Frasi su patria
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“Tra tutte le malattie volontarie, nessuna lo infastidisce quanto la nostalgia. Da bambino gli piaceva staccarsi dagli oggetti che gli avevano tenuto compagnia nelle tasche dei pantaloni, nei cassetti disordinati della scrivania, negli angoli segreti della sua camera-tana. Qualsiasi cosa, anche un vecchio tozzo di pane, aveva una storia e serbava un momento del passato. Deve aver cambiato atteggiamento ad un certo punto della vita, e ricorda se stesso incuriosito davanti a un album di foto di famiglia ereditato dai genitori, in particolare dalla madre: quel pozzo di sapienze emozionali e di memorie che risalivano a tre generazioni prima e a un povero albero genealogico dai rami poderosi. Morti i genitori, Carvalho aveva dedicato una sera a interrogare i volti presenti nell'album di foto. Ma tu chi sei? Che cosa ci fai qui? Per quale motivo dovresti far parte dei miei ricordi? In un certo senso, sua madre gli aveva affidato il pesante fardello di conservare la memoria familiare, ma a Carvalho la responsabilità parve eccessiva e bruciò l'album nel caminetto di casa, lo bruciò insieme alla tristezza ed al rimorso, altrimenti per tutta la vita l'anima gli avrebbe lacrimato davanti ad ogni foto sconosciuta, ad ogni tentativo di domandare alla madre morta: Chi è questo qui? Che cosa ci fa tra questa gente? Che cosa lo lega a noi altri? E quando passeggiava nella sua autentica patria, il Distrito V, si rifiutava di compiacere le viscere della nostalgia soffermando gli occhi su persone o luoghi che sembravano chiamarlo.”

Manuel Vázquez Montalbán (1939–2003) scrittore, saggista e poeta spagnolo

da Storie di padri e figli – Da tetti e terrazzi
Senza informazioni bibliografiche complete

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“Il cielo e non la terra è la patria dell'uomo.”

Gregorio di Nissa (335–395) vescovo, teologo e santo greco antico

Origine: Citato in Ermes Ronchi, Il canto del pane, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, 2006, p. 24. ISBN 88-215-4709-4

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“L'uomo grida dovunque la sorte d'una patria.”

Salvatore Quasimodo (1901–1968) poeta italiano

poesia La vita non è sogno

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“I grandi artisti non hanno patria.”

Alfred De Musset (1810–1857) poeta, scrittore e drammaturgo francese

da Lorenzaccio

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“Il vero servo di Dio non ha altra patria che il cielo.”

Miguel de Unamuno (1864–1936) poeta, filosofo e scrittore spagnolo

Diario intimo

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“Quella brama collettiva di nazionalismo che perverte la nozione di Patria facendone un idolo: lo Stato del Popolo.”

Georges Bernanos (1888–1948) scrittore francese

da La grande peur des bien-pensants, 1931; citato in Lukacs 2006, p. 67

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“La patria è sempre dove si prospera.”

v. 1151
Pluto

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“È facile, a volte, donare il proprio sangue alla patria, e ancor più facile donarle del denaro. Talvolta è più difficile donarle la verità.”

Gilbert Keith Chesterton (1874–1936) scrittore, giornalista e aforista inglese

Origine: Da una lettera alla fidanzata; citato in Paolo Gulisano, Chesterton, quella "profezia" sui banchieri di Wall Street http://www.ilsussidiario.net/News/Cultura/2013/2/7/CHESTERTON-Quella-profezia-sui-banchieri-di-Wall-Street/361296/, Il sussidiario.net.

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“Che io muoia nella patria che tante volte ho salvato!”

Tito Lívio (-59–17 a.C.) storico romano

Cicerone: libro CXX; 1997
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“È bello e dolce morire per la patria.”

Quinto Orazio Flacco (-65–-8 a.C.) poeta romano

III, 2, 13
Dulce et decorum est pro patria mori.
Odi

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“Credimi, per chi ha un po' d'onore e di sangue nelle vene, è una gran calamità nascere napoletano.”

Carlo Filangieri (1784–1867) generale e politico italiano

da una lettera al figlio; citato in Elena Croce, La patria napoletana

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“Morirei per la mia patria ma non vorrei che la mia patria morisse per me.”

