Frasi su superfluo

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema superfluo, vita, essere, uomo.

Frasi su superfluo

Etty Hillesum photo
Apuleio photo

“Nessuno di noi è povero se non desidera il superfluo e possiede il necessario, che per natura è assai poco.”

Apuleio (125–170) scrittore e filosofo romano

Origine: Sulla magia e in sua difesa, p. 203

Lucio Anneo Seneca photo
Jean Jacques Rousseau photo
Igor Sibaldi photo

“Gli occorreva – come a chiunque venga a trovarsi nel vicolo cieco di un Io eccessivo – qualcosa che gli si opponesse da fuori, e lo disarmasse, rendendo di colpo insufficiente quel suo Io, e superflui e confusi i suoi eccessi e il suo nichilismo. Non che gli servisse una fede, qualcosa in cui poter credere. No, molto di più: gli serviva una rivelazione, una folgorazione – che non richiedesse nemmeno di venir creduta, ma gli stesse dinanzi più grande, più semplice di lui, ed esigesse da lui più di ciò che il suo Io esigeva da sé stesso e dagli altri.
Viene per tutti il momento in cui si ha bisogno di venir «disarmati» in questo modo. E ciò di cui si ha bisogno allora è sempre e per tutti la stessa cosa: è l'essere: lo stare dinanzi alla semplice verità – non la verità di qualcuno o qualcosa, ma la verità di per sé, quella che si mostra infinita ad ogni istante agli occhi dei bambini, e che è uguale nel contempo alla vita di chi guarda e alla vita dell'universo intero. Lì ci si salva – senza che importi poi più di tanto quale forma riesca a dare a ciò chi ne è andato in cerca e vi si è salvato: sarà sempre e comunque una forma intensissima, radiosa. Mentre se non si è capaci di trovarla, al momento in cui ne è maturato il bisogno, avverrà immancabilmente che la personalità si esaurisca e si irrigidisca, nevrotica.”

Igor Sibaldi (1957) traduttore, saggista e scrittore italiano

pp. XXXIII-XXXIV

Emil Cioran photo

“Quello che so a sessant'anni lo sapevo altrettanto bene a venti. Quarant'anni di un lungo, superfluo lavoro di verifica…”

Emil Cioran (1911–1995) filosofo, scrittore e saggista rumeno

L'inconveniente di essere nati

Emil Cioran photo

“Ciò che non è straziante è superfluo, almeno in musica.”

Emil Cioran (1911–1995) filosofo, scrittore e saggista rumeno

Confessioni e anatemi

Gabriele d'Annunzio photo

“Io sono un animale di lusso; e il superfluo m'è necessario come il respiro.”

Gabriele d'Annunzio (1863–1938) scrittore, poeta e drammaturgo italiano

Origine: Da una lettera a Emilio Treves, 1896; citato in Guglielmo Gatti, Vita di Gabriele d'Annunzio, Sansoni.

Muriel Barbery photo
Clemens Brentano photo
Stefano Benni photo
Pier Paolo Pasolini photo

“Gli uomini di questo universo [il mondo contadino] non vivevano un'età dell'oro, come non erano coinvolti, se non formalmente con l'Italietta. Essi vivevano l'età del pane. Erano cioè consumatori di beni estremamente necessari. Ed era questo, forse, che rendeva estremamente necessaria la loro povera e precaria vita. Mentre è chiaro che i beni superflui rendono superflua la vita.”

Scritti corsari
Origine: Citato in Roberto Carnero, Pier Paolo Pasolini: le "profezie" di un corsaro apocalittico http://web.archive.org/web/20160513054136/http://www.unita.it/culture/pier-paolo-pasolini-le-quot-profezie-quot-di-un-corsaro-apocalittico-1.246403, l'Unità, 25 settembre 2010; citato anche in Enzo Bianchi, Spezzare il pane. Gesù a tavola e la sapienza del vivere https://books.google.it/books?id=_cjlCgAAQBAJ&pg=PT2#v=onepage&q&f=false, Einaudi, Torino, 2015.

Joseph Conrad photo
Jim Morrison photo

“I paragoni sono superflui e sgradevoli. Chi ricorre ai paragoni usa le scorciatoie del cervello. È un modo di pensare riduttivo.”

