Frasi su canto
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“Fresca come l'aria quando è presto così resto più su, ora che ti so, guardami come mi guardi quando ti guardo, stiamo per andare via!”

Dj Gruff (1968) disc jockey, beatmaker e rapper italiano

da Ti Canto
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“I canti degli eroi non valgon le parole | del giusto, e il rosso alloro non val le pie ghirlande.”

Sebastiano Satta (1867–1914) poeta, scrittore e avvocato italiano

da Il canto della bontà

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“Sono palermitana perché Palermo è il mio capoluogo. Tutti i siciliani sono palermitani. Ogni siciliano di buon senso riconosce che il suo capoluogo è Palermo. Se parlo di Palermo, mi riferisco a tutta la Sicilia.”

Carmen Consoli (1974) cantautrice italiana

citato in Carmen Consoli: «Torno e canto la mafia e femminicidi» http://video.corriere.it/carmen-consoli-torno-canto-mafia-femminicidi/00b16a72-9fff-11e4-84eb-449217828c75, CorriereTV, 19 gennaio 2015

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“Guarda la luna che sorge, | su dall'est la rotonda luna argentea, | bella sui tetti, sinistra, fantomatica luna, | luna silente, immensa.”

Canto funebre per due veterani, p. 397
Foglie d'erba, Rulli di tamburo

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“[Haiku] Un guscio | di cicala, svuotatasi | nel canto”

Matsuo Bashō (1644–1694) poeta giapponese

Origine: In 106 haiku, traduzione di Elena Dal Pra, Mondadori, Milano, 1999. ISBN 8804448970, p. 26.

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“È vero che le cicale cantano, ma è un canto che viene da un altro mondo, è lo stridore dell'invisibile sega che sta tagliando le fondamenta di questo.”

José Saramago (1922–2010) scrittore, critico letterario e poeta portoghese

Storia dell'assedio di Lisbona

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“Come le note del canto anche la nostra individualità arriverà al successo solo se noi non romperemo l'unità fondamentale.”

Rabindranath Tagore (1861–1941) poeta, drammaturgo, scrittore e filosofo indiano

Il nido dell'amore

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“Questo disir, ch'a tutti sta nel core, | de' fatti altrui sempre cercar novella…”

canto II, ottava XXXVI, versi 1-2
Orlando furioso

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“Che fossi fatto in quarti, arso o impiccato, | brutto ladron, villan, superbo, ingrato.”

canto X, ottava XLI, versi 7-8
Orlando furioso

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“Emetto il mio grido barbarico sopra i tetti del mondo.”

Walt Whitman (1819–1892) poeta, scrittore e giornalista statunitense

da Canto di me stesso

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“Lascia che l'anima rimanga fiera e composta di fronte ad un milione di universi.”

Walt Whitman (1819–1892) poeta, scrittore e giornalista statunitense

da "Canto di me stesso, 48"

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“Mio miele, ti dono corone di fiori e questo canto; il canto è per te, le corone per il tuo genio, o Crizia…”

Apuleio (125–170) scrittore e filosofo romano

Origine: Sulla magia e in sua difesa, p. 195

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“Oh mio Lorenzo — oh Borda mio! fur dette | Queste, e non più per lor, parole: il resto | Disser le braccia al collo avvinte e strette.”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

