Frasi su rinuncia
pagina 2

Fernando Savater photo
Angelo Scola photo
Henry Ward Beecher photo
Michele Valori photo
Piero Martinetti photo
Michela Marzano photo
Claudio Lotito photo
Mahátma Gándhí photo
Ernst-Wolfgang Böckenförde photo
Ivan Della Mea photo

“La destra: e se avesse ragione lei? Avrei caro il mio torto.”

Ivan Della Mea (1940–2009) cantautore, scrittore e giornalista italiano

da Se nasco un'altra volta ci rinuncio, edizioni Interno Giallo, 1992

Ivan Della Mea photo

“Negli anni settanta andavo in giro gridando Pagherete tutto, pagherete caro!. Da allora non ho fatto che pagare. Tutto e caro.”

Ivan Della Mea (1940–2009) cantautore, scrittore e giornalista italiano

da Se nasco un'altra volta ci rinuncio, edizioni Interno Giallo, 1992

Luciano Ligabue photo

“A mia volta invecchio alla svelta perché non rinuncio a una certa illusione.”

Luciano Ligabue (1960) cantautore italiano

da La Linea Sottile, n. 2
Arrivederci, mostro!

Emil Cioran photo
Emil Cioran photo
Piero Angela photo
Silvio Berlusconi photo

“[Parlando della sua rinuncia ad andare alla cerimonia di insediamento del neo presidente statunitense Barack Obama] Io sono un protagonista, non una comparsa.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

2009
Origine: Citato in Berlusconi: «Insediamento di Obama? Non andrò. Non sono una comparsa» http://www.corriere.it/politica/09_gennaio_13/berlusconi_obama_be853f44-e195-11dd-ac77-00144f02aabc.shtml, Corriere.it, 14 gennaio 2009.

Nek photo
Indro Montanelli photo
Ennio Flaiano photo
Bettino Craxi photo
Dino Campana photo
Erri De Luca photo
Julio Cortázar photo
Giampaolo Pansa photo
Angelino Alfano photo
Roger Federer photo
Costanzo Preve photo
Umberto Eco photo
Umberto Eco photo
Umberto Galimberti photo
Giorgio Faletti photo
Cristoforo Poggiali photo

“Se rimorsi mi costano, e timori, io di Creso rinuncio anche a'tesori.”

Cristoforo Poggiali (1721–1811) bibliotecario, erudito ed ecclesiastico italiano

Origine: Proverbj, motti e sentenze ad uso ed istruzione del popolo, p. 181

Alda Merini photo
Hans Urs Von Balthasar photo
Søren Kierkegaard photo
Antonia Pozzi photo
Roberto Saviano photo
Endre Ady photo
Paola Maugeri photo
Anthony de Mello photo
Oriana Fallaci photo

“Calma, signor mio, calma. Non dimenticare quel che nell'illuminato Settecento diceva il matematico e philosophe Jean-Baptiste d'Alembert. In un'isola selvaggia e disabitata diceva, un poeta (leggi scrittore) non sarebbe molto utile. Un geometra sì. Il fuoco non fu certo acceso da uno scrittore, la ruota non fu certo inventata da un romanziere. Quanto al mestiere più esaltante e più appagante del creato, aggiungerai, domandalo agli scrittori che scrivono ogni ora e ogni giorno per anni, che a un libro immolano la loro esistenza. Ti risponderanno colonnello, crede seriamente che per dare un tale giudizio basti scrivere qualche ora dopocena a Beirut? Crede seriamente che per scrivere un libro basti avere idee o costruire a grandi linee una storia? Crede seriamente che scrivere sia una gioia?!? Glielo spieghiamo noi che cos'è, colonnello. È la solitudine atroce d'una stanza che a poco a poco si trasforma in una prigione, una cella di tortura. È la paura del foglio bianco che ti scruta vuoto, beffardo. È il supplizio del vocabolo che non trovi e se lo trovi fa rima col vocabolo accanto, è il martirio della frase che zoppica, della metrica che non tiene, della struttura che non regge, della pagina che non funziona, del capitolo che devi smantellare e rifare rifare rifare finché le parole ti sembrano cibo che sfugge alla bocca affamata di Tantalo. È la rinuncia al sole, all'azzurro, al piacere di camminare, viaggiare, di usare tutto il tuo corpo: non solo la testa e le mani. È una disciplina da monaci, un sacrificio da eroi, e Colette sosteneva che è un masochismo: un crimine contro sé stessi, un delitto che dovrebb'esser punito per legge e alla pari degli altri delitti. Colonnello, c'è gente che è finita o finisce nelle cliniche psichiatriche o al cimitero per via dello scrivere. Alcoolizzata, drogata, impazzita, suicida. Scrivere ammala, signor mio, rovina. Uccide più delle bombe.”

l'immaginaria moglie del Professore: II, VI, IV; p. 418
Insciallah

Massimo Gramellini photo
Antonio Conte photo
Filippo Facci photo
Walter Veltroni photo
Franca Leosini photo
Anthony de Mello photo
Charles Péguy photo

“Chi rinuncia alla ragione per l'offensiva, non può appellarsi alla ragione per la difensiva.”

Charles Péguy (1873–1914) scrittore, poeta e saggista francese

Lui è qui

Micaela Ramazzotti photo
Simone Weil photo
Costanza Miriano photo
Papa Francesco photo
Ambrose Bierce photo
Paolo Crepet photo

“L'infelicità è una palude dove non alberga che la resa, la rinuncia.”

Paolo Crepet (1951) medico, psichiatra e scrittore italiano

Impara ad essere felice

George F. Kennan photo

“Un deterioramento ulteriore potrebbe essere disastroso per l'Europa. Esso potrebbe provocare tali privazioni, tale smarrimento, una lotta così disperata per il controllo di risorse insufficienti da condurre a una diffusa rinuncia ai principi sui quali la civiltà moderna dell'Europa è stata costruita e per i quali, nella coscienza di molti, due guerre mondiali sono state combattute. I principi del diritto, della giustizia, dei limiti all'esercizio del potere politico, già largamente disattesi e attaccati, potrebbero da ultimo essere travolti; e con essi il principio vitale che l'integrità della società con un tutto deve posare sul rispetto per la dignità del singolo cittadino. Le implicazioni di questa crisi andrebbero assai aldilà delle comuni apprensioni relative al pericolo di un controllo comunista. Nella continuazione dell'attuale situazione in Europa e implicita niente meno che la possibilità che gli europei rinuncino ai valori della responsabilità individuale e dei controlli politici, che appartengono alla tradizione del loro continente. Ciò distruggerebbe secoli di progresso e causerebbe un danno che tale solo un lavoro di altri secoli potrebbe riparare.”

George F. Kennan (1904–2005) diplomatico, storico e ambasciatore statunitense

Origine: Citato in Ennio Di Nolfo, Storia delle relazioni internazionali. [Dal 1918 ai giorni nostri], Editori Laterza, Roma, 2008, p. 698. ISBN 978-88-420-8734-2

Albert Einstein photo
Ernst Jünger photo
Georg Brandes photo
Francesco Moser photo
Yasmina Khadra photo
Matteo Salvini photo

“Se si votasse domani il centrodestra non esiste. Io rinuncio a qualcosa di mio se c'è un progetto comune. Se dovessi andare al voto domani andrei solo con Fratelli d'Italia e Giorgia Meloni.”

Matteo Salvini (1973) politico italiano

Origine: Citato in Lega. Salvini: se si votasse domani, Lega alleata solo con Fdi http://www.internazionale.it/news/lega/2014/09/20/salvini-se-si-votasse-domani-lega-alleata-solo-con-fdi/, Internazionale.it, 20 settembre 2014.

“Chi non conosce quella rara coincidenza fra essere e dover essere, meglio che ci rinunci e si rassegni a vivere da perfetto peccatore.”

Luca Goldoni (1928) giornalista e scrittore italiano

Origine: Da Messalina. Una spudorata innocenza, Rizzoli, 1992, p. 73.

Giuseppe Berto photo
Pier Giorgio Perotto photo
Nichi Vendola photo
Sándor Weöres photo
Sandro Pertini photo
Roberto Formigoni photo
Eric Schlosser photo
Isabella Ragonese photo
Edward Morgan Forster photo
Alda Merini photo

“SOGNO DI EVELINA
– Addio?
Il treno si muoveva. Sembrava che quella di lei dovesse essere la cuccetta superiore, ma c'era una gran confusione su dove uno doveva dormire e con chi. Centinaia di uomini, donne, bambini, tutti i naufraghi di quel disgraziato esperimento, inclusi il signor Shawnessy, il "" perfessore "" e il Senatore si erano gettati alla caccia di un posto per dormire. Sembrava che quello fosse un grande esodo verso New York, proprio come il "" perfessore "" aveva detto nella sua lettera.
– Suppongo – disse il signor Shawnessy, aiutandola a salire nella sua cuccetta – col tempo tutto il processo sarà controllato alla meglio di adesso. Ma sembra che il controllore abbia perduto la lista dei viaggiatori.
In bianca camicia da notte, con i capelli sciolti, ella si afferrò alle sue mani.
– Ho aspettato con fede il tuo ritorno, mio signore.
Il treno rombava e gemeva passando come un proiettile lanciato a velocità pazzesca attraverso un paesaggio di prati, laghi, fiumi. Nel vagone semibuio e ondeggiante ella vide il viso amato e bellissimo e cercò di attrarlo nella cuccetta accanto a sé, ma c'era una gran confusione, perché scoprì che si trattava invece del viso del "" perfessore "", che guardava intensamente il suo, e il cui fiato sibilante si cambiò nel fischio del treno, un melanconico suono di dolore e d'addio, di rinuncia, di femminile sconfitta e di ricordo dei giorni scomparsi e dei giardini sfioriti che una volta erano stati colmi d'estate… Addio…”

Ross Lockridge (1914–1948)

Origine: L'albero della vita, p. 59

Augusto Minzolini photo
Primo Levi photo

“Non salutavano, non sorridevano; apparivano oppressi, oltre che da pietà, da un confuso ritegno, che sigillava le loro bocche, e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo. Era la stessa vergogna a noi ben nota, quella che ci sommergeva dopo le selezioni, ed ogni volta che ci toccava assistere o sottostare a un oltraggio: la vergogna che i tedeschi non conobbero, quella che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde che esista, che sia stata introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono, e che la sua volontà buona sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa. Cosí per noi anche l'ora della libertà suonò grave e chiusa, e ci riempí gli animi, ad un tempo, di gioia e di un doloroso senso di pudore, per cui avremmo voluto lavare le nostre coscienze e le nostre memorie della bruttura che vi giaceva: e di pena, perché sentivamo che questo non poteva avvenire, che nulla mai piú sarebbe potuto avvenire di cosí buono e puro da cancellare il nostro passato, e che i segni dell'offesa sarebbero rimasti in noi per sempre, e nei ricordi di chi vi ha assistito, e nei luoghi ove avvenne, e nei racconti che ne avremmo fatti. Poiché, ed è questo il tremendo privilegio della nostra generazione e del mio popolo, nessuno mai ha potuto meglio di noi cogliere la natura insanabile dell'offesa, che dilaga come un contagio. È stolto pensare che la giustizia umana la estingua. Essa è una inesauribile fonte di male: spezza il corpo e l'anima dei sommersi, li spegne e li rende abietti; risale come infamia sugli oppressori, si perpetua come odio nei superstiti, e pullula in mille modi, contro la stessa volontà di tutti, come sete di vendetta, come cedimento morale, come negazione, come stanchezza, come rinuncia.”

La tregua
Variante: Ci pareva, e così era, che il nulla pieno di morte in cui da dieci giorni ci aggiravamo come astri spenti avesse trovato un suo centro solido, un nucleo di condensazione: quattro uomini armati, ma non armati contro di noi; quattro messaggeri di pace, dai visi rozzi e puerili sotto i pesanti caschi di pelo.
Non salutavano, non sorridevano; apparivano oppressi, oltre che da pietà, da un confuso ritegno, che sigillava le loro bocche, e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo. Era la stessa vergogna a noi ben nota, quella che ci sommergeva dopo le selezioni, ed ogni volta che ci toccava assistere o sottostare a un oltraggio: la vergogna che i tedeschi non conobbero, quello che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde che esista, che sia stata introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono, e che la sua volontà buona sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa.
Così per noi anche l'ora della libertà suonò grave e chiusa, e ci riempì gli animi, ad un tempo, di gioia e di un doloroso senso del pudore, per cui avremmo voluto lavare le nostre coscienze e le nostre memorie della bruttura che vi giaceva: e di pena, perché sentivamo che questo non poteva avvenire, che nulla mai più sarebbe potuto avvenire di così buono e puro da cancellare il nostro passato, e che i segni dell'offesa sarebbero rimasti in noi per sempre, e nei ricordi di chi vi ha assistito, e nei luoghi ove avvenne, e nei racconti che ne avremmo fatti. Poiché, ed è questo il tremendo privilegio della nostra generazione e del mio popolo, nessuno mai ha potuto meglio di noi cogliere la natura insanabile dell'offesa, che dilaga come un contagio. E' stolto pensare che la giustizia umana la estingua. Essa è una inesauribile fonte di male: spezza il corpo e l'anima dei sommersi, li spegne e li rende abietti; risale come infamia sugli oppressori, si perpetua come odio nei superstiti; e pullula in mille modi, contro la stessa volontà di tutti, come sete di vendetta, come cedimento morale, come negazione, come stanchezza, come rinuncia.

Guido Piovene photo
Eduard Norden photo
Dino Buzzati photo
Marguerite Yourcenar photo
Bernard Cornwell photo
Simone de Beauvoir photo
Haruki Murakami photo