Frasi per il perdono

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema perdono, vita, dio, essere.

Migliori frasi per il perdono

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“Perdona i tuoi nemici, ma non dimenticarti mai i loro nomi.”

John Fitzgerald Kennedy (1917–1963) 35º presidente degli Stati Uniti d'America

Origine: Citato in Gino e Michele, Matteo Molinari, Le Formiche: anno terzo, Zelig Editore, 1995, § 1953.

Questa traduzione è in attesa di revisione. È corretto?
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“Perdona sempre i tuoi nemici; Niente li annoia così tanto.”

Oscar Wilde (1854–1900) poeta, aforista e scrittore irlandese
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“Se nessuno fa del buono nessuno avrà il perdono.”

Mondo Marcio (1986) rapper, beatmaker e produttore discografico italiano

da Tieni duro, n. 7

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“In questa vita non cerco il perdono.”

Gue Pequeno (1980) rapper italiano

da Puoi toccarmi
Bravo Ragazzo

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“La gente fa così, è cattiva con quelli che perdono.”

Novecento. Un monologo

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“La donna ti perdona tutto. Anche i propri tradimenti.”

Roberto Gervaso (1937) storico, scrittore, giornalista

L'ora di psicologia (femminile...)
La vita è troppo bella per viverla in due

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“Amico, hai vinto: io ti perdon…; perdona.”

XII, 66
Gerusalemme liberata

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“Questo perdono ci chiediamo e ci concediamo a vicenda.”

Quinto Orazio Flacco (-65–-8 a.C.) poeta romano

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Frasi per il perdono

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“[Parlando dei guerriglieri ceceni, il 24 settembre 1999] Noi perseguiteremo dappertutto i terroristi, e quando li troveremo, mi perdoni l'espressione, li butteremo dritti nella tazza del cesso.”

Vladimir Putin (1952) politico russo

Origine: Dal giornale russo мочить в сортире; citato in Sebastian Smith, Grozny gangsters hold sway in a wasteland created by Russia http://www.timesonline.co.uk/tol/news/world/article401633.ece, Times, 11 dicembre 2004.

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“Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono.”

Papa Giovanni Paolo II (1920–2005) 264° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

dal messaggio per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/messages/peace/documents/hf_jp-ii_mes_20011211_xxxv-world-day-for-peace_it.html, 1° gennaio 2002

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“Si devono amare gli animali per essere più vicini a Dio perché ti danno tutto, senza chiedere niente. Perché contro il potere dell'uomo con le armi sono indifesi. Perché sono eterni bambini. Perché non conoscono il denaro e si consolano solamente con un posto dove rifugiarsi dal freddo. Perché si fanno capire senza proferire parola. Perché non conoscono invidia né rancore. Perché il perdono è ancora naturale in loro. Perché sanno amare con lealtà e fedeltà. Perché vivono senza avere una lussuosa dimora. Perché non comprano l'amore, semplicemente lo aspettano. Perché sono nostri compagni, eterni amici che niente potrà separare. Perché sono vivi. Per questo e altre mille cose meritano il nostro amore. Se impariamo ad amarli come meritano, saremo molto vicini a Dio.”

Madre Teresa di Calcutta (1910–1997) religiosa e beata albanese

Attribuite
Origine: Brano citato da Silvio Berlusconi in un discorso agli iscritti del suo partito e postato sulla propria pagina Facebook il 29 marzo 2014; citato in Berlusconi a caccia di nuovi consensi. «Ogni cane, un voto» http://www.iltempo.it/politica/2014/03/30/news/berlusconi-a-caccia-di-nuovi-consensi-ogni-cane-un-voto-934081/, IlTempo.it, 30 marzo 2014. Il brano è rintracciabile su internet già prima di tale data, in varie pagine web di argomento animalista, con un inizio leggermente diverso ("Perché amare gli animali? Perché ti danno tutto, senza chiedere niente", in inglese "Why Should We Love Animals? Because they give everything asking for nothing back").

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“La preghiera di molti alle volte è sterile perché manca di una condizione essenziale: il perdono.”