Neil Kinnock (1942) politico britannico

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“Che io muoia nella patria che tante volte ho salvato!”

Lucio Anneo Seneca il Vecchio (-54–39 a.C.) scrittore romano

Cicerone

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“Provo gioia e fierezza grandissima e mi allieto al pensiero che l'onore di una distinzione così alta e disputata da scrittori che collocavo al di sopra di me si rifletterà sulla mia patria alla quale devo tutto ciò che questa onorificenza premia nelle mie opere.”

Sully Prudhomme (1839–1907) poeta francese

p. 10, dalla lettera spedita all'Accademia Svedese per il conferimento del Premio Nobel, Châtenay 19 novembre 1901
Origine: Citato in Gunnar Ahlström, Il conferimento del Premio Nobel a Sully Prudhomme, I Premi Nobel per la Letteratura, Fratelli Fabbri Editori, Milano 1965.

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“La moglie è fatta per suo marito; e il marito è fatto per la patria, per la famiglia e per la gloria.”

Napoleone Bonaparte (1769–1821) politico e militare francese, fondatore del Primo Impero francese

L'arte di comandare, Pensieri morali

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“I governi democratici possono diventare violenti e anche crudeli in certi momenti di grande effervescenza e di pericolo, ma queste crisi saranno rare e passeggere. Quando penso alle piccole passioni degli uomini del nostro tempo […] non temo che essi troveranno fra i loro capi dei tiranni, ma piuttosto dei tutori. Credo, dunque, che la forma d'oppressione da cui sono minacciati i popoli democratici non rassomiglierà a quelle che l'hanno preceduta nel mondo, […] poiché le antiche parole dispotismo e tirannide non le convengono affatto. La cosa è nuova, bisogna tentare di definirla, poiché non è possibile indicarla con un nome. Se cerco di immaginarmi il nuovo aspetto che il dispotismo potrà avere nel mondo, vedo una folla innumerevole di uomini eguali, intenti solo a procurarsi piaceri piccoli e volgari, con i quali soddisfare i loro desideri. Ognuno di essi, tenendosi da parte, è quasi estraneo al destino di tutti gli altri: i suoi figli e i suoi amici formano per lui tutta la specie umana; quanto al rimanente dei suoi concittadini, egli è vicino ad essi, ma non li vede; li tocca ma non li sente affatto; vive in se stesso e per se stesso e, se gli resta ancora una famiglia, si può dire che non ha più patria. Al di sopra di essi si eleva un potere immenso e tutelare, che solo si incarica di assicurare i loro beni e di vegliare sulla loro sorte. È assoluto, particolareggiato, regolare, previdente e mite. Rassomiglierebbe all'autorità paterna se, come essa, avesse lo scopo di preparare gli uomini alla virilità, mentre cerca invece di fissarli irrevocabilmente all'infanzia; ama che i cittadini si divertano, purché non pensino che a divertirsi. Lavora volentieri al loro benessere, ma vuole esserne l'unico agente e regolatore; provvede alla loro sicurezza e ad assicurare i loro bisogni, facilita i loro piaceri, tratta i loro principali affari, dirige le loro industrie, regola le loro successioni, divide le loro eredità; non potrebbe esso togliere interamente loro la fatica di pensare e la pena di vivere? Così ogni giorno esso rende meno necessario e più raro l'uso del libero arbitrio, restringe l'azione della volontà in più piccolo spazio e toglie a poco a poco a ogni cittadino perfino l'uso di se stesso. L'eguaglianza ha preparato gli uomini a tutte queste cose, li ha disposti a sopportarle e spesso anche considerarle come un beneficio. Così, […] il sovrano estende il suo braccio sull'intera società; ne copre la superficie con una rete di piccole regole complicate, minuziose ed uniformi, attraverso le quali anche gli spiriti più originali e vigorosi non saprebbero come mettersi in luce e sollevarsi sopra la massa; esso non spezza le volontà, ma le infiacchisce, le piega e le dirige; raramente costringe ad agire, ma si sforza continuamente di impedire che si agisca; non distrugge, ma impedisce di creare; non tiranneggia direttamente, ma ostacola, comprime, snerva, estingue, riducendo infine la nazione a non essere altro che una mandria di animali timidi ed industriosi, della quale il governo è il pastore. Ho sempre creduto che questa specie di servitù regolata e tranquilla, che ho descritto, possa combinarsi meglio di quanto si immagini con qualcuna delle forme esteriori della libertà e che non sia impossibile che essa si stabilisca anche all'ombra della sovranità del popolo. […] In questo sistema il cittadino esce un momento dalla dipendenza per eleggere il padrone e subito dopo vi rientra.”

