Frasi su beneficio

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema beneficio, essere, vita, uomini.

Frasi su beneficio

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“Sono affascinato dal dubbio. La certezza, il pregiudizio non fanno per me. Il bello è che il famoso beneficio del dubbio esiste: coltivo il dubbio ed è più rilassante della marijuana.”

Caparezza (1973) cantautore e rapper italiano

Origine: Citato in Raffaella Oliva, «Sono affascinato dal dubbio» https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2012/luglio/13/Sono_affascinato_dal_dubbio__co_7_120713058.shtml, Corriere della Sera, 13 luglio 2012.

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“Quel miracoloso soprassalto dello spirito che si è prodotto, quando ogni speranza pareva perduta, in tutti i popoli europei agonizzanti sotto il giogo della tirannia interna ed esterna, ha ormai ed avrà nella storia del mondo un nome: «resistenza». Sotto la morsa del dolore o sotto lo scudiscio della vergogna, gli immemori, gli indifferenti, i rassegnati hanno ritrovata dentro di sé, insospettata, una lucida chiaroveggenza: si sono accorti della coscienza, si sono ricordati della libertà. Prima che schifo della fazione interna, prima che insurrezione armata contro lo straniero, questo improvviso sussulto morale è stato la ribellione di ciascuno contro la propria cieca e dissennata assenza: sete di verità e di presenza, ritorno alla ragione, all'intelligenza, al senso di responsabilità. La resistenza è stata, nei migliori, riacquisto della fede nell'uomo e in quei valori razionali e morali coi quali l'uomo si è reso capace, nei millenni, di dominare la stolta crudeltà della belva che sta in agguato dentro di lui.
Si è scoperto così che il fascismo non era un flagello piombato dal cielo sulla moltitudine innocente, ma una tabe spirituale lungamente maturata nell'interno di tutta una società, diventata incapace, come un organismo esausto che non riesce più a reagire contro la virulenza dell'infezione, di indignarsi e di insorgere contro la bestiale follia dei pochi. Questo generale abbassamento dei valori spirituali da cui son nate in quest'ultimo ventennio tutte le sciagure d'Europa, merita di avere anch'esso il suo nome clinico, che lo isoli e lo collochi nella storia, come il necessario opposto dialettico della resistenza: "Desistenza."”

Piero Calamandrei (1889–1956) politico italiano

Di questa malattia profonda di cui tutti siamo stati infetti, il fascismo non è stato che un sintomo acuto: e la Resistenza è stata la crisi benefica che ci ha guariti, col ferro e col fuoco, da questo universale deperimento dello spirito.
Citazioni tratte da articoli de Il Ponte, Ottobre 1946

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“Agli uomini per i quali la parola «democrazia» è sinonimo di rivoluzione, anarchia, distruzioni, stragi, ho tentato di dimostrare che la democrazia poteva governare la società rispettando le fortune, riconoscendo i diritti, risparmiando la libertà, onorando la fede; che se il governo democratico sviluppava meno di altri talune belle facoltà dell'animo umano (rispetto al governo aristocratico), recava tuttavia benefici grandi; e che, forse, la volontà di Dio era di diffondere una felicità parimenti mediana per tutti, e non di rendere alcuni estremamente felici e pochi soltanto quasi perfetti. Ho inteso anche ricordare loro che, quale che fosse l'opinione di ognuno a tal riguardo, non era più tempo di deliberare, poiché la società si veniva sviluppando in una certa direzione e li trascinava con sé, tutti, verso l'uguaglianza di condizioni, sì che non restava da far altro che scegliere tra mali inevitabili. Il nostro problema, oggi, non è affatto di sapere se si può instaurare un regime democratico o un regime aristocratico, ma di scegliere tra una società democratica che progredisca senza grandezza ma con ordine e moralità, e una democrazia disordinata e depravata, in preda a furori frenetici o sottoposta a un giogo più greve di tutti quelli che hanno oppresso gli uomini dalla caduta dell'impero romano fino a oggi.”

