Frasi sulla solitudine
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“La solitudine è impraticabile e la società fatale. Dobbiamo tenere la testa nell'una e le mani nell'altra.”

Ralph Waldo Emerson (1803–1882) filosofo, scrittore e saggista statunitense

Citato in Ralph Waldo Emerson: Il pensiero e la solitudine

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“Noi uomini viviamo insieme, ma ognuno muore da solo e la morte è la suprema solitudine.”

Miguel de Unamuno (1864–1936) poeta, filosofo e scrittore spagnolo

L'agonia del Cristianesimo

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“Le grandi solitudini se arrivano a toccarsi lo sai | Non bastano i telefoni del mondo per dire tutto di noi | Tutto di noi.”

Pierangelo Bertoli (1942–2002) cantautore italiano

da Le grandi solitudini, n. 10
301 guerre fa

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“Lo stare insieme è nello stesso tempo per noi essere liberi come nella solitudine, essere contenti come in compagnia.”

Emily Brontë (1818–1848) scrittrice e poetessa inglese

cap. XXXVIII
To be together is for us to be at once as free as in solitude, as gay as in company.
Jane Eyre

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“Ho paura della solitudine, e ho paura delle altre persone, e ho paura…”

Hanif Kureishi (1954) drammaturgo e scrittore britannico

Nell'intimità

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“La donna che mente ha parecchi amici, e conduce un'esistenza di grande solitudine.”

Adrienne Rich (1929–2012) poetessa e saggista statunitense

Origine: Da On Lies, Secrets and Silence – Norton, 1979.

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“Il potere porta solitudine a un uomo, figurarsi a una donna.”

Simona Ventura (1965) conduttrice televisiva e showgirl italiana

citata in City, 10 febbraio 2010

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“Per gli anziani la solitudine è una prigione a cielo aperto.”

Giorgio Panariello (1960) comico, attore e regista italiano

da Corriere della sera, 24 settembre 2008

“Volontà di Dio è la vittoria sulle solitudini.”

Ermes Ronchi (1947) presbitero e teologo italiano

Il canto del pane

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“La vita sedentaria aveva un che di fisso, di monotono, di definitivo, che mi metteva addosso la disperazione. Era come un po' di morte che sopravveniva già a nutrirsi della vita. Non si sarebbero più vissute quelle lunghe giornate in cui, spossati e con la testa vuota, si andava, con passi da automa, fino al limite di sé. Al limite delle nostre sofferenze sorgeva l'oasi con le sue promesse; le palme maestose che mettevano i cuori in festa; le dune la cui sabbia mordorè era una fortuna per i corpi paralizzati dalla stanchezza; e, talvolta, addirittura, un magro filo d'acqua nel quale i bambini si gettavano con allegria. La felicità! Un bel mattino, si piegavano le tende e si ripartiva. Come se la vita valesse solo il peso dei suoi passi. Come se bisognasse assolutamente annientare il corpo per ingrandire i miraggi dell'arrivo e offrirli a mo' di ebrezza allo spirito che vacillava. Come se i nostri passi fossero necessari per districare le maglie scintillanti della luce, legate insieme dal filo nero delle notti… Una luce così intensa che era come una quintessenza di sguardi. Gli sguardi di tutte quelle generazioni di nomadi che, da secoli, passano e vanno nel deserto senza mai lasciare traccia. Solo i loro sguardi, come una memoria, abitano nella luce. Per questo la luce è così ardente. Per questo quanti ancora camminano hanno la strana sensazione della presenza di un'anima che veglia e sorveglia, di uno sguardo. La luce di quegli sguardi allontana la solitudine e, quando il corpo vacilla per la fatica, tende un po' più forte l'arco della volontà. Allora ci si rialza, e il piede che prima zoppicava ora si affretta, con la speranza di accedere alla nobiltà di una morte che non è soltanto polvere, ma anche raggio del firmamento.”

