Frasi sull'acqua
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“Roland era ben diverso dalla creatura indomita in cui sarebbe maturato, ma i semi di quella tenacia c'erano già, piccoli semi duri che a tempo debito sarebbero cresciuti in alberi con radici profonde… e frutti amari. In quel momento uno di quei semi si aprì e spedì verso l'alto la prima lama affilata.
Ciò che è stato impegnato si può disimpegnare e ciò che è stato fatto si può disfare. Nulla è sicuro, ma… io la voglio.
Sì. Tale era l'unica certezza nel suo animo e bene lo sapeva quanto bene conosceva il volto di suo padre: la voleva. Non nel modo in cui aveva voluto la prostituta quando si era sdraiata nuda sul letto con le gambe aperte e lo aveva guardato da sotto le palpebre abbassate, ma nel modo in cui desiderava cibo quando aveva fame e acqua quando aveva sete. Nel modo, pensava, in cui voleva trascinare il corpo impolverato di Marten dietro il cavallo per la Via Maestra di Gilead come ricompensa per ciò che l'incantatore aveva fatto a sua madre.
La voleva. Voleva Susan.
Roland si girò sul fianco, chiuse gli occhi e si addormentò. Il suo riposo fu leggero e illuminato dalla rudimentale poetica che solo i sogni di adolescenti possiedono, sogni in cui l'attrazione fisica e l'amore romantico s'incontrano e risonano come mai accadrà nella realtà. In quelle visioni di desiderio Susan Delgado posava e riposava le mani sulle spalle di Roland e baciava e ribaciava la sua bocca, gli diceva e ripeteva di andre a lei per la prima volta, stare con lei per la prima volta, vederla per la prima volta, vederla molto bene.”

Stephen King (1947) scrittore e sceneggiatore statunitense

p. 162

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“In principio, dunque, era la noia, volgarmente chiamata caos. Iddio, annoiatosi della noia, creò la terra, il cielo, l'acqua, gli animali, le piante, Adamo ed Eva; i quali ultimi, annoiandosi a loro volta del paradiso, mangiarono il frutto proibito. Iddio si annoiò di loro e li cacciò dall'Eden.”

Alberto Moravia (1907–1990) scrittore italiano

Variante: In principio, dunque, era la noia, volgarmente chiamata caos. Iddio, annoiandosi della noia, creò la terra, il cielo, l'acqua, gli animali, le piante, Adamo ed Èva; i quali ultimi, annoiandosi a loro volta in paradiso, mangiarono il frutto proibito. Iddio si annoiò di loro e li cacciò dall'Eden.

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“Noi non ci accontentiamo di vedere la bellezza, anche se il Cielo sa che gran dono sia questo. Noi vogliamo qualcos'altro, che è difficile descrivere a parole: vogliamo sentirci uniti alla bellezza che vediamo, trapassarla, riceverla dentro di noi, immergerci in essa, diventarne parte. Ecco perché abbiamo popolato l'aria, la terra e l'acqua di dei e dee, ninfe ed elfi che, dato che a noi non è possibile, possano almeno loro, queste proiezioni di noi stessi, godere ritrovando in se stessi quella bellezza, quella grazia, e quel potere di cui la Natura è immagine. Ecco perché i poeti ci narrano tante meravigliose menzogne. Essi parlano come se il Vento dell'Occidente potesse davvero soffiare dentro un'anima umana: ma non è vero. Ci dicono che "la Bellezza nata da un sussurro" passerà in un volto umano: ma non lo farà. Non per ora. E se prendiamo sul serio l'immagine della Scrittura, se crediamo che Dio un giorno ci darà davvero la Stella del Mattino e ci farà indossare lo splendore del sole, allora possiamo credere che gli antichi miti, come la poesia moderna, pur così falsi nel loro significato storico, siano tanto vicini alla verità quanto la profezia. In questo momento noi ci troviamo all'esterno del mondo, dalla parte sbagliata della porta. Possiamo percepire la freschezza e la purezza del mattino, senza però che queste ci possano rendere freschi puri come loro. Non possiamo penetrare lo splendore che vediamo. Ma tutte le foglie del Nuovo Testamento sussurrano frusciando che non sarà sempre così. Un giorno, a Dio piacendo, riusciremo ad entrare. Quando le anime umane saranno diventate così perfette nella loro obbedienza volontaria da uguagliare le creature inanimate nella loro obbedienza senza vita, allora potranno riscoprirsi della medesima gloria della natura, anzi, di quella Gloria ben più grande di cui la natura non è che un primo abbozzo. La Natura è mortale: noi le sopravviveremo. Quando tutti i soli e tutte le nebulose saranno tramontati, ognuno di voi sarà ancora vivo. La Natura non è che un'immagine, un simbolo, ma è il simbolo che la Scrittura mi invita ad usare. Siamo invitati ad entrare attraverso la Natura, oltrepassandola, fino a raggiungere quello splendore che essa è in grado di riflettere solo in parte. E una volta dentro, oltrepassata la Natura, potremo mangiare dell'albero della vita.”

