Frasi su giorno
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“Vivi ogni giorno della tua vita come se fosse il primo, come se fosse l'ultimo.”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

Origine: Citato in Luciano Verdone, Un brindisi con Socrate, Adea edizioni, 2007, p. 134 http://books.google.it/books?id=NK1pGeh04GsC&pg=PA134#v=onepage&q&f=false. ISBN 978-88-86274-48-7

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“La volgarità è da ogni parte intorno a noi, e ogni giorno, inevitabilmente, soffochiamo nell'imbecillità.”

Thomas Bernhard (1931–1989) scrittore, romanziere e drammaturgo austriaco

Un bambino

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“Ogni giorno l'uomo medio è ridotto in poltiglia servile.”

Marshall McLuhan (1911–1980) sociologo canadese

Aforismi e profezie

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“Sei orgoglioso di te stesso, Jeff? Sarei potuto essere seriamente ferito la settimana scorsa. E tu hai avuto molto fegato a lasciarmi combattere da solo con un infortunio all'occhio, specialmente considerando che tu sei quello che ha ferito il mio occhio per primo. Allo stesso modo in cui tu hai parlato di me precedentemente sul fatto di aver inventato tutto, uscendo fuori con la tua graziosa pittura facciale beffandoti di me, ora voglio mostrarti qualcosa, Jeff. [prende una medicina liquida per occhi] Questo, è polimixina B solfato. Devo applicarlo al mio occhio tre volte al giorno. L'unico modo per ottenere questo è con una prescrizione, da un dottore. Ora, io so che tu conosci una o due cose sulle prescrizioni per le medicine, ma io non penso che tu comprenda il fatto che tu debba andare da un dottore per ottenere legalmente alcune di queste. Diversamente da te, Jeff, questa è l'unica sostanza estranea che permetto nel mio corpo. Quindi, se vuoi imitarmi, perché non provi a vivere in un modo pulito? Perché non provi ad avere uno stile di vita come lo Straight Edge? Jeff … sei stato licenziato due volte. Sai quante volte sono stato licenziato io? Zero. Jeff, sai quante volte sono stato sospeso? Zero. Sai quante volte sono stato in riabilitazione? Esatto, zero. E sai quante possibilità hai di battermi a Night of Champions? [lunga pausa] Zero.”

Phil Brooks (1978) wrestler statunitense

Smackdown del 10 luglio 2009. Rivolto a Jeff Hardy prima del suo match contro Khali, per provare sia che il suo infortunio all'occhio era reale (nella storyline), sia per attaccare Jeff per i suo errori relativi alla sospensione di 16 mesi prima

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“Nulla turba la sua fine; è la sera di un bel giorno.”

Jean De La Fontaine (1621–1695) scrittore e poeta francese

da Philémon et Baucis, 14

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“I giorni assegnatici per amarlo, imitarlo, salvare con lui le anime, scorrono e nessuno lo ama, nessuno lo imita, nessuno salva le anime.”

Charles de Foucauld (1858–1916) religioso cattolico francese, esploratore e studioso della cultura Tuareg

Scritti Spirituali

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“Invecchio imparando ogni giorno molte cose.”

Solone (-638–-558 a.C.) legislatore, giurista e poeta ateniese
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“La rimonta inizia ora!”

Margaret Thatcher (1925–2013) primo ministro del Regno Unito

il giorno successivo alle elezioni del 1997
The fightback begins now!
Post-premiership
Origine: In una telefonata a Michael Portillo la mattina dopo le elezioni generali del 1997.

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“Tra le altre cose, gli ho detto" raccontò l'arrestato "che qualsiasi potere rappresenta una forma di violenza sugli uomini, e che arriverà il giorno in cui non esisterà più né il potere dei cesari, né qualsiasi altra forma di potere. L'uomo entrerà nel regno della verità e della giustizia, dove non sarà più necessario alcun potere”

Michail Bulgakov (1891–1940) scrittore e drammaturgo russo

cap. 2, traduzione di M.S. Prina
Il Maestro e Margherita
Variante: "Tra le altre cose, gli ho detto" raccontò l'arrestato "che qualsiasi potere rappresenta una forma di violenza sugli uomini, e che arriverà il giorno in cui non esisterà più né il potere dei cesari, né qualsiasi altra forma di potere. L'uomo entrerà nel regno della verità e della giustizia, dove non sarà più necessario alcun potere"

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“Quello è intelligente come un giornale. Sa tutto. Ciò che sa cambia ogni giorno.”