Citazione un po' troppo lunga: tagliarla
La democrazia in America
Variante: I governi democratici possono diventare violenti e anche crudeli in certi momenti di grande effervescenza e di pericolo, ma queste crisi saranno rare e passeggere.
Quando penso alle piccole passioni degli uomini del nostro tempo […] non temo che essi troveranno fra i loro capi dei tiranni, ma piuttosto dei tutori. Credo, dunque, che la forma d'oppressione da cui sono minacciati i popoli democratici non rassomiglierà a quelle che l'hanno preceduta nel mondo, […] poiché le antiche parole dispotismo e tirannide non le convengono affatto. La cosa è nuova, bisogna tentare di definirla, poiché non è possibile indicarla con un nome.
Se cerco di immaginarmi il nuovo aspetto che il dispotismo potrà avere nel mondo, vedo una folla innumerevole di uomini eguali, intenti solo a procurarsi piaceri piccoli e volgari, con i quali soddisfare i loro desideri. Ognuno di essi, tenendosi da parte, è quasi estraneo al destino di tutti gli altri: i suoi figli e i suoi amici formano per lui tutta la specie umana; quanto al rimanente dei suoi concittadini, egli è vicino ad essi, ma non li vede; li tocca ma non li sente affatto; vive in se stesso e per se stesso e, se gli resta ancora una famiglia, si può dire che non ha più patria.
Al di sopra di essi si eleva un potere immenso e tutelare, che solo si incarica di assicurare i loro beni e di vegliare sulla loro sorte. È assoluto, particolareggiato, regolare, previdente e mite. Rassomiglierebbe all'autorità paterna se, come essa, avesse lo scopo di preparare gli uomini alla virilità, mentre cerca invece di fissarli irrevocabilmente all'infanzia; ama che i cittadini si divertano, purché non pensino che a divertirsi. Lavora volentieri al loro benessere, ma vuole esserne l'unico agente e regolatore; provvede alla loro sicurezza e ad assicurare i loro bisogni, facilita i loro piaceri, tratta i loro principali affari, dirige le loro industrie, regola le loro successioni, divide le loro eredità; non potrebbe esso togliere interamente loro la fatica di pensare e la pena di vivere?
Così ogni giorno esso rende meno necessario e più raro l'uso del libero arbitrio, restringe l'azione della volontà in più piccolo spazio e toglie a poco a poco a ogni cittadino perfino l'uso di se stesso. L'eguaglianza ha preparato gli uomini a tutte queste cose, li ha disposti a sopportarle e spesso anche considerarle come un beneficio. Così, […] il sovrano estende il suo braccio sull'intera società; ne copre la superficie con una rete di piccole regole complicate, minuziose ed uniformi, attraverso le quali anche gli spiriti più originali e vigorosi non saprebbero come mettersi in luce e sollevarsi sopra la massa; esso non spezza le volontà, ma le infiacchisce, le piega e le dirige; raramente costringe ad agire, ma si sforza continuamente di impedire che si agisca; non distrugge, ma impedisce di creare; non tiranneggia direttamente, ma ostacola, comprime, snerva, estingue, riducendo infine la nazione a non essere altro che una mandria di animali timidi ed industriosi, della quale il governo è il pastore.
Ho sempre creduto che questa specie di servitù regolata e tranquilla, che ho descritto, possa combinarsi meglio di quanto si immagini con qualcuna delle forme esteriori della libertà e che non sia impossibile che essa si stabilisca anche all'ombra della sovranità del popolo.
[…] In questo sistema il cittadino esce un momento dalla dipendenza per eleggere il padrone e subito dopo vi rientra.

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“La guerra si combatte per la patria; la guerriglia, per un'altra patria.”

