Frasi su infinito
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“Le idee, queste nuove e meravigliose formazioni di senso prodotte da singole persone, […] nascondono dentro di sé infinità intenzionali.”

Edmund Husserl (1859–1938) filosofo e matematico austriaco

Origine: Crisi e rinascita della cultura europea, p. 58

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“Due cose riempiono l'animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me. Queste due cose io non ho bisogno di cercarle e semplicemente supporle come se fossero avvolte nell'oscurità, o fossero nel trascendente, fuori del mio orizzonte; io le vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza. La prima comincia dal posto che io occupo nel mondo sensibile esterno, ed estende la connessione in cui mi trovo, a una grandezza interminabile, con mondi e mondi, e sistemi di sistemi; e poi ancora ai tempi illimitati del loro movimento periodico, del loro principio e della loro durata. La seconda comincia dal mio io invisibile, dalla mia personalità, e mi rappresenta in un mondo che ha la vera infinitezza, ma che solo l'intelletto può penetrare, e con cui (ma perciò anche in pari tempo con tutti quei mondi visibili) io mi riconosco in una connes­sione non, come là, semplicemente accidentale, ma universale e necessaria. Il primo spettacolo di una quantità innumerevole di mondi annulla affatto la mia importanza di natura animale che deve restituire nuovamente al pianeta (un semplice punto nell'universo) la materia della quale si formò, dopo essere stata provvista per breve tempo (e non si sa come) della forza vitale. Il secondo, invece, eleva infinitamente il mio valore, come [valore] di una intelligenza, mediante la mia personalità in cui la legge morale mi manifesta una vita indipendente dall'animalità e anche dall'intero mondo sensibile, almeno per quanto si può inferire dalla determinazione conforme a fini della mia esistenza mediante questa legge: la quale determinazione non è ristretta alle condizioni e ai limiti di questa vita, ma si estende all'infinito.”

dalla conclusione, ediz. 1966, pp. 201-202
Critica della ragion pratica

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“Nella vita di Herr Cazotte trascorrere la prima notte di luglio all'aperto era una specie di rito. Ad esso fedele, anche il primo luglio di quell'anno, subito dopo che la Corte e tutti gli abitanti di Rosenbad si erano ritirati per la notte, egli uscì sotto le stelle pallide in un cielo terso, in un mondo rorido di rugiada e colmo di fragranza. A tutta prima camminò rapidamente per allontanarsi, poi rallentò il passo per guardarsi intorno. E men­tre così faceva sentì che il suo cuore traboccava di gratitudine. Si tolse il cappello. "Quale tremendo, insondabile potere di immaginazione" si disse "ha formato ognuno dei più piccoli oggetti che ho d'intorno, e li ha combinati in una possente unità! Io non sono una persona modesta, ho una notevole considerazione per i miei talenti, e oso cred­ere che avrei anche potuto immaginare l'una o l'altra delle cose che mi circondano. Avrei potuto inventare i lunghi fili d'erba, ma sarei stato capace di inventare la rugiada? Avrei potuto inventare l'oscurità, ma sarei stato capace di inventare le stelle? Di una cosa sono sicuro" disse tra sé mentre rimaneva perfettamente immobile e ascoltava "che non sarei mai stato capace d'inventare l'usignolo".
"I fiori del castagno" continuò "si tengono dritti come i ceri degli altari. I fiori del lillà sembrano erompere in tutte le direzioni dal tronco e dai rami, dando a tutto l'arbusto l'aspetto di un lussureggiante bouquet e i fiori del cìtiso si inchinano penduli come do­rati ghiaccioli estivi nell'aria di un pallido azzurro. Ma i fiori del biancospino si spandono lungo i rami come fragili strati di neve bianca e rosea. Non è possibile che una varietà così infinita sia necessaria all'economia della Natura, dev'essere per forza la manifestazione di uno spirito universale, inventivo, ottimista e giocondo all'estremo, incapace di trattenere i suoi scherzosi torrenti di felicità. E davvero, davvero: Domine, non sum dignus."”

Karen Blixen (1885–1962) scrittrice e pittrice danese

Si aggirò a lungo per i boschi. "Stanotte" pensò "sto rendendo omaggio al grande dio Pan".
Ehrengard

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“Era un genio della tristezza, e in essa si tuffava disgiungendone i molti fili, apprezzadone le sfumature più sottili. Era un prisma attraverso cui la tristezza poteva suddividersi nel suo infinito spettro.”