Oreste Benzi (1925–2007) presbitero italiano

Pane quotidiano – marzo/aprile 2009

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“Si perdono le origini nel buco del tempo ma tutto si conserva nelle profondità.”

Jovanotti (1966) cantautore, rapper e disc jockey italiano

da Temporale, n. 7
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“Può tuttavia accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro. In effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso. Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e dell'abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare.
Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri… Se un individuo abile e ambizioso riesce a impadronirsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso. Basterà che si preoccupi per un po' di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a rispondere del resto. Che garantisca l'ordine anzitutto! Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell'ordine è già schiava in fondo al cuore, schiava del suo benessere e da un momento all'altro può presentarsi l'uomo destinato ad asservirla. Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei propri affari privati i più piccoli partiti possono impadronirsi del potere.
Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all'universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo.”

citato in Umberto Eco, Considerazioni attuali, L'espresso, n. 20, anno LIV, 22 maggio 2008, p. 222
La democrazia in America

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“Se non sei tormentato dopo aver fatto un errore, non sei un grande portiere. In quel momento, non importa quello che hai fatto in passato, perché sembra non avere futuro.”

Lev Jašin (1929–1990) calciatore e hockeista su ghiaccio sovietico

Origine: Citato in Massimiliano Nerozzi, Buffon: "Non mi perdono l'errore". E la Juve difende il suo numero 1 http://www.lastampa.it/2012/05/04/sport/calcio/qui-juve/buffon-non-mi-perdono-l-errore-e-la-juve-difende-il-suo-numero-XTkOnsbg3XmloZ9yi0Nw0K/pagina.html, La Stampa.it, 4 maggio 2012.

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“Lo stupido non perdona né dimentica. L'ingenuo perdona e dimentica. Il saggio perdona ma non dimentica.”

Thomas Szasz (1920–2012) psichiatra

Origine: Da The Second Sin https://equalityfiles.files.wordpress.com/2013/12/thomas_szasz_the_second_sin.pdf, 1973, in "Personal Conduct", p. 51.

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“Meglio morire che vivere con la consapevolezza di aver fatto qualcosa che ha bisogno del perdono altrui.”

Yarpen Zigrin, cap. 4
Il sangue degli elfi
Variante: «Meglio morire che vivere con la consapevolezza di aver fatto qualcosa che ha bisogno del perdono altrui.»

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“Quando domandi perdono per te, allora è proprio quello il momento di ricordarti che devi concederlo agli altri.”

Sant'Ambrogio (339–397) vescovo, scrittore e santo romano

Caino e Abele

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“Vi perdono con tutto il mio cuore, perché ora io spero che porrete fine a tutte le mie angustie.”

Maria Stuarda (1542–1587) regina di Scozia, Francia e d'Inghilterra

Parole rivolte al boia, prima di essere decapitata, l'8 febbraio 1587
Origine: Citato in Antonia Fraser, Maria Stuart: La tragedia di una regina, p. 590.

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“[Dopo lo scandalo] Sono profondamente consapevole della delusione e del dolore che la mia infedeltà ha causato a così tante persone e soprattutto a mia moglie e ai miei figli. Voglio dire a tutti che mi dispiace e chiedo perdono. Forse non sarà possibile riparare il danno che ho fatto, ma voglio fare di tutto per provarvi.”

Tiger Woods (1975) golfista statunitense

Origine: Citato in Paolo Valentino, Tiger sconfitto dalla moglie «Lascio il golf, ho sbagliato» https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2009/dicembre/13/Tiger_sconfitto_dalla_moglie_Lascio_co_8_091213043.shtml, Corriere della sera, 13 dicembre 2009.

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“E se amor che a nullo ho amato, | amore, amore mio perdona' | in questa notte fredda | mi basta una parola.”

Antonello Venditti (1949) cantautore italiano

da Ci vorrebbe un amico, n. 5
Cuore
Origine: Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, V canto, v. 103: «Amor, ch'a nullo amato amar perdona, | [...]».

