Frasi sul Male
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“Lo spirito che si affina, posando appena lo sguardo sugli altri oggetti, trascurando i corpi e le forme comuni – dove rimane appena un'ombra di bellezza – ambiziosamente agogna di tornare alla propria fonte e scorge nell'intelligenza prima il paradigma della forma e dell'ordine.”

Anthony Ashley Cooper, III conte di Shaftesbury (1671–1713) politico, filosofo e scrittore inglese

Citazioni di Shaftesbury
Origine: Citato in Eugenio Spedicato, La strana creatura del caos: idee e figure del male nel pensiero della modernità, Donzelli Editore, Roma, 1997. ISBN 88-7989-348-3

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“Se non fa male… non è reale!”

Gigi D'Agostino (1967) disc jockey e produttore discografico italiano
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“Dove mi volle il mare? Forse non mi volle o non mi volle male.”

Murubutu (1975) rapper italiano

da Mari infiniti pt.2, n. 15
Gli Ammutinati del Bouncin

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“Che ne dite? Sul ponte mi avete strappato una promessa. Vi premeva avere un bambino da prendere con voi come apprendista strigo, nient'altro. Perché quel bambino dovrebbe essere inatteso? Perché non potrebbe essere il contrario? Io ne ho due, che uno dei due studi da strigo. È un mestiere come un altro. Né migliore né peggiore.»
«Sei sicuro che non sia peggiore?» chiese piano Geralt.
Yurga socchiuse gli occhi. «Difendere la gente, salvare loro la vita, a vostro parere è una cosa buona o cattiva? Quei quattordici sull'altura, e voi sul ponte, che cosa avete fatto, del bene o del male?»
«Non lo so, Yurga. A volte mi sembra di saperlo. Vorresti che tuo figlio avesse certi dubbi?»
«Che li abbia pure. Perché sono una cosa umana e buona», rispose il mercante con aria seria.
«Che cosa?»
«I dubbi. Solo il male, signor Geralt, non ne ha mai. Ma nessuno sfugge al proprio destino.»”

Miecz przeznaczenia
La spada del destino
Variante: «Che ne dite? Sul ponte mi avete strappato una promessa. Vi premeva avere un bambino da prendere con voi come apprendista strigo, nient'altro. Perché quel bambino dovrebbe essere inatteso? Perché non potrebbe essere il contrario? Io ne ho due, che uno dei due studi da strigo. È un mestiere come un altro. Né migliore né peggiore.»
«Sei sicuro che non sia peggiore?» chiese piano Geralt.
Yurga socchiuse gli occhi. «Difendere la gente, salvare loro la vita, a vostro parere è una cosa buona o cattiva? Quei quattordici sull'altura, e voi sul ponte, che cosa avete fatto, del bene o del male?»
«Non lo so, Yurga. A volte mi sembra di saperlo. Vorresti che tuo figlio avesse certi dubbi?»
«Che li abbia pure. Perché sono una cosa umana e buona», rispose il mercante con aria seria.
«Che cosa?»
«I dubbi. Solo il male, signor Geralt, non ne ha mai. Ma nessuno sfugge al proprio destino.»

“[…] in tutta la mia vita - prosegue - non ho mai fatto piangere nessuno se non coloro che volevano farmi del male.”

Raffaele Cutolo (1941) criminale italiano

Origine: Citato in Cutolo scrive poesie contro la droga http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/08/25/cutolo-scrive-poesie-contro-la-droga.html, la Repubblica, 25 agosto 1984.

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“Il borgomastro batté la mano sul tavolo. "Geralt, non rovinare l'idea che mi sono fatto degli strighi! La cosa va avanti da più di sei anni! La strige fa fuori fino a cinquecento persone l'anno… adesso un po' meno, perché tutti si tengono alla larga dal castello. No, amico mio, io credo agli incantesimi, ho visto tante cose e credo, fino a un certo punto, si capisce, nella perizia di maghi e strighi. Ma questa faccenda di liberare la strige dall'incantesimo è una frottola ideata da quel vecchio gobbo bavoso, rimbecillito dal cibo da eremita, una frottola cui non crede nessuno. A parte Foltest. No, Geralt, Adda ha partorito una strige perché è andata a letto con suo fratello, questa è la verità, e nessun incantesimo potrà farci niente. La strige, come tutte le sue simili, divora la gente e va uccisa, tutto qui. Ascolta, due anni fa certi montanari di un villaggio sperduto di Mahakam hanno affrontato compatti un drago che mangiava le loro pecore, lo hanno ammazzato a colpi di stanghe e non hanno neanche ritenuto opportuno vantarsene più di tanto. E noi di Wyzima invece siamo qui ad aspettare un miracolo e a ogni luna piena spranghiamo le porte o leghiamo i criminali a un palo davanti al maniero, fiduciosi che il mostro li divorerà e tornerà nella sua bara."
Lo strigo sorrise. "Niente male come metodo. La criminalità è diminuita?"”

