Frasi sul mare
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“Il reale è il mare che sgretola i miei castelli di sabbia.”

Rayden (1985) rapper e beatmaker italiano

da In ogni dove, n. 15
In Ogni Dove

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“Un tempo io fui già fanciullo e fanciulla, arbusto, uccello e muto pesce che salta fuori dal mare.”

Empedocle (-490–-430 a.C.) filosofo e politico greco

Origine: Da un frammento; citato in Primo Levi, Ranocchi sulla luna e altri animali, a cura di Ernesto Ferrero, Einaudi, Torino, 2014, p. 205. ISBN 978-88-06-22159-1

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“A dir la verità, la bellezza di Napoli è un po' un inganno. Napoli non è bella, finché non la guardate da lontano. Da lontano si stende dorata nel sole, il mare è azzurro, quanto ne avete appena un'idea, qui davanti un bel pino, lì quell'azzurro è Capri, il Vesuvio soffia un batuffolo di ovatta biancastra, Sorrento splende lontana e netta – Dio, è bello. E poi scende il crepuscolo, tutto si inazzurra e spuntano le luci, adesso è tutto un semicerchio di piccole scintille, sul mare si muove una nave e splende di luci verdi, azzurre, dorate: Dio, è bello! Ma entra in città, amico mio; cammina per le strade, posa su tutto i tuoi occhi boemi e goditi quanto puoi il pittoresco di questa vita; tra un po' ne sarai nauseato. Forse queste strade sono pittoresche, ma sono decisamente bruttissime. Girovaghi sotto ghirlande di biancheria sporca, ti fai largo tra una minutaglia di ogni risma, asini, mascalzoni, capre, bambini, automobili, ceste di ortaggi, e di altre equivoche porcherie, officine che fuoriescono sul marciapiede e arrivano al centro della strada, immondizie, marinai, pesci, carrozzelle, cespi di cavolo, strilloni, ragazze con i capelli acconciati, sudici monelli stesi a terra; è tutto uno spintonarsi, uno schiamazzare, un bastonare con malagrazia gli animali, un chiamare a gran voce, offrire, urlare, schioccare la frusta, derubare.”

Karel Čapek (1890–1938) giornalista, scrittore e drammaturgo ceco

da Il popolo napoletano, paragrafo II, pp. 57-58
Fogli italiani

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“La testardaggine delle vecchie istituzioni a perpetuarsi somiglia all'ostinazione di un profumo rancido che reclamasse la nostra capigliatura, alla pretesa del pesce marcio di essere mangiato, alla persecuzione di un vestito da fanciullo che volesse vestire l'uomo, alla tenerezza dei cadaveri che ritornassero ad abbracciare i vivi.
«Ingrati!», dice l'abito. «Vi ho protetto nei tempi cattivi. Perché ora non mi volete?» «Vengo dall'alto mare», dice il pesce. «Sono stato una rosa», dice il profumo. «Vi ho amato», dice il cadavere. «Vi ho civilizzati», dice il convento.
A ciò una sola risposta; un tempo. Sognare di prolungare all'infinito cose defunte e governare gli uomini per imbalsamazione, ristabilire i dogmi in cattivo stato, tornare a indorare le arche, rafforzare i chiostri, ribenedire le reliquie, mobilitare di nuovo le superstizioni, rialimentare i fanatismi, dare un nuovo manico agli aspersori e alle sciabole, ricostruire il monachesimo e il militarismo, credere alla salute della società moltiplicando i parassiti, imporre il passato al presente sembra strano. Eppure vi sono teorici anche per queste teorie. Questi teorici, gente di spirito del resto, procedono per semplicemente; applicano al passato un intonaco che chiamano ordine sociale, diritto divino, morale, famiglia, rispetto degli avi, autorità antica, tradizione santa, legittimità, religione; e vanno gridando:
«Vedere! Ecco! Prendete questo, brava gente!»
Tale logica era conosciuta agli antichi Gli aruspici la praticavano. Davano una mano di gesso a una giovenca nera, e dicevano:
«È bianca. Bos Cretatus».
Quanto a noi rispettiamo qualcosa e risparmiamo tutto il passato, purché accetti di essere morto. Se vuol essere vivo, l'attacchiamo e cerchiamo di ucciderlo.
Superstizioni, bigottismo, bacchettonismi, pregiudizi, queste larve, quantunque non siano che larve, si aggrappano alla vita; hanno denti e unghie nel loro fumo, bisogna spegnerle corpo a corpo, far loro guerra, e fargliela senza tregua, perché è una fatalità dell'uomo essere condannato all'eterno combattimento con i fantasmi.
È difficile prendere l'ombra per la gola e atterrarla.”

