Frasi su re
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“La gioventù resiste a tutto, ai re e alle poesie e all'amore. A tutto ma non al tempo.”

James Crumley (1939–2008) scrittore statunitense

da L'ultimo vero Bacio

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“In fondo alla Moldava vanno le pietre, | sepolti a Praga riposano tre re. | A questo mondo niente rimane uguale, | la notte più lunga eterna non è.”

Bertolt Brecht (1898–1956) drammaturgo, poeta e regista teatrale tedesco

Origine: Da Canzone della Moldava, traduzione di Giorgio Strehler.

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“L'uomo è il re della creazione. Chi ha detto questo. L'uomo.”

Paul Gavarni (1804–1866) disegnatore francese

Citato in Le petit philosophe de poche, Textes réunis par Gabriel Pomerand

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“Il mondo sta andando in rovina», ripeté Coen annuendo con aria falsamente meditabonda. «Quante volte l'ho già sentito!»
Lambert fece una smorfia. «Anch'io. E non c'è da stupirsi, ultimamente è sulla bocca di tutti. Così dicono i re, quando viene fuori che dopotutto per regnare è necessario almeno un briciolo di cervello. Così dicono i mercanti, quando l'avidità e la stupidità li conducono alla bancarotta. Così dicono i maghi, quando cominciano a perdere la loro influenza sulla politica o sulle fonti di reddito. E colui cui viene rivolta questa frase deve aspettarsi che a essa segua subito una proposta. Perciò abbrevia i preamboli, Triss, e facci la tua.”

Coen e Lambert, cap. 3
Il sangue degli elfi
Variante: «Il mondo sta andando in rovina», ripeté Coen annuendo con aria falsamente meditabonda. «Quante volte l'ho già sentito!»
Lambert fece una smorfia. «Anch'io. E non c'è da stupirsi, ultimamente è sulla bocca di tutti. Così dicono i re, quando viene fuori che dopotutto per regnare è necessario almeno un briciolo di cervello. Così dicono i mercanti, quando l'avidità e la stupidità li conducono alla bancarotta. Così dicono i maghi, quando cominciano a perdere la loro influenza sulla politica o sulle fonti di reddito. E colui cui viene rivolta questa frase deve aspettarsi che a essa segua subito una proposta. Perciò abbrevia i preamboli, Triss, e facci la tua.»

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“Sono nato col male dentro | distruggo tutto ciò che tocco | un Re Mida maledetto.”

Rayden (1985) rapper e beatmaker italiano

da Non basterebbe, n. 5

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“Meglio suddito di un regime aristocratico che re di una democrazia.”

Aldo Palazzeschi (1885–1974) scrittore e poeta italiano

Spazzatura (rubrica su Lacerba)

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“Non c'è fonte di umorismo più ricca e affidabile della mente di un bambino. Gran parte degli autori di fumetti, essendo infantili, lo riconoscono, anche se, nel momento in cui tentano di catturare la natura tumultuosa dei giovanissimi, falliscono e finiscono per creare bambini che non sono bambini, ma noiosissimi adulti in miniatura che fanno dell'umorismo. È sorprendente, ma la stragrande maggioranza degli autori di strisce comiche per bambini (compresi gli autori dei Cosby) dimostra di aver ben poco feeling e fiducia nella vera fonte della comicità che è l'infanzia in tutta la sua fascinosa spensieratezza. Questo non vale per Bill Watterson, che si è distinto, come del resto i suoi personaggi alquanto insoliti, Calvin & Hobbes. Watterson ce l'ha fatta, è riuscito a cogliere l'infanzia in tutti i suoi innumerevoli stati d'animo. Chiunque stia vicino a un bambino sa che la realtà per lui non esiste. La fantasia nel suo mondo è così facilmente raggiungibile e lontana dalla realtà quotidiana. Guardate i genitori di Calvin, che vivono nell'angoscia di cadere nei suoi tranelli mentre, in realtà, per Calvin non esistono neanche. Il bambino è il re e custode del suo fantastico regno, ed è molto selettivo nello scegliere i suoi compagni. Il fatto che il suo regno sia così esclusivo non fa che provocare il tentativo, da parte di molti grandi, di riconquistare la serendipità della giovinezza per recuperare ciò che è irrecuperabile. Pochi disperati si sforzano a tal punto da guadagnarsi un bel posto al Betty Ford Center [clinica per recupero alcolisti]. Gli altri, dotati di un pizzico di sensibilità in più, leggono Calvin & Hobbes.”