Jonathan Safran Foer (1977) scrittore statunitense

Variante: Era un genio della tristezza, e in essa si tuffava distinguendone i molti fili, apprezzandone le sfumature più sottili. Era un prisma attraverso cui la tristezza poteva suddividersi enl suo infinito sprettro.

Brod, inventrice delle 613 Tristezze

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“Tutte le altre [cose] hanno parte a tutto, mentre l'Intelletto è infinito e signore assoluto e a nessuna cosa è mescolato, ma solo lui sta in se stesso. Se non stesse in se stesso, ma fosse mescolato a qualcos'altro, sarebbe partecipe di tutte le cose, se fosse mescolato a una qualsiasi. Poiché in ogni [cosa] c'è una particella di ogni [cosa], come ho detto in precedenza: le [cose] mischiate ad esso lo limiterebbero cosicché non avrebbe potere su nessuna cosa come l'ha quando sta solo in se stesso. Perché è la più leggera e la più pura di tutte le cose: ha conoscenza totale su tutto e la più grande potenza su tutto e di quante (cose) sono viventi, le maggiori e le minori, su tutte ha dominio l'Intelletto. e sull'intero rivolgimento l'Intelletto ebbe potere tanto da darne l'inizio. E in principio ha dato inizio a tale rivolgimento dal piccolo, poi la rivoluzione diventa più grande e diventerà più grande. E le [cose] che si mischiano insieme e si separano e si disgiungono, tutte l'Intelletto ha conosciuto. E qualunque [cosa] doveva essere e qualunque fu che ora non è, e quante sono al presente e qualunque altra sarà in avvenire, tutte le ha ordinate l'intelletto, anche questa rotazione in cui si rivolgono ora gli astri, il sole, la luna, l'aria, l'etere che si vengono separando. Proprio questo rivolgimento li ha fatti disgiungere e per disgiunzione dal raro si forma il denso, dal freddo il caldo, dall'oscuro il luminoso, dall'umido il secco. In realtà molte [cose] hanno parte a molte [cose], ma nessuna si separa o si disgiunge del tutto, l'una dall'altra, eccetto l'Intelletto. L'Intelletto è tutto quanto eguale, e il più grande e il più piccolo. Nessun'altra [cosa] è simile ad altra, ma ognuna è ed era le [cose] più appariscenti che in essa sono in misura massima.”

Anassagora (-500–-428 a.C.) filosofo greco antico

frammento 12
Frammenti di Sulla natura (titolo convenzionale)

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“L'obeso è l'infinito | di un Leopardi americano.”

Giorgio Gaber (1939–2003) cantautore, commediografo e regista teatrale italiano

da L'obeso, n. 11
La mia generazione ha perso

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“La spiritualità è infatti la chiave principale del pensiero indiano, il senso dell'infinito è nativo con questo.”

Sri Aurobindo (1872–1950) filosofo e mistico indiano

Citazioni di Sri aurobindo

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“Il castello di Nocera è posto in una terra assai fertile e dall'aria salubre: infatti, il suolo di essa produce un ottimo vino bianco e rosso, grano, segale e altri ottimi frutti in grande abbondanza. C'è una bella pianura con intorno alti monti e sorgenti abbondanti ed amene, e gli abitanti di questa valle amena seminano quattro volte all'anno; i campi producono svariati raccolti, dalle viti stese sopra gli olmi si ricava il vino in abbondanza e così l'olio dagli olivi. Le montagne sono coperte d'alberi, soprattutto enormi castagni, su cui crescono le castagne più grandi che io abbia mai visto. Dalla base dei monti dal lato verso la città di Amalfi, fino alla strada che dal castello va a Salerno, vi è una piantagione di noci o noccioli della lunghezza di 3-4 miglia e della larghezza di un miglio, e questi alberi di noci danno ogni anno tanta copia di frutti che basterebbero a molte regioni, se le raccogliessero: ma se ne nutrono i maiali, le cui carni, sia salate che fresche, si mantengono a lungo e sono ottime e saporite e non ho mai visto capponi più grandi e grassi e a buon mercato di quelli che si trovano in questa piana. Perciò i Curiali, finché furono sicuri, vi soggiornarono più volentieri che in qualsiasi altra parte del Regno di Sicilia. Dall'altro lato, verso il castello di Torre, sorge quel fertilissimo monte che chiamano volgarmente Somma, estremamente fruttifero, assai alto e dalla circonferenza assai ampia. Dista otto miglia dal castello di Nocera alla quale somiglia per ubertosità… Vi si producono ottimi vini greci, di almeno tre qualità, grande, mediocre e minore, che vengono portati nei vari luoghi e paesi. Ho sentito ripetere che i loro dazi ammontano ogni anno a più di 200 fiorini. Ogni anno, al tempo della vendemmia, si possono vedere oltre centomila recipienti costruiti dagli abitanti di questa zona con legno dei castagni di quei monti: ognuno di essi ha la capacità di otto barili secondo la misura romana; vi sono inoltre infiniti altri recipienti detti caratelli, che contengono di solito ognuno quattro barili. Il mosto raccolto dalle vigne di questo monte viene riposto in tali recipienti, e poi trasportato nei luoghi di mare, a Napoli, e nei vari paesi del mondo dai mercanti, attraverso il mare che dista dal monte tre miglia italiche. In molte località esso vien venduto come malvasia o altro vino di pregio.”