Les Misérables

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“Alì dagli Occhi Azzurri
uno dei tanti figli di figli,
scenderà da Algeri, su navi
a vela e a remi. Saranno
con lui migliaia di uomini
coi corpicini e gli occhi
di poveri cani dei padri

sulle barche varate nei Regni della Fame. Porteranno con sè i bambini,
e il pane e il formaggio, nelle carte gialle del Lunedì di Pasqua.
Porteranno le nonne e gli asini, sulle triremi rubate ai porti coloniali.

Sbarcheranno a Crotone o a Palmi,
a milioni, vestiti di stracci
asiatici, e di camicie americane.
Subito i Calabresi diranno,
come da malandrini a malandrini:
«Ecco i vecchi fratelli,
coi figli e il pane e formaggio!»
Da Crotone o Palmi saliranno
a Napoli, e da lì a Barcellona,
a Salonicco e a Marsiglia,
nelle Città della Malavita.
Anime e angeli, topi e pidocchi,
col germe della Storia Antica
voleranno davanti alle willaye.

Essi sempre umili
Essi sempre deboli
essi sempre timidi
essi sempre infimi
essi sempre colpevoli
essi sempre sudditi
essi sempre piccoli,

essi che non vollero mai sapere, essi che ebbero occhi solo per implorare,
essi che vissero come assassini sotto terra, essi che vissero come banditi
in fondo al mare, essi che vissero come pazzi in mezzo al cielo,

essi che si costruirono
leggi fuori dalla legge,
essi che si adattarono
a un mondo sotto il mondo
essi che credettero
in un Dio servo di Dio,
essi che cantavano
ai massacri dei re,
essi che ballavano
alle guerre borghesi,
essi che pregavano
alle lotte operaie…

… deponendo l’onestà
delle religioni contadine,
dimenticando l’onore
della malavita,
tradendo il candore
dei popoli barbari,
dietro ai loro Alì

dagli Occhi Azzurri - usciranno da sotto la terra per uccidere –
usciranno dal fondo del mare per aggredire - scenderanno
dall’alto del cielo per derubare - e prima di giungere a Parigi

per insegnare la gioia di vivere,
prima di giungere a Londra
per insegnare a essere liberi,
prima di giungere a New York,
per insegnare come si è fratelli
- distruggeranno Roma
e sulle sue rovine
deporranno il germe
della Storia Antica.
Poi col Papa e ogni sacramento
andranno su come zingari
verso nord-ovest
con le bandiere rosse
di Trotzky al vento…”

Pier Paolo Pasolini (1922–1975) poeta, giornalista, regista, sceneggiatore, attore, paroliere e scrittore italiano

