Frasi su lettera
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“Un debito nazionale, se non è eccessivo, potrebbe essere per noi una benedizione nazionale.”

Alexander Hamilton (1757–1804) politico e economista statunitense

da Lettera a Robert Morris, 30 aprile 1781

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“Attribuire ad ognuno la direzione di ciò che il suo occhio riesce a sorvegliare.”

Thomas Jefferson (1743–1826) 3º presidente degli Stati Uniti d'America

dalla lettera a Joseph C. Cabell, 2 febbraio 1816; in Antologia degli scritti politici, p. 109
Origine: Questo precetto è considerato l'anticipazione del principio di sussidiarietà adottato dall'Unione Europea a partire dal Trattato di Maastricht del 1992.

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“L'albero della libertà deve essere rinvigorito di tanto in tanto con il sangue dei patrioti e dei tiranni. Esso ne rappresenta il concime naturale.”

Thomas Jefferson (1743–1826) 3º presidente degli Stati Uniti d'America

da una lettera a William Stevens Smith, 13 novembre 1787; citato in Adriano Sofri, Tiranno: quando si mette a morte il despota, la Repubblica, 7 novembre 2006, p. 53

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“Chi riceve un'idea da me, ricava conoscenza senza diminuire la mia; come chi accende la sua candela con la mia riceve luce senza lasciarmi al buio.”

Thomas Jefferson (1743–1826) 3º presidente degli Stati Uniti d'America

dalla lettera a Isaac Mc Pherson del 13 agosto 1813

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“… il fondo del mio insegnamento consisterà nel convincerti a non temere la sacralità e i sentimenti, di cui il laicismo consumistico ha privato gli uomini trasformandoli in bruti e stupidi automi adoratori di feticci.”

Pier Paolo Pasolini (1922–1975) poeta, giornalista, regista, sceneggiatore, attore, paroliere e scrittore italiano

Gennariello in Il Mondo, 6 marzo – 5 giugno 1975, ora in Lettere luterane, pp. 15-63.

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“Dovrei sposare W.? No, se non mi dirà le altre lettere del suo nome.”

Woody Allen (1935) regista, sceneggiatore, attore, compositore, scrittore e commediografo statunitense

2004
Senza piume (Without Feathers), Antologia dei taccuini Allen

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“L'opera di Adrienne von Speyr [L'Apocalisse] è basata su alcuni presupposti. Essi sono essenzialmente i seguenti: 1) l'autore dell'Apocalisse è il discepolo prediletto Giovanni, che l'ha scritta come sua ultima opera dopo il Vangelo e le lettere; 2) le sue affermazioni vanno prese sul serio. Egli ha realmente visto quel che dice d'aver contemplato, e l'ha visto precisamente nel modo in cui lo riferisce: perciò non ha finto né il fatto del rapimento, perché una cosa del genere fa parte del modo di esprimersi del genere letterario apocalittico, né ha fatto ricorso a forme e immagini letterarie esistenti, magari per esprimere un'estasi effettiva; la sua opera è originaria ed autonoma. Essa, qualora qui si possa seriamente parlare di un genere letterario, costituisce al riguardo lanalogatum princeps; se l'Apocalisse conclude la serie delle visioni e predizioni bibliche genuine, allora queste (soprattutto in Ezechiele e Daniele) nell'economia salvifica divina erano orientate alla "rivelazione" conclusiva "di Gesù Cristo concessagli da Dio". Erano predizioni preparatorie e parziali di quanto Dio volle ora rivelare per mezzo di Cristo ai suoi servi nella Chiesa e che manifestò "inviando il suo angelo al suo servo Giovanni"”

Hans Urs Von Balthasar (1905–1988) presbitero e teologo svizzero

Ap 1,1
Origine: Dall'introduzione a Adrienne von Speyr, L'Apocalisse, traduzione di Carlo Danna, Jaca Book, Milano, 1983. ISBN 88-16-30102-3

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“Tra il forte e il debole, tra il ricco e il povero, tra il padrone e il servitore è la libertà che opprime, è la legge che affranca.”

