Frasi su color
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“Il fascino di Churchill consiste nella sua tolleranza e nel suo rispetto per le opinioni altrui. Si direbbe che non nutra né rancore né collera per coloro che non la pensano come lui.”

Charlie Chaplin (1889–1977) attore, regista, sceneggiatore, compositore e produttore britannico

Origine: La mia autobiografia, p. 404

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“Le ingiurie sono sempre grandi ragioni per coloro che non ne hanno.”

Miguel de Cervantes (1547–1616) scrittore, romanziere, poeta, drammaturgo e militare spagnolo

Origine: Citato in G. B. Garassini e Carla Morini, Gemme, classe 5 maschile, Sandron, Milano [post. 1911].

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“Il mondo mi sembrò l'opera di un dio sofferente e torturato [.. ] Il creatore non voleva guardare se stesso – e allora creò il mondo.”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

I, Di coloro che abitano un mondo dietro il mondo; Montinari 1972

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“Noi non combattiamo per quelli che vivono oggi, ma per coloro che verranno.”

Maximilien Robespierre (1758–1794) politico, avvocato e rivoluzionario francese

Origine: Citato in Biagi 1989, p. 196.

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“Molte persone istruite si avvalgono dei consigli di coloro che istruiti non sono!”
Consiliis indoctiorum multi se docti explicant.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

Sententiae

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“Se qualcuno commetterà il nefando crimine contro natura, a causa del quale l'ira di Dio si abbatte su coloro che gli resistono, sarà consegnato per la punizione al braccio secolare; e se chierico, dopo essere stato privato di ogni grado, sarà sottoposto ad analoga pena [l'esecuzione capitale].”

Papa Pio V (1504–1572) 225° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

dalla bolla Cum Primum, 1566; citato in Walter Peruzzi, Il cattolicesimo reale attraverso i testi della Bibbia, dei papi, dei dottori della Chiesa, dei concili, Odradek, Roma, 2008, p. 317

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“[Su Malika Ayane] Il colore di questa voce è un arancione scuro che sa di spezia amara e rara.”

Paolo Conte (1937) cantautore, paroliere e polistrumentista italiano

Origine: Citato in [//corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/spettacoli/2010/19-luglio-2010/teatro-romano-accoglie-malika-1703407790931.shtml Il Teatro Romano accoglie Malika], Corrierefiorentino.corriere.it, 19 luglio 2010.

