Frasi sul piacere
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“Il giorno in cui non lo si vide più a passeggio per le vie di Concepción con i suoi libri sotto il braccio, sempre correttamente vestito (al contrario di Stein, che si vestiva come un barbone), diretto alla Facoltà di Medicina o a fare la coda davanti a qualche teatro o cinema, quando si volatilizzò, insomma, nessuno ne sentì la mancanza. Molti si sarebbero rallegrati della sua morte. Non per questioni strettamente politiche (Soto era simpatizzante del Partito Socialista, ma niente di più, simpatizzante, nemmeno un elettore fedele, io direi che era un sinistroide pessimista) ma per ragioni di natura estetica, per il piacere di vedere morto chi è più intelligente e più colto di te ed è privo dell’astuzia sociale di nasconderlo. Scriverlo adesso sembra una bugia. Ma era così, i nemici di Soto sarebbero stati capaci di perdonargli persino la sua mordacità; quello che non gli perdonarono mai fu l’indifferenza. L’indifferenza e l’intelligenza.”

Distant Star
Variante: Il giorno in cui non lo si vide più a passeggio per le vie di Concepciòn con i suoi libri sotto il braccio, sempre correttamente vestito (al contrario di Stein, che si vestiva come un barbone), diretto alla Facoltà di Medicina o a fare la coda davanti a qualche teatro o cinema, quando si volatilizzò, insomma, nessuno ne sentì la mancanza. Molti si sarebbero rallegrati della sua morte. Non per questioni strettamente politiche (Soto era simpatizzante del Partito Socialista, ma niente di più, simpatizzante, nemmeno un elettore fedele, io direi che era un sinistroide pessimista), ma per ragioni di natura estetica, per il piacere di vedere morto chi è più intelligente e più colto di te ed è privo dell'astuzia sociale di nasconderlo. Scriverlo adesso sembra una bugia. Ma era così, i nemici di Soto sarebbero stati capaci di perdonargli persino la sua mordacità: quello che non gli perdonarono mai fu l'indifferenza. L'indifferenza e l'intelligenza.

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“orrore all’idea di aggiungere i miei lamenti ai piagnistei dell’umanità, per lungo tempo non avrei saputo dire cosa mi avesse resa capace di sopportare tutto ciò. Se la Storia è l’inferno, la vita è il paradiso. La felicità non ci è data: è una cosa che si fa, si inventa. L’ho imparato da poco, leggendo dietro consiglio della signora Mandonato i filosofi della gioia, che hanno scritto nero su bianco tutto quanto ho sempre pensato, senza averlo mai saputo esprimere. Epicuro, capace di parlare così bene del piacere della contemplazione e morto per un blocco renale dopo aver sopportato i dolori di terribili calcoli. Spinoza, cantore della felicità, proscritto e maledetto dalla comunità a cui apparteneva. Infine Nietzsche, che ha celebrato la vita e sosteneva di provare un’indicibile allegria mentre soffriva martiri in tutto il corpo, divorato com’era da un mostruoso herpes genitale e da una sifilide all’ultimo stadio, oltre che da una cecità crescente e un’ipersensibilità uditiva. Per non parlare degli attacchi di vomito ed emicrania. «Nietzsche chiamava il dolore la sua cagna» ha precisato Jacky, che è una persona colta. «Lo considerava fedele come un cagnolone su cui sfogare il suo cattivo umore.» Dopo cena, ormai sbronza, mi sono alzata e ho sproloquiato un po’: «Un discorso è come un vestito da donna. Dev’essere abbastanza lungo da coprire e abbastanza corto da suscitare interesse. Il mio si comporrà di un’unica frase: ognuno ha solo la vita che si merita».”

La cuoca di Himmler

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“- Andiamo al British Museum.
Detto fatto. Per non perderci, ci demmo appuntamento a mezzogiorno in Mesopotamia. Non è una cosa da tutti i giorni poter fissare un appuntamento in un posto del genere.
In quel tipo di edifici, apprezzo ancora di più l’insieme che il dettaglio. Mi piace passeggiare, senza altra logica che il mio piacere, dall’antico Egitto alle Galapagos passando per Sumer. Ingozzarmi di tutta l’assiriologia mi rimarrebbe sullo stomaco, mentre piluccare qualche carattere cuneiforme a mo’ di aperitivo, rune come antipasto, la stele di Rosetta come piatto principale e delle mani a negativo preistoriche come dessert manda in estasi le mie papille.
Quello che non sopporto, nei musei, è il passo lento e solenne che le persone si credono obbligate in cuor loro ad adottare. Quanto a me, mi sposto con passo ginnico, abbracciando con lo sguardo vaste prospettive: che si tratti di archeologia o di pittura impressionista, ho notato i vantaggi di questo metodo. Il primo è evitare l’atroce effetto guida turistica: “Ammirate la bonarietà dello sceicco el-Beled: non vi sembra di averlo incrociato ieri al mercato?” oppure: “Una controversia oppone la Grecia e il Regno Unito a proposito del fregio del Partenone.” Il secondo è concomitante al primo: rende impossibili i commenti all’uscita dal museo. I Bouvard e Pécuchet moderni devono chiudere il becco. Il terzo vantaggio, e non il meno importante per quanto mi riguarda, è che impedisce l’insorgere del terribile mal di schiena museale.
Intorno a mezzogiorno, mi resi conto di essermi persa. Affrontai un responsabile in questi termini:
– Mesopotamia, please.
– Third floor, turn to the left – mi venne risposto nel modo più semplice possibile.
E questa è la dimostrazione che ci si sbaglia nel ritenere la Mesopotamia tanto inaccessibile.”