Canto I, p. 389
In morte di Lorenzo Mascheroni

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“Campioni: Io non so come si gridi tanto alla difficoltà che c'è a trovare argomenti nuovi e ad essere originali! Sono lì, gli argomenti, non c'è che a stendere la mano. […] Io voglio dimostrare che la matematica regge colle sue norme immutabili anche la poesia. […] Un verso composto di un numero dispari di parole, è matematicamente più armonico di quello in cui il numero sia pari… e così per le sillabe, e così per le lettere. […] Nell'Orlando furioso ci sono in tutto 375 mila 197 parole. Dispari il numero totale, e non solo dispari il numero totale, ma dispari anche le cifre che lo compongono. Eccole spiegata la sorprendente bellezza del libro. Nel primo canto, ci sono 5041 parole, altro numero dispari. Prendiamo due versi a casaccio. (Apre il manoscritto). Canto quattordicesimo, ottava trentasettesima, verso primo:
«Come lupo o mastin ch'ultimo giugne…»
sette parole, che bel verso! e subito
«Al bue lasciato morto dai villani…»
sei parole, verso orribile, quasi che i villani dei buoi morti non sapessero che farsene, magari!
[…]
Carlo: Le dico schietto che lei ha fatto opera di profondo studioso, di buongustaio, di grande ingegno e di gran cittadino.
Campioni: Ah! Perché la poesia…
Carlo: È il cardine.
Campioni: È il cardine. Guardi: cardine: bellissima parola: sette lettere. Osservi il nome dei massimi poeti. Dante, cinque lettere; Ariosto, sette; Tasso, cinque; Petrarca invece otto, difatti è molle ed effeminato. Foscolo, sette; Alfieri, sette; Manzoni, sette; Leopardi, otto, ed è uno scettico. Le pare? È novità codesta?
Carlo: E come!
Campioni: Pensare che in tanti grandi ingegni che furono con tante arti poetiche e regole di scuola scritte in tutte le lingue, nessuno ancora considerò l'estetica in rapporto coi numeri. Le note musicali, sette. Perché la scienza moderna ci insegna a generalizzare. Trovato un principio, a volerlo applicare ammodo, si vede che calza per tutto. Qual è il tipo della famiglia bene assortita? Un padre, una madre e un figliolo. Tre. Sono considerazioni codeste?!”

Giuseppe Giacosa (1847–1906) drammaturgo, scrittore e librettista italiano

da La gente di spirito, Atto II, Scena IV

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“[…] si procuri di restituire il canto gregoriano nell'uso del popolo, affinché i fedeli prendano di nuovo parte più attiva all'officiatura ecclesiastica, come anticamente solevasi.”

Papa Pio X (1835–1914) 257° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

da Motu Proprio - Tra le Sollecitudini http://www.vatican.va/holy_father/pius_x/motu_proprio/documents/hf_p-x_motu-proprio_19031122_sollecitudini_it.html, 22 novembre 1903

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“Il nonno morì alcuni mesi dopo. Non andammo più insieme dal vecchio frate, non seppi mai quali fossero gli "speciali doveri" di chiamarsi Antonia. Dopo tanti anni, però, non ho dimenticato. Ancora oggi per me le grandi cupole della basilica sono come navi possenti, e veleggiano maestose da Occidente a Oriente, seguendo la profezia, posate come in bilico sulla città tanto più piccola. Ancora mi commuove, ogni volta che entro dal grande portone, l'odore di incenso, il canto delle litanie lauretane (o il loro ricordo), l'eco presente dello scalpiccìo dei milioni e milioni di passi dei pellegrini che, come un mare, vengono e vanno, e dell'anima di ognuno si prende cura il grande Santo, di cui porto il nome.
Dopo tanti anni, è nell'odoroso interno brulicante di gente che mi sento a casa, nel caldo nido di una volta: non estranea, non ospite, ma passeggera in attesa di un treno di cui non conosco l'orario. So soltanto che da qui passerà, da questa grande stazione dove nessuno è straniero, e un grande cuore ancora batte per segnarci il cammino. Qui vorrei finire il mio tempo, appoggiata a un gradino consumato dai passi degli uomini, perché Qualcuno mi accetti, per non svanire nel nulla, e transitare verso la luce, con la mano nella mano del mio amico Antonio il portoghese, detto Antonio di Padova, il Santo col fiore di giglio in mano.”

La masseria delle allodole

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“Canto la follia di un visionario sotta la luna, muovo la poesia dentro lo svario che c'accomuna.”

Dj Gruff (1968) disc jockey, beatmaker e rapper italiano

da 1500 Lire
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“Canto la pace, la tolleranza, la solidarietà. Quando sono sulla scena raggiungo uno stato di grazia che poche volte ho vissuto su un campo da tennis.”

Yannick Noah (1960) tennista e cantante francese

Origine: Citato in Claudio Colombo, Noah, un match ball a ritmo di reggae https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2002/marzo/31/Noah_match_ball_ritmo_reggae_co_0_02033110828.shtml, Corriere della Sera, 31 marzo 2002.