Malika Mokeddem (1949) scrittrice algerina

da Gente in cammino, traduzione di Carla Maria Tresso, Giunti, Firenze, 1994, pp. 29-30. ISBN 8809014138

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“I tratti originali del poema di Ossian altro non sono, che il bello della natura descritto dalla semplicità, e dettato nella solitudine.”

Domenico Cirillo (1739–1799) medico e botanico italiano

Origine: Discorsi accademici, p. 146

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“È arrivata la solitudine ed eccomi di nuovo con il mio muto interlocutore, il diario.”

Sof'ja Tolstaja (1844–1919)

15 settembre 1876; p. 79
I diari

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“Si parla tanto di social network, ma sono il regno della solitudine. Mi chiedo perché i filosofi di oggi non si pongano questi problemi e continuino a parlare di Heidegger.”

Morgan (1972) cantautore, polistrumentista e disc jockey italiano

Origine: Dall'intervista di Davide Agazzi, Canterò tra gli animali i miei brani interattivi http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/08/30/cantero-tra-gli-animali-miei-brani-interattivi.html, Repubblica.it, 30 agosto 2013

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“Un fiore sopra un sasso, | riarso dalla solitudine. || Gli dèi verranno, | attende. || Un fiore sopra un sasso, | riarso dalla solitudine.”

Sitor Situmorang (1923–2014)

Un fiore, «Bunga»
Origine: Citato in Alessandro Bausani, Le letterature del Sud-est asiatico, Sansoni-Accademia, Firenze-Milano, 1970, pp. 389-390.

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“Alla solitudine preferisco cento volte il matrimonio. Almeno so a chi dare la colpa.”

Pietro Gorini (1955) autore televisivo e scrittore italiano

p. 137

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“Era, il dopoguerra, un tempo in cui tutti pensavano d'essere dei poeti, e tutti pensavano d'essere dei politici; tutti s'immaginavano che si potesse e si dovesse anzi far poesia di tutto, dopo tanti anni in cui era sembrato che il mondo fosse ammutolito e pietrificato e la realtà era stata guardata come di là da un vetro, in una vitrea, cristallina e muta immobilità. Romanzieri e poeti avevano, negli anni del fascismo, digiunato, non essendovi intorno molte parole che fosse consentito usare; e i pochi che ancora avevano usato parole le avevano scelte con ogni cura nel magro patrimonio di briciole che ancora restava. Nel tempo del fascismo, i poeti s'erano trovati ad esprimere solo il mondo arido, chiuso e sibillino dei sogni. Ora c'erano di nuovo molte parole in circolazione, e la realtà di nuovo appariva a portata di mano; perciò quegli antichi digiunatori si diedero a vendemmiarvi con delizia. E la vendemmia fu generale, perché tutti ebbero l'idea di prendervi parte; e si determinò una confusione di linguaggio fra poesia e politica, le quali erano apparse mescolate insieme. Ma poi avvenne che la realtà si rivelò complessa e segreta, indecifrabile e oscura non meno che il mondo dei sogni; e si rivelò ancora situata di là dal vetro, e l'illusione di aver spezzato quel vetro si rivelò effimera. Cosí molti si ritrassero presto sconfortati e scorati; e ripiombarono in un amaro digiuno e in un profondo silenzio. Cosí il dopoguerra fu triste, pieno di sconforto dopo le allegre vendemmie dei primi tempi. Molti si appartarono e si isolarono di nuovo o nel mondo dei loro sogni, o in un lavoro qualsiasi che fruttasse da vivere, un lavoro assunto a caso e in fretta, e che sembrava piccolo e grigio dopo tanto clamore; e comunque tutti scordarono quella breve, illusoria compartecipazione alla vita del prossimo. Certo, per molti anni, nessuno fece piú il proprio mestiere, ma tutti credettero di poterne e doverne fare mille altri insieme; e passò del tempo prima che ciascuno riprendesse sulle sue spalle il proprio mestiere e ne accettasse il peso e la quotidiana fatica, e la quotidiana solitudine, che è l'unico mezzo che noi abbiamo di partecipare alla vita del prossimo, perduto e stretto in una solitudine uguale.”