Clive Staples Lewis (1898–1963) scrittore e filologo britannico

Origine: Citato in Gulisano, p. 182.

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“Dobbiamo non soltanto non uccidere, ma – se è possibile – conservare la vita […]. Voi, però, tenete gli occhi aperti: non perdete occasione di essere misericordiosi. Perciò, non ignorate con noncuranza il povero insetto caduto in acqua, ma pensate che cosa significhi lottare per non affogare. Aiutatelo dunque, servendovi di un uncino o di un legnetto; e se poi si pulirà le ali, vi mostrerà qualcosa di meraviglioso: la fortuna di aver tratto in salvo la vita… di aver agito per incarico e per conto dell'onnipotenza di Dio. Il verme smarrito sulla terra dura muore perché non può penetrarvi. Voi deponetelo su un terreno ricco o sull'erba: «Ciò che avrete fatto a uno di questi piccoli, l'avrete fatto a me.»”

Albert Schweitzer (1875–1965) medico, teologo, musicista e missionario luterano tedesco, di origine francese alsaziana

Queste parole di Gesù si applicano a ogni nostra azione nei confronti delle creature inferiori.
Origine: Cfr. Gesù: «In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me».
Origine: Da La melodia del rispetto per la vita: Prediche di Strasburgo, traduzione di Enrico Colombo, Edizioni San Paolo, 2002, p. 56. ISBN 88-215-4646-2

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“Una delle più penose condizioni per i gelosi (e gelosi sono tutti nella nostra vita di società) è trovarsi costretti a quelle relazioni mondane che mettono in una grande e pericolosa intimità gli uomini e le donne. Bisogna diventar ridicoli oppure permettere l'intimità nei balli, l'intimità tra i medici e le loro clienti, l'intimità con gli artisti, i pittori e specialmente i musicisti. Le persone si occupano insieme della più nobile tra le arti, la musica: perciò è necessaria quella tale intimità, e quell'intimità non ha nulla di biasimevole: soltanto un marito scioccamente geloso può vedervi qualcosa di male. E intanto tutti sanno che proprio a mezzo di occupazioni, e specialmente della musica, avviene la maggior parte degli adultèri nel nostro mondo. Evidentemente li avevo messi nella medesima situazione penosa nella quale mi trovavo io: per un pezzo non mi riuscì di dir nulla. Ero come una bottiglia capovolta dalla quale l'acqua non esce perché è troppo piena. Volevo ingiuriarlo, scacciarlo, ma invece sentivo che dovevo invece mostrarmi amabile e affettuoso con lui. E così feci. Finsi di approvare tutto, per quello stesso strano sentimento che mi obbligava a rivolgermi a lui con tanta maggiore gentilezza quanto più la sua presenza mi era penosa. Gli dissi che mi affidavo al suo gusto e consigliai lo stesso a mia moglie. Egli rimase ancora un poco, quanto bastava per cancellare la sgradevole impressione che aveva prodotto la mia subitanea entrata nella stanza, con quel viso stravolto e quel mio silenzio, e poi se ne andò, figurando di aver finalmente deciso quel che si dovesse suonare. Io ero interamente persuaso che a paragone di ciò che li preoccupava la questione dei pezzi da suonare era per loro senza alcuna importanza.”