Alì dagli occhi azzurri

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“Il mare oggi mi vede, il mondo gira con i suoi pianeti e stelle cosmiche accese da luci laser e scie di fuoco in un cielo spento da fontane di acqua di luce senza limiti nell'infinito eterno. Un giorno vicino mi guarderai ma io non riuscirò più a vederti perché sarò anni luce da te. Le prospettive dei progetti e cantieri eretti da palazzi vetrati di specchi creano cloni di individui che si riproducono di continuo e nuovi mondi si formano con città, mari, soli artificiali. Passato presente futuro Il centro del mondo con melodie di note vibrano lungo le orbite dell'infinito, accompagnati da scie di cavalli dorati e trasparenti delfini pesci, balene, elefanti sospesi nell'aria che galleggiano nel cielo in folli corse Rivedo tutti dappertutto e alzo gli occhi al cielo portando in alto la terra e formano un paradiso gigante. Volo leggero e non vedo più nulla e il pensiero volge è affonda tra i tuoi magnifici occhi che in rilievo manifestano gioia e sorrisi, un bagno caldo di emozioni spensieratezza tra la luce del tuo dolce sguardo che conquista ed attrae, perché spaziale e le tue orbite di energia fulminante corrono attorno ad emozioni trasparenti illuminando il desiderio. Mi inondi di amore con tua aurea di pace e benessere sento i brividi quando il tuo sguardo mi scalda e lievito in alto proteggendo e assaporando la tua freschezza delicata che mi inebria Sento vibrare la tua voce quando ti lascio e i sorrisi contagiosi che mi esaltano dentro quegli occhi profondi c'è un oceano di saggezza che corre via e mi sfuggono. Onde pacifiche di piacere da assaporare dolcemente senza fine e gustare il tuo profumo che si scioglie tra le mie labbra pallide Tu plachi la mia sete come neve che si scioglie in bocca, con un sussurro, un suono che sale dentro me, fino in fondo per sentire la tua musica così soave attraversare il mio animo che inebriano il respiro fondendo il cuore con passione”

Dani67

“SMS CHE PASSIONE
Vorrei donarti un letto di rose, per dolce riposo, svegliarti con bacio e sfiorarti con delicate carezze.
Stai serena, la fortuna arriverà e un fuoco riscalderà gli animi e le stelle ci conforteranno illuminando le incertezze creando un viale, con un’unica ombra per intraprendere un cammino insieme.
La tua lacrima non si scioglie mai e asciuga le altre per rallegrare il tuo cuore.
Il vento mi porta il tuo profumo e mi accendi di passione vedo riflesso il tuo viso allo specchio mi ha rubato il cuore non riesco a stare senza sentire il tuo respiro sul mio, mi hai stregato e mi dai gioia col tuo animo dolce coraggioso e allegro che mi contagia.
Vedi quella farfallina variopinta volare dinnanzi al tuo sguardo? Guarda, sono io che mi poso sulle tue labbra e ti custodisco il sonno.
Avete acceso il mattino e colorate le vetrine di gioie. Allietato la giornata con canti leggiadri e soavi.
Io compro idee; spendendo tempo.
La collera perde il sapore attraverso leggeri baci dolci e delicati, una luce intensa colora il mio sorriso, sei una piccola gioia mangiamo le tensioni, immersi da sogni al di la delle nuvole in una forte intesa ed armonia. Quel bacio lo tengo stretto in bocca, respirando le tue emozioni.
Nel mare travolti da lievi onde, con lo spettacolo del cielo azzurro che ci copre e un sole tiepido e dorato ci accarezza, ma ci voltiamo ed è già tutto finito, sparisce… e vola al termine, fino a non riconoscere piu la giovinezza passata e consumata dal tempo che corre sfuggendo, non riusciamo a rincorrerla o fermare gli attimi più belli e intensi, bloccando i movimenti per rivedere il film della vita che avremo voluto creare.
E’ meraviglioso tutto ciò che ci gira attorno, in allegria, quante giornata spensierate, ti dò luce, ci restano i ricordi sbiaditi e il nostro amore scritto sopra una nuvola.
Buon risveglio, un fiocco di neve ti porta a me e si scioglie nella mia lingua arrivando al cuore infreddolito.
Ti arredo la casa con calore e appaghi ogni desiderio, mi cucino per te e mi insaporisco con tuo aroma. Ti accenderei l’entusiasmo con luci colorate, brillanti per rischiarire ogni parte, rubando il tuo sorriso, fermando il tempo per ammirarti e sorridere sempre insieme.
Accendi questo piccolo animo colorando il suo ingenuo sorriso e riempi il cuore di calore dando forma al suo cammino. Queste luci festose dipingono i suoi lineamenti che crescono e danno spazio alla fantasia. Campanelli gioiosi svegliano i dolci sogni e spengono il pianto per dar spazio ai sorrisi.
Svegliati che il freddo copre il mattino con manto bianco, ti trasmetto calore con vento delicato e tra poco il rosso vestirà le feste tanto attese, un cuore impacchettato per annunciarti una splendida festa con inni di gioia come te.
Luci e colori accendono la notte per riscaldare i cuori infreddoliti inni di gioia accompagnano i risvegli e la pace in ognuno di noi volge al cielo.”