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“So assolutamente, o soldati, che le parole non aggiungono valore e che un esercito non diventa coraggioso da vile né forte da pavido per un discorso del generale. Quanto è grande il coraggio nell'animo di ciascuno per indole o per educazione, tanto grande è solito manifestarsi in guerra. Colui che né la gloria né i pericoli incitano, lo potresti esortare invano: il timore dell'animo tappa le orecchie. Ma io vi ho convocato per ammonirvi riguardo a poche cose e contemporaneamente per esporvi il motivo del mio piano. Invero certamente sapete, o soldati, qual grave danno abbiano portato a noi la viltà e l'indolenza di Lentulo, e anche a lui stesso, e per quale modo mentre aspettavo rinforzi dalla città, non sono potuto partire per la Gallia. Ora dunque a quale punto sia la nostra situazione, voi tutti lo capite insieme a me. Due eserciti nemici ci sbarrano la strada, uno dalla città e uno dalla Gallia; rimanere più a lungo in questi luoghi, anche se il nostro animo lo desidera moltissimo, lo impedisce la mancanza di frumento e di altre cose. Dovunque ci piaccia andare, bisogna aprirsi la strada con le armi. Perciò vi esorto ad essere forti e pronti e, quando entrerete in combattimento, a ricordare che voi portate nelle vostre mani destre ricchezze, onore, gloria, senza contare la libertà e la patria. Se vinceremo, non correremo più alcun pericolo; ci saranno vettovaglie in abbondanza, municipi e colonie spalancheranno le porte. Se, causa la paura, ci saremo ritirati, quei medesimi diventeranno ostili, nessun amico, nessun luogo potrà proteggere chi le armi non siano riuscite a proteggere. Inoltre, soldati, non è il medesimo bisogno ad incombere su di noi e su di loro: noi combattiamo per la patria, per la libertà, per la vita; per loro è superfluo combattere per il potere di pochi. Perciò, attaccate con maggior audacia, memori dell'antico valore! Vi sarebbe stato concesso passare la vita in esilio con il massimo disonore: alcuni di voi avrebbero potuto bramare a Roma, dopo aver perso le proprie, le ricchezze di altri. Poiché quelle azioni sembravano turpi ed intollerabili agli uomini, avete deciso di seguire queste. Se volete abbandonare questa situazione, c'è bisogno di coraggio; nessuno, se non da vincitore, ha mai cambiato in pace una guerra. In guerra il massimo pericolo è quello di coloro che di più hanno paura; il coraggio è considerato come un muro. Quando vi guardo, o soldati, e quando considero le vostre azioni, mi prende una grande speranza di vittoria. L'animo, l'età, il valore vostri mi incoraggiano, e la necessità, inoltre, che rende coraggiosi anche i pavidi. E infatti l'inaccessibilità del luogo impedisce che la moltitudine dei nemici possa circondarci. Se la fortuna si sarà opposta al vostro valore, non fatevi ammazzare invendicati, e neppure, una volta catturati, non fatevi trucidare come bestie piuttosto che lasciare ai nemici una vittoria cruenta e luttuosa combattendo alla maniera degli eroi!”

Lucio Sergio Catilina (-109–-62 a.C.) militare e senatore romano

Citato in Gaio Sallustio Crispo 1994

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“Si deve abolire l'aggettivo, perché il sostantivo nudo conservi il suo colore essenziale.”

Filippo Tommaso Marinetti (1876–1944) poeta, scrittore e romanziere italiano

n.° 3
Manifesto tecnico della letteratura futurista

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“La corona della vittoria non si promette se non a coloro che combattono.”

Agostino d'Ippona (354–430) filosofo, vescovo, teologo e santo berbero con cittadinanza romana

da Il combattimento cristiano

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“A proposito dei Patriarchi viene messo in rilievo che erano allevatori di bestiame fin dalla loro infanzia, come lo erano stati i loro genitori. E a ragione: poiché senza dubbio giusta servitù e giusto dominio si ha quando le bestie sono sottomesse all'uomo e l'uomo ha il dominio sulle bestie. Così infatti fu detto quando l'uomo fu creato: Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza; e abbia il potere sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo e su tutte le bestie che sono sulla terra (Gn 1, 26). Con ciò si fa vedere che la ragione deve avere il dominio su gli esseri privi di ragione. Ma a far sì che una persona divenisse schiava di un'altra persona è stato il peccato o l'avversità: il peccato, come è detto: Sia maledetto Canaan! Schiavo sarà dei suoi fratelli (Gn 9, 25); l'avversità, al contrario, come accadde allo stesso Giuseppe di diventare schiavo di uno straniero dopo essere stato venduto dai suoi fratelli. Pertanto furono le guerre a creare schiavi coloro ai quali nella lingua latina fu posto questo nome. Infatti un uomo che fosse stato vinto da un altro uomo e che per diritto di guerra poteva essere ucciso, poiché veniva invece salvato, fu chiamato servus (schiavo); per lo stesso motivo si chiamano anche mancipia (schiavi) perché sono stati manu capta (presi con la mano). Tra gli uomini vige anche l'ordine della natura per cui le donne siano soggette ai mariti e i figli ai genitori, poiché anche in questo caso è giusto che la ragione più debole sia soggetta alla più forte. Riguardo perciò al comandare e al servire è evidentemente giusto che coloro i quali sono superiori quanto alla ragione siano superiori anche quanto al comando. Quando quest'ordine di cose viene sconvolto nel nostro mondo dall'iniquità degli uomini o dalla diversità delle nature carnali, i giusti sopportano il pervertimento temporale per possedere alla fine la felicità eterna assolutamente conforme all'ordine.”