Jim Morrison (1943–1971) cantautore e poeta statunitense

Versi poetici e dichiarazioni di guerra

Henry David Thoreau photo

“La ricchezza superflua può comperare solo cose superflue, ma per comprare ciò che è necessario all'anima non occorre danaro.”

Henry David Thoreau (1817–1862) filosofo, scrittore e poeta statunitense

cap. XVIII, 1988, p. 405

Aldous Huxley photo
Karl Marx photo
Voltaire photo

“Il superfluo, cosa quanto mai necessaria.”

Voltaire (1694–1778) filosofo, drammaturgo, storico, scrittore, poeta, aforista, enciclopedista, autore di fiabe, romanziere e s…
Georg Wilhelm Friedrich Hegel photo
Arthur Schopenhauer photo
Lucio Sergio Catilina photo

“So assolutamente, o soldati, che le parole non aggiungono valore e che un esercito non diventa coraggioso da vile né forte da pavido per un discorso del generale. Quanto è grande il coraggio nell'animo di ciascuno per indole o per educazione, tanto grande è solito manifestarsi in guerra. Colui che né la gloria né i pericoli incitano, lo potresti esortare invano: il timore dell'animo tappa le orecchie. Ma io vi ho convocato per ammonirvi riguardo a poche cose e contemporaneamente per esporvi il motivo del mio piano. Invero certamente sapete, o soldati, qual grave danno abbiano portato a noi la viltà e l'indolenza di Lentulo, e anche a lui stesso, e per quale modo mentre aspettavo rinforzi dalla città, non sono potuto partire per la Gallia. Ora dunque a quale punto sia la nostra situazione, voi tutti lo capite insieme a me. Due eserciti nemici ci sbarrano la strada, uno dalla città e uno dalla Gallia; rimanere più a lungo in questi luoghi, anche se il nostro animo lo desidera moltissimo, lo impedisce la mancanza di frumento e di altre cose. Dovunque ci piaccia andare, bisogna aprirsi la strada con le armi. Perciò vi esorto ad essere forti e pronti e, quando entrerete in combattimento, a ricordare che voi portate nelle vostre mani destre ricchezze, onore, gloria, senza contare la libertà e la patria. Se vinceremo, non correremo più alcun pericolo; ci saranno vettovaglie in abbondanza, municipi e colonie spalancheranno le porte. Se, causa la paura, ci saremo ritirati, quei medesimi diventeranno ostili, nessun amico, nessun luogo potrà proteggere chi le armi non siano riuscite a proteggere. Inoltre, soldati, non è il medesimo bisogno ad incombere su di noi e su di loro: noi combattiamo per la patria, per la libertà, per la vita; per loro è superfluo combattere per il potere di pochi. Perciò, attaccate con maggior audacia, memori dell'antico valore! Vi sarebbe stato concesso passare la vita in esilio con il massimo disonore: alcuni di voi avrebbero potuto bramare a Roma, dopo aver perso le proprie, le ricchezze di altri. Poiché quelle azioni sembravano turpi ed intollerabili agli uomini, avete deciso di seguire queste. Se volete abbandonare questa situazione, c'è bisogno di coraggio; nessuno, se non da vincitore, ha mai cambiato in pace una guerra. In guerra il massimo pericolo è quello di coloro che di più hanno paura; il coraggio è considerato come un muro. Quando vi guardo, o soldati, e quando considero le vostre azioni, mi prende una grande speranza di vittoria. L'animo, l'età, il valore vostri mi incoraggiano, e la necessità, inoltre, che rende coraggiosi anche i pavidi. E infatti l'inaccessibilità del luogo impedisce che la moltitudine dei nemici possa circondarci. Se la fortuna si sarà opposta al vostro valore, non fatevi ammazzare invendicati, e neppure, una volta catturati, non fatevi trucidare come bestie piuttosto che lasciare ai nemici una vittoria cruenta e luttuosa combattendo alla maniera degli eroi!”