Jean-Baptiste Henri Lacordaire (1802–1861) religioso, giornalista e politico francese

1848; citato in Lorenzo Milani, lettera 29/50 del 30 ottobre 1950, in Progetto Lorenzo

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“Che pericolo c'è se qualche cattolico propende un po' più vivamente per la democrazia? Chissà che essa non sia il futuro dell'Europa?”

Jean-Baptiste Henri Lacordaire (1802–1861) religioso, giornalista e politico francese

dalla lettera a Charles de Montalembert del 7 novembre 1848.

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“È vero che ciascuna persona ha sotto il braccio il libro che si merita.”

Vitaliano Brancati (1907–1954) scrittore, sceneggiatore

da Lettere al direttore, Bompiani

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“[A Padova] Consumai li diciotto anni migliori di tutta la mia età.”

Galileo Galilei (1564–1642) scienziato italiano

dalla lettera A Fortunio Liceti a Padova, Arcetri, 23 giugno 1640

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“Più la teoria dei quanti ha successo e più sembra una sciocchezza.”

Albert Einstein (1879–1955) scienziato tedesco

Origine: Da una lettera a Heinrich Zangger, 20 maggio 1912.
Origine: Pensieri di un uomo curioso, p. 123

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“Essendo un amante della libertà, quando avvenne la rivoluzione in Germania guardai con fiducia alle università sapendo che queste si erano sempre vantate della loro devozione alla causa della verità. Ma le università vennero zittite. Allora guardai ai grandi editori dei quotidiani che in ardenti editoriali proclamavano il loro amore per la libertà. Ma anche loro, come le università vennero ridotti al silenzio, soffocati nell'arco di poche settimane. Solo la Chiesa rimase ferma in piedi a sbarrare la strada alle campagne di Hitler per sopprimere la verità. Io non ho mai provato nessun interesse particolare per la Chiesa prima, ma ora provo nei suoi confronti grande affetto e ammirazione, perché la Chiesa da sola ha avuto il coraggio e l'ostinazione per sostenere la verità intellettuale e la libertà morale. Devo confessare che ciò che io una volta disprezzavo, ora lodo incondizionatamente.”

Albert Einstein (1879–1955) scienziato tedesco

Su un articolo del Time Magazine del 23 dicembre 1940
Questa frase è presente nell'articolo Religion: German Martyrs, pubblicato sul ""Time Magazine"" del 23 dicembre 1940. L'autenticità delle parole riportate è stata implicitamente confermata dalla rivista stessa che, non avendo mai ricevuto nessuna smentita da parte dello scienziato, ha sempre pubblicato l'articolo fino ai giorni nostri. La frase riportata, secondo lo scienziato William C. Waterhouse, sarebbe stata invece estrapolata da un commento casuale fatto dallo scienziato ad un giornalista, durante il periodo in cui Einstein ancora viveva in Germania. Waterhouse (Did Einstein Praise the Church?) avrebbe avuto notizia di una lettera del 28 marzo 1947, nella quale Einstein descrive questa citazione ""drasticamente esagerata.

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“Il richiamo della morte è anche un richiamo d'amore. La morte è dolce se le facciamo buon viso, se la accettiamo come una delle grandi, eterne forme dell'amore e della trasformazione.”

Hermann Hesse (1877–1962) scrittore, poeta e aforista tedesco

Origine: Da una lettera del 1950 scritta a Montagnola, in Svizzera.

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“Il viaggio fu, in realtà, una delusione, cioè per allora, perché in seguito esso fece maturare i più splendidi frutti.”

Hermann Hesse (1877–1962) scrittore, poeta e aforista tedesco

Origine: Da una lettera a Romain Rolland del 1923; citato in Marcello Bartoli, Hesse in India, La Fiera Letteraria, aprile 1973.

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“Questa lettera è più lunga delle altre perché non ho avuto agio di farla più breve.”

Blaise Pascal (1623–1662) matematico, fisico, filosofo e teologo francese

Origine: Da Le provinciali, XVI.