Alexis De Tocqueville (1805–1859) filosofo, politico e storico francese

da una lettera del 1835; citato in Zagrebelsky 2008, p. 142

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“Gran professione quella dell'ingegnere!
Con l'aiuto della scienza ha il fascino di trasformare un pensiero in linee di un progetto per realizzarlo poi in pietra o metallo o energia. Quindi creare lavoro e case per gli uomini elevando il tenore di vita e aggiungendone conforto.
Questo è il grande privilegio dell'ingegnere e anche il grande rischio perché le sue opere, a confronto di quelle di altri uomini e professionisti, sono all'aperto, sotto lo sguardo di tutti.
I suoi atti – passo, passo – sono di dura materia.
L'ingegnere non può seppellire i suoi errori nella tomba come i medici; né può trasformarli in aria sottile o darne colpa ai giudici come gli avvocati. Egli non può coprire i suoi insuccessi con alberi o rampicanti come gli architetti, né, come i politici, riversare gli errori sugli oppositori sperando che la gente dimentichi. L'ingegnere, semplicemente, non può negare quello che ha fatto e viene condannato se l'opera non regge.
D'altra parte, in contrasto con quella dei medici, la sua non è vita in mezzo ai deboli, né la distruzione è il suo scopo, come per i militari, e le contese non sono il suo pane quotidiano come per l'avvocato.
All'ingegnere compete rivestire di vita, conforto e speranza lo scheletro della scienza.
Con il passare degli anni senza dubbio la gente, se mai lo ha saputo, dimentica l'ingegnere che ha costruito. Qualche politico avrà posto il suo nome o quella sarà stata attribuita a qualche promotore che ha fatto uso del denaro altrui.
L'ingegnere, con una soddisfazione che poche professioni conoscono, gode dei benefici senza fine che scaturiscono dai suoi successi: il verdetto dei suoi colleghi è il solo titolo d'onore che egli desidera. (da The Memoirs of Herbert Hoover: Years of Adventure, 1874-1929”

Herbert Hoover (1874–1964) 31º presidente degli Stati Uniti d'America

1951), cap. 11, "The Profession of Engineering"

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“Sono i cuori di chi ha ricevuto un beneficio, il forziere più prezioso.”

XLV, 42; 1997
Beneficia gratuita esse populi Romani; pretium eorum malle relinquere in accipientium animis quam praesens exigere.
Ab urbe condita, Libro XLI – Libro CXL
Origine: Nel contesto la frase è seguita da "la restituzione avverrà in termini di stima e gratitudine" che fa comprendere meglio il senso dell'espressione. Letteralmente in latino la frase significa: "I benefici, il popolo romano li elargiva senza contropartita e preferiva riporre il prezzo del riscatto nell'animo dei beneficiati piuttosto che convertirlo in denaro contante."
Origine: L'espressione è usata in risposta al re Coti che per ingraziarsi il Senato romano gli promette donativi. Ma il Senato, ancora per la maggior parte onesto, risponde in questo modo per far capire anche ad altri regnanti che l'alleanza con Roma non si può comprare, ma che si acquista aiutandola nei momenti difficili; di conseguenza il favore di Roma si ottiene con i fatti.

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“È alla scienza che le masse devono i loro benefici. È al filosofo che la scienza deve tutto il suo carburante.”

Origine: L. Ron Hubbard, Filosofo e fondatore, la riscoperta dell’anima umana, ISBN 9788764936810, p. 23

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“Chi accoglie un beneficio con animo grato paga la prima rata del suo debito.”

Lucio Anneo Seneca (-4–65 a.C.) filosofo, poeta, politico e drammaturgo romano

da De beneficiis, II, 22, 1

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“Dio, buono e padre benigno di tutti, è potenza che insieme benefica e crea.”

Origene di Alessandria (185–254) scrittore, religioso, teologo (catechista)

Origine: Da De Princìpi, I, 4, 3; citato in Mondin 1998.

