Frasi su posto
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“Fai l'artista, te ne freghi, ma in verità è la gente che se frega! Dici: che mi frega, sono un artista, se vi va bene così, sennò cicca. Ma sai che gliene frega alla gente che sei un artista! Sei un artista?, e ce lo cachi che sei un artista! In pratica, o diventi produttivo o vaffanculo. E guarda che Andrea Pazienza che non caca, tutto così insomma, è un fatto che ti sei inventato tu, cioè un mito che non esiste! Non sei tu che non cachi, ma gli altri che ti hanno emarginato! Dormi una notte in facoltà e hai fatto l'occupazione, squacqui due manifesti e sei con la coscienza a posto! L'Espresso una settimana sì e due no e Linus quando ti capita, ed ecco risolto il problema di tenersi aggiornato! E manco hai il buonsenso, macché, il pudore di starti zitto! Noooo! Dice: vabbe', almeno sta zitto. Il compagno qua spara giudizi sugli autonomi o che so, su Robbe Grillet con l'aria di chi da sempre è immerso fino al collo di cose circa collettivi, jaquerie o Nouvelle Vogue! Oooh, ma ci credi tutti scemi? Sai cosa si dice di te dopo che hai sparato qualche palla atomica? Si dice: oh, inutile parlargli, tanto è scemo! Oppure: ma sì fatelo dire, quel coglione! O al massimo ti si concede l'alibi della pazzia, e in questo caso tu parli e qualcuno dietro di te ci fa segno come dire "ditegli sempre di sì"…
Ma che significa "ti lascio"! Che non faremo mai più l'amore, che non ci vedremo più, o che incontrandomi non mi saluterai?
Niente di tutto questo, o forse sì, tutto questo. È il concetto che conta, ti lascio, amen. La meccanica non m'interessa. La meccanica non m'interessa. M'interessa la meccanica? No! La meccanica non m'interess…”

Andrea Pazienza (1956–1988) fumettista e pittore italiano

da Le straordinarie avventure di Pentothal

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“[Sulla montagna] Dalla vetta non si va in nessun posto, si può solo scendere.”

Mauro Corona (1950) scrittore, alpinista e scultore italiano

da Nel legno e nella pietra

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“L'Assoluto si incontra fin da adesso nell'angolo di terra dove vi ha posto.”

Fabrice Hadjadj (1971) scrittore e filosofo francese

La terra strada del cielo

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“Il dramma delle culture, infatti – compresa quella europea –, è consistito in passato nel fatto che i loro primi contatti reciproci sono stati quai sempre appannaggio di gente della peggior risma: predoni, soldataglie, avventurieri, criminali, mercanti di schiavi e via dicendo. Talvolta, ma di rado, capitava anche gente diversa, come missionari in gamba, viaggiatori e studiosi appassionati. Ma il tono, lo standard, il clima fu conferito e creato per secoli dall'internazionale della marmaglia predatrice che non badava certo a conoscere altre culture, a cercare un linguaggio comune o a mostrare rispetto nei loro confronti. Nella maggior parte dei casi si trattava di mercenari rozzi e ottusi, privi di riguardi e di sensibilità, spesso analfabeti, il cui unico interesse consisteva nell'assaltare, razziare, uccidere. Per effetto di queste esperienze le culture, invece di conoscersi a vicenda, diventavano nemiche o, nel migliore dei casi, indifferenti. I loro rappresentanti, a parte i mascalzoni di cui sopra, si tenevano alla larga, si evitavano, si temevano. Questa manipolizzazione dei rapporti interculturali da parte di una classe rozza e ignorante ha determinato la pessima qualità dei rapporti reciproci. Le relazioni interpersonali cominciarono a venir classificate in base al criterio più primitivo: quello del colore della pelle. Il razzismo divenne un'ideologia per definire il posto della gente nell'ordinamento del mondo. Da una parte i Bianchi, dall'altra i Neri: una contrapposizione dove spesso entrambe le parti si sentivano a disagio.”

Ebano

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“L'unico posto in cui successo viene prima di sudore è il dizionario.”