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“Iddio non creò l'opera Sua perché l'uomo la correggesse.”

John Dryden (1631–1700) poeta, drammaturgo e critico letterario inglese

Lettera a John Driden di Chesterton, 1700

“Per incuriosire la gente di mondo non vi sono più che le persone di servizio e gli uomini di lettere.”

Jacques Deval (1890–1972) commediografo, regista e scrittore francese

Taccuino di un autore drammatico

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“Sul serio, Peer Gynt è magnifico, Ibsen: soltanto un norvegese può capire com'esso è bello.”

Bjørnstjerne Bjørnson (1832–1910) poeta, drammaturgo e scrittore norvegese

Origine: Da una lettera indirizzata a Ibsen il 15 novembre 1867; citato in Scipio Slataper, Ibsen, G.C. Sansoni Editore, Firenze 1944.

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“[Sul figlio Martin Amis] È intelligente, vedi, ma è anche un fottutissimo idiota, anzi peggio, molto peggio, perché lo è diventato tardi nella vita.”

Kingsley Amis (1922–1995) poeta, scrittore, critico letterario

Origine: Da una lettera a Philip Larkin; citato in Martin Amis: vi racconto i miei drammi https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2000/giugno/07/MARTIN_AMIS_RACCONTO_MIEI_DRAMMI_co_0_0006075899.shtml, Corriere della Sera, 7 giugno 2000.

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“Il laudano mi diede quiete, non sonno; ma, credo, tu sai quanto sia divino quel riposo, che incanto, quale oasi di fontane e fiori e alberi nel cuore stesso di un deserto di sabbia!”

Samuel Taylor Coleridge (1772–1834) poeta

Origine: Da una lettera del 1798 a George H. Coleridge; citato in Andrew Weil e Winifred Rosen, Dal cioccolato alla morfina. Tutto quello che dovete sapere sulle sostanze che alterano la mente, traduzione di Fabio Bernabei, Arcana, Roma, 2007, p. 107.

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“Al poeta impeccabile | al perfetto mago delle lettere francesi | al mio carissimo e veneratissimo Maestro e Amico | Théophile Gautier | con la più profonda umiltà | dedico | questi fiori malsani.”

Charles Baudelaire (1821–1867) poeta francese

dedica de I fiori del male; citato in prefazione a Théophile Gautier, Il romanzo della mummia, cura e traduzione di Laura Aga-Rossi, BEN, 1995

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“[in una lettera a George Sand] Non eri che mia madre.”

Alfred De Musset (1810–1857) poeta, scrittore e drammaturgo francese
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“Dalla culla e non dalla scuola deriva l'eccellenza di qualunque ingegno.”

Pietro Aretino (1492–1556) poeta, scrittore, drammaturgo

dalle Lettere

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“Il mondo ha molti re e un sol Michelagnolo.”

Pietro Aretino (1492–1556) poeta, scrittore, drammaturgo

da Lettera a Michelangelo

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“Il soverchio degli studi procrea errore, confusione, malinconia, collera e sazietà.”

Pietro Aretino (1492–1556) poeta, scrittore, drammaturgo

da Lettera ad Agostino Ricchi

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“[…] l'arte è una nativa considerazione de l'eccellenze de la natura, la quale se ne vien con noi da le fasce.”

Pietro Aretino (1492–1556) poeta, scrittore, drammaturgo

Lettere
Origine: Da una lettera a Francesco Coccio, n. 223, settembre 1547; in Lettere, a cura di Paolo Procaccioli, Salerno, 2000, p. 151. ISBN 88-8402-311-4

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“Vivo in una specie di sogno, cerco disperatamente il giusto modo di raccontare una storia che mi affascina per l'assoluta impossibilità di raccontarla bene… Tutto dovrebbe apparire come attraverso un velo di luce lunare…”

Christopher Morley (1890–1957) scrittore statunitense

da una lettera di Morley all'Editore mentre stava scrivendo Tuono a sinistra; citato in prefazione al libro da Hugh Walpole all'edizione inglese

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“[Ferdinand Hardekopf] Un buon prosatore e saggista, le cui poesie non sono altro che glosse messe in versi.”