Roberto Gervaso (1937) storico, scrittore, giornalista

Origine: Aforismi, p. 37

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“Non con l'oro, ma con il ferro, si riscatta la patria.”

Marco Furio Camillo (-446–-365 a.C.) politico e militare romano

Non auro, sed ferro, recuperanda est patria.
Origine: Citato in Patrizio Cacciari, 101 misteri di Roma (che non saranno mai risolti), Newton Compton Editori, 2011, pagina https://books.google.it/books?id=Wt_E4Lhj9rUC&pg=PT16#v=onepage&q&f=false.

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“Ballata delle madri.

Mi domando che madri avete avuto. 
Se ora vi vedessero al lavoro 
in un mondo a loro sconosciuto, 
presi in un giro mai compiuto 
d’esperienze così diverse dalle loro, 
che sguardo avrebbero negli occhi? 
Se fossero lì, mentre voi scrivete 
il vostro pezzo, conformisti e barocchi, 
o lo passate a redattori rotti 
a ogni compromesso, capirebbero chi siete? 

Madri vili, con nel viso il timore 
antico, quello che come un male 
deforma i lineamenti in un biancore 
che li annebbia, li allontana dal cuore, 
li chiude nel vecchio rifiuto morale. 
Madri vili, poverine, preoccupate 
che i figli conoscano la viltà 
per chiedere un posto, per essere pratici, 
per non offendere anime privilegiate, 
per difendersi da ogni pietà. 

Madri mediocri, che hanno imparato 
con umiltà di bambine, di noi, 
un unico, nudo significato, 
con anime in cui il mondo è dannato 
a non dare né dolore né gioia. 
Madri mediocri, che non hanno avuto 
per voi mai una parola d’amore, 
se non d’un amore sordidamente muto 
di bestia, e in esso v’hanno cresciuto, 
impotenti ai reali richiami del cuore. 

Madri servili, abituate da secoli 
a chinare senza amore la testa, 
a trasmettere al loro feto 
l’antico, vergognoso segreto 
d’accontentarsi dei resti della festa. 
Madri servili, che vi hanno insegnato 
come il servo può essere felice 
odiando chi è, come lui, legato, 
come può essere, tradendo, beato, 
e sicuro, facendo ciò che non dice. 

Madri feroci, intente a difendere 
quel poco che, borghesi, possiedono, 
la normalità e lo stipendio, 
quasi con rabbia di chi si vendichi 
o sia stretto da un assurdo assedio. 
Madri feroci, che vi hanno detto: 
Sopravvivete! Pensate a voi! 
Non provate mai pietà o rispetto 
per nessuno, covate nel petto 
la vostra integrità di avvoltoi! 

Ecco, vili, mediocri, servi, 
feroci, le vostre povere madri! 
Che non hanno vergogna a sapervi 
– nel vostro odio – addirittura superbi, 
se non è questa che una valle di lacrime. 
È così che vi appartiene questo mondo: 
fatti fratelli nelle opposte passioni, 
o le patrie nemiche, dal rifiuto profondo 
a essere diversi: a rispondere 
del selvaggio dolore di esser uomini.”

Pier Paolo Pasolini (1922–1975) poeta, giornalista, regista, sceneggiatore, attore, paroliere e scrittore italiano
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“Il trattato di Camp David e gli accordi successivi conclusi tra il governo egiziano e l'entità sionista sotto gli auspici dell'imperialismo americano costituiscono un tentativo molto grave di sopprimere il diritto del popolo arabo palestinese di riconquistare la sua patria e paese.”

Saddam Hussein (1937–2006) politico iracheno

The Camp David agreement and the ensuing accords that were concluded between the Egyptian Government and the Zionist entity under the auspices of the American imperialism, constitute a very serious attempt to do away with the right of the Palestinian Arab people to regain their homeland and country.
Variante: Il trattato di Camp David e gli accordi successivi conclusi tra il governo egiziano e l'entità sionista sotto gli auspici dell'imperialismo americano costituiscono un tentativo molto grave di porre fine al diritto del popolo arabo palestinese di riconquistare la sua patria e paese.