Vidal Sassoon (1928–2012) imprenditore e stilista britannico

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“Non so cosa significhi casa. Io non ho una casa. Credo che nell'immaginario collettivo sia un posto sicuro, comodo, capace di nutrirti… ma io non so cos'è.”

Keanu Reeves (1964) attore canadese

Origine: Dall'intervista per GirlPower.it http://community.girlpower.it/intervista-keanu-reeves-vt42468.html, 11 agosto 2006.

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“Perdersi è l'unico modo per trovare un posto introvabile… se no tutti saprebbero dov'è!”

Geoffrey Rush (1951) attore australiano

Film Pirati dei Caraibi - Ai confini del mondo

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“No, no, ammazzate me al posto suo!”

Clara Petacci (1912–1945) amante di Benito Mussolini
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“Una banca è un posto che ti presta dei soldi, se tu puoi dimostrare che non ne hai bisogno.”

Bob Hope (1903–2003) attore, comico, cantante, conduttore radiofonico

Origine: Citato in Gino & Michele, Matteo Molinari, Le formiche e le cicale: anno 2004, Kowalski editore, Milano, 2003, § 344. ISBN 88-7496-603-2

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“Quando arrivai in questo posto, la Terra era informe e vuota; l'oscurità ammantava i fondali e lo Spirito di Dio si portò sulla superficie delle acque.”

Khalil Gibran (1883–1931) poeta, pittore e filosofo libanese

da Segreti nel cuore, La tempesta, Newton Compton

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“Perché la vita, per tutte le sfacciate assurdità, piccole e grandi, di cui beatamente è piena, ha l'inestimabile privilegio di poter fare a meno di quella stupidissima verosimiglianza, a cui l'arte crede suo dovere obbedire.
Le assurdità della vita non hanno bisogno di parer verosimili, perché sono vere. All'opposto di quelle dell'arte che, per parer vere, hanno bisogno d'esseri verosimili. E allora, verosimili, non sono più assurdità.
Un caso della vita può essere assurdo; un'opera d'arte, se è opera d'arte, no.
Ne segue che tacciare d'assurdità e d'inverosimiglianza, in nome della vita, un'opera d'arte è balordaggine.
In nome dell'arte, sì; in nome della vita, no. […] Ma se il valore e il senso universalmente umano di certe mie favole e di certi miei personaggi, nel contrasto, com'egli dice, tra realtà e illusione, tra volto individuale ed immagine sociale di esso, consistesse innanzi tutto nel senso e nel valore da dare a quel primo contrasto, il quale, per una beffa costante della vita, ci si scopre sempre inonsistente, in quanto che, necessariamente purtroppo, ogni realtà d'oggi è destinata a scoprircisi illusione domani; ma illusione necessaria, se purtroppo fuori di essa non c'è per noi altra realtà? Se consistesse appunto in questo, che un uomo o una donna, messi da altri o da se stessi, in una penosa situazione, socialmente anormale, assurda per quanto si voglia, vi durano, la sopportano, la rappresentano davanti agli altri, finché non la vedono, sia pure per la loro cecità o incredibile buonafede; perché appena la vedono come a uno specchio che sia posto loro davanti, non la sopportano più, ne provan tutto l'orrore e la infrangono o, se non possono infrangerla, se ne senton morire? Se consistesse appunto in questo, che una situazione, socialmente anormale, si accetta, anche vedendola a uno specchio, che in questo caso ci para davanti la nostra stessa illusione; e allora la si rappresenta, soffrendone tutto il martirio, finché la rappresentazione di essa sia possibile dentro la maschera soffocante che da noi stessi ci siamo imposta o che da altri o da una crudele necessità ci sia stata imposta, cioè fintanto che sotto questa maschera un sentimento nostro, troppo vivo, non sia ferito così addentro, che la ribellione alla fine prorompa e quella maschera si stracci e si calpesti? […] L'arruffio, se c'è, dunque è voluto; il macchinismo, se c'è, dunque è voluto; ma non da me: bensì dalla favola stessa, dagli stessi personaggi; e si scopre subito, difatti: spesso è concertato apposta e messo sotto gli occhi nell'atto di concertarlo e di combinarlo: è la maschera per una rappresentazione; il giuoco delle parti; quello che vorrremmo o dovremmo essere; quello che agli altri pare che siamo, mentre quel che siamo, non lo sappiamo, fino a un certo punto, neanche noi stessi; la goffa, incerta metafora di noi; la costruzione, spesso arzigogolata, che facciamo di noi, o che gli altri fanno di noi: dunque, davvero, un macchinismo, sì, in cui ciascuno volutamente, ripeto, è la marionetta di se stesso; e poi, alla fine, il calcio che manda all'aria tutta la baracca.”