“Io non so se il tempo presente ci ha donato grandi benefici, di sicuro ha inventato un sacco di paure.”

Vittorino Andreoli (1940) psichiatra e scrittore italiano

da Le paure non vanno in vacanza, Corriere della sera, 19 luglio 2009, p. 45

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“Quando il generale Championnet venne a Napoli, mi fece chiamare e mi designò come uno dei membri del Governo Provvisorio, ch'egli stava per stabilire. Il giorno dopo gl'inviai una lettera, e rassegnai formalmente l'impiego, e non lo vidi più. Durante tre mesi, io non feci altro che aiutare col mio proprio denaro e con quello di alcuni amici caritatevoli il gran numero di [poveri] esistenti nella città. Io indussi tutti i medici, chirurgi ed associazione ad andare in giro a visitare gl'infermi poveri, che non avevano modo di curare i loro malanni. Da questo periodo, Barial venne a stabilire il nuovo governo, ed insistette perché io accettassi un posto nella Commissione legislativa. Io ricusai due o tre volte; ed in fine fui minacciato e forzato. Che cosa potevo fare, e in che modo, e che cosa potevo opporre? Tuttavia, nel breve tempo di questa amministrazione, io non feci mai un giuramento contro il re, né scrissi né mai dissi una sola parola offensiva contro alcuno della Famiglia Reale, né comparsi in alcuna delle pubbliche cerimonie, né venni ad alcun pubblico banchetto, né vestii l'uniforme nazionale: non maneggiai danaro pubblico, e i soli cento ducati in carta che mi dettero, furono distribuiti ai poveri. Le poche leggi, votate in quel tempo, furono soltanto quelle che potevano riuscire benefiche al popolo…”

Domenico Cirillo (1739–1799) medico e botanico italiano

da Lettera a Lady Hamilton del 3 luglio 1799; citata in B. Croce, La Rivoluzione napoletana del 1799: biografie, racconti, ricerche, terza edizione aumentata, Bari, Laterza, 1912, pp. 252-53

“Ve ne sono molti che scrivono i beneficii nella polvere, e l'ingiurie nel marmo.”

Stefano Guazzo (1530–1593) scrittore italiano

Origine: Citato in Harbottle, p. 436
Origine: Dialoghi Piacevoli, Del Prencipe di Valacchia, p. 79