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“Garibaldi ha reso agli italiani il più grande dei servigi che un uomo potesse rendergli: ha dato agli italiani fiducia in se stessi, ha provato all'Europa che gli italiani sapevano battersi e morire sui campi di battaglia per riconquistarsi una patria.”

Camillo Benso Cavour (1810–1861) politico e patriota italiano

Variante: Garibaldi ha reso agli italiani il più grande dei servigi che un uomo potesse rendergli: ha dato agli italiani fiducia in se stessi, ha provato all'Europa che gli italiani sapevano battersi e morire sui campi di battaglia per riconquistarsi una patria.
Origine: Citato in Aldo Cazzullo, L'elite dimenticata del nostro Risorgimento, Corriere della Sera, 9 marzo 2017, p. 31

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“Una croce nera sul petto dell'italiano, | senza intaglio, rabesco, splendore, | conservata da una famiglia povera | e portata dall'unico figlio…| Giovane nativo di Napoli! | Cos'hai lasciato sui campi di Russia? | Perché non hai potuto esser felice, | circondato dal celebre golfo? | Io che ti ho ucciso vicino a Mozdòk | sognavo tanto il vulcano lontano! | O, come sognavo nelle distese del Volga | almeno una volta di andare in gondola! | Ma io non son venuto con la pistola | a portarti via l'estate italiana | e le mie pallottole non hanno fischiato | sulla santa terra di Raffaello! | Qui ho sparato! Qui dove sono nato, | dov'ero orgoglioso di me e degli amici, | dove gli epici canti dei nostri popoli | non risuonano mai in traduzioni. | Forse che l'ansa del medio Don | è studiata da uno scienziato straniero? | La nostra terra, la Russia, la Rus, | l'ha seminata una camicia nera? | T'hanno portato qui in una tradotta | per conquistare lontane colonie, | perché la croce del cofanetto familiare | crescesse alle dimensioni d'una croce di tomba… | Non permetterò che la mia patria sia portata | oltre le distese di mari stranieri! | Io sparo. E non c'è giustizia | più giusta della mia pallottola! | Non sei mai stato né vissuto qui!… | Ma è sparso sui campi nevosi | l'azzurro cielo italiano, | sotto il vetro degli occhi morti.”

Michail Arkad´evič Svetlov (1903–1964) poeta russo

L'Italiano
Origine: Traduzione di Vittorio Strada, citato in Salvatore Giujusa, Uomini e tempi, [Corso di Storia per il triennio degli Istituti Tecnici, vol. 3, Dai combattenti delle barricate quarantottesche ai pedoni dello spazio], Morano Editore, Napoli, 1970, pp. 419-420.

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“Più di duemila combattenti russi e delle ex repubbliche sovietiche sono in Siria con il pericolo che possano tornare in patria. Invece di aspettare che lo facciano, aiutiamo Assad a combatterli in territorio siriano. Stiamo considerando di intensificare il dialogo sia con lui che con i nostri partner negli altri Paesi.”

Vladimir Putin (1952) politico russo

Origine: Citato in Onu, Obama: "Assad brutalizza popolo, serve leader". Putin "Un errore non cooperare con Damasco" http://www.repubblica.it/esteri/2015/09/28/news/is_putin_piu_di_2mila_combattenti_russi_in_siria-123828417/, Repubblica.it, 28 settembre 2015.

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“Patria, si fa chiamare lo Stato ogniqualvolta si accinge a uccidere.”

Friedrich Dürrenmatt (1921–1990) scrittore, drammaturgo e pittore svizzero

da Romolo il Grande

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“Quando sei all'estero sei uno statista; quando sei in patria sei solo un politico.”

Harold Macmillan (1894–1986) politico inglese

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“La cenere dei morti fu quella che creò la Patria.”

Alphonse De Lamartine (1790–1869) poeta, scrittore e storico francese

Origine: La caduta d'un angelo, da Armonìe poetiche e religiose.

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“Patria non è qua o là. Patria è dentro te, o in nessun luogo.”

Hermann Hesse (1877–1962) scrittore, poeta e aforista tedesco

1991
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“L'arte avrà, sempre più, una patria.”

Guillaume Apollinaire (1880–1918) poeta, scrittore e critico d'arte francese

da Lo spirito nuovo e i poeti