rigore. E soprattutto aspiriamo al grande onore di venire riconosciuti come il volto e la voce di quell'Italia laboriosa e produttiva che non è soltanto Milano e la Lombardia, ma che in Milano e nella Lombardia ha la sua roccaforte e la sua guida. […] A questo lettore non abbiamo «messaggi» da lanciare. Una cosa sola vogliamo dirgli: questo giornale non ha padroni perché nemmeno noi lo siamo. Tu solo, lettore, puoi esserlo, se lo vuoi. Noi te l'offriamo.”

Indro Montanelli (1909–2001) giornalista italiano

25 giugno 1974
il Giornale

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“Perché l'importante non è mai il libro, ma l'occhio con cui lo leggi. Ed è un occhio che si forma a furia di leggere, ma soprattutto di vivere: a occhi aperti.”

Massimo Gramellini (1960) giornalista e scrittore italiano

Illusioni della convalescenza, pos. 3502
Cuori allo specchio

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“Walt Whitman era il mio poeta americano preferito: l'ho scoperto a 18 anni, l'età delle letture più importanti. Non faceva che parlare del Potomac. Ho sempre avuto la curiosità di vederlo questo grande fiume. L'immenso Potomac.”

Roberto Benigni (1952) attore, comico, showman, regista, sceneggiatore e cantante italiano

Origine: Citato in Benigni, un poeta a Washington http://ricerca.gelocal.it/ilcentro/archivio/ilcentro/2003/10/26/CT1PO_CT101.html, il Centro, 26 ottobre 2003, p. 28.

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“La sfilata di Victoria's Secret è una delle cose più importanti della mia vita. Quando sono diventata un "angelo" ho realizzato un sogno. E so che quando tutto questo finirà, un giorno mi siederò vicino a mia figlia e guarderemo al passato. Sarà un momento molto speciale.”

Adriana Lima (1981) supermodella brasiliana

Origine: Da un'intervista rilasciata al Telegraph; citato in Adriana Lima, super dieta per essere "angelo" http://www.gossip.it/news/adriana_lima_super_dieta_per_essere_angelo_news.html?ID=1320749858&start=30, Gossip.it, novembre 2011.

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“È importante che Hosni Mubarak resti in carica finché non sarà stata impostata la transizione.”

Franco Frattini (1957) politico italiano

6 febbraio 2011; citato in Alessandro Capriccioli' Dittatore ti amerò http://espresso.repubblica.it/dettaglio/dittatore-ti-amero/2145064, L'espresso, 21 febbraio 2011

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“È più facile parlare dei problemi che risolverli più facile distruggere che costruire, ma con il Ceta abbiamo costruito qualcosa di importante, soprattutto in questo momento.”

Justin Trudeau (1971) politico canadese

Origine: Citato in Trudeau, se avrà successo Ceta esempio da seguire http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2017/02/16/trudeau-se-avra-successo-ceta-esempio-da-seguire_90259249-a571-405f-bcd3-214c55937c47.html, Ansa.it, 15 febbraio 2017.

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“La croce non è un simbolo solo per i credenti è il simbolo del sacrificio per la promozione umana che viene riconosciuto anche per i non credenti. La parete bianca significa cercare di azzerare la nostra identità e le nostre radici. E l'identità è ancor più importante nel momento in cui giustamente ci apriamo ogni giorno di più al confronto e al dialogo con culture diverse.”

Maurizio Sacconi (1950) politico italiano

citato in La Corte europea dei diritti dell'uomo: «No al crocefisso nelle aule scolastiche» http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2009/3-novembre-2009/corte-europea-diritti-uomo-no-crocefisso-aule-scolastiche--1601949633889.shtml, Corriere della sera, 3 novembre 2009