Lev Nikolajevič Tolstoj (1828–1910) scrittore, drammaturgo, filosofo, pedagogista, esegeta ed attivista sociale russo

cap. XXI, 1968

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“Se Dio è come il fuoco, che io ne sia bruciato. Se Dio è come l'acqua, che io anneghi in essa. Se Dio è come l'aria, che in essa voli. Se Dio è come la terra, che io scavi in essa la mia vita, finché non abbia raggiunto il centro.”

Variante: "Se Dio è come il fuoco, che io ne sia bruciato. Se Dio è come l'acqua, che io anneghi in essa. Se Dio è come l'aria, che in essa voli. Se Dio è come la terra, che io scavi in essa la mia vita, finché non abbia raggiunto il centro."
Origine: L'ultimo crociato, p. 252

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“Definiamo arcobaleno il riflesso del sole nelle nubi. È dunque segno di temporale, poiché l'acqua che si riversa dalla nube produce tutt'intorno vento o fa cadere la pioggia.”

Anassagora (-500–-428 a.C.) filosofo greco antico

frammento 19
Frammenti di Sulla natura (titolo convenzionale)

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“Maria è donna vera perché è acqua e sapone, senza trucchi spirituali.”

Antonio Bello (1935–1993) vescovo cattolico italiano

Fatti per essere felici

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“A volte bisogna gettare un sasso nella pozza. Avete capito? Un sasso muove l'acqua. Un allenatore non deve dormire. Lui fa "ronf, ronf" e la partita finisce 0 a 0. Sbagliato. Un coach deve sempre essere sveglio e indovinare il cambio decisivo.”

Giovanni Trapattoni (1939) allenatore di calcio ed ex calciatore italiano

Origine: Citato in Luca D'Ammando, «Icaro volava, ma Icaro era un pirla, orco zio!». Summa della frasi più belle del Trap http://altrimondi.gazzetta.it/2009/03/icaro-volava-ma-icaro-era-un-p.html, Gazzetta dello Sport, 23 marzo 2009.

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“La teoria di Benjamin dice che un corpo immerso nell'acqua si lava, un corpo immerso in un altro corpo si diverte, un corpo immerso in due corpi è orgia.”

Maurizio Crozza (1959) comico, imitatore e conduttore televisivo italiano

Imitazioni, Antonino Zichichi, Apparizioni su Rai Uno

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“Fidarsi di qualcuno è come tenere dell'acqua nelle mani chiuse a coppa: è facile perderla irrimediabilmente”

Ken Follett (1949) scrittore britannico

da Codice a zero, traduzione di Annamaria Raffo, Mondadori

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“La vita sedentaria aveva un che di fisso, di monotono, di definitivo, che mi metteva addosso la disperazione. Era come un po' di morte che sopravveniva già a nutrirsi della vita. Non si sarebbero più vissute quelle lunghe giornate in cui, spossati e con la testa vuota, si andava, con passi da automa, fino al limite di sé. Al limite delle nostre sofferenze sorgeva l'oasi con le sue promesse; le palme maestose che mettevano i cuori in festa; le dune la cui sabbia mordorè era una fortuna per i corpi paralizzati dalla stanchezza; e, talvolta, addirittura, un magro filo d'acqua nel quale i bambini si gettavano con allegria. La felicità! Un bel mattino, si piegavano le tende e si ripartiva. Come se la vita valesse solo il peso dei suoi passi. Come se bisognasse assolutamente annientare il corpo per ingrandire i miraggi dell'arrivo e offrirli a mo' di ebrezza allo spirito che vacillava. Come se i nostri passi fossero necessari per districare le maglie scintillanti della luce, legate insieme dal filo nero delle notti… Una luce così intensa che era come una quintessenza di sguardi. Gli sguardi di tutte quelle generazioni di nomadi che, da secoli, passano e vanno nel deserto senza mai lasciare traccia. Solo i loro sguardi, come una memoria, abitano nella luce. Per questo la luce è così ardente. Per questo quanti ancora camminano hanno la strana sensazione della presenza di un'anima che veglia e sorveglia, di uno sguardo. La luce di quegli sguardi allontana la solitudine e, quando il corpo vacilla per la fatica, tende un po' più forte l'arco della volontà. Allora ci si rialza, e il piede che prima zoppicava ora si affretta, con la speranza di accedere alla nobiltà di una morte che non è soltanto polvere, ma anche raggio del firmamento.”