Elias Canetti (1905–1994) scrittore, saggista e aforista bulgaro

La tortura delle mosche

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“Vorresti alzarti in cielo a urlare chi sei tu, ma il tempo passa e non ritorna più!”

Francesco Guccini (1940) cantautore italiano

da Un altro giorno è andato
L'isola non trovata

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“Che è un Bummel?", chiese George. "Come lo tradurreste?"
"Un Bummel", spiegai, "lo direi un viaggio, lungo o breve, senza uno scopo, regolato dalla sola necessità di ritornare entro un certo tempo al punto da cui si è partiti. A volte si va per strade piene di movimento, a volte per campi e sentieri; a volte soli per poche ore, a volte per un po' di giorni. Ma sia lungo o breve il viaggio, in questa o quella parte, si pensa sempre che il tempo vola. Si fanno dei cenni di saluto e si sorride a quelli che passano; con qualcuno ci si ferma a parlare un po', e con qualche altro si fa un tratto di strada insieme. Ci siamo interessati a tante cose, e spesso ci siamo sentiti un po' stanchi. Ma dopo tutto, ci siamo divertiti, e ci rincresce che il viaggio sia finito.”

Jerome Klapka Jerome (1859–1927) scrittore e giornalista britannico

da Tre uomini a zonzo)
Variante: "Che è un Bummel?", chiese George. "Come lo tradurreste?""Un Bummel", spiegai, "lo direi un viaggio, lungo o breve, senza uno scopo, regolato dalla sola necessità di ritornare entro un certo tempo al punto da cui si è partiti. A volte si va per strade piene di movimento, a volte per campi e sentieri; a volte soli per poche ore, a volte per un po' di giorni. Ma sia lungo o breve il viaggio, in questa o quella parte, si pensa sempre che il tempo vola. Si fanno dei cenni di saluto e si sorride a quelli che passano; con qualcuno ci si ferma a parlare un po', e con qualche altro si fa un tratto di strada insieme. Ci siamo interessati a tante cose, e spesso ci siamo sentiti un po' stanchi. Ma dopo tutto, ci siamo divertiti, e ci rincresce che il viaggio sia finito."

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“[Le sue ultime parole] I giorni del divertimento sono finiti.”

James Dean (1931–1955) attore statunitense

Attribuite
Origine: Citato in Portala al cinema (The Moviegoer's Companion, Think Publishing, Londra, 2004), a cura di Rhiannon Guy, traduzione di Luigi Giacone, Einaudi, Torino, 2006. ISBN 8806183044

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“Mentre preparava le valigie e le carte, Nechljudov si soffermò sul suo diario, ne rilesse alcuni passi e le ultime cose scritte. Prima di partire per Pietroburgo aveva annotato: «Katiuša non vuole il mio sacrificio, ma il suo. Lei ha vinto, e io ho vinto. Mi riempie di gioia per il mutamento interiore che mi pare (non oso ancora crederci) stia avvenendo in lei. Non oso ancora crederci, ma mi pare che torni a vivere». Sulla stessa pagina, di seguito, era scritto: «Ho passato un momento molto difficile e molto gioioso. Ho saputo che si era comportata male in infermeria. E a un tratto ho provato un dolore terribile. Non mi aspettavo un dolore simile. Le ho parlato con ripugnanza e odio e poi mi sono ricordato di me, di quante volte anche ora, sia pure nei pensieri, sono stato colpevole di ciò per cui la odiavo, e a un tratto nello stesso momento ho trovato disgustoso me stesso e pietosa lei, e mi sono sentito molto bene. Se solo sapessimo vedere in tempo la trave nel nostro occhio, quanto saremmo più buoni». Alla data di quel giorno scrisse: «Sono stato da Nataša e proprio perché ero contento di me sono stato cattivo, aggressivo, e me ne è rimasta una sensazione penosa. Ebbene, che devo fare? Da domani comincia una nuova vita. Addio vecchia vita, per sempre. Molte impressioni si sono accumulate, ma non riesco ancora a ricondurle a unità.”