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“Non ci accorgiamo subito, ma solo dopo, di quanto è importante la scelta né distratta, né casuale, di scrivere, di far durare le nostre visioni prima per noi, poi per qualcuno vicino e infine per tanti lontani e invisibili. Ma non è così semplice. A volte tutto questo diventa privilegio, abitudine, sopravvivenza. Scrivere non è necessariamente pubblicare, ripeto sempre. Ma ho scritto un solo libro e già soffro perché non riesco a pubblicarne un altro. E spesso mi irrito con quelli che vogliono entrare nel mio mondo, schernisco i miei compagni di desiderio, sono impaurito da questa orda di carta, da questa immigrazione di extracomunicanti. Perché volete entrare in questo mondo di premi farseschi, di parassiti accademici, di cretini televisivi elevati a saggisti e di saggisti che aspirano a diventare cretini televisivi? Perché, se ogni scrittore ben sa che un giorno, o tutta la vita, si sentirà sottovalutato e incompreso? Se un giorno deciderà di bruciare i suoi libri, e il giorno dopo vorrà segnare con una croce di sangue ogni volume non suo, acciocché l’Angelo Maceratore scenda e cancelli i suoi rivali dalla storia e dalle classifiche?
– E lei perché vuol vivere in questo difficile mondo? – disse il professor Virgilio.
– Giusto. Non perché non so fare altro. Ma perché non conosco niente di così confuso, inestricabile, e tuttavia sempre avventuroso.”

Achille piè veloce

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“Tradizionalmente, i Prescrittivisti tendono a essere conservatori politici e i Descrittivisti tendono a essere liberali. Ma in realtà ad avere più influenza sulle norme dell’inglese pubblico è una forma austera e rigorosa di Prescrittivismo liberale. Mi riferisco all’Inglese politicamente corretto (Ipc), secondo le cui convenzioni i poveri diventano “economicamente svantaggiati” e le persone in sedia a rotelle “diversamente abili”. Sebbene sia comune fare battute sull’Ipc, sappiate che le varie pre- e proscrizioni dell’Inglese politicamente corretto sono prese molto sul serio dai college e dalle aziende […] L’opinione personale di questo recensore è che l’Ipc prescrittivista non è solo sciocco ma è ideologicamente confuso e dannoso alla sua stessa causa.
Ed ecco la mia argomentazione. L’uso di una lingua è sempre politico, ma lo è in modo complesso. Rispetto, per esempio, al cambiamento politico, le convenzioni dell’uso possono funzionare in due modi: da un lato possono essere un riflesso del cambiamento politico e dall’altro possono essere uno strumento del cambiamento politico. La cosa importante è che queste due funzioni sono ben distinte e tali devono restare. Confonderle dà luogo alla bizzarra convinzione che l’America smetta di essere élitaria o ingiusta per il semplice fatto che gli americani smettono di usare un certo vocabolario che è storicamente associato all’élitarismo e all’ingiustizia. Questa è la pecca fondamentale dell’Ipc – che la modalità espressiva di una società produca i suoi atteggiamenti piuttosto che essere un prodotto di tali atteggiamenti – e naturalmente non è altro che l’inverso dell’illusione dello Snob conservatore secondo cui il cambiamento sociale può essere ritardato limitando il mutamento nell’uso standard della lingua.
L’Inglese politicamente corretto ha in sé un’ironia ancora più macroscopica. E cioè sebbene l’Ipc abbia la pretesa di essere il dialetto della riforma progressista, di fatto è – nella sua sostituzione orwelliana degli eufemismi dell’eguaglianza sociale al posto dell’effettiva uguaglianza sociale – molto più di aiuto ai conservatori e allo status quo di quanto non siano mai state le tradizionali prescrizioni Snob […] in altre parole, l’Ipc agisce come una forma di censura, e la censura è sempre al servizio dello status quo.
Nella pratica, dubito fortemente che un uomo con quattro figli piccoli e uno stipendio di dodicimila dollari l’anno si senta più forte o meno bistrattato da una società che ha la premura di chiamarlo “economicamente svantaggiato” invece che “povero”. Anzi, se fossi in lui, probabilmente mi sentirei offeso dal termine Ipc – non solo perché è paternalista (cosa che comunque è) ma perché è ipocrita e teso al vantaggio di chi lo pronuncia in un modo che di solito la gente trattata con paternalismo capta al volo. L’ipocrisia di base riguardo a espressioni come “economicamente svantaggiato” e “diversamente abile” è che i sostenitori dell’Ipc credono che i beneficiari della compassione e della generosità di questi termini siano i poveri e la gente in sedia a rotelle, e trascurano di nuovo una cosa che tutti sanno ma che nessuno cita mai – e cioè che parte del motivo per cui qualsiasi parlate usa un certo vocabolario è sempre il desiderio di comunicare qualcosa su se stesso. L’Ipc ha la funzione primaria di segnalare e congratulare certe virtù nel parlante – scrupoloso egualitarismo, preoccupazione per la dignità di tutti, sofisticatezza riguardo alle implicazioni politiche della lingua – e di conseguenza serve gli interessi egoistici del Pc molto più di quanto serva qualsiasi persona o gruppo da esso ribattezzato.”