"Neanche un po'."
Il guardiano degli innocenti

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“Mio padre diceva una cosa: se uno nasce col piacere di fare del male ha tre scelte: può fare il delinquente, il pm o il dentista. I dentisti si sono emancipati e adesso esiste l'anestesia.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

2009
Origine: Citato in Il premier: sì inchieste ma costruiamo. Il procuratore: non siamo di ostacolo http://www.corriere.it/cronache/09_aprile_18/terremoto_abruzzo_papa_berlusconi_bf5dcf52-2bfb-11de-b2aa-00144f02aabc.shtml, Corriere.it, 18 aprile 2009.

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“Mi sono accorto che, proprio al contrario di quanto avevo sempre pensato, in carcere si studia male, per tante ragioni, tecniche e psicologiche.”

Antonio Gramsci (1891–1937) politico, filosofo e giornalista italiano

Origine: Da una lettera del 2 maggio 1927 alla moglie Giulia Schucht; citato in Luciano Canfora, Gramsci sulle orme di Fozio, Corriere della Sera, 8 dicembre 2016.

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“Possibile che non si possa vivere senza far male agli innocenti?”

Grazia Deledda (1871–1936) scrittrice italiana

Origine: Da La chiesa della solitudine, Mondadori.

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“Per quanto riguarda il tiro in rovesciata, usato quando il giocatore è costretto a volgere le spalle alla porta, l'avvertenza principale è di cercare di imprimere al pallone una traiettoria tesa. Si tratta di una tecnica difficile, che richiede doti acrobatiche e di coraggio e che comporta il rischio di farsi male cadendo a terra. La sua efficacia consiste nell'imprevedibilità e nella rapidità di esecuzione.”

Luigi Bonizzoni (1919–2012) allenatore di calcio e calciatore italiano

Origine: Citato in Sebastiano Vernazza, 100 anni di rovesciata: dalla leggenda di Talcahuano a Rooney: un secolo di calcio capovolto http://www.gazzetta.it/Calcio/08-01-2014/rovesciata-100-anni-talcahuano-rooney-202012315673.shtml, Gazzetta.it, 8 gennaio 2014.

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“Allora io devo dire che a livello personale provo un assoluto orrore verso l'allevamento intensivo, cioè io non dormo la notte quando penso agli allevamenti intensivi e li trovo una cosa veramente che mi fa male dentro. Questo dolore degli animali è qualcosa che si espande per l'universo e avvolge tutti noi.”

Susanna Tamaro (1957) scrittrice italiana

Origine: Dall' intervento tenuto alla Giornata per la Coscienza degli Animali del 9 novembre 2010 https://web.archive.org/web/20111118055525/http://www.lacoscienzadeglianimali.it/index.php/gli-interventi/9-novembre-2010/268-roma-9-novembre-2010-intervento-di-susanna-tamaro.

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“Rimane il fatto che, in ogni modo, capire la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando. Forse la cosa migliore sarebbe dimenticare di aver ragione o torto sulla gente e godersi semplicemente la gita. Ma se ci riuscite… Beh, siete fortunati.”

Variante: Rimane il fatto che, in ogni modo, capire bene la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando. Forse la cosa migliore sarebbe dimenticare di aver ragione o torto sulla gente e godersi semplicemente la gita. Ma se ci riuscite... Beh, siete fortunati.
Origine: Pastorale americana, p. 38

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“Il presepe, non è un simbolo del male, una contrapposizione di cultura, è un bambino che nasce, è la vita, è la vita, punto!”

Vittorio Sgarbi (1952) critico d'arte, politico e opinionista italiano

da Domenica Live, 6 dicembre 2015
Da programmi televisivi

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“Non bisogna accusare l'indisciplina. Non c'è niente di male ad essere indisciplinati se nell'indisciplina c'è una volontà. La cosa peggiore è quando l'indisciplina non c'è più, quando si sceglie di dare retta agli altri.”

Vittorio Foa (1910–2008) politico, giornalista e scrittore italiano

Origine: Dal sito www.cgil.it del 20 ottobre 2008, per ricordare la scomparsa di Vittorio Foa.

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“Tyler: Ti amo.
- Ally: Meno male… Perché ti amo anche io!”