Lev Nikolajevič Tolstoj (1828–1910) scrittore, drammaturgo, filosofo, pedagogista, esegeta ed attivista sociale russo
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“Basil Grant ed io stavamo discorrendo un giorno in quello che forse è il più bel posto del mondo per discorrere: la piattaforma superiore di un tram discretamente deserto. Conversare sulla sommità di un colle è una cosa superba, ma conversare su di una collina volante è una cosa da fiaba. La vasta e scialba estensione della parte nord di Londra spariva; la buona anatura ci dava il senso della sua immensità e della sua bassezza. Era, se fosse possibile esprimersi così, una ignobile infinità, una squallida eternità, e noi sentivamo il reale orrore dei quartieri poveri di Londra, l'orrore che è interamente svisato e frainteso dai romanzi sensazionali che li dipingono come un ammasso di vie strette, di case sporche, una tana di delinquenti e di pazzi, una bolgia del vizio. In un vicolo stretto, in un covo di vizi voi non dovete cercare la civiltà, non dovete cercare l'ordine. Ma la cosa orribile di quei quartieri era il fatto che la civiltà c'era, che l'ordine c'era, ma la civiltà vi appariva solo nel suo lato morboso, e l'ordine solo nella sua monotonia. Nessuno direbbe passando per un quartiere di delinquenti: "Non vedo monumenti, non rilevo traccia di cattedrali". Ma là c'erano degli edifici pubblici, solo che si trattava per lo più di manicomi; c'erano anche delle statue, ma si trattava generalmente di monumento di ingegneri ferroviari e di filantropi, due brtte genìe d'uomini unite dal loro comune disprezzo per il popolo. C'erano delle chiese, ma erano le chiese di sette oscure ed errabonde, come gli Agapemoniti o gli Irvingiti. C'erano, oltre a ciò, grandi strade, e vasti incroci, e linee tranviarie, e tutti i segni reali della civiltà!”

Gilbert Keith Chesterton (1874–1936) scrittore, giornalista e aforista inglese

Origine: Il Club dei Mestieri Stravaganti, p. 51

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“Aiutiamoci a vicenda nella preghiera, così potremo un giorno trovarci riuniti in Paradiso.”

Giuseppe Marello (1844–1895) vescovo cattolico italiano

Scritti

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“Vivi ogni giorno come se fosse il primo, così quando arriva l'ultimo giorno hai ancora tutta una vita da vivere.”

Raffaele Palma (1953) scrittore, disegnatore e umorista italiano

Tutto in Una Notte, Dio Sorride, Compatiamolo!

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“Ho iniziato il romanzo [La ragazza con l'orecchino di perla] nel febbraio 1998, il giorno in cui ho scoperto di essere incinta. L'ho finito prima di partorire. Di solito un libro mi richiede più tempo, ma questo aveva una scadenza biologica.”

Tracy Chevalier (1962) scrittrice statunitense

da Chevalier: «Un quaderno arancione come il colore usato da Vermeer» https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2001/settembre/25/Chevalier_quaderno_arancione_come_colore_co_0_01092511701.shtml, Corriere della sera, 25 settembre 2001

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“Anche dirimpetto: Lore mi studiava, aruspicava dalla nuvolaglia del mio viso; infine chiese cauta, partecipe: «La musica ti prova così tanto?» Io implorai: «Tu: –» mi interruppi; : «sì» dissi amaramente: «l'arte in generale! – Sai, per me non è fronzolo della vita, un orpello da seratina, una cosa a cui guardare con simpatia dopo un giorno di duro lavoro; per me è l'inverso: è l'aria che respiro, l'unica cosa necessaria, tutto il resto è spurgo e latrina. Quand'ero ragazzo: avevo 16 anni allorché lasciai la vostra associazione. Quello che per voi è noioso: Schopenhauer, Wieland, La valle di Campan, Orfeo: fa la mia naturale felicità; ciò che a voi interessa alla follia: swing, cinema, Hemingway, politica: mi dà il voltastomaco.”