David Foster Wallace (1962–2008) scrittore e saggista statunitense

Consider the Lobster and Other Essays

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“Tumad aveva il comando della scorta, come accadeva la maggior parte dei giorni in cui Bashere non aveva mansioni più importanti da affidare al giovane tenente. Bashere lo stava istruendo.
Riusciva a pensare con chiarezza e vedere al di là di ciò che gli stava di fronte: era destinato a un rango elevato, se fosse vissuto abbastanza. Un uomo alto, anche se più basso di un paio di palmi rispetto a Bael, oggi il malumore campeggiava sul suo volto come un secondo naso.
«Cosa ti turba, Tumad?»
«L'Aiel aveva ragione, mio signore.» Tumad diede un rabbioso strattone alla sua spessa barba nera con un pugno guantato. «Questi Andorani sputano ai nostri piedi. Non mi piace dovermi allontanare mentre ci fanno le boccacce.» Be', era ancora giovane.
«Trovi la nostra situazione noiosa, forse?» rise Bashere. «Hai bisogno di più eccitazione? Tenobia è solo cinquanta leghe a nord di qui, e se si può fare affidamento sulle dicerie, ha portato con sé Ethenielle di Kandor e Paitar di Arafel, e perfino quello Shienarese, Easar. Tutta la potenza delle Marche di Confine viene a cercarci, Tumad. Neanche a quegli Andorani giù nel Murandy piace che noi ci troviamo nell'Andor, stando a quanto ho udito, e se quell'esercito di Aes Sedai che stanno affrontando non li riduce in pezzi, o se non l'ha già fatto, potrebbero venire a cercarci. E se è per questo porrebbero farlo anche le Aes Sedai, presto o tardi. Abbiamo cavalcato per il Drago Rinato, e non riesco a immaginare nessuna Sorella che possa dimenticarsene. E poi ci sono i Seanchan, Tumad. Pensi davvero che non li incontreremo più? Verranno da noi, o noi dovremo andare da loro; o l'uno o l'altro, è sicuro. Voi giovani non riconoscete l'eccitazione nemmeno quando vi striscia tra i baffi!»”

Crossroads of Twilight

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“Il piatto di carote e tofu di mamma Ingredienti per 4 persone Carico di fragranti semi di sesamo tostati, questo miscuglio di carote e tofuè uno dei miei piatti preferiti. Si tratta di una creazione di mia madre; durante il liceo fu un contorno importante nel mio cestino del pranzo. Sebbene lo mangi spesso caldo con il riso appena fatto, è squisito anche freddo, specie sul pane integrale tostato! 2 pani di usu-age tofu (tofu fritto sottile) da 8 x 13 cm 2 cucchiai di aceto di riso 2 cucchiaini da tè di zucchero semolato 2 cucchiaini da tè di sake 2 cucchiaini da tè di salsa di soia a basso contenuto di sodio 1 cucchiaino da tè di sale 1 cucchiaio di olio di semi di mais 600 gr di carote tagliate a fiammifero 26 gr di semi di sesamo tostati e macinati (vedere pag. 105) 2 cucchiaini da tè di olio di semi di sesamo tostati Mettete a bollire una piccola pentola d’acqua. Aggiungete l’usuage tofu e lasciatelo cuocere gentilmente a fuoco medio per un minuto, mescolando di tanto in tanto, poi scolate: servirà a rimuovere l’olio in eccesso. Tagliate il tofu a metà sul lato lungo, quindi affettatelo in strisce sottili. Aggiungete aceto, zucchero, sake, salsa di soia e sale in una piccola ciotola e mescolate fino a quando lo zucchero non si sarà completamente disciolto. Scaldate l’olio in un’ampia padella a fiamma alta. Aggiungete le carote e i bocconi di usu-age tofu e fateli rosolare per circa 3 minuti o fin quando le carote risulteranno croccanti e tenere. Abbassate la fiamma e aggiungete la miscela di soia. Continuate la cottura per altri 2 minuti o finché il tutto non risulterà tenero. Spegnete il fuoco; spargete i semi di sesamo e spruzzate dell’olio di semi di sesamo tostati. Trasferite il tutto in un piatto da portata.”