Georg Heym (1887–1912) scrittore tedesco

da una lettera a Richard Weiβbach
Origine: Citato in Franco Buono, Ferdinand Hardekopf: il fantasma dell'avanguardia, Edizioni Dedalo.

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“Tra un paio d'anni governerò io il mondo; perché ho deposto il vecchio Dio.”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

dalla lettera a Carl Fuchs del 14 gennaio

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“Cantami un nuovo inno: il mondo è trasfigurato e tutti i cieli esultano. Il Crocifisso.”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

dalla lettera a Peter Gast del 4 gennaio 1889

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“Come ricordo del misero che non la mania di grandezza ha condotto alla malattia, bensì la malattia alla follia.”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

da una lettera a Olga Monod

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“Il cozzo di tutto il sistema solare e di tutti i sistemi stellari ti potrebbe uccidere una volta sola.”

Thomas Carlyle (1795–1881) storico, saggista e filosofo scozzese

da Lettera a John Carlyle, 1831

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“Io vivo una vita così solitaria, e la mia solitudine m'è sì dolce, che non cerco né soffro distrazioni.”

Niccolò Tommaseo (1802–1874) scrittore italiano

da una lettera del 20 dicembre 1820; citato in Giovanni Gambarin, Ateneo veneto, vol. 129, n.° 1-3, 1942, p. 9 http://www.archive.org/stream/ateneoveneto129veneuoft#page/8/mode/2up

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“La difficile primavera del 1988. Con il pretesto del controllo delle droghe stati polizieschi oppressivi sono stati messi su in tutto il mondo occidentale. La programmazione precisa del pensiero emozione e impressioni sensoriali apparenti secondo la tecnologia descritta nel bollettino 2332 mette gli stati polizieschi in grado di mantenere una facciata democratica dietro la quale denunciano a gran voce come criminali, pervertiti e drogati tutti quelli che si oppongono alla macchina di controllo. Eserciti underground operano nelle grandi città disturbando la polizia con informazioni false attraverso telefonate e lettere anonime. […] Malgrado i diversi scopi e formazioni dei suoi membri costituenti l'underground è d'accordo sugli obiettivi base. Intendiamo marciare contro la macchina della polizia dappertutto. Intendiamo distruggere la macchina della polizia e tutti i suoi archivi. Intendiamo distruggere tutti i sistemi verbali dogmatici. La cellula familiare e le sue cancerose espansioni in tribù, paesi, nazioni noi la sradicheremo alle sue radici vegetali. Non vogliamo più sentire nessuna storia di famiglie, storia di madre, storia di padre, storia di poliziotto, storia di prete, storia di paese o storia di partito. Per dirla in parole povere noi abbiamo sentite abbastanza stronzate.”

«Mamma ed io si vorrebbe sapere»; 1979, pp. 130-131
Ragazzi selvaggi

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“I buoni matrimoni sono come la crema; basta un nonnulla a farli andare a male.”

Honoré De Balzac (1799–1850) scrittore, drammaturgo e critico letterario francese

Origine: Citato da Domenico Tarizzo in Marcel Proust, Lettere ai miei personaggi, p. 31.

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“[Descrivendo la sua decisione di abbandonare la madrelingua inglese, per scrivere in francese] Potete includermi nella lugubre categoria di quelli che, se dovessero agire nella più piena consapevolezza di quello che stanno facendo non agirebbero mai.”

Samuel Beckett (1906–1989) scrittore, drammaturgo e poeta irlandese

da una lettera del 1954 a Hans Naumann
Origine: Citato in Sandro Veronesi, David Foster Wallace: Così la vita eroica degli impiegati diventa un capolavoro sulla noia http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/10/31/david-foster-wallace-cosi-la-vita-eroica.html, la Repubblica, 31 ottobre 2011.