1963, pp. 165-166
Lessico famigliare

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“La solidarietà è la forza dei deboli. La solitudine è la debolezza dei forti.”

Ugo Ojetti (1871–1946) scrittore, critico d'arte e giornalista italiano

Origine: Sessanta, CXIII

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“La solitudine non è mai con voi; è sempre senza di voi, è soltanto possibile con un estraneo attorno: luogo o persona che sia, che del tutto vi ignorino, che del tutto voi ignoriate, cosí che la vostra volontà e il vostro sentimento restino sospesi e smarriti in un'incertezza angosciosa e, cessando ogni affermazione di voi, cessi l'intimità stessa della vostra coscienza. La vera solitudine è in un luogo che vive per sé e che per voi non ha traccia né voce, e dove dunque l'estraneo siete voi.”

libro primo, IV
Uno, nessuno e centomila
Variante: La solitudine non è mai con voi; è sempre senza di voi, e soltanto possibile con un estraneo attorno: luogo o persona che sia, che del tutto vi ignorino, che del tutto voi ignoriate, così che la vostra volontà e il vostro sentimento restino sospesi e smarriti in un’incertezza angosciosa e, cessando ogni affermazione di voi, cessi l’intimità stessa della vostra coscienza. La vera solitudine è in un luogo che vive per sé e che per voi non ha traccia né voce, e dove dunque l’estraneo siete voi

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“Resistere in solitudine!”

Philip Roth (1933–2018) scrittore statunitense

Origine: Motto da scrittore esordiente di Roth; citato in Operazione Shylock.

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“La vita non è che un rasentarsi di solitudini.”

Corrado Alvaro (1895–1956) scrittore, giornalista e poeta italiano
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“A volte il fare uno scherzo cattivo lascia un gusto amaro, e Pin si trova solo a girare nei vicoli, con tutti che gli gridano improperii e lo cacciano via. Si avrebbe voglia d’andare con una banda di compagni, allora, compagni cui spiegare il posto dove fanno il nido i ragni, o con cui fare battaglie con le canne, nel fossato. Ma i ragazzi non vogliono bene a Pin: è l’amico dei grandi, Pin, sa dire ai grandi cose che li fanno ridere e arrabbiare, non come loro che non capiscono nulla quando i grandi parlano. Pin alle volte vorrebbe mettersi coi ragazzi della sua età, chiedere che lo lascino giocare a testa e pila, e che gli spieghino la via per un sotterraneo che arriva fino in piazza Mercato.
Ma i ragazzi lo lasciano a parte, e a un certo punto si mettono a picchiarlo; perché Pin ha due braccine smilze smilze ed è il più debole di tutti. Da Pin vanno alle volte a chiedere spiegazioni su cose che succedono tra le donne e gli uomini; ma Pin comincia a canzonarli gridando per il carrugio e le madri richiamano i ragazzi: – Costanzo! Giacomino! Quante volte te l’ho detto che non devi andare con quel ragazzo cosi maleducato! Le madri hanno ragione: Pin non sa che raccontare storie d’uomini e donne nei letti e di uomini ammazzati o messi in prigione, storie insegnategli dai grandi, specie di fiabe che i grandi si raccontano tra loro e che pure sarebbe bello stare a sentire se Pin non le intercalasse di canzonature e di cose che non si capiscono da indovinare. E a Pin non resta che rifugiarsi nel mondo dei grandi, dei grandi che pure gli voltano la schiena, dei grandi che pure sono incomprensibili e distanti per lui come per gli altri ragazzi, ma che sono più facili da prendere in giro, con quella voglia delle donne e quella paura dei carabinieri, finché non si stancano e cominciano a scapaccionarlo. Ora Pin entrerà nell’osteria fumosa e viola, e dirà cose oscene, improperi mai uditi a quegli uomini fino a farli imbestialire e a farsi battere, e canterà canzoni commoventi, struggendosi fino a piangere e a farli piangere, e inventerà scherzi e smorfie cosi nuove da ubriacarsi di risate, tutto per smaltire la nebbia di solitudine che gli si condensa nel petto le sere come quella".”