Sempre giovani e magre I segreti in cucina delle donne giapponesi

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“più la risposta è non lineare, meno rilevante è la media e più importante è la stabilità intorno a questa media.”

Nassim Nicholas Taleb (1960) filosofo, saggista e matematico libanese

Antifragile: Prosperare nel disordine

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“Voglio farle una domanda, disse il dottor Cardoso, lei conosce i médecins-philosophes? No, ammise Pereira, non li conosco, chi sono? I principali sono Théodule Ribot e Pierre Janet, disse il dottor Cardoso, è sui loro testi che ho studiato a Parigi, sono medici e psicologi, ma anche filosofi, sostengono una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sè, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perchè noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone. Il dottor Cardoso fece una piccola pausa e poi continuò: quella che viene chiamata la norma, o il nostro essere, o la normalità, è solo un risultato, non una premessa, e dipende dal controllo di un io egemone che si è imposto sulla confederazione delle nostre anime; nel caso che sorga un altro io, più forte e più potente, codesto io spodesta l'io egemone e ne prende il posto, passando a dirigere la coorte delle anime, meglio la confederazione, e la preminenza si mantiene fino a quando non viene spodestato a sua volta da un altro io egemone, per un attacco diretto o per una paziente erosione.
Forse, concluse il dottor Cardoso, dopo una paziente erosione c'è un io egemone che sta prendendo la testa della confederazione delle sue anime, dottor Pereira, e lei non può farci nulla, può solo eventualmente assecondarlo. Il dottor Cardoso finì di mangiare la sua macedonia e si asciugò la bocca con il tovagliolo. E dunque cosa mi resterebbe da fare?, chiese Pereira. Nulla, rispose il dottor Cardoso, semplicemente aspettare, forse c'è un io egemone che in lei, dopo una lenta erosione, dopo tutti questi anni passati nel giornalismo a fare la cronaca nera credendo che la letteratura fosse la cosa più importante del mondo, forse c'è un io egemone che sta prendendo la guida della confederazione delle sue anime, lei lo lasci venire alla superficie, tanto non può fare diversamente, non ci riuscirebbe e entrerebbe in conflitto con se stesso, e se vuole pentirsi della sua vita si penta pure, e anche se ha voglia di raccontarlo a un sacerdote glielo racconti, insomma, dottor Pereira, se lei comincia a pensare che quei ragazzi hanno ragione e che la sua vita finora è stata inutile, lo pensi pure, forse da ora in avanti la sua vita non le sembrerà più inutile, si lasci guidare dal suo nuovo io egemone e non compensi il suo tormento con il cibo e con le limonate piene di zucchero.”

Sostiene Pereira

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“Le guerre sono belle, ma tendono a interferire con faccende più importanti.”

David Eddings (1931–2009) scrittore statunitense

Crystal Gorge

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“Anche per chi abbia già conseguito una compiuta conoscenza, la cosa più importante è proprio l’essere in grado di servirsi delle sue cognizioni con prontezza.”

Epicuro (-341–-269 a.C.) filosofo greco antico

Lettere sulla fisica, sul cielo e sulla felicità

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“L'importante è la continuità, non spezzare il ritmo.”