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“Ho imposto questa penitenza alla signora, non per giuoco o crudeltà, ma per il migliore dei motivi; e non me ne scuserò pertanto con lei quando ritornerà:—L'ho fatto per rintuzzare un gusto pernicioso insinuatosi in altre migliaia di persone oltre a lei,—di leggere tutto di seguito, più in cerca dell'avventura, che della profonda erudizione e conoscenza che un libro di questo stampo, se letto come dovrebbe, non può mancare di impartire loro.——La mente dovrebbe abituarsi a fare sagge riflessioni e trarre interessanti conclusioni mentre procede nella lettura; un'abitudine che fece affermare a Plinio il Giovane, «Di non avere mai letto un libro tanto brutto, da non averne tratto alcun profitto». La storia della Grecia e di Roma, letta affrettatamente senza questa attitudine e applicazione,—è meno utile, dico io, della storia di Parismus e Parismenus, o dei Sette Campioni di Inghilterra, per sopra mercato. […]
È una terribile sfortuna per questo mio libro, ma ancor più per la Repubblica delle Lettere;—tanto che lamia viene inghiottita senza sforzo se si considera quella,--che questa stessa abbietta brama di nuove avventure in ogni cosa, si sia così profondamente insinuata nelle nostre abitudini e umori,—e che siamo così intenti a soddisfare l'impazienza della nostra concupiscenza per questa via,—che non mandiamo giù se non le parti più grossolane e carnali di una composizione:—Le sottili allusioni e le scaltrite informazioni della scienza fuggono, come spiriti, verso l'alto;——le pesanti digressioni morali verso il basso; e tanto le une che le altre sono perdute per il mondo non più di quanto lo sarebbero se fossero rimaste in fondo al calamaio.
Mi auguro che al lettore non ne siano sfuggite molte, interessanti e curiose come questa, nella quale è stata pizzicata la lettrice. Vorrei che ottenesse il suo effetto;—e che tutta la brava gente, maschi e femmine, potesse apprendere, dal suo esempio, non solo a leggere ma a pensare.”

vol. I, cap. XX; 1982, p. 57
Vita e opinioni di Tristram Shandy

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“Tutti i grandi sono modesti.”

Gotthold Ephraim Lessing (1729–1781) scrittore, filosofo e drammaturgo tedesco

Origine: Da Lettere sulla letteratura contemporanea.

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“La poesia del pessimismo è la gioia di vivere.”

Frank Wedekind (1864–1918) scrittore, drammaturgo e attore teatrale tedesco

da una lettera alla sorella Erika, 9 dicembre 1886

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“Ogni essere umano ha certo un che di strano, che lo spinge avanti, ed eventualmente viene spinto avanti dal desiderio di comprendere questa stranezza.”

Frank Wedekind (1864–1918) scrittore, drammaturgo e attore teatrale tedesco

da una lettera a Georg Brandes, fine 1908 – inizio 1909

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“Con l'età non si cresce di valore.”