Malika Mokeddem (1949) scrittrice algerina

da Gente in cammino, traduzione di Carla Maria Tresso, Giunti, Firenze, 1994, pp. 29-30. ISBN 8809014138

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“E chi ama canta tra le voci della vita | l'acqua che si incontra col suo scialacquìo. | Oppure meglio non cantare, muti se non è d'amore.”

Amedeo Minghi (1947) cantautore e compositore italiano

da Cantare è d'amore, n. 1
Cantare è d'amore

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“Il nostro amore | acqua di mare | è diventata sale | le nostre labbra inaridite | non hanno più parole.”

Domenico Modugno (1928–1994) cantautore, chitarrista e attore italiano

da Addio... addio..., 1962

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“Chi è purificato da una vera esclusiva devozione per il Beato – verificatasi, s'intende, grazie a una violenta caduta di potenza – è in verità colui che non desidera frutto alcuno e, interrogato perché se ne stia così senza far nulla, non risponde o meglio risponde col silenzio; e intanto, essendo la sua mente come dissolta e trapassata dall'intima devozione per il Beato, ha i peli drizzati, il corpo preso da un tremito convulso, gli occhi spalancati divenuti due polle di acqua.”

Abhinavagupta (950–1020) filosofo indiano

da Bhagavadgītārthasaṃgraha, XIV, 26
Origine: La "caduta di potenza" è interpretabile come "discesa della grazia": la "potenza", o "energia", è śakti, il potere divino.
Origine: Con "frutto" si intende un generico piacere mondano: sono le cosiddette "fruizioni".
Origine: Citato in Vijñānabhairava 2002, p. 105.
Origine: Traduzione di Raniero Gnoli, in Il canto del Beato, UTET, 1976.

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“I sogni sono sogni e non peccati, ma la realtà è diversa, con i se e i ma non si va lontano e più che l'acqua santa servirebbero i santi..”

Giovanni Trapattoni (1939) allenatore di calcio ed ex calciatore italiano

Origine: Citato in Tancredi Palmeri, Il blob del 2011 Le migliori frasi http://www.gazzetta.it/Sport_Vari/Altri_Sport/Altri/30-dicembre-2011/blob-2011-migliori-frasi-804163295835.shtml, Gazzetta.it, 31 dicembre 2011.

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“Quando cominciai a scrivere Firmino non sapevo nemmeno che Firmino fosse un topo, né che fosse a Boston, né che fosse un romanzo. Se non sto mettendo giù una storia, mi siedo davanti alla macchina da scrivere (oppure ora, al computer) e armeggio senza una vera e propria idea, l'equivalente scrittorio di passeggiare a zonzo. Spesso non ne viene fuori nulla, ma non sempre. Riscrivo un paragrafo molte volte prima di passare al prossimo. Cerco di non pensare dove stia andando il tutto, per paura di sforzare la storia in una direzione prestabilita piuttosto che lasciarla emergere dalla scrittura stessa…
Per ciò che riguarda i miei impieghi, probabilmente ne ho avuti in una quantità maggiore di tanti altri, ma devo dire di aver passato più tempo seduto in poltrona a fare quello che spesso si descrive denigratoriamente come "fissare il vuoto". Le ricchezze che tale attività (infatti è proprio una vera attività) produce non sono convertibili in moneta. Tra gli impieghi che invece mi hanno monetizzato, il mio preferito è stato lavorare come pescatore di granchi lungo la costa del Sud Carolina, dove ritornai dopo l'università. Per sei o sette ore al giorno, ero solo su una barca a navigare nei canali delle paludi, spesso senza veder anima dalla mattina alla sera. Quando spegnevo il fuoribordo per tirar su le reti, gli unici suoni che udivo erano gli uccelli, il vento, e l'acqua. Pensavo, e penso tuttora, di essere in quei momenti la persona più fortunata del mondo.
Di questi tempi, i miei piaceri sono piccoli e localizzati. Passeggio tra i laghi. Guardo dei video. Esco una o due volte alla settimana, per pranzare in qualche ristorantino. Leggo. I miei dispiaceri invece sono grandi e universali. Ho una riluttanza per i gerghi, specie quelli accademici. Sogno che un bel mattino tutte le auto della città non riusciranno a mettersi in moto. Mi dispero per guerre e carestie. Leggo le notizie in maniera ossessiva. Mi scaldo. Credo di farneticare.”