Pétronille

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“I pensieri vanno e vengono a loro piacere, nella nostra testa. Non lo si fa apposta a credere a ciò che si crede.”

Simone de Beauvoir (1908–1986) insegnante, scrittrice, saggista, filosofa e femminista francese

Memoirs of a Dutiful Daughter

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“Le passioni umane sono una cosa molto misteriosa e per i bambini le cose non stanno diversamente che per i grandi. Coloro che ne vengono colpiti non le sanno spiegare, e coloro che non hanno mai provato nulla di simile non le possono comprendere. Ci sono persone che mettono in gioco la loro esistenza per raggiungere la vetta di una montagna. A nessuno, neppure a se stessi, potrebbero realmente spiegare perché lo fanno. Altri si rovinano per conquistare il cuore di una persona che non ne vuole sapere di loro. E altri ancora vanno in rovina perché non sanno resistere ai piaceri della gola, o a quelli della bottiglia. Alcuni buttano tutti i loro beni nel gioco, oppure sacrificano ogni cosa per un'idea fissa, che mai potrà diventare realtà. Altri credono di poter essere felici soltanto in un luogo diverso da quello dove si trovano e così passano la vita girando il mondo. E altri ancora non trovano pace fino a quando non hanno ottenuto il potere. Insomma, ci sono tante e diverse passioni, quante e diverse sono le persone.
Per Bastiano Baldassarre Bucci la passione erano i libri.
Chi non ha mai passato interi pomeriggi con le orecchie in fiamme e i capelli ritti in testa chino su un libro, dimenticando tutto il resto del mondo intorno a sé, senza più accorgersi di aver fame o freddo;
chi non ha mai letto sotto le coperte, al debole bagliore di una minuscola lampadina tascabile, perché altrimenti il papà o la mamma o qualche altra persona si sarebbero preoccupati di spegnere il lume per la buona ragione ch'era ora di dormire, dal momento che l'indomani mattina bisognava alzarsi presto;
chi non ha mai versato, apertamente o in segreto, amare lacrime perché una storia meravigliosa era finita ed era venuto il momento di dire addio a tanti personaggi con i quali si erano vissute tante straordinarie avventure, a creature che si era imparato ad amare e ammirare, per le quali si era temuto e sperato e senza le quali d'improvviso la vita pareva così vuota e priva di interesse; chi non conosce questo per sua personale esperienza, costui molto probabilmente non potrà comprendere ciò che fece allora Bastiano.
Fissava il titolo del libro e si sentiva percorrere da vampate di caldo e di freddo. Questo, ecco, proprio questo era ciò che lui aveva sognato tanto spesso e che sempre aveva desiderato da quando era caduto in preda alla sua passione: una storia che non dovesse mai aver fine. Il libro di tutti i libri.”

The Neverending Story

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“Guai se tutte le frasi reversibili fossero vere, fossero sentenze d'oracolo… eppure quando le leggi a rovescio, e il conto torna, c'è qualcosa in loro di magico e rivelatorio: lo sapevano anche i latini, e le scrivevano sulle meridiane.”

Primo Levi (1918–1987) scrittore, partigiano e chimico italiano

Origine: Citato in Stefano Bartezzaghi, I migliori palindromi della nostra vita http://www.repubblica.it/online/lessico_e_nuvole/palindro/palindro/palindro.html, Repubblica.it, 17 marzo 2001

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“[…] degli amici bisogna farsi dei maestri, unendo l'utile dell'apprendere con il piacere del conversare. (da Trattare con chi può insegnarci qualcosa, p. 38)”