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“I governi democratici possono diventare violenti e anche crudeli in certi momenti di grande effervescenza e di pericolo, ma queste crisi saranno rare e passeggere. Quando penso alle piccole passioni degli uomini del nostro tempo […] non temo che essi troveranno fra i loro capi dei tiranni, ma piuttosto dei tutori. Credo, dunque, che la forma d'oppressione da cui sono minacciati i popoli democratici non rassomiglierà a quelle che l'hanno preceduta nel mondo, […] poiché le antiche parole dispotismo e tirannide non le convengono affatto. La cosa è nuova, bisogna tentare di definirla, poiché non è possibile indicarla con un nome. Se cerco di immaginarmi il nuovo aspetto che il dispotismo potrà avere nel mondo, vedo una folla innumerevole di uomini eguali, intenti solo a procurarsi piaceri piccoli e volgari, con i quali soddisfare i loro desideri. Ognuno di essi, tenendosi da parte, è quasi estraneo al destino di tutti gli altri: i suoi figli e i suoi amici formano per lui tutta la specie umana; quanto al rimanente dei suoi concittadini, egli è vicino ad essi, ma non li vede; li tocca ma non li sente affatto; vive in se stesso e per se stesso e, se gli resta ancora una famiglia, si può dire che non ha più patria. Al di sopra di essi si eleva un potere immenso e tutelare, che solo si incarica di assicurare i loro beni e di vegliare sulla loro sorte. È assoluto, particolareggiato, regolare, previdente e mite. Rassomiglierebbe all'autorità paterna se, come essa, avesse lo scopo di preparare gli uomini alla virilità, mentre cerca invece di fissarli irrevocabilmente all'infanzia; ama che i cittadini si divertano, purché non pensino che a divertirsi. Lavora volentieri al loro benessere, ma vuole esserne l'unico agente e regolatore; provvede alla loro sicurezza e ad assicurare i loro bisogni, facilita i loro piaceri, tratta i loro principali affari, dirige le loro industrie, regola le loro successioni, divide le loro eredità; non potrebbe esso togliere interamente loro la fatica di pensare e la pena di vivere? Così ogni giorno esso rende meno necessario e più raro l'uso del libero arbitrio, restringe l'azione della volontà in più piccolo spazio e toglie a poco a poco a ogni cittadino perfino l'uso di se stesso. L'eguaglianza ha preparato gli uomini a tutte queste cose, li ha disposti a sopportarle e spesso anche considerarle come un beneficio. Così, […] il sovrano estende il suo braccio sull'intera società; ne copre la superficie con una rete di piccole regole complicate, minuziose ed uniformi, attraverso le quali anche gli spiriti più originali e vigorosi non saprebbero come mettersi in luce e sollevarsi sopra la massa; esso non spezza le volontà, ma le infiacchisce, le piega e le dirige; raramente costringe ad agire, ma si sforza continuamente di impedire che si agisca; non distrugge, ma impedisce di creare; non tiranneggia direttamente, ma ostacola, comprime, snerva, estingue, riducendo infine la nazione a non essere altro che una mandria di animali timidi ed industriosi, della quale il governo è il pastore. Ho sempre creduto che questa specie di servitù regolata e tranquilla, che ho descritto, possa combinarsi meglio di quanto si immagini con qualcuna delle forme esteriori della libertà e che non sia impossibile che essa si stabilisca anche all'ombra della sovranità del popolo. […] In questo sistema il cittadino esce un momento dalla dipendenza per eleggere il padrone e subito dopo vi rientra.”

Citazione un po' troppo lunga: tagliarla
La democrazia in America
Variante: I governi democratici possono diventare violenti e anche crudeli in certi momenti di grande effervescenza e di pericolo, ma queste crisi saranno rare e passeggere.
Quando penso alle piccole passioni degli uomini del nostro tempo […] non temo che essi troveranno fra i loro capi dei tiranni, ma piuttosto dei tutori. Credo, dunque, che la forma d'oppressione da cui sono minacciati i popoli democratici non rassomiglierà a quelle che l'hanno preceduta nel mondo, […] poiché le antiche parole dispotismo e tirannide non le convengono affatto. La cosa è nuova, bisogna tentare di definirla, poiché non è possibile indicarla con un nome.
Se cerco di immaginarmi il nuovo aspetto che il dispotismo potrà avere nel mondo, vedo una folla innumerevole di uomini eguali, intenti solo a procurarsi piaceri piccoli e volgari, con i quali soddisfare i loro desideri. Ognuno di essi, tenendosi da parte, è quasi estraneo al destino di tutti gli altri: i suoi figli e i suoi amici formano per lui tutta la specie umana; quanto al rimanente dei suoi concittadini, egli è vicino ad essi, ma non li vede; li tocca ma non li sente affatto; vive in se stesso e per se stesso e, se gli resta ancora una famiglia, si può dire che non ha più patria.
Al di sopra di essi si eleva un potere immenso e tutelare, che solo si incarica di assicurare i loro beni e di vegliare sulla loro sorte. È assoluto, particolareggiato, regolare, previdente e mite. Rassomiglierebbe all'autorità paterna se, come essa, avesse lo scopo di preparare gli uomini alla virilità, mentre cerca invece di fissarli irrevocabilmente all'infanzia; ama che i cittadini si divertano, purché non pensino che a divertirsi. Lavora volentieri al loro benessere, ma vuole esserne l'unico agente e regolatore; provvede alla loro sicurezza e ad assicurare i loro bisogni, facilita i loro piaceri, tratta i loro principali affari, dirige le loro industrie, regola le loro successioni, divide le loro eredità; non potrebbe esso togliere interamente loro la fatica di pensare e la pena di vivere?
Così ogni giorno esso rende meno necessario e più raro l'uso del libero arbitrio, restringe l'azione della volontà in più piccolo spazio e toglie a poco a poco a ogni cittadino perfino l'uso di se stesso. L'eguaglianza ha preparato gli uomini a tutte queste cose, li ha disposti a sopportarle e spesso anche considerarle come un beneficio. Così, […] il sovrano estende il suo braccio sull'intera società; ne copre la superficie con una rete di piccole regole complicate, minuziose ed uniformi, attraverso le quali anche gli spiriti più originali e vigorosi non saprebbero come mettersi in luce e sollevarsi sopra la massa; esso non spezza le volontà, ma le infiacchisce, le piega e le dirige; raramente costringe ad agire, ma si sforza continuamente di impedire che si agisca; non distrugge, ma impedisce di creare; non tiranneggia direttamente, ma ostacola, comprime, snerva, estingue, riducendo infine la nazione a non essere altro che una mandria di animali timidi ed industriosi, della quale il governo è il pastore.
Ho sempre creduto che questa specie di servitù regolata e tranquilla, che ho descritto, possa combinarsi meglio di quanto si immagini con qualcuna delle forme esteriori della libertà e che non sia impossibile che essa si stabilisca anche all'ombra della sovranità del popolo.
[…] In questo sistema il cittadino esce un momento dalla dipendenza per eleggere il padrone e subito dopo vi rientra.