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“Magari adesso canto, tra un'ora me ne parto: per questo vivo denso come il cioccolato caldo!”

Bassi Maestro (1973) rapper, disc jockey e beatmaker italiano

da La vita è maledetta
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“La cortesia è la medicina delle donne, la cortesia è il massimo ornamento; bellezza senza cortesia è come un giardino senza fiori.”

Aśvaghoṣa (80–150) monaco buddhista, poeta e filosofo indiano

Udāyin: dal Canto IV, § 70
Le gesta del Buddha

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“Cigno è candido, sanza alcuna macchia e dolcemente canta nel morire; il qual canto termina la vita.”

Leonardo Da Vinci (1452–1519) pittore, ingegnere e scienziato italiano

Cigno; 1979, p. 59
Bestiario o Le allegorie

“La carcerazione non deve costringere una moglie all'astinenza [dai rapporti sessuali], né deve diventare un invito al tradimento e all'adulterio. […] D'altro canto qualunque sessuologo o psichiatra potrebbe confermare gli effetti negativi di questo tipo di proibizione sulla salute, sulle tensioni e, di conseguenza, sull'aumento di episodi di violenza nelle carceri.”

Patrizio Gonnella (1966) giurista italiano

Origine: Da Sesso in carcere per i detenuti, in arrivo le "love rooms" (per legge). Sindacato di polizia: "Ci opporremo in ogni modo" http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/18/sesso-in-carcere-per-i-detenuti-in-arrivo-le-love-rooms-per-legge-sindacato-di-polizia-ci-opporremo-in-ogni-modo/2739356/, il Fatto Quotidiano.it, 18 maggio 2016.

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“[Titta Ruffo] Con Titta Ruffo, e con qualche raro suo simile, non è morto il canto, ma è morto il canto eroico.”

Eugenio Montale (1896–1981) poeta, giornalista e critico musicale italiano

Prime alla Scala, p. 49, Leonardo, Milano, 1995

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“Terrena notte, al tuo esiguo fuoco | mi piacqui talvolta, e scesi fra i mortali.”

Canto di Apòllion
Ed è subito sera, Erato e Apòllion

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“Il Monti non traduce, ma interpreta: che è pur l'unico modo di tradurre. Subito egli coglie di un episodio, di un personaggio, di un'azione, l'accento fondamentale; e a quello volge e piega il suo interpretare, che è il suo tradurre, e intona il suo canto. Non ha deviazioni o urti o arresti, come chi sia preoccupato di altro e ad altro intenda: come chi, per esempio, si affatichi su l'analisi verbale del testo, o si adoperi di seguir certo stile e di provocare e ottenere effetti voluti. Egli ha dentro una sua musica: e quella ode e a quella obbedisce.”

Manara Valgimigli (1876–1965) filologo, grecista e poeta italiano

Origine: Da Omero, Iliade, nella traduzione di Vincenzo Monti, commentata ad uso delle scuole medie inferiori da Manara Valgimigli, nuova ristampa, Firenze, Le Monnier, 1941, pp. XV-XX; in De Marchi e Palanza, Protagonisti della civiltà letteraria nella critica, Antologia della critica Letteraria dalle Origini ai nostri giorni, Casa Editrice Federico & Ardia, Napoli, 1974, p. 512.

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“Io musico te soltanto | e mentre canto la mia pelle sembra frigger come burro | dentro suoni di padelle.”

Max Gazzé (1967) cantautore e bassista italiano

da Poeta minore
Max Gazzè

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“Finalmente il mio cuore capisce: | ascolto un canto, | contemplo un fiore: | spero che non appassiscano!”

Acolmiztli Nezahualcóyotl (1402–1472) poeta

Origine: Citato in Storia della civiltà letteraria ispanoamericana, diretta da Dario Puccini e Saúl Yurkievich, vol. I, Parte prima, cap. I (Rubén Bareiro Saguier), UTET, Torino, 2000, p. 12. ISBN 88-02-05454-1

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“Questa col suo canto fa tacere il cucco; more nell'olio e rinasce nell'aceto; canta per li ardenti caldi.”