Luigi Pirandello (1867–1936) drammaturgo, scrittore e poeta italiano premio Nobel per la Letteratura nel 1934

dall'Avvertenza sugli scrupoli della fantasia

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“Eccellenza, sento che questo è il momento più proprio di dichiarare una fede nutrita e servita in silenzio. Se l'Eccellenza Vostra mi stima degno di entrare nel Partito Nazionale Fascista, pregierò come massimo onore tenervi il posto del più umile e obbediente gregario.”

Luigi Pirandello (1867–1936) drammaturgo, scrittore e poeta italiano premio Nobel per la Letteratura nel 1934

dalla lettera a Benito Mussolini, 17 settembre 1924; in L'Impero, 19 settembre 1924; citato in Giuseppe Bonghi, Pirandello e il fascismo http://www.classicitaliani.it/pirandel/critica/Bonghi_Pirandello_fasc_Abba.htm
Citazioni di Jacopo marino

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“Non è mostruoso, dal punto di vista semplicemente culturale, che la Bibbia non occupi un posto nella nostra educazione universitaria, quando consumiamo i nostri ragazzi sulle insulsaggini di Orazio Flacco?”

Paul Claudel (1868–1955) poeta, drammaturgo e diplomatico francese

Origine: Citato in Poesia, anno XII, marzo 1999 n. 126, Crocetti Editore.

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“Due cose riempiono l'animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me. Queste due cose io non ho bisogno di cercarle e semplicemente supporle come se fossero avvolte nell'oscurità, o fossero nel trascendente, fuori del mio orizzonte; io le vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza. La prima comincia dal posto che io occupo nel mondo sensibile esterno, ed estende la connessione in cui mi trovo, a una grandezza interminabile, con mondi e mondi, e sistemi di sistemi; e poi ancora ai tempi illimitati del loro movimento periodico, del loro principio e della loro durata. La seconda comincia dal mio io invisibile, dalla mia personalità, e mi rappresenta in un mondo che ha la vera infinitezza, ma che solo l'intelletto può penetrare, e con cui (ma perciò anche in pari tempo con tutti quei mondi visibili) io mi riconosco in una connes­sione non, come là, semplicemente accidentale, ma universale e necessaria. Il primo spettacolo di una quantità innumerevole di mondi annulla affatto la mia importanza di natura animale che deve restituire nuovamente al pianeta (un semplice punto nell'universo) la materia della quale si formò, dopo essere stata provvista per breve tempo (e non si sa come) della forza vitale. Il secondo, invece, eleva infinitamente il mio valore, come [valore] di una intelligenza, mediante la mia personalità in cui la legge morale mi manifesta una vita indipendente dall'animalità e anche dall'intero mondo sensibile, almeno per quanto si può inferire dalla determinazione conforme a fini della mia esistenza mediante questa legge: la quale determinazione non è ristretta alle condizioni e ai limiti di questa vita, ma si estende all'infinito.”

dalla conclusione, ediz. 1966, pp. 201-202
Critica della ragion pratica

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“Non si deve trovar posto per tutti. […] La riforma tende proprio a questo, a ridurre la popolazione scolastica.”

Giovanni Gentile (1875–1944) filosofo e pedagogista italiano

da Il fascismo al governo della scuola (novembre '22-aprile '24), R. Sandron, 1924; citato in Mario A. Manacorda, Scuola pubblica o privata?, p. 39

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“È sempre molto dannosa quella distrazione del cuore che porta ad avere il cuore in un posto ed il dovere in un altro.”