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“Fratelli! L'Esercito e il popolo si sono fusi in una singola entità. Sono diventati una fonte di forza che rabbrivida gli stranieri. Lo straniero, insieme all'imperialismo, ha perciò cominciato ad adoperare altri mezzi per dividerci e sopraffarci. Ma questi tentativi di dividerci da parte degli imperialisti sono svaniti tempo fa. Adesso l'imperialismo tenta a dividerci insistendo sulla formazione di partiti e gruppi esclusivi. Lo scopo è di farci lottare fra di noi mentre gli stranieri e gli imperialisti stanno a guardare. Ma conficcheremo una pietra nella bocca dell'imperialismo. Sconfiggeremo l'imperialismo e chiuderemo i varchi fra di noi sotto i suoi occhi. I gruppi parocchiali e le affiliazioni partigiane non sono di alcun beneficio al paese ora… lo scopo di ciò è di creare divisioni e di indebolirci, facendoci lottare fra noi stessi. Siamo in un periodo di transizione. Siamo risolti a proteggere le vittorie della nostra Rivoluzione a qualsiasi costo.”

Abd al-Karim Qasim (1914–1963) militare e politico iracheno

Principles of 14th July revolution
Variante: Fratelli! L'Esercito e il popolo si sono fusi in una singola entità. Sono diventati una fonte di forza che fa rabbrividire gli stranieri. Lo straniero, insieme all'imperialismo, ha perciò cominciato ad adoperare altri mezzi per dividerci e sopraffarci. Ma questi tentativi di dividerci da parte degli imperialisti sono svaniti tempo fa. Adesso l'imperialismo tenta a dividerci insistendo sulla formazione di partiti e gruppi esclusivi. Lo scopo è di farci lottare fra di noi mentre gli stranieri e gli imperialisti stanno a guardare. Ma conficcheremo una pietra nella bocca dell'imperialismo. Sconfiggeremo l'imperialismo e chiuderemo i varchi fra di noi sotto i suoi occhi. I gruppi parrocchiali e le affiliazioni partigiane non sono di alcun beneficio al paese ora... lo scopo di ciò è di creare divisioni e di indebolirci, facendoci lottare fra noi stessi. Siamo in un periodo di transizione. Siamo risolti a proteggere le vittorie della nostra Rivoluzione a qualsiasi costo.