Haruki Murakami (1949) scrittore, traduttore e saggista giapponese
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“Quando ero piccola mia madre mi lesse una storia su una ragazzina cattiva. La lesse a me e a mia sorella: ce ne stavamo rannicchiate contro il suo corpo sedute sul divano, mentre lei leggeva ad alta voce un libro che teneva sulle ginocchia. La luce della lampada splendeva su di noi, avvolte da una coperta. La ragazza della storia era bella e crudele. Sua madre era povera, perciò la mandava a lavorare per una famiglia di persone ricche che la viziavano e la coccolavano, ma le dicevano anche di andare a trovare la madre. Lei però si sentiva troppo importante, e si limitava a farsi vedere. Un giorno quella gente ricca la mandò a casa con una pagnotta per la madre, ma quando la ragazza si trovò davanti a una pozzanghera di fango, per non sporcarsi le scarpe ci buttò il pane, e ci mise i piedi sopra. La pagnotta affondò come in una palude, e lei affondò con essa, scendendo giù giù fino a un mondo popolato di demoni e creature orribili. Dal momento che era bella, la regina dei demoni ne fece una statua per donarla al suo bisnipote. La ragazza venne coperta da serpenti e melma, intrappolata e circondata dall’odio di ogni altra creatura. Soffriva la fame, ma non riusciva a mangiare il pane che non le si staccava dai piedi, e poteva sentire quello che la gente diceva di lei: un ragazzo che passava di lì aveva visto che cosa le era successo e lo aveva raccontato a tutti, e tutti dicevano che se lo meritava, persino sua madre diceva che se lo meritava. La ragazza non poteva muoversi, ma anche se avesse potuto avrebbe finito per torcersi di rabbia. “Non è giusto!”, urlò mia madre, facendo il verso alla ragazza cattiva.
Io me ne stavo seduta contro mia madre mentre ci raccontava la storia, e forse per questo mi sembrò di non sentirla semplicemente con le orecchie: la sentii nel suo corpo. Sentivo una ragazza che voleva essere troppo bella. Sentivo una madre che voleva amarla. Sentivo un demone che voleva torturarla. E li sentivo così strettamente mescolati dentro di me che non c’era modo di separare tutte quelle emozioni. La storia mi terrorizzò e mi misi a piangere. Mia madre mi prese tra le sue braccia. “Aspetta”, disse, “la storia non è finita: lei sarà salvata dalle lacrime di una bambina innocente come te”. Mia madre mi baciò sulla fronte per poi finire di raccontare la storia. E io l’ho dimenticata per molto, molto tempo.”

Veronica

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“- Andiamo al British Museum.
Detto fatto. Per non perderci, ci demmo appuntamento a mezzogiorno in Mesopotamia. Non è una cosa da tutti i giorni poter fissare un appuntamento in un posto del genere.
In quel tipo di edifici, apprezzo ancora di più l’insieme che il dettaglio. Mi piace passeggiare, senza altra logica che il mio piacere, dall’antico Egitto alle Galapagos passando per Sumer. Ingozzarmi di tutta l’assiriologia mi rimarrebbe sullo stomaco, mentre piluccare qualche carattere cuneiforme a mo’ di aperitivo, rune come antipasto, la stele di Rosetta come piatto principale e delle mani a negativo preistoriche come dessert manda in estasi le mie papille.
Quello che non sopporto, nei musei, è il passo lento e solenne che le persone si credono obbligate in cuor loro ad adottare. Quanto a me, mi sposto con passo ginnico, abbracciando con lo sguardo vaste prospettive: che si tratti di archeologia o di pittura impressionista, ho notato i vantaggi di questo metodo. Il primo è evitare l’atroce effetto guida turistica: “Ammirate la bonarietà dello sceicco el-Beled: non vi sembra di averlo incrociato ieri al mercato?” oppure: “Una controversia oppone la Grecia e il Regno Unito a proposito del fregio del Partenone.” Il secondo è concomitante al primo: rende impossibili i commenti all’uscita dal museo. I Bouvard e Pécuchet moderni devono chiudere il becco. Il terzo vantaggio, e non il meno importante per quanto mi riguarda, è che impedisce l’insorgere del terribile mal di schiena museale.
Intorno a mezzogiorno, mi resi conto di essermi persa. Affrontai un responsabile in questi termini:
– Mesopotamia, please.
– Third floor, turn to the left – mi venne risposto nel modo più semplice possibile.
E questa è la dimostrazione che ci si sbaglia nel ritenere la Mesopotamia tanto inaccessibile.”