Baltasar Gracián (1601–1658) gesuita, scrittore e filosofo spagnolo

Oracolo manuale e arte di prudenza

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“Una radio — una radio domenicale — eruttava una canzonetta nordamericana, su un ritmo isterico, un agitarsi schifoso di scimmioni e bertucce ebbri. […] La nazione che aveva imputridito il mondo — che imputridiva la Spagna e la Russia stessa, i due soli paesi che fossero degni di interesse e di amore — saltava fuori a imputridire la sua ora suprema. Giungeva in buon punto per distruggere la solennità della sua ultima ora, per strappargli l'anima o per travestirla nel momento in cui era il suo più sacro diritto esser nel pieno possesso della propria anima, e della propria anima quale egli voleva che fosse. La cosa fu talmente tragica per Celestino che il sudore gli uscì dal torso e inzuppò la maglia di cellular, come il giorno in cui Ruiz l'aveva insultato in square Willette. I singhiozzi e i vomiti sonori continuavano togliendogli ogni coscienza di essere un essere umano, giacché la degradazione dell'essere umano che implicavano, secondo lui, era tale che chi li ascoltava cessava di essere un essere umano. E nondimeno intorno a quasi tutto il pianeta milioni di individui ascoltavano quella roba con piacere! La bassezza yankee, con una demoniaca abilità, aveva ovunque stuzzicato quello che l'uomo ha in sé di piu basso, per esasperarlo e talvolta rivelarlo a se stesso.”

Variante: Una radio — una radio domenicale — eruttava una canzonetta nordamericana, su un ritmo isterico, un agitarsi schifoso di scimmioni e bertucce ebbri. [... ] La nazione che aveva imputridito il mondo — che imputridiva la Spagna e la Russia stessa, i due soli paesi che fossero degni di interesse e di amore saltava — fuori a imputridire la sua ora suprema. Giungeva in buon punto per distruggere la solennità della sua ultima ora, per strappargli l'anima o per travestirla nel momento in cui era il suo più sacro diritto esser nel pieno possesso della propria anima, e della propria anima quale egli voleva che fosse. La cosa fu talmente tragica per Celestino che il sudore gli uscì dal torso e inzuppò la maglia di cellular, come il giorno in cui Ruiz l'aveva insultato in square Willette. I singhiozzi e i vomiti sonori continuavano togliendogli ogni coscienza di essere un essere umano, giacché la degradazione dell'essere umano che implicavano, secondo lui, era tale che chi li ascoltava cessava di essere un essere umano. E nondimeno intorno a quasi tutto il pianeta milioni di individui ascoltavano quella roba con piacere! La bassezza yankee, con una demoniaca abilità, aveva ovunque stuzzicato quello che l'uomo ha in sé di piu basso, per esasperarlo e talvolta rivelarlo a se stesso. (p. 204)
Origine: Il caos e la notte, p. 204

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“Connie Chasen e io eravamo, innegabilmente, presi l'uno dell'altra; e appena un'ora dopo, eccoci a eseguire fra le coltri, con trasporto e abbandono, l'assurda coreografia del piacere carnale. (1981)”

Woody Allen (1935) regista, sceneggiatore, attore, compositore, scrittore e commediografo statunitense

Effetti collaterali (Side Effects), Punizione

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“Chi comanda in Ungheria da più di trent'anni, fino alla vigilia dell'89, è Janos Kadar: il più riuscito esempio di leader restauratore di un comunismo afflitto dall'incapacità di rendersi tollerabile. La sua carriera politica ha seguito un percorso zigzagante, tra stalinismo e riformismo, scandito da scomuniche e promozioni. Il suo è il classico curriculum vitae di un dirigente dell'Est. All'inizio non ha osteggiato l'insurrezione del'56, ma poi è stato uno dei "normalizzatori". Il pragmatico Kadar ha preso le distanze dal tumultuoso disordine, troppo traboccante di sognie di passioni, al tempo stesso rivolto contro il comunismo e in favore di un comunismo migliore. E ha finito col chiedere l'intervento sovietico, che comunque ci sarebbe stato. Con lo stesso realismo, arrivato al vertice del partito, ha adottato la politica dell'indulgenza. Non verso la contestazioneo la critica politica; ma verso i piaceri più individuali. LL'Ungheria è diventata con lui la meta dei privilegiati degli altri paesi comunisti, attirati dalle vetrine in cui erano esposti, non senza gusto e con insolita abbondanza, tanti prodotti introvabili nelle loro città, dai tessuti di qualità ai cosmetici più raffinati. Non mancavano la buona cucina e la vita notturna con la sua dose di erotismo. L'ideologia dei consumi, accompagnata da un certo laissezfaire nell'illusoria satira dei cabaret, funzionava da surrogato delle libertà fondamentali chieste durante l'insurrezione del'56 e respinte con la repressione. Con il suo comunismo "al gulash" Kadar raggiunse un consenso passivo invidiabile nelle altre capitali del socialismo reale, alcune delle quali assai più dotate di risorse dell'Ungheria, paese economicamente gracile con una testa enorme e fantasiosa quale era (ed è) la sua capitale.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano
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“[Sullo scandalo Weinstein] Le molestie sulle donne nel mondo del cinema? Ci sono sempre state. E prima era anche peggio di oggi. […] Ci provavano sempre e tutti. Qualche volta ci stavo e qualche volta dicevo di no: funzionava così. […] Una donna può sempre dire di no. Se non lo fa spesso è perché le fa piacere.”