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“Con i criteri usati dalla maggior parte degli studiosi, l’invasione dell’Iraq da parte di Bush e Blair nel 2003 ha causato almeno 700.000 vittime – in un paese che non aveva storia di jihadismo. I curdi avevano ottenuto concessioni politiche e territoriali; sunniti e sciiti avevano classi e differenze settarie, ma erano in pace; i matrimoni misti erano comuni. Tre anni prima dell’invasione, ho guidato per tutta la lunghezza dell’Iraq senza paura. Nel tragitto ho incontrato gente fiera, soprattutto di essere irachena, erede di una civiltà che a loro pareva una presenza fisica.Bush e Blair hanno fatto a pezzi tutto questo. L’Iraq odierno è un nido di jihadisti. Al Qaeda – come i “jihadisti” di Pol Pot – ha colto l’opportunità fornita dall’assalto di ‘Shock and Awe’ e dalla guerra civile che ne seguì. La “ribelle” Siria ha offerto loro benefici ancora maggiori. Con la CIA e gli stati del Golfo che offrono logistica e denaro per il traffico d’armi attraverso la Turchia, l’arrivo di reclute straniere era inevitabile.”

John Pilger (1939) giornalista australiano

Variante: Secondo le stime della maggior parte degli studiosi, l’invasione dell’Iraq da parte di Bush e Blair nel 2003 ha causato almeno 700.000 vittime – in un paese che non aveva alcuna storia di jihadismo. I curdi avevano ottenuto concessioni politiche e territoriali; sunniti e sciiti avevano classi e differenze settarie, ma erano in pace; i matrimoni misti erano comuni. Tre anni prima dell’invasione, ho guidato lungo tutto l'Iraq senza paura. Nel tragitto ho incontrato gente fiera, soprattutto di essere irachena, erede di una civiltà che a loro pareva una presenza fisica.Bush e Blair hanno fatto a pezzi tutto questo. L’Iraq odierno è un covo di jihadisti. Al Qaeda – come i “jihadisti” di Pol Pot – ha colto l’opportunità fornita dall’assalto di ‘Shock and Awe’ e dalla guerra civile che ne seguì. La “ribelle” Siria ha offerto loro benefici ancora maggiori, insieme alla CIA e agli stati del Golfo che offrono logistica e denaro per il traffico d’armi attraverso la Turchia. L’arrivo di reclute straniere era inevitabile.

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“Il corpo esiste a beneficio degli occhi; diviene un fusto secco per sostenere questi due delicati insaziabili gioielli.”

Jim Morrison (1943–1971) cantautore e poeta statunitense

I Signori e Le Nuove Creature

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“Non riesco a persuadermi che un Dio benefico e onnipotente abbia volutamente creato gli icneumonidi con l'espressa intenzione che essi si nutrano entro il corpo vivente dei bruchi.”

Charles Darwin (1809–1882) naturalista britannico che formulò la teoria dell'evoluzione

Origine: I cannot persuade myself that a beneficent & omnipotent God would have designedly created the Ichneumonidæ with the express intention of their feeding within the living bodies of caterpillars [...]. (dalla lettera ad Asa Gray del 22 maggio 1860 http://www.darwinproject.ac.uk/letter/DCP-LETT-2814.xml)

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“Non c'è motivo sociale evidente nell'acquisto di puro sapere, non c'è chiaro beneficio sociale nel procurarselo.”