Tu non puoi sapere; ma vedi bene che non sono «privo di sangue» o «arido», non più di voialtri: non m'innervosisco certo di meno, e mi entusiasmo, e conosco mostri, e detesto.» (p. 65)
Auch drüben: Lore besah mich Wolkigen, rätselte an meinem Gesicht; endlich fragte sie behutsam und teilnahmsvoll:»Nimmt Dich Musik so mit?«Ich bat flehentlich:»DU: –«brach ab;:»ja«sagte ich bitter:»Kunst überhaupt! – Weißt Du, für mich ist das keine Verzierung des Lebens, son Feierabendschnörkel, den man wohlwollend begrüßt, wenn man von der soliden Tagesarbeit ausruht; ich bin da invertiert: für mich ist das Atemluft, das einzig Nötige, und alles Andere Klo und Notdurft. Als junger Mensch: 16 war ich, bin ich aus Euerm Verein ausgetreten. Was Euch langweilig ist: Schopenhauer, Wieland, das Campanerthal, Orpheus: ist mir selbstverständliches Glück; was Euch rasend interessiert: Swing, Film, Hemingway, Politik: stinkt mich an. – Du kannst Dirs gar nicht vorstellen; aber Du siehst ja, daß ich nicht etwa»blutleerer«oder papierener bin, als Ihr: ich reg mich genau so auf und begeistere mich, und kenne Ungeheuer, und hasse.«Pause: anderes Thema:»... und liebe ...!«schloß ich galant.»Du lügst!«sagte sie entrüstet:»entweder liebst Du Wieland oder mich ...«; ich bewies ihr manuell, daß man Beides vereinen könne, bis sies erschöpft glaubte:»... und das will ein Intellektueller sein ...!«sagte sie boshaft:»außerdem darfst Du Dich rasieren.«–»Das ist der Dank!!«
Brand's Haide

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“E allora si chiede: devo starlo a sentire questo desiderio o devo togliermelo dalla testa?
– Già.
– Già. Uno ci pensa e alla fine decide. Per cento volte se lo toglie dalla testa, poi arriva il giorno che se lo tiene e decide di farla quella cosa di cui ha tanta voglia: e la fa: ed eccola lì la schifezza.
– Però non dovrebbe farla, vero, la schifezza?
– No. Ma sta' attento: dato che non siamo calzini ma persone, non siamo qui con il fine principale di essere puliti. I desideri sono la cosa più importante che abbiamo e non si può prenderli in giro più di tanto. Così, alle volte, vale la pena di non dormire per star dietro ad un proprio desiderio. Si fa la schifezza e poi si paga. È solo questo davvero importante: che quando arriva il momento di pagare uno non pensi a scappare e stia lì, dignitosamente, a pagare. Solo questo è importante.”

Variante: [... ]
-Il complicato arriva quando uno si accorge che ha un desiderio di cui si vergogna: ha una voglia pazzesca di qualcosa che non può fare, o è orrendo, o fa del male a qualcuno. Okay?
-Okay.
-E allora si chiede: devo starlo a sentire questo desiderio o devo togliermelo dalla testa?
-Già.
-Già. Uno ci pensa e alla fine decide. Per cento volte se lo toglie dalla testa, poi arriva il giorno che se lo tiene e decide di farla quella cosa di cui ha tanta voglia: e la fa: ed eccola lì la schifezza.
-Però non dovrebbe farla, vero, la schifezza?
-No. Ma sta' attento: dato che noi non siamo calzini ma persone, non siamo qui con il fine principale di essere puliti. I desideri sono la cosa più importante che abbiamo e non si può prenderli in giro più di tanto. Così, alle volte, vale la pena di non dormire pur di star dietro a un proprio desiderio. Si fa la schifezza e poi la si paga. E solo queso è davvero importante: che quando arriva il momento di pagare uno non pensi di scappare e stia lì, dignitosamente, a pagare. Solo questo è importante.
Origine: Castelli di rabbia, p. 52