Garry Trudeau (1948) fumettista statunitense

dall'introduzione di Bill Watterson, Calvin and Hobbes, Comix, 1998. ISBN 9788881930432

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“Ho notato spesso che siamo inclini a dotare i nostri amici della stabilità tipologica che nella mente del lettore acquistano i personaggi letterari. Per quante volte possiamo riaprire, non troveremo mai il buon re che fa gazzarra e picchia il boccale sul tavolo, dimentico di tutte le sue pene, durante un'allegra riunione con tutte e tre le figlie e i loro cani da compagnia. Mai Emma si riavrà, animata dai sali soccorrevoli contenuti nella tempestiva lacrima del padre di Flaubert. Qualunque sia stata l'evoluzione di questo o quel popolare personaggio fra la prima di e la quarta di copertina, il suo fato si è fissato nella nostra mente, e allo stesso modo ci aspettiamo che i nostri amici seguano questo o quello schema logico e convenzionale che noi abbiamo fissato per loro. Così X non comporrà mai la musica immortale che stonerebbe con le mediocri sinfonie alle quali ci ha abituato. Y non commetterà mai un omicidio. In nessuna circostanza Z potrà tradirci. Una volta predisposto tutto nella nostra mente, quanto più di rado vediamo una particolare persona, tanto più ci dà soddisfazione verificare con quale obbedienza essa si conformi, ogni volta che ci giungono sue notizie, all'idea che abbiamo di lei. Ogni diversione nei fatti che abbiamo stabilito ci sembrerebbe non solo anomala, ma addirittura immorale. Preferiremmo non aver mai conosciuto il nostro vicino, il venditore di hot-dog in pensione, se dovesse saltar fuori che ha appena pubblicato il più grande libro di poesia della sua epoca.”

Lolita

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“Il problema non è la tecnologia in sé, ma l’uso che se ne fa. Ogni cosa comporta dei rischi, l’importante è essere consapevoli e valuta re se il prezzo che paghiamo (meno privacy) è adeguato a quanto riceviamo in cambio”

Frase tratta dal libro “Fact Checking – La realtà dei fatti, la forza delle idee” di Stefano Nasetti (Ed. 2021) ISBN: 9791220817066 e ISBN cartaceo: 9791220817578

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“Ai miei occhi ed alle mie orecchie l'organo è il re di tutti gli strumenti.”

Wolfgang Amadeus Mozart (1756–1791) compositore, pianista, organista e violinista austriaco

dalla lettera al padre del 18 ottobre 1777]

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“L'esilio non ha mai corretto i re.”

Pierre-jean De Béranger (1780–1857) poeta e musicista francese

da Denys, maître d'école, 1829

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“I popoli imparano più da una sconfitta, che non i re dal trionfo.”

Giuseppe Mazzini (1805–1872) patriota, politico e filosofo italiano

da Lettera a Carlo Alberto

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“Da' ascolto ai rimproveri del matto: è priviliegio da re.”

William Blake (1757–1827) poeta, incisore e pittore inglese

Il Matrimonio del Cielo e dell'Inferno, Proverbi infernali

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“La penna è uno scettro, ma come sono pochi i re tra gli scrittori!”

Khalil Gibran (1883–1931) poeta, pittore e filosofo libanese

Massime spirituali

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“Il re regna e non governa.”

Adolphe Thiers (1797–1877) politico e storico francese

sul giornale Le National, 20 gennaio e 4 febbraio 1830
Le roi règne et ne gouverne pas.

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“ROLAND! CHE COSA STAI FACENDO! VIENI, PISTOLERO, CHE IL TRAMONTO È PROSSIMO!»”

Stephen King (1947) scrittore e sceneggiatore statunitense

Il Re Rosso

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“La teoria [della relatività] è come un mendicante vestito color porpora che la gente ignorante scambia per un re.”

Nikola Tesla (1856–1943) fisico, inventore e ingegnere serbo naturalizzato statunitense

dal New York Times dell'11 luglio 1935, p. 23

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“Un principe è grande e degno d'amore quando ha le virtù di un re e i difetti di un privato cittadino.”

Luc de Clapiers de Vauvenargues (1715–1747) scrittore e saggista francese

1923
Riflessioni e massime

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“Controfavola: "Il re è nudo!", gridò il bambino. Non era vero, ma nessuno della folla ebbe cuore di contraddire un bambino cieco.”

Gesualdo Bufalino (1920–1996) scrittore

Origine: la voce I vestiti nuovi dell'imperatore su Wikipedia.
Origine: Bluff di parole, p. 37

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“Tutte le ereditiere sono belle.”

John Dryden (1631–1700) poeta, drammaturgo e critico letterario inglese

Origine: Da Re Artù.

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“Oltre ai significati storico-politici, la sostanza di questo dramma shakespeariano è fortemente psicologica, in quanto al centro del testo è posta la crisi – che psicanaliticamente definiremmo narcisistica – del protagonista, il quale è progressivamente condotto a fare i conti con il passaggio da una visione eroica di Sé come "anointed King", re di origine divina prescelto dal destino, a un'immagine infranta del suo Io […]. Nello scoprirsi subjected – termine da intendersi nella duplice accezione di "suddito", ma anche di "soggetto umano"”