Italo Calvino (1923–1985) scrittore italiano

The Path to the Spiders' Nests

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“Si può essere più soli | Senza la Solitudine. (J405 – F535”

Emily Dickinson (1830–1886) scrittrice e poetessa inglese

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Variante: Si può essere più soli | Senza la Solitudine. (J405 - F535

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“[Su John Lennon] Lui si vestiva da cattivo perché era buono, lui desiderava una donna dalla quale non separarsi mai perché la solitudine lo uccideva, lui era tutta emozione e buona tecnica, tutto talento e poca ragionevolezza, lui era uno dei più grandi musicisti del ventesimo secolo.”

Carlo Zannetti (1960) chitarrista, cantautore e scrittore italiano

Origine: Da John Lennon, l'uomo buono che si vestiva da cattivo http://www.ilpopoloveneto.it/notizie/musica/2017/03/05/31133-john-lennon-luomo-buono-si-vestiva-cattivo, Il Popolo Veneto.it, 5 marzo 2017.

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“Susie – ci vuole poco a dire quanto si è soli – chiunque può farlo, ma portare la solitudine accanto al cuore per settimane, quando dormi, e quando sei sveglia, con sempre qualcosa che ti manca, questo, non tutti riescono a dirlo, e mi sconcerta. Ne dipingerei un ritratto che indurrebbe alle lacrime, se avessi la tela per farlo, e la scena sarebbe la solitudine, e le figure – solitudine – e le luci e le ombre, ciascuna una solitudine. Potrei riempire una stanza con paesaggi così solitari, la gente si fermerebbe là a piangere; poi andrebbe di fretta a casa, per ritrovare una persona amata.”

Emily Dickinson (1830–1886) scrittrice e poetessa inglese

a Susan Gilbert, novembre-dicembre 1854, 176
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Variante: Susie – ci vuole poco a dire quanto si è soli – chiunque può farlo, ma portare la solitudine accanto al cuore per settimane, quando dormi, e quando sei sveglia, con sempre qualcosa che ti manca, questo, non tutti riescono a dirlo, e mi sconcerta. Ne dipingerei un ritratto che indurrebbe alle lacrime, se avessi la tela per farlo, e la scena sarebbe la solitudine, e le figure – solitudine – e le luci e le ombre, ciascuna una solitudine. Potrei riempire una stanza con paesaggi così solitari, la gente si fermerebbe là a piangere; poi andrebbe di fretta a casa, per ritrovare una persona amata. (a Susan Gilbert, novembre-dicembre 1854, 176

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“Rivendico la libertà di non ricevere commenti sul mio atteggiamento, i miei vestiti, il mio modo di camminare, la forma delle mie natiche, la dimensione del mio seno. Rivendico il mio diritto alla tranquillità, alla solitudine, il diritto di farmi avanti senza avere paura. Non voglio avere soltanto una libertà interiore. Voglio la libertà di vivere fuori, all'aria aperta, in un mondo che è anche un po' mio.”

Leïla Slimani (1981) scrittrice e giornalista francese

Origine: Da un articolo pubblicato su Libération; traduzione di Fabio Galimberti in Il diritto a non essere importunata https://rep.repubblica.it/pwa/traduzione/2018/01/12/news/il_diritto_a_non_essere_importunata-186391405/, Rep.repubblica.it, 12 gennaio 2018.

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“Nel tumulto degli uomini e degli avvenimenti, la solitudine era la mia tentazione. Adesso è la mia compagna. Di che cos'altro accontentarsi quando si è incontrata la Storia?”

Charles de Gaulle (1890–1970) generale e politico francese

Origine: Citato in Dizionario mondiale di Storia, Rizzoli Larousse, Milano, 2003, p. 448. ISBN 88-525-0077-4

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“Abbiamo visto che l'intenso desiderio di una attività incessante era radicato nella solitudine e nell'ansietà.”

Erich Fromm (1900–1980) psicoanalista e sociologo tedesco

Fuga dalla libertà

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