Leonardo Da Vinci (1452–1519) pittore, ingegnere e scienziato italiano

Cicala; 1979, p. 60
Bestiario o Le allegorie

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“E la carità più profonda | si trova fra chi ha infranto | le regole”

da I Canti Pisani, Canto LXXIV
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“Canto anch'io. […] Solo che io mi rifaccio a Toshiro Mifune. Ve lo ricordate che soddisfazioni c'ha dato Mifune all'Ambra Jovinelli quando cantava "Sono una cima di Hiroshima, mangio i cachi di Nagasaki?"”

Roberto Benigni (1952) attore, comico, showman, regista, sceneggiatore e cantante italiano

Origine: Dall'intervista di Simonetta Robiony, Benigni in arte Dio, La Stampa, 25 luglio 1995, p. 23.

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“XVIII ALLA SUA DONNA                Cara beltà che amore             Lunge m’inspiri o nascondendo il viso,             Fuor se nel sonno il core             Ombra diva mi scuoti,         5  O ne’ campi ove splenda             Più vago il giorno e di natura il riso;             Forse tu l’innocente             Secol beasti che dall’oro ha nome,             Or leve intra la gente       10  Anima voli? o te la sorte avara             Ch’a noi t’asconde, agli avvenir prepara?                Viva mirarti omai             Nulla spene m’avanza;             S’allor non fosse, allor che ignudo e solo       15  Per novo calle a peregrina stanza             Verrà lo spirto mio. Già sul novello             Aprir di mia giornata incerta e bruna,             Te viatrice in questo arido suolo             Io mi pensai. Ma non è cosa in terra       20  Che ti somigli; e s’anco pari alcuna             Ti fosse al volto, agli atti, alla favella,             Saria, così conforme, assai men bella.                Fra cotanto dolore             Quanto all’umana età propose il fato,       25  Se vera e quale il mio pensier ti pinge,             Alcun t’amasse in terra, a lui pur fora             Questo viver beato:             E ben chiaro vegg’io siccome ancora             Seguir loda e virtù qual ne’ prim’anni       30  L’amor tuo mi farebbe. Or non aggiunse             Il ciel nullo conforto ai nostri affanni;             E teco la mortal vita saria             Simile a quella che nel cielo india.                Per le valli, ove suona       35  Del faticoso agricoltore il canto,             Ed io seggo e mi lagno             Del giovanile error che m’abbandona;             E per li poggi, ov’io rimembro e piagno             I perduti desiri, e la perduta       40  Speme de’ giorni miei; di te pensando,             A palpitar mi sveglio. E potess’io,             Nel secol tetro e in questo aer nefando,             L’alta specie serbar; che dell’imago,             Poi che del ver m’è tolto, assai m’appago.       45     Se dell’eterne idee             L’una sei tu, cui di sensibil forma             Sdegni l’eterno senno esser vestita,             E fra caduche spoglie             Provar gli affanni di funerea vita;       50  O s’altra terra ne’ superni giri             Fra’ mondi innumerabili t’accoglie,             E più vaga del Sol prossima stella             T’irraggia, e più benigno etere spiri;             Di qua dove son gli anni infausti e brevi,       55  Questo d’ignoto amante inno ricevi.”