John Dewey (1859–1952) filosofo e pedagogista statunitense

Origine: Scuola e società, p. 9

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“Il desiderio di individuare uno scopo in ogni dove è naturale in un animale che vive circondato da macchine, da opere d'arte, da strumenti e da manufatti aventi una precisa destinazione; un animale, per di più, i cui pensieri sono costantemente dominati dai propri obiettivi personali. Un'automobile, un apriscatole, un cacciavite o un forcone giustificano tutti la domanda: "A che cosa serve?". È probabile che i nostri predecessori pagani si siano posti il medesimo interrogativo sul tuono, sulle eclissi, sulle rocce e sui corsi d'acqua. Oggi ci facciamo vanto di esserci scrollati di dosso questo animismo primitivo. Se una pietra che si trova nel mezzo di un ruscello si rivela un comodo punto di appoggio per attraversarlo, noi consideriamo la sua utilità come un beneficio casuale, non come un vero e proprio scopo. Ma la tentazione atavica riaffiora prepotentemente quando veniamo colpiti da una tragedia (la parola stessa "colpiti" ha un'eco animistica): "Perché, perché il cancro/il terremoto/l'uragano ha colpito proprio mio figlio?". E la medesima tentazione può diventare addirittura motivo di compiacimento quando il dibattito verte su argomenti come l'origine di tutte le cose o le leggi fondamentali della fisica, nel qual caso culminerà puntualmente nella vuota domanda esistenziale "Perché vi è qualcosa invece del nulla?"”

Richard Dawkins (1941) etologo, biologo e divulgatore scientifico britannico

Ormai ho perso il conto delle volte in cui qualcuno si è alzato al termine della conferenza per proclamare: "Voi scienziati siete molto bravi a rispondere alle domande sui "Come", ma dovreste ammettere di essere impotenti dinanzi alle domande sui "Perché" ".
Il Fiume della Vita

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“Pochi sono tanto saggi da preferire un benefico biasimo a una lode traditrice.”

François de La Rochefoucauld (1613–1680) scrittore, filosofo e aforista francese

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Massime, Riflessioni morali

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“La riconoscenza, per la maggior parte degli uomini, è solo un intimo desiderio di ricevere maggiori benefici.”

François de La Rochefoucauld (1613–1680) scrittore, filosofo e aforista francese

298
Massime, Riflessioni morali

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“Il denaro, del quale si dice tanto male, svolge almeno una funzione benefica: quella di distrarre dalle miserie del cuore.”

Henri Duvernois (1875–1937) scrittore, drammaturgo e sceneggiatore francese

Citato in Le petit philosophe de poche, Textes réunis par Gabriel Pomerand

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“La carriera dell'uomo nell'universo ci impone di chiederci se per caso egli non benefici di qualche raccomandazione.”

Stanisław Jerzy Lec (1909–1966) scrittore, poeta e aforista polacco

Pensieri spettinati

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“Gratitudine (s. f.). Un sentimento che sta a metà strada fra il beneficio ricevuto e quello previsto o atteso.”

Ambrose Bierce (1842–1914) scrittore, giornalista e aforista statunitense

1988, p. 91
Dizionario del diavolo

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“Bisogna predicare senza sosta ai popoli i benefici dell'autorità, e ai re i benefici della libertà.”

Joseph De Maistre (1753–1821) filosofo, politico e diplomatico italiano

da Memoires politiques et correspondance diplomatique

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“41. Piú tengono a memoria gli uomini le ingiurie che e' benefici; […]”

Francesco Guicciardini (1483–1540) scrittore, storico e politico italiano

serie I
Ricordi

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“Le tasse non vengono intascate per il beneficio dei tassati.”

Robert Anson Heinlein (1907–1988) autore di fantascienza statunitense

Lazarus Long l'Immortale

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“La religione di un uomo non vale molto se non ne traggono beneficio anche il suo cane e il suo gatto.”

Abraham Lincoln (1809–1865) 16º Presidente degli Stati Uniti d'America

Origine: Citato in AA.VV., Il libro degli aforismi, Gribaudo, Milano, 2011, p. 268 http://books.google.it/books?id=PJKwfd6ulGMC&pg=PA268. Citato anche in Giuliana Rotondi, Tutti i gatti del presidente, Focus Storia , n. 70, agosto 2012, p. 61: «La religione di un uomo non è gran cosa se non ne traggono beneficio anche il cane e il gatto».

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