Sam Savage (1940–2019) scrittore statunitense

da un'intervista
citazione necessaria, Se sai qual è la fonte di questa citazione, inseriscila, grazie.

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“La tortora non fa mai fallo al suo compagno, e, se l'uno more, l'altro osserva perpetua castità, e non si posa mai su ramo verde, e non bee mai acqua chiara.”

Leonardo Da Vinci (1452–1519) pittore, ingegnere e scienziato italiano

Castità; 1979, p. 57
Bestiario o Le allegorie

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“Se alla vendemmia, d'acqua empiesti il tino, come oggi sperar puoi di trarne vino?”

Cristoforo Poggiali (1721–1811) bibliotecario, erudito ed ecclesiastico italiano

Origine: Proverbj, motti e sentenze ad uso ed istruzione del popolo, p. 124

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“Cara Mita, questo è Eliot – il mio Thomas detestato ed amato, dove si mischia come in nessun altro, sapore di vita e di morte, l'acqua dolce e salata della foce dei fiumi.
Non ho da offrire al suo silenzio che questi bimbi tra le foglie, sulle cerimonie dei morti, questo sole che riempie d'acqua le conche vuote degli anni; e queste incerte, tormentose stagioni tutte smarrite una nell'altra in lampi di fuoco e neve.”

Cristina Campo (1923–1977) scrittrice, poetessa e traduttrice italiana

Lettere a Mita
Origine: Il riferimento è ad alcuni passi dei Quattro Quartetti tradotti in francese da Pierre Leyris dattiloscritti da Cristina Campo per M. P. Harwell. Il testo di Cristina Campo è scritto in margine ai passi. più in dettaglio la nota di M. P. Harwell a p. 307 di Lettere a Mita.
Origine: Dalla lettera a Margherita Pieracci Harwell [prima del 13 maggio 1956], p. 17.

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“Mi sono ritrovata a Lourdes, da atea, profondamente atea. Quando mi hanno detto di andare a messa ho detto lasciate perdere, non fa per me. E invece lì è cominciato qualcosa di inspiegabile: non ho avuto visioni, ma mi sono bagnata nell'acqua e ho sentito qualcosa. Questo è un altro di quei temi che ho fatto sempre difficoltà a confessare: oggi io credo, anche se non vado a messa, non pratico, ma credo.”

Paola Turci (1964) cantautrice italiana

Origine: Da Verissimo – Tutti i colori della cronaca, Canale 5, 9 maggio 2015; citato in Paola Turci: «L'incidente stradale mi ha donato la fede» http://www.vanityfair.it/people/italia/15/05/10/paola-turci-incidente-stradale, Vanityfair.it, 10 maggio 2015.

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“L'acqua che passa, l'acqua che scorre | come una nenia che non finisce, | io che la guardo come assopito | ci farei un tuffo tutto vestito.”

Giorgio Gaber (1939–2003) cantautore, commediografo e regista teatrale italiano

da Il signor G sul ponte, n. 8
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