Francesco di Sales (1567–1622) vescovo cattolico francese

Lettere di amicizia spirituale

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“Le ultime elezioni hanno posto le basi per i prossimi 500 anni di medioevo.”

Frank Zappa (1940–1993) chitarrista, compositore e arrangiatore statunitense

citato in The Real Frank Zappa Book

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“Perché per la mia squadra io non mi accontento del secondo posto. Non è nella mia natura. Io inseguo l'eccellenza in ogni cosa e questo comprende ogni singola partita che giochiamo.”

Brian Clough (1935–2004) calciatore e allenatore di calcio inglese

Origine: Citato in David Peace, Il maledetto United, p. 174

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“La durata della vita è al primo posto tra le domande a proposito degli avvenimenti dopo la nascita.”

Claudio Tolomeo (100–170) astrologo, astronomo e geografo greco

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“Bene, i miei piedi hanno finalmente preso posto sulla terra, ma io mi sono guadagnato un posticino carino tra le stelle.”

Bruce Springsteen (1949) musicista e cantautore statunitense

Greetings from Asbury Park, N.J.

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“Avere un posto nel cuore di qualcuno significa non essere mai soli.”

Romano Battaglia (1933–2012) scrittore italiano

Sulla riva dei nostri pensieri

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“Le armi cedano il posto alla toga, l'alloro militare alla lode.”

Marco Tullio Cicerone (-106–-43 a.C.) avvocato, politico, scrittore, oratore e filosofo romano

da De Consulatu Suo; citato in "Empire Total War"
Variante: Le armi cedano [il posto] alla toga, l'alloro [militare] alla lode.

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“Come te che fai schifo e non lo sai, | mentre inneschi il mercato globale | al posto dell'altruismo, per l'umiliazione della mia gente.”

Enzo Jannacci (1935–2013) cantautore italiano

da Come gli aeroplani, n. 2
Come gli aeroplani

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“Quando ti decidi a pensare riesci a mettere ogni cosa al suo posto. Il male è che poco dopo tutto va a gambe all'aria un'altra volta.”

Álvaro Mutis (1923–2013) scrittore e poeta colombiano

Origine: Ilona arriva con la pioggia, p. 95

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“[Su Rino Gaetano] Lui deve aver un posto nell'Olimpo della canzone popolare italiana dagli anni Sessanta in su.”

Paolo Rossi (attore) (1953) attore, cantautore e comico italiano

Citazioni di Paolo Rossi
Origine: Dal programma televisivo Rino vive! – Ma il cielo è sempre più blu di Antonio Carella, La storia siamo noi, Rai Tre, 19 novembre 2007. ( Link Youtube Parte 5 http://www.youtube.com/watch?v=JfOGRvKP4DY)

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“Mi sento più vivo in un teatro che in qualunque altro posto, ma quello che faccio in teatro l'ho preso dalla strada.”

Al Pacino (1940) attore statunitense

Origine: Citato in The Hollywood Reporter Star Profiles, 1984.

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“Ci si conserva onesti il tempo necessario che basta per poter accusare gli avversari e prendergli il posto.”