Riccardo scopre la vanità (egli definirà hollow, "vuota", la sua corona) del suo essere e, di conseguenza, la fallacia della sua regalità legittima. Ciò che la crisi narcisistica del protagonista del dramma in ultima analisi esprime è un ben preciso messaggio di carattere culturale: alla crisi narcisistica di Riccardo fa da specchio un mutamento epocale, poiché il Re non è più tale in virtù della sua natura divina e trascendente, bensì in forza del consenso popolare e delle contingenze. Con Bolingbroke, possiamo ben dire, finisce il tempo della Cavalleria e ha inizio quello della modernità, aprendo la strada a una visione secolarizzata del potere umano e delle sue prerogative. Il capolavoro di Shakespeare fotografa questa mutazione radicale nello spirito e nella storia dell'Europa. (Cesare Catà, Eretico Potere Ieratico. Il Liber Augustalis di Federico II di Svevia e il Riccardo II di Shakespeare, in "Tabulae. Rivista del Centro Studi Federiciani", XXIV, (Dicembre 2012), pp. 137-158)
Riccardo II, Citazioni sull'opera

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“Dire quella parola e poi morire: cosa v'è di più grande? Poiché voler morire è morire e non fu colpa di quell'uomo se, mitragliato, sopravvisse.
Colui che ha vinto la battaglia di Waterloo non è Napoleone messo in rotta, non è Wellington, che alle quattro ripiega e alle cinque è disperato, non è Blücher che non ha affatto combattuto; colui che ha vinto la battaglia di Waterloo è Cambronne. Poiché fulminare con una parola simile il nemico che v'uccide, significa vincere.
Dar questa risposta alla catastrofe, dire siffatta cosa al destino, dare codesta base al futuro leone, gettar codesta ultima battuta in faccia alla pioggia della notte, al muro traditore d'Hougomont, alla strada incassata d'Ohain, al ritardo di Grouchy e all'arrivo di Blücher; esser l'ironia nel sepolcro, fare in modo di restar ritto dopo che si sarà caduti, annegare in due sillabe la coalizione europea, offrire ai re le già note latrine dei cesari, fare dell'ultima delle parole la prima, mescolandovi lo splendore della Francia, chiudere insolentemente Waterloo col martedì grasso, completare Leonida con Rabelais, riassumer questa vittoria in una parola impossibile a pronunciare, perder terreno e conquistare la storia, aver dalla sua, dopo quel macello, la maggioranza, è una cosa che raggiunge la grandezza eschilea.
La parola di Cambronne fa l'effetto d'una frattura: la frattura d'un petto per lo sdegno, il soverchio dell'agonia che esplode.”

II, I, XV; 1981
I miserabili

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“Negli scacchi, i matti sono quelli che stano più vicini ai re.”

Mathurin Regnier (1573–1613) poeta

da Satire, XIV, 30; citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 461

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“Nuovo Iasón sarà, di cui si legge | ne' Maccabei; e come a quel fu molle | suo re, così fia lui chi Francia regge.”

Dante Alighieri (1265–1321) poeta italiano autore della Divina Commedia

Filippo il bello

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“Il mondo ha molti re e un sol Michelagnolo.”

Pietro Aretino (1492–1556) poeta, scrittore, drammaturgo

da Lettera a Michelangelo

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“Federico scrisse lAntimachiavelli, ma non si trattava di ipocrisia, era semplicemente letteratura. Amava l'umanesimo, la ragione, la secca chiarezza — un amore problematico, derivato dagli elementi demoniaci e utilitari riuniti in lui. Così amava Voltaire, il figlio dello spirito, il padre dell'illuminismo e di ogni cultura antieroica. Baciava la mano magra che scriveva: «Odio tutti gli eroi», ed egli stesso faceva dell'ironia sulla guerra dei sette anni con le parole «debolezze eroiche». Metteva però anche nero su bianco: se avesse voluto punire una provincia, l'avrebbe fatta governare da letterati; il suo illuminismo era così superficiale, che se ne sentiva immune. Quando poi vuole chiarire il vero motivo che lo ha indotto a scambiare la dolce quiete di una vita dedita alla letteratura con i tremendi sforzi ed i sanguinosi orrori della guerra, parla in generale di un «segreto istinto». Ciò che egli definisce in questo modo era più forte della letteratura: diresse le sue azioni e decise della sua vita; ed è un concetto tipicamente tedesco che questo istinto segreto, questo elemento demoniaco fosse in lui sovrumano: era la forza del destino, lo spirito della Storia.
In fondo era una vittima. Egli pensava ad ogni modo di essersi sacrificato: nella giovinezza per il padre e nella maturità per lo Stato. Ma sbagliava se pensava che sarebbe stato libero di agire diversamente. Era una vittima. Doveva agire ingiustamente e vivere contrariamente al pensiero; non gli fu concesso di essere un filosofo, ma dovette fare il re, perché un grande popolo compisse la sua missione nel mondo.”

Thomas Mann (1875–1955) scrittore e saggista tedesco

Origine: Federico e la grande coalizione, pp. 77 sg.

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“Il romanzo è la storia degli uomini, e la storia il romanzo dei re.”

Alphonse Daudet (1840–1897) scrittore e drammaturgo francese

da Souvenirs d'un homme de lettres

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“Senza il purgatorio e l'inferno, il buon Dio non sarebbe che un povero re.”

Anatole France (1844–1924) scrittore francese

Gli dei hanno sete

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