Robert Pattinson (1986) attore britannico

Film Remember Me

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“Il piacere è indifferente, vale a dire né bene né male.”

Zenone di Cizio (-334–-263 a.C.) filosofo greco antico

Origine: Citato in 1923, p. 121.

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“La vecchiaia non è così male se considerate l'alternativa.”

Maurice Chevalier (1888–1972) attore e cantante francese

Fonte?

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“Esistono diversi tipi di libertà, e ci sono parecchi equivoci in proposito. Il genere più importante di libertà è la libertà di essere se stessi. Noi siamo abituati a scendere a patti con la realtà per acquistare un ruolo. Svendiamo i nostri sensi per trovare un gesto. Rinunciamo alla capacità di sentire e in cambio otteniamo una maschera. Non potrà esserci alcuna rivoluzione di massa finché non vi sarà una rivoluzione personale, a livello individuale. Prima deve avvenire all'interno. Puoi privare un uomo della sua libertà politica e ciò non gli farà del male. Ma se lo priverai della sua libertà di sentire, questo potrà distruggerlo.”

Jim Morrison (1943–1971) cantautore e poeta statunitense

Versi poetici e dichiarazioni di guerra
Variante: Esistono diversi tipi di libertà, e ci sono parecchi equivoci in proposito. Il genere più importante di libertà è la libertà di essere se stessi. Noi siamo abituati a scendere a patti con la realtà per acquistare un ruolo. Svendiamo i nostri sensi per trovare un gesto. Rinunciamo alla capacità di sentire e in cambio otteniamo una maschera. Non potrà esserci alcuna rivoluzione di massa finché non vi sarà una rivoluzione personale, a livello individuale. Prima deve avvenire all'interno. Puoi privare un uomo della sua libertà politica e ciò non gli farà del male. Ma se lo priverai della sua libertà di sentire, questo potrà distruggerlo.

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“Chi si scandalizza è sempre banale: ma, aggiungo, è anche sempre male informato.”

da Processo anche a Donat Cattin; p. 139
Lettere luterane

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“Il razionalismo è il grande male del secolo.”

John Henry Newman (1801–1890) teologo e filosofo inglese

Apologia pro vita sua

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“Spesso si fa del bene per poter fare impunemente del male.”

François de La Rochefoucauld (1613–1680) scrittore, filosofo e aforista francese

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Massime, Riflessioni morali

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“Ci sono eroi nel male come nel bene.”

François de La Rochefoucauld (1613–1680) scrittore, filosofo e aforista francese

185
Massime, Riflessioni morali

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“La via dell'io attraversa la vita di tutti, il suo bene ed il suo male sono il bene ed il male di ogni uomo.”

Rabindranath Tagore (1861–1941) poeta, drammaturgo, scrittore e filosofo indiano

Il nido dell'amore

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“Chi non sente il suo male è tanto più malato.”

Pierre Corneille (1606–1684) drammaturgo e scrittore francese

Origine: Da Rodogune.