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“Ogni azione umana crea continuamente dei vuoti e dei pieni, apre delle parentesi che dovranno venir chiuse. Se l'uomo fa il male come reazione al male, chiude una parentesi aperta dal male inferto; se fa il male per il male, apre una parentesi creando un vuoto che gli attirerà del male. Così avviene per il bene. Se l'uomo usa generosità per attirare generosità, apre e chiude questa parentesi; ma se è generoso con chi non potrà ricambiarlo, apre un vuoto di bene in cui entrerà dell'altro bene per colmarlo.
Quando uno fa del male come reazione a un male, chiude la parentesi del male; in questo caso vige la legge del taglione, chi è stato offeso può domandare giustizia: giustizia che è sempre una larvata forma di vendetta e, una volta soddisfatta l'esigenza di giustizia, la parentesi è chiusa, l'offensore ha pagato, non deve più nulla; l'offeso non ha più alcun diritto. Ma se chi ha ricevuto l'offesa non reagisce, l'offensore apre in sé un vuoto che sarà fatalmente ricolmato da un'altra offesa, anche se interviene il perdono dell'offeso.
Una legge severa presiede a questi meccanismi; così colui che fa il bene, e di questo riceve la ricompensa e la gratitudine del beneficato, chiude la parentesi, e il benefattore ha ricevuto la sua ricompensa; se invece la generosità è gratuita, se l'amore non è limitato da nessuna finalità, se qualcuno rivolge la sua forza di amore e di dono a chi non potrà rispondergli con altra generosità e amore, si stabilisce una corrente di vuoto che sarà colmata da altra generosità e da altro amore.
Le nostre azioni, le nostre opere di cristiani dovranno essere contrassegnate dall'apertura di una assoluta gratuità: questa stabilirà un continuo flusso di bene e di grazia tra il cielo e noi. E ci libererà da tutte quelle solidificazioni create dall'ambizione vanitosa di porre una finalità alle nostre azioni, anche a quelle che riteniamo più conformi alle qualità cristiane. Amiamo «per», preghiamo «per», facciamo delle opere sociali «per»; motivare l'amore non è amare, avere una ragione per donare non è dono puro, avere una motivazione per pregare non è preghiera.”

Giovanni Vannucci (1913–1984) presbitero e teologo italiano

La vita senza fine

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“Perdono, perdono. Tu mi perdoni padre mio, non è vero? Tu mi perdoni, in fondo mi conosci.”

Carmelo Bene (1937–2002) attore, drammaturgo e regista italiano

"Amleto" televisivo di C. Bene, Rai 1977

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“Dipendesse da me, il crocifisso resterebbe appeso nelle scuole. E non per le penose ragioni accampate da politici e tromboni di destra, centro, sinistra e persino dal Vaticano. Anzi, se fosse per quelle, lo leverei anch'io. […] Se dobbiamo difendere il crocifisso come "arredo", tanto vale staccarlo subito. Gesù in croce non è nemmeno il simbolo di una "tradizione" (come Santa Klaus o la zucca di Halloween) o della presunta "civiltà ebraico-cristiana" (furbesco gingillo dei Pera, dei Ferrara e altri ateoclericali che poi non dicono una parola sulle leggi razziali contro i bambini rom e sui profughi respinti in alto mare). Gesù Cristo è un fatto storico e una persona reale, morta ammazzata dopo indicibili torture, pur potendosi agevolmente salvare con qualche parola ambigua, accomodante, politichese, paracula. È, da duemila anni, uno "scandalo" sia per chi crede alla resurrezione, sia per chi si ferma al dato storico della crocifissione. L'immagine vivente di libertà e umanità, di sofferenza e speranza, di resistenza inerme all'ingiustizia, ma soprattutto di laicità ("date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio") e gratuità ("Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno"). Gratuità: la parola più scandalosa per questi tempi dominati dagli interessi, dove tutto è in vendita e troppi sono all'asta. Gesù Cristo è riconosciuto non solo dai cristiani, ma anche dagli ebrei e dai musulmani, come un grande profeta. Infatti fu proprio l'ideologia più pagana della storia, il nazismo – l'ha ricordato Antonio Socci – a scatenare la guerra ai crocifissi. È significativo che oggi nessun politico né la Chiesa riescano a trovare le parole giuste per raccontarlo. […] Basterebbe raccontarlo a tanti ignorantissimi genitori, insegnanti, ragazzi: e nessuno – ateo, cristiano, islamico, ebreo, buddista che sia – si sentirebbe minimamente offeso dal crocifisso. Ma, all'uscita della sentenza europea, nessun uomo di Chiesa è riuscito a farlo. Forse la gerarchia è troppo occupata a fare spot per l'8 per mille, a batter cassa per le scuole private e le esenzioni fiscali, a combattere Dan Brown e Halloween, e le manca il tempo per quell'uomo in croce. Anzi, le mancano proprio le parole. Oggi i peggiori nemici del crocifisso sono proprio i chierici. E i clericali.”