Dani67

“Poesia
Mereggiata Del Cuore

Onde ineluttabili su di noi
a cancellare ogni antico respiro
incompreso tra di noi,
nelle fredde folate di silenzi
celati dai risentimenti.
Onde gelate a deturpare
tutto ciò che ci circonda
sottopelle in questo mare immenso
nella sua tempesta di pieno inverno,
eppure il suo rumore
non dona sgomento
se ascoltato piano con il cuore
seppur in frantumi,
e la sua forza assume
forma nell'illusione
seppur residua
tra gli scogli della vita.
Oh, se questo mare fosse più calmo!
O almeno per un istante
tra le tue ferme braccia
ritroverei pace, ma ormai
discosta è quella stagione
in cui quiete e felicità
navigavano a pari passo
nel destino dell'anima
intrecciate nelle nostre arterie
portandoci sulla cresta
dell'onda inappuntabile,
quella dell'amore, il nostro amore!
Ormai arenato.
Oh amore, amore spento
da un cielo piombo
ostile ai nostri sogni
spazzati via con un sol colpo
da quel livido vento
tra le mani colme di fuoco
bramanti ed esigenti
dai nostri sentimenti
da donare l'un l'altro.
Oh, se questo mare fosse calmo,
non ascolterei più
il suo fragoroso vocio
mentre mi sottolinea con furore
lampi e tuoni sui nostri sguardi
sgualciti e consumati
dalla nostra fatale fine!
Se solo fosse calmo
questo mare, non ci scaraventerebbe
con inaudita violenza
alla deriva delle nostre bramosie
costringendoci alla infausta deriva
di una amara fine,
tra i nostri confini sconfinati
tra le onde di questo
impetuoso e irruente
tumultuoso mare,
come il nostro cuore
ormai inabissato inghiottito
tra le onde schiumose e veementi
dispersi nei suoi
più profondi ricordi
che solo in questo maestoso mare,
contraddittorio,
può sopravvenire!”

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“L'io è un mare sconfinato e immisurabile.”

Khalil Gibran (1883–1931) poeta, pittore e filosofo libanese

Il Profeta

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“L'uomo abita sulla riva del mare infinito del mistero.”

Karl Rahner (1904–1984) gesuita e teologo tedesco

Origine: Citato in Rosino Gibellini, La teologia del XX secolo, Queriniana, Brescia, 1999, p. 244. ISBN 88-399-0369-0

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“La trasmissione economica dell'energia senza fili è di importanza fondamentale per l'uomo. Gli permetterà infatti di dominare incontrastato sull'aria, sul mare e sui deserti. L'uomo sarà libero dalla necessità di estrarre minerali o petrolio, trasportare e bruciare combustibili, abolendo così molteplici cause di inquinamento. […] Il glorioso sole diventerà il nostro servo ubbidiente. Pace e armonia si diffonderanno sulla Terra.”

Nikola Tesla (1856–1943) fisico, inventore e ingegnere serbo naturalizzato statunitense

The economic transmission of power without wires is of all-surpassing importance to man. By its means he will gain complete mastery of the air, the sea and the desert. It will enable him to dispense with the necessity of mining, pumping, transporting and burning fuel, and so do away with innumerable causes of sinful waste. [...] It will make the living glorious sun his obedient, toiling slave. It will bring peace and harmony on earth.

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“Settembre, andiamo. È tempo di migrare. | Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori | lascian gli stazzi e vanno verso il mare.”