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“Vecchio, benedetto, Pekisch, questo non me lo dovevi fare. Non me lo merito. Io mi chiamo Pehnt, e sono ancora quello che se ne stava sdraiato per terra a sentire la voce nei tubi, come se quella arrivasse davvero, e invece non arrivava. Non è mai arrivata. E io adesso sono qui. Ho una famiglia, ho un lavoro e la sera vado a letto presto. Il martedì vado a sentire i concerti che danno alla sala Trater e ascolto musiche che a Quinnipak non esistono: Mozart, Beethoven, Chopin. Sono normali eppure sono belle. Ho degli amici con cui gioco a carte, parlo di politica fumando il sigaro e la domenica vado in campagna. Amo mia moglie, che è una donna intelligente e bella. Mi piace tornare a casa e trovarla lì, qualsiasi cosa sia successa nel mondo quel giorno. Mi piace dormire vicino a lei e mi piace svegliarmi insieme a lei. Ho un figlio che amo anche se tutto fa supporre che farà l'assicuratore. Spero che lo farà bene e che sarà un uomo giusto. La sera vado a letto e mi addormento. E tu mi hai insegnato che questo vuol dire che sono in pace con me stesso. Non c'è altro. Questa è la mia vita. Io lo so che non ti piace ma io non voglio che tu me lo scriva. Perché voglio continuare ad andare a letto, la sera, ed addormentarmi. Ognuno ha il mondo che si merita. Io forse ho capito che il mio è questo qua. Ha di strano che è normale. Mai visto niente del genere, a Quinnipak. Ma forse proprio per questo, io qui ci sto bene. A Quinnipak si ha negli occhi l'infinito. Qui, quando proprio guardi lontano, guardi negli occhi di tuo figlio. Ed è diverso. Non so come fartelo capire, ma qui si vive al riparo. E non è cosa spregevole. È bello. E poi chi l'ha detto che si deve proprio vivere allo scoperto, sempre sporti sul cornicione delle cose, a cercare l'impossibile, a spiare tutte le scappatoie per sgusciare via dalla realtà. È proprio obbligatorio essere eccezionali? Io non so. Ma mi tengo stretta questa vita mia e non mi vergogno di niente: nemmeno delle mie soprascarpe. C'è una dignità immensa, nella gente, quando si porta addosso le proprie paure, senza barare, come medaglie della propria mediocrità. E io sono uno di quelli. Si guardava sempre l'infinito a Quinnipak, insieme a te. Ma qui non c'è l'infinito. E così guardiamo le cose, e questo ci basta. Ogni tanto, nei momenti più impensati, siamo felici. Andrò a letto, questa sera, e non mi addormenterò. Colpa tua, vecchio, maledetto Pekisch. Ti abbraccio. Dio sa quanto ti abbraccio. Pehnt, assicuratore.”

Castelli di rabbia

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“Caro amico un giorno andremo sul pianeta Terra… è logico immaginarsi che altri come noi saranno là.. vivi.”

Raf (1959) cantautore italiano

da Vita, storie e pensieri di un alieno
La prova

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“Il tempo scorre e non trascorre mai.”

Raf (1959) cantautore italiano

da In tutti i miei giorni
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“Tu non smetterai di essere il centro di tutti i miei pensieri.”

Raf (1959) cantautore italiano

da In tutti i miei giorni
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“Ogni giorno è il giorno migliore.”

Raf (1959) cantautore italiano

da Metamorfosi
Metamorfosi

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“Tra Buṣrā e Aḏri'āt se n'è spuntata | una fanciulla di quattordic'anni,' | come fosse una luna | per quattordici giorni già cresciuta; || E ha oltrepassato il tempo in maestà, | l'ha superato in gloria ed in orgoglio.”

Ibn Arabi (1165–1240) filosofo, mistico e poeta arabo

XL, ss.1-2; 2008
L'interprete delle passioni
Origine: Numero della perfezione, essendo la somma di quattro e dieci, che a sua volta è la somma dei primi quattro numeri; perciò una fanciulla di quattordici anni simboleggia l'anima perfetta.

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