Teodorico di Nieheim (1340–1418) storico tedesco

libro I, cap. XXXVIII
De schismate libri III

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“Dove mi volle il mare? Forse non mi volle o non mi volle male.”

Murubutu (1975) rapper italiano

da Mari infiniti pt.2, n. 15
Gli Ammutinati del Bouncin

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“La salvazione va cercata nello stesso finito, non essendovi un infinito separato dalle cose finite.”

Daisetsu Teitarō Suzuki (1870–1966) storico delle religioni giapponese

Origine: Saggi sul Buddhismo Zen – Vol. I, p. 33

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“[Su Pier Paolo Pasolini] Sull'atroce morte di Pasolini s'è scritto tutto; ma sulle ragioni per cui egli non ha potuto non andarle incontro, penso quasi nulla. Cosa lo spingeva, la sera o la notte, a volere e a cercare quegli incontri? La risposta è complessa, ma può agglomerarsi, credo, in un solo nodo e in un solo nome: la coscienza e l'angoscia dell'essere diviso, dell'essere soltanto una parte di un'unità che, dal momento del concepimento, non è più esistita; insomma, la coscienza e l'angoscia dell'essere nati e della solitudine che fatalmente ne deriva. La solitudine, questa cagna orrenda e famelica che ci portiamo addosso da quando diventiamo cellula individua e vivente e che pare privilegiare coloro che, con un aggettivo turpe e razzista, si ha l'abitudine di chiamare "diversi". Allora, quando il lavoro è finito (e, magari, sembra averci ammazzati per non lasciarci più spazio altro che per il sonno e magari neppure per quello); quando ci si alza dai tavoli delle cene perché gli amici non bastano più; quando non basta più nemmeno la figura della madre (con cui, magari, s'è ingaggiata, scientemente o incoscientemente, una silenziosa lotta o intrico d'odio e d'amore) e si resta lì, soli, prigionieri senza scampo, dentro la notte che è negra come il grembo da cui veniamo e come il nulla verso cui andiamo, comincia a crescere dentro di noi un bisogno infinito e disperante di trovare un appoggio, un riscontro; di trovare un "qualcuno"; quel "qualcuno" che ci illuda, fosse pure per un solo momento, di poter distruggere e annientare quella solitudine; di poter ricomporre quell'unità lacerata e perduta.”

Giovanni Testori (1923–1993) scrittore, drammaturgo e storico dell'arte italiano

da A rischio della vita, L'Espresso, 9 novembre 1975

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“Non vi è peggior schiavitù di quella che s'ignora.”

Piero Martinetti (1872–1943) filosofo italiano

Origine: Pietà verso gli animali, pp. 131-132

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“Ognuno di noi accetta l’amore che pensa di meritare.”

libro Noi siamo infinito: Ragazzo da parete

“La tua sfida sta nel prendere gli altri così come sono. Lasciali in pace.”

Carlos Castaneda (1925–1998) scrittore statunitense

libro Il lato attivo dell'infinito

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“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è una immortalità all’indietro.”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano

Variante: Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto cinquemila anni: c'era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l'infinito... perché la lettura è un'immortalità all'indietro.

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“Lavoro incessante, analisi, riflessione, molta scrittura, infinita autocorrezione: questo è il mio segreto.”

Johann Sebastian Bach (1685–1750) compositore, organista, clavicembalista e maestro di coro tedesco del periodo barocco
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“La natura è piena d'infinite ragioni, che non furon mai in isperienzia.”

Leonardo Da Vinci (1452–1519) pittore, ingegnere e scienziato italiano

Aforismi, novelle e profezie

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“L'arte è un passo che dalla natura va verso l'Infinito.”

Khalil Gibran (1883–1931) poeta, pittore e filosofo libanese

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