Leo Longanesi (1905–1957) giornalista, pittore e disegnatore italiano

Parliamo dell'elefante

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“A proposito dei Patriarchi viene messo in rilievo che erano allevatori di bestiame fin dalla loro infanzia, come lo erano stati i loro genitori. E a ragione: poiché senza dubbio giusta servitù e giusto dominio si ha quando le bestie sono sottomesse all'uomo e l'uomo ha il dominio sulle bestie. Così infatti fu detto quando l'uomo fu creato: Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza; e abbia il potere sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo e su tutte le bestie che sono sulla terra (Gn 1, 26). Con ciò si fa vedere che la ragione deve avere il dominio su gli esseri privi di ragione. Ma a far sì che una persona divenisse schiava di un'altra persona è stato il peccato o l'avversità: il peccato, come è detto: Sia maledetto Canaan! Schiavo sarà dei suoi fratelli (Gn 9, 25); l'avversità, al contrario, come accadde allo stesso Giuseppe di diventare schiavo di uno straniero dopo essere stato venduto dai suoi fratelli. Pertanto furono le guerre a creare schiavi coloro ai quali nella lingua latina fu posto questo nome. Infatti un uomo che fosse stato vinto da un altro uomo e che per diritto di guerra poteva essere ucciso, poiché veniva invece salvato, fu chiamato servus (schiavo); per lo stesso motivo si chiamano anche mancipia (schiavi) perché sono stati manu capta (presi con la mano). Tra gli uomini vige anche l'ordine della natura per cui le donne siano soggette ai mariti e i figli ai genitori, poiché anche in questo caso è giusto che la ragione più debole sia soggetta alla più forte. Riguardo perciò al comandare e al servire è evidentemente giusto che coloro i quali sono superiori quanto alla ragione siano superiori anche quanto al comando. Quando quest'ordine di cose viene sconvolto nel nostro mondo dall'iniquità degli uomini o dalla diversità delle nature carnali, i giusti sopportano il pervertimento temporale per possedere alla fine la felicità eterna assolutamente conforme all'ordine.”

Agostino d'Ippona (354–430) filosofo, vescovo, teologo e santo berbero con cittadinanza romana

da Questioni sull'Eptateuco, Libro I, § 153

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“Il castello di Nocera è posto in una terra assai fertile e dall'aria salubre: infatti, il suolo di essa produce un ottimo vino bianco e rosso, grano, segale e altri ottimi frutti in grande abbondanza. C'è una bella pianura con intorno alti monti e sorgenti abbondanti ed amene, e gli abitanti di questa valle amena seminano quattro volte all'anno; i campi producono svariati raccolti, dalle viti stese sopra gli olmi si ricava il vino in abbondanza e così l'olio dagli olivi. Le montagne sono coperte d'alberi, soprattutto enormi castagni, su cui crescono le castagne più grandi che io abbia mai visto. Dalla base dei monti dal lato verso la città di Amalfi, fino alla strada che dal castello va a Salerno, vi è una piantagione di noci o noccioli della lunghezza di 3-4 miglia e della larghezza di un miglio, e questi alberi di noci danno ogni anno tanta copia di frutti che basterebbero a molte regioni, se le raccogliessero: ma se ne nutrono i maiali, le cui carni, sia salate che fresche, si mantengono a lungo e sono ottime e saporite e non ho mai visto capponi più grandi e grassi e a buon mercato di quelli che si trovano in questa piana. Perciò i Curiali, finché furono sicuri, vi soggiornarono più volentieri che in qualsiasi altra parte del Regno di Sicilia. Dall'altro lato, verso il castello di Torre, sorge quel fertilissimo monte che chiamano volgarmente Somma, estremamente fruttifero, assai alto e dalla circonferenza assai ampia. Dista otto miglia dal castello di Nocera alla quale somiglia per ubertosità… Vi si producono ottimi vini greci, di almeno tre qualità, grande, mediocre e minore, che vengono portati nei vari luoghi e paesi. Ho sentito ripetere che i loro dazi ammontano ogni anno a più di 200 fiorini. Ogni anno, al tempo della vendemmia, si possono vedere oltre centomila recipienti costruiti dagli abitanti di questa zona con legno dei castagni di quei monti: ognuno di essi ha la capacità di otto barili secondo la misura romana; vi sono inoltre infiniti altri recipienti detti caratelli, che contengono di solito ognuno quattro barili. Il mosto raccolto dalle vigne di questo monte viene riposto in tali recipienti, e poi trasportato nei luoghi di mare, a Napoli, e nei vari paesi del mondo dai mercanti, attraverso il mare che dista dal monte tre miglia italiche. In molte località esso vien venduto come malvasia o altro vino di pregio.”

Teodorico di Nieheim (1340–1418) storico tedesco

libro I, cap. XXXVIII
De schismate libri III