Canti: Poems / A Bilingual Edition

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“Pertanto la nostra evoluzione naturale, con tutti i nostri impulsi e i nostri istinti più profondi, è avvenuta al fine di risolvere il problema economico. Ove questo fosse risolto, l'umanità rimarrebbe priva del suo scopo tradizionale. Sarà un bene? Se crediamo almeno un poco nei valori della vita, si apre per lo meno una possibilità che diventi un bene. Eppure io penso con terrore al ridimensionamento di abitudini e istinti dell'uomo comune, abitudini e istinti concresciuti in lui per innumerevoli generazioni e che gli sarà chiesto di scartare nel giro di pochi decenni.
Per adoperare il linguaggio moderno, non dobbiamo forse attenderci un "collasso nervoso" generale? […] Per chi suda il pane quotidiano il tempo libero è un piacere agognato: fino al momento in cui l'ottiene. Ricordiamo l'epitaffio che scrisse per la sua tomba quella vecchia donna di servizio: "Non portate il lutto, amici, non piangete per me che finalmente non farò niente, niente per l'eternità." Questo era il suo paradiso. Come altri che aspirano al tempo libero, la donna di servizio immaginava solo quanto sarebbe stato bello passare il tempo a fare da spettatore. C'erano, infatti, altri due versi nell'epitaffio: "Il paradiso risuonerà di salmi e di dolci musiche ma io non farò la fatica di cantare." Eppure la vita sarà tollerabile solo per quelli che partecipano al canto: e quanto pochi di noi sanno cantare!
Per la prima volta dalla sua creazione, l'uomo si troverà di fronte al suo vero, costante problema: come impiegare la sua libertà dalle cure economiche più pressanti, come impiegare il tempo libero che la scienza e l'interesse composto gli avranno guadagnato, per vivere bene, piacevolmente e con saggezza. […] Per ancora molte generazioni l'istinto del vecchio Adamo rimarrà così forte in noi che avremo bisogno di un qualche lavoro per essere soddisfatti. Faremo, per servire noi stessi, più cose di quante ne facciano di solito i ricchi d'oggi, e saremo fin troppo felici di avere limitati doveri, compiti, routines. Ma oltre a ciò dovremo adoperarci a far parti accurate di questo "pane" affinché il poco lavoro che ancora rimane sia distribuito tra quanta più gente possibile. Turni di tre ore e settimana lavorativa di quindici ore possono tenere a bada il problema per un buon periodo di tempo. Tre ore di lavoro al giorno, infatti, sono più che sufficienti per soddisfare il vecchio Adamo che è in ciascuno di noi.”

John Maynard Keynes (1883–1946) economista britannico

Prospettive economiche per i nostri nipoti
Variante: La nostra evoluzione naturale, con tutti i nostri impulsi e i nostri istinti più profondi, è avvenuta al fine di risolvere il problema economico. Ove questo fosse risolto, l’umanità rimarrebbe priva del suo scopo tradizionale. Sarà un bene? Se crediamo almeno un poco nei valori della vita, si apre per lo meno una possibilità che diventi un bene. Eppure io penso con terrore al ridimensionamento di abitudini e istinti dell’uomo comune, abitudini e istinti concresciuti in lui per innumerevoli generazioni e che gli sarà chiesto di scartare nel giro di pochi decenni.
Per adoperare il linguaggio moderno, non dobbiamo forse attenderci un ‘collasso nervoso’ generale’?... Per chi suda il pane quotidiano il tempo libero è un piacere agognato: fino al momento in cui l’ottiene. Ricordiamo l’epitaffio che scrisse per la sua tomba quella vecchia donna di servizio: "Non portate il lutto, amici, non piangete per me che finalmente non farò niente, niente per l’eternità." Questo era il suo paradiso. Come altri che aspirano al tempo libero, la donna di servizio immaginava solo quanto sarebbe stato bello passare il tempo a fare da spettatore. C’erano, infatti, altri due versi nell’epitaffio: "Il paradiso risuonerà di salmi e di dolci musiche ma io non farò la fatica di cantare." Eppure la vita sarà tollerabile solo per quelli che partecipano al canto: e quanto pochi di noi sanno cantare!
Per la prima volta dalla sua creazione, l’uomo si troverà di fronte al suo vero, costante problema: come impiegare la sua libertà dalle cure economiche più pressanti, come impiegare il tempo libero che la scienza e l’interesse composto gli avranno guadagnato, per vivere bene, piacevolmente e con saggezza.... Per ancora molte generazioni l’istinto del vecchio Adamo rimarrà così forte in noi che avremo bisogno di un qualche lavoro per essere soddisfatti. Faremo, per servire noi stessi, più cose di quante ne facciano di solito i ricchi d’oggi, e saremo fin troppo felici di avere limitati doveri, compiti, routines. Ma oltre a ciò dovremo adoperarci a far parti accurate di questo ‘pane’ affinché il poco lavoro che ancora rimane sia distribuito tra quanta più gente possibile. Turni di tre ore e settimana lavorativa di quindici ore possono tenere a bada il problema per un buon periodo di tempo. Tre ore di lavoro al giorno, infatti, sono più che sufficienti per soddisfare il vecchio Adamo che è in ciascuno di noi.

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