Agostino d'Ippona (354–430) filosofo, vescovo, teologo e santo berbero con cittadinanza romana

da Questioni sull'Eptateuco, Libro I, § 153

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“Amici invece sono solo coloro a cui non temiamo di aprire il nostro cuore e ciò che vi è in esso.”

Aelredo di Rievaulx (1110–1167) monaco e scrittore inglese

L'amicizia spirituale

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“‎Non andrei mai alla Juventus e all'Inter: per l'amore che ho per questa società [il Milan] e per questi colori. Non mi vogliono loro e non ci andrei io.”

Gennaro Gattuso (1978) calciatore italiano

Origine: Citato in Gattuso: "Non ho ancora deciso dove andare: mai all'Inter e alla Juventus. Il mio sogno è il Glasgow Rangers. Mi sentivo vuoto, mi pento degli errori fatti" http://www.milannews.it/?action=read&idnotizia=80325, Milannews.it, 12 maggio 2012.

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“Coloro che corrompono le famiglie non erediteranno il regno di Dio.”

Ignazio di Antiochia (35–108) vescovo cattolico e teologo romano

Lettera agli Efesini

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“[…] in tutta la mia vita - prosegue - non ho mai fatto piangere nessuno se non coloro che volevano farmi del male.”

Raffaele Cutolo (1941) criminale italiano

Origine: Citato in Cutolo scrive poesie contro la droga http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/08/25/cutolo-scrive-poesie-contro-la-droga.html, la Repubblica, 25 agosto 1984.

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“Come, invece, l'ape raccoglie il succo dei fiori, senza danneggiarne colore e profumo, così dimori l'asceta nel villaggio.”

Gautama Buddha (-563–-483 a.C.) monaco buddhista, filosofo, mistico e asceta indiano, fondatore del Buddhismo

49; 1994, p. 56
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“Ogni colore si espande e si adagia | negli altri colori || Per essere più solo se lo guardi”

Giuseppe Ungaretti (1888–1970) poeta italiano

Tappeto; p. 8

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“"Un ritratto di donna non si fa con due colori / è un'idea da discutere.."”

Carla Vistarini (1948) paroliera, sceneggiatrice e musicista italiana

Ritratto di donna
Canzoni

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“Il sipario si alza; ascolto attenta questi bei versi concisi e fermi che comprendo più facilmente della lingua parlata: è scultura greca e romana. Nei drammi di Alfieri, che chiamerei volentieri stoici, a forza di sobrietà nell'azione e di laconicità nel linguaggio, la commozione vi coglie, per così dire, senza che ve ne rendiate conto, s'impone a grandi tratti attraverso alcune figure che personificano con semplicità sentimenti eterni. Nell'Oreste, è prima di tutto Elettra che s'impossessa della nostra anima. Il suo lutto filiale, la sua angoscia incessante per un fratello che ritrova, ma che il trionfante assassino del loro padre cerca bramosamente e minaccia, sostengono l'azione fino al quarto Atto. Allora l'azione prorompe spaventosa e sublime; essa vi associa a tutti i combattimenti e a tutte le lacerazioni delle passioni umane: è come una mischia sconvolgente di istinti e dolori contrari […] Questo quarto atto dellOreste di Alfieri è una delle cose più belle che abbia visto a teatro: ascoltandolo pensavo alle puerili dispute di scuola, alle ingiustizie e agli accecamenti reciproci dei due campi che rinchiudono il sublime in uno stampo arbitrariamente prescritto. Il sublime piomba su noi come un uccello divino; si abbatte dall'alto, ci rapisce sulle sue ali che fremono e planano; noi ci abbandoniamo alla sua imperiosa ascesa, incuranti della forma e del colore delle sue penne: così fece la folla quella sera.”