Gabriele d'Annunzio (1863–1938) scrittore, poeta e drammaturgo italiano

I pastori, vv. 1-3

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“Il mare non è mai stato amico dell'uomo. Tutt'al più è stato complice della sua irrequietezza.”

Joseph Conrad (1857–1924) scrittore polacco

Origine: Da Lo specchio del mare; citato in Elena Spagnol, Citazioni, Garzanti, 2003.

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“[…] Lui pensava, davvero, che gli uomini stanno sulla veranda della propria vita (esuli quindi da se stessi) e che questo è l'unico modo possibile, per loro, di difendere la propria vita dal mondo, giacché se solo si azzardassero a rientrare in casa (e ad essere se stessi, dunque) immediatamente quella casa regredirebbe a fragile rifugio nel mare del nulla, destinata ad essere spazzata via dal mare dell'Aperto, e il rifugio si tramuterebbe in trappola mortale, ragione per cui la gente si affretta a riuscire sulla veranda (e dunque da se stessa), riprendendo posizione là solo dove le è dato di arrestare l'invasione del mondo, salvando quanto meno l'idea di una propria casa, pur nella rassegnazione di sapere, quella casa, inabitabile. Abbiamo case, ma siamo verande, pensava.”


Variante: […] Lui pensava, davvero, che gli uomini stanno sulla veranda della propria vita (esuli quindi da se stessi) e che questo è l'unico modo possibile, per loro, di difendere la propria vita dal mondo, giacché se solo si azzardassero a rientrare in casa (e ad essere se stessi, dunque) immediatamente quella casa regredirebbe a fragile rifugio nel mare del nulla, destinata ad essere spazzata via dal mare dell'Aperto, e il rifugio si tramuterebbe in trappola mortale, ragione per cui la gente si affretta a riuscire sulla veranda (e dunque da se stessa), riprendendo posizione là solo dove le è dato di arrestare l'invasione del mondo, salvando quanto meno l'idea di una propria casa, pur nella rassegnazione di sapere, quella casa, inabitabile. Abbiamo case, ma siamo verande, pensava. […]

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“Lenta e rosata sale su dal mare | la sera di Liguria, perdizione | di cuori amanti e di cose lontane.”

Vincenzo Cardarelli (1887–1959) poeta e scrittore italiano

da Sera di Liguria nelle Poesie

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“Sulla spiaggia lattine anni '80, | quando il mare s'incazza e riporta | ricordi che avevi | coperto di sabbia.”

Brunori Sas (1977) cantautore italiano

da Guardia '82, n. 6
Vol. 1

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“Mare, mare, mare ma sai che ognuno c'ha il suo mare dentro al cuore, sì, e che ogni tanto gli fa sentire l'onda.”

Luca Carboni (1962) cantautore e musicista italiano

da Mare mare
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“[Sulla battaglia di Maida] I dintorni di Maida furono nel 1806 teatro d'una lotta tra francesi e inglesi, allora alleati della corte di re Ferdinando a Palermo. Il generale Stuart, con lo scopo di fomentare l'insurrezione delle Calabrie contro i francesi, sbarcò nel golfo di Sant'Eufemia alla fine del mese di agosto 1806, con 4200 inglesi. […] Lo scopo immediato dello sbarco era di tagliare le comunicazioni tra le province citeriori e quelle ulteriori, il che sarebbe stato facile da realizzare in questa parte dell'istmo. Il generale Stuart avendo indugiato troppo ad eseguire i suoi piani fu obbligato a dare battaglia sulle rive paludose del Lamato, dove Reynier venne a tappe forzate ad offrirgli il combattimento. Le truppe francesi erano appoggiate a sinistra sulle montagne di Maida e a destra sul fiume. Il generale inglese aveva piazzato la sua linea di battaglia parallelamente alla riva del mare, appoggiandosi a sinistra sulle colline di Sant'Eufemia, a destra sulla foce del Lamato e coprendosi in questo punto con un nugolo di volteggiatori.
Il generale Compère alla testa dell'avanguardia cominciò l'attacco attraversando il fiume, ma fu ricevuto da un fuoco nutrito che lo fermò di botto e gli causò perdite notevoli. Lui stesso ebbe un braccio fracassato. Stuart completò la sua disfatta con un attacco frontale sostenuto dall'artiglieria. Reynier restato troppo indietro dal combattimento non poté sostenere l'avanguardia che fu sbaragliata e, considerate le sue perdite, dovette ordinare la ritirata su Catanzaro, abbandonando il campo di battaglia agli inglesi.”