Pétronille

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“Le bocche si chiudono quando si sta per dir qualcosa di importante.”

Paulo Coelho (1947) scrittore brasiliano

The Witch Of Portobello

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“Finché l’uomo vive nel suo ambiente e in condizioni normali, gli elementi del curriculum vitae rappresentano per lui periodi importanti e svolte significative della sua vita. Ma appena il caso o il lavoro o le malattie lo separano dagli altri e lo isolano, questi elementi di colpo cominciano a scolorirsi, si inaridiscono e si decompongono con incredibile rapidità, come una maschera di cartone o di lacca senza vita, usata una volta sola. Sotto questa maschera comincia a intravedersi un’altra vita, conosciuta solo a noi, ossia la “vera” storia del nostro spirito e del nostro corpo, che non è scritta da nessuna parte, di cui nessuno suppone l’esistenza, una storia che ha molto poco a che fare con i nostri successi in società, ma che è, per noi, per la nostra felicità o infelicità, l’unica valida e la sola davvero importante.
Sperduto in quel luogo selvaggio, durante le lunghe notti, quando tutti i rumori erano cessati, Daville pensava alla sua vita passata come a una lunga serie di progetti audaci e di scoraggiamenti noti a lui solo, di lotte, di atti eroici, di fortune, di successi e di crolli, di disgrazie, di contraddizioni, di sacrifici inutili e di vani compromessi. Nelle tenebre e nel silenzio di quella città che ancora non aveva visto ma in cui lo attendevano, senza dubbio, preoccupazioni o difficoltà, sembrava che nulla al mondo si potesse risolvere né conciliare. In certi momenti gli pareva che per vivere fossero necessari sforzi enormi e per ogni sforzo una sproporzionata dose di coraggio. E, visto nel buio di quelle notti, ogni sforzo gli sembrava infinito. Per non fermarsi e rinunciare, l’uomo inganna se stesso, sostituendo gli obiettivi che non è riuscito a raggiungere con altri, che ugualmente non raggiungerà; ma le nuove imprese e i nuovi tentativi lo obbligheranno a cercare dentro di sé altre energie e maggiore coraggio. Così l’uomo si autoinganna e col passare del tempo diviene sempre più e senza speranza debitore verso se stesso e verso tutto quello che lo circonda.”

Ivo Andrič (1892–1975) scrittore e diplomatico jugoslavo

Travnicka Kronika: Hrvatske Knjige

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“[…] Galileo viola importanti norme del metodo scientifico che furono inventate da Aristotele, migliorate da Grossatesta (fra gli altri), canonizzate dai positivisti logici (come Carnap e Popper); Galileo ebbe successo perché non seguì queste regole; i suoi contemporanei, con pochissime eccezioni, ignorarono difficoltà fondamentali che esistevano a quell'epoca; e la scienza moderna si sviluppò rapidamente, e nella direzione "giusta" (dal punto di vista degli attuali adepti della scienza), proprio perché trascurò tali difficoltà. L'ignoranza fu una benedizione. Inversamente, un'applicazione più rigorosa dei canoni del metodo scientifico, una ricerca più decisa dei fatti rilevanti, un atteggiamento più critico, lungi dall'accelerare questo sviluppo, avrebbero condotto a un punto morto.”

appendice II; p. 94
Contro il metodo
Variante: Galileo viola importanti norme del metodo scientifico che furono inventate da Aristotele, migliorate da Grossatesta (fra gli altri), canonizzate dai positivisti logici (come Carnap e Popper); Galileo ebbe successo perché non segui queste regole; i suoi contemporanei, con pochissime eccezioni, ignorarono difficoltà fondamentali che esistevano a quell'epoca; e la scienza moderna si sviluppò rapidamente, e nella direzione "giusta" (dal punto di vista degli attuali adepti della scienza), proprio perché trascurò tali difficoltà. L'ignoranza fu una benedizione. Inversamente, un'applicazione più rigorosa dei canoni del metodo scientifico, una ricerca più decisa dei fatti rilevanti, un atteggiamento più critico, lungi dall'accelerare questo sviluppo, avrebbero condotto a un punto morto. (appendice II; p. 94)