Louise Colet
Oreste, Citazioni sull<nowiki>'</nowiki>Oreste

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“[Su Pier Paolo Pasolini] Sull'atroce morte di Pasolini s'è scritto tutto; ma sulle ragioni per cui egli non ha potuto non andarle incontro, penso quasi nulla. Cosa lo spingeva, la sera o la notte, a volere e a cercare quegli incontri? La risposta è complessa, ma può agglomerarsi, credo, in un solo nodo e in un solo nome: la coscienza e l'angoscia dell'essere diviso, dell'essere soltanto una parte di un'unità che, dal momento del concepimento, non è più esistita; insomma, la coscienza e l'angoscia dell'essere nati e della solitudine che fatalmente ne deriva. La solitudine, questa cagna orrenda e famelica che ci portiamo addosso da quando diventiamo cellula individua e vivente e che pare privilegiare coloro che, con un aggettivo turpe e razzista, si ha l'abitudine di chiamare "diversi". Allora, quando il lavoro è finito (e, magari, sembra averci ammazzati per non lasciarci più spazio altro che per il sonno e magari neppure per quello); quando ci si alza dai tavoli delle cene perché gli amici non bastano più; quando non basta più nemmeno la figura della madre (con cui, magari, s'è ingaggiata, scientemente o incoscientemente, una silenziosa lotta o intrico d'odio e d'amore) e si resta lì, soli, prigionieri senza scampo, dentro la notte che è negra come il grembo da cui veniamo e come il nulla verso cui andiamo, comincia a crescere dentro di noi un bisogno infinito e disperante di trovare un appoggio, un riscontro; di trovare un "qualcuno"; quel "qualcuno" che ci illuda, fosse pure per un solo momento, di poter distruggere e annientare quella solitudine; di poter ricomporre quell'unità lacerata e perduta.”

Giovanni Testori (1923–1993) scrittore, drammaturgo e storico dell'arte italiano

da A rischio della vita, L'Espresso, 9 novembre 1975

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“Fin dall'inizio del mio lavoro astratto ho sentito che non potevo scegliere modello migliore dell'universo. Sfere di differenti grandezze, densità, colore che attraversano nubi […] correnti d'aria, viscosità e odori […]”

Alexander Calder (1898–1976) scultore statunitense

Origine: Citato in G. Baldi, S. Giusso, M. Razetti e G. Zaccaria, Dal testo alla storia dalla storia al testo , [Letteratura italiana con pagine di scrittori stranieri, Analisi dei testi e critica, vol III, tomo secondo, Dal Decadentismo ai giorni nostri, Storia del teatro e dello spettacolo a cura di Gigi Livio], Paravia, Torino, 1993. ISBN 88 395 0453 2

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“Coloro che, da un lato, quando sono vicini ai beni né li guardano né li ascoltano, raramente, dall'altro lato, comprendono come liberarsi dai mali.”

Pitagora (-585–-495 a.C.) matematico, legislatore, filosofo, astronomo, scienziato e politico greco

13, pp. 311-313
Citato in Giamblico, Summa pitagorica

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“Se le mestruazioni non sono di buon colore, e sono irregolari, ciò indica la necessità di purgare.”

Ippocrate di Coo (-460–-370 a.C.) filosofo, medico

V, 36; p. 57
Aforismi

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“La vita è un dono dei pochi ai molti: di coloro che sanno e che hanno a coloro che non sanno e che non hanno.”

Amedeo Modigliani (1884–1920) pittore e scultore italiano

Variante: La vita è un dono, dei pochi ai molti, di coloro che sanno e che hanno a coloro che non sanno e che non hanno.
Origine: Dedica apposta su un ritratto a matita della modella Lunja Czeckowska; citato in Ardengo Soffici, Opere, Vallecchi. Soffici riporta: «Ho scoperto nell'angolo di uno dei disegni a lapis ivi riprodotti, questo aforisma che ho decifrato e che ritengo ancora inedito».