Frank Wedekind (1864–1918) scrittore, drammaturgo e attore teatrale tedesco

da una lettera a Marie Uhl, 16 agosto 1903

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“Io sono seduto nella mia camera con la faccia rivolta al fuoco, e tutti gli oggetti che colpiscono i miei sensi sono contenuti in pochi metri intorno a me. La memoria, invero, mi fa presente l'esistenza di molti oggetti; ma questa sua testimonianza non si estende oltre la loro precedente esistenza, né i sensi né la memoria attestano la continuità del loro essere. Mentre sono ancora seduto e rivolgo per la mente questi pensieri, sento ad un tratto un rumore, come di una porta che gira sopra i suoi cardini, e poco dopo vedo il portiere che avanza verso di me. Ciò mi dà occasione a molte riflessioni e nuovi ragionamenti. Anzitutto, io non ho mai osservato che quel rumore possa provenire da altro fuorché dal movimento di una porta, e quindi concludo che il presente fenomeno sarebbe in contraddizione con tutte le precedenti esperienze, qualora io non ammettessi che la porta, che ricordo dall'altra parte della camera, continua ad esistere. Ancora: ho sempre visto che un corpo umano possiede una qualità ch'io chiamo gravità, e che gl'impedisce di volare, come questo portiere dovrebbe aver fatto per giungere nella mia camera, se pensassi che la scala, di cui ho il ricordo, fosse stata distrutta nella mia assenza. Ma non è tutto. Io ricevo una lettera: aprendola, vedo dal carattere e dalla firma che viene da un amico che mi dice esser distante duecento leghe. È evidente che non posso mai rendermi ragione di questo fenomeno in conformità della mia esperienza in altri casi, senza far passare nella mia mente tutto il mare e il continente che ci separano, e senza supporre gli effetti e l'esistenza continuata dei corrieri e dei battelli, conforme alla mia memoria e osservazione. I fenomeni, dunque, del portiere e della lettera, sotto un certo aspetto sono in contraddizione con l'esperienza comune, e possono esser giudicati come obiezioni alle massime riguardanti la connessione tra cause ed effetti. Io, infatti, sono abituato a udire un certo suono nello stesso tempo che vedo un certo oggetto in movimento; in questo caso, invece, non ho ricevuto le due percezioni insieme. Sì che queste due osservazioni sono contrarie, a meno ch'io non supponga che la porta rimanga ancora, e che sia stata aperta senza ch'io ne abbia avuto la percezione. E questa supposizione, da principio arbitraria e ipotetica, acquista forza ed evidenza per essere la sola che possa conciliare quella contraddizione. Di questi casi se ne offrono continuamente nella mia vita, e mi spingono a supporre una continuata esistenza degli oggetti al fine di collegare le passate con le presenti loro apparizioni, e dare loro quella reciproca unione che ho trovato per esperienza convenire alla loro particolare natura e alle circostanze. Io sono, così, naturalmente portato a considerare il mondo come qualcosa di reale e di durevole, che mantiene la sua esistenza anche quando cessa di esser presente alla mia percezione.”

Trattato sulla natura umana

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“Quindi è che la fortuna si dice esser amica de' giovani, perché eleggono la lor sorta della vita sopra quelle arti o professioni che fioriscono nella loro gioventù; ma, il mondo di sua natura d'anni in anni cangiando gusti, si ritruovan poi, vecchi, valorosi di quel sapere che non più piace e 'n conseguenza non frutta più. Imperciocché ad un tratto si fa un gran rivolgimento di cose letterarie in Napoli, che, quando si credevano dovervisi per lunga età ristabilire tutte le lettere migliori del Cinquecento, con la dipartenza del duca viceré vi surse un altro ordine di cose da mandarle tutte in brievissimo tempo in rovina contro ogni aspettazione; che que' valenti letterati, i quali due o tre anni avanti dicevano che le metafisiche dovevano star chiuse ne' chiostri, presero essi a tutta voga a coltivarle, non già sopra i Platoni e i Plotini coi Marsili, onde nel Cinquecento fruttarono tanti gran letterati, ma sopra le Meditazioni di Renato Delle Carte, delle quali è séguito il suo libro Del metodo, in cui egli disappruova gli studi delle lingue, degli oratori, degli storici e de' poeti, e ponendo sù solamente la sua metafisica, fisica e mattematica, riduce la letteratura al sapere degli arabi, i quali in tutte e tre queste parti n'ebbero dottissimi, come gli Averroi in metafisica e tanti famosi astronomi e medici che ne hanno nell'una e nell'altra scienza lasciate anche le voci necessarie a spiegarvisi. Quindi ai quantunque dotti e grandi ingegni, perché si eran prima tutti e lungo tempo occupati in fisiche corpuscolari, in esperienze ed in macchine, dovettero le Meditazioni di Renato sembrar astrusissime, perché potessero ritrar da' sensi le menti per meditarvi; onde l'elogio di gran filosofo era: «Costui intende le Meditazioni di Renato.»”

Giambattista Vico (1668–1744) filosofo, storico e giurista italiano

p. 13

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