Sandra Milo (1933) attrice italiana

Origine: Dall'intervista di Giulia Bianconi, Sandra Milo senza freni: "Weinstein? In migliaia hanno toccato il mio sedere" http://www.iltempo.it/cultura-spettacoli/2017/11/03/news/sandra-milo-senza-freni-weinstein-in-migliaia-hanno-toccato-il-mio-sedere-1037488/, IlTempo.it, 3 novembre 2017.

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“Ogni qualvolta io viaggio per l’Europa, mi capita spesso di incontrare qualche spagnolo, qualche greco oppure qualche israeliano che mi riconosce, mi ferma e mi chiede della Ignis Varese. Ricordano ancora le nostre partite, Varese è nell’immaginario di molte persone della nostra età. La città è rimasta nella storia sportiva ed è sempre un piacere ricordare.”

Dino Meneghin (1950) cestista e dirigente sportivo italiano

Origine: Dall'intervista di Alberto Coriele, "Sarei onorato della cittadinanza. In Europa mi chiedono di Varese" http://www.laprovinciadivarese.it/stories/Sport/sarei-onorato-della-cittadinanza-in-europa-mi-chiedono-di-varese_1261485_11/, Laprovinciadivarese.it, 17 novembre 2017.

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“Ho sempre avuto un carattere molto forte, non mi sono mai fatta mettere i piedi in testa. Da piccola ero più maschiaccio io dei maschi. Ai giardini o nella scuola calcio, per me giocare contro di loro era un piacere. Anzi, potessi, giocherei ancora contro i ragazzi. E lo consiglio a tutte le bambine…”

Martina Rosucci (1992) calciatrice italiana

Origine: Dall'intervista di Guido Barucco, L'altra metà del calcio, parla Martina Rosucci: "Usciamo dal dilettantismo. Sogno un top club in Italia, il Mondiale..." http://gianlucadimarzio.com/it/laltra-meta-del-calcio-parla-martina-rosucci-usciamo-dal-dilettantismo-sogno-un-top-club-in-italia-il-mondiale, Gianlucadimarzio.com, 13 novembre 2014.

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“È proprio dell'umana natura, che il violento passaggio dalle angustie e dai travagli alla piena dei piaceri faccia rilassare anche le fibre più robuste; qui poi più vivamente operava, perché trovava spiriti fiacchi e spossati, che esposti a seduzioni di ogni sorta, erano i primi maestri nell'arte di darsi bel tempo. Fra questi primeggiava Metternich, anima del congresso, braccio destro dell'imperatore. Con tanti titoli, chi altri avrebbe potuto andargli innanzi? E già fin d'allora non mancò chi, deplorando un tal fatto, previde com'egli colle sue astuzie, e co' suoi tranelli, non meno che colla sua mediocrità e leggerezza, avrebbe reso sterili tutti i fecondi risultati che si attendevano dal Congresso. (pp. 200-201)”

Georg Gottfried Gervinus (1805–1871) politico e storico tedesco

(da La restaurazione e il Trattato di Vienna https://archive.org/details/bub_gb_LmkyucAWRhgC/page/n6, traduzione dal tedesco, Corona e Caimi editori, Milano, 1869, pp. 200-201)
La Restaurazione e il Trattato di Vienna
Variante: È proprio dell'umana natura, che il violento passaggio dalle angustie e dai travagli alla piena dei piaceri faccia rilassare anche le fibre più robuste; qui poi più vivamente operava, perché trovava spiriti fiacchi e spossati, che esposti a seduzioni di ogni sorta, erano i primi maestri nell'arte di darsi bel tempo. Fra questi primeggiava Metternich, anima del congresso, braccio destro dell'imperatore. Con tanti titoli, chi altri avrebbe potuto andargli innanzi? E già fin d'allora non mancò chi, deplorando un tal fatto, previde com'egli colle sue astuzie, e co' suoi tranelli, non meno che colla sua mediocrità e leggerezza, avrebbe reso sterili tutti i fecondi risultati che si attendevano dal Congresso.

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“[Il colore è] un piacere che supera la discorsività. Come la passione, il piacere dei colori elude la determinazione linguistica.”

Jacqueline Lichtenstein (1947–2019)

Origine: Da The Eloquence of Color: Rhetoric and Painting in the French Classical Age, trad. Ingl. Di E. McVarish, University of California Press, Berkeley 1993, p. 194; citato in David Batchelor, Cromofobia. Storia della paura del colore, traduzione di M. Sampaolo, Mondadori, Milano, 2001, p. 101. ISBN 9788842497684

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