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“E mi svolse (fors'anche perché fossi preparato a gli esperimenti spiritici, che si sarebbero fatti questa volta in camera mia, per procurarmi un divertimento) mi svolse, dico, una sua concezione filosofica, speciosissima, che si potrebbe forse chiamare lanterninosofia. Di tratto in tratto, il brav'uomo s'interrompeva per domandarmi: – Dorme, signor Meis? E io ero tentato di rispondergli: – Sì, grazie, dormo, signor Anselmo. Ma poiché l'intenzione in fondo era buona, di tenermi cioè compagnia, gli rispondevo che mi divertivo invece moltissimo e lo pregavo anzi di seguitare. E il signor Anselmo, seguitando, mi dimostrava che, per nostra disgrazia, noi non siamo come l'albero che vive e non si sente, a cui la terra, il sole, l'aria, la pioggia, il vento, non sembra che sieno cose ch'esso non sia: cose amiche o nocive. A noi uomini, invece, nascendo, è toccato un tristo privilegio: quello di sentirci vivere, con la bella illusione che ne risulta: di prendere cioè come una realtà fuori di noi questo nostro interno sentimento della vita, mutabile e vario, secondo i tempi, i casi e la fortuna. E questo sentimento della vita per il signor Anselmo era appunto come un lanternino che ciascuno di noi porta in sé acceso; un lanternino che ci fa vedere sperduti su la terra, e ci fa vedere il male e il bene; un lanternino che projetta tutt'intorno a noi un cerchio più o meno ampio di luce, di là dal quale è l'ombra nera, l'ombra paurosa che non esisterebbe, se il lanternino non fosse acceso in noi, ma che noi dobbiamo pur troppo creder vera, fintanto ch'esso si mantiene vivo in noi. Spento alla fine a un soffio, ci accoglierà la notte perpetua dopo il giorno fumoso della nostra illusione, o non rimarremo noi piuttosto alla mercé dell'Essere, che avrà soltanto rotto le vane forme della nostra ragione? – Dorme, signor Meis? – Segua, segua pure, signor Anselmo: non dormo. Mi par quasi di vederlo, codesto suo lanternino. – Ah, bene… Ma poiché lei ha l'occhio offeso, non ci addentriamo troppo nella filosofia, eh? e cerchiamo piuttosto d'inseguire per ispasso le lucciole sperdute, che sarebbero i nostri lanternini, nel bujo della sorte umana. Io direi innanzi tutto che son di tanti colori; che ne dice lei? secondo il vetro che ci fornisce l'illusione, gran mercantessa, gran mercantessa di vetri colorati. A me sembra però, signor Meis, che in certe età della storia, come in certe stagioni della vita individuale, si potrebbe determinare il predominio d'un dato colore, eh? In ogni età, infatti, si suole stabilire tra gli uomini un certo accordo di sentimenti che dà lume e colore a quei lanternoni che sono i termini astratti: Verità, Virtù, Bellezza, Onore, e che so io… E non le pare che fosse rosso, ad esempio, il lanternone della Virtù pagana? Di color violetto, color deprimente, quello della Virtù cristiana. Il lume d'una idea comune è alimentato dal sentimento collettivo; se questo sentimento però si scinde, rimane sì in piedi la lanterna del termine astratto, ma la fiamma dell'idea vi crepita dentro e vi guizza e vi singhiozza, come suole avvenire in tutti i periodi che son detti di transizione. Non sono poi rare nella storia certe fiere ventate che spengono d'un tratto tutti quei lanternoni. Che piacere! Nell'improvviso bujo, allora è indescrivibile lo scompiglio delle singole lanternine: chi va di qua, chi di là, chi torna indietro, chi si raggira; nessuna più trova la via: si urtano, s'aggregano per un momento in dieci, in venti; ma non possono mettersi d'accordo, e tornano a sparpagliarsi in gran confusione, in furia angosciosa: come le formiche che non trovino più la bocca del formicajo, otturata per ispasso da un bambino crudele. Mi pare, signor Meis, che noi ci troviamo adesso in uno di questi momenti. Gran bujo e gran confusione! Tutti i lanternoni, spenti. A chi dobbiamo rivolgerci? Indietro, forse? Alle lucernette superstiti, a quelle che i grandi morti lasciarono accese su le loro tombe?”

Luigi Pirandello (1867–1936) drammaturgo, scrittore e poeta italiano premio Nobel per la Letteratura nel 1934

Cap XIII

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“[Descrivendo la peste] Una tal causa di contagio un tale | mortifero bollor già le campagne | ne' cecropi confin rese funeste, | fe' diserte le vie, di cittadini | spopolò la città. Poiché, venendo | da' confin dell'Egitto ond'ebbe il primo | origin suo, molto di cielo e molto | valicato di mar, le genti al fine | di Pandïone assalse. Indi appestati | tutti a schiere morían. Primieramente | essi avean d'un fervore acre infiammata | la testa e gli occhi rosseggianti e sparsi | di sanguinosa luce. Entro le fauci | colavan marcia; e da maligne e tetre | ulcere intorno assediato e chiuso | era il varco alla voce; e degli umani | sensi e segreti interprete la lingua | d'atro sangue piovea, debilitata | dal male, al moto grave, aspra a toccarsi. | Indi, poi che 'l mortifero veleno | sceso era al petto per le fauci e giunto | all'affannato cuor, tutti i vitali | claustri allor vacillavano. Un orrendo | puzzo volgea fuor per la bocca il fiato, | similissimo a quel che spira intorno | da' corrotti cadaveri. Già tutte | languian dell'alma e della mente affatto | l'abbattute potenze, e su la stessa | soglia omai della morte il corpo infermo | languiva anch'egli. Un'ansïosa angoscia | del male intollerabile compagna | era: e misto col fremito un lamento | continuo e spesso un singhiozzar dirotto, | notte e dì, senza requie, a ritirarsi | sforzando i nervi e le convulse membra, | sciogliea dal corpo i travagliati spirti, | noia a noia aggiugnendo | e duolo a duolo.”

Tito Lucrezio Caro (-94–-55 a.C.) poeta e filosofo romano

1909, pp. 143-145

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