Horace de Rilliet (1824–1854) viaggiatore, scrittore e chirurgo svizzero

da Colonna mobile in Calabria , pp. 205 sgg.

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“Non è finito l'uomo | finché si nutre d'amore | finché c'è un litro di mare | mi sembrava di no quando lei se ne andò.”

Adriano Celentano (1938) cantautore, ballerino e showman italiano

da Uomo, n. 7
Uh... uh...

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“La terra mi ha rubato al mare, | per questo vedi le mie labbra, di sabbia, | le mie parole, scogli ricoperti di muschio.”

Maram al-Masri (1962) poetessa e scrittrice siriana

da Un abitante della Terra, in Non ho peccato abbastanza
Origine: Traduzione di Bianca Carlino.

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“Tutte quelle romanticherie, i tramonti, il mare, sono sempre lì; sono io che spesso manco.”

Vinicio Capossela (1965) cantautore e polistrumentista italiano

Origine: Citato in Gabriele Ferraris, Vinicio Capossela le musiche proibite stregano il Lingotto http://bancadati.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=2473940, La Stampa, 15 settembre 1999, p. 26.

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“Il mare è calmo ma il mio naso non sente, | assapora la mia bocca | l'avventura, l'arsura, la paura.”

Rino Gaetano (1950–1981) cantautore italiano

da Al compleanno della zia Rosina, n. 7
Mio fratello è figlio unico

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“A proposito dei Patriarchi viene messo in rilievo che erano allevatori di bestiame fin dalla loro infanzia, come lo erano stati i loro genitori. E a ragione: poiché senza dubbio giusta servitù e giusto dominio si ha quando le bestie sono sottomesse all'uomo e l'uomo ha il dominio sulle bestie. Così infatti fu detto quando l'uomo fu creato: Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza; e abbia il potere sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo e su tutte le bestie che sono sulla terra (Gn 1, 26). Con ciò si fa vedere che la ragione deve avere il dominio su gli esseri privi di ragione. Ma a far sì che una persona divenisse schiava di un'altra persona è stato il peccato o l'avversità: il peccato, come è detto: Sia maledetto Canaan! Schiavo sarà dei suoi fratelli (Gn 9, 25); l'avversità, al contrario, come accadde allo stesso Giuseppe di diventare schiavo di uno straniero dopo essere stato venduto dai suoi fratelli. Pertanto furono le guerre a creare schiavi coloro ai quali nella lingua latina fu posto questo nome. Infatti un uomo che fosse stato vinto da un altro uomo e che per diritto di guerra poteva essere ucciso, poiché veniva invece salvato, fu chiamato servus (schiavo); per lo stesso motivo si chiamano anche mancipia (schiavi) perché sono stati manu capta (presi con la mano). Tra gli uomini vige anche l'ordine della natura per cui le donne siano soggette ai mariti e i figli ai genitori, poiché anche in questo caso è giusto che la ragione più debole sia soggetta alla più forte. Riguardo perciò al comandare e al servire è evidentemente giusto che coloro i quali sono superiori quanto alla ragione siano superiori anche quanto al comando. Quando quest'ordine di cose viene sconvolto nel nostro mondo dall'iniquità degli uomini o dalla diversità delle nature carnali, i giusti sopportano il pervertimento temporale per possedere alla fine la felicità eterna assolutamente conforme all'ordine.”

Agostino d'Ippona (354–430) filosofo, vescovo, teologo e santo berbero con cittadinanza romana

da Questioni sull'Eptateuco, Libro I, § 153

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“Il castello di Nocera è posto in una terra assai fertile e dall'aria salubre: infatti, il suolo di essa produce un ottimo vino bianco e rosso, grano, segale e altri ottimi frutti in grande abbondanza. C'è una bella pianura con intorno alti monti e sorgenti abbondanti ed amene, e gli abitanti di questa valle amena seminano quattro volte all'anno; i campi producono svariati raccolti, dalle viti stese sopra gli olmi si ricava il vino in abbondanza e così l'olio dagli olivi. Le montagne sono coperte d'alberi, soprattutto enormi castagni, su cui crescono le castagne più grandi che io abbia mai visto. Dalla base dei monti dal lato verso la città di Amalfi, fino alla strada che dal castello va a Salerno, vi è una piantagione di noci o noccioli della lunghezza di 3-4 miglia e della larghezza di un miglio, e questi alberi di noci danno ogni anno tanta copia di frutti che basterebbero a molte regioni, se le raccogliessero: ma se ne nutrono i maiali, le cui carni, sia salate che fresche, si mantengono a lungo e sono ottime e saporite e non ho mai visto capponi più grandi e grassi e a buon mercato di quelli che si trovano in questa piana. Perciò i Curiali, finché furono sicuri, vi soggiornarono più volentieri che in qualsiasi altra parte del Regno di Sicilia. Dall'altro lato, verso il castello di Torre, sorge quel fertilissimo monte che chiamano volgarmente Somma, estremamente fruttifero, assai alto e dalla circonferenza assai ampia. Dista otto miglia dal castello di Nocera alla quale somiglia per ubertosità… Vi si producono ottimi vini greci, di almeno tre qualità, grande, mediocre e minore, che vengono portati nei vari luoghi e paesi. Ho sentito ripetere che i loro dazi ammontano ogni anno a più di 200 fiorini. Ogni anno, al tempo della vendemmia, si possono vedere oltre centomila recipienti costruiti dagli abitanti di questa zona con legno dei castagni di quei monti: ognuno di essi ha la capacità di otto barili secondo la misura romana; vi sono inoltre infiniti altri recipienti detti caratelli, che contengono di solito ognuno quattro barili. Il mosto raccolto dalle vigne di questo monte viene riposto in tali recipienti, e poi trasportato nei luoghi di mare, a Napoli, e nei vari paesi del mondo dai mercanti, attraverso il mare che dista dal monte tre miglia italiche. In molte località esso vien venduto come malvasia o altro vino di pregio.”

Teodorico di Nieheim (1340–1418) storico tedesco

libro I, cap. XXXVIII
De schismate libri III

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“Dove mi volle il mare? Forse non mi volle o non mi volle male.”

Murubutu (1975) rapper italiano

da Mari infiniti pt.2, n. 15
Gli Ammutinati del Bouncin

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“Ogni onda del mare ha una luce differente, proprio come la bellezza di chi amiamo.”

Virginia Woolf (1882–1941) scrittrice, saggista e attivista britannica

Origine: Citato in Dino Basili, L'amore è tutto, Tascabili economici Newton, 1996, p. 16.

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“Di quella canzone [Genova per noi] gira un testo sbagliato: Genova non ha i giorni tutti uguali; sono io che le chiedo di tornare ai nostri giorni tutti uguali. Anche i liguri sono un po' ritrosi, come noi; ma il mare ha tutta un'altra apertura di sogno.”

Paolo Conte (1937) cantautore, paroliere e polistrumentista italiano

Variante: Di quella canzone gira un testo sbagliato: Genova non ha i giorni tutti uguali; sono io che le chiedo di tornare ai nostri giorni tutti uguali. Anche i liguri sono un po' ritrosi, come noi; ma il mare ha tutta un'altra apertura di sogno.

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“Un'altra vela va, fino a che non scompare | quanti segreti che appartengono al mare.”

Renato Zero (1950) cantautore e showman italiano

da Spiagge
Calore

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“Come sono contento, | fuori si sente il mare, | anche se è tutto scuro e non si può vedere.”

Francesco De Gregori (1951) cantautore italiano

da Falso movimento, n. 9
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