Marco Travaglio (1964) giornalista, saggista e scrittore italiano

da Ma io difendo quella croce, 5 novembre 2009
Il Fatto Quotidiano

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“Il perdono è l'essenza dell'amore. Amare è perdonare, perdonare è amare.”

Andrew Greeley (1928–2013)

Origine: Ascesa all'inferno, p. 113

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“Il verme tagliato perdona l'aratro.”

William Blake (1757–1827) poeta, incisore e pittore inglese

Il Matrimonio del Cielo e dell'Inferno, Proverbi infernali

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“Si perdona finché si ama.”

François de La Rochefoucauld (1613–1680) scrittore, filosofo e aforista francese

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Massime, Riflessioni morali

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“Le coppie fedeli non sanno ciò che perdono.”

Roberto Gervaso (1937) storico, scrittore, giornalista

La volpe e l'uva

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“La società spesso perdona il criminale; ma non perdona il sognatore.”

Oscar Wilde (1854–1900) poeta, aforista e scrittore irlandese

Il critico come artista

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“Grazia a buon prezzo è annunzio del perdono senza pentimento.”

Dietrich Bonhoeffer (1906–1945) teologo tedesco

Sequela

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“Ama la verità, ma perdona l'errore.”

Voltaire (1694–1778) filosofo, drammaturgo, storico, scrittore, poeta, aforista, enciclopedista, autore di fiabe, romanziere e s…
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“Le leggi non stanno ad ascoltare, non si lasciano commuovere dalle preghiere, recano al povero vantaggi maggiori che al ricco, e, se si sgarra, non concedono indulgenza o perdono.”

II, 3; 1997
[L]eges rem surdam, inexorabilem esse, salubriorem melioremque inopi quam potenti; nihil laxamenti nec veniae habere, si modum excesseris.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X

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“Che Dio ti perdoni. E ti perdonerà. È il suo mestiere.”

Marcello Marchesi (1912–1978) comico, sceneggiatore e regista italiano

Origine: Heinrich Heine, ultime parole: «Dio mi perdonerà. È il suo mestiere.»
Origine: Il malloppo, p. 91

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“[Riferendosi al calciatore Valon Behrami che aveva utilizzato l'articolo 17 della FIFA] Se lo svizzero dovesse pentirsi io, da cattolico, sono pronto al perdono, ma il ravvedimento deve essere autentico.”

Claudio Lotito (1957) imprenditore e dirigente sportivo italiano

Origine: Citato in Lotito show, tra mister X e il Vangelo... http://www.goal.com/it/Articolo.aspx?ContenutoId=727588, Goal.com, 8 giugno 2008.

“Ma passami un altro errore, rimettilo al tuo perdono se tanto uno sbaglio fatto è pure uno sbaglio in meno.”

Niccolò Agliardi (1974) cantautore italiano

da Più musica e meno testo n. 8
Non vale tutto

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“Quaggiù stò a chiedere perdono se non sono un uomo giusto, ma sono giusto un uomo.”

Claudio Baglioni (1951) cantautore italiano

Io sono qui

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“E proprio mentre il corpo t'abbandona | che sembra che trattieni il respiro | dal cielo Dio s'affaccia e ti perdona | e sembra che ti vuole davvero.”

Massimo Morsello (1958–2001) cantautore, imprenditore e terrorista italiano

da punto di non ritorno

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“Ben venga la tecnologia, dunque, perché rappresenta certamente il futuro, ma ricordiamo che l'elemento uomo, che parrebbe da essa quasi relegato in secondo piano, rimane il centro, il motore, l'anima di quest'universo che ci sforziamo di governare. L'uomo e l'inquietudine, figlia dei tempi, che l'accompagna.
Perché inquietudine? Guardiamo in particolare al mondo della Magistratura e pensiamo all'aria avvelenata in cui essa si trova troppo spesso ad operare, e ci chiediamo se ciò avvenga per colpe proprie ovvero per gratuiti e interessati attacchi esterni. Ma è vano cercare di sciogliere il dilemma; occorre invece che ci si adoperi con ogni energia per togliere voce a quanti imputano ad alcuni esponenti della magistratura scarsa diligenza o vanità personale o spinte ideologiche che li orienterebbero altrove rispetto a un'interpretazione corretta e serena della norma. Se queste incrostazioni esistono devono essere rimosse perché lo esige la collettività e lo merita la stragrande maggioranza dei magistrati, per i quali la disposizione prevalente è quella della dedizione incondizionata, della volontà tenace di esercitare il proprio ministero in vista del solo bene comune, con spirito di sacrificio e senza clamori: nel silenzio che spesso non paga ma è dignità di servizio e gratificazione di coscienza. Parimenti, non sono più sopportabili quegli attacchi gratuiti, di provenienza varia, ingeneroso esercizio ormai troppo diffuso di quanti applicano la regola secondo cui la miglior difesa consiste nel distruggere l'immagine del "nemico". Il convincimento da taluni nutrito, da altri propagandato, del giudice come di un soggetto onnipotente e sordo ai problemi di coscienza, e teso a chissà quali fini impropri, è fasullo e banale: quanti ci sono vicini per ragioni di lavoro o affettive conoscono l'ansia del dubitare, la paura di non sapere offrire le corrette risposte, di non poter cogliere il frutto che a volta pare proibito e si chiama giustizia.
Non c'è e non ci può essere indifferenza nell'atto del giudicare. Non si avvia un uomo al calvario di un processo penale né lo si condanna con il sorriso sulle labbra, non si respinge un immigrato onesto con una scrollata di spalle, non si toglie un bambino a una madre o a un padre senza subirne un contraccolpo doloroso come un pugno nello stomaco. Stati d'animo con i quali il buon magistrato fa i conti in compagnia delle sole voci di dentro che impietosamente gli ricordano giorno dopo giorno come una decisione sbagliata possa stravolgere una vita e uccidere una speranza.
Rubo ancora un minuto alla vostra pazienza per un'ultima annotazione: entro pochi giorni o settimane un gruppo di magistrati milanesi chiuderà la propria attività, e a loro voglio dire: per quaranta e più anni s'è combattuta, credo, la buona battaglia – mi perdoni San Paolo per la citazione che non vuole essere irriverente – e ho speranza che ora, giunti al termine della corsa, integra si sia conservata in ognuno la fiducia negli ideali per i quali tutti fummo avviati a questo lavoro. A quanti operano e opereranno nel mondo del diritto, magistrati, avvocati, personale amministrativo, ai giovani soprattutto, auguro di raccogliere in abbondanza, forti del loro impegno e con l'aiuto di Dio, i frutti di quanto di buono si va seminando perché questo Paese, che è stato la culla del diritto e che a volte ci dilettiamo noi stessi a bistrattare al di là dei suoi demeriti, mentre dispensiamo ammirazione incondizionata a quasi tutti gli altri popoli del mondo che hanno invece, quasi tutti, tanto da imparare; questo Paese al quale, fuor d'ogni retorica, credete, mi onoro e sono fiero di appartenere, rivendichi e riprenda il suo ruolo di portabandiera nella faticosa ma entusiasmante corsa di civiltà che porta al traguardo della Giustizia.”

Ruggero Pesce (1938) giudice italiano

da Discorso di inaugurazione dell'anno giudiziario 2010 per il distretto della Corte d'Appello di Milano del Presidente Ruggero Pesce http://it.wikisource.org/wiki/Discorso_di_inaugurazione_dell%27anno_2010_per_il_distretto_della_Corte_d%27Appello_di_Milano