Lucio Sergio Catilina (-109–-62 a.C.) militare e senatore romano

Citato in Gaio Sallustio Crispo 1994

Zig Ziglar photo
David Foster Wallace photo

“E gli occhi. Io non so dire il colore degli occhi di Lenore Beadsman; non posso guardarli; per me quegli occhi sono il sole.
Sono blu. Le sue labbra sono carnose e rosse e tendono al rorido e più che chiedere pare pretandano, in quel loro broncio di seta liquida, d'esser baciate. Io le bacio spesso, lo ammetto, inutile negarlo, ne sono un baciatore, e un bacio con Lenore è, se mi è concesso indugiare un po' su questo tema, non tanto un bacio quanto una dislocazione, è rimozione e poi brusca assunzione di essenza dall'io alle labbra, sicchè è non tanto il contatto di due corpi umani per fare le solite cose a colpi di labbra quanto due insiemi di labbra in reciproca cova e in comunione di specie sin dagli albori dell'era post-Scarsdale, forti di condizione ontologica autonoma sancita dalla suddetta comunione, che trascinano dietro e sotto di sè, mentre si uniscono e diventano una cosa sola, due ormai completamente superflui corpi terreni appesi al bacio come spossati cambi di fiori sursbocciati ovvero come mute ormai inservibili. Un bacio con Lenore è una sequenza in cui io pattino con scarpe imburrate sull'umida pista del suo labbro inferiore, protetto dalle intemperie grazie all'aggetto madido e tiepido di quello superiore, per infine riparare tra labbro e gengiva e rimboccarmi il labbro sin sul naso come un bimbo la coperta e da lì scrutare con occhi lustri e ostili il mondo esterno di Lenore, del quale non voglio più far parte.”

The Broom of the System

Emily Dickinson photo
Jim Morrison photo

“Il confronto, la competizione, sono un qualcosa di superfluo e orribile.”

Jim Morrison (1943–1971) cantautore e poeta statunitense

Versi poetici e dichiarazioni di guerra

Vincenzo Gioberti photo

“Che cos'è il lusso? Secondo me è tutto ciò che è superfluo a render l'uomo felice.”

Vincenzo Gioberti (1801–1852) filosofo

da Pensieri: miscellanee

Alexander Sergejevič Puškin photo

“Il giuoco m'interessa moltissimo ma non sono in condizioni di sacrificare l'indispensabile nella speranza di procacciarmi il superfluo.”

Alexander Sergejevič Puškin (1799–1837) poeta, saggista, scrittore e drammaturgo russo

Origine: La donna di picche, p. 245

Alexandr Alexandrovič Blok photo
Lev Nikolajevič Tolstoj photo

“L'inutile e il superfluo sono più indispensabili all'uomo del necessario.”

René Barjavel (1911–1985) scrittore francese

da Se fossi Dio...

Aldo Busi photo
Roy Dupuis photo
Gustavo Zagrebelsky photo
Anacleto Verrecchia photo
Jean Jacques Rousseau photo
Jules Michelet photo
Antonino Trizzino photo
Friedrich Dürrenmatt photo
Galileo Galilei photo
Albert Einstein photo
Albert Einstein photo
Roberto Gervaso photo

“La giustizia nell'aldilà rende superflua quella nell'aldiqua.”

Roberto Gervaso (1937) storico, scrittore, giornalista

Il grillo parlante

Ezra Pound photo

“Non usate alcuna parola superflua, alcun aggettivo che non riveli qualcosa.”

Ezra Pound (1885–1972) poeta, saggista e traduttore statunitense

da Letters of Ezra Pound

Friedrich Nietzsche photo
Ernst Jünger photo
Giovannino Guareschi photo
Joseph Schumpeter photo
Italo Calvino photo
Francesco Guicciardini photo
Francesco Guicciardini photo
Theodor W. Adorno photo
Vasilij Vasil'evič Rozanov photo
Robert Anson Heinlein photo
Thomas Merton photo
Margarete Wallmann photo
Nikolaj Vasiljevič Gogol photo

“Cosí diranno molti lettori, e rimprovereranno l'autore d'inverosimiglianza, o daranno dell'imbecille ai poveri funzionari, giacché l'uomo è generoso di questa parola imbecille, e pronto a somministrarla venti volte al giorno al suo prossimo. È sufficiente, di dieci lati, averne uno un po' sciocco, per esser spacciato imbecille a onta dei nove buoni. Ai lettori riesce facile trinciar giudizi guardando dal loro angolo tranquillo, da una sommità da cui è tutta aperta la visuale su tutto quanto avviene in basso, dove l'uomo scorge soltanto gli oggetti vicini. Anche negli annali universali dell'umanità vi sono addirittura molti secoli, che, si direbbe, andrebbero cancellati e annullati, come superflui. Molti errori si sono compiuti a questo mondo, tali che, si direbbe, ora non li farebbe neppure un bambino. Che strade tortuose, cieche, anguste, impraticabili, lontane dal giusto orientamento, ha scelto l'umanità nel suo conato di pervenire alla verità eterna, mentre pure aveva innanzi tutta aperta la retta via, simile a quella che conduce alle splendide stanze, destinate all'imperatore in una reggia! Piú larga di tutte l'altre vie, piú fastosa era questa, rischiarata dal sole e illuminata tutta notte dai fuochi: ma fuori di essa, nella fitta oscurità, ha proceduto il flusso degli uomini. E quante volte, già guidati da un pensiero che scendeva dai cieli, essi hanno ancora saputo deviare e smarrirsi, hanno saputo nel pieno fulgore del giorno cacciarsi un'altra volta nei fondi impraticabili, hanno saputo un'altra volta spandersi l'un l'altro negli occhi una cieca nebbia, e vagando dietro ai fuochi fatui, hanno pur saputo spingersi fin sull'orlo dell'abisso, per poi, inorridendo, domandarsi l'un l'altro: – Dov'è l'uscita? dov'è la via? – Ora tutto appare chiaro alla generazione che passa, e si meraviglia degli errori, ride della semplicità dei suoi antenati, e non vede che un fuoco celeste irradia tutti questi annali, che grida da essi ogni lettera, e che di là, penetrante, un dito s'appunta proprio su essa, su essa, la generazione che passa. Ma ride la generazione che passa, e sicura di sé, orgogliosa, dà inizio a una nuova serie di errori, sui quali a loro volta rideranno i posteri.”

Nikolaj Vasiljevič Gogol (1809–1852) scrittore e drammaturgo ucraino

I, 10; 1977, p. 210

Papa Giovanni XXIII photo

“Dovere di ogni uomo, dovere impellente del cristiano è di considerare il superfluo con la misura delle necessità altrui, e di ben vigilare perché l'amministrazione e la distribuzione dei beni creati venga posta a vantaggio di tutti.”

Papa Giovanni XXIII (1881–1963) 261° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

Origine: Dal Radiomessaggio a tutti i fedeli cristiani ad un mese dal Concilio http://www.vatican.va/holy_father/john_xxiii/speeches/1962/documents/hf_j-xxiii_spe_19620911_ecumenical-council_it.html, 11 settembre 1962.

Giovanni Spadolini photo
Alberto Savinio photo

“Il progresso della civiltà si misura dalla vittoria del superfluo sul necessario.”

Alberto Savinio (1891–1952) scrittore, pittore e compositore italiano

da Ascolto il tuo cuore, città

Giovanni Giraldi photo

“Gesù, diventato Cristo, è ancora fortemente giudaico; quando diventò il Logos, nel Ternarium trinitario, fu reso decisamente platonico; Gesù Cristo sarà reso oggetto di volontà d'ortodossia; le dommatiche lo chiuderanno entro formule che vogliono essere «esclusive», ed escludenti; le teologie cercheranno, qualche volta, di rompere la scorza delle definizioni dommatiche, ma sempre saranno tenute a questa o a quella ortodossia. Gesù, diventato Cristo, aveva diritto di essere lasciato libero da restrizioni umane; tanto valeva lasciarlo nella sua sfera umana soltanto (come Gesù). Noi siamo davanti alla necessità di riprendere il filo là dove le dommatiche lo hanno tagliato; Gesù, traslato nella sfera del divino, non può fermarsi ad essere il Cristo; e neanche il Logos; egli deve essere il veramente libero da ogni condizionamento, deve essere Gesù Libero, Iesoūs Eléutheros. Le teologie e le dommatiche non diventano superflue; esse hanno svolto un grande ruolo nel passato; possono averne altro nell'avvenire; non siamo che alla preistoria del Cristianesimo; la storia di Gesù riparte oggi; per ripartire senza condizionamenti basta esser coerenti col significato della sua traslazione nel non-umano. Chiediamo la liberazione di Gesù. Se Egli resta solo il Cristo, non è ancora interamente libero. Cadranno le vigenti dommatiche? I dizionari teologici diventeranno glossari di archeologia e di filologia? Ma di cosa vi preoccupate, o uomini di poca fede…! Gesù non vale più dei vostri dizionari e dei vostri concilii?”

Giovanni Giraldi (1915–2014) filosofo, filologo e accademico italiano

in Sistematica NN. 156-157, p. 13-14
Gesù

“L'intento di Ščeglov è spiegare l'impressione comune, contraddittoria, che il mondo ovidiano lascia nel lettore: grande varietà e ricchezza, ma insieme grande unità, e parentela fra tutte le cose. Cercando di individuare i fattori che suscitano questa duplice impressione, Ščeglov – eccellente filologo – considera la strana insistenza con cui nel poema vengono usati epiteti che a prima vista possono apparire superflui o ornamentali (lungo serpente, umide paludi ecc.), e nota come questi abbinamenti abbiano invece la precisa funzione di isolare proprietà oggettive, di fissare tratti distintivi mediante concetti geometrici e fisici; e passando alla tecnica delle descrizioni ovidiane, in prima linea quelle delle trasformazioni, ci mostra come la riduzione di ogni fenomeno a un ristretto numero di elementi fondamentali (le proprietà, i tratti distintivi) abbia tutta una catena di effetti: da un lato Ovidio caratterizza non singole cose, ma classi di cose; dall'altro, dato che i concetti geometrici e fisici sono applicabili alle cose piú disparate, tutto diventa commensurabile e quindi riducibile ad altro: e qui appunto è riposto il segreto della facilità con cui le trasformazioni avvengono nel poema e sono da noi accettate, e il mondo per le infinite combinazioni possibili si allarga, e al tempo stesso, però, riportato a un livello unico, ci si presenta come un sistema.”

Piero Bernardini Marzolla (1929–2019) glottologo, filologo e traduttore italiano

Origine: Metamorfosi, p. XXI

Sándor Márai photo
Quentin Tarantino photo

“Nessuno nega che sia superfluo per le stelle un qualche uso [degli umori], se non chi con Giordano Bruno stabilì tanti mondi quanto sono i globi.”

da una lettera a Giovanni Keplero, 1 settembre 1607; citato in Immagini di Giordano Bruno 1600-1725, Procaccini, Napoli 1996

Renzo Arbore photo
Antonio Fogazzaro photo
Jean Cardonnel photo
Ugo di San Vittore photo
Carl Sternheim photo
Emil Cioran photo
Jostein Gaarder photo
Denis Ivanovič Fonvizin photo
Luigi Sturzo photo
Basilio Magno photo
Max Horkheimer photo
Aldo Busi photo
Erri De Luca photo
Publio Ovidio Nasone photo

“L'intento di Ščeglov è spiegare l'impressione comune, contraddittoria, che il mondo ovidiano lascia nel lettore: grande varietà e ricchezza, ma insieme grande unità, e parentela fra tutte le cose. Cercando di individuare i fattori che suscitano questa duplice impressione, Ščeglov – eccellente filologo – considera la strana insistenza con cui nel poema vengono usati epiteti che a prima vista possono apparire superflui o ornamentali (lungo serpente, umide paludi ecc.), e nota come questi abbinamenti abbiano invece la precisa funzione di isolare proprietà oggettive, di fissare tratti distintivi mediante concetti geometrici e fisici; e passando alla tecnica delle descrizioni ovidiane, in prima linea quelle delle trasformazioni, ci mostra come la riduzione di ogni fenomeno a un ristretto numero di elementi fondamentali (le proprietà, i tratti distintivi) abbia tutta una catena di effetti: da un lato Ovidio caratterizza non singole cose, ma classi di cose; dall'altro, dato che i concetti geometrici e fisici sono applicabili alle cose piú disparate, tutto diventa commensurabile e quindi riducibile ad altro: e qui appunto è riposto il segreto della facilità con cui le trasformazioni avvengono nel poema e sono da noi accettate, e il mondo per le infinite combinazioni possibili si allarga, e al tempo stesso, però, riportato a un livello unico, ci si presenta come un sistema.”

Piero Bernardini Marzolla
Metamorfosi, Citazioni sulle Metamorfosi

Oreste Benzi photo
Benedetto Croce photo
Alceste de Ambris photo
Rita Levi-Montalcini photo
Simonetta Agnello Hornby photo
Giulio Cavalli photo
Piergiorgio Odifreddi photo
Krzysztof Zanussi photo
Dionigi Tettamanzi photo
Walt Whitman photo
Roberto Gervaso photo

“Il parsimonioso si priva del superfluo; l'avaro, del necessario.”

Roberto Gervaso (1937) storico, scrittore, giornalista